Entries from Marzo 2017 ↓
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
da senza frontiere
Che il CIE di Gradisca fosse particolare rispetto agli altri lager lo abbiamo detto più volte negli articoli di questo blog. Due recenti novità non fanno che rafforzare questa convinzione.
Iniziamo dalle novità sulla gestione. E’ quasi un anno infatti che la gestione affidata alla Connecting People viene continuamente prorogata senza che ci si capisca una granchè. Quello che è certo è che in corso una “guerra” all’ultima carta bollata per aggiudicarsi la grossa torta in palio che vede in campo la Connecting People, la Gepsa (il colosso transalpino che aveva vinto in prima istanza la gara d’appalto per la gestione delle due strutture sino al 2014, salvo però vedersi congelare l’aggiudicazione definitiva per alcuni elementi di irregolarità emersi nelle credenziali delle imprese italiane a esso collegate (le romane Cofely Italia e Sinergasia e la siciliana Acquarinto) e la Cooperativa Minerva (il vecchio gestore della struttura). La gestione alla Connecting è stata prorogata fino a fine febbraio, per un totale di un anno di proroga. Non ci risulta che una cambio di gestione in un Cie sia mai stato più sofferto, senza contare che periodicamente vengono fuori problemi legati al ritardo nel pagamento degli stipendi dei dipendenti che lavorano all’interno.
L’altra anomalia è legata all’entrata dei giornalisti. Come forse alcuni sanno è stato reitrodotto il permesso a visitare i CIE per i giornalisti. Questa possibilità è però a discrezione dei prefetti e, guarda caso, il prefetto di Gorizia ha deciso di non far entrare i giornalisti in quello di Gradisca.
Tempo fa ci chiedevamo “cosa nascondono?” dietro quelle mura, oggi ce lo chiediamo con ancora più preoccupazione e rabbia.
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni Regionali
Occupygorizia su facebook
Dal Messaggero Veneto
20/12/11
«OccupyGorizia fa solo rumore»
La protesta dei ragazzi di #OccupyGorizia nel corso dell’ultima seduta del consiglio comunale non è piaciuta ai rappresentanti goriziani della GiovaneItalia, organizzazione giovanile del Pdl, che esprimono il proprio dissenso in un’articolata nota. «L’arroganza di questi studenti, che vogliono imporsi, è palesata dalla condizione che pongono al sindaco Romoli: un incontro – si sottolinea in una nota – al di fuori della sede istituzionale, in una piazza. E poi nelle richieste scritte sottolineano che vogliono sfuggire ai luoghi comuni: non ci sono altro che quelli nel testo presentato in aula», scrivono ancora gli esponenti della GiovaneItalia. «La loro arroganza è palese anche dall’incipit delle proposte scritte, dove si legge “Noi siamo gli studenti e le studentesse di Gorizia”: visto il numero esiguo, è fortemente dubbia questa affermazione. E’ solamente una minoranza rumorosa, che esige spazi pubblici per potere, in teoria, parlare; in pratica: divertirsi, festeggiare, disegnare: la richiesta di un centro sociale, infatti, trapela dovunque nelle tre pagine». «I baldi giovani si lamentano anche del fatto che non possono fare politica attiva: evidentemente – rimarca la GiovaneItalia – ignorano anche il fatto che la politica è alla continua ricerca di forze nuove, che sono presenti tutti i partiti politici a Gorizia e che è sufficiente presentarsi in una delle sedi ed esprimersi. Oppure lo sanno, ma non hanno voglia di prendersi l’impegno di partecipare alle riunioni settimanali ed informarsi prima di parlare». (c.s.)
