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UDINE/ Ancora assoluzioni

Venerdì 24 giugno nel Tribunale di Udine si è tenuta l’ultima udienza per il processo per la ex-caserma Osoppo (qui i fatti | 1 | 2 | 3 |).

5 udienze, 5 PM diversi, con colpo di scena finale. il PM onorario che si trova a fare la requisitoria e non ha assistito alle udienze precedenti, ma ha studiato solo le carte, chiede l’assoluzione.

In realtà una eventuale assoluzione, a fronte dello svolgimento del processo, era possibile solo per uno dei compagni imputati, Andrea di Lenardo, ma non per l’altro, Paolo De Toni.

Dopo l’arringa dell’Avvocato Patrizia Fiore, il Giudice si ritira e nella lunga attesa ci chiediamo come troverà una via d’uscita.

Così non volendo smentire l’esistenza del reato di occupazione dell’autofficina della caserma (cioè l’effettiva possibilità di applicazione dell’articolo 633 del codice penale)  e, ancor più, non volendo smentire l’operato delle fdo, di fronte ad una accusa di resistenza a pubblico ufficiale, totalmente artefatta, il Giudice Roberto Pecile se ne esce con un “non doversi procedere” per la tenuità del fatto (come da nuova legge del governo renzi) per l’occupazione e con l’assoluzione per “difetto di querela” stante la derubricazione del reato di resistenza a quello di minacce.

In ogni caso un risultato positivo soprattutto per il compagno Andrea di Lenardo che ha ancora davanti a sé vari processi.

CSA in esilio  + Ateneo Libertario Friulano

 


MV 25 giugno

Invasione all’ex Osoppo: due assoluzioni

A scendere in campo, o meglio in aula, per difenderne l’operato era stato nientedimeno che il sindaco Furio Honsell. E ieri, a chiederne l’assoluzione, è stata anche la pubblica accusa, rappresentata…

 

A scendere in campo, o meglio in aula, per difenderne l’operato era stato nientedimeno che il sindaco Furio Honsell. E ieri, a chiederne l’assoluzione, è stata anche la pubblica accusa, rappresentata dal vpo Giovanna Schirra. La decisione del giudice monocratico Roberto Pecile non ha tradito le aspettative: Paolo De Toni e Andrea Di Lenardo, della “Nuovo lavoro coop”, e difesi dall’avvocato Patrizia Fiore, sono usciti “senza macchia” dal processo che li vedeva accusati di invasione di terreni ed edifici e di deturpamento di cose altrui, in occasione di alcune iniziative organizzate nell’ex caserma Osoppo. Il giudice ha dichiarato la non punibilità «per tenuità del fatto». De Toni, che è anche il portavoce storico del Centro sociale autogestito, era chiamato a rispondere pure di resistenza a pubblico ufficiale, ipotesi riqualificata nel reato di minacce, procedibile soltanto aquerela e per la quale, quindi, è stato a sua volta assolto. Quanto al rifiuto d’indicazione della propria identità, di cui De Toni era stato accusato durante un sopralluogo di polizia e vigili urbani, è stato dichiarato il non doversi procedere per estinzione del reato a seguito di oblazione. 

SAN GIORGIO DI NOGARO/ Tepee Tal Parco 2016

Tepee Tal Parco San Giorgio di Nogaro Venerdì 1 | Sabato 2 | Domenica 3 | luglio 2016

tepee 2016 a

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TRIESTE: raccolta materiali per Ospiti in Arrivo


RACCOLTA MATERIALI PER “OSPITI IN ARRIVO” DI UDINE

Abbiamo deciso di iniziare una raccolta in sostegno dell’attività dell’associazione “Ospiti in arrivo” di Udine che da mesi si occupa della prima assistenza solidale ai profughi in quella città e che per qusto motivo sono anche sotto inchiesta con l’allucinante accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

In questo momento le necessità di materiale riguardano prioritariamente vestiti maschili leggeri di misura media e scarpe (40-45), sono inoltre utili degli snack da poter distribuire al loro arrivo in città. 

In vista dell’attività didattica svolta dall’associazione sono inoltre graditi quaderni e penne.

