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Trieste 18 Marzo. Sciopero generale e presidio

 

Trieste 18 Marzo. Sciopero generale e presidio

 

Anche a Trieste, come in molte altre città, si è svolta una manifestazione in occasione dello sciopero generale proclamato da USI-AIT, CUB e SICOBAS. I compagni e le compagne dell’USI-AIT per tutta la mattinata del 18 marzo hanno allestito un presidio in Largo Barriera, per spiegare le ragioni dello sciopero e manifestare contro le politiche del governo sul lavoro e soprattutto contro le politiche di guerra e le spese militari.

In Italia la spesa destinata alle forze armate (escludendo i carabinieri) si attesta oggi circa sull’1,5% del prodotto interno e lordo, ma – secondo gli accordi presi all’interno della NATO – è destinata ad aumentare fino al 2%. La spesa per il 2015 è stata di 17 miliardi di euro, di cui ben 4,7 miliardi per l’acquisto di aerei e navi da guerra. Una cifra spropositata, a fronte delle molte lamentele sorte negli ambienti militari per fantomatici annunci di tagli e riduzioni. Tutto questo senza contare la spesa per le missioni all’estero (leggi guerre) che equivale a circa 900 milioni.

Mentre i fondi per la sanità e per le scuole vengono sempre più ridotti, le spese militari restano stabili, anche perché il governo si sta preparando, nonostante gli annunci ufficiali, ad una nuova guerra (che in realtà c’è già) in Libia. Gli interessi economici in ballo sono considerevoli, a cominciare dallo sfruttamento dei giacimenti petroliferi da parte dell’ENI.

Ma in questo paese c’è un’altra guerra in atto non dichiarata: quella contro i lavoratori e contro gli sfruttati: è una guerra combattuta a colpi di leggi (Jobs Act, Buona Scuola, ecc.) e di accordi con i sindacati di Stato (l’ultimo in ordine di tempo è l’accordo sul Testo Unico di Rappresentanza, firmato con la Confindustria non solo da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, ma anche da Cobas e USB), che da una parte legittimano lo sfruttamento e il precariato e dall’altra blindano i contratti nazionali e aziendali, in modo che non si possa levare alcuna voce contraria.

 

A livello locale i maggiori temi affrontati sono stati quelli della sanità e dei servizi educativi. Sul diritto alla salute, la Regione Friuli Venezia Giulia (a guida PD) sta passando come uno schiacciasassi, tagliando posti letto, personale sanitario e interi reparti come la Prima Chirurgica a Cattinara. Sul fronte dei servizi educativi c’è una buona notizia che riguarda la stabilizzazione di alcune decine di colleghi, ottenuta dopo molte pressioni, ma anche, dall’altra parte, la sempre maggior carenza di materiali e di fondi destinati alle attività educative. Da sempre noi chiediamo che i servizi educativi siano equamente finanziati, liberi e gratuiti.

 

A livello di adesioni lo sciopero, secondo i primi dati, ha raggiunto le aspettative, nonostante una copertura mediatica scarsa e distorta e grosse falle nella copertura informativa ufficiale. A livello mediatico quello del 18 marzo è passato quasi esclusivamente come uno sciopero dei trasporti, ed ovviamente sono stati esaltati i disagi e oscurate le motivazioni. Inoltre la comunicazione ufficiale – obbligatoria in caso di attivazione dei contingenti minimi – non è arrivata in diversi settori del pubblico impiego, tanto che è stato necessario sollecitare sia l’ufficio scolastico regionale sia il Comune. Malgrado ciò, a Trieste diverse scuole sono rimaste chiuse e vi sono state adesioni di una certa rilevanza anche nel comparto sanitario e nel trasporto ferroviario.

 

Una giornata di lotta, quella di oggi, che per essere davvero efficace deve essere inserita in un percorso conflittuale, che dimostri in modo chiaro che c’è chi alza la testa e non è più disposto ad accettare in silenzio.

Contro le guerre di oggi e di domani, per l’autogestione!

 

Un compagno dell’USI-AIT

 

Trieste: Sosteniamo Vio.Me

001tsviomeSabato 21 novembre, nonostante la pioggia e il vento forte, alcun* solidal* hanno srotolato uno striscione di fronte al consolato greco in solidarietà alla lotta degli operai della Vio.Me, una fabbrica di saponi e detergenti autogestita da ben tre anni dagli stessi lavoratori, dopo che i padroni l’avevano abbandonata nel 2011.

 

Da un momento all’altro la Vio.Me rischia lo sgombero e la chiusura, poiché i terreni in cui sorge sono stati messi all’asta dalla magistratura. L’asta è prevista per il 26 novembre, e continuerà finché non sarà trovato un compratore.

 

Contro lo sgombero della Vio.Me, contro la speculazione e in solidarietà ai lavoratori della fabbrica è stata indetta una settimana internazionale di moblilitazione dal 17 al 24 novembre.

 

Oggi anche a Trieste abbiamo voluto dare un piccolo contributo simbolico a questa lotta, con dei volantini sul portone del consolato e uno striscione che ribadisse la nostra solidarietà a una fabbrica senza padroni.

 

Gruppo anarchico Germinal

U.S.I. – A.I.T. Trieste/Gorizia

 

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Qui il testo del volantino:

 

Sosteniamo Vio.Me

 

una fabbrica senza padroni

Dopo esser stata abbandonata dai suoi proprietari nel 2011, la fabbrica VIOME di Salonicco (Grecia) sta funzionando da quasi tre anni in autogestione tramite l’assemblea generale degli operai. Questa esperienza è una lotta emblematica a livello internazionale poiché dimostra che la risposta alla crisi che genera milioni di disoccupati e povertà è l’emancipazione dei lavoratori e una ricostruzione produttiva basata sull’iniziativa e la creatività della società.