01/12/11
E in consiglio si fa sentire la protesta dei giovani
Una bara di cartone a simboleggiare «una città morta» e uno striscione: «Uno spazio autogestito, senza alcun partito», rimasto affisso lì per tutta la serata. Una ventina di ragazzi dell’Unione degli studenti e del gruppo #OccupyGorizia hanno animato le fasi iniziali dell’ultima seduta del consiglio comunale, chiedendo di esporre le proprie idee e confrontarsi con i componenti della massima assemblea cittadina. A leggere in aula il documento con le istanze dei giovani è stato il consigliere Daniele Orzan (Pd): «La vita quotidiana nella città è segnata da una freddezza e da una chiusura sempre più marcata nei rapporti sociali: Gorizia è una città vecchia – si legge nel documento – in cui si costringono i giovani all’esodo notturno, a causa dell’antischiamazzi, che trasforma il capoluogo isontino in una casa di riposo a cielo aperto». Nel testo della lettera si fa riferimento inoltre a problematiche inerenti al diritto al sapere, alla mobilità urbana, alla libertà d’espressione e al diritto al coinvolgimento nelle scelte politiche. L’aula, su proposta di Livio Bianchini (Sel), ha votato una mozione per consentire l’interruzione dei lavori consiliari e l’audizione dei giovani: la bocciatura della proposta da parte della maggioranza ha scatenato la reazione dei giovani, che dopo aver applaudito ironicamente e urlato «Vergogna!» e «La politica siamo noi», hanno lasciato l’aula. «Sono disponibile al confronto, ma non posso accettare che vengano poste delle condizioni», ha spiegato il sindaco, Ettore Romoli. «Li ho invitati in municipio per parlare, ma hanno rifiutato: non ho motivo di nascondermi», ha aggiunto il primo cittadino. Una delle portavoci del movimento studentesco: «Torneremo in piazza per un’assemblea pubblica, ma faremo una nuova irruzione anche in consiglio comunale, con toni e atteggiamenti forse meno pacati», ha annunciato. (chr.s.)
Marzo 17th, 2017 — General, Treni
Rassegna del 23/12/11
Il Piccolo
Disservizi sui treni La Regione chiede un milione di danni
di Marco Ballico La pazienza è finita. E adesso arrivano le sanzioni. Riccardo Riccardi, bacchettata Trenitalia per il mancato rispetto degli accordi, in particolare per le soppressioni, fa un conto molto salato: la compagnia ferroviaria sarà chiamata a pagare «centinaia di migliaia di euro». A quanto filtra, siamo attorno a un milione. La mega-multa è conseguenza di una situazione evidentemente insostenibile. Riccardi, ieri a colloquio con i vertici di Trenitalia Fvg – Mario Pettenella, in procinto di lasciare il servizio, Maria Giaconia, responsabile regionale dall’inizio 2012, e il capodivisione nazionale del Trasporto regionale Francesco Cioffi – non ha nascosto il «disappunto» dell’amministrazione regionale per la qualità del servizio «su rotaia». Il motivo? Alla base dei disservizi indicati dalla Regione in particolare la vetustà dei mezzi impiegati ma anche la necessità di andare a una verifica dal punto di vista organizzativo. Non tanto i ritardi, non la pulizia, che pure a detta dei pendolari continuano a rappresentare criticità, ma soprattutto le soppressioni di treni hanno portato la Regione a fare la faccia cattiva. «Non siamo affatto contenti – ribadisce l’assessore ai Trasporti – anzi, siamo del tutto insoddisfatti. Riteniamo che il servizio non sia del livello che il contratto Regione-Trenitalia ci dovrebbe assicurare». Da qui l’intenzione della Regione di applicare le sanzioni contrattualmente previste: ad oggi, secondo Riccardi, «i conti ci dicono che ammontano ormai ad alcune centinaia di migliaia di euro». Un salasso che si è gonfiato soprattutto negli ultimi mesi, con inconvenienti per l’utenza sempre più numerosi. Nell’ottobre 2010 un analogo confronto si concluse con una discreta pagella per Trenitalia: i treni del Fvg erano due punti e mezzo sopra il limite stabilito dal contratto di servizio per la puntualità e, in prospettiva, più puliti grazie al progetto di sostituzione della tappezzeria di 12mila sedili. Poi però le