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PORDENONE: A misura di pettorina “I facilitatori” di sfruttamento e razzismo

A MISURA DI PETTORINA: I “FACILITATORI” DI SFRUTTAMENTO E RAZZISMO

GrrrrrizzoDall’elezione della nuova giunta è passato un mese, ma il sindaco Ciriani si è già distinto per diversi interventi spot e repressivi nei confronti dei richiedenti asilo e degli “ultimi” in generale.

Si passa dal potenziamento dell’apparato repressivo dei vigili urbani, che fanno riferimento all’assessore Loperfido (FDI), all’interno dei parchi e degli spazi pubblici, alla criminalizzazione dei mendicanti, chiamati in modo dispregiativo “accattoni” (tranquilli, in questi 5 anni la figura di Pasolini sarà sfruttata lo stesso economicamente…), con il sequestro dell’elemosina giornaliera, fino al famoso, anche a livello nazionale, spegnimento del wi-fi e della rete libera per tutti i cittadini per evitare i “capannelli” di profughi nelle piazze cittadine.

La “ricetta” Ciriani e della sua giunta fascio-leghista è semplice e non dissimile da quella delle altre destre populiste e xenofobe europee: creare il mostro a livello mediatico, gettare in pasto alla “pancia” del proprio elettorato, qualche mossetta politica a spot e nel frattempo continuare a fare i propri porci comodi : che siano la spartizione delle poltrone ; la sottrazione e il furto di soldi pubblici, come il caso di Danilo Narduzzi, ex consigliere della Lega Nord regionale, di recente condannato per aver sottratto 400.000 € di rimborsi spese a tutti noi ; infine la freschissima approvazione da parte del Consiglio Regionale dellamodifica della legge sull’integrazione al reddito, Misura Attiva di Sostegno al Reddito, che da oggi escluderà tutti i residenti in Italia da meno di cinque anni, invece che due, calpestando ulteriormente quei presunti residui di stato sociale che dovrebbero garantire che tutti possano vivere degnamente.

Ma è con la ricetta del “lavoro gratuito” ad opera dell’assessore alle politiche sociali Eligio Grizzo (Lega Nord) che si raggiunge lo zenith della schifezza, almeno per ora. Seguendo l’ideologia bipartisan del “lavoro volontario”, che questa volta getta la maschera e diventa direttamente gratuito, Grizzo vuole impiegare circa 50 richiedenti asilo in lavori di manutenzione e pulizia.

La motivazione della gratuità delle azioni sarebbe che “già vengono elargiti 31 euro per l’accoglienza di ciascuno di loro”(NdR soldi elargiti per di più dalla UE  e diretti alle cooperative e caritas che si occupano di accoglienza), giustificazione ridicola e discriminatoria.

L’adesione al progetto sarebbe teoricamente volontaria, ma anche qui le dichiarazioni di Grizzo fanno rabbrividire: “i profughi non sono obbligati a lavorare, ma si potrebbe definire, per chi non collaborerà, un demerito”. Insomma un ricatto in piena regola!

A completare la porcheria discriminatoria saranno le pettorine che indosseranno i “lavoratori”: rossa con su scritto “io lavoro gratis” per i richiedenti asilo, gialla con scritto “facilitatore” e tricolore italiano per gli accompagnatori.

A partire dalle pettorine, fino alla retribuzione gratuita per i richiedenti asilo e sotto forma di voucher e borse lavoro per italiani, emerge quella che è linea decisa dai vari governanti di come devono essere i lavoratori: ricattabili, sfruttati, pagati il minimo se non zero, discriminati e divisi su base etnica o nazionale.

Abbiamo sempre affermato che il nostro impegno sulla questione dei rifugiati, non è mosso “solamente” da umanità ed empatia, ma soprattutto dalla consapevolezza che ci troviamo, con le dovute differenze, nella stessa condizione di precarietà e ricattabilità.

Bisogna prendere coscienza della guerra di classe scatenata a tutti i livelli all’interno della società e costruire un unione tra tutti gli sfruttati.