I lavoratori della VIOME, grazie alla loro produzione di prodotti naturali per la pulizia e l’igiene personale nella fabbrica occupata, hanno proposto un nuovo modo di produzione che vuole rispondere alle necessità della società, contro lo sfruttamento del lavoro e l’ansia di accumulazione infinita di profitti. Sfortunatamente, malgrado le promesse di una serie di governi di legittimare (compreso quello di sinistra di Syriza) questo importante esempio di autogestione operaia, i lavoratori della VIOME si vedono minacciati dal rischio della liquidazione dei terreni dove si trova lo stabilimento che metterebbe a rischio il futuro della loro attività.

 

Noi sosteniamo la lotta dei lavoratori della VIOME per l’occupazione, la dignità e la libertà, contro il sistema giudiziario che ciecamente serve gli interessi del potere. Noi siamo al loro fianco, con ogni mezzo possibile, nella difesa del loro spazio di produzione.

Le autorità greche e chi sta dietro ai business del potere che si oppongono alla lotta della VIOME sappiano che un attacco alla VIOME è pure un attacco a tutti noi. Chiediamo al governo greco di annullare l’asta sui terreni dove si trova la VIOME e di offrire una soluzione definitiva tramite espropriazione e consegna dello stabile ai lavoratori con la condizione che la fabbrica continui ad operare sotto controllo operaio e che rimanga caratterizzata da una gestione orizzontale.

Affermiamo chiaramente che non permetteremo a nessuno di consegnare la fabbrica se non ai suoi proprietari legittimi, ossia ai lavoratori e alla comunità in generale. Siamo intenzionati a sostenere questa lotta in tutte le sue tappe future.

Per informazioni e sostegno: www.viome.org/p/italiano

 

Gruppo Anarchico Germinal

 

 

gruppoanarchicogerminal@hotmail.com

 

www.germinalts.noblogs.org

 

KOPER: festa internazionalista del sindacato portuali

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Koper, Slovenia

Lavoratori del porto in festa

Sabato 6 giugno si è svolta, nei dintorni di Koper (Slovenia), l’annuale festa del più forte sindacato dei portuali di Koper, lo SZPD (Sindikat Žerjavistov Pomorskih Dejavnosti).

La festa si è sviluppata lungo tutta la giornata, dalla tarda mattinata fino all’alba del giorno dopo, e ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Oltre ai portuali sloveni e alle loro famiglie, erano presenti lavoratori del porto da tutta Europa, intervenuti per i forti legami di solidarietà stretti negli anni e per gli obiettivi comuni. Infatti lo SZPD fa parte dell’International Dockworkers Council, una confederazione internazionale di sindacati portuali basata su metodi assembleari e conflittuali e sul principio dell’internazionalismo, che riunisce associazioni sindacali di tutto il mondo.

Oltre ai lavoratori del porto, l’invito a partecipare è stato esteso anche ad altre categorie, come ad esempio i minatori sloveni, che attualmente stanno conducendo una lotta contro la chiusura delle miniere e il licenziamento dei lavoratori.

La festa è stata interamente finanziata tramite la cassa del sindacato, che vive solo grazie alle quote degli iscritti e non gode di sovvenzioni statali né da privati.

Alla festa sono stati espressamente invitati anche l’USI-AIT e il gruppo anarchico Germinal di Trieste, grazie alle proficue relazioni costruite in questi ultimi anni. Ad esempio nel 2013 alcuni aderenti allo SZPD sono intervenuti a Trieste per raccontare la propria lotta contro la privatizzazione del porto di Koper e per scambiare esperienze e prospettive, e successivamente hanno partecipato anche al corteo triestino del Primo Maggio, all’interno dello spezzone libertario.

Quello di sabato è stato un bel momento conviviale, che ha visto il rafforzamento delle relazioni e della stima reciproca, in una prospettiva internazionalista e di solidarietà attiva.

Come agisce il Sindikat Žerjavistov Pomorskih Dejavnosti?

Lo SZPD nasce nel 2006, e viene formalizzata come associazione sindacale nel 2007.

Al suo interno non vi sono presidenti né rappresentati pagati. Le decisioni vengono prese solo in assemblea e vi sono sei portavoce (che non hanno diritto di voto all’interno dell’assemblea) delegati a trattare con la direzione secondo quanto stabilito dall’assemblea stessa.

Coloro che devono sostenere delle spese vengono naturalmente rimborsati ma non vi è alcun funzionario pagato: tutte le quote sono destinate alla lotta.

Nel 2011, di fronte alla volontà dello stato sloveno di avviare la privatizzazione della propria quota di proprietà del porto di Koper, i lavoratori si organizzano e il sindacato cresce: centinaia di dockers prendono la tessera e si mobilitano, riuscendo a evitare la privatizzazione e i licenziamenti e anzi ottenendo tre posti (su nove) nel consiglio di amministrazione e la maggioranza nel consiglio dei lavoratori.

Attualmente ha più di 400 iscritti (su circa un migliaio tra operai e personale amministrativo).

Attraverso le lotte i lavoratori hanno ottenuto paghe più alte della media slovena, straordinari pagati e maggiore sicurezza sul lavoro, oltre a un peso notevole nelle decisioni di gestione e organizzazione del porto.

Autogestione e conflitto

In Slovenia non vi è una lunga storia sindacale di lotta contro il padronato e le classi dirigenti. Il modello jugoslavo di sindacato statale è ancora troppo vicino e le grandi organizzazioni sindacali attive nel piccolo paese (sono due, Zveza Svobodnih Sindikatov Slovenije e la più piccola Konfederacija Sindikatov 90) non si sono mai smarcate da quel modello. Perciò è estremamente positivo che esistano sindacati conflittuali e autogestionari attivi e partecipati da parte dei lavoratori, e benché attualmente le esperienze di questo tipo siano limitate, stanno con il tempo crescendo e acquisendo peso e fiducia tra i lavoratori. Anche per questo rafforzare le relazioni internazionali e il confronto non può che fare bene, così come far conoscere queste esperienze anche all’esterno è un contributo alla loro crescita e sviluppo.

r.v.