cose sono precipitate e nel settembre scorso Riccardi definiva «incomprensibili e inaccettabili» il comportamento e gli atteggiamenti dell’Ufficio informazioni alla stazione Fs di Udine e del personale di Trenitalia in merito all’anticipata partenza di un treno regionale. Riccardi comunicò il disappunto via lettera a Pettenella: «Mi aspetto pubbliche scuse e adeguati provvedimenti». Ieri i toni non sono stati troppo diversi. Messi in fila i problemi, l’assessore si è comunque visto assicurare un miglioramento del servizio la prossima primavera quando entreranno i quattro nuovi complessi “Vivalto”, che andranno a sostituire gli obsoleti “Ale 801”, che oggi rappresentano «una vera e propria spina nel fianco» nel servizio ferroviario del Trasporto pubblico locale. Già nei primi mesi del 2013, auspicabilmente tra gennaio e febbraio, dovrebbe essere in linea il nuovo materiale rotabile che è stato finanziato dalla Regione: i mezzi saranno consegnati a metà dicembre 2012 ed entreranno in azione dopo un breve periodo di prova e le indispensabili certificazioni. Riccardi ha infine chiesto a Trenitalia di poter valutare l’introduzione per i treni nazionali che transitano in Fvg di alcune fermate supplementari a Cervignano e Latisana, in quest’ultima stazione almeno nei mesi estivi. La compagnia, intanto, in relazione alla vertenza degli ex lavoratori Servirail Italia e Wagon Lits risultati in esubero a seguito della rimodulazione del servizio notte della società, assume l’impegno di garantire, entro i prossimi 24 mesi, la progressiva ricollocazione ai dipendenti che non hanno trovato occupazione nella prosecuzione dei precedenti appalti relativi ai “servizi notte”. La rimodulazione del “servizio notte”, che ha riguardato anche la nostra regione, si è resa necessaria in considerazione della particolare situazione congiunturale del settore. L’andamento del traffico dei treni notturni, rende noto Trenitalia, ha registrato in questi anni una progressiva e significativa flessione, facendo registrare nel 2011 perdite per oltre 100 milioni di euro.
Messaggero Veneto
La Regione multa Trenitalia: insoddisfatti del servizio
UDINE «Non siamo affatto contenti. Anzi, siamo del tutto insoddisfatti». Così l’assessore ai Trasporti Riccardo Riccardi ha manifestato il disappunto della Regione per la qualità del servizio di trasporto via treno. Un’insoddisfazione espressa ai vertici di Trenitalia Fvg, al responsabile Mario Pettenella (in procinto di lasciare il servizio), a Maria Giaconia (che sarà responsabile dall’inizio del 2012) e al capo Divisione nazionale del Trasporto regionale, Francesco Cioffi. La Regione, quindi, applicherà alla società le “multe” previste dal contratto con Trenitalia. «La qualità di servizio – ha segnalato l’assessore – soprattutto negli ultimi mesi e nella passate settimane ha registrato numerosi inconvenienti all’utenza. Riteniamo che il servizio non sia del livello che il contratto Regione-Trenitalia ci doveva assicurare e quindi abbiamo deciso di applicare le sanzioni contrattualmente previste: a oggi i conti ammontano ormai ad alcune centinaia di migliaia di euro». Alla base dei disservizi indicati dalla Regione, ha osservato Trenitalia, in particolare la vetustà dei mezzi impiegati ma anche la necessità di andare ad una verifica dal punto di vista organizzativo, è stato concordato. Un miglioramento del servizio è comunque atteso tra aprile e maggio, quando entreranno progressivamente in servizio i quattro nuovi treni “Vivalto”, che andranno a sostituire gli obsoleti “Ale 801”, spina nel fianco del servizio ferroviario. Nei primi mesi del 2013, invece, dovrebbero essere operativi i nuovi treni, finanziati direttamente dalla Regione: i mezzi saranno consegnati a metà dicembre 2012, ma occorrerà un breve periodo di prova e le necessarie certificazioni. Riccardi ha poi chiesto a Trenitalia di valutare l’introduzione per i treni nazionali che transitano in Friuli Vg di alcune fermate supplementari a Cervignano e Latisana, in quest’ultima stazione almeno in estate.
