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SAN VITO AL TAGLIAMENTO/ Assemblea sulle fontane

ORE 21.00 Piazzale Zotti San Vito al Tagliamento

fontane san vito

 

 

 

Contro il DELIRANTE regolamento sui Pozzi Artesiani che l’Assessore Regionale
Sara Vito, su ordine di Debora Serracchiani, ha presentato il 29 giugno, ai Sindaci
della Bassa Friulana.
Cosa faranno adesso i nostri cari Sindaci??
Il regolamento prevede l’obbligo di allacciamento all’acquedotto e la possibilità di
battere un pozzo solo se non c’è l’acquedotto violando cosi la norma nazionale preesistente
cioè l’Art. 93 RD 1775 del 1933 che ancora una volta pubblichiamo:
articolo 93
1. Il proprietario di un fondo, anche nelle zone soggette a tutela della pubblica
amministrazione, a norma degli articoli seguenti, ha facoltà, per gli usi domestici, di
estrarre ed utilizzare liberamente, anche con mezzi meccanici, le acque sotterranee
nel suo fondo, purché osservi le distanze e le cautele prescritte dalla legge.
2. Sono compresi negli usi domestici l’innaffiamento di giardini ed orti inservienti
direttamente al proprietario ed alla sua famiglia e l’abbeveraggio del bestiame.
Qui di seguito alcuni stralci del regolamento che vuole imporci
DEBORA SERRACCHIANI, che significa, in prospettiva,
l’acquedottizzazione forzata della bassa friulana.
1.3 In presenza di rete di acquedotto pubblico esistente o in corso di realizzazione, posto in
capo a un Gestore del Servizio Idrico Integrato, è obbligatorio l’allacciamento alla rete stessa
da parte di tutte le unità abitative nuove e/o esistenti da servire, secondo le specifiche tecniche
e le modalità stabilite nel Regolamento approvato dall’Autorità d’Ambito competente.
1.4 Nuovi pozzi ad uso civile potabile sono ammessi esclusivamente in assenza di rete acquedottistica
pubblica esistente o in corso di realizzazione.
1.9 Il nuovo pozzo, deve essere dotato di saracinesca … e di contatore … con lettura elettronica
da remoto.
1.18 Specifiche norme sanzionatorie dovranno essere introdotte per i casi, a seguito delle
letture dei consumi da remoto, di accertato superamento dei dati di fabbisogno dichiarati nella
denuncia qualora il superamento consista in volumi idrici superiori al 20% di quanto dichiarato
nella denuncia stessa.
COMITATO DIFESA DELLE FONTANE DELLA DESTRA TAGLIAMENTO

BASSA FRIULANA/ Continua la battaglia sui Pozzi Artesiani

Non è affatto automatico che la massiccia e diffusa presenza dei pozzi artesiani dia origine ad un movimento di opinione e in un certo senso anche di lotta, sul problema dell’acqua e del territorio. Infatti, questa particolare situazione idrogeologica riguarda una vasta area della nostra Regione, sia nella sinistra che nella destra tagliamento, al di sotto della linea delle risorgive, ma, solo con baricentro a San Giorgio di Nogaro si è saputo dare contenuti e capacità di mobilitazione popolare a questo tipo di situazione. Potenzialmente sarebbe stato possibile ovunque, da San Vito al Tagliamento a Cervignano del Friuli, ma ciò non è avvenuto o almeno non è avvenuto nello stesso modo.

