Marzo 18th, 2017 — Clima e Potere, General
E’ quindi arrivata la seconda parte del rapporto IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che nella sintesi pubblicata dai media riporta quanto segue
Yokohama, 31 marzo 2014 – Insicurezza alimentare, accesso all’acqua, spostamenti migratori, conflitti… L’impatto dei cambiamenti climatici, che si ripercuote già su “tutti i continenti e gli oceani”, diventerà sempre più grave nel 21esimo secolo, avvertono gli esperti dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) nella seconda parte del quinto rapporto pubblicato oggi a Yokohama, che servirà da base ai negoziati sul clima.”La probabilità di conseguenze gravi, estese ed irreversibili aumenta con l’intensificazione del riscaldamento”, si legge nel rapporto, che prevede costi per migliaia di miliardi di dollari all’ecosistema se non verranno posti limiti alle emissioni di gas a effetto serra. “Nessun abitante di questo pianeta sarà risparmiato dalle conseguenze dei cambiamenti climatici”, ha detto il presiedente dell’Ipcc, Rajendra Pachauri. Secondo le previsioni dell’Ipcc la temperatura globale salirà di 0.3-4.8 gradi Celsius in questo secolo, mentre il livello del mare si innalzerà tra i 26 e gli 82 centimetri entro il 2100. Si calcola che un riscaldamento di circa 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali potrebbe costare circa lo 0.2-2.0 % del pil globale annuo. Le conseguenze si amplificano in modo quasi esponenziale con ogni grado di temperatura in più e, oltre i 4 gradi, le conseguenze potrebbero essere disastrose, con migrazioni di massa dalle zone divenute inabitali e conseguenti conflitti. Il rapporto sostiene che il rischio planetario potrebbe essere sostanzialmente contenuto solo se le emissioni di gas serra verranno ridotte nettamente.
Di fronte questo scenario avremo ovviamente un intensificarsi delle strutture di controllo e repressione a livello planetario.
Dal punto di vista anarchico dobbiamo fare essenzialmente due cose.
1. Approfondire e diffondere l'”utopia” di una società anarchica come la più coerente, appropriata e forse unica soluzione alla catastrofe planetaria che si sta concretizzando. L’anarchismo del 21° secolo deve essere fondato oltre che sui principi classici di ablozione del Capitalismo, dello Stato e di ogni forma di Potere, anche sui principi scientifici dell’ecologia, che devono guidare le nostre scelte operative per riorganizzare una società plenatearia ( che oramai supera i 7 milardi di abitanti) affinché sia effettivamente sostenibile verso l’ecosistema e in modo che garantisca a tutt* una vita dignitosa.
2. Guardare da subito la realtà che ci circonda con occhi diversi, tenendo quotidianamente conto dei mutamenti climatici in atto e delle conseguenze già verificabili a livello ambientale e sociale. Se vogliamo riuscire a prospettare una società diversa dobbiamo essere in grado di sapere come agire localmente, cioè nel posto in cui viviamo, attraverso una profonda conoscenza degli ecosistemi e di come l’economia capitalista e in generale distruttiva e dissipativa, li ha modificati e deteriorati. Bisogna anche essere in grado di porre rimedio ai danni già fatti oltrechè, ovviamente, difendere il territorio da ulteriori devastazioni.
Paolo De Toni
Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
mv online 2 aprile 2014
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di Luigi Murciano
GRADISCA. «Condizioni disumane al Cie di Gradisca». Ad affermarlo, questa volta, non sono solo le forze politiche e i movimenti contrari al centro isontino di identificazione ed espulsione degli stranieri, ma direttamente l’autorità giudiziaria. Il gip del tribunale di Gorizia Rossella Miele, nel revocare la misura cautelare a un maghrebino arrestato perché accusato di danneggiamento e altri reati maturati nel contesto delle rivolte dell’estate del 2013, definisce infatti «alienanti» le condizioni di vita cui sono stati sottoposti gli ospiti dell’ex caserma Polonio e «disumano» il contesto nel quale sono stati costretti.
Non basta. Il giudice, nell’ordinanza di revoca della misura cautelare, sottolinea che proprio questo contesto – pur non legittimando affatto «le condotte ascritte agli indagati» – «non può essere trascurato». «La sottrazione (del maghrebino arrestato, ndr) al contesto di vita disumano cui era costretto all’interno del Cie, il considerevole lasso di tempo trascorso in assenza di violazioni della misura inflitta e il fatto che sia un soggetto completamente incensurato inducono ad affermare che siano venute meno le esigenze cautelari» si legge nell’ordinanza.
