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TAV? Forti ritardi dei treni a Trieste: fino a 4 ore

da Il Piccolo del 16 luglio 2013

Forti ritardi dei treni a Trieste: fino a 4 ore

Il problema sarebbe stato causato da un guasto elettrico verificatosi a Monfalcone. Disagi alla circolazione fino a tarda sera

Forti ritardi fino a 250 minuti (oltre 4 ore) si stanno verificando in entrata e in uscita dalla città di Trieste nei collegamenti ferroviari a causa di un guasto. Secondo quanto è stato reso noto dalle Ferrovie dello Stato, il problema sarebbe stato causato da un guasto elettrico verificatosi a Monfalcone. Alcuni convogli con destinazione Trieste portano ritardi fino a 250 minuti mentre treni in partenza dal capoluogo sono annunciato con oltre un’ora e mezza di ritardo.

Fra i disagi segnalati alla redazione quelli di decine di viaggiatori che sono rimasti bloccati per cinque ore tra Sistiana e Duino a bordo di un treno partito alle 16.11 da Venezia. Secondo il capotreno si sarebbe verificato un problema elettrico, probabilmente un black out, sulla linea. Sembrava un inconveniente da poco, facilmente risolvibile, ma il treno è invece rimasto bloccato lì con i passeggeri che, inevitabilmente, hanno iniziato a spazientirsi. Con il passare del tempo il malumore dei viaggiatori è sensibilmente aumentato, dato che è venuta a mancare anche l’illuminazione interna. Quasi tutti si sono attaccati al telefonino per avvisare i parenti e gli amici, che attendevano ignari in stazione, ma alcuni hanno anche allertato le forze dell’ordine. Dopo la prima ora di attesa, alcuni agenti della Polizia ferroviaria sono saliti a bordo del treno per portare almeno delle bottigliette d’acqua agli sfortunati, e accaldati, viaggiatori. Per oltre due ore i malcapitati hanno atteso l’arrivo del locomotore diesel incaricato di recuperare il convoglio fermo. Molti, però, sfiancati dall’attesa, hanno preferito scendere e tornare a Trieste con mezzi propri. I disagi si sono protratti fino a tarda sera e la circolazione è proseguita a senso unico alternato, utilizzando un solo binario.

Monfalcone / Treni soppressi e utenti al freddo

Altroché TAV… e senza contare viaggiatori e pendolari bel gesto verso i senza tetto che lì spesso ci pernottano …

 

da Il Piccolo

Treni soppressi e utenti al freddo

Da due settimane chiuso il riscaldamento in sala d’aspetto e biglietteria. Le Ferrovie: «Si risparmia»

 

di Fabio Malacrea

La stazione di Monfalcone va al rovescio: sala d’aspetto riscaldata a primavera inoltrata e lasciata al freddo d’inverno; treni soppressi, non solo quelli dei trasfertisti del Sud anche quelli dei pendolari bisiachi. Altro che stazione-modello con servizi a 5 stelle, come annunciato dal progetto “Centostazioni” qualche anno fa. I riscaldamento nella sala d’aspetto, in biglietteria e nell’accesso al sottopassaggio è chiuso da quasi due settimane e le temperature, soprattutto di sera quando cala il sole, scendono a dieci grado o poco più. «Razionalizzazione dei costi – replicano dalle Ferrovie – visto che a Monfalcone le sale d’aspetto sono poco utilizzate dai viaggiatori». In compenso in maggio e giugno di quest’anno, ai primi caldi primaverili, nelle stesse “parti comuni” il riscaldamento andava a palla, tanto che gli utenti preferivano attendere fuori. Insomma, i tagli colpiscono anche la stazione di Monfalcone dove già poco più di un anno fa le biglietteria è stata chiusa nei weekend e i distributori automatici di biglietti, più volte scassinati dai ladri, funzionano a singhiozzo.

E fioccano le proteste. Anche perchè lo stop al riscaldamento in sala d’aspetto è coinciso con il periodo più freddo dell’anno, tanto che perfino i senzatetto hanno lasciato la stazione e preferiscono trascorrere la notte nella sala del Pronto soccorso dell’ospedale di San Polo.

