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PORDENONE: comunicato di Iniziativa Libertaria sull'”Emergenza profughi” e la nuova giunta

Un film già visto: l’effetto Vanna Marchi e la cattiveria al potere

Quello che stiamo assistendo rispetto all'”emergenza profughi”, dopo l’insediamento di Ciriani, non è altro che bieca e patetica propaganda. Esattamente come con Pedrotti, la situazione si continua a trascinare nelle medesime condizioni per cui, in barba alle convenzioni europee recepite anche dall’Italia e in capo alle prefetture, tutti coloro che una volta giunti in città fanno richiesta d’asilo debbono avere garantita la primissima accoglienza e cioè un posto dove dormire e un pasto con cui sopravvivere, tutto questo ad oggi è rimasto disatteso.
Da più di un anno, dopo che l’esodo della profuganza dai luoghi di guerre e violenze generalizzate s’è intensificato, questa primissima accoglienza non viene garantita né dalla prefettura, né dal Comune, ma da una rete solidale di comuni cittadini che si sono organizzati in modo spontaneo, dapprima attorno all’associazione immigrati e poi assumendo un dinamismo più allargato e autonomo.
Tradotto, questo significa che una parte di semplici cittadini di Pordenone e provincia cucinano e raccolgono beni di prima necessità come vestiario, calzatura, medicinali, coperte ecc., affinché questi profughi non patiscano freddo e gelo (nei mesi invernali) e possano mangiare quotidianamente, tamponando le settimane (a volte un mese) che servono a questura e prefettura per svolgere i passaggi burocratici che portano i richiedenti asilo in progetti di prima accoglienza, questi ultimi gestiti da Caritas e cooperative assegnatarie delle convenzioni istituzionali.
Ancora una volta, ai soliti mistificatori va ricordato che sono questi ultimi a essere pagati dallo stato e dall’Europa, al contrario la rete solidale ci mette tutto di tasca propria: soldi e soprattutto tempo ed energie.
Ciriani succede al menefreghismo di Pedrotti, fregandosene allo stesso modo di queste mancanze istituzionali (ancora colmate dal volontarismo cittadino), dando lo zuccherino alla pancia del suo elettorato, per lo più xenofobo, e mostrando mediaticamente (che è quello che conta) i “muscoli” securitari aumentando cioè il personale della municipale in strada, sguinzagliando i carabinieri con i cani antidroga nei parchi cittadini, limitando il wi-fi in parti della città per scoraggiare l’assembramento di queste persone, ecc.
Si tratta di un operazione mediatica e priva di qualsiasi utilità reale che solo i più sprovveduti o quelli in malafede possono apprezzare. Operazione che semmai è un ulteriore aggravio per la collettività, visto che in città non abbiamo mai avuto alcun problema rilevante legato alla presenza dei profughi, se non marginali episodi dovuti a situazioni di disagio psichico, come per altro affermato dalle stesse autorità che li hanno presi in carico: nessun aumento di reati, nessuna situazione emergenziale, nessun danno alla città. Certo, il disagio di chi non ha neppure un posto per poter espletare i propri bisogni fisiologici, un tetto dove poter dormire, delle attività per poter canalizzare le proprie attitudini come tutti, vivendo quotidianamente ore di frustrazione e annichilamento è un disagio vissuto da questi profughi e a cui la città assiste indirettamente con l’occupazione del parco o la “visione” di questi ragazzi per le strade. La mancanza di “decoro”, di cui cui diversi cittadini lamentano, è conseguenza di scelte e lacune istituzionali non certo colpa dei profughi né tanto meno dei cittadini che li aiutano: che si mettano il cuore in pace, questi non spariscono, non hanno la facoltà di diventare invisibili e tutto il maquillage del neo-sindaco non servirà a nulla. Mettere la polvere sotto il tappeto per mostrare il salotto pulito non è mai stata una soluzione.
La paura, il fastidio, fino ad arrivare a linciaggi verbali sui social e in alcuni casi in vere e proprie persecuzioni e vessazioni, sono il prodromo di una barbarie morale e sociale in cui non si riesce più a riconoscere l’umanità negli altri tanto da considerarli come “oggetti” o “paesaggio” associati al “decoro” urbanistico, chiamati “clandestini” quando si tratta di richiedenti asilo o protezione umanitaria o disprezzati perché in possesso di un telefonino che, al contrario di noi che abbiamo il triste primato al mondo per possederne in numero spropositato, per loro è uno strumento “salvavita”, lontani migliaia di km da casa, dal proprio paese e dai propri affetti.
C’è una Pordenone che resiste all’odio e alla restrizione delle libertà di tutti, non sta dentro i palazzi e palazzetti dei poterini locali, votati da un quarto dei pordenonesi e delegittimati da quasi il 50% di astensione e che rispondono agli interessi di categorie e clientele, questa Pordenone è in strada, nei quartieri e nelle relazioni sociali che sono le fondamenta di una comunità.