Avere a disposizione, quello che in un certo senso è un privilegio, fornito direttamente da madre natura, così com’è la possibilità di estrarre semplicemente l’acqua per sgorgamento naturale dal sottosuolo, non ha creato deterministicamente una autodifersa sociopolitia di tale suddetto privilegio. Dietro la definizione di “Popolo delle Fontane”, coniata già nel 1995, oltre venti anni fa, quando ci si mobilitò per la prima volta in difesa dei pozzi artesiani e contro l’acquedottizzazione forzata di un territorio che da sempre si avvale del prelievo diretto dell’acqua dalle falde artesiane, ci sta, non un egoismo corporativo, ma la corretta interpretazione antropologica e bioregionale del senso stesso di essere nati ed abitanti in determinato territorio che ha le già descritte caratteristiche peculiari. Il movimento per la difesa delle fontane nella bassa friulana udinese, ha avuto due anime: quella paternalistica ed istituzionale rappresentata in passato da Renato Jacumin di Aquileia, (deceduto nel 2012) e quella libertaria e bioregionale rappresentata dal movimento anarchico, presente nel territorio dalla metà degli anni settanta e che, via via, ha saputo interfacciarsi con la parte più sensibile della popolazione. Il primo accenno dell’interessamento per le fontane, da parte anarchica, si può ritrovare in brevissimo articolo pubblicato sul giornaletto “Collegamentii” pubblicato a San Giorgio di Nogaro nel 1982. Oggi il know how da noi acquisito sul problema è in grado di mettere con le spalle al muro le istituzioni politiche e scientifiche Regionali. Una sfida di questo genere ha un valore che va molto di là, non solo del nostro specifico territorio, ma anche della tematica specifica dell’acqua, in quanto è un esempio di prefigurazione complessiva di come potrebbero essere le cose se non ci fosse di mezzo lo Stato, il Mercato, e in generale il Potere che governa un determinato territorio, anche attraverso l’amministrazione dei servizi basilari. Stessa cosa si potrebbe dire del problema della gestione dei rifiuti che di per sé ha una caratteristica del tutto generale e “non locale”, ma che che con il know how appropriato può essere in grossa parte gestito con una forte autonomia localizzata sia pure in un sistema di relazioni economiche esterne, ovviamente dominante.  Casualmente in questi giorni la Regione FVG sta approvando la Legge 135 dove si mettono assieme acqua e rifuti proprio per stabilre il controllo politico ed economico su questi due campi che invece potrebbero essere largamente sottratti alla centralizzazione e alle lobby affaristiche e gestiti in maniera locale e federalista. Purtroppo si deve rilevare che la sinistra è completamente sterile su questi temi e che anche il movimento anarchico, fortemente smarrito nei suoi meandri ideologici, non riesce ad avere la lucidità intellettuale per assumene una posizione efficacie e pubblica su questi temi, che vanno al di là dell’individualità e dell’ideologia e che si manifestano come problemi oggettivi e ineludibili, in quanto hanno, in larga parte una natura intrinseca al metabolismo delle società in quanto tali. Ovviamente accanto a questi temi ci sono quelli dell’energia e dell’alimentazione, ma essi hanno un grado di complessità, inferiore in un’ottica di sostenibilità in quanto, almeno in linea di principio, sono più facilmente gestibili.

Il problema, in generale, è di capire quali sono i sistemi che necessariamente devono stare in rete e quanto ci si possa rendere indipendenti dalle reti, garantando il massimo di autonomia ai singoli e alle piccole comunità.

Nella fattispecie del nostro territorio, il fatto assolutamente originale di avere la possibilità di realizzare un pozzo artesiano dove si vuole, e quindi l’autonomia della auto-fornitura dell’acqua, ha una tale intrinseca straordinarietà antropologica ed economica, da rendere questo territorio, in linea di principio, particolarmente adatto ad una sperimentazione di una società sostenibile ed autosufficiente. Infatti qui si può avere immediatamente a disposizione l’acqua per uso potabile,  per la bio-agricoltuta oltrechè per la pompa di calore e il raffrescamento e basterebbe una ulteriore implementazione di una certa potenza elettrica solare, facilmente installabile e infine si potrebbe realizzare una situazione autosufficiente quasi al 100% e senz’altro ad impatto zero per i gas serra.

Ai posteri il tentativo di mettere in pratica un esperimento del genere.

Paolo De Toni 16 marzo 2016

Per l’attività sui pozzi artesiani vedasi la pagina facebook “Giù le mani dalle fontane!”

https://www.facebook.com/aghedipompe/timeline

Sterpo di Bertiolo/ Quest’acqua è buonissima

mv 09 11 2015

 

mv 9 novembre 2015

BASSA FRIULANA/ Fontane: lanciata la sfida alla Serracchiani

Grande risultato dell’iniziativa del 1° luglio a San Giorgio di Nogaro. Oltre 300 persone hanno partecipato all’assemblea pubblica in Piazza del Municipio

Si tratta di una lotta fortermente bio-regionale, ma che si sta allargando e unendo ad altre tematiche.

Per la Serracchiani “A sarà dura!”

 1 luglio 02

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BASSA FRIULANA/ Giù le mani dalle fontane!

