Marzo 19th, 2017 — General, Profughi e flussi migratori
A pordenone continua l’azione quotidiana di sostegno concreto ai profughi e di denucia della situazione da parte della Rete solidale. Questo il comunicato su un’azione simbolica di ieri sera.
Dopo lo sgombero del 30 settembre della sede dell’Associazione Immigrati in via Piave e lo sgombero del Refugees’ Camp del 15 novembre da parte del Comune, con le ridicole accuse che saremmo noi a far giungere i richiedenti asilo a Pordenone, quando continuiamo ad essere ben lontani dal numero che le altre città del Friuli hanno, con l’inerzia totale dell’amministrazione comunale e il colpevole ritardo della Prefettura, per dare una soluzione dignitosa in tempi brevi alla prima accoglienza, come Rete Solidale Pordenone abbiamo deciso di fare un’azione pacifica e dimostrativa.
Visto il proseguirsi della retorica “le soluzioni non ci sono”, abbiamo evidenziato all’amministrazione e alla cittadinanza di come ci siano numerosissimi spazi pubblici e privati, completamente abbandonati, sia da breve che da lunghissimo tempo.
Si parla, solo nella città di Pordenone, di circa 5000 luoghi sfitti tra case, appartamenti, capannoni e strutture pubbliche; spazi lasciati al degrado quando potrebbero essere riutilizzati dalla popolazione tutta.
Le nostre azioni simboliche vogliono segnalare così alcuni luoghi nevralgici, su cui chiediamo risposta alla politica e alla Prefettura.
La crisi economica e i flussi migratori sono realtà; le amministrazioni e la nostra comunità cittadina devono essere in grado di dare una risposta.
Chiediamo che venga immediatamente predisposto un luogo adibito all’accoglienza di chi, senza casa, richiedente asilo, persona in difficoltà economica ecc… possa trovare temporanemente un tetto, un pasto caldo e assistenza; senza alcuna distinzione politica, etnica e religiosa.
Rete Solidale Pordenone
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Marzo 19th, 2017 — General, Noi
Lunedì 30 novembre a San Giorgio di Nogaro incontro pubblico alle ore 20.30
presso la sala conferenze di Villa Dora
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Nota. Sulla pagina facebook di “Udine Antifascista” viene sferrato un attacco strumentale all’iniziativa con Livio Pepino (magistrato) organizzata dai Comitati No Tav della Bassa friulana e contestualmente e conseguentemente l’attacco si rivolge alle precedenti iniziative di Bagnaria Arsa dell’10 dicembre 2011 con Ferdinando Imposimato (magistrato) e Udine 3 febbraio 2012 di con Sandro Provvisionato (ad opera del Comitato No Tav Udine), coautore con Ferdinando Imposimato del Libro “Corruzione ad Alta Velocità”. Tale incontro era iniziato proprio con la proiezione di un filmato di una conferenza di Imposimato (in Valsusa) sulla Tav.
Riportiamo il post su “Udine Antifascista” che linka questo post su infoaction
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Per quanto riguarda Livio Pepino a noi risulta con certezza che fra lui e Giancarlo Caselli c’era odio.
Per quanto riguarda il fatto generico e generale di interloquire con magistrati (peraltro in pensione) sul problema della Tav, delle grandi opere, della corruzione, essa rappresenta una scelta compatibile e maturata dentro comitati generici, certamente non caratterizzati ideologicamente in senso anarchico, che puntano a far capire all’opinione pubblica problemi che hanno aspetti economici, tecnici e giuridici molto rilevanti. Si tratta quindi di conferenze informative che non hanno implicazioni cha vanno molto più in là dall’argomento specifico che vanno a trattare. Poi il caso Livio Pepino può anche vedersi in relazione alla sua figura di essere Presidente del Controsservatorio Valsusa organismo riconosciuto e legittimato dal movimento No Tav della valsusa stessa e autore del primo dei quaderni del controsservatorio, dedicato appunto alla repressione del “sig. Movimento No Tav”, come lo ha definito il sig. Giudice Supremo che gestisce la pagina “Udine Antifascista”
http://controsservatoriovalsusa.org/images/materiali/Controsservatorio%20valsusa%20-%20quaderno%2001%20copertina.pdf
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Marzo 19th, 2017 — General, Manifestazioni
Partito come volantinaggio per le vie del centro contro lo squallido ( e sparuto) presidio di RSI-Fiamma Nazionale (ex MSI Fiamma Tricolore) in Piazza libertà si è poi via via data origine ad una contestazione spontanea, con slogans. fischi, urla, … che è durata fino alla fine del presidio dei fascisti,… all’arrivo della celere, e oltre.