Iniziativa Libertaria

TRIESTE liberi dalla paura: per una città aperta e solidale

Trieste. Presidio

Martedì 26 gennaio ore 17.00

in Piazza della Borsa

 

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Il 26 gennaio, in occasione della visita-lampo di Salvini a Trieste, scenderemo in piazza per affermare l’esistenza di una città aperta, solidale ed antirazzista che si oppone a chi aizza guerre tra poveri per cavalcare l’onda della crisi a fini elettorali; chi semina diffidenza, avversione ed intolleranza verso chi è percepito come il diverso, “l’altro da noi”. A tutto ciò, agli slogan populisti e razzisti di partiti come la lega, noi proponiamo e vogliamo costruire altro, esaltare la bellezza che può essere generata dalla costruzione dal basso di una realtà meticcia ed inclusiva, praticata da chi in questa città vuole creare qualcosa di diverso: momenti e situazioni in cui conoscere il mondo che ci circonda, lasciando la libertà a tutti di vivere la propria vita liberamente.  

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Pordenone: Mai con Salvini!

26 gennaio 2016 Il benvenuto di Pordenone a Salvini e il ringraziamento al Messaggero Veneto.

‪#‎MAICONSALVINI‬ Pordenone non ti vuole!

 

 

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COMUNICATO DI PN REBEL

Vogliamo sinceramente ringraziare Tommaso Cerno per la lezione di democrazia che ci ha impartito sulle poche righe dedicate alla nostra contestazione sul Messaggero Veneto di mercoledì 27 gennaio 2016.
Senza riportare le immagini dei nostri striscioni e le parole del nostro comunicato, ci ammonisce con serio paternalismo e, pur definendo legittima la nostra azione, si autodefinisce come vero democratico perché “pratica il confronto con chi ha idee diverse dalle sue”.
Non vogliamo mettere il becco nelle frequentazioni di Cerno, né sulla sua figura di vero e sincero democratico, ma c’è qualcosa che non ci torna in questa sua lezioncina.

Durante il becero tour elettorale leghista la democrazia è stata più volte sospesa:
A Trieste un gruppo di manifestanti, che stava portando liberamente e pacificamente il proprio dissenso, è stato più volte caricato a freddo dalla polizia in antisommossa presente in gran numero per difendere la pagliacciata di Salvini.
Questo mentre i democratici leghisti, dietro il nutrito cordone di polizia, invitavano a picchiare ancora più forte i manifestanti.
A Pordenone, la polizia e i carabinieri erano presenti in gran numero davanti al Teatro Verdi, presidiando tutte le entrate e limitando l’ingresso alla piazza a tutta la cittadinanza.
Queste sono scene ormai diventate normali al passaggio di Salvini in tutta Italia.
Città blindate, polizia in gran numero e botte da orbi senza alcun motivo; il tutto pagato con soldi e risorse pubbliche, per garantire ad un fannullone assenteista (al 628esimo posto su 765 per presenze all’europarlamento… e saremmo noi gli “sfaccendati”!), di seminare odio in giro per le città.

Senza dimenticare che, il giorno antecedente alla Giornata della Memoria, in sala con lei c’erano i rappresentanti di un partito,la lega nord, che ogni giorno vomita bile razzista contro immigrati, meridionali, omosessuali ecc;Invocano ruspe e la distruzione delle popolazioni rom e sinte presenti in Italia e proteggono picchiatori fieramente fascisti, come gli esponenti di Casapound, non a caso presenti anch’essi al Teatro Verdi.
Belle frequentazioni democratiche le sue!