Qui tutti i report sulla lotta per la difesa delle fontane

https://www.facebook.com/aghedipompe

 

BASSA FRIULANA/ Il neo-colonialismo turistico

 
  • Il polo golfistico internazionale è realtà
    MV online 9 febbraio 2014

     

    Il polo golfistico internazionale è realtà

    di Paola Beltrame >Depositata a Bicnicco e Castions la documentazione, ora mancano le delibere di giunta per chiudere la lunga vicenda

  • BASSA FRIULANA/ Assemblea a Cuccana contro il Centro Golfistico Internazionale. Venerdì 7 marzo

    Passano gli anni, ma la speculazione cerca nuovi complici e nuovi pretesti per mettere le mani sul territorio e per abusare di una popolazione tenuta all’oscuro di tutto.

     

    Sono anni che alcuni sindaci trattano il destino del territorio con la complicità dell’Amministrazione Regionale e con il pretesto di inverosimili iniziative turistico sportive. Tutto ciò avviene in un’area devastata e compromessa da centinaia di cave per l’estrazione della ghiaia, poi, abbandonate o trasformate in discariche più o meno abusive. Il risultato del degrado ambientale si riflette sul decadimento dei valori etici, sul deprezzamento della terra e delle abitazioni  e sul senso di impotenza della gente.

    In questi giorni i Comuni di Bicinicco e Castions si apprestano ad approvare il cosiddetto CENTRO GOLFISTICO INTERNAZIONALE: una iniziativa che ha messo le mani  su centoquindici ettari sottratti ad una agricoltura che ha già dato da vivere a generazioni di famiglie e mantenuto la qualità ambientale del territorio.

    COSA SI CELA DIETRO UNA INIZIATIVA CHE HA BEN POCHE POSSIBILITA’ DI SUCCESSO? E’ SOLTANTO UN PRETESTO PER METTERE LE MANI SUI FINANZIAMENTI DELLE BANCHE? O PRELUDE ALLA COSTRUZIONE DI UN GROSSO COMPLESSO EDILIZIO FINE A SE STESSO: UN CORPO ESTRANEO, FONTE DI EMARGINAZIONE DELLA COMUNITA’ DI CUCCANA? OPPURE E’ FINALIZZATO ALLA APERTURA DI UNA CAVA COME GIA’ AVVENUTO NEL FINTO CAMPO DA GOLF DI CHIASIELLIS? PARLIAMONE CON IL PROF.

    ROBERTO PIRZIO-BIROLI

     

           

    venerdì 7 marzo 2014  alle ore 20.30

     

    presso il ricreatorio di via 4 novembre

     

    CUCCANA DI BICINICCO

     

    ASSEMBLEA PUBBLICA

     

     

    Comitato per la Vita del Friuli Rurale     stampato in proprio 3/3/14

    BASSA FRIULANA/ La Questione Aussa Corno

    udine 58

     

     Messaggero Veneto VENERDÌ, 07 MARZO 2014 Pagina 58 – Provincia

    «Consorzi e ambiente, una battaglia che dura da oltre 20 anni»

    la denuncia di de toni

     

    «Il Coordinamento di difesa ambientale ha condotto una battaglia più che ventennale contro i tre Consorzi presenti nella Zona industriale dell’Ausa Corno; Tubone, Csr e lo stesso consorzio Ziac: personalmente, a causa di queste battaglie, mi sono piovute addosso una valanga di querele; prima con denunce penali e poi con la tattica più pericolosa della “cause civili”. Nel 2000 l’allora direttore Vincenzo Cani e il presidente Giovanni Pelizzo mi hanno intentato due cause per 500 milioni di lire ciascuna. Questo a testimoniare che i problemi c’erano, eccome, e servirebbe un dossier per elencarli in modo completo». A dirlo è l’ambientalista Paolo De Toni che da anni sta portando avanti una battaglia contro tutte le questioni legate all’ambiente. «La regina di tutte le truffe – dice – è stata poi la famigerata perimetrazione del Sito inquinato d’importanza nazionale. Si trattava di un’operazione talmente spudorata che poteva essere capita dal “cittadino medio”, ma che nessun sindaco ha osato denunciare, anzi tutto il ceto politico e imprenditoriale è stato complice di questa speculazione che ha rallentato lo sviluppo e non ha realizzato alcuna effettiva e completa bonifica ambientale. I siti inquinati certamente c’erano, ma ben localizzati e invece si è voluto considerare “tutto inquinato” per fare finte bonifiche, spendere i soldi (circa 100 milioni di euro) e non fare le cose veramente necessarie. La vicenda delle Concerie Cogolo poi assume caratteri veramente parossistici; queste fabbriche fallimentari e altamente inquinanti si sono avvalse di soldi pubblici, della complicità dei sindacati. Dopo il fallimento Cogolo sono passate in mano a trafficanti di rifiuti che hanno introdotto altri inquinanti rispetto a quelli tipici delle concerie e infine sottoposte a una parziale bonifica terminata per esaurimento dei soldi. Infatti, era ben noto, anche negli ambienti degli industriali, che il costo della bonifica completa superava lo stesso valore dei terreni. Quindi, in ultima analisi – conclude De Toni -, l’acquisto da parte del Consorzio Ziac dell’area Cogolo per trenta milioni di euro, checché ne dica Strisino, è un’operazione talmente assurda che certamente ha goduto di complicità a tutti i livelli; Regione e Arpa comprese». (f.a.)