E’ indispensabile opporre una lotta comune per arrestare questa guerra tra poveri, che eleva il migrante a sommo capro espiatorio dei disastri neoliberisti che strozzano le fasce più deboli e contrastare ogni atto discriminatorio e di sfruttamento, portando negli stessi spazi che stanno cercando di sottrarci ( le piazze e i parchi) esempi reali di solidarietà e conflitto sociale.

PN REBEL

PORDENONE: profughi e solidali in piazza

profughi

Sabato 14 maggio, manifestazione a Pordenone per il diritto all’abitare e per la libertà di circolazione.

Almeno 300 persone in piazza. Circolo Libertario Zapata e Pn Rebel in prima fila. Segue il comunicato di Pn rebel:

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Fortezza europa: diario dal confine di Dobova (Slo)

Questo resoconto è stato scritto da persone che si sono recate nel campo profughi di Dobova al confine tra Slovenia e Croazia dal 3 al 5 gennaio per vedere in prima persona la situazione e portare solidarietà attiva, pur con i limiti derivanti dalla militarizzazione del campo. La situazione è in continuo e rapido mutamento, la gestione dei campi da parte delle autorità continua a cambiare, quasi sempre in senso peggiorativo per i migranti. Nonostante le condizioni metereologiche avverse e i tentativi dei governi europei per bloccarlo, il flusso di migranti continua e continua ad essere necessaria la presenza e la solidarietà dei volontari e degli attivisti.

 

Tre giorni: 3, 4 e 5 gennaio 2016. Tre turni, due pomeriggi, una mattina. Cinque, noi, che abbiamo deciso di raccogliere le nostre forze, energie e un po’ di buona voglia, per partire da Trieste e andare in uno dei luoghi di “sosta” obbligata della rotta balcanica.

Dobova è la nostra meta. Non proprio il confine, un po’ prima per noi che veniamo da Trieste, un po’ dopo per i migranti, che risalgono i Balcani. Accanto alla strada un complesso di tre grandi tendoni bianchi, tende più piccole e box in metallo. E’ il punto di sosta e controllo prima di ripartire per raggiungere Villach attraversando in diagonale la Slovenia. Almeno è ciò che ci è stato detto dai coordinatori e altri volontari. Un accordo tra stati per rendere più veloce il passaggio attraverso l’Austria verso la Germania?

Il primo gruppo è partito da Trieste il 3 gennaio, un bel giorno di ghiaccio e bora per raggiungere Dobova attraverso un’innevata Slovenia, dopo esserci assicurate che la nostra presenza meritava “il rischio” di metterci in viaggio, poiché non sapevamo che tempo e che strade avremmo trovato lungo il precorso con quell’improvvisto cambio di tempo. La difficoltà maggiore è poi stata proprio alla partenza, che è un po’ slittata a causa della mia macchina per metà ricoperta da una lastra di ghiaccio. Ma ce l’abbiamo fatta e siamo state anche puntualissime!! Alle 15.00 eravamo a Dobova dopo esser passate all’ostello di Brežice, paese sulle sponde della Sava, a lasciare i nostri bagagli.

Arrivate alla meta finale del nostro viaggio abbiamo chiesto della tenda della Slovenska filantropija per incontrare il/la coordinat*ore*rice. Oltre che con loro e ovviamente con le persone migranti, abbiamo condiviso gli spazi del campo con i volontari del Servizio civile, la Croce rossa, l’UNHCR, la polizia, alcuni dell’esercito, e tre/quattro traduttori. Tutte persone provenienti da vari paesi dell’Europa oltre che dalla Slovenia.

Dopo aver firmato la nostra presenza e aver ricevuto un cartellino da appendere al collo, con su scritto “Prostovolec – Volunteer”, e un “senza-maniche” giallo fosforescente che ci rendesse facilmente visibili, abbiamo ricevuto istruzioni dalla coordinatrice, su regole di comportamento e precauzioni sanitarie.