I materiali possono essere portati nella nostra sede di via del bosco 52a ogni giovedì dalle 18 alle 20 o durante le altre iniziative.

 

Gruppo Anarchico Germinal

CORMONS/ Giù le mani dalla Resistenza!

mancino

Giù le mani dalla Resistenza!

Conferenza Assemblea Pubblica organizzata dall’Osservatorio Regionale Antifascista con la partecipazione del Gruppo di “Resistenza Storica”, Claudia Cernigoi, Alessandra Kersevan e Marco Barone. 

 

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PORDENONE: comunicato di Iniziativa Libertaria sull'”Emergenza profughi” e la nuova giunta

Un film già visto: l’effetto Vanna Marchi e la cattiveria al potere

Quello che stiamo assistendo rispetto all'”emergenza profughi”, dopo l’insediamento di Ciriani, non è altro che bieca e patetica propaganda. Esattamente come con Pedrotti, la situazione si continua a trascinare nelle medesime condizioni per cui, in barba alle convenzioni europee recepite anche dall’Italia e in capo alle prefetture, tutti coloro che una volta giunti in città fanno richiesta d’asilo debbono avere garantita la primissima accoglienza e cioè un posto dove dormire e un pasto con cui sopravvivere, tutto questo ad oggi è rimasto disatteso.
Da più di un anno, dopo che l’esodo della profuganza dai luoghi di guerre e violenze generalizzate s’è intensificato, questa primissima accoglienza non viene garantita né dalla prefettura, né dal Comune, ma da una rete solidale di comuni cittadini che si sono organizzati in modo spontaneo, dapprima attorno all’associazione immigrati e poi assumendo un dinamismo più allargato e autonomo.
Tradotto, questo significa che una parte di semplici cittadini di Pordenone e provincia cucinano e raccolgono beni di prima necessità come vestiario, calzatura, medicinali, coperte ecc., affinché questi profughi non patiscano freddo e gelo (nei mesi invernali) e possano mangiare quotidianamente, tamponando le settimane (a volte un mese) che servono a questura e prefettura per svolgere i passaggi burocratici che portano i richiedenti asilo in progetti di prima accoglienza, questi ultimi gestiti da Caritas e cooperative assegnatarie delle convenzioni istituzionali.
Ancora una volta, ai soliti mistificatori va ricordato che sono questi ultimi a essere pagati dallo stato e dall’Europa, al contrario la rete solidale ci mette tutto di tasca propria: soldi e soprattutto tempo ed energie.
Ciriani succede al menefreghismo di Pedrotti, fregandosene allo stesso modo di queste mancanze istituzionali (ancora colmate dal volontarismo cittadino), dando lo zuccherino alla pancia del suo elettorato, per lo più xenofobo, e mostrando mediaticamente (che è quello che conta) i “muscoli” securitari aumentando cioè il personale della municipale in strada, sguinzagliando i carabinieri con i cani antidroga nei parchi cittadini, limitando il wi-fi in parti della città per scoraggiare l’assembramento di queste persone, ecc.
Si tratta di un operazione mediatica e priva di qualsiasi utilità reale che solo i più sprovveduti o quelli in malafede possono apprezzare. Operazione che semmai è un ulteriore aggravio per la collettività, visto che in città non abbiamo mai avuto alcun problema rilevante legato alla presenza dei profughi, se non marginali episodi dovuti a situazioni di disagio psichico, come per altro affermato dalle stesse autorità che li hanno presi in carico: nessun aumento di reati, nessuna situazione emergenziale, nessun danno alla città. Certo, il disagio di chi non ha neppure un posto per poter espletare i propri bisogni fisiologici, un tetto dove poter dormire, delle attività per poter canalizzare le proprie attitudini come tutti, vivendo quotidianamente ore di frustrazione e annichilamento è un disagio vissuto da questi profughi e a cui la città assiste indirettamente con l’occupazione del parco o la “visione” di questi ragazzi per le strade. La mancanza di “decoro”, di cui cui diversi cittadini lamentano, è conseguenza di scelte e lacune istituzionali non certo colpa dei profughi né tanto meno dei cittadini che li aiutano: che si mettano il cuore in pace, questi non spariscono, non hanno la facoltà di diventare invisibili e tutto il maquillage del neo-sindaco non servirà a nulla. Mettere la polvere sotto il tappeto per mostrare il salotto pulito non è mai stata una soluzione.
La paura, il fastidio, fino ad arrivare a linciaggi verbali sui social e in alcuni casi in vere e proprie persecuzioni e vessazioni, sono il prodromo di una barbarie morale e sociale in cui non si riesce più a riconoscere l’umanità negli altri tanto da considerarli come “oggetti” o “paesaggio” associati al “decoro” urbanistico, chiamati “clandestini” quando si tratta di richiedenti asilo o protezione umanitaria o disprezzati perché in possesso di un telefonino che, al contrario di noi che abbiamo il triste primato al mondo per possederne in numero spropositato, per loro è uno strumento “salvavita”, lontani migliaia di km da casa, dal proprio paese e dai propri affetti.
C’è una Pordenone che resiste all’odio e alla restrizione delle libertà di tutti, non sta dentro i palazzi e palazzetti dei poterini locali, votati da un quarto dei pordenonesi e delegittimati da quasi il 50% di astensione e che rispondono agli interessi di categorie e clientele, questa Pordenone è in strada, nei quartieri e nelle relazioni sociali che sono le fondamenta di una comunità.