Marzo 17th, 2017 — General, Uncategorized
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Dal Piccolo
VENERDÌ, 23 DICEMBRE 2011
COMUNE, MOZIONE SUGLI STACCHI DI ACEGASAPS
Occupy “spiazza” il Consiglio
Centrosinistra diviso, il centrodestra si riscopre affine agli indignati
Le rivendicazioni di Occupy Trieste danno un nuovo scossone al palazzo. In un colpo solo il centrosinistra si spacca tra forze di lotta (l’ala sinistra) e di governo (baricentro Pd) mentre il centrodestra si riscopre su posizioni affini a quelle dei vituperati “indignati”. Succede tutto nella riunione dei capigruppo del Consiglio comunale di ieri, con all’ordine del giorno anche il ricevimento di una delegazione di due rappresentanti di Occupy, tra cui Luca Tornatore. Il quale presenta un documento sullo scottante tema dello stacco dei consumi di AcegasAps nelle case delle famiglie morose, facendo capire che dopo le proteste a colpi di tenda in piazza, placate dall’impegno di Roberto Cosolini, il Comune avrebbe dovuto muoversi di più proprio su quel fronte. Preso il documento, il centrosinistra Rifondazione esclusa vota, su proposta dipietrista, di continuare la discussione solo dopo aver congedato Tornatore e compagnia. A quel punto, Marino Andolina per la stessa Rifondazione fa proprio quel documento, con la sottoscrizione grillina, adattandolo a mozione urgente da discutere nel Consiglio di oggi. È una carta molto dura, che chiede fra le molteplici cose a sindaco e giunta di entrare in pressing su AcegasAps affinché «le dilazioni di pagamento vengano agganciate a indicatori economici della crisi in questa città e certamente alle posizioni debitorie del ministero dell’Interno e dei grandi debitori, anziché al termine fisso del marzo 2012». Questo perché – sostiene la mozione – «vi sono esposizioni debitorie notevoli nei confronti di AcegasAps da parte del ministero dell’Interno, per le forniture di Prefettura, Questura e carcere, per circa un milione di euro, e da parte di centinaia di “grandi clienti” per varie centinaia di migliaia di euro». La maggioranza però si divide sull’opportunità di affrontarla già oggi in Consiglio. Lo vogliono Rifondazione e Sel (oltre che i grillini) ma non Pd, Idv e le civiche. Il centrodestra si allinea ad Andolina, ma non basta. Il voto ponderale dei capigruppo, anche causa l’assente Lega, finisce 19 a 17 per la non urgenza. «Domani (oggi, ndr) chiederemo sia fatta chiarezza in aula sulla non urgenza dichiarata dal Pd», incalza Franco Bandelli per Un’altra Trieste pregustando la spaccatura dell’altra coalizione. E infatti «i distacchi alle famiglie povere – annota Everest Bertoli dal Pdl – per la sinistra evidentemente sono tema non urgente, da discutere con calma a gennaio». «Quanto si era impegnata a fare – ribatte Giovanni Maria Coloni dal Pd – l’amministrazione ha fatto, stipulando la convenzione con AcegasAps, cosicché si prende già cura di chi ha difficoltà a pagare. Sono chiacchiere strumentali, polemica politica infondata».(pi.ra.)
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni Regionali
Da Il Piccolo
VENERDÌ, 23 DICEMBRE 2011
COMUNE, MOZIONE SUGLI STACCHI DI ACEGASAPS
Occupy “spiazza” il Consiglio
Centrosinistra diviso, il centrodestra si riscopre affine agli indignati
Le rivendicazioni di Occupy Trieste danno un nuovo scossone al palazzo. In un colpo solo il centrosinistra si spacca tra forze di lotta (l’ala sinistra) e di governo (baricentro Pd) mentre il centrodestra si riscopre su posizioni affini a quelle dei vituperati “indignati”. Succede tutto nella riunione dei capigruppo del Consiglio comunale di ieri, con all’ordine del giorno anche il ricevimento di una delegazione di due rappresentanti di Occupy, tra cui Luca Tornatore. Il quale presenta un documento sullo scottante tema dello stacco dei consumi di AcegasAps nelle case delle famiglie morose, facendo capire che dopo le proteste a colpi di tenda in piazza, placate dall’impegno di Roberto Cosolini, il Comune avrebbe dovuto muoversi di più proprio su quel fronte. Preso il documento, il centrosinistra Rifondazione esclusa vota, su proposta dipietrista, di continuare la discussione solo dopo aver congedato Tornatore e compagnia. A quel punto, Marino Andolina per la stessa Rifondazione fa proprio quel documento, con la