 

Questo articolo apparirà su Umanità Nova di questa settimana

 

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PORDENONE: una ventata di aria fresca al corteo di cgil e uil…

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Anche nella provincia di pordenone la crisi si fa sentire in maniera pesante: desertificazione industriale, precariato, ricatto padronale che ci impone di cedere diritti per mantenere o accedere ad uno straccio di posto di lavoro. In questo quadro si inseriscono i provvedimenti della politica del jobs act che di fatto concede una sponda alle richieste di confindustria senza considerare minimamente gli aspetti concernenti la dignità del lavoro e la difesa dei lavoratori. Sempre più precari e sempre più precarizzati i lavoratori non hanno più punti di riferimento. A questo punto è stata creata la rete dei precari Riff Raff, per dare a chi non ce la fa più un luogo dove discutere agire e reagire. Perché quello che vogliamo non lo possiamo più elemosinare ma lo dobbiamo rivendicare ed esigere con l’aiuto di tutti e tutte. Quindi venerdi 12 dicembre saremo in piazza tra i lavoratori, i disoccupati, gli studenti ed i precari a ribadire che il futuro non è più nelle nostre mani,e l’unica nostra arma è la lotta.

 

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TRIESTE: volantinaggio alla barcolana contro Eataly

Anche a Trieste oggi c’è stata una piccola iniziativa di denuncia delle condizioni di lavoro all’interno di Eataly, l'”azienda modello” tanto cara a Renzi.

Questo pomeriggio un gruppetto di compagni e compagne ha volantinato di fronte al mega stand di Eataly il volantino che riportiamo di seguito. Lo stand per l’occasione della barcolana fa parte del lancio pubblicitario di eataly che fra qualche mese sbarcherà anche a Trieste sulle rive nell’ex magazzino vini. Il volantinaggio è stato tranquillo nonostante l’apparizione dei digossini.

Al link qui sotto un report di altre iniziative in giro per l’italia:

http://clashcityworkers.org/lotte/cosa-si-muove/1651-eataly-manifestazioni-volantinaggi-italia-new-york.html

 

Ecco il testo del volantino diffuso:

 

Aiuta i lavoratori in lotta di Eataly
Consegna il coupon alle casse!

Eataly non rispetta i diritti dei lavoratori!

I dipendenti fiorentini hanno avuto il merito di scoperchiare un vaso di Pandora. Essi hanno dimostrato, grazie ad un’inchiesta interna autoprodotta (che trovate sul loro blog, https://lavoratorieataly.wordpress.com), che Farinetti utilizza le forme contrattuali a tempo determinato ben oltre i limiti legali, col solo scopo di disporre totalmente delle vite dei suoi dipendenti.
Dentro Eataly, si lavora troppo e in troppo pochi, e chi non si adatta si ritrova per strada alla fine del proprio contratto a termine.
Dentro Eataly lo straordinario è obbligatorio, gli orari, quando tutto va bene, escono il venerdì per il lunedì successivo, è difficilissimo lavorare esclusivamente le ore da contratto.
Dentro Eataly i dipendenti sono costantemente demansionati, la maggior parte di loro lavora con contratti di apprendistato (a termine, grazie ai quali l’azienda non versa i contributi), a tempo determinato o regalando assurdamente parte del proprio salario ad un’agenzia interinale.

Calpestati nella dignità, sfruttati, truffati nei loro salari. ORA BASTA!

Gli operai si stanno organizzando:
1) Per il rispetto del CCNL, cioè la stabilizzazione dei dipendenti, e non solo di quel 38% previsto dall’accordo sindacale del 4 settembre. Essi hanno già ottenuto una piccola ma importante vittoria. Ma non basta;
2) Per il reintegro dei lavoratori fiorentini che hanno scioperato;
3) Per il miglioramento delle condizioni di lavoro (turni fissati per tempo, elezione responsabile sicurezza, più flessibilità oraria, elezione delegati, rispetto della dignità di noi lavoratori).

In questo mesi, sconfiggendo la paura, hanno dimostrato che è possibile organizzarsi e lottare.
Adesso serve il tuo sostegno. Occorre il tuo aiuto.
 
Occorre che altri operai, altri cittadini, facciano sentire la loro voce ad Eataly
Sostenere questa lotta significa sostenere la DIGNITA’
di tutti i lavoratori ed il diritto ad una esistenza migliore.

CONTRO PREVARICAZIONE E SFRUTTAMENTO! Consegna questa denuncia ad Eataly
Strappa e consegna alle casse il testo sottostante

Alla Direzione di Eataly s.r.l., Via Vittorio Emanuele, 6 – 12051, Alba
IO SONO DALLA PARTE DEI LAVORATORI!

Sono solidale con chi lotta per il rispetto dei propri diritti, delle proprie condizioni di lavoro e della propria DIGNITA’!

Per oggi mi unisco alla denuncia, da domani non comprerò più nei vostri negozi.