Ordinanza che ha significato la libertà per l’ospite del Cie: il giovane era stato arrestato alcuni giorni fa a Rovereto in base a un’ordinanza di custodia cautelare emessa il 26 settembre dello scorso anno ed era difeso dall’avvocato Giovanni Guarini del foro di Rovereto che aveva presentato l’istanza di remissione in libertà. Il gip Miele, nell’ordinanza, ha fatto esplicito riferimento alle denunce sulle condizioni di vita all’interno del Cie di Gradisca, attualmente in ristrutturazione, presentate da chi aveva visitato nei mesi scorsi la struttura gradiscana.
Il presidente della Camere penali Valerio Spigarelli, al termine della visita di una delegazione all’interno della Polonio, aveva sottolineato già nel novembre scorso che Gradisca «è un luogo di effettiva detenzione dove gli stranieri, in vista dell’espulsione, in attesa della sola identificazione, sono trattenuti anche per tempi fino a 18 mesi.
E ciò in condizioni igieniche desolanti, ammassati anche in dieci nelle celle. I Cie sono luoghi, almeno in questo caso, peggiori delle carceri dove le persone sono private della libertà e delle garanzie minime a tutela della dignità umana. Di fatto si tratta di una vera e propria detenzione amministrativa, peraltro proibita dal nostro ordinamento, che non gode di alcuna delle garanzie giurisdizionali previste dalla normativa penitenziaria».
Nell’agosto 2013 aveva rincarato la dose il presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi evidenziando, in occasione di una caduta dal tetto con ferimento di due trattenuti, l’esistenza di «condizioni di vita disumane, abusi e violenze, confusione, e forse peggio, nella gestione amministrativa».
Al Cie, per decreto prefettizio, prima della temporanea chiusura era vietato l’uso di cellulari; non era possibile svolgere nessuna attività ricreativa o di socializzazione, neanche all’aperto; non risultava possibile usare il piccolo campo da calcio da oltre un anno; la mensa, pure agibile, era stata chiusa per ragioni di sicurezza; non era consentito tenere libri e giornali, nè lenzuola, in quanto rischiavano di venire date alle fiamme.
02 aprile 2014
Marzo 18th, 2017 — Complotti, General
Ora si capisce bene che anche il processo per l’iniziativa No Tav contro la Serracchiani del 10 settembre 2011, la criminalizzazione del Nuovo Spazio Sociale nella ex Caserma Osoppo, le denunce per i No Tav a Trieste e per il CIE di Gradisca e altre iniziative repressive, rientrano in un piano di repressione preventiva, studiato a tavolino, contro quel poco di antagonista che si muove in Regione, fuori dalla copertura della sinistra istituzionale.
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mv online 4 marzo
Terrorismo: riunione delle Digos del Nordest a Trieste
Il procuratore Mastelloni convoca i dirigenti per gli insurrezionalisti. Analizzati gli episodi avvenuti in Trentino
UDINE. Antistatalismo e anticarcerario. Sarebbero le due linee di lotta seguite dai gruppi anarco- insurrezionalisti, in particolare nei tre attentati compiuti nel corso del 2014 in Trentino Alto Adige. Sarebbe emerso nel corso di una riunione convocata negli uffici della procura di Trieste dal procuratore capo Carlo Mastelloni. Analizzando i tre episodi trentini sarebbe stata individuata una «seriazione» dell’operatività attuata per azioni dimostrative, denominate «attentatini».
Secondo quanto si è appreso, nel corso dell’incontro si sarebbe fatto il punto sulla situazione dei vari gruppi anarco-insurrezionalisti nel Nordest e, in particolare, in Trentino Alto Adige e in Friuli Venezia Giulia. La riunione si sarebbe svolta alcuni giorni fa e vi avrebbero partecipato, tra gli altri, i dirigenti della Digos di Trieste, Pordenone, Udine e Trento.