C’è poi la questione dei treni soppressi, non solo quelli a lunga percorrenza diretti al Sud (in particolare l’Intercity Trieste-Lecce), con tanto di proteste dei numerosi trasfertisti e del circolo dei pugliesi “Il Trullo”. Di mezzo ci vanno ora anche i pendolari bisiachi – studenti e lavoratori – che, giunti in stazione, si vedono cancellare a sorpresa i treni locali, soprattutto sulla tratta Trieste-Udine. È accaduto tre volte nella giornata di martedì e altre due solo nella mattinata di ieri. Soppressioni che hanno costretto decine di persone ad aspettare – chi mezz’ora, chi anche di più – un altro convoglio per raggiungere la destinazione. La giustificazione? Anche qui «ottimizzazione del servizio», per cui un convoglio mezzo vuoto viene fermato a metà della tratta e dirottato su una diversa linea, sostituito da un altro che però arriva in netto ritardo sulla tabella di marcia a Monfalcone. C’è da aspettare quindi. Ma dove? In una sala d’aspetto gelata.

Per sentire le proteste, ieri alla stazione, non c’era che l’imbarazzo della scelta. «È incredibile – dice un utente – trovare le parti comuni della stazione al freddo, con il riscaldamento spento, quando in primavera erano talmente riscaldate da non poterci neanche entrare. Se la questione è economica, qualche risparmio potevano farlo prima».

NO TAV/ Altroché TAV: Stazione di Trieste, panchine sparite

da Menti critiche e riproposto su Informarexresistere e su Reset

Stazione di Trieste Centrale: ecco come vengono “sgomberati” i senzatetto.

Stazione di Trieste Centrale.
Unna leggera Bora tende a sostituire l’aria inquinata della Città e sul golfo triestino con aria secca di provenienza continentale. Ed ecco che insieme alla Bora giungono in città le nefandezze del sistema globale, asociale esistente.
Nell’atrio luminoso della Stazione noti un qualcosa che non c’è.
Le sedute sono scomparse.
Prosegui il tuo cammino verso i binari, ed anche le sedute del secondo atrio sono scomparse.
Una strana sensazione inizia a maturare e prendere forma nel tuo essere dubbioso.
Ti fermi.
Leggi un cartello.

Ma qualcosa non torna.
E’ inverno.

Nessuna traccia di questi ipotetici lavori è segnalata nei siti internet di riferimento.
E pensi.
Pensi a chi utilizzava quelle sedute.
Pensi chi riscaldava con il peso e la fatica del sopportare una società sempre più disumana, quelle sedute nere e plastificate.
Persone invisibili all’occhio umano accecato dalla frenesia tipica di tal tempo.
Eppure la notte, la Stazione Centrale di Trieste, ha conferito immensa ospitalità a quelle persone.
Conosciute volgarmente come senzatetto.
E sono tante.
Tante, ma invisibili.
Nella sola Unione Europea sarebbero circa 3.000.000 (Unicef 1998), negli Stati Uniti: 750.000 (Unicef 1998), in  Canada: 200.000 (CBC News December 1998), in Australia: 99.000 (ABS: 2001 Census).

Potrebbe trattarsi solo di un mio presentimento.
Le sedute che spariscono nel periodo invernale, nei mesi dove in quelle mura molte persone trovavano riparo.
Coincidenze di sistema.
Eppure di quei lavori,ad oggi, non vi è traccia.
Lavori che devono giustificare la cacciata violenta delle sedute.
Ed allora incontro alcuni operai della Stazione.

Chiedo delle sedute e…

” le hanno tolte per i barboni, non riuscivano a buttarli fuori e non so se faranno i lavori ma il motivo è quello”.

Come biecamente immaginavo.

Dunque, qualcosa in questa vicenda non torna.
Oppure torna tutto.
E’ tutto così chiaro.
E si diffondono anche dei cartelli con tanto di avviso all’utenza, con i quali si giustificano, in apparenza, la cacciata delle sedute, ma la realtà sembra essere altra.
Sembra che dietro quella scusa vi sia altro.
Ed infatti, in serata mi reco alla stazione centrale.
L’atrio è vuoto.
I senzatetto sono diventati letteralmente e sostanzialmente invisibili.
E’ questo il segno della civiltà?
Forse si vuole in qualche modo imitare la vicina Ungheria, dove sembra che da poco tempo sia entrata in vigore una  nuova legge che prevede per chi dorme sulla strada una sanzione di circa 600 dollari o la prigione.
Questa non è la Trieste che ho umanamente conosciuto.

Marco Barone

Aggiornamenti:
1)
Testo mail inviata a Centostazioni, gestore della Stazione di TS Centrale.