Iniziativa Libertaria

PORDENONE: striscione antirazzista. Indifferenza e razzismo uccidono.

emmanuel pn

Indifferenza e razzismo uccidono, Emmanuel vive nella solidarietà.

Siamo ancora sgomenti per il barbaro omicidio di mercoledi sera a Fermo.
Amedeo Mancini, un italiano appartente al giro neofascista fermano, ha ucciso Emmanuel Chidi Namdi, richiedente asilo nigeriano dopo aver insultato con epiteti razzisti la moglie Chinyery

L’omicidio segue una serie di intimidazioni e minacce, dagli insulti di cui Mancini non era nuovo ( il fratello ha dichiarato che si tratta di “un allegrone che si diverte a lanciare noccioline ai negri” cit.) fino alle esplosioni di ordigni rudimentali contro il seminario dove Emmanuel e altri richiedenti asilo sono ospitati.

Si tratta di un chiaro omicidio motivato da un’aggravante razzista, da parte non di un semplice ultrà, come dipinto dalla maggior parte dei media, ma di un fascista.

L’assassinio di Emmanuel non è che l’ennesimo atto scaturito dal clima politico e mediatico, che da tempo vomita e fomenta odio nei confronti degli immigrati e dei richiedenti asilo e nei confronti di chi si dimostra solidale a chi scappa da fame, povertà, guerra e discriminazione.
Un clima di odio dove prosperano ideologie, pratiche, parole d’ordine e politiche espressamente razziste, oltre che organizzazioni e partiti dichiaratamente fascisti, che dovrebbero essere stati spazzati via dalla storia.

Non possiamo e non vogliamo rimanere indifferenti a tutto questo. Non possiamo più tollerare l’intollerabile. Non possiamo piangere morti scaturiti dalla barbarie fascista.

Bisogna adoperarsi per eliminare il razzismo dalle nostre città e chiudere le sedi fasciste.
Costituiamo reti di partecipazione cittadine che facciano resistenza nei confronti di chi vuole creare una guerra tra poveri e reti di solidarietà che si adoperino nel garantire i diritti essenziali di tutti: casa, lavoro ed una vita dignitosa.

Emmanuel vive, morte al razzismo!

PNREBEL

TRIESTE/ Presidio di solidarietà con Kabu

 

Presidio contro la repressione e di solidarietà a Kabu

 

Cogliamo l’occasione della costrizione ai domiciliari

 

del compagno di Udine per riflettere sulla repressione.

 

SABATO 23 LUGLIO

 

ORE 17:00

 

PIAZZA ORTIS, TRIESTE

 

Cogliamo l’occasione anche per esprimere vicinanza al compagno di Venezia

 

colpito da richiesta di sorveglianza speciale.

 

Solo continuare la lotta può dare un senso alla solidarietà verso i nostri compagni reclusi.

 

tratto da

 

https://alcunianarchiciudinesi.noblogs.org/post/2016/07/21/trieste-23-7-16-iniziativa-in-solidarieta-ad-anarchico-di-udine-ai-domiciliari-a-trieste/

 

 

Pordenone e Trieste: striscioni per ricordare genova e l’assassinio di Carlo Giuliani

pncarlogiulianiA Pordenone il collettivo Pn Rebel e a Trieste il Collettivo Up-attivismo critico hanno voluto ricordare con due iniziative similari l’anniversario dei 15 anni dalla mattanza di Genova e l’assassinio di Carlo Giuliani.

Qui foto e comunicato da Pordenone e di seguito foto e comunicato da Trieste. 

20/07/2001-20/07/2016
NON C’È FUTURO SENZA MEMORIA
NOI NON PERDONIAMO, CARLO VIVE

Oggi ricorre l’anniversario della morte di Carlo Giuliani e come tutti i mesi di Luglio, da quindici lunghi anni ad oggi, questa ricorrenza riporta le nostre menti alla violenza e brutalità poliziesca di quelle caldissime giornate genovesi del 2001.
Organizzazioni come Amnesty International hanno definito i fatto del G8 di Genova come “la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dalla Seconda guerra mondiale” e la Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo ci conferma che le forze di polizia operarono praticando di fatto la tortura e ogni altra procedura che, anche non solo attraverso le lesioni fisiche, si è tradotta comunque in trattamento degradante e umiliante.

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Repressione in piemonte contro attivisti solidali con il Kurdistan in lotta

Alle sei di questa mattina, 21 luglio 2016, decine di poliziotti della Questura di Torino sono piombati nelle case di una decina di compagni/e piemontesi per notificare l’ennesima ordinanza di misure cautelari disposta dal GIP Silvia G. Carosio su richiesta del PM Antonio Rinaudo.

Le misure notificate impongono a tutti/e l’obbligo di firma quotidiana, due volte al giorno.
I compagni/e sono indagati per diversi reati (resistenza, violenza privata, violazione di domicilio…) commessi il 25 settembre 2015 all’aeroporto di Caselle (To) quando un gruppo di solidali aveva fatto irruzione negli uffici della Turkish Airlines, la compagnia di bandiera turca, occupandolo per leggere un comunicato di condanna della politica turca e di sostegno alla resistenza in Kurdistan, poi pubblicato sul web (vedi sotto il testo e il link al video). Il gruppo aveva poi improvvisato un corteo nell’aeroporto con slogan e striscioni contro il terrorismo di Erdogan.

Mentre in Turchia dilagano purghe e repressione, in Italia si cerca di zittire chi da tempo denuncia il terrorismo di Stato in Turchia, con un tempismo di cui dovrebbero vergognarsi, non conoscessimo la faccia da culo di Rinaudo e soci.

Da parte nostra, ci riserviamo di elaborare collettivamente le forme che più riterremo adeguate non soltanto per continuare a esprimere il sostegno alla resistenza del PKK e alla lotta rivoluzionaria in Kurdistan, ma anche per contrastare questo ennesimo maldestro tentativo di soffocare le lotte attraverso misure di polizia.
A presto.

http://www.inventati.org/rete_evasioni/?p=2221

Come Infoaction diamo massima solidarietà ai compas inquisiti.

 

TRIESTE: solidarietà a casa delle culture

Nella notte fra il 25e il 26 maggio un gruppo di ignoti di chiara ispirazione nazifascista ha riempito di svastiche, celtiche e scritte intimidatorie Casa delle Culture, spazio sociale nel quartiere di Ponziana.

E’ stata inoltre ripetutamente colpita a picconate la porta, con il chiaro intento di entrare e danneggiare anche gli interni.

Diamo la nostra solidarietà a Casa delle Culture.

Atti di questo genere non vanno presi con leggerezza; nel corso degli anni, in Italia e non solo, episodi simili hanno causato, oltre ai danni materiali, anche feriti e morti.

Invitiamo tutti e tutte a rispondere a questo attacco intensificando la presenza alle iniziative antifasciste e antirazziste.

Occorre continuare a lottare, quotidianamente e in ogni ambito, per porre un argine alla dilagante cultura razzista e xenofoba in cui questi squallidi figuri trovano legittimazione e consenso.

Gruppo Anarchico Germinal