Inquirenti e investigatori ritengono che gli «attentatini siano stati compiuti con tecniche elementari ma progressivamente sempre più raffinate, caratterizzati, appunto, dalla «serialità». I dirigenti intervenuti appartengono a città dove tradizionalmente è forte da tempo la presenza di questo tipo di antagonismo, il cui attivismo sarebbe stato definito «intenso». Gruppi dei quali farebbero parte anche militanti dei No Tav.
I tre episodi sono: Rovereto (Trento), inizio di gennaio, esplosione di una bombola di gas causando lievi danni a mura di aziende che avevano a che fare con la costruzione del nuovo carcere di Trento e della Tav Milano-Bologna; Trento, il 28 gennaio, esplosione di una bombola di gas davanti al Tribunale di sorveglianza, rivendicata dall’area anarchica; Trento, esplosione davanti alla sede di Casa Pound il 26 marzo scorso.
Marzo 18th, 2017 — General, Studenti
ogni tanto qualche buona notizia dal fronte repressivo.
Da il Piccolo del 04/04/13
Occupazione all’Oberdan: gli studenti ne escono puliti
di Matteo Unterweger Un’occupazione, quella datata 4 dicembre 2012 al liceo “Guglielmo Oberdan”, che si era protratta per poco più di due ore. Finalizzata probabilmente a mettere in piedi una breve manifestazione di protesta, e non a restare dentro la scuola stessa in maniera prolungata. Un’azione che alla fine, perché esauritasi con l’irruzione della Digos attorno alle 8 del mattino, non aveva impedito a chi doveva entrare nell’istituto per servizio – insegnanti e corpo non docente – di poterlo fare sostanzialmente in orario. E che non aveva determinato la sospensione delle lezioni per quella giornata, stop deciso poi dalla dirigente scolastica affinché per ragioni di sicurezza non fossero gli studenti a rispostare nelle classi le sedie e i banchi precedentemente presi dalle aule e piazzati dietro agli accessi dell’edificio. Partendo da questa serie di motivazioni, il pm Federico Frezza ha depositato agli uffici del Gip richiesta di archiviazione del procedimento a carico degli ex studenti dell’Oberdan Nicolò Fragasso, Riccardo Montalbano, Giovanni Taccari e Bruno Improta, i quattro maggiorenni identificati quella mattina di dicembre dai poliziotti intervenuti al liceo di via Veronese. Le accuse nei loro confronti: concorso in invasione arbitraria di edificio pubblico, per aver occupato abusivamente l’istituto, e interruzione di pubblico servizio, in riferimento alla giornata di lezione. Ora il pubblico ministero, analizzata la vicenda e valutata anche la giurisprudenza in merito a episodi del genere, ribadendo comunque come l’occupazione in questione sia stata arbitraria e abusiva e che in generale si tratti di iniziativa illegittima da valutare caso per caso, ha ritenuto dunque come nella fattispecie non sussista, per entrambi i capi di imputazione, la materialità del reato. Per questo, ha chiesto quindi al giudice per le indagini preliminari di disporre l’archiviazione per i quattro giovani. Oltre ai maggiorenni in questione, nella notte e nelle primissime ore del mattino di quel 4 dicembre erano entrati all’Oberdan in maniera non lecita, quando l’edificio era chiuso, altri ragazzi. Nel complesso una cinquantina. La Digos ne aveva identificati 32, tra i quali appunto Fragasso, Montalbano, Taccari e Improta. Si era poi saputo che l’intenzione degli studenti era quella di effettuare alcuni piccoli lavori di tinteggiatura, atto simbolico da contestualizzare nell’ambito della protesta nazionale volta a denunciare lo stato di incuria in cui versano gli edifici scolastici. Alle 7 del mattino, quando era giunta sul posto, la polizia aveva trovato la scuola occupata, con le porte chiuse dall’interno con catene e lucchetti. Per riuscire ad entrare nell’istituto i poliziotti avevano dovuto sfondare il vetro di una porta anti-incendio vicina a un accesso dalla parte del cortile interno. C’è anche da ricordare come, dopo l’irruzione della Digos, l’occupazione si era conclusa rapidamente e pacificamente. Il procedimento aperto dalla Procura a carico dei quattro giovani era scattato d’ufficio, trattandosi di azione avvenuta in un edificio pubblico, sulla base di quanto previsto dall’articolo 639-bis del Codice penale.