Infilati guanti di lattice e mascherina eravamo pronti per un tour del campo e per incominciare a lavorare!

Impatto da prima volta: Capannone n°1, quello dove i migranti fanno sosta in attesa di passare alla tenda dei controlli e dell’identificazione, abbiamo guardato il pavimento con occhi sgranati uno stuolo di immondizie di cibo, latte, scatolette, sacchetti, biscotti, pane, mele o pezzi di mela che rotolavano da tutte le parti sotto i colpi delle scope di chi era già al lavoro. Qua e là qualche vestito bagnato o sporco, qualche scarpa spaiata, rovinata o inzuppata d’acqua, il giubbetto di un bambino, un guanto, la sciarpa, un cappello, uno zaino. A tre quarti di stanza un angolo recintato pieno di coperte al suolo pronte ad essere ripiegate e impilate. Niente doveva uscire dal tendone. Quello che poteva essere riutilizzato andava eventualmente lasciato lì, su un tavolo o appeso alla staccionata. Altrimenti… bidone della spazzatura.

Ma è sempre così?” La coordinatrice un po’ rassegnata ha risposto che più o meno, dipendeva dai gruppi, dal fatto se fossero cittadini o di provenienza rurale, ma soprattutto da quanti ne arrivassero nello stesso turno.

Ad un certo punto siamo state “intercettate” dalla polizia per pulire là dove avveniva l’identificazione e i controlli persona per persona. Così da prendere visione anche di quello spazio, per nostra fortuna di ben più piccole dimensioni e con gli oggetti da gettare quasi tutti già raggruppati in cassette di cartone. Guanti di lattice, mascherine, lamette da barba, spilli e tutto ciò che veniva considerato pericoloso.

Piccola parentesi per l’iter di passaggio nel “Labirinto del controllo e dell’attesa che il proprio destino si compia”: scendi dalle corriere o dai bus di linea che ti prelevano dalla stazione dei treni – linee speciali per migranti organizzate dagli stati europei-, varchi la soglia della prima tenda dove i volontari hanno precedentemente preparato centinaia di sacchetti con cibo (pane, scatolette di sardine o paté di carne di pollo o tacchino, fette biscottate, biscotti, qualche frutto, miele, marmellatine e simili) e acqua che viene distribuito a ciascuno, su richiesta ricevi del latte per i tuoi bambini, se ne hai. Questo cibo si somma spesso a quello accumulato e non mangiato durante il viaggio attraverso la Croazia, la Grecia, la Macedonia, andando così ad aumentare il peso e occupare spazio nelle borse che ti porti appresso. Non sorprende che poi molti lascino intere scatolette chiuse o mezzo mangiucchiate nei capannoni di sosta… Poi passi avanti seguendo il corridoio formato dalle staccionate che gentilmente ti indicano di entrare nel Capanno n°1, dove all’entrata stanno di guardia due poliziotti. Attendi.

Arriviamo noi e i volontari di WAHA (Women and Health Alliance International) su richiesta. Loro si occupano delle madri e dei neonati e se necessitano di essere cambiati e nutriti con latte in polvere caldo le accompagnano in un box apposito. Noi ci occupiamo del resto: delle domande generiche tipo “Dove siamo? Quando ripartiamo? Dopo andiamo in Austria?”, a quelle più personali “Dov’è il bagno? Sto male… c’è un dottore? C’è acqua calda per i bambini? Assorbenti per le donne?”, alle richieste di indumenti e scarpe. Alcuni hanno le scarpe scollate o rotte o zuppe d’acqua, le giacche non abbastanza calde o di misura piccola. I coordinatori ci hanno avvertito di rispondere innanzitutto ad esigenze veramente tali e di dire a tutti gli altri che riceveranno tutto ciò di cui avranno bisogno in Austria (sarà proprio così?) che qui non abbiamo a sufficienza cose per accontentare tutti, dato che ci sono molte altre persone in arrivo.