Un cliente non indifferente

SCIOPERO GENERALE E SOCIALE/ Udine, Pordenone, Trieste

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 Udine+report+foto                          Pordenone                     Trieste – REPORT

 

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TRIESTE: corteo e occupazione per lo sciopero generale

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Un splendido sole ha incorniciato questa bella giornata di lotta nella città dell’alabarda.
Il percorso che ha portato ad oggi è iniziato alcune settimane fa, su impulso dei sindacati di base presenti in città (USI-AIT, COBAS e USB) e dei collettivi studenteschi (Unione degli Studenti e Coordinamento degli Studenti Medi) ma hanno poi dato la loro adesione la quasi totalità dei gruppi, associazioni, collettivi e partiti a sinistra del PD. Insomma, dopo tanti -troppi- anni, un’iniziativa di piazza veramente condivisa e senza strascichi polemici. La preparazione dello sciopero si è sviluppata con un percorso assembleare e attraverso volantinaggi e manifesti affissi nei luoghi di lavoro (in particolare nei settori dove è maggiormente presente il sindacalismo alternativo), nelle scuole,nelle università e nei quartieri, e con presidi e conferenze stampa. Un buon lavoro, che però avrebbe dato sicuramente frutti maggiori se fosse iniziato meno a ridosso della scadenza.
Primo appuntamento del giorno alle 8,30 in Largo Barriera, dove Usi-Ait e Usb hanno organizzato un presidio e volantinaggio, che ha visto confluire diverse decine di persone. Il secondo appuntamento alle 9,00 in Piazza Goldoni, punto di ritrovo di studenti medi, Cobas e altri aderenti. Da qui partiva poi il corteo che, passando per Largo Barriera, si faceva unitario e forte a questo punto di oltre 400 persone. Ad aprire lo striscione “Renzi contro tutti…tutti contro Renzi”. Dal camioncino con l’amplificazione si sono susseguiti vari interventi al microfono sui temi della giornata: la lotta contro le politiche governative, per il diritto alla casa e al reddito, contro i tagli ai servizi sociali, contro il razzismo e la guerra fra poveri, le spese militari, le grandi opere inutili. E’ stata ribadita la solidarietà ai compagni e alle compagne in carcere per le loro lotte, a partire da quelle No Tav. Massiccio anche il volantinaggio ai passanti.
 Molto buona la partecipazione alla spezzone anarcosindalista dell’Usi-Ait, posizionato al centro della manifestazione, che ha visto la presenza di varie decine di compagni e compagne con le bandiere del sindacato, anarchiche e Notav, diffusione di volantini e Umanità Nova. Arrivati nella centrale piazza della Borsa il corteo si concluso con un assemblea a microfono aperto. Ma la giornata non è finita in quanto, proprio alla fine del percorso, i collettivi degli studenti medi hanno annunciato l’occupazione dell’ex-succursale in abbandono di un liceo, per una tre giorni di iniziative per reclamare uno spazio autogestito degli studenti.
Al momento non si hanno ancora i dati di adesione allo sciopero nei vari comparti. Sicuramente è stato uno sciopero di minoranza, su cui hanno pesato anche fattori specifici e contingenti: la proclamazione due giorni prima da parte della Cgil di uno sciopero per il prossimo 5 dicembre (manovra non originale, atta deliberatamente ad oscurare il sindacalismo conflittuale), la manifestazione della Fiom a Milano (da Trieste tutta la sinistra Cgil, che pure aveva aderito localmente al corteo, è andata là) e il fatto che questo fosse il terzo sciopero in un mese (10 ottobre Cobas e studenti, 24 ottobre Usb) a vedere mobilitazioni anche locali.
A queste difficoltà, si sommano, come sempre, sia la non-comunicazione dello sciopero in vari luoghi di lavoro da parte degli organi preposti, che l’esplicito boicottaggio da parte della triplice. A titolo di esempio, abbiamo avuto conferma diretta che in alcune aziende sanitarie è stato detto a gruppi di lavoratori e lavoratrici che, pur non essendo iscritti ai sindacati di base, volevano aderire allo sciopero, che lo stesso era stato revocato. Le solite miserie e meschinità del sindacalismo di stato.
In ogni caso è stata un giornata molto importante di ricomposizione dell’area di conflitto sociale presente in città, si tratta ora di continuare il percorso intrapreso. Si tratta inoltre, come anarchici e sindacalisti libertari, di assumerci le nostre responsabilità e saper essere punto di riferimento. Il lavoro svolto in queste settimane dimostra -una volta di più- che abbiamo tutte le carte per poterlo fare.
Infoaction reporter (foto su www.info-action.net)

(questo articolo apparirà su Umanità Nova)

Qui un video

Qui il Piccolo online

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L’ENTRATA DELLO SPAZIO OCCUPATO

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UDINE/ Mercoledì 26 conferenza con Luca Rastello

Presso la sala Erdisu 26 novembre ore 20.30
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ANTIMAFIA, LEGALITÀ, CONSENSO SOCIALE, VOLONTARIATO OBBLIGATORIO, RETORICA DEL BENE…

PRESENTAZIONE DEL LIBRO I BUONI Romanzo sul mondo delle Onlus Edito da chiarelettere

SARÀ PRESENTE L’AUTORE LUCA RASTELLO

Giornalista e operatore umanitario. Ha lavorato per il gruppo Abele, dirigendo “Narcomafie”, per “L’Indice” e Osservatoriobalcani.org. Collabora con “La Repubblica” e ha scritto La guerra in casa, La frontiera addosso, Binario morto.

MERCOLEDÌ 26 NOVEMBRE 2014 h 20.30 AULA DIDATTICA ERDISU – VIALE UNGHERIA 45 UDINE

Iniziativa a cura di lavoratrici e lavoratori del Terzo settore – USB Unione sindacale di base FVG

 

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Monfalcone: caporalato in Cantiere

da Il Piccolo del 12 marzo 2014 – Gorizia-Monfalcone, pag. 26

 

Sfruttavano i bengalesi: 3 arresti negli appalti coinvolte 8 imprese

Organizzazione di 27 persone smascherata dai carabinieri

Le accuse: associazione per delinquere e truffa allo Stato

 

Assunzione, licenziamento e riassunzione in una ditta amica: lavoratori come palline da ping-pong che passano in maniera disinvolta da una società a un’altra. Lo scopo è doppio: da una parte ottenere dallo Stato gli incentivi e i contribuiti previdenziali legati all’assunzione di nuove maestranze; dall’altro, grazie alla riduzione dei costi d’impresa, proporre a Fincantieri contratti di appalto concorrenziali. La rete di società creata per sfruttare la manodopera bengalese a bassissimo costo è stata però scoperta dai carabinieri e il sistema smantellato.