Marzo 18th, 2017 — General, Manifestazioni
Tratto dal Gazzettino 4 aprile 2014 (click sulla foto par scjarià e slargjà, e val la pene di leilu cun tun pocje di atenzion)

Marzo 18th, 2017 — General, Nocività
da Il Piccolo del 4 aprile 2014
Amianto, processo-ter per la morte di 42 operai
A giugno l’esame della richiesta di rinvio a giudizio per 17 imputati tra ex dirigenti Italcantieri e di ditte esterne. Attesa per le motivazioni delle prime sentenze
Il prossimo 17 giugno il giudice delle udienze preliminari del tribunale di Gorizia esaminerà la richiesta di rinvio a giudizio di quello che possiamo definire il processo-ter per le morti di amianto. La Procura della Repubblica ha chiesto infatti il rinvio a giudizio di 17 persone tra dirigenti dell’ex Italcantieri e responsabili delle ditte esterne che lavoravano all’interno del cantiere di Panzano. Sono imputati di omicidio colposo per la morte di 42 lavoratori dell’ex Italcantieri avvenuta tra il 2006 e il 2010 per cause legate all’esposizione all’amianto. Il decesso, secondo la Procura, è stata causato da mesetelioma o da carcinoma asbesto correlato.
Non tutti i familiari delle persone decedute si costituiranno parte civile. Sono in corso infatti trattative con la Fincantieri per giungere a un accordo extragiudiziale sul risarcimento dei danni e a quanto risulta una gran parte ha già transato. Bisognerà, comunque, attendere il 17 giugno per verificare quanti si costituiranno parte civile non solo tra le famiglie delle vittime ma anche tra associazioni o istituzioni come è avvenuto per il primo maxiprocesso. Di questo, conclusosi il 15 ottobre scorso, si attende ancora la deposizione delle motivazioni della sentenza di condanna di 13 tra amministratori e dirigenti dell’ex Italcantieri. Dopo una prima richiesta di rinvio i termini per il deposito scadono il prossimo 15 aprile. Da allora, se non ci saranno ulteriori rinvii, le parti – in particolare i difensori degli imputati condannati – avranno 20 giorni di tempo per presentare appello.
Intanto il 28 aprile si aprirà il processo-bis sull’amianto. Il giudice monocratico Nicola Russo, dopo aver congiunto due filoni dell’inchiesta, ha già ammesso, oltre a una ventina di familiari delle vittime, tre enti istituzionali (il Comune di Monfalcone, la Fiom-Cgil e l’Associazione esposti amianto). Nella prossima udienza il giudice dovrà sciogliere la riserva sulla richiesta avanzata dalle parti civili di citare a giudizio anche la Fincantieri e poi procedere all’ammissione della prove e all’esame di eventuali istanze istruttorie che saranno avanzate dalle parti.
Il processo-bis vede imputati 16 tra dirigenti dell’ex Italcantieri e tre titolari di ditte esterne. Anche in questo caso l’accusa è di omicidio colposo per la morte di 72 cantierini, 31 per mesetelioma e 41 per carcinoma polmonare correlato all’asbestosi.
Marzo 18th, 2017 — Bassa friulana, General
Volantino dell’ assemblea

Allarme fontane!
La Regione sta approntando il PRTA (Piano Regionale di Tutela delle Acque) che nelle norme di Attuazione, all’Art. 50 prevede la strozzatura delle fontane, imponendo una portata media giornaliera non superiore a 0,1 litri al secondo, contro l’attuale portata media dei pozzi di circa 1 litro al secondo. Questo, fra le altre cose, significa un elevato rischio di insabbiamento del pozzo artesiano e con gli anni, la sua probabile dismissione.
Un provvedimento così drastico non ha alcuna giustificazione scientifica, né in termini di ricarica delle falde, né in termini di prevenzione dall’inquinamento.
Potrebbe certamente essere richiesta una riduzione della portata in caso di siccità, ma addirittura sarebbe teoricamente auspicabile un aumento della stessa in caso di notevole piovosità, come sta avvenendo da alcuni anni a questa parte, a causa dei mutamenti climatici in atto.
Siamo, quest’anno, giunti al punto di avere allagamenti persistenti soprattutto sopra della linea delle risorgive, una situazione che sta mettendo a dura prova molte abitazioni del medio Friuli per l’eccesso di acqua nelle falde.