Per accompagnare le persone alla tenda della Croce rossa, dove in quei giorni lavoravano un gruppo di dottoresse provenienti dalla Slovacchia, dovevamo avvertire il poliziotto davanti all’entrata che ci ricordava di riportare le persone nella stessa tenda da dove le avevamo prese. Quindi attendevamo pazienti davanti alla tenda della Croce rossa che terminassero la visita e ricevessero le medicine.

Nel frattempo l’iter per le persone continua… Vengono chiamati a gruppi nel primo capanno, si preparano ad una seconda attesa, questa volta in fila in piedi, prima in un corridoio separato di staccionate all’interno del capanno, poi fuori al freddo, sotto alla pioggerella, all’umidità, o al nevischio, sempre nel corridoio di staccionate che li accompagna gentilmente nella tenda dove vengono controllati uno ad uno, trattenuti gli oggetti pericolosi identificati e ricevuti i documenti necessari, rilasciati nei Capanni n°2 o 3, in attesa della partenza. Il tutto avviene così lentamente che passano delle ore, se non la notte intera. Non hanno sdraio, solo qualche stuoino e le coperte con le quali creare del ”nidi” e nelle quali avvolgersi.

Alla fine dei nostri turni venivamo sostituiti da altri volontari.

Il giorno seguente ci hanno raggiunti altri due compagni che si sono uniti al lavoro.

Prima cosa, ripulire il Capanno n°2… Davanti ai nostri occhi si stendeva un mare infinito di onde grigio topo formate dalle coperte ammassate e ricoprenti la totalità del pavimento del capannone. Per nostra fortuna eravamo più numerosi del giorno prima, sia tra i/le volontar* della Slovenska filantropija che tra quell* della Protezione civile… in prevalenza donne di una efficienza e rapidità nei movimenti che a guardarle lavorare sembravano danzare con le coperte o le pesanti pale in mano piene di immondizie.

Verso sera si percepiva un po’ di tensione tra i coordinatori in relazione ai poliziotti. Noi stavamo distribuendo vestiti e scarpe a richiesta nel 3° capannone, dove i migranti sostavano dopo l’identificazione, poiché questo non ci era più permesso di fare nel 1°.

Dopo che avevamo quasi terminato di esaudire le richieste di indumenti, ma soprattutto di scarpe, ci è stato chiesto della coordinatrice della Croce rossa di portare in blocco gli scarponi dopo-sci e soprattutto gli scarponcini per bambini di varie misure e di lasciarli sui tavoli che se li prendessero da soli. Un po’ di incongruenza rispetto al giorno prima che ci avevano raccomandato di distribuire solo lì dove era strettamente necessario.

Alle nostre facce perplesse e alle domande ci hanno poi spiegato, che il giorno dopo ne sarebbero arrivate degli altri e che nel magazzino non c’era posto a sufficienza per tenere tante cose. In effetti poi sono arrivate anche tanti imballaggi con coperte nuove.

Il terzo giorno avevamo il turno mattutino, dalle 7.00 alle 15.00 e abbiamo dovuto aspettare circa un’ora prima di far qualcosa, perché c’erano ancora persone in tutti i capannoni in attesa dei controlli o della partenza.

Poi abbiamo pulito velocemente il 1° e il 2° capanno. Ci avevano detto che sarebbero arrivate alle 10.30 circa 800 persone. Invece niente, solo un autobus della polizia, con un gruppo numeroso di respinti dall’Austria ritornati a Dobova per una seconda identificazione che sono stati sistemati nel Capanno n°3.

Dopo la nostra pausa pranzo nella tenda comune dei volontari, quindi dopo le 11.30 sono arrivati i primi autobus.

Qualcun* di noi si è dirett* nel Capanno n°1 e nella tenda del cibo, altri siamo rimasti nell’esterno all’uscita della tenda delle identificazioni, ad aspettare che uscissero le famiglie con bambini per distribuire loro delle borse contenenti dei giochi-peluches, matite colorate e quadernetti, una barretta di cioccolato, delle merendine o delle caramelle. Un lavoro decisamente più leggero se non ci fosse stata un’arietta così frescolina…

La fine del turno è arrivata veloce. Abbiamo restituito i giubbetti gialli e i cartellini, salutato, ringraziato e siamo partit* per raggiungere una Trieste inzuppata di pioggia.