sottoscrizione grillina, adattandolo a mozione urgente da discutere nel Consiglio di oggi. È una carta molto dura, che chiede fra le molteplici cose a sindaco e giunta di entrare in pressing su AcegasAps affinché «le dilazioni di pagamento vengano agganciate a indicatori economici della crisi in questa città e certamente alle posizioni debitorie del ministero dell’Interno e dei grandi debitori, anziché al termine fisso del marzo 2012». Questo perché – sostiene la mozione – «vi sono esposizioni debitorie notevoli nei confronti di AcegasAps da parte del ministero dell’Interno, per le forniture di Prefettura, Questura e carcere, per circa un milione di euro, e da parte di centinaia di “grandi clienti” per varie centinaia di migliaia di euro». La maggioranza però si divide sull’opportunità di affrontarla già oggi in Consiglio. Lo vogliono Rifondazione e Sel (oltre che i grillini) ma non Pd, Idv e le civiche. Il centrodestra si allinea ad Andolina, ma non basta. Il voto ponderale dei capigruppo, anche causa l’assente Lega, finisce 19 a 17 per la non urgenza. «Domani (oggi, ndr) chiederemo sia fatta chiarezza in aula sulla non urgenza dichiarata dal Pd», incalza Franco Bandelli per Un’altra Trieste pregustando la spaccatura dell’altra coalizione. E infatti «i distacchi alle famiglie povere – annota Everest Bertoli dal Pdl – per la sinistra evidentemente sono tema non urgente, da discutere con calma a gennaio». «Quanto si era impegnata a fare – ribatte Giovanni Maria Coloni dal Pd – l’amministrazione ha fatto, stipulando la convenzione con AcegasAps, cosicché si prende già cura di chi ha difficoltà a pagare. Sono chiacchiere strumentali, polemica politica infondata».(pi.ra.)
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Report. Questa forse è stata la campagna più massiccia No Tav realizzata fin’ora ad Udine. Due giorni di distribuzione di volantini a due facciate, oltre 1500, in vari punti della Città con buona visibilità nelle strade affollate, per il Babbo Notav e gli attivisti-volantinatori con la bandiera legata attorno al collo. Un piccolo inconveniente si è avuto con l’identificazione da parte di una volante della Questura di 4 attivisti No Tav che stavano volantinando, sabato alle ore 18.00 circa, in centro Città. Come è oramai consolidato il volantinaggio è diventato un lavoro psicologicamente duro anche per i dinieghi da parte dei passanti. Comunque considerato che il rifiuto del volantino è un filtro si è poi potuto constatare che pochissimi volantini venivano buttai via. La trovata “nataliza” di babbo Notav pare abbia funzionato bene e sicuramente ha incuriosito verso la lettura del foglietto che la persona si è trovata in mano. C’è anche da rilevare un certo numero di “No grazie, sono si tav”, pochissimi in realtà, però la risposta pronta è un fatto che assume un suo significato. In realtà mancano dati sul grado di conoscenza del problema da parte del “cittadino medio” e quindi dell’orientamento più o meno consapevole qualore esprime effettivamente un opinione. Ribadisco che la lotta No Tav è dura, se vogliamo fare un paragone, molto più dura rispetto all’acqua e al nucleare.
Paolo De Toni
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volantino solo testo
In questa fase, di drammatica crisi economica, più o meno il 90% della popolazione è chiamato a pagare il debito pubblico realizzato negli ultimi decenni dalle caste, dalle lobby, dalle mafie, dalle logge massoniche, dalle consorterie, dalle cricche, cioè da tutti coloro che hanno succhiato i soldi delle tasse dei lavoratori per far crescere senza freni il tornaconto economico di una parte minoritaria della società. Si creano privilegi, si aumenta il debito pubblico e si fa pagare la crisi a chi non può sottrarsi al sistema di prelievo coercitivo e agli obblighi imposti dalle leggi finanziarie varate dai Governi.
Non entriamo nei dettagli della “rapina istituzionale” del Governo Monti. Qui vogliamo rilevare che se non si capiscono i meccanismi che hanno provocato la voragine del debito, questa spirale perversa non finirà mai e ci porterà alla miseria, anche perché, nell’attuale economia globalizzata, il capitalismo in Europa difficilmente tornerà a “crescere” e, come mostrano i fatti, l’Italia è oramai entrata in una fase recessiva.