Quindi, alla faccia del Kuestore Kracovia, che proprio un anno fa inaugurava il suo regime poliziesco, è stato riportato l’antifascismo militante e il conflitto politico nel centro di Udine.
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Marzo 19th, 2017 — Auto-organizzazione, General
Sabato 21 novembre, nonostante la pioggia e il vento forte, alcun* solidal* hanno srotolato uno striscione di fronte al consolato greco in solidarietà alla lotta degli operai della Vio.Me, una fabbrica di saponi e detergenti autogestita da ben tre anni dagli stessi lavoratori, dopo che i padroni l’avevano abbandonata nel 2011.
Da un momento all’altro la Vio.Me rischia lo sgombero e la chiusura, poiché i terreni in cui sorge sono stati messi all’asta dalla magistratura. L’asta è prevista per il 26 novembre, e continuerà finché non sarà trovato un compratore.
Contro lo sgombero della Vio.Me, contro la speculazione e in solidarietà ai lavoratori della fabbrica è stata indetta una settimana internazionale di moblilitazione dal 17 al 24 novembre.
Oggi anche a Trieste abbiamo voluto dare un piccolo contributo simbolico a questa lotta, con dei volantini sul portone del consolato e uno striscione che ribadisse la nostra solidarietà a una fabbrica senza padroni.
Gruppo anarchico Germinal
U.S.I. – A.I.T. Trieste/Gorizia
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Qui il testo del volantino:
Sosteniamo Vio.Me
una fabbrica senza padroni
Dopo esser stata abbandonata dai suoi proprietari nel 2011, la fabbrica VIOME di Salonicco (Grecia) sta funzionando da quasi tre anni in autogestione tramite l’assemblea generale degli operai. Questa esperienza è una lotta emblematica a livello internazionale poiché dimostra che la risposta alla crisi che genera milioni di disoccupati e povertà è l’emancipazione dei lavoratori e una ricostruzione produttiva basata sull’iniziativa e la creatività della società.
I
lavoratori della VIOME, grazie alla loro produzione di prodotti naturali per la pulizia e l’igiene personale nella fabbrica occupata, hanno proposto un nuovo modo di produzione che vuole rispondere alle necessità della società, contro lo sfruttamento del lavoro e l’ansia di accumulazione infinita di profitti. Sfortunatamente, malgrado le promesse di una serie di governi di legittimare (compreso quello di sinistra di Syriza) questo importante esempio di autogestione operaia, i lavoratori della VIOME si vedono minacciati dal rischio della liquidazione dei terreni dove si trova lo stabilimento che metterebbe a rischio il futuro della loro attività.
Noi sosteniamo la lotta dei lavoratori della VIOME per l’occupazione, la dignità e la libertà, contro il sistema giudiziario che ciecamente serve gli interessi del potere. Noi siamo al loro fianco, con ogni mezzo possibile, nella difesa del loro spazio di produzione.
Le autorità greche e chi sta dietro ai business del potere che si oppongono alla lotta della VIOME sappiano che un attacco alla VIOME è pure un attacco a tutti noi. Chiediamo al governo greco di annullare l’asta sui terreni dove si trova la VIOME e di offrire una soluzione definitiva tramite espropriazione e consegna dello stabile ai lavoratori con la condizione che la fabbrica continui ad operare sotto controllo operaio e che rimanga caratterizzata da una gestione orizzontale.
Affermiamo chiaramente che non permetteremo a nessuno di consegnare la fabbrica se non ai suoi proprietari legittimi, ossia ai lavoratori e alla comunità in generale. Siamo intenzionati a sostenere questa lotta in tutte le sue tappe future.