     

     

      MV VENERDÌ, 07 MARZO 2014 Pagina 58 – Provincia

    L’inchiesta sulla laguna passa a Roma
    Altra svolta nell’indagine: gli atti saranno trasferiti alla Procura della capitale alla luce delle ultime testimonianze raccolte

    di Cristian Rigo wMARANO LAGUNARE La maxi inchiesta sul “falso” inquinamento e sui fondi per la bonifica della laguna di Marano e Grado si trasferirà a Roma. È stato direttamente il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, a firmare la richiesta di trasmissione degli atti nella capitale per competenza territoriale. Il documento è arrivato a pochi giorni dalla scadenza dei termini per tutti gli indagati del fascicolo udinese, dopo che la stessa Procura aveva chiesto e ottenuto l’archiviazione per 10 dei 22 iniziali indagati. Secondo quanto si è appreso la richiesta del procuratore Pignatone sarebbe motivata da ragioni circostanziate, i cui contenuti rimangono però riservati. Prendendo spunto dall’indagine udinese, che ha aperto una breccia sul sistema dei commissariamenti in Italia (poi aboliti, in 90 casi su 98 dalla legge di riforma della Protezione civile) la Procura della capitale ha voluto fare chiarezza anche su altre realtà in tutta la penisola. A sostegno dell’ipotesi secondo cui nella laguna non c’è nessuna emergenza ambientale, nei giorni scorsi il direttore dell’Osservatorio Alto Adriatico, Giorgio Matassi ha illustrato i risultati del progetto Shape che ha evidenziato come quella della laguna di Grado e Marano sia stata una contaminazione naturale dovuta al mercurio cinabro come peraltro era emerso anche in diversi studi già negli anni ’90. La Procura di Udine è infatti convinta che l’emergenza sia stata di fatto inventata creando un Sito di interesse nazionale (Sin) col pretesto di uno sversamento di mercurio neurotossico dalla Caffaro che in realtà non c’è mai stato come avevano già dimostrato le perizie relative al processo dell’azienda chimica: l’unica area inquinata con il mercurio metallico era il canale Banduzzi. Secondo le indagini della Procura di Udine, il meccanismo del commissariamento sarebbe stato utilizzato per gestire i fanghi di dragaggio, con distribuzione di denaro pubblico. Meccanismo che sarebbe proseguito, basti pensare ai due mutui da 20 milioni di euro che la Regione era pronta a spendere per trasferire i fanghi sull’isola delle Tresse, intervento poi bloccato proprio grazie all’attività del pubblico ministero Viviana Del Tedesco coordinata dal procuratore capo Antonio Biancardi. Già nell’estate 2012 la Procura friulana aveva trasmesso parte degli atti d’indagine che riguardavano il filone romano dell’inchiesta, condotta dal pm Alberto Galanti e secretata. Le due indagini, proseguite in via parallela, si sono reincrociate dopo che nelle scorse settimane alcune audizioni congiunte svolte dalle due Procure avrebbero fatto emergere nuove risultanze investigative, tali da indurre il Procuratore Pignatone a riunire gli atti nella capitale. La conferma di una precisa volontà a equivocare la realtà sarebbe anche arrivata dal fatto che una volta individuato il mercurio cinabro in laguna non sono state fatte ricerche più approfondite per verificare la presenza di altri inquinanti che l’attività del processo cloro-soda avrebbe dovuto rilasciare. Sarebbe bastata quell’analisi a chiarire ogni dubbio. E invece nel corso di 10 anni di commissariamento del Sin sono stati effettuati diversi interventi di bonifica su un’area non inquinata. E mentre la maxi inchiesta sulla presunta truffa passa a Roma, la Procura di Udine continua comunque le indagini per la parte a terra del Sin, con l’inchiesta parallela aperta sul Consorzio Aussa Corno (anch’esso vincolato alla presenza del Sin per il quale la Regione contava di ricevere fondi ministeriali ottenuti poi solo inizialmente e in minima parte), partita dalla banchina Pittini e ora estesa anche alla compravendita di una serie di terreni.