 

E.

Istria: No Border No Wire!

filospinatoDa qualche giorno varie zone del confine fra slovenia e croazia sono “addobbate” con centinaia di metri di filo spinato in funzione anti-profughi, nonostante da quelle parti negli ultimi anni non sia passato praticamente nessuno. L’iniziativa è del governo sloveno ed è chiaramente una mossa propagandistica per “rassicurare” la parte di opinione pubblica spaventata dal flusso migratorio proveniente dai balcani, nonché un altro modo per far irritare la vicina croazia, con cui i rapporti diplomatici sono sempre stati freddini e da quando è iniziato il flusso dei profughi sono decisamente peggiorati. Per ora questa brillante idea ha avuto due effetti pratici: uccidere un sacco di animali selvatici e far incazzare praticamente tutti -dal governo croato agli animalisti, dagli antirazzisti agli abitanti del luogo agli operatori turistici della zona-.

 

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Aggiornamenti dal confine sloveno-croato

Al confine Croazia-Slovenia i rifugiati vengono separati per paese di origine e rimandati indietro!

Dobova 17/11

Prima di arrivare in Slovenia, alle persone viene dato un documento da firmare. I documenti non son tradotti quindi le persone non sanno cosa firmano. Quando arrivano in Slovenia, le persone vengono separate sulla base di questi documenti. Ad alcuni viene permesso di passare, mentre altri vengono spediti indietro in Croazia con i treni. Al momento le persone dall’Africa, dall’ Afghanistan a dall’ Iraq vengono rimandate indietro. A Dobova ci sono volontari internazionali e autorganizzati che hanno piantato una tenda dietro la stazione. Chi volesse aiutare vada lì. Aiuto sarà necessario soprattutto da sabato in poi, quando questo gruppo di internazionali lascerà il posto.

Tradotto da:

https://www.facebook.com/FrontaBrezMeja/?fref=nf

PORDENONE: azione solidale coi profughi

retesolidale1A pordenone continua l’azione quotidiana di sostegno concreto ai profughi e di denucia della situazione da parte della Rete solidale. Questo il comunicato su un’azione simbolica di ieri sera.

Dopo lo sgombero del 30 settembre della sede dell’Associazione Immigrati in via Piave e lo sgombero del Refugees’ Camp del 15 novembre da parte del Comune, con le ridicole accuse che saremmo noi a far giungere i richiedenti asilo a Pordenone, quando continuiamo ad essere ben lontani dal numero che le altre città del Friuli hanno, con l’inerzia totale dell’amministrazione comunale e il colpevole ritardo della Prefettura, per dare una soluzione dignitosa in tempi brevi alla prima accoglienza, come Rete Solidale Pordenone abbiamo deciso di fare un’azione pacifica e dimostrativa.

Visto il proseguirsi della retorica “le soluzioni non ci sono”, abbiamo evidenziato all’amministrazione e alla cittadinanza di come ci siano numerosissimi spazi pubblici e privati, completamente abbandonati, sia da breve che da lunghissimo tempo. 
Si parla, solo nella città di Pordenone, di circa 5000 luoghi sfitti tra case, appartamenti, capannoni e strutture pubbliche; spazi lasciati al degrado quando potrebbero essere riutilizzati dalla popolazione tutta.

Le nostre azioni simboliche vogliono segnalare così alcuni luoghi nevralgici, su cui chiediamo risposta alla politica e alla Prefettura.
La crisi economica e i flussi migratori sono realtà; le amministrazioni e la nostra comunità cittadina devono essere in grado di dare una risposta.
Chiediamo che venga immediatamente predisposto un luogo adibito all’accoglienza di chi, senza casa, richiedente asilo, persona in difficoltà economica ecc… possa trovare temporanemente un tetto, un pasto caldo e assistenza; senza alcuna distinzione politica, etnica e religiosa.