Sappiamo che stava facendo solo il suo lavoro, ovvero promuovere il suo libro e mettere alle strette Salvini con domande incalzanti e di interesse nazionale, come chi preferisce tra Napoli e Juventus nella volata scudetto , ma rigettiamo la sua lezione di democrazia.
Pratichiamo da sempre il confronto come metodo politico, in quanto è la base del nostro agire autogestito, di democrazia diretta e dal basso, ma è impossibile discutere con chi, parafrasando Gramsci, ha i panni e la coscienza sudicia.
Siamo fieramente antifascisti e antirazzisti e per questo siamo pronti a ribadire il nostro ‪#‎MAICONSALVINI‬. A tal proposito vogliamo dare la nostra totale solidarietà e complicità ai compagn* aggrediti a Napoli, a colpi di mazze e martellii, da parte dei fascisti di Blocco Studentesco/Casapound.

Noi per un mondo senza confini, Voi messaggeri di Salvini

MUGGIA (Trieste) Incontro antirazzista

riceviamo e diffondiamo

 

Accoglienza dei rifugiati a Muggia e in Italia.

Risposte alle domande e alle paure.

Quali problemi possono sorgere dalla nascita di un piccolo centro di accoglienza per i rifugiati a Muggia?

È possibile che la presenza dei rifugiati si traduca in un fatto positivo per l’intera Comunità attraverso attività socialmente utili per il nostro territorio?

Come possiamo evitare che l’accoglienza ai rifugiati, a causa di interventi sbagliati, diventi un problema per i cittadini di Muggia?

Se vogliamo saperne di più, partecipiamo all’incontro con Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà – ICS.

L’ICS, fondato nel 1993, si occupa da anni di risolvere i gravi e urgenti problemi delle persone richiedenti asilo e dei rifugiati, dapprima provenienti dall’ex-Jugoslavia e oggi provenienti dalle zone in conflitto o in presenza di drammi umanitari. Gestisce il programma di accoglienza dei rifugiati a Trieste dal 2001.
E’ stato tra i promotori a livello nazionale dello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) che attualmente coinvolge oltre 400 comuni. È componente del direttivo nazionale dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI).

Mercoledì 12 agosto alle ore 17.00

Sala “G. Millo” di P.zza della Repubblica, 4 – Muggia

Ingresso libero

organizza Cittadini Liberi ed Eguali di Muggia

Torneo di calcio antirazzista e concerto PN rebel: foto e flyer

Nonostante brutto tempo ottima riuscita di tutte le iniziative dal settimo torneo di calcio antirazzista, all’assemblea pubblica di PN rebel e per finire ai concerti.

Tra i vari temi si pubblicizzato in maniera massiccia il corteo del 12 settembre a Trieste per il Kurdistan.

 

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A Muggia contro i fascisti

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Ieri pomeriggio su iniziativa di alcuni compagni muggesani vi è stata un piccola azione improvvisata di risposta al presidio dei fasci di FN contro il previsto centro di accoglienza per rifugiati, presidio che seguiva quello di Casapound di qualche giorno fa sullo stesso tema. In contemporanea i militanti di Rifondazione di muggia hanno presidiato la piazza dove vi erano i fascisti (poco più di una 20ina) prendendoli in giro con ironici applausi in una piazza vuota e blindata dalla polizia (l’articolo del piccolo contiene un’imprecisione in quanto nel gruppetto di antirazzisti non vi erano solo militanti del Germinal e il volantino che veniva diffuso (vedi sotto) aveva una firma generica e inclusiva.

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Volantino diffuso:

NO AL RAZZISMO: IERI – OGGI – DOMANI !

La paura e l’ignoranza vengono sempre più usate per scagliarle contro le persone più deboli: dai migranti agli indigenti, dai disabili agli emarginati. Così si spinge verso la “guerra tra poveri”, uno scontro che fa il gioco dei ricchi, dei padroni, dei burocrati. Insomma dei privilegiati.

Il passato fascista e nazista è presentato perfino come un regime di ordine e giustizia mentre era fondato sulla gerarchia, lo sfruttamento, la repressione. Il pericolo di un ritorno, sotto altre forme, delle dittature nazifasciste va fermato insieme alle manovre del potere dominante. E di quei personaggi che soffiano sul fuoco dei sentimenti più egoisti e miopi per imporre la regola della discriminazione razziale come proprio trampolino elettorale.