Uno dei meccanismi principali che hanno fatto aumentare il nostro debito pubblico è quello delle “Grandi Opere” (quasi sempre inutili) oramai concepite solo per finanziare le lobby più potenti che vogliono accedere all’ordine di grandezza più elevato nel flusso del denaro pubblico. Poi ci sono ovviamente i Politici con i loro stipendi, le loro pensioni, le loro tangenti. Quindi vengono le SpA pubblico-private (in Italia se ne contano circa 20 mila) dove i Consigli di Amministrazione si fanno la paga da soli. Spesso i politici a fine carriera si ritagliano un posto dentro queste SpA che gestiscono i servizi pubblici essenziali, che poi cittadini devono pagare, quali acqua, energia, trasporti, viabilità, rifiuti. Queste società sono a capitale pubblico, ma di diritto privato e mettono in pratica in modo sistematico il famigerato principio “privatizzare gli utili e socializzare le perdite”.
Allora ecco che è arrivato un governo di banchieri e professori-zombie, con un’immagine apparentemente neutrale, ma con lo scopo ben preciso di far pagare la crisi secondo “la legge dei grandi numeri” che consiste nel prelevare il più possibile dalla grande massa della popolazione e toccare il meno possibile i privilegi dei ricchi. Una manovra come quella del Governo di Mafio Monti sapeva farla chiunque anche Michele Zagaria. E’ sempre stato vero, ma oggi lo è più di sempre, il fatto che sono i poveri a mantenere i ricchi. Oggi come oggi, chi si è arricchito è quantomeno un delinquente; della criminalità organizzata, della casta dei politici, della classe dei pseudo-imprenditori come Berlusconi, Anemone, Don Verzè, nonché delle imprese Edili come l’Impregilo o delle Cooperative come la CMC. Già che ci siamo mettiamoci pure una parolina sul mondo del calcio, dello spettacolo (comici compresi) e dell'”informazione” asservita al potere.
In questo quadro deprimente però va rilevato che il primo premio per le truffe in atto oggi in Italia è quello del TAV (Treno ad Alta Velocità)-Corridoio 5 Lisbona-Kiev, sostenuto “manu militari” da PDL + PD + LEGA che si spartiscono la responsabilità della repressione in Valsusa e dello sperpero di 22 miliardi di euro per la tratta Torino-Lione e di 7,4 miliardi di euro per la tratta Venezia-Trieste di quest’opera ferroviaria inutile; si badi bene che queste sono solo le cifre ufficiali, il costo finale sarà molto più elevato.
Fermare questa truffa del TAV – Corridoio 5 è un dovere ed un interesse di tutti perché raffigura l’operazione più scellerata (assieme al Ponte sullo Stretto) presente oggi in Italia e che ha solamente il significato di mantenere in piedi un modello politico-economico di rapina nelle tasche della gente e di devastazione ecologica del territorio.
Marzo 17th, 2017 — General, Guerre
Da Il Manifesto del 24/12/11
La solidarietà armata
APERTURA – Luca Kocci
È toccato al ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi dare l’annuncio, al termine della riunione del consiglio dei ministri di ieri, dell’approvazione del decreto Milleproproghe – ribattezzato Poche proroghe – che contiene, fra l’altro, il rifinanziamento delle missioni militari all’estero delle Forze armate.
Niente da fare, quindi, per le organizzazioni non governative italiane impegnate nella cooperazione allo sviluppo che hanno denunciato con forza i continui tagli ai progetti internazionali di solidarietà da un lato e l’intangibilità degli stanziamenti per le armi e per le missioni militari dall’altro. Il “loro” ministro conferma tutto: nessuna riduzione, le missioni all’estero delle Forze armate continuano.
Del resto non è una novità: Riccardi, ministro ma soprattutto fondatore e principale animatore della Comunità di sant’Egidio – neolaureato honoris causa dall’Università di Friburgo anche per il suo impegno per «il dialogo interreligioso e la pace nell’era della globalizzazione» – da sempre riesce a far convivere solidarietà e armi. Finmeccanica infatti, la prima industria armiera italiana in queste settimane anche al centro di episodi di corruzione che hanno coinvolto i suoi massimi vertici, è da sempre uno dei principali sponsor del progetto Dream (Drug resource enhancement against aids and malnutrition), un programma di prevenzione e cura dell’Aids in Africa, avviato da Sant’Egidio nel 2002 e oggi attivo in Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Repubblica di Guinea, Guinea Bissau, Nigeria, Angola, Repubblica Democratica del Congo e Camerun. In Africa quindi – dove è finita la metà degli armamenti italiani esportati nel 2010 – Finmeccanica vende armi; poi, anche grazie a Sant’Egidio, si rifà il trucco finanziando progetti sanitari in quegli stessi territori e può scrivere con orgoglio sulla sua pagina web: «La solidarietà non ha confini. Non geografici, né politici, né religiosi».