Rete Solidale Pordenone

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Fortezza europa: foto dal confine sloveno/austriaco

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Martedì 3 novembre, un gruppo di compagni e compagne del Gruppo Anarchico Germinal assieme ad altri solidali e con l’aiuto dei compagn* anarchic* sloveni è andato a vedere la situazione dei profughi sul confine fra la slovenia e l’austria nella località di Sentilj e, per quanto possibile, dare una mano.
 
Seguono alcune foto della “terra di nessuno” fra i due confini, dove, ogni giorno, migliaia e migliaia di profughi (fra cui moltissimi bambini e bambine) aspettano per ore e ore al freddo e al gelo senza servizi igienici.
 
Sia il lato sloveno che austriaco sono completamente militarizzati ed è molto difficile avvicinarsi ai profughi.
 

SMASH FORTRESS EUROPE!

 

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LUBIANA: giornata di azione internazionale contro i confini

SABATO 31 OTTOBRE H.11.00 AL TOVARNA ROG

+++ “LJUBLJANA CALLING!” +++
Call for international meeting, manifestation and solidarity action in Slovenia

(ENGLISH/SLOVENSKO)

For more than a week the so-called Balkan Route is passing through Slovenia. The Slovenian government intended to impose the entrance quota of 2500 refugees per day and Croatia answered by sending the refugees and migrants over the so-called “Green” border. This controversy between Slovenia and Croatia created dire humanitarian conditions for the refugees and migrants. The Slovenian government used this self-induced humanitarian emergency and what they call a chaotic situation on the Southern border to rapidly militarize the society and call for an EU summit on the Balkan Route.

The results of the Sunday summit are measures corresponding to EU policies, meant to demolish the movement of refugees and migrants. They decided on concrete measures to slow down refugees and migrants with the intention of establishing so-called hot spots in Greece and to designate Turkey as a buffer zone for refugees and migrants. After pushing the people on their journey to freedom and a decent life in dire humanitarian conditions, they used terrible images from the Slovene-Croatian border to talk more about deportation, externalization of the repressive and violent migration regime, the selection and stratification of refugees and migrants in the process of registration of which the aim is to destroy their collective power. 

We are the people daily involved in solidarity with refugees and migrants travelling through Slovenia trying to reach their final destinations. We do not see refugees and migrants as either hopeless victims or as an invasive force but autonomous people with a desire for a better life. What we are perceiving in our day to day engagements on the border is that the attitude of the Slovenian authorities leads to the dehumanization of refugees and migrants and turns this route into a total institution whose aim is to isolate refugees and migrants from the broader society and subject them to procedures of policing, selection and deportation. We also perceive that activities of solidarity by independent volunteers are more and more restricted by authorities. 

We believe that the only way to address these dire humanitarian conditions of refugees and migrants is to build relations with them. The solution is not sending people back or subjecting them to a life without perspective in closed refuge centres isolated from broader society. The solution is to build a common European society together, as citizens, refugees and migrants. 

We call to meet in Ljubljana, on Saturday 31 of October, 11am to participate in a transnational meeting and manifestation against the militarization of Slovenian borders and the attempts of the EU to break the movement of refugees and migrants. After the manifestation in Ljubljana, we will go together to the border as international independent volunteers to express solidarity with refugees and migrants and to build another, open Europe together. 

Contact us at frontabrezmeja@gmail.com

#openborders #noborderspower #stopmilitarization #refugeeswelcome

Tako imenovana balkanska ruta že več kot teden dni vodi tudi skozi Slovenijo. Slovenske oblasti so poskušale uvesti kvoto 2500 beguncev, ki bi jih sprejeli dnevno. Odziv Hrvaške na kvoto je bilo pošiljanje beguncev in migrantov preko tako imenovane zelene meje. Ta kontroverza je povzročila strahotne humanitarne pogoje in izredno stanje na južni meji, ki so ga slovenske oblasti izkoristile za militarizacijo družbe po hitrem postopku. Prav tako je bila »kaotična situacija«, kot jo imenujejo, povod za srečanje držav članic EU na temo balkanske rute. 

