TRIESTE: Alessio Lega, il pkk e i nazionalisti turchi

Qui sotto l’articolo del Piccolo di oggi, 4 dicembre, sulla vicenda dell’oscuramento del sito internet di Alessio Lega da parte di un gruppo di nazionalisti turchi dopo il concerto di venerdì scorso al germinal.

Il giornalista che è scritto l’articolo era presente alla serata e ha voluto scrivere di sua iniziativa il pezzo.

 

alessiolegapiccolo

 

MILITANTE PKK AL CONCERTO, HACKER IN CAMPO

di Giovanni Tomasin

Nella penombra della sala un giovane uomo con una kefiah gialla, verde e rossa, i colori del Kurdistan, si alza in piedi e si avvicina al microfono, affiancando il cantante che gli sorride con la chitarra a tracolla. Il ragazzo è un curdo residente a Trieste, il musicista è Alessio Lega, cantautore scrittore e militante anarchico. Il giorno è il 27 novembre, venerdì scorso, nonché anniversario della fondazione del Partito dei lavoratori del Kurdistan, il Pkk, nato nello stesso giorno dell’anno 1978. Da questo strano miscuglio di elementi è nata una vicenda triestina in cui s’incontrano anarchismo, la causa di un popolo diviso e un gruppo di hacker nazionalisti turchi. Come in tutte le storie, è bene cominciare dal principio. L’evento che dà il via a tutto avviene quasi una settimana fa, al circolo Germinal di via del Bosco. È una serata come tante per lo storico circolo anarchico triestino, improntata a musica e cultura: la piccola sala è molto affollata, in molti sono accorsi per sentire il concerto di Alessio Lega. Assieme al socio Rocco Marchi, il cantautore leccese trapiantato a Milano si accinge a presentare una selezione di canzoni provenienti dalla sua discografia. Poco dopo l’inizio del concerto, il giovane con la kefiah affianca Lega sul palco per ricordare l’anniversario della fondazione del Pkk. Il movimento curdo, sebbene sia ancora considerato terrorista da Ue e Usa in ossequio ad Ankara, è oggi impegnato in una lotta per la sopravvivenza e la democrazia contro l’Isis in Siria e Iraq, nonché contro la feroce repressione del governo turco di Recep Tayyip Erdogan. La presenza di un simpatizzante del Pkk in un circolo anarchico triestino è presto spiegata: molti curdi sono dovuti fuggire dalla loro terra a causa delle persecuzioni governative. L’ambiente anarchico europeo è un ambito naturale di riferimento per loro, da quando il movimento ha adottato una linea politica ispirata in parte al libertarismo municipalista di Murray Bookchin, colonna del pensiero anarchico della seconda metà Novecento. Trieste non è un’eccezione a questa corrispondenza di amorosi sensi, e un piccolo gruppo di curdi triestini è tra i frequentatori più assidui del Germinal. La breve commemorazione dell’anniversario al concerto di Lega è accolta da un applauso, qualcuno scatta delle foto che poi finiranno sui social network, e il cantautore dedica al movimento curdo il suo pezzo “Frizullo”: la canzone racconta la storia di Dino Frisullo, attivista politico e giornalista italiano morto nel 2003. Frisullo è stato uno dei più importanti sostenitori della causa del Pkk in Italia. La cosa finirebbe qui se il giorno dopo non succedesse qualcosa d’imprevisto. Chi prova a visitare il sito internet di Alessio Lega, invece della consueta interfaccia, si trova davanti una schermata con una bandiera di ispirazione ottomana e la scritta Aslan Neferler Tim. Il nome risponde a un gruppo di hacker turchi, caratterizzati dal misto di radicalismo religioso e nazionalismo che contraddistingue l’estrema destra di quel paese. «La coincidenza ci sembra eccessiva – spiegano i militanti del Germinal – ed è un segnale del controllo ossessivo di cui sono vittima i curdi anche fuori dalla Turchia». Il sospetto è che qualcuno abbia visto le immagini sui social e segnalato il sito di Lega agli Aslan Neferler. Il cantautore, il cui portale ancora ieri era fuori uso, tira dritto. Scrive su Fb all’indomani del concerto: «Ieri un compagno del Pkk interviene in un mio concerto, oggi il mio sito web parrebbe hackerato da nazionalisti turchi… A parte il gusto squisito dell’immagine, la cosa non m’inquieta per nulla», invitando poi «’sti fascisti» ad andare in un certo qual luogo.