Per informazioni e sostegno: www.viome.org/p/italiano
Gruppo Anarchico Germinal
gruppoanarchicogerminal@hotmail.com
www.germinalts.noblogs.org
Marzo 19th, 2017 — Fascisti carogne, General
Da mesi a Pordenone ci troviamo di fronte ad una novità quasi assoluta: l’apertura di una sede di un partito politico esplicitamente fascista nel pieno centro della città.
Dietro la maschera di un’associazione sportiva di scacchi, denominata “Circolo Ghibli”, è infatti stata aperta la sede dell’organizzazione dei “fascisti del terzo millennio” di Casapound Italia.
Durante l’estate i “bravi ragazzi” di Casapound, si sono resi protagonisti a Pordenone ed in Provincia, di due azioni intimidatorie durante altrettanti concerti.
Nel primo caso hanno intimidito e tentato di aggredire un cantante durante un festival, annullando il suo concerto; stesse azioni compiute, una settimana dopo, nei confronti di un altro musicista.
Entrambi i tentativi di aggressione sono stati motivati dal fatto che i due artisti avevano espresso contrarietà alle azioni e al “pensiero” dei fascisti del terzo millennio, attraverso un social network.
Non contenti delle scorribande estive, stanno continuando anche adesso.
Sono ormai tre settimane consecutive che avvengono intimidazioni ai danni di giovani antifascisti.
La loro “colpa” è quella di vestire in un modo a loro non congeniale, avere idee differenti ed esporle pubblicamente, indossare una toppa o un adesivo: addirittura scrivere il proprio pensiero su Facebook è abbastanza per essere attaccato, strattonato e aggredito.
Martedì 3 novembre il primo caso: un ragazzo, rapper e antifascista, appartenente al collettivo PN Rebel è stato inseguito per il centro cittadino, nel primo pomeriggio, da 4 appartenti al partito politico Blocco Studentesco, giovanile di CasaPound Italia, usciti da un bar poco vicino piazzetta Cavour. Dopo il pedinamento, l’hanno seguito all’interno di un negozio per continuare le minacce, nonostante la presenza basita della proprietaria.
La settimana dopo, 10 Novembre, stessi attori, diverso copione.
Intimidazione e minacce, sempre in pieno centro cittadino al Parco Galvani, a causa di una toppa antifascista sullo zaino. Azione premeditata: accerchiamento, spinte e strappo dell’adesivo.
Non contenti, questa settimana, sempre GLI STESSI quattro aderenti al Blocco Studentesco, tra cui un rappresentante d’istituto di un liceo di Cordenons e interlocutore presso l’ATAP, hanno aggredito verbalmente un altro ragazzo, chiedendo di “spostarsi lontano dalle telecamere per risolvere la situazione, a pugni”.
La “situazione” consisteva nel fatto che il giovane stesse tranquillamente passando per il chiostro della Biblioteca Civica, luogo di passaggio e incontro di centinaia di studenti pordenonesi, indossando sullo zaino una toppa antifascista. Solo l’intervento di un altro ragazzo, che aveva seguito la scena, ha evitato che la situazione si evolvesse in peggio.
Non si può rimanere indifferenti di fronte ad un simile atteggiamento aggressivo e stupido.
Non si può tollerare che ci sia un gruppo politico che con metodi squadristi tenta di imporre una visione del mondo, barbara e piena di odio, a tutti i giovani della città.
Non possiamo più sopportare che ci sia qualcuno che tenti di negare la libertà di esprimerci, la libertà di sostenere le nostre idee, di vestirci come ci pare, di indossare i simboli che rappresentano i nostri valori e soprattutto la libertà di movimento: nessuno deve avere paura di girare liber* per la città!
E quindi questo il famoso doposcuola di cui parlavano gli aderenti di Blocco Studentesco e incensato da giornali e TelePordenone? Un laboratorio di bullismo e squadrismo?
È questo l’apporto sociale alla città di cui parlavano Casapound ai tempi dell’apertura della loro sede?
Non possiamo che ripetere lo slogan lanciato questo gennaio dopo i fatti di Cremona: chiudere tutti luoghi fascisti!
Come previsto, il comportamento prevaricante e violento degli aderenti a Casapound si sta ripetendo, come in tutta Italia, anche a Pordenone.
Invitiamo gli studenti, i giovani, i lavoratori e tutti a segnalare gli atteggiamenti squadristi, le aggressioni, le intimidazioni, anche con video e registrazioni.
Pensiamo che le idee e l’agire politico di questi neofascisti, siano in antitesi con la prospettiva di società che vogliamo: una società plurale, solidale e libertaria, senza gerarchie e discriminazioni, dove le differenze sono ricchezze e non scogli insormontabili, una società dove al centro ci sono i nostri bisogni e i nostri desideri e non odio, diffidenza, razzismo, violenza e prevaricazione.
Collettivo PN rebel
Marzo 19th, 2017 — General, Noi
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Rilanciare la lotta No Tav anche in Regione!
La TAV Venezia-Trieste, cacciata salla porta, rischia di rientrare dalla finestra, nascosta da ammodernamento e velocizzazione
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Marzo 19th, 2017 — General, Repressione diffusa
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Lo avevamo definito “il metodo Kabu” cioè lo sbirro prima ti prende per il collo e poi ti chiede i documenti. Adesso questo metodo si sta perfezionando.
continua
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Marzo 19th, 2017 — General, Gruppo Anarchico Germinal
Qui sotto l’articolo del Piccolo di oggi, 4 dicembre, sulla vicenda dell’oscuramento del sito internet di Alessio Lega da parte di un gruppo di nazionalisti turchi dopo il concerto di venerdì scorso al germinal.
Il giornalista che è scritto l’articolo era presente alla serata e ha voluto scrivere di sua iniziativa il pezzo.
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MILITANTE PKK AL CONCERTO, HACKER IN CAMPO
di Giovanni Tomasin
Nella penombra della sala un giovane uomo con una kefiah gialla, verde e rossa, i colori del Kurdistan, si alza in piedi e si avvicina al microfono, affiancando il cantante che gli sorride con la chitarra a tracolla. Il ragazzo è un curdo residente a Trieste, il musicista è Alessio Lega, cantautore scrittore e militante anarchico. Il giorno è il 27 novembre, venerdì scorso, nonché anniversario della fondazione del Partito dei lavoratori del Kurdistan, il Pkk, nato nello stesso giorno dell’anno 1978. Da questo strano miscuglio di elementi è nata una vicenda triestina in cui s’incontrano anarchismo, la causa di un popolo diviso e un gruppo di hacker nazionalisti turchi. Come in tutte le storie, è bene cominciare dal principio. L’evento che dà il via a tutto avviene quasi una settimana fa, al circolo Germinal di via del Bosco. È una serata come tante per lo storico circolo anarchico triestino, improntata a musica e cultura: la piccola sala è molto affollata, in molti sono accorsi per sentire il concerto di Alessio Lega. Assieme al socio Rocco Marchi, il cantautore leccese trapiantato a Milano si accinge a presentare una selezione di canzoni provenienti dalla sua discografia. Poco dopo l’inizio del concerto, il giovane con la kefiah affianca Lega sul palco per ricordare l’anniversario della fondazione del Pkk. Il movimento curdo, sebbene sia ancora considerato terrorista da Ue e Usa in ossequio ad Ankara, è oggi impegnato in una lotta per la sopravvivenza e la democrazia contro l’Isis in Siria e Iraq, nonché contro la feroce repressione del governo turco di Recep Tayyip Erdogan. La presenza di un simpatizzante del Pkk in un circolo anarchico triestino è presto spiegata: molti curdi sono dovuti fuggire dalla loro terra a causa delle persecuzioni governative. L’ambiente anarchico europeo è un ambito naturale di riferimento per loro, da quando il movimento ha adottato una linea politica ispirata in parte al libertarismo municipalista di Murray Bookchin, colonna del pensiero anarchico della seconda metà Novecento. Trieste non è un’eccezione a questa corrispondenza di amorosi sensi, e un piccolo gruppo di curdi triestini è tra i frequentatori più assidui del Germinal. La breve commemorazione dell’anniversario al concerto di Lega