Rezultati nedeljskega srečanja se povsem skladajo s siceršnjimi politikami EU, ki uničujejo gibanje beguncev in migrantov: sprejeta je bila odločitev, da naj se begunce in migrante ustavi z gradnjo zbirnih centrov v Grčiji in spreminjanjem Turčije v tamponsko območje. Oblasti so ljudi na poti v svobodo in dostojno življenje najprej porinile v strahotne humanitarne pogoje, potem pa grozljive podobe iz slovensko-hrvaške meje izrabile za govor o povečanju števila deportacij, o eksternalizaciji represivnega in nasilnega migracijskega režima ter kot opravičilo za stratifikacijo beguncev in migrantov. Skozi proces selektivne registracije poskušajo uničiti njihovo kolektivno moč. 

Smo ljudje, ki se dnevno srečujemo in smo solidarni s tistimi, ki poskušajo preko Slovenije doseči svoj končni cilj. Begunci in migranti za nas niso niti nemočne žrtve niti invanzivna sila. So avtonomni subjekti z željo po boljšem življenju. Skozi svoje vsakodnevne dejavnosti na mejah zaznavamo, da vodi odnos slovenskih oblasti v dehumanizacijo beguncev in migrantov, njihovo pot pa spreminja v totalno institucijo policijskega nadzora, selekcije in deportacij ter izolacije od ostale družbe. Prav tako zaznavamo vse večje prepreke za solidarnostno delovanje neodvisnih prostovoljcev, ki jih oblasti vedno bolj omejujejo. 

Verjamemo, da lahko strahotne humanitarne pogoje, v katerih so se znašli begunci in migranti, naslovimo samo skozi gradnjo odnosov z njimi. Rešitev ni niti v pošiljanju ljudi v države, iz katerih so prišli, niti v tem, da jih izoliramo v zaprte begunske centre in obsodimo na življenje brez vsakršne perspektive. Rešitev je v gradnji nove evropske družbe, katere del bomo kot državljani, begunci in migranti. 

Zato pozivamo na srečanje v Ljubljani, 31. oktobra ob 11h. Mednarodnemu sestanku bo sledila manifestacija proti militarizaciji slovenskih meja in namenom EU, ki skuša zlomiti gibanje beguncev in migrantov. Po manifestaciji se bomo kot skupina mednarodnih neodvisnih prostovoljcev odpravili na meje, kjer bomo izrazili solidarnost z begunci in migranti, da bi skupaj zgradili drugo, odprto Evropo. 

Kontaktiraj nas na frontabrezmeja@gmail.com.

#openborders #noborderspower #stopmilitarization #refugeeswelcome

LUBIANA: festival “Frontiere aperte per tutt*”

VENERDI’ 25 SETTEMBRE ORE 17 

PIAZZA PREŠERNOV 

 

Molti di noi guardano con preoccupazione alla vergognosa risposta data dall’Ue e dai suoi Stati membri alla crisi dei rifugiati. L’Ungheria ha chiuso e militarizzato il proprio confine con la Serbia. Germania e Austria hanno sospeso l’accordo di Schengen e reintrodotto il controllo sui confini interni dell’Ue.

La risposta del governo sloveno è irresponsabile e inappropriata. Il tipo di copertura mediatica e le azioni delle élite politiche, che stanno cercando di nascondere le responsabilità dell’Ue nella crisi, stanno alimentando il clima di paura irrazionale nei confronti dei rifugiati; paura che a sua volta dà luogo a un’ondata di xenofobia e razzismo senza precedenti. Alcuni gruppi politici di ideologia nazi-fascista intendono trarre vantaggio da questa situazione e hanno annunciato una manifestazione contro i rifugiati prevista per venerdì 25 settembre 2015 e intitolata “Slovenia, proteggi I tuoi confini” (“Slovenija zavaruj meje”).