     

     

    MV  Pagina 58 – Provincia

    Ziac, oggi vertice decisivo con la Regione

    San Giorgio, la Serracchiani ha convocato i soci. E divampa la polemica: Shaurli contro Riccardi

     

    SAN GIORGIO DI NOGARO Oggi si saprà se il Consorzio Aussa Corno avrà ancora un futuro nell’area industriale della Ziac. Decisivo sarà quello che dirà la governatrice Debora Serracchiani, che ha convocato i soci del Consorzio, anche a fronte del consistente passivo (oltre 50 milioni) che grava sullo stesso. Mentre cresce la preoccupazione per cosa succederà qualora si arrivasse alla in liquidazione, il presidente di Confindustria Udine, Matteo Tonon, dice basta «alle polemiche inutili. Costruiamo il futuro per lo sviluppo della Bassa friulana. Quale che sia la prospettiva – afferma – non si può prescindere comunque da un organo di riferimento per la gestione che sia formato da una o più figure tecnico professionali e dalle imprese. Gestione del porto, sicurezza della navigazione, efficienza ed economicità della rete ferroviaria interna, funzionalità della banda larga, manutenzioni e sorveglianza, nuovi collegamenti stradali e ferroviari: sono tematiche che vanno affrontate e gestite nella continuità proseguendo nella realizzazione delle necessarie opere infrastrutturali a servizio delle imprese e degli interventi di bonifica». Intanto si scatena la politica regionale con il capogruppo del Pd, Cristiano Shaurli, che attacca il capogruppo di Fi, Riccardo Riccardi. «Pensavo – dice – che il consigliere Riccardi fosse la stessa persona che ricopriva il ruolo di assessore fino a un anno fa, evidentemente il capogruppo di Fi è stato all’estero per cinque anni. Improvvisamente si accorge delle difficoltà delle partecipate regionali, ma non c’era nel momento degli indirizzi sbagliati e del mancato controllo. La Regione è da sempre autorità di controllo: quando la situazione debitoria si è creata ed è diventata insostenibile nonostante la presenza di tanti suoi “fedelissimi”, dov’erano lui e altri soloni postumi quando infrastrutture indispensabili a partire dai dragaggi non partivano? Dinamiche di partito, future candidature, ipotesi complottistiche e metodologie di governance non mi riguardano, qui è in gioco il futuro di una delle più importanti aree industriale della Regione, di decine di imprese, migliaia di cittadini e un intero sistema territoriale. La situazione è difficile e per questo la Regione dovrà assumersi il ruolo che non ha esercitato in questi anni. Questa è un’area strategica e per questo abbiamo l’ambizione di tratteggiarne il futuro». Anche il Ncd con Alessandro Colautti ribadisce che la «Regione deve assumersi la regia per avviare un processo di ristrutturazione anche severo, ma che sia propedeutico al rilancio». Francesca Artico

     

     

     

    San Giorgio di Nogaro/ Allarme fontane, Assemblea Pubblica il 9 aprile

    Volantino dell’ assemblea

    fontane

     

     

    Allarme fontane!
        La Regione sta approntando il PRTA (Piano Regionale di Tutela delle Acque) che nelle norme di Attuazione, all’Art. 50 prevede la strozzatura delle fontane, imponendo una portata media giornaliera non superiore a 0,1 litri al secondo, contro l’attuale portata media dei pozzi di circa 1 litro al secondo.     Questo, fra le altre cose, significa un elevato rischio di insabbiamento del pozzo artesiano e con gli anni, la sua probabile dismissione.
        Un provvedimento così drastico non ha alcuna giustificazione scientifica, né in termini di ricarica delle falde, né in termini di prevenzione dall’inquinamento.
        Potrebbe certamente essere richiesta una riduzione della portata in caso di siccità, ma addirittura sarebbe teoricamente auspicabile un aumento della stessa in caso di notevole piovosità, come sta avvenendo da alcuni anni a questa parte, a causa dei mutamenti climatici in atto.
        Siamo, quest’anno, giunti al punto di avere allagamenti persistenti soprattutto sopra della linea delle risorgive, una situazione che sta mettendo a dura prova molte abitazioni del medio Friuli per l’eccesso di acqua nelle falde.
        Il problema dell’inquinamento potenziale va poi affrontato all’origine, facendo una rigorosa prevenzione, in via stabile e definitiva, dell’incalcolabile patrimonio costituito dal sistema idrologico del Friuli ed in particolare delle falde freatiche ed artesiane della media e bassa pianura friulana. Invece nei casi d’inquinamento attuale e transitorio come per l’atrazina, è preferibile che il ricambio d’acqua negli acquiferi sia velocizzato e non ritardato, in modo da azzerare quanto prima la concentrazione dell’inquinante transitorio, che come è noto deriva da pratiche agricole del passato.
        L’iter di approvazione è già in fase avanzata ma ci sono comunque le condizioni per intervenire ed ottenere una modifica del PRTA e a questo proposito chiediamo ai Sindaci dei Paesi delle fontane (circa ventimila pozzi) di esprimersi in merito.
    Il Coordinamento di Difesa Ambientale della Bassa Friulana indice una
    ASSEMBLEA PUBBLICA
    mercoledì 9 aprile
    alle ore 20.30
     presso la Sala Conferenze di Villa Dora
    a San Giorgio di Nogaro.