è accolta da un applauso, qualcuno scatta delle foto che poi finiranno sui social network, e il cantautore dedica al movimento curdo il suo pezzo “Frizullo”: la canzone racconta la storia di Dino Frisullo, attivista politico e giornalista italiano morto nel 2003. Frisullo è stato uno dei più importanti sostenitori della causa del Pkk in Italia. La cosa finirebbe qui se il giorno dopo non succedesse qualcosa d’imprevisto. Chi prova a visitare il sito internet di Alessio Lega, invece della consueta interfaccia, si trova davanti una schermata con una bandiera di ispirazione ottomana e la scritta Aslan Neferler Tim. Il nome risponde a un gruppo di hacker turchi, caratterizzati dal misto di radicalismo religioso e nazionalismo che contraddistingue l’estrema destra di quel paese. «La coincidenza ci sembra eccessiva – spiegano i militanti del Germinal – ed è un segnale del controllo ossessivo di cui sono vittima i curdi anche fuori dalla Turchia». Il sospetto è che qualcuno abbia visto le immagini sui social e segnalato il sito di Lega agli Aslan Neferler. Il cantautore, il cui portale ancora ieri era fuori uso, tira dritto. Scrive su Fb all’indomani del concerto: «Ieri un compagno del Pkk interviene in un mio concerto, oggi il mio sito web parrebbe hackerato da nazionalisti turchi… A parte il gusto squisito dell’immagine, la cosa non m’inquieta per nulla», invitando poi «’sti fascisti» ad andare in un certo qual luogo.
Marzo 19th, 2017 — General, Manifestazioni
Marzo 19th, 2017 — General, Kurdistan
E mentre al Parco S, Valentino la Rete Solidale garantiva sostegno e condivisione ai profughi “invisibili” alle istituzioni, nelle piazze e vie di Pordenone, nel centro del shopping, si è tenuta la giornata per la libertà e la ricostruzione di Kobane come richiesto dai curdi attraverso un appello internazionale. A distanza di un anno esatto si era più del doppio, rompere il silenzio e la disinformazione assordante dei media su quanto avviene in medio oriente è un’impresa, Erdogan per vincere le elezioni ha fatto saltare in aria centinaia di dissidenti, per lo più curdi, pestato e arrestato migliaia di attivisti dopo aver devastato interi villaggi e città del kurdistan, una strategia della tensione che in Italia conosciamo bene. Quello che sta avvenendo in questi martoriati territori ci interessa molto da vicino e non solo per la solidarietà, contro l’oppressione di un popolo e per la ricostruzione di ospedali, scuole e quartieri ma anche, e soprattutto, per quella piccola scintilla di rivoluzione che sta avvenendo nella Rojava dove un nuovo modo di organizzare la società sceglie di fare a meno dello stato, attraverso l’autogoverno, la partecipazione diretta nelle assemblee, lo scardinamento del patriarcato, l’abolizione di eserciti e polizie con la creazione di comitati di autodifesa. Un cambiamento alla radice di un sistema che han chiamato Confederalismo Democratico e che però è ancora assai fragile ed il cui esito non è affatto scontato. Scommettere su questa sperimentazione significa scommettere sul nostro futuro, qui e ora, anche se ci sembrano luoghi e storie così lontane, così impossibili sono invece le uniche possibilità che abbiamo per costruire una società senza odi e violenza a partire anche dai nostri quartieri. Durante il piccolo corteo più volte si è fatto riferimento alle migrazioni di massa di questi anni e del futuro prossimo, migrazioni storiche che nessun muro potrà fermare. Spetta a noi gettare le basi per un’accoglienza dignitosa e per fermare le devastazioni delle guerre e della violenza, delle miserie e dei fondamentalisti: nei nostri paesi, garantendo dignità e umanità ai profughi e ai migranti e opponendosi al business delle armi (l’Italia è tra i maggiori esportatori al mondo), alla costruzione di caccia letali (f-35 in primis), alle basi militari e rispondendo signorNò ad ogni chiamata all’odio, al razzismo, alle guerre travestite da missioni umanitarie, internazionali ecc.
E’ stata una bella giornata, è stata solo un’altra tappa, un piccolo passo un lungo cammino.
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