Il problema dell’inquinamento potenziale va poi affrontato all’origine, facendo una rigorosa prevenzione, in via stabile e definitiva, dell’incalcolabile patrimonio costituito dal sistema idrologico del Friuli ed in particolare delle falde freatiche ed artesiane della media e bassa pianura friulana. Invece nei casi d’inquinamento attuale e transitorio come per l’atrazina, è preferibile che il ricambio d’acqua negli acquiferi sia velocizzato e non ritardato, in modo da azzerare quanto prima la concentrazione dell’inquinante transitorio, che come è noto deriva da pratiche agricole del passato.
L’iter di approvazione è già in fase avanzata ma ci sono comunque le condizioni per intervenire ed ottenere una modifica del PRTA e a questo proposito chiediamo ai Sindaci dei Paesi delle fontane (circa ventimila pozzi) di esprimersi in merito.
Il Coordinamento di Difesa Ambientale della Bassa Friulana indice una
ASSEMBLEA PUBBLICA
mercoledì 9 aprile
alle ore 20.30
presso la Sala Conferenze di Villa Dora
a San Giorgio di Nogaro.
Verranno trattati anche i temi dello “sfioratore” di Via dell’Istria ed altri problemi aperti di San Giorgio, Cervignano e Torviscosa e le novità del nuovo regolamento di fognatura
Partecipate !!
Marzo 18th, 2017 — Fascisti carogne, General
Marzo 18th, 2017 — Fascisti carogne, General
volantini distribuiti ieri sera ad Udine contro lo spetttacolo di Crisiticchi

Marzo 18th, 2017 — General, Loro
da Il Piccolo del 10 aprile 2014
Polo intermodale ronchese un progetto “mondiale”
Lo studio è tra i finalisti in due categorie del “Global Air-Rail Awards 2014”: a Oslo il 15 maggio concorrerà come miglior “Concept” e “Project” dell’anno
In attesa che la Regione sblocchi il contratto di programma con gli enti interessati e che, finalmente, dopo tanti e tanti anni di attesa, partano i lavori, il polo intermodale dei trasporti di Ronchi dei Legionari raccoglie consensi anche a livello internazionale. Così il progetto coordinato dalla società di gestione dell’aeroporto regionale è tra i finalisti per la prossima assegnazione del “Global AirRail Awards 2014”, in programma a Oslo. L’elaborato è stato selezionato da una giuria internazionale, composta da esperti del settore, quale finalista per due delle nove categorie previste dalla manifestazione, nello specifico: “Concept of the Year” e “Project of the Year”. Quella dei “Global AirRail Awards”, va detto, è una competizione internazionale dedicata al mercato aereo e ferroviario, promossa dalla Global AirRail Alliance, che è un’organizzazione internazionale dedicata all’intermodalità aria-ferrovia e che unisce operatori ferroviari, aeroporti, compagnie aeree ed altri operatori di tutto il mondo, orientati alla creazione di un’esperienza di viaggio senza soluzione di continuità tra l’aereo e il treno. La cerimonia di premiazione, giunta alla sua quarta edizione, si terrà ad Oslo il 15 maggio in occasione della conferenza internazionale “Customer Experience” ed individuerà le migliori soluzioni sviluppate a livello mondiale per facilitare l’intermodalità nei trasporti, ponendosi al contempo come momento di incontro tra operatori e quindi quale opportunità per la creazione di nuove alleanze e forme di cooperazione. La realizzazione del nuovo polo intermodale di trasporto collegato con l’aeroporto di Ronchi dei Legionari è uno degli obiettivi più importanti delineati dalla Regione nel suo piano dei trasporti. Si tratta di un investimento, per complessivi 17,2 milioni di euro, principalmente finanziato con risorse pubbliche messe a disposizione dalla Comunità europea e dalla Regione, attraverso il quale sarà possibile sfruttare sia la potenzialità che la posizione strategica dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari che sarà ulteriormente rafforzata con l’avvento della linea ferroviaria ad alta velocità (Corridoio V). Una volta completato, nel 2016, il polo intermodale ronchese offrirà una vasta gamma di mezzi di trasporto, che oltre a migliorare l’accessibilità dello scalo, permetterà agli utenti di adottare una cosiddetta politica di “park & ride”, soprattutto come pratica ed agevole alternativa per raggiungere il centro di Trieste, riducendone così i livelli di traffico e di inquinamento.