Ma non c’è solo Finmeccanica fra gli sponsor ambigui del movimento fondato da Andrea Riccardi: finanziano le attività di Sant’Egidio – tutte benedette e sostenute dalla Conferenza episcopale italiane – Unicredit e Intesa San Paolo, fra le principali “banche armate”, ovvero gli istituti di credito che sostengono l’export di armi italiane e i programmi internazionali di riarmo, come i 131 cacciabombardieri F-35, per cui il nostro Paese spenderà almeno 15 miliardi di euro nei prossimi 15 anni; sempre il programma Dream è sponsorizzato da Farmindustria (la federazione delle aziende farmaceutiche italiane associate a Confindustria) e dalle multinazionali farmaceutiche Glaxo, Boehringer e Merck, tutte aderenti al cartello di 39 società che, anni fa, avviarono una causa contro l’allora presidente del Sudafrica Nelson Mandela che aveva concesso alle aziende locali di produrre farmaci anti-Aids a basso costo aggirando così lo strapotere delle multinazionali che commercializzavano le medicine ad altissimo prezzo; e in passato la Fondazione per la pace di Sant’Egidio è stata finanziata dalla Nestlé, quando la multinazionale era sottoposta ad un boicottaggio internazionale per violazione del codice internazionale di commercializzazione del latte in polvere.
Armi e solidarietà. Anzi solidarietà anche con i soldi delle armi. E poi una bella marcia della pace, come quelle che la Comunità di Sant’Egidio organizzerà in tutta italia l’1 gennaio. A Roma si concluderà a piazza san Pietro, per ascoltare il papa. E Riccardi, c’è da scommettere, sarà in prima fila.
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Dal Messaggero Veneto del 24/12/11
Ogm, 4 campi sequestrati E’ rischio contaminazione
MANIAGO La legge e i controlli non frenano il diffondersi del mais Ogm nei campi del Friuli Venezia Giulia. Giorgio Fidenato non è più solo: a fine agosto 2011, il Corpo forestale regionale ha sequestrato quattro terreni in cui sarebbe stata riscontrata, da una prima analisi, la presenza di Mon 810, la varietà di mais transgenico della Monsanto, autorizzata da una direttiva europea, ma ritenuta fuori legge da Stato e Regione. Il blitz estivo ha evitato di fatto la trebbiatura, non i possibili effetti di contaminazione nei campi circostanti. L’impollinazione potrebbe aver diffuso la presenza di Ogm su altri appezzamenti. La Forestale ha censito a tappeto circa 700 campi del Friuli Venezia Giulia, dei quali quattro sono risultati positivi ai test Ogm. I terreni, intestati a due agricoltori (uno dei quali iscritto a Futuragra, l’associazione che da anni rivendica la libertà di coltivare Ogm e che ha tra i suoi fondatori Giorgio Fidenato), sono stati sequestrati in due operazioni differenti. Nell’Udinese, a vedersi sigillare per primo due appezzamenti, uno a Mereto di Tomba e un altro a Coseano, è stato un agricoltore di Campoformido, indagato per aver seminato senza autorizzazione del ministero. La legge italiana, infatti, prevede che il ministero dell’Agricoltura debba esprimersi sulla richiesta dell’imprenditore e lo Stato in questi anni o non ha risposto o ha rigettato le richieste. Una posizione controversa, avversata anche da una sentenza del consiglio di Stato, che nel 2009 diede ragione a un agricoltore di Vivaro, riconoscendo il suo diritto alla semina in base a direttiva europea. Ma in Italia per ora prevale la legge nazionale, che nega e prevede conseguenze penali per chi semina senza autorizzazione. Anche la Regione, nel 2011, si è dotata di una legge restrittiva che ricalca la volontà di non favorire l’insediamento di colture Ogm in campo aperto. In provincia di Pordenone, i due campi sequestrati si trovano a Maniago (al confine con Vivaro) e sono proprietà di Antonio Zolin, titolare dell’azienda agricola La Rizza di Vivaro, allevamento di maiali tra i più importanti in provincia e ora indagato per semina illegale