 

Una rete di collettivi, organizzazioni e individui ha costituito un Fronte antirazzista, il quale sta costruendo relazioni di solidarietà con i rifugiati e ha deciso di reagire all’imminente manifestazione nazi-fascista lanciando un festival per l’apertura totale dei confini.

Attraverso questa iniziativa vogliamo dimostrare che una manifestazione per la chiusura dei confini è inaccettabile, in quanto la chiusura dei confini è stata la causa della morte di migliaia di rifugiati lungo le frontiere dell’Ue. La nostra società è variegata e le differenza culturali ci arricchiscono e ci rafforzano. Risponderemo all’irrazionale paura che sta alimentando ignoranza e odio avviando un dialogo interculturale che non ignori i rapporti di dominazione stabiliti attraverso il colonialismo e la devastazione capitalistica – rapporti che ancora oggi vengono riprodotti.

Il dialogo interculturale è un appello per una società della condivisione basata sul riconoscimento delle differenze e sulla reale emancipazione di ogni persona.

 

PONTI, NON MURA!

 

Fronte antirazzista senza confini

 

 Statement of the Antiracist front without borders

 

::: Festival of open borders for ALL :::

::: 25.9.15 // 17.00 // LJUBLJANA // PREŠERNOV TRG :::

 

Many of us are concerned about the shameful response of EU and its member states to the refugee crisis. Hungary closed its border with Serbia and militarized it. Germany and Austria abolished the Schengen agreement and again introduced control on the internal borders of EU. The response of the Slovenian government is irresponsible and inappropriate. Media coverage and the actions of political elites that are trying to cover up the responsibilities of the EU for the refugee crisis are fuelling the climate of irrational fear of refugees that is giving rise to yet unseen flood of xenophobic and racist standpoints. Certain political groups with nazi-fascist ideologies want to take advantage of the current situation. These same forces announced a demonstration against refugees under the name “Slovenia, protect your borders” (“Slovenija zavaruj meje”) on Friday, 25th of September 2015.

 

Antiracist front, which is a network of collectives, organizations and individuals, is building solidarity with refugees and decided to react to the coming nazi-fascist demonstration with a festival for open borders for all. Through this, we want to show that a demonstration, calling for closed borders, is unacceptable since closed borders are responsible for thousands of dead refugees on the borders of EU. Our society is diverse and cultural differences enrich and empower us. We will answer the irrational fear that is fuelling ignorance and bigotry with intercultural dialogue. The latter does not ignore relations of domination that were established through colonial history and capitalist devastation and which are still reproduced today. Intercultural dialogue is a call for a society of the common, a society based on acknowledgment of differences and real emancipation of everyone.

 

BRIDGES, NOT WALLS!

 

Antiracist front without borders

 

Facebook event: https://www.facebook.com/events/1614909638769715/permalink/1616426535284692/

A fianco dei profughi

sagome«Abbiamo riempito Pordenone di sagome nere, che simbolicamente vogliono rappresentare la tragedia di tutti quei migranti morti in mare mentre inseguivano la speranza di una vita migliore. Ultimamente si parla dei profughi e dei richiedenti asilo, come di invasori che vogliono saccheggiare il nostro Paese, senza analizzare le cause di questo flusso. I paesi dai quali scappano sono spesso e volentieri gli stessi nei quali il cosiddetto “Occidente civilizzato” ha dettato legge e saccheggiato risorse, spesso finanziando guerre, creando così morte, povertà e naturalmente la fuga di milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie terre nella speranza di salvarsi la vita.»

TRIESTE: raccolta aiuti per i rifugiati al Bioest (aggiornamento 22/06: sono stati raccolti molti aiuti che sono già stati portati a Gorizia domenica sera)

PORDENONE: presidio sabato 20 giugno alle 16.30 in piazza Cavour, organizzato dall’associazione immigrati”

 

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