 

SOLIDARIETA’ AI MIGRANTI !

La popolazione di Muggia conosce molto bene le persone “straniere” qui emigrate: lavorano sodo, aiutano il prossimo, partecipano alla vita sociale senza problemi. Perché i nuovi arrivati non dovrebbero fare altrettanto? Occorre dare anche a loro la possibilità di vivere degnamente e in modo paritario con i muggesani di più lunga data.

 

PANE E LIBERTA’ PER TUTTI/E !

I problemi sociali, assillanti anche da noi, non derivano assolutamente da questi esseri umani che scappano da guerre, fame, epidemie. Insieme a loro possiamo opporci a chi ci opprime e ci sfrutta: i detentori del potere politico, economico, militare e mediatico. E’ il neoliberalismo, regime disumano e moralmente cieco, che rende precarie le nostre vite e quelle di chi spera di sopravvivere affrontando rischi mortali. Essi fuggono dalle insostenibili condizioni create proprio dagli interessi di pochi a livello mondiale: mercanti di armi, espropriatori di terre, grandi commercianti assetati di profitto e loro complici. E dagli stati che con la scusa della “crisi” si rafforzano succhiando il sangue dei soliti subordinati. Finché non ci sarà una vera protesta popolare, dei “nativi” e dei migranti, contro gli sfruttatori, la triste situazione attuale continuerà.

Cittadini/e antirazzisti/e

Email: liberieguali@libero.it

 

Dal Il piccolo del 22/07/15

FORZA NUOVA “ATTIRA” SOLO I COMUNISTI

di Giovanni Tomasin MUGGIA Le forze dell’ordine si dispongono dietro al duomo. Sedute su una panca di pietra, una coppia di suorine provate dal caldo le osserva incuriosita. Dall’altro lato della piazza un manipolo di militanti di Forza Nuova sorseggia caffè. Si sono radunati per tenere un comizio contro il centro di accoglienza per profughi (renzianamente ribattezzato “hub”) che la Regione intende realizzare nella cittadina affacciata sul Golfo. Un giovanotto con in mano un megafono marchiato con la celtica si avvicina agli agenti della Digos, scambia qualche parola, dopodiché i militanti si trasferiscono sotto alla loggia del municipio. Dai bar della piazza gli avventori occhieggiano un po’ perplessi i robusti ragazzoni che si salutano stringendo gli avambracci e alzando il braccio. Sono un po’ più di una ventina. Il palco della Pro Loco Muggia è ingombrante ma si ovvia al problema appendendoci uno striscione con scritto “Lavoro e casa agli italiani”. L’altro striscione, quello più grande, è criptico: “Prima i profughi italiani”. Un’anziana passa e interpella il cronista: «Scusi, ma chi xe ’sti qua? Cossa vol dir quela scritta?». Giriamo la domanda al coordinatore triestino dei forzanovisti, Denis Conte: «I profughi italiani sono i cittadini che non arrivano a fine mese, gli sfrattati, gli anziani che non possono pagare l’affitto». Il coordinatore regionale Simone Mestroni precisa che il termine «profugo» è stato adottato dopo che Fn ha imbastito una sorta di tendopoli per italiani vicino a Udine. Oltre ai neofascisti e a un bel po’ di poliziotti e carabinieri, la piazza conta i clienti dei bar, impegnati a combattere il caldo serale con gli spritz, e un gruppo di antifascisti muggesani. Non avendo il permesso di organizzare un controcomizio, hanno scelto di essere presenti silenziosamente, indirizzando sguardi truci agli avversari politici. Nelle calli retrostanti il gruppo anarchico triestino Germinal distribuisce volantini e mostra un piccolo striscione con su scritto “Solidarietà ai migranti”. Parte il comizio. «Dicevano che sarebbero arrivati i fascisti ma non siamo qui a fare scorribande – urla Conte nel megafono -. Ribadiamo il sacro diritto del nostro popolo di dire “no” al centro di accoglienza». Dopodiché dipinge un quadro a tinte fosche di un’immigrazione in salsa Isis, dicendo che gli anziani «non devono rischiare di trovarsi la casa occupata da un immigrato», le donne «non devono essere molestate» e i ragazzi devono «poter andare in discoteca senza essere picchiati da kosovari o magrebini». Dopo di lui prende la parola il militante Almerigo Esposito, chiedendo alla piazza dei muggesani se vogliono il centro per immigrati. Dalle file dei forzanovisti qualcuno borbotta un «no!». Dal capannello antifascista un giovane con la maglia del Che Guevara urla «viva il comunismo!». Gli avventori dei bar voltano il capo di qua e di là. Passa di lì il volontario di un’associazione solidale che racconta: «Ero a far lezione di nuoto a un gruppo di afghani proprio qua dietro. Ho suggerito ai ragazzi di defilarsi, non si sa mai». Nel frattempo ha preso la parola Mestroni, che si lancia in un’appassionata dissertazione sul perché la sinistra sia più filocapitalista del loro movimento «nazionalista… Nazionalpopolare!». Finiti i discorsi, vola qualche slogan, si ripiegano gli striscioni, l’adunata si scioglie. Poco distante, Maurizio Coslovich del Prc muggesano commenta: «Hanno avuto quel che si meritavano: nessuno. Questi, non li chiamo nemmeno fascisti, son venuti da fuori per istigare. Non c’era neanche da lasciarglielo fare». Il segretario di sezione Carlo Bosich aggiunge: «Muggia è medaglia d’argento della Resistenza. Triste vedere quattro individui che parlano e si applaudono da soli». Recita invece il volantino degli anarchici: «La paura e l’ignoranza vengono sempre più scagliate contro le persone più deboli: dai migranti agli indigenti, dai disabili agli emarginati. Così si spinge verso la guerra fra poveri che fa il gioco dei ricchi, dei padroni, dei burocrati». Alla fine il sindaco di Muggia Nerio Nesladek si aggira per la piazza: «Ho sentito tante sciocchezze e inesattezze. Oggi è stata la prova che la protesta estrema è isolata: non si può strumentalizzare un problema, che c’è ma che va gestito con coscienza. Affidandosi a chi opera sul territorio e non calando soluzioni dall’alto». Pian piano i militanti si rinfrancano davanti a una birra, poi si ritirano. Scompaiono anche le forze dell’ordine. In uno dei bar inizia una festa di compleanno facendo calare il sipario sul comizio neofascista nel cuore di Muggia”

 

UDINE/ Volantino del Coordinamento contro il carcere

Distribuito al convegno del PD

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UDINE/ Presidio Antirazzista

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Udine

Presidio Antirazzista

sabato 18 ottobre

ore 17.00 – 19.00

Viale Europa Unita

di fronte

alla Stazione FFSS

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PORDENONE: il Coordinamento Antifascista Antirazzista sulla visita della Kyenge

Sabato 25 gennaio a Pordenone è attesa in veste istituzionale, come rappresentante del governo Letta, Cécile Kyenge ministro dell’integrazione con delega alle Politiche giovanili.

Cosa ha prodotto per i migranti la politica di questa ministra? Sostanzialmente dibattito, dichiarazioni, clamore, contestazioni idelogiche, ma concretamente, nella vita quotidiana e nella prospettiva di milioni di migranti in Italia, non ci sono stati passi in avanti verso un miglioramento delle condizioni umane, lavorative e dei diritti fondamentali. La Bossi-­Fini, peggiorativa della già pessima Turco­Napolitano, è ancora in vigore, i CIE (allora CPT) sono ancora attivi e detengono esseri umani incarcerati e segregati per un pezzo di carta mancante. Il reato di clandestinità produce esclusione, paura e morte (sono centinaia in pochi anni i morti annegati al largo di Lampedusa e non solo) e l’emendamento appena passato in senato che lo limiterebbe è l’ennesima farsa sulla pelle dei clandestini. L’esistenza dei migranti è ancora subordinata al ricatto del lavoro, nelle mani di padroni che possono decidere il giorno in cui dargli speranza e quello in cui levarseli di torno, inutile manovalanza di cui sbarazzarsi.

E’ vero che il suo ministero è senza portafoglio e le sue proposte (abolizione del reato di clandestinità e Ius Soli) sono blindate dalle “larghe intese” che non le consentono manovre politiche reali. Eppure quando la Kyenge ha accettato di entrare in questo governo antiproletario e sottopancia della BCE e delle sue politiche di “lacrime & sangue” lo sapeva come stavano le cose, quali giochi politici si celavano dietro le spartizioni delle poltrone e quali reali prospettive di cambiamento avrebbe avuto. Dopo quasi un anno rimangano solo le intenzioni e nulla più: game over!