di Ogm. L’azienda già da anni importa soia transgenica – quella è consentita – per alimentare il bestiame e la granella coltivata a Maniago era finalizzata all’insilato per i maiali. Zolin non ha mai nascosto le sue convinzioni: è infatti socio di Futuragra oltre che associato di Agricoltori federati, l’associazione di categoria presieduta da Giorgio Fidenato. Uno degli aspetti che ha fatto e fa maggiormente discutere è la commistione tra i campi sequestrati e i terreni vicini. Il mais, infatti, era pronto per la trebbiatura e l’impollinazione era già avvenuta. Questo potrebbe portare al riscontro della presenza di Mon 810 anche in terreni circostanti
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
Valsusa: il PD sempre in prima linea a criminalizzare il movimento No Tav
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Marzo 17th, 2017 — General, Pendolari
Altroché TAV… e senza contare viaggiatori e pendolari bel gesto verso i senza tetto che lì spesso ci pernottano …
da Il Piccolo
Treni soppressi e utenti al freddo
Da due settimane chiuso il riscaldamento in sala d’aspetto e biglietteria. Le Ferrovie: «Si risparmia»
di Fabio Malacrea
La stazione di Monfalcone va al rovescio: sala d’aspetto riscaldata a primavera inoltrata e lasciata al freddo d’inverno; treni soppressi, non solo quelli dei trasfertisti del Sud anche quelli dei pendolari bisiachi. Altro che stazione-modello con servizi a 5 stelle, come annunciato dal progetto “Centostazioni” qualche anno fa. I riscaldamento nella sala d’aspetto, in biglietteria e nell’accesso al sottopassaggio è chiuso da quasi due settimane e le temperature, soprattutto di sera quando cala il sole, scendono a dieci grado o poco più. «Razionalizzazione dei costi – replicano dalle Ferrovie – visto che a Monfalcone le sale d’aspetto sono poco utilizzate dai viaggiatori». In compenso in maggio e giugno di quest’anno, ai primi caldi primaverili, nelle stesse “parti comuni” il riscaldamento andava a palla, tanto che gli utenti preferivano attendere fuori. Insomma, i tagli colpiscono anche la stazione di Monfalcone dove già poco più di un anno fa le biglietteria è stata chiusa nei weekend e i distributori automatici di biglietti, più volte scassinati dai ladri, funzionano a singhiozzo.
E fioccano le proteste. Anche perchè lo stop al riscaldamento in sala d’aspetto è coinciso con il periodo più freddo dell’anno, tanto che perfino i senzatetto hanno lasciato la stazione e preferiscono trascorrere la notte nella sala del Pronto soccorso dell’ospedale di San Polo.
C’è poi la questione dei treni soppressi, non solo quelli a lunga percorrenza diretti al Sud (in particolare l’Intercity Trieste-Lecce), con tanto di proteste dei numerosi trasfertisti e del circolo dei pugliesi “Il Trullo”. Di mezzo ci vanno ora anche i pendolari bisiachi – studenti e lavoratori – che, giunti in stazione, si vedono cancellare a sorpresa i treni locali, soprattutto sulla tratta Trieste-Udine. È accaduto tre volte nella giornata di martedì e altre due solo nella mattinata di ieri. Soppressioni che hanno costretto decine di persone ad aspettare – chi mezz’ora, chi anche di più – un altro convoglio per raggiungere la destinazione. La giustificazione? Anche qui «ottimizzazione del servizio», per cui un convoglio mezzo vuoto viene fermato a metà della tratta e dirottato su una diversa linea, sostituito da un altro che però arriva in netto ritardo sulla tabella di marcia a Monfalcone. C’è da aspettare quindi. Ma dove? In una sala d’aspetto gelata.
Per sentire le proteste, ieri alla stazione, non c’era che l’imbarazzo della scelta. «È incredibile – dice un utente – trovare le parti comuni della stazione al freddo, con il riscaldamento spento, quando in primavera erano talmente riscaldate da non poterci neanche entrare. Se la questione è economica, qualche risparmio potevano farlo prima».