    Verranno trattati anche i temi dello “sfioratore” di Via dell’Istria ed altri problemi aperti di San Giorgio, Cervignano e Torviscosa  e le novità del nuovo regolamento di fognatura
    Partecipate !!

     

     

    San Giorgio di Nogaro/ 200 persone all’assemblea sulle fontane

    Rassegna stampa MV 11 aprile 2014

     

    mv-11-04-2014

     

     

    Fontane, Regione sotto accusa

    San Giorgio, annunciate manifestazioni contro la “strozzatura” dei pozzi

    SANGIORGIO DI NOGARO

    Il “Popolo delle fontane” è in rivolta

    contro la Regione: si annunciano

    manifestazioni di

    piazza e una raccolta di firme

    contro la “strozzatura” dei pozzi.

    Oltre 200 persone hanno partecipato

    alla assemblea dell’altra

    sera, convocata dal Coordinamento

    di Difesa ambientale

    della Bassa friulana. Dopo l’introduzione

    del portavoce del

    Comitato, Paolo De Toni, che

    ha comunicato un’ulteriore vittoria

    per i rimborsi del canone

    di depurazione, questa volta riguardanti

    gli utenti degli

    “sfioratori” (341 a San Giorgio e

    385 a Torviscosa) e le modifiche

    al regolamento di fognatura

    che eliminano la previsione della

    vasca condensa grassi per gli

    edifici esistenti, si è passati al tema

    caldissimo della serata,

    quello relativo alla “strozzatura

    delle fontane”.

    E’ stato sottolineato che la situazione

    prospettata dal verbale

    della IV commissione regionale

    del 15 gennaio scorso appare

    ancora più grave di quanto

    fino ad ora emerso. Infatti, nel

    verbale della commissione si

    legge la frase: “La commissione

    condivide pertanto le misure

    proposte all’articolo 50, tendenti

    alla limitazione delle portate

    prelevate dai pozzi, mediante

    l’apposizione di dispositivi di

    regolazione del flusso atti ad

    impedire l’esercizio a getto continuo.

    La commissione inoltre

    valuta che i tempi di adeguamento

    di cui alcomma 2 possano

    essere accorciati e che il limite

    di utilizzo medio giornaliero

    di cui al comma 4 sia ulteriormente

    ridotto all’effettivo fabbisogno

    auspicando, comunque,

    il coinvolgimento degli enti locali

    nella fase di consultazione

    pubblica. Si propone anche l’installazione

    di contatori permonitorare

    l’effettivo consumo.”

    Sono intervenuti i consiglieri

    regionali Cristian Sergo dei grillini

    e Mauro Travanut del Pd.

    Sergo si è trovato nella situazione

    di dover giustificare il voto

    positivo in commissione. Travanut

    si è reso conto della gravità

    della situazione e ha garantito

    un immediato interessamento

    e un coinvolgimento del sindaco

    dei Cervignano anche per ottenere

    in Regione una moratoria

    dell’articolo 50 e stoppare

    l’impostazione in atto, giudicata

    fortemente penalizzante per

    gli utilizzatori dei pozzi artesiani.

    Molti interventi fra il pubblico,

    sia sul tema delle fontane

    che su quello dei canoni di acquedotto,

    scarico e depurazione.

    Come anticipato, sono da

    attendersi iniziative per il prossimo

    futuro: manifestazioni di

    piazza e una raccolta di firme,

    oltreché costringere i sindaci

    ad esprimersi su questo problema.

    Francesca Artico