 

Sono tre le ordinanze di custodia cautelare, cinque le persone indagate sottoposte all’obbligo di firma e altre 19 quelle denunciate a piede libero nell’ambito dell’operazione “Freework2”. I reati complessivamente contestati sono – a vario titolo e con diversi gradi di responsabilità – di associazione a delinquere finalizzata: alla truffa aggravata ai danni dello Stato, all’intermediazione illecita di manodopera e allo sfruttamento, alla somministrazione fraudolenta di manodopera, all’estorsione e minaccia ai danni dei lavoratori, alla corruzione fra privati e incaricati di pubblico servizio, alla commissione di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro fino al falso.

 

Il blitz è scattato ieri mattina all’alba. In esecuzione dell’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Gorizia Massimiliano Rainieri su richiesta del pm Michele Martorelli, i carabinieri del Nucleo investigativo di Gorizia si sono presentati alla porta del 48enne amministratore unico e coproprietario della ditta Scf srl nonché amministratore unico della Sea srl Giuseppe Comentale, dell’omonimo quarantareenne titolare della Edil.Naval srl e del 35enne bengalese dipendente e responsabile di cantiere della Ma&Ea srl Morshed Kamal. La loro posizione è la più delicata e i tre si trovano agli arresti domiciliari. In via preventiva, nella stessa mattinata, sono stati bloccati anche 235mila euro depositati su vari conti correnti bancari.

 

L’operazione avviata alla fine del 2011 è stata sviluppata dal Nucleo investigativo in stretta collaborazione con il Nucleo ispettorato del lavoro dell’Arma e la Compagnia di Monfalcone per contrastare, da un lato, i reati a danno dell’economia e delle finanze pubbliche, dall’altro per fermare lo sfruttamento dei lavoratori stranieri.

 

Mano a mano che le attività di polizia giudiziaria sono andate avanti, le maestranze (soprattutto bengalesi, ma non soltanto) hanno denunciato minacce, sopprusi e condizioni di lavoro degradanti. Le testimonianze hanno evidenziato l’esistenza di un’organizzazione complessa ed articolata tra le società Sait spa, Isotermo srl, Elynaval srl, Edil.Naval srl, Ma&Ea srl, Iso.C srl, Scf srl e Sea srl.

 

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il non rispetto degli orari di lavoro, delle mansioni svolte, delle retribuzioni corrisposte, delle disposizioni in materia di sicurezza, nonché i licenziamenti/dimissioni imposti e le altrettanto imposte riassunzioni in altre ditte del gruppo (utili a sfruttare gli incentivi ed i contributi previdenziali offerti dallo Stato) attuate in modo scientifico, hanno permesso di accaparrarsi gli appalti Fincantieri, ma anche ingenti illeciti guadagni attraverso i risparmi ottenuti sui contributi previdenziali dei lavoratori. In occasione dei licenziamenti forzati, inoltre, le maestranze venivano obbligate a firmare dichiarazioni di avvenuta liquidazione dei Tfr che in realtà non venivamo versati.

 

 

Accertato un illecito profitto per quasi 2 milioni

La polizia giudiziaria isontina ha contestato 386 sanzioni amministrative. Congelati 235mila euro dai conti correnti

 

Un illecito profitto da quasi due milioni di euro. È quanto ha accertato l’indagine “Freework 2” della Procura della Repubblica di Gorizia nei confronti delle otto ditte dell’indotto Fincantieri che operavano negli stabilimenti navali di Monfalcone, Trieste e Marghera e si occupavano di coibentazione, isolamento e arpionatura sulle navi da crociera. La polizia giudiziaria del capoluogo isontino ha loro contestato complessivamente 386 sanzioni amministrative per illecito impiego di manodopera o caporalato. L’importo totale dei verbali ammonta a 939mila 540euro. In via precauzionale, sui conti correnti bancari dei principali soggetti dell’organizzazione sono stati congelati 235mila euro, denaro che in caso di condanna verrà definitivamente confiscato.

 

Per certi versi, l’operazione conclusa ieri lancia un messaggio nei confronti di un sistema malato in cui lo sfruttamento dei lavoratori ha raggiunto livelli in alcuni casi eccessivi. Nella rete del caporalato sono finiti non solo cittadini stranieri inconsapevoli di quanto stava succedendo e pronti a tutto pur di non dover rientrare in patria, la crisi ha spinto al compromesso anche lavoratori italiani che, pur di portare a casa uno stipendio minimo, hanno accettato condizioni estreme, condizioni che non tenevano in alcun conto le contrattazioni nazionali collettive di settore.

 

Le indagini hanno evidenziato che i lavoratori venivano sottoposti a minacce ed estorsioni oltre che impiegati senza certezza negli orari di lavoro, né di mansioni, retribuzioni o condizioni di sicurezza. Venivano imposte loro dimissioni, false liquidazioni e riassunzioni in altre ditte del gruppo utili per sfruttare gli incentivi e i contributi previdenziali offerti dallo Stato, con illeciti guadagni attraverso i risparmi ottenuti sui contributi dei lavoratori.

 

Gli incentivi statali legati al movimento di personale dipendente da una ditta all’altra hanno portato a risparmi sui salari e questo ha reso il gruppo concorrenziale nel mondo degli appalti navali.