Non avremmo dunque nessuna buona accoglienza da farle se non fosse che ancora una volta la sua persona di migrante, donna e nera non scatenasse i peggiori istinti dei mai sazi trogloditi.

Così anche a Pordenone un manipolo di razzisti e fascisti, che vanno da Fiamma tricolore e casapound a forza nuova, dai leghisti ai forconi, ha deciso di utilizzare il colore della pelle della ministra per sputare il solito odio e i soliti pregiudizi continuando a capovolgere la realtà urlando fantomatici privilegi ai “non italiani”.

Come Coordinamento Antifascista e Antirazzista di Pordenone non accettiamo l’assembramento vergognoso di questo rugurgito fascista e razzista in città e non manchiamo di dare solidarietà umana a Cécile Kyenge per questi insulti. Ma non possiamo rimanere silenti rispetto a ciò che rappresenta il ministro che, nei fatti, è la prima visita governativa in città dall’insediamento del governo Letta.

Le politiche che rappresenta sono un pugno allo stomaco per la gran parte delle genti di queste terre a nord­est, dove ogni giorno e da tempo si sommano cassintegrazioni, licenziamenti, aumenti della disoccupazione, degli sfratti e della precarietà in generale.

Questo è l’enensimo governo della TAV, degli acquisti miliardari di cacciabombardieri, dei tagli alla sanità, alla scuola e alle università, dell’aumento delle tasse e dell’impoverimento generale.

Perciò: via i fascisti e i razzisti da Pordenone e nessuna accoglienza signora ministro, ritorni a fianco dei migranti, nelle associazioni, nei comitati antisfratti, in quelli contro i CIE, nelle lotte di base e territoriali dove la solidarietà umana reincontrerà anche quella politica.

 

Coordinamento Antifascista Antirazzista Pordenonese

ANTIRAZZISMO/ Gorizia nonostante tutto …

Anche questa volta un minimo di mobilitazione antifascista c’è stata, lo rileva perfino il Piccolo.

Verso le 17.00 arrivavano ancora compagne e compagni per cui si è superato il numero generosamente concesso dal Piccolo ai fascisti che in realtà erano meno di trenta.

Da Il Piccolo del 28 settembre 2014

 

piccolo 28 09 14

 

 

Cacciare fascisti e leghisti dal Friuli VG

 

Da Il Piccolo del 28 settembre 201

Salvini: la tendopoli è inaccettabile,va smontata subito

«La tendopoli di via Brass? Un insulto ai cittadini in difficoltà». Così è intervenuto il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini, che ieri pomeriggio ha visitato Gorizia per una toccata e fuga a Gusti di frontiera, in attesa del Congresso del Carroccio a Udine. «Un congresso bello, finalmente senza litigi, con la Lega che sta tornando a lavorare a dovere», ha commentato Salvini. Il leader leghista è stato accolto dal sindaco Romoli di fronte al municipio, nel bel mezzo della festa, e si è fermato a scambiare un paio di battute con il primo cittadino. Si è parlato, ovviamente, della situazione venutasi a creare con la realizzazione della tendopoli degli afghani in via Brass. «Ho detto a Romoli che il 18 ottobre porteremo a Milano 100mila persone, di cui molte anche dal Friuli Venezia Giulia e da Gorizia, per chiedere a gran voce il blocco dell’operazione Mare Nostrum e un cambio nella politica del Governo sull’immigrazione – ha spiegato Salvini -. La tendopoli di Gorizia? È un qualcosa che non deve esistere, inaccettabile: devono smontarla domani mattina. Si tratta a mio parere di un insulto agli italiani e in questo caso ai goriziani che sono in difficoltà, senza lavoro e magari rimasti senza una casa». Chiusa la breve parentesi istituzionale Salvini, che era accompagnato tra gli altri dal segretario provinciale della Lega Sepuca e dall’assessore Ceretta, si è poi immerso nel clima di Gusti di frontiera – «una meravigliosa manifestazione», ha detto – dedicandosi all’assaggio delle specialità di diversi stand .