Mercoledì 25 gennaio 2012, 13:07
Da:

A:
info@centostazioni.it

Salve, volevo cortesemente venire a conoscenza del motivo che ha comportato la rimozione delle sedute nei due atri della Stazione di Ts centrale; è stato collocato un cartello che avvisa di lavori di manutenzione straordinaria che sarebbero già in corso(?), ma la realizzazione di tali lavori, di cui non vi è traccia nel vostro sito, necessitava la rimozione delle sedute fino al 31 marzo?

Grazie per la disponibilità,
cordialmente
Marco Barone.

2)

Nella serata del 25 gennaio 2011 intorno alle ore 19.20 ho chiesto informazioni all’ufficio informazioni della Stazione Centrale di Ts. Sono stati cortesi e cordiali, ma in merito ai lavori non sapevano nulla anche perchè non di loro competenza…
Quello che è emerso è che visto e rilevato che il 2 febbraio a Trieste verrà L’Ad Moretti, difficilmente i lavori inizieranno , sempre che esistano o siano tali da giustificare la rimozione delle sedute, per quella data. Chiamala se vuoi operazione apparenza, per dare il benvenuto a Moretti si lasciano in piedi per giorni migliaia di persone, ed i senzatetto spariscono.
Evviva la società. Dove sono finiti i senzatetto? Comunque ho ottenuto il numero del telefono mobile del responsabile di Centostazioni locale, visto che sono irragiungibili telefonicamente localmente, perchè non esiste un numero fisso locale ma solo quello centrale di Roma. Alla mail inviata in primo pm nella giornata del 25 gennaio non ho ancora avuto risposta. Questa denuncia deve andare avanti, per i senzatetto, contro ogni apparenza, per una società che deve vedere ciò che non vuole vedere.

m.b

3)
ho provato a contattare il responsabile di Centostazioni ma non rispondeva, nell’edizione odierna  27 gennaio 2012 http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/01/27/news/stazione-panchine-sparite-tra-applausi-e-proteste-1.3110324 Il piccolo di Ts ha ripreso la notizia, ma senza citare il fatto che sono stato il primo a denunciar ciò, nonostante abbia inviato il detto articolo anche alla redazione del Piccolo. Beh…quello che conta è che la notizia sia diventata notizia.
mb

 


da Il Piccolo

Stazione di Trieste, panchine sparite tra applausi e proteste

Ferrovie: lavori di manutenzione, le sedute saranno ricollocate. Ma forse ne arriveranno delle nuove sulle quali i clochard non potranno più stendersi

 

di Corrado Barbacini

In piedi, sempre in piedi. Al massimo con la schiena appoggiata al muro per poter leggere un libro o sfogliare un giornale. Addio panchine nella stazione centrale. Le Ferrovie le hanno fatte rimuovere. Dicono che è solo un arrivederci. Ma hanno tolto sia quelle dell’atrio sia quelle posizionate alle pareti della piramide, prima di arrivare ai binari. Insomma, è successo più o meno quello che era accaduto in piazza Venezia qualche anno fa, quando l’allora assessore comunale Franco Bandelli aveva fatto togliere le panchine per evitare che ci stessero i drogati.

«Devo andare da mia figlia a Udine e ho perso il treno. Sto girando per i negozi in attesa della partenza. Ma sono stanco. Ho chiesto a un ferroviere dove mi posso sedere e mi ha risposto di andare al bar, dove ci sono i tavolini». Le parole sono di un uomo di 75 anni: rappresentano il disappunto di quella che nei manuali di marketing si chiama utenza.

Ma l’utenza della stazione di Trieste non è fatta solo di viaggiatori in attesa del treno in partenza. Ma anche di gente che si ferma, anzi si siede su una panchina, e forse legge il giornale, durante una passeggiata in città. La stazione per molti era la tappa di una passeggiata lungo il centro storico. Ora stop. In piedi. Anche se sui cartelli che le Ferrovie hanno affisso là dove c’erano le panchine si trova stampata la parola «temporaneamente», seguita dalla spiegazione: «Per effettuare gli interventi di manutenzione».

Promettono dall’ufficio relazioni esterne di Trenitalia: «Le panchine saranno rimesse nel posto originale. Verranno pitturate. Ma forse ne acquisteremo di nuove con i braccioli così da non potercisi coricare». Ma quando? «Al più presto», è la risposta vaga anche se i cartelli affissi in stazione danno come termine il 31 marzo. Ma nessuno di quanti in stazione lavorano ci crede. E c’è anche chi con un pizzico di malizia collega la rimozione delle panchine all’arrivo in città di Mauro Moretti, l’amministratore delegato delle Ferrovie atteso qui il 2 febbraio. «Le hanno tolte per evitare situazioni spiacevoli con i barboni da anni sistemati qui. Hanno fatto una bella pulizia».

Ecco l’altra faccia della medaglia. Quella che fa pensare a chi aveva trovato nell’atrio della stazione un posto dove dormire al caldo. La tabaccaia che ha la rivendita vicina all’ingresso principale non ha dubbi: «Hanno fatto bene a togliere le panchine. Qui ogni giorno c’erano risse, era uno schifo. Su quelle panchine non dormivano solo i barboni, quelli non disturbano. Ma si erano anche accampati i punkabbestia. Qualcuno si portava i cani. La gente aveva paura. E poi ogni mattina l’atrio diventava un letamaio. Il problema era la sicurezza. I punkabbestia chiedevano soldi alla gente. Non si poteva più andare avanti».

Un viaggiatore triestino ribadisce la tesi: «Nella stazione di Milano non ci sono panchine. Questo, appunto, non è un posto dove ci si ferma a leggere il giornale. Si attraversa l’atrio e si sale in treno. A che serve fermarsi?». Un ferroviere che vuole mantenere l’anonimato («Noi non possiamo parlare») spiega che «tutto è cambiato. A Udine hanno dovuto anche chiudere la sala d’aspetto…». Racconta un agente della Polfer: «L’atrio era diventato il ricovero per i senzatetto. Fino a qualche tempo fa i volontari della Caritas portavano da mangiare a chi si accampava nell’atrio».

Massimiliano Furlan è il referente di Centostazioni, la società che gestisce commercialmente la struttura. Mette le mani avanti: «Togliere le panchine è stata una scelta delle Ferrovie. Sono loro i proprietari». Altro non aggiunge. Ma nell’atrio dove c’erano le sedute ora c’è un cartellone con la scritta «500.000 di metri quadri dedicati al tempo libero e allo shopping». «La gente si lamenta – racconta Veronica Rovetto, titolare dell’edicola che si trova sotto la piramide -. Hanno sistemato la questione dei barboni ma hanno penalizzato i viaggiatori. Per colpa dei primi, problemi anche per gli altri. I treni spesso fanno ritardo, come si può pretendere che la gente stia in piedi ad aspettare?»

TRENI: ferrovie in regione sempre peggio

Il Piccolo, venerdì 26 novembre 2010

Treni, cancellato il Trieste-Napoli

L’orario invernale nasconde amare sorprese per chi viaggia in treno.  Per raggiungere la città campana  si dovrà cambiare convoglio due volte. E il biglietto costerà il doppio

di Marco Ballico

TRIESTE Anche ieri, a soli 17 giorni dall’introduzione dell’orario invernale, il sito di Trenitalia brillava per assenze. Le stesse di una settimana fa, con l’aggiunta di un taglio, quello del diretto Trieste-Napoli. Cancellato. Con l’aggiunta, di una tariffa raddoppiata per l’alternativa, con tanto di cambio, pure doppio.

Riccardo Riccardi, l’assessore regionale ai Trasporti, si era lamentato sul fronte dell’informazione della compagnia ferroviaria.
Aveva parlato di “inefficienza da recuperare, e al più presto”. E invece niente di fatto: il sito continua a riportare, dopo il 12 dicembre, data in cui scatterà il nuovo orario, solo 5 treni da Trieste a Mestre al posto dei 33 attualmente in corsa, e ancora solo 6 (su 14) verso Roma e 4 (su 11) direzione Milano.

Ma, altro “buco”, manca anche il diretto su Napoli, quello delle 7.04 in partenza dalla stazione di Trieste e in arrivo alle 17.50 nella città campana. Un taglio praticamente certo visto che quella tratta, stando alle informazioni sul sito www.trenitalia.it, prevede comunque una partenza alla stessa ora con due soluzioni: un solo cambio a Bologna alle 11.14 e una durata del viaggio di 9 ore e 6 minuti oppure due cambi, a Mestre e Roma, e un arrivo anticipato di un’ora.

La sorpresa, taglio a parte, sta nelle tariffe. L’Intercity programmato sino all’11 dicembre costa 85,50 euro in prima classe e 62 euro in seconda. Con l’orario invernale si passa a quota 143 euro (103,50 per la seconda classe) nel caso di cambio a Bologna e a 172,50 (129 in seconda) con il doppio cambio a Mestre e Roma. In sostanza, un aumento del 67% sulla percorrenza di oltre 9 ore e addirittura del 110% rispetto al costo del viaggio più veloce verso Napoli, quello delle 6.35, anche in questo caso con l’obbligo di scendere e salire prima a Mestre e poi a Roma.

Trenitalia, in silenzio, procede dunque all’operazione ridimensionamento. Con tanto di aumento delle tariffe. Pure l’anno scorso, dopo che 3 milioni di euro in Finanziaria regionale erano serviti a salvare i collegamenti su Roma e Milano, i biglietti erano in ogni caso rincarati. Alta velocità e alti prezzi. Il diretto su Milano costa, dall’orario invernale 2009-2010, 59,50 euro in prima classe e 44 in seconda, aumenti del 10,8% e del 10,3% rispetto a un anno prima senza sostanziali risparmi di tempo: ci si continua a mettere circa 4 ore e 20 minuti. Biglietto ritoccato anche per le altre tratte su Milano (in media dell’8%) e per quelle su Roma: tra il +4,6% e il +6,1% la prima classe e tra il +16% e +17% la seconda.

E poi ci sono i treni cancellati. Al taglio del Trieste-Napoli si aggiunge quello finora non smentito del Trieste-Lecce. Sul sito della società ferroviaria continuano a comparire sino all’11 dicembre varie partenze con cambio a Mestre, Bologna, Verona e Bari, ma anche il diretto con partenza dal capoluogo regionale alle 19.46 e arrivo nella città pugliese alle 9 del mattino dopo. Il 12, invece, quel treno, un collegamento che copre tra l’altro la linea Adriatica e raggiunge anche Ancona e Pescara, non c’è. Probabilmente eliminato, fino a prova contraria. O almeno ancora sotto esame, ha fatto sapere l’ufficio stampa di Trenitalia, «come tutti quelli a contratto di servizio con il ministero». La decisione finale? «Sarà presa sulla base delle domande e della sostenibilità economica».

TAV: mentre le ferrovie sono a pezzi le lobby…

Da Il Piccolo del 12/09/10

Pecs, Trieste rilancia Porto e infrastrutture

 

PÈCS Una forte azione di stimolo all’utilizzo del Porto di Trieste e l’assicurazione di un forte impulso al mondo politico nazionale ed europeo per velocizzare la realizzazione dell’Alta Velocità ferroviaria e del tracciato del Corridoio V. Proprio per questo domani è prevista la firma di un protocollo tra la Transpadana e le associazioni imprenditoriali del Fvg. Alla convention del network delle Camere di Commercio del Centro-Europa, in corso di svolgimento a Pécs in Ungheria, la Camera di Commercio di Trieste, attraverso il suo componente di Giunta delegato alla Logistica e ai Trasporti, Maurizio Salce, ha spiegato i vantaggi economici nell’utilizzo dello scalo giuliano, davanti a una platea di rappresentati istituzionali e imprenditori dell’area centroeuropea. «In competizione con la presenza dei porti concorrenti, quali Capodistria e Fiume – evidenzia Salce – che anche a Pécs vengono a promuovere i propri servizi, l’Ente Camerale ha sostenuto e presentato i dati che possono far privilegiare Trieste quale scalo di riferimento. Non dobbiamo perdere occasioni come queste per attrarre investitori». I vertici camerali di Ungheria, Croazia, Romania, Austria, Serbia, Italia e di altri Paesi dell’Area danubiana si stanno confrontando in questi giorni su quali linee di sviluppo sostenere in maniera coordinata nelle singole realtà nazionali per portare a uno sviluppo economico armonico dell’area. Sempre ieri a Pécs in risposta alle richieste sulla situazione relativa al Corridoio V, Salce ha anticipato alla platea centroeuropea la firma (che è prevista per domani) del protocollo tra la Transpadana presieduta da Antonio Paoletti, e le associazioni imprenditoriali regionali, alla presenza degli europarlamentari del Friuli Venezia Giulia, che sollecita la politica nazionale e i rappresentanti nella Ue a definire la presentazione del progetto di fattibilità della tratta di Alta Velocità ferroviaria ricompresa tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. «Un atto politico molto forte – ha spiegato Salce – che vede tutte le imprese del Nord Est, attraverso le loro rappresentanze di categoria, chiedere la realizzazione dell’Alta Velocità ferroviaria e del tracciato del Corridoio V». Ovvero quel Corridoio V a cui l’economia centroeuropea anche a Pécs guarda con particolare favore quale insostituibile tassello per la crescita economica dell’area.

 

Dal Messaggero Veneto del 11/09/10

Ferrovie, un servizio in stato agonizzante

 

Dibattito «Sto pranzando non ho tempo…». E’ questa la frase che un nostro rappresentante si è sentito dire alcune settimane fa dal Direttore Regionale di Trenitalia, prima che gli attaccasse il telefono. Non vogliamo abusare di questo spazio per enfatizzare un’espressione, che si commenta da sé, pronunciata nel contesto di una semplice e cortese telefonata di servizio, volta unicamente a sensibilizzare il dirigente in ordine a una problematica segnalata da un Utente, nostro associato. Vogliamo invece porre all’attenzione pubblica il modo in cui è gestito un servizio, quello ferroviario, di importanza strategica per la nostra Regione, atteso il decadimento della qualità registrata negli ultimi mesi. Negli ultimi mesi il servizio ha raggiunto picchi di inefficienza mai visti prima, non tanto per colpa del personale Fs, ma soprattutto per la disorganizzazione del suo management, sempre più distante dalla gente, incapace di recepire i minimi suggerimenti degli utenti. Quest’estate in 21 giorni si sono contate 98 corse soppresse, 4 e mezza ogni giorno, senza risparmiare alcuna area della regione. Dal 1º gennaio a oggi, il Comitato ha inviato alla Regione oltre 30 segnalazioni di disservizi lungo la solo linea Udine-Tarvisio, senza mai ottenere risposta e questo la dice lunga sulla bontà e sull’efficienza del servizio e-mail dedicato agli utenti (info@regione.fvg.it)! Dati preoccupanti che denotano uno stato agonizzante del servizio, incapace ormai di attrarre nuovi utenti e sempre più destinato a perdere quote di mercato. Non dimentichiamo poi il problema non risolto della pulizia: la questione non è tuttavia una novità, lo stesso ad di Trenitalia, Vincenzo Soprano, ha dichiarato: «Mi vergogno ogni volta che salgo su un treno». Lo stato di degrado della stazione di Udine, denunciato dal Comitato con un recente esposto all’Ass di Udine, fotografa perfettamente la situazione. Poi abbiamo appreso dalla stampa che entro la fine dell’anno inizieranno i lavori di restyling delle pensiline della stazione di Udine: una coincidenza o l’effetto dell’esposto? Forse la situazione della sicurezza e quella igienico-sanitaria non risultano così a norma… alla faccia dei “casi isolati”, come asserito dalla Direzione Regionale Trenitalia. Chissà però quando e soprattutto se inizieranno questi lavori, visto che del tanto pubblicizzato restyling dei mezzi, pari a circa 328.000 euro di investimenti, si deve ancora vedere i primi risultati concreti, nonostante le pompose dichiarazioni dell’assessore regionale competente. Senza poi contare che questo investimento dovrebbe derivare dalle penali che Trenitalia dovrebbe pagare alla Regione per inadempimento contrattuale inerente le condizioni di pulizia e igiene a bordo treno: troppo buonismo signori, così non funziona! E’ come se il vigile multasse un automobilista perché circola con un faro rotto e poi gli lasciasse il corrispettivo della multa per comprarsi il faro nuovo… I precedenti tuttavia non mancano e non invocano certo all’ottimismo. La situazione regionale non si discosta di tanto da quella delle altre regioni, dove l’esasperazione degli utenti è purtroppo sfociata anche in spiacevoli episodi. E poi ci sono le ritorsioni nei confronti di coloro che osano contestare “il sistema”, ovvero per il piacere di esibire la propria autorità a bordo treno. Alla fine però tutto rimane come prima: basti pensare alla questione del biglietto integrato Saf, vera e propria ingiustizia posta in essere ai danni degli utenti gemonesi, discriminati dall’applicazione di una maggiorazione tariffaria che non trova giustificazione normativa e che da oltre 10 anni attende una soluzione. Il decadimento del servizio è evidente, basti pensare al proliferare di Comitati a tutela degli utenti e alle pronunce della magistratura in favore dei pendolari. E Trenitalia e le istituzioni cosa fanno di fronte a questa emergenza? Lavorano, dicono loro, ma poi i risultati sono questi. Dinanzi al dramma quotidiano dei pendolari si pensa all’Alta Velocità e alle Grandi Opere, per poi leggere sui giornali che i finanziamenti europei per la progettazione e la realizzazione della Tav nelle tratte Venezia-Trieste e Trieste-Divaccia sono a rischio, a causa dei ritardi nella presentazione dei progetti. Forse è davvero attuale quella frase profferita da un nostro associato, vecchio ferroviere che negli anni ’70 istruiva i giovani controllori: «Dove finisce il buon senso inizia la ferrovia». E la Regione, concessionaria del servizio dal 2008, cosa sta facendo? Tanto, sembrerebbe leggendo i titoli apparsi sulla stampa. Concretamente, pochino… Interessante è la delibera 862 del 6 maggio scorso, con cui la Giunta ha stanziato 100.000 euro per avviare la libera circolazione delle forze dell’ordine, in divisa o dotati di tessera di riconoscimento, sia per le finalità di servizio sia per garantire la sicurezza dei trasportati. Premesso che riteniamo corretto che si permetta alle forze dell’ordine di viaggiare gratuitamente su tutti i mezzi per esigenze di servizio, alcuni dubbi rimangono sull’opportunità di estendere tale agevolazione anche agli agenti non in servizio. La decisione sarebbe giustificata dall’esigenza di garantire «una maggiore sicurezza dei passeggeri e del personale in servizio sui treni regionali». Ci domandiamo quanti reati siano stati commessi nell’ultimo anno a bordo dei treni e soprattutto se il personale Polfer non sia di per sé sufficiente a garantire la sicurezza dei trasportati. Non solo, si spenderanno ulteriori 100.000 euro per una consulenza per «l’individuazione di azioni di miglioramento delle attività di monitoraggio e della correlata qualità dei servizi ferroviari…». Una delle tante consulenze nonostante la Corte dei Conti abbia invitato a ridurre ai minimi termini tali incarichi. Ci auguriamo che i 100.000 euro siano ben spesi e che non si tratti dell’ennesimo sondaggio telefonico, i cui risultati lasciano il tempo che trovano. Anche in questo caso si poteva fare qualcosa di più. L’ultima novità però è la sentenza del Tar regionale 394 del 9 giugno scorso che ha riammesso l’impresa spagnola Caf alla gara indetta dalla Regione per l’acquisto di otto nuovi elettrotreni da adibire al trasporto pubblico locale. Il Tribunale ha contestato alla Regione anche di aver definito un bando di gara non chiaro e pertanto suscettibile di interpretazioni diverse. La questione potrebbe ora avere conseguenze rilevanti in ordine alla tempistica prevista per il rinnovo del parco mezzi (entro il 2011): la sentenza del Tar potrebbe infatti rimettere tutto in discussione. Ricordiamo che per l’acquisto di questi nuovi mezzi è stata prevista una spesa di 107 milioni, sostenuta dallo Stato (3), da Trenitalia (30) e dalla Regione (74). I treni nuovi arriveranno, prima o poi, e così finalmente tutti, politici e dirigenti Fs potranno pontificare e far loro i risultati ottenuti. In questo scenario spiace rilevare l’imbarazzante silenzio delle istituzioni e del mondo politico in generale dinanzi alle richieste dell’utenza: basti pensare alle proposte formulate dai rappresentanti dei Pendolari quali la costituzione della Consulta del Trasporto Pubblico Locale o la richiesta di un bonus-sconto in favore degli utenti a parziale ristoro dei danni economici subiti a fronte dei disservizi, strumenti già adottati da altre Regioni più virtuose. A tal fine, pretendiamo che la Regione si attivi in maniera rigorosa nei confronti del gestore per far rispettare i termini del contratto di servizio. Da ultimo un richiamo forte alla classe dirigente, la quale deve recuperare sobrietà e soprattutto quello spirito funzionale per cui la politica deve essere intesa come l’arte del buon governo. Giorgio Picco presidente del Comitato pendolari Alto Friuli

Ferrovie/ Pendolari sempre più incazzati

Corriere 16 dicembre

IL CASO

Ira dei pendolari dopo l’Alta Velocità Alta Velocità,
l’ira dei pendolari
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