 

 

Troppi infortuni in casa: così è partita l’indagine

Per eludere controlli sulla sicurezza molti lavoratori stranieri costretti a dichiarare al pronto soccorso di essersi feriti quando avevano già finito il turno

 

Incongruenze statistiche: da qui parte l’operazione “Freework 2”, il filone investigativo sullo sfruttamento del lavoro a basso costo legato alle indagini che tra il 2010 e il 2011 si erano concluse con l’arresto di 5 persone e il deferimento in stato di libertà di altre 4 per associazione a delinquere finalizzata all’estorsione e allo sfruttamento dei lavoratori e di truffa aggravata ai danni dello Stato.

 

Erano troppi e troppo strani gli infortuni domestici denunciati al pronto soccorso di Monfalcone da alcuni lavoratori bengalesi. Non quadravano né al personale sanitario, né agli investigatori: perché mai uno, due, tre… operai avrebbero dovuto lavorare con la fiamma ossidrica a casa poco dopo la fine del proprio turno di lavoro? Strano, troppo strano. Dagli approfondimenti sarebbe emerso un sistema per mascherare gli infortuni sul lavoro. In questo un ruolo chiave sarebbe da attribuire al “terzo uomo”: Morshed Kamal. Il trentacinquenne dipendente e responsabile del cantiere della

 

Ma&Ea sarebbe stato l’interfaccia culturale di cui aveva bisogno il gruppo per sfruttare i bengalesi. Sarebbe stato lui a “gestire le risorse umane”: oltre a impartire gli ordini operativi alle maestranze.

 

Approfittando della loro ignoranza, godeva della fiducia dei connazionali tenendoli in pugno. Era lui che faceva firmare i contratti di assunzione o le lettere di licenziamento. Quando qualcuno si faceva male, lo mandava a casa con l’ordine di attendere almeno un paio d’ore prima di presentarsi all’accettazione del pronto soccorso. Ecco allora che sul portale unico delle società Iso.C, Scf, Ma&Ea si legge che l’organico selezionato è altamente qualificato e grazie alla sua pluriennale esperienza è stato scelto tra quei lavoratori che mai sono incorsi in infortuni nella loro carriera.

 

Strani sono apparsi anche i numerosi licenziamenti di lavoratori a tempo indeterminato. Perché lavoratori che per mantenere il proprio permesso di soggiorno hanno bisogno di un contratto, si dimettono all’improvviso e di continuo? Incongruenze statistiche, appunto. La massa di lavoratori gestita prima da una società, poi dall’altra era anche di 200 persone. Alle volte ai dipendenti veniva fatto credere d’essere in ferie: in realtà venivano licenziati e al loro ritorno venivano riassunti dalla ditta collegata del gruppo.

 

Il quadro disegnato dagli investigatori ha evidenziato società connesse tra loro per i vincoli operativi legati ai subappalti, ma anche attraverso co-intestazioni e vincoli di parentela tra titolari responsabili: un metodo di fare impresa definito “scriteriato” volto alla strutturazione di un’organizzazione a delinquere.

 

 

A maggio udienza del processo per estorsione

Imputato assieme al fratello e al padre anche Pasquale Comentale, ex tronista di “Uomini e donne”

 

Di caporalato nell’appalto Fincantieri si parlerà a maggio davanti ai giudici del tribunale di Gorizia in occasione del processo che vede imputati di associazione per delinquere ed estorsione aggravata Angelo Comentale, 57 anni, e i figli Giuseppe, 35, e Pasquale, 30, ex tronista di “Uomini e donne”, assieme agli operai Amin Ruhul, 35, e Alessandro Rispoli, 43, nonchè Anna De Simone, 52, moglie di Angelo Comentale, e Miah Kabir, 41, quest’ultimo in relazione alla sola accusa di estorsione.

 

Nell’udienza di maggio deporrà il perito incaricato di trascrivere le oltre cento telefonate intercettate durante l’indagine. E con lui saranno sentiti anche alcuni testi indicati dal pubblico ministero. L’inchiesta aveva portato alla scoperta di un’organizzazione che, come sostenuto dalla Procura, era dedita principalmente all’estorsione ai danni dei cittadini bengalesi (alcuni si sono costituiti parte civile), sfruttandone l’attività professionale, sottopagandoli e costringendoli con violenza e minaccia ad accettare condizioni deteriori rispetto a quelle previste dalla contrattazione collettiva di lavoro. Il tutto, secondo il capo di imputazione, attraverso il succedersi delle ditte riconducibili ai Commentale, come la Edilnaval, la Navalplanet e la Sea Work, con identico oggetto sociale e sostanziale identità organizzativa.

 

Nutrito il collegio di difesa (avvocati Roberto Corbo, Francesco De Benedittis, Alberto Tarlao, Massimo Bergamasco, Giovanni Iacono e Mariarosa Platania) che nel dibattimento punterà a smontare le accuse in particolare quella dell’associazione a delinquere che era stata negata in un primo momento dal Gip Santangelo, ma poi riconosciuta sia dal Riesame sia dalla Cassazione.

 

In precedenza il tribunale di Gorizia aveva respinto la richiesta di citare quali responsabili civili la Fincantieri e le ditte di appalto Danmont e Sait. Sì invece alla citazione di altre ditte come la Edilgreen e la Sea Work. Una decisione che farà discutere e che ha già fatto storcere il naso alla Fiom Cgil e ai 16 lavoratori bengalesi costituitisi parte civile e che avevano richiesto la citazione di Fincantieri e delle altre due ditte d’appalto. Un modo per cercare di avere una solida copertura per i risarcimenti in caso di condanna degli imputati.

 

da Il Piccolo on-line del 11 marzo 2014

Caporalato nel subappalto della Fincantieri, tre arresti a Monfalcone

Sono in tutto 27 le persone finite nella rete dell’indagine dei carabinieri. I reati contestati: associazione per delinquere, sfruttamento di mandopera, truffa aggravata ai danni dello Stato. L’azienda non è coinvolta

 

 

Tre persone sono state arrestate, altre cinque sottoposte all’obbligo di firma e 19 denunciate nell’ambito di un’indagine sullo sfruttamento di lavoratori, perlopiù bengalesi, delle aziende che operano nell’indotto della Fincantieri, che non risulta coinvolta nell’indagine.

 

Nel corso dell’operazione i carabinieri hanno provveduto al sequestro preventivo di 235mila euro sui conti correnti dei titolari delle sei ditte coinvolte. I tre arrestati, due italiani e un bengalese (i nomi sul cartaceo di mercoledì 11 marzo), sono già ai domiciliari.

I provvedimenti, emessi dal Gip presso il Tribunale di Gorizia Massimiliano Rainieri, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Michele Martorelli, giungono a conclusione dell’indagine «Freework 2», sviluppata tra il 2012 e il 2013 con lo scopo di verificare la gestione di alcune attività imprenditoriali della provincia isontina in appalto e subappalto, impegnate nella realizzazione delle navi da crociera a Panzano, Trieste e Marghera, e segue la prima “tranche” condotta tra il 2010 e il 2011, conclusasi con cinque arresti e quattro denunce.

I nuovi accertamenti sono scaturiti da alcune incongruenze statistiche, da una gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro e delle maestranze poco chiara, che ha portato a centrare l’attenzione sulle società Sit spa, Isotermo srl, Elynaval srl, Edil.naval srl, Ma&ea srl, Iso. C. srl, S.C.F. srl e Sea srl, connesse tra di loro per vincoli lavorativi, di cointestazione o di parentela tra i titolari, e in grado di impiegare fino a 200 operai contemporaneamente.

Gli investigatori hanno portato alla luce lo sfruttamento delle maestranze e continui movimenti fra ditte della manodopera, in particolare del Bangladesh. I lavoratori venivano sottoposti a minacce ed estorsioni, impiegati senza orari di lavoro certi, mansioni, retribuzioni e condizioni di sicurezza certi. Venivano imposti dimissioni, false liquidazioni del Tfr e riassunzioni in altre ditte del gruppo, utili per sfruttare gli incentivi e i contributi previdenziali offerti dallo Stato, con illeciti guadagni attraverso i risparmi ottenuti sui contributi dei lavoratori.

 

da Il Piccolo del 28 febbraio 2014

Riprenderà a maggio il processo sul caporalato nell’appalto di Fincantieri, che vede imputati di associazione a delinquere e estorsione aggravata Angelo Commentale, 57 anni, e i figli Giuseppe, 35, e Pasquale (foto), 30, ex tronista di “Uomini e donne”, assieme agli operai Amin Ruhul, 35, e Alessandro Rispoli, 43, nonchè Anna De Simone, 52, moglie di Angelo Commentale, e Miah Kabir, 41, quest’ultimo in relazione alla sola accusa di estorsione. La prossima udienza vedrà la deposizione del perito incaricato a trascrivere le oltre cento telefonate intercettate durante l’indagine . E con lui saranno sentiti anche alcuni testi indicati dal pubblico ministero. L’inchiesta aveva portato alla scoperta di un’organizzazione che, come sostenuto dalla Procura, era dedita principalmente all’estorsione ai danni dei cittadini bengalesi (alcuni si sono costituiti parte civile), sfruttandone l’attività professionale, sottopagandoli e costringendoli con violenza e minaccia ad accettare condizioni deteriori rispetto a quelle previste dalla contrattazione collettiva di lavoro. Il tutto, secondo il capo di imputazione, attraverso il succedersi delle ditte riconducibili ai Commentale, come la Edilnaval, la Navalplanet e la Sea Work, con identico oggetto sociale e sostanziale identità organizzativa. Nutrito il collegio di difesa (avvocati Roberto Corbo, Francesco De Benedittis, Alberto Tarlao, Massimo Bergamasco, Giovanni Iacono e Mariarosa Platania) che nel dibattimento punterà a smontare le accuse in particolare quella dell’associazione a delinquere che era stata negata in un primo momento dal Gip Santangelo, ma poi riconosciuta sia dal Riesame che dalla Cassazione.

 

Sfruttavano i bengalesi: 3 arresti negli appalti coinvolte 8 imprese

Organizzazione di 27 persone smascherata dai carabinieri

Le accuse: associazione per delinquere e truffa allo Stato

 

di Stefano Bizzi

Assunzione, licenziamento e riassunzione in una ditta amica: lavoratori come palline da ping-pong che passano in maniera disinvolta da una società a un’altra. Lo scopo è doppio: da una parte ottenere dallo Stato gli incentivi e i contribuiti previdenziali legati all’assunzione di nuove maestranze; dall’altro, grazie alla riduzione dei costi d’impresa, proporre a Fincantieri contratti di appalto concorrenziali. La rete di società creata per sfruttare la manodopera bengalese a bassissimo costo è stata però scoperta dai carabinieri e il sistema smantellato.

Sono tre le ordinanze di custodia cautelare, cinque le persone indagate sottoposte all’obbligo di firma e altre 19 quelle denunciate a piede libero nell’ambito dell’operazione Freework2”. I reati complessivamente contestati sono – a vario titolo e con diversi gradi di responsabilità – di associazione a delinquere finalizzata: alla truffa aggravata ai danni dello Stato, all’intermediazione illecita di manodopera e allo sfruttamento, alla somministrazione fraudolenta di manodopera, all’estorsione e minaccia ai danni dei lavoratori, alla corruzione fra privati e incaricati di pubblico servizio, alla commissione di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro fino al falso.

Il blitz è scattato ieri mattina all’alba. In esecuzione dell’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Gorizia Massimiliano Rainieri su richiesta del pm Michele Martorelli, i carabinieri del Nucleo investigativo di Gorizia si sono presentati alla porta del 48enne amministratore unico e coproprietario della ditta Scf srl nonché amministratore unico della Sea srl Giuseppe Comentale, dell’omonimo quarantareenne titolare della Edil.Naval srl e del 35enne bengalese dipendente e responsabile di cantiere della Ma&Ea srl Morshed Kamal. La loro posizione è la più delicata e i tre si trovano agli arresti domiciliari. In via preventiva, nella stessa mattinata, sono stati bloccati anche 235mila euro depositati su vari conti correnti bancari.

L’operazione avviata alla fine del 2011 è stata sviluppata dal Nucleo investigativo in stretta collaborazione con il Nucleo ispettorato del lavoro dell’Arma e la Compagnia di Monfalcone per contrastare, da un lato, i reati a danno dell’economia e delle finanze pubbliche, dall’altro per fermare lo sfruttamento dei lavoratori stranieri.

Mano a mano che le attività di polizia giudiziaria sono andate avanti, le maestranze (soprattutto bengalesi, ma non soltanto) hanno denunciato minacce, sopprusi e condizioni di lavoro degradanti. Le testimonianze hanno evidenziato l’esistenza di un’organizzazione complessa ed articolata tra le società Sait spa, Isotermo srl, Elynaval srl, Edil.Naval srl, Ma&Ea srl, Iso.C srl, Scf srl e Sea srl.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il non rispetto degli orari di lavoro, delle mansioni svolte, delle retribuzioni corrisposte, delle disposizioni in materia di sicurezza, nonché i licenziamenti/dimissioni imposti e le altrettanto imposte riassunzioni in altre ditte del gruppo (utili a sfruttare gli incentivi ed i contributi previdenziali offerti dallo Stato) attuate in modo scientifico, hanno permesso di accaparrarsi gli appalti Fincantieri, ma anche ingenti illeciti guadagni attraverso i risparmi ottenuti sui contributi previdenziali dei lavoratori. In occasione dei licenziamenti forzati, inoltre, le maestranze venivano obbligate a firmare dichiarazioni di avvenuta liquidazione dei Tfr che in realtà non venivamo versati.

TRIESTE/In difesa dei servizi educativi

Giovedì 15 maggio si è svolta una manifestazione autorganizzata dalle lavoratici e dai lavoratori dei servizi educativi nel Comune di Trieste sotto il Consiglio comunale…

 

Per la difesa dei servizi educativi pubblici di Trieste

Contro i tagli e la privatizzazione

 

m trieste15

 

Un centinaio di persone hanno partecipato, giovedì 15 maggio, alla manifestazione organizzata da un gruppo di educatori ed educatrici precarie del Comune di Trieste per la difesa dei servizi educativi del Comune: ricreatori (per chi non lo sapesse sono strutture dedicate a bambini/e e ragazzi/e dai 6 ai 18 anni in cui può essere praticato gioco libero, attività ludiche e sportive, sostegno nei compiti scolastici, ecc.), asili nido e scuole dell’infanzia. In particolare i ricreatori sono il servizio con più personale precario: quasi la metà infatti di coloro che vi lavorano quotidianamente hanno contratti a scadenza media, breve e brevissima e sono a rischio costante di essere lasciati a casa da un anno all’altro (i più fortunati…).

Quindi è il servizio che ad oggi rischia maggiormente riduzioni e tagli pesanti.

In particolare quest’anno, dopo i roboanti proclami dell’Assessore al personale, che annunciavano l’assunzione di duecento persone nell’area educazione del Comune, la Giunta comunale, alla fine di marzo, si è trovata di fronte ad una sentenza della Corte Costituzionale che dichiarava illegittimi tutti i contratti stipulati nel pubblico impiego a livello regionale dal 2011 ad oggi. La Regione si è attivata immediatamente… imponendo agli enti locali di bloccare tutti i nuovi contratti per un periodo indefinito. E il Comune non ha fatto altro che adeguarsi, bloccando a sua volta quasi tutti i contratti di supplenza nei ricreatori (continuano ad essere stipulati solo quelli, a brevissima scadenza, necessari affinché i servizi non vengano chiusi del tutto).

Un corto circuito istituzionale, hanno detto. La conseguenza di ciò è che c’è il serio rischio che vengano lasciati a casa, da qui a settembre, centinaia di lavoratori e lavoratrici e che ciò si ripercuota pesantemente su chi usufruisce dei servizi educativi.

La manifestazione di giovedì aveva l’obiettivo di fare pressione sul Consiglio comunale affinché fosse approvata una delibera che valutasse i servizi educativi del Comune come essenziali ed infungibili, in modo da continuare ad assumere a tempo determinato il personale, derogando ai limiti imposti dalla legislazione nazionale. Un primo passaggio questo – infatti il passaggio fondamentale è dato dal cambio dello Statuto del Comune – ma significativo, perché poi non vi sia possibilità di alibi o giustificazioni da parte di coloro che governano questa città.

La mozione è stata approvata all’unanimità grazie alla presenza attiva in aula di una quarantina di lavoratori e lavoratrici e molte altre persone solidali sotto il Comune, ma più della delibera in sè è importante il fatto che attorno all’essenzialità e all’inderogabilità dei servizi educativi vi sia attenzione e solidarietà da parte di una fetta consistente di questa città.

Un grosso sostegno alla manifestazione e all’intera mobilitazione è stato accordato dall’Unione Sindacale di Base, senza il cui apporto sarebbe stato impossibile arrivare a un risultato positivo come questo.

La lotta per la salvaguardia dei servizi educativi, contro la loro privatizzazione e contro i licenziamenti di massa è solo ai primi passi e la strada è ancora molto lunga, ma è iniziata con il piede giusto.

 

frà precario