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STUDENTI TRIESTE: nasce il coordinamento scuola bene comune

Dal sito Triesteallnews.it

Nato il “Coordinamento scuola bene comune”: studenti, insegnanti e genitori contro i tagli all’istruzione

 

PROTESTA “Totale appoggio allo sciopero generale e al corteo di mercoledì 14 novembre”

– Costituito oggi il “Coordinamento scuola bene comune” di Trieste, formato da studenti, insegnanti, genitori e cittadini “che vogliono – si legge in una nota diffusa in giornata – riaffermare il ruolo centrale della scuola pubblica e dell’università per la nostra democrazia”. Il Coordinamento si è formato durante l’assemblea cittadina che si è tenuta al liceo Dante.

 

Questa nuova realtà intende promuovere forme di lotta per contrastare la distruzione della scuola pubblica, per difendere la dignità della comunità scolastica e il ruolo fondamentale del diritto allo studio e della democrazia nella scuola.

 

L’organizzazione nei prossimi giorni di una notte bianca per l’istruzione pubblica, l’adesione alla manifestazione di domani, martedì 13 novembre, che prevede la consegna in Prefettura dei temi svolti dagli studenti su “Lascuola che vorrei” e la partecipazione allo sciopero generale e al corteo di mercoledì 14 novembre e alla giornata dello studente del 17 novembre, le prossime azioni del Coordinamento che esprime “totale appoggio alle iniziative che in questi giorni vengono promosse in diverse scuole cittadine come forma di protesta contro i tagli all’istruzione e il ddl n.953 Aprea, attraverso la sospensione delle attività aggiuntive, delle gite scolastiche e delle iniziative extracurricolari”.

 

I componenti di questa nuova realtà sono infine “preoccupati per le crescenti risposte autoritarie nei confronti di chi in modo variegato manifesta la propria indignazione per lo stato in cui versa la scuola pubblica italiana”.

STUDENTI TRIESTE: scuole in movimento (agg.21/11)

MERCOLEDÌ, 21 NOVEMBRE 2012

Vidali: bene la protesta, la sicurezza degli edifici è una priorità

«Appoggio pienamente gli studenti triestini in questa protesta perché le loro preoccupazioni sono anche le mie preoccupazioni, tanto da padre quanto da politico». Maurizio Vidali (foto), presidente del Consiglio provinciale, non ha dubbi: di fronte alla situazione attuale gli studenti devono fare sentire la loro voce. L’esponente della Slovenska skupnost – Unione slovena stigmatizza poi come «le Province, a causa degli indiscriminati tagli imposti dal Governo Monti e dalla Regione, non avranno più le risorse necessarie per intervenire negli interventi di manutenzione degli edifici scolastici». Vidali, padre di uno studente iscritto al secondo anno dell’istituto professionale sloveno Stefan, lancia infine una provocazione: «È più utile fare una legge per l’inno di Mameli o garantire la sicurezza dei nostri figli? Il Governo Monti, purtroppo, ha già risposto». (r.t.)

 

MERCOLEDÌ, 21 NOVEMBRE 2012

Il Galvani e il Volta “cogestiti” da studenti e professori assieme

Dilaga la protesta nelle scuole superiori, ma in alcune sono partite forme di ribellione congiunte Il Deledda avvia l’autogestione nella sede centrale, all’Oberdan lunedì l’assemblea decisiva

di Riccardo Tosques La protesta delle scuole superiori triestine si sta ampliando a macchia d’olio. Nella mattinata di ieri Galvani e Volta hanno deciso di avviare una cogestione tra studenti e professori che prenderà il via oggi e proseguirà sino a venerdì. L’istituto tecnico Deledda ha invece attuato la proclamata autogestione nella sede centrale. In fibrillazione anche gli studenti del liceo scientifico Oberdan che lunedì prossimo si riuniranno per decidere il loro futuro. Sempre in fermento poi gli istituti sloveni, i pionieri di questa nuova ondata di contestazione. Galvani e Volta Le assemblee degli studenti svoltesi ieri mattina all’istituto professionale Galvani e all’istituto industriale Volta hanno sancito l’inizio della loro protesta. «L’occupazione era esclusa così come l’autogestione: da qui la decisione di cercare una forma di elaborazione congiunta dei temi cari al mondo studentesco sotto forma di una cogestione organizzata»: Roberto Pagani, vicepreside del Galvani, spiega la nuova linea adottata in sinergia con i propri studenti. L’accordo stipulato tra le due parti è chiaro: seguire regolarmente le lezioni durante le quali verrà concesso uno spazio in cui ogni insegnante sarà invitato a sospendere interrogazioni e verifiche scritte, facendo invece degli approfondimenti, durante l’orario curricolare, sulle problematiche nazionali inerenti la scuola. La cogestione entrerà in vigore oggi e proseguirà sino a venerdì. Stesse modalità per l’istituto Volta. Dopo un’accesa assemblea si è optato per abbracciare la via della conciliazione. Scongiurata dunque l’autogestione che pareva oramai imminente. Istituti sloveni e Deledda Prešeren, Zois e Slomšek proseguiranno l’autogestione, probabilmente sino a venerdì. Grande attesa poi per capire le decisioni dell’istituto Stefan oramai in rotta di collisione con il proprio preside Primož Strani. «Non ci siamo presentati a scuola ma perché il preside ci aveva promesso l’autogestione poi negandocela. Ora torneremo a fare la stessa richiesta. Se ci dirà di no, non so dire cosa faremo», spiega il rappresentante d’istituto Borut Svara. Intanto al Deledda la promessa autogestione ieri ha vissuto il suo primo giorno di vita. Nella sede centrale di via Rismondo si sono riversati anche gli studenti delle due succursali. Oberdan Se il liceo scientifico Galilei, a differenza di quanto trapelato ieri, non ha inscenato alcuna protesta, i cugini dell’Oberdan sembrano orientati diversamente. Domani è in programma una riunione dei professori che dovranno prendere in esame anche le richieste avanzate da parte degli studenti. «Fino ad oggi abbiamo espresso sempre massima collaborazione, proponendo una cogestione assieme ai professori – spiega il portavoce degli studenti, Piero Facchin- Ora dipende da loro se voler interrompere la didattica per qualche giorno per fare informazione su cosa sta accadendo attorno al mondo della scuola». Per lunedì 26 novembre è stata fissata l’assemblea d’istituto. «Siamo fiduciosi – aggiunge Facchin – e attendiamo, sperando che durante quella giornata si possa discutere di quando e come iniziare la cogestione». Gli studenti sembrano tendere la mano. Ora toccherà ai docenti, e soprattutto alla preside, decidere se stringerla o meno.

 

 

MERCOLEDÌ, 21 NOVEMBRE 2012

IN VIA CANTÙ

E i docenti fanno vedere il loro «lavoro sommerso»

Due pomeriggi di «emersione dal lavoro sommerso», oggi e domani dalle 14.30 alle 17.30 nella sede di via Cantù. È l’iniziativa aperta al pubblico – protesta simbolica per la «politica di bilancio miope e ingiusta» riservata dal governo alla scuola pubblica italiana – che un folto gruppo di insegnanti dell’istituto Volta attuerà con l’obiettivo di attirare l’attenzione appunto su tutto il lavoro “sommerso” e silenzioso: preparazione delle lezioni, correzione dei compiti e così via. La notizia è inserita in un lungo documento che molti docenti del Volta hanno sottoscritto «facendo proprie le riflessioni dei colleghi del liceo Petrarca» ma anche di quelli di altre scuole – dal Nordio al Dante – che dinanzi all’aumento delle ore di insegnamento da 18 a 24 ma, più in generale, ai tagli che ancora con la legge di stabilità andranno a colpire la scuola pubblica stanno esprimendo in vari modi il proprio dissenso un po’ in tutta Italia. La protesta, in vari istituti superiori cittadini, si è già tradotta nella sospensione di ogni forma di attività extracurriculare, proprio per sottolineare la quantità di lavoro che gli insegnanti si sobbarcano oltre l’orario normale di lezione. «L’Italia – si legge nel documento dei docenti del Volta – destina solo il 4,7 del proprio Pil all’istruzione, collocandosi ben sotto alla media europea, pari al 5,44. Il dato è ancor più allarmante se si considera il rapporto tra spesa pubblica totale e spesa pubblica per l’istruzione: in questo caso l’Italia non è soltanto sotto la media europea, ma è addirittura l’ultimo tra i paesi dell’Europa a 27». Eppure «il potenziamento del sistema di istruzione è direttamente proporzionale all’innalzamento della qualità di vita della popolazione».

 

 

Da Il Piccolo

MARTEDÌ, 20 NOVEMBRE 2012

Occupazioni e autogestione, scuole in rivolta

La protesta è partita dagli Istituti di lingua slovena e poi è rientrata. Assemblee infuocate al Galilei e al Deledda

Ma la ribellione “cova” anche al Volta e al Galvani

Si preannunciano estremamente calde anche le assemblee degli studenti in programma oggi all’istituto tecnico industriale “Alessandro Volta” in via Monte Grappa e all’istituto professionale per l’industria e l’artigianato “Luigi Galvani” in via delle Campanelle. Il professor Pagani, vicepreside del Galvani, è sereno: “Rispetto all’esperienza dell’anno scorso non c’è l’ipotesi concordata di autogestione. Le lezioni si svolgeranno regolarmente”. ALTRI ISTITUTI Tutto tace invece dagli altri istituti superiori. Gli unici possibili “movimenti” si registrano al liceo classico “Francesco Petrarca” che mercoledì 28 ospiterà in via Rossetti un’assemblea degli studenti. “Nulla da segnalare”, chiosa la preside Donatella Bigotti. Almeno per ora. Ma la protesta pare pronta a riesplodere.

L’autunno caldo delle scuole è approdato a Trieste. Nella mattinata di ieri tre istituti superiori con lingua d’insegnamento slovena sono stati occupati per diverse ore dagli studenti prima di essere “liberati”. Nella giornata di oggi “Galilei” e “Deledda” hanno annunciato l’inizio dell’autogestione. E le assemblee odierne del “Volta” e del “Galvani” potrebbero ampliare il raggio della protesta. ISTITUTI SLOVENI Il primo blitz è stato compiuto all’alba di ieri al liceo scientifico sloveno “France Prešeren” e all’attiguo istituto professionale “Jozef Stefan” di strada di Guardiella. Alle 5 del mattino una quindicina di studenti si sono dati appuntamento davanti alle scuole con l’obbiettivo di entrare e occupare il Prešeren. Col passare delle ore il numero è salito superando il centinaio di unità. Quasi contemporaneamente anche l’istituto magistrale Anton Martin Slomšek di via Caravaggio ha deciso di protestare. Per non ostacolare le lezioni delle scuole elementari e medie che si trovano nello stesso edificio, gli studenti si sono trasferiti al Prešeren, diventato di fatto la base della protesta. Ma l’occupazione del liceo, anche dopo il vociferare dell’intervento della Digos, è però terminata attorno alle 18.30. Gli studenti preannunciano che oggi torneranno alla carica. Più agguerriti e meglio equipaggiati. E’ durata invece solo pochissime ore l’occupazione dell’istituto tecnico commerciale e per geometri “Žiga Zois”. La sede (provvisoria) di via Edoardo Weiss è stata “liberata” dagli stessi studenti in quanto oggi l’istituto dovrà ospitare un’assemblea ed una conferenza programmate da tempo. Molto probabilmente a partire da domani la protesta monterà di nuovo sotto forma di autogestione. GALILEI E DELEDDA E l’autogestione pare essere il futuro immediato anche di altri due istituti cittadini. In primis al liceo scientifico “Galileo Galilei” di via Mameli. Anche se non tutti sono di questo parere. “Autogestione? E’ un termine bandito dal nostro lessico – spiega la preside Lucia Negrisin -. Pian piano si sta formando un concetto di scuola partecipata, anche se devo dire che tra i miei studenti non vedo questa ansia di protesta, ma il desiderio di diventare protagonisti del loro spazio educativo”. La dirigente scolastica ha poi lasciato intendere che vi sarà fermezza nel caso si dovessero infrangere le regole: “Devo mantenere l’attività in determinati binari, come previsto dagli ordinamenti”. Un’infuocata assemblea degli studenti si è vissuta poi ieri nella sede centrale dell’istituto tecnico “Grazia Deledda” di via Rismondo. Anche qui, nonostante una corposa minoranza volesse occupare lo stabile, si è optato per l’autogestione. A partire da oggi tutti gli studenti del Deledda sono stati chiamati all’appello in via Rismondo per il primo giorno di protesta. Riccardo Tosques

 

 

MARTEDÌ, 20 NOVEMBRE 2012

IL PORTAVOCE

Zuccolo: «Sperperati tanti soldi con i test Invalsi»

La situazione di degrado degli edifici scolastici, lo spreco di denaro pubblico legato all’Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), la diseguaglianza della legge Aprea, la mancanza di autonomia da parte della Regione nel settore scolastico. Dean Zuccolo, 19enne studente portavoce del malcontento del liceo scientifico sloveno France Prešeren, racconta i perché della protesta. «Fortunatamente le strutture delle scuole slovene non hanno i problemi degli altri edifici, ma protestiamo esprimendo la nostra solidarietà agli studenti con lingua d’insegnamento italiana», spiega Zuccolo. Poi ci sono problemi comuni come «lo sperpero di soldi per gli inutili test Invalsi sul grado di istruzione dei giovani», la legge Aprea «che penalizza le scuole pubbliche» e infine «la necessità di dare più potere alle Regioni sulle scuole», fattore che poi potrebbe comportare «una maggior tutela economica per la minoranza slovena». Zuccolo svela che il blitz di ieri mattina al liceo Prešeren si è svolto «in seguito alle false promesse della preside Loredana Gustin che inizialmente era favorevole a concedere un’autogestione concordata». Poi però nella giornata di sabato «la preside si è rimangiata le sue stesse parole. E noi abbiamo deciso di occupare». Un’occupazione agevolata pare anche dal cancello dell’entrata principale trovato accostato e aperto senza alcuna forzatura. E oggi è preannunciato il bis. Questa volta più duraturo. (r.t.)

 

 

Dal Piccolo del 18/11/12

Superiori, occupate le quattro scuole di lingua slovena

 

Assemblee degli studenti in vari altri istituti cittadini: al Deledda i ragazzi hanno proclamato l’autogestione a partire da domani

 

È riesplosa in mattinata l’agitazione nelle scuole superiori cittadine. In prima linea i ragazzi degli istituti con lingua d’insegnamento slovena: dalle 7.15 del mattino sono stati occupati il liceo Prešeren e l’istituto tecnico Stefan. Poche ore dopo è stata proclamata dagli studenti anche l’occupazione dell’istituto tecnico Žiga Zois e del liceo delle scienze umane Slomšek. Quest’ultimo istituto però è ospitato nello stesso edificio (in via del Caravaggio a San Giovanni) di una scuola media e di una materna. I ragazzi dunque per non interferire con le lezioni dei più piccoli hanno deciso di trasferirsi al liceo Prešeren.

 

L’agitazione sta comunque interessando anche altre scuole, di lingua italiana. I ragazzi dell’istituto Deledda stamattina hanno tenuto un’assemblea decidendo alla fine di proclamare l’autogestione a partire da domani. In assemblea anche il liceo Galilei, dove però gli studenti hanno detto no all’occupazione. Al Volta è prevista un’assemblea per domani alle 9. Lezioni normali infine al Petrarca, al Nautico, al Carducci, all’Oberdan e al Dante.

 

I motivi della protesta restano quelli per i quali i ragazzi sono scesi in piazza negli scorsi giorni dopo una serie di precedenti iniziative: la fatiscenza degli edifici, e dunque le pessime condizioni logistiche in cui gli studenti sono costretti a trascorrere le proprie mattinate in aula.

STUDENTI TRIESTE: tentativo di occupazione all’Oberdan

Dal Piccolo

GIOVEDÌ, 29 NOVEMBRE 2012

Oberdan, l’occupazione e poi la ritirata

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nel pomeriggio lunga trattativa con la Digos. Infine lo sgombero pacifico

Protesta studentesca: ieri il liceo scientifico Oberdan è stato al centro di un’occupazione-lampo da parte dei ragazzi durata una quindicina d’ore. All’alba alcuni “oberdanini” sono penetrati nella storica sede centrale di via Paolo Veronese. Col passare delle ore molti studenti hanno aderito all’iniziativa entrando nell’edificio. Altri hanno preferito tornarsene a casa. Alle 8 circa è arrivata la preside Maria Cristina Rocco che con stupore e disappunto si è trovata sbarrata l’entrata della sua scuola. «Ho cercato e trovato il massimo dialogo con i rappresentanti degli studenti, mi sarei aspettata tutto ma non di trovare l’edificio occupato», racconta l’ex preside di Deledda e Carducci, alla guida dell’Oberdan dal primo settembre. Della situazione sono state informate le forze dell’ordine. All’arrivo degli agenti della Digos le due entrate principali sono state chiuse con catenaccio e lucchetti. «C’era un poliziotto pelato che si era messo in fila per entrare nella scuola, peccato si differenziasse un po’ dal resto del gruppo», racconta sorridendo una studentessa. Diversi giovani invece, evidentemente impreparati al blitz, sono stati costretti a rimanere fuori dalla scuola malgrado volessero entrare. Intanto le finestre dell’istituto hanno iniziato a essere tappezzate di fogli sui quali sono stati espressi alcuni slogan con i motivi della protesta. Il più eloquente? “Voi ci girate le spalle, a noi girano le palle”, chiaro riferimento alla (presunta) mancata solidarietà dei professori nei confronti della protesta degli studenti. In tarda mattinata una delegazione di quattro studenti è uscita dichiarando di volere occupare l’istituto sino a venerdì, ma ottenendo il diniego da parte della preside. Poco dopo, l’annuncio che alle 16 i ragazzi avrebbero dovuto iniziare a sgomberare la scuola pena l’intervento della Digos. Pochi secondi dopo le 16 una delegazione di tre studenti ha chiesto alla preside e al funzionario della Digos Domenico Donataccio di dare loro tempo sino alle 19 per riordinare la scuola e uscire dall’edificio rinunciando all’occupazione. La preside e Donataccio hanno chiesto di poter entrare subito nella scuola e verificare la situazione. Alle 16.55 si è aperto il lucchetto di un’uscita di servizio vicino all’entrata principale del parcheggio interno dell’istituto. Sono entrati preside, Donataccio, la vicepreside Amalia Abbate e il presidente del consiglio d’istituto Lorenzo Cosoli. Dopo un’ispezione gli studenti rimasti – una quarantina secondo la preside – hanno iniziato a rimettere a posto le aule. In serata tutti gli occupanti sono usciti pacificamente dall’istituto. Riccardo Tosques

 

 

 

Monfalcone/ Corteo studentesco (non autorizzato) per dire no ai tagli

da Il Piccolo VENERDÌ, 30 NOVEMBRE 2012 Pagina 80 – Gorizia-Monfalcone

 

Corteo studentesco (non autorizzato) per dire no ai tagli

Traffico bloccato da un centinaio di ragazzi del Pertini e dell’alberghiero che hanno sfilato scortati dalla polizia
di Laura Blasich
Monta anche a Monfalcone la protesta degli studenti degli istituti superiori contro i tagli all’istruzione decisi da Stato e Regione. A scendere in strada ieri, in modo del tutto imprevisto, sono stati i ragazzi e le ragazze dell’indirizzo alberghiero e di quello servizi socio-sanitari e turistico dell’Isis Pertini di Monfalcone. La protesta, in realtà, è scattata all’inizio della mattinata a Grado, dove ha sede l’alberghiero, dopo la mancata autorizzazione da parte dell’istituto dell’autogestione richiesta dagli studenti. Messa di fronte all’aut aut fare lezione o, se non d’accordo, andarsene, una parte è uscita, raggiungendo anche il Comune di Grado. «La nostra scuola è nuova, ma fa schifo», ha detto poi in piazza a Monfalcone, dove la manifestazione si è conclusa, un rappresentante degli studenti. I ragazzi di Grado hanno così deciso di raggiungere Monfalcone, passando nell’edificio di via Baden Powell, dov’era in corso un’assemblea generale degli studenti che ha deciso la partecipazione al corteo. Tanto improvvisato, quanto non autorizzato. Ormai attorno al centinaio, i giovani dell’Isis Pertini da via Baden Powell sono usciti in via Boito bloccando il traffico per poi dirigersi in viale Cosulich, sede temporanea dell’indirizzo industriale e di tecnico dei trasporti e della logistica. Senza raccogliere, però, nuove adesioni. Quanto è accaduto, poi, anche al liceo Buonarroti, i cui studenti hanno risposto ai richiami di “Fuori! Fuori!” che provenivano da via Matteotti con applausi e risposte agli slogan, non uscendo però dall’edificio. Il corteo degli studenti dell’Isis a quel punto ha però di fatto bloccato il traffico nel cuore di Monfalcone. Prima via Matteotti e poi via Fratelli Rosselli. All’altezza della piazza i ragazzi, a quel punto preceduti e seguiti da polizia, carabinieri e polizia municipale, sono stati fermati nuovamente dal vicequestore e responsabile del commissariato di Monfalcone, Andrea Locati, che ha cercato di spiegare come, non avendo chiesto l’autorizzazione per la manifestazione, tutti i partecipanti si trovassero fuori dalla legalità per un comportamento passibile di denuncia penale. «Qua ci parlano di legalità, eppure le istituzioni sono le prime a prendere iniziative anticostituzionali – ha detto una rappresentante degli studenti, a quel punto radunati in piazza -. La Regione vuole tagliare nel bilancio del prossimo anno oltre il 40% dei fondi destinati alle scuole pubbliche, ma non i milioni di euro che in un modo o nell’altro vanno a vantaggio di quelle private». E meno soldi potrebbe significare meno libri in comodato, hanno detto i ragazzi ieri, niente sostegno dalla Provincia per i trasporti, l’azzeramento del fondo per l’incremento dell’offerta formativa. «Le scuole al pomeriggio dovrebbero essere aperte, ma questo non accade, anche se a stabilirlo è una legge», ha detto un altro dei rappresentanti. I ragazzi hanno quindi scandito più volte “Tutti insieme famo paura”, in una piazza sempre più bagnata dalla pioggia e dove a raggiera erano disposti almeno sei mezzi delle forze dell’ordine. Dopo un ultimo confronto con il vicequestore, i ragazzi, che nel frattempo si erano radunati sotto la loggia del municipio per evitare l’acquazzone in corso, hanno sciolto la manifestazione attorno alle 12.30, lasciando il centro. Resta ora da vedere se e quali conseguenze avrà l’iniziativa per gli studenti.

STUDENTI TRIESTE: continuano le agitazioni nelle scuole

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Da Triesteallnews.it

«Non ci lasciate riverniciare la scuola? Allora non entriamo in classe», clamorosa protesa all’Oberdan

  • ISTRUZIONE Questa mattina i liceali sono rimasti seduti lungo i corridoi e fuori dalle aule scolastiche: in stato di agitazione anche Volta e Fabiani

· 30.11.2012 | 18.30 – Continuano le proteste degli studenti a Trieste. Stamattina sono stati occupati il liceo scientifico Oberdan e gli istituti Volta e Fabiani, ma la situazione è ritornata alla normalità già nella tarda mattinata. All’Oberdan i ragazzi si sono rifiutati di entrare in classe e sono rimasti seduti lungo i corridoi e fuori dalle aule scolastiche in segno di protesta, come si vede dalla foto. All’assemblea che si è tenuta alle 10.30 – come ha reso noto la Rai – hanno preso parte circa 300 studenti, i quali hanno votato contro il rientro regolare in aula.

Questa reazione nasce dal fatto che i ragazzi avevano proposto di svolgere per tre giorni lezioni alternative al mattino, mentre al pomeriggio si erano offerti di effettuare lavori di manutenzione all’interno dell’istituto, come riverniciare i muri della scuola. Una proposta rifiutata in modo netto da preside e collegio docenti. Comunque le lezioni dovrebbero riprendere in modo regolare già da domani. Mentre lunedì ci sarà un nuovo incontro e non si esclude la possibilità che si dia inizio ai lavori di manutenzione proposti dagli studenti.

Intanto i ragazzi del Volta e dell’Oberdan, che anche loro si erano rifiutati di entrare in classe, alle 11.30 hanno avuto un colloquio con il preside e con i professori e hanno deciso di riprendere le lezioni.

Sempre stamattina all’istituto Max Fabiani si è tenuta un’assemblea in aula magna che ha avuto l’adesione del 90% degli studenti circa. La protesta dei ragazzi dell’istituto tecnico è nata a causa del piano di ridimensionamento deciso dalla Provincia, che prevede l’accorpamento del Fabiani con altri istituti.

Nicole Mišon

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STUDENTI TRIESTE: nuovo tentativo di occupazione all’Oberdan

LA PROTESTA NON SI ARRESTA!
Comunicato stampa di alcuni studenti dell’oberdan:

Noi studenti del “Liceo Scientifico Guglielmo Oberdan” abbiamo deciso durante un’assemblea, di occupare l’edificio scolastico al fine di proseguire la protesta nei confronti della politica attuata ai danni dell’istruzione da parte dei governi locali e nazionali che nel corso degli anni si sono succeduti. Abbiamo dovuto scegliere questo metodo di lotta data l’impossibilità di continuare la protesta, assieme ai professori, vista l’assenza della loro collaborazione con un percorso condiviso da entrambe le parti.

La politica riguardo alla quale lottiamo ruota intorno ai seguenti punti:

– Finanziaria regionale
Nella finanziaria regionale per il 2013 sono previsti tagli del 40% ai fondi per l’istruzione e la ricerca. Tali fondi che sono destinati ai progetti didattici ma sopratutto all’edilizia scolastica e al diritto allo studio (comodato d’uso dei libri, trasporti, borse di studio), già ora sono carenti: nelle nostre scuole ogni anno si verificano crolli e allagamenti e l’accesso alla cultura, indipendentemente dalla condizione economica, non è affatto garantito. La stessa legge finanziaria stanzia altri quattrocento mila euro di fondi agli studenti delle scuole private per borse di studio che si vanno a sommare ai circa 12 mln di euro già previsti per finanziamenti diretti e indiretti alle scuole private, e all’esenzione IMU per le scuole confessionali paventata dal Governo nazionale.

– Edilizia scolastica
Lo stato dell’edilizia scolastica nella nostra Provincia è totalmente inadeguato rispetto alle norme di sicurezza. Richiediamo che gli accordi per la commissione sull’edilizia siano rispettati e vengano effettuati periodici controlli nelle scuole.
Inoltre riteniamo scandaloso che Provincia e Comune abbiano recentemente rinunciato a partecipare alla spartizione di un fondo regionale per l’edilizia scolastica di 10 mln di euro: crediamo che serva un reale coordinamento tra le istituzioni locali e un fondo nazionale straordinario per l’edilizia scolastica, da finanziare con gli stanziamenti per le grandi opere.
Siamo abituati ormai al silenzio delle istituzioni alle nostre richieste, per questo avevamo intenzione, in questi giorni in cui saremmo stati a scuola , di svolgere i lavori di risistemazione dell’edificio che noi studenti, con le nostre competenze, siamo in grado a fare.

– Legge di stabilità
La legge di stabilità, che prevedeva inizialmente un’aumento delle ore lavorative da parte del corpo docente pari a 6 ore, continuando una politica di riduzione nei confronti dei costi della scuola e del numero del personale, stando alle dichiarazioni del ministro Profumo, taglierà di circa 400 mln il MOF, ovvero il fondo ministeriale per l’offerta formativa che finanzia le attività extracurricolari, i corsi di recupero, l’apertura pomeridiana delle scuole.

– Spazi studenteschi, spazi di partecipazione
Abbiamo deciso di occupare la scuola per sottolineare la drammatica assenza di spazi adatti a noi studenti in questa città: i nostri diritti non sono rispettati anche perché nelle scuole mancano aule autogestite completamente a disposizione di noi studenti, previste per legge dal DPR 567, e addirittura la concessione temporanea di spazi dove studiare non è garantita. Tutto questo è dovuto anche ai frequenti tagli al diritto allo studio e all’istruzione, che fanno diventare sempre più inadeguato il Pof.
Durante la mattina di oggi, 4 dicembre, davanti alla scuola occupata si sono presentati Preside, Digos e Polizia. La scuola era stata già barricata dall’interno da noi studenti, stanchi di non essere ascoltati e pronti a lottare per il nostro futuro.
Dopo un’ispezione attorno all’edificio, le Forze dell’Ordine sono riuscite ad aprire leggermente una porta antincendio; successivamente la Digos, impossibilitata ad entrare grazie alle barricate di banchi, ha spaccato il vetro di una porta ed è entrata nell’edificio scolastico. Questo episodio è avvenuto mentre alcuni studenti erano nelle vicinanze immediate della finestra e hanno rischiato il ferimento a causa delle schegge. A quel punto, noi studenti siamo saliti al terzo piano e ci siamo seduti sul pavimento, dimostrando di non volere altro che lottare per i nostri diritti. Gli agenti della Digos hanno poi preso tutti i documenti di noi studenti e ci hanno minacciato e intimidito. Ci hanno poi portati in un’aula della scuola dove abbiamo incontrato la Preside, che ci ha apostrofato con parole dure e pesanti.

I fatti di oggi dimostrano ancora una volta come sia difficile, in questo sistema, manifestare e lottare democraticamente per i propri diritti evitando di essere denunciati e identificati come criminali.
Ribadiamo che occupare la propria scuola, oltre a non essere un atto illegittimo, non è nemmeno punibile come reato: la sentenza del 30 marzo 2000 della Corte di Cassazione prevede la non applicabilità dell’art. 633 C.P. in quanto gli studenti non sono semplici frequentatori degli spazi scolastici, ma soggetti attivi della comunità scolastica.
Se le Forze dell’Ordine e la Dirigenza scolastica avevano intenzione di fermarci con le loro intimidazioni, minacce e con i loro abusi, non riusciranno nei loro intenti: noi non ci arrenderemo, e non ci fermeremo sicuramente alla prima denuncia illegittima, al primo sgombero, al primo poliziotto. Oggi come già nel passato abbiamo dimostrato chi è che si preoccupa veramente della scuola e chi invece vuole danneggiarla, materialmente o meno. Noi continueremo a sottolineare e a far capire a chi di dovere che i diritti degli studenti sono una cosa importante, e non vanno toccati. Il futuro è nostro!

Dal Piccolo

MERCOLEDÌ, 05 DICEMBRE 2012

Oberdan occupato, blitz della Digos

Studenti entrati nella scuola la scorsa notte, al mattino l’intervento della polizia sfondando un vetro. Identificati 30 ragazzi

I giovani: «Volevamo riverniciare l’istituto» La preside: «A rischio la loro incolumità»

Il liceo scientifico di via Veronese è in fermento da una decina di giorni. Molteplici le motivazioni della protesta: i tagli previsti dalla finanziaria regionale, lo stato inadeguato dell’edilizia scolastica, la legge di stabilità. Piero Facchin, rappresentante degli studenti dell’Oberdan, spiega il perché dell’occupazione: «In un’assemblea svolta lunedì avevamo deciso di prenderci la scuola per due giorni per rimetterla a posto riverniciando porte e muri. Avevamo proposto alla preside Rocco di dedicarci a questi lavori ma ci ha detto che per motivi di sicurezza non potevamo farli». Ieri Rocco ha spiegato perché ha chiamato la Polizia: «Rispetto alla scorsa settimana i ragazzi non volevano trattare e poiché non c’era una situazione tale da garantire l’incolumità dei studenti, oltre che lo svolgimento delle lezioni, sono stata costretta a far intervenire le forze dell’ordine». Rocco non ha poi sciolto riserve se denunciare i ragazzi identificati: «Ci rifletterò sopra». (ri.to.)

Una trentina di studenti identificati dalla Digos, una porta a vetri sfondata e lezioni nuovamente sospese. E’ il bilancio della seconda occupazione andata in scena ieri al liceo scientifico “Oberdan”. Un tentativo questa volta stroncato praticamente sul nascere dall’intervento della Polizia chiamata sul posto dalla preside Maria Cristina Rocco. Stando alle indiscrezioni raccolte ieri i primi occupanti (in tutto una cinquantina) sono riusciti a penetrare nell’edificio di via Veronese attorno alla mezzanotte di lunedì attraverso una porta secondaria tenuta aperta con il nastro adesivo. Alle 5.30 è entrato poi il secondo gruppo di studenti. «Noi siamo stati contattati attorno alle 7 dal dirigente scolastico (Maria Cristina Rocco, ndr) che non riusciva ad entrare a scuola: poco dopo siamo dovuti intervenire», spiega un funzionario della Digos. Alle 7.45 ha luogo il blitz dei poliziotti che sfondano il vetro della porta antincendio sita vicino ad uno degli ingressi principali (quello del cortile interno). «Da lì c’è stato un fuggi fuggi dei ragazzi: qualcuno è scappato fuori dalla scuola, altri si sono rifugiati al terzo piano», racconta il funzionario. Circa una trentina gli studenti identificati. Quasi tutti minorenni. Per loro potrebbe scattare la denuncia? «Dipenderà dal dirigente scolastico. Da parte nostra non c’è alcuna volontà repressiva«, precisa il funzionario della Questura. All’irruzione della Digos sono seguite polemiche da parte degli studenti che hanno evidenziato come al momento dello sfondamento del vetro ci fosse un ragazzo (forse due) proprio dietro la porta. «Non posso dire se ci sia stato o meno il rischio a terzi in seguito alla rottura del vetro, sicuramente non mi risulta ci siano stati contusi o feriti», aggiunge il funzionario. Dopo l’identificazione dei giovani la preside Rocco ha dichiarato inagibile la scuola ordinando la sospensione delle lezioni. La motivazione è stata attribuita al fatto che la maggior parte delle aule erano state svuotate dei banchi, utilizzati per ostruire internamente gli ingressi principali all’istituto. La preside ha convocato successivamente un incontro con i genitori degli studenti identificati dalla Polizia. Alcuni studenti dell’Oberdan invece hanno redatto un lungo documento spiegando i perché della protesta e un’analisi su quanto accaduto. «I fatti di oggi dimostrano ancora una volta come sia difficile, in questo sistema, manifestare e lottare per i propri diritti evitando di essere denunciati e identificati come criminali – spiegano gli studenti -. Ribadiamo che occupare la propria scuola, oltre a non essere un atto illegittimo, non è nemmeno punibile come reato (…). Se le forze dell’ordine e la Dirigenza scolastica avevano intenzione di fermarci con le loro intimidazioni, minacce e con i loro abusi, non riusciranno nei loro intenti». Il messaggio è chiaro: la protesta non si arresta. Riccardo Tosques

STUDENTI TRIESTE: occupata la succursale del Carducci

Dal Piccolo online

Scuole e proteste, occupata la succursale del Dante-Carducci

I liceali sono rinserrati nell’edificio di via Corsi da questa mattina. Stanno stuccando e ridipingendo le aule. Convocata per questo pomeriggio nello stabile occupato un’assemblea cittadina degli studenti

Il mondo della scuola triestina continua a ribollire. Dopo i tentativi falliti di occupare il liceo Oberdan messi in atto nei giorni scorsi, da questa mattina un gruppo di studdenti è asserragliato all’interno della succursale di via Corsi del liceo Dante-Carducci (ex Deledda, l’isolato stretto tra via Milano e largo Panfili). I ragazzi, “armati” di cazzuole, spatole, pennelli e altri strumenti edili, stanno eseguendo una serie di manutenzioni nelle aule, nei corridoi e nei bagni: è il loro modo “costruttivo” di protestare contro la fatiscenza degli edifici scolastici. Ai motivi legati alla trascuratezza strutturale, l’iniziativa ha anche una spinta più prettamente politica: contestare i tagli operati dal governo nel settore della scuola.

Nel pomeriggio i giovani hanno deciso di convocare, sempre in via Corsi, un’assemblea cittadina a cui sono invitati anche gli iscritti alle altre scuole superiori della città. La riunione si terrà alle 16.

Sul “chi va là” la questura e la Digos, ma gli agenti al momento si tengono alla larga dalla scuola occupata.

Da segnalare anche il “flash mob” che gli studenti triestini stanno organizzando con un tam tam sui social network per sabato: l’obiettivo è portare in piazza Unità almeno mille ragazzi travestiti da “cadaveri” per protestare ancora una volta contro i tagli governativi.

 

VENERDÌ, 07 DICEMBRE 2012

Carducci, occupazione con spatole e pennelli

Gli studenti hanno invaso la succursale e per tutta la giornata hanno lavorato sodo per restaurare le aule con l’assenso della preside. Alle 17 sono usciti

La protesta contro i tagli alla scuola pubblica si “arma” di secchi e pennelli. Ieri oltre 150 studenti hanno occupato pacificamente la succursale del liceo Dante-Carducci in via Corsi, lo storico edificio scolastico tra le vie Trento e Milano. Muniti di spatole, cazzuole e pittura i giovani si sono dedicati per ore a piccoli ma necessari interventi di manutenzione per ridare vivibilità a una decina di aule del fatiscente edificio. Dice la preside Oliva Quasimodo: «Iniziativa positiva, ma sarebbe stato meglio effettuarla nelle ore pomeridiane». Il blitz è partito durante la notte con alcuni ragazzi che si sono intrufolati nello stabile con l’idea di occupare la scuola. Circa 200 alunni del Dante-Carducci, molti provenienti anche dalla sede centrale di via Madonna del mare e dalla succursale di via Giustiniano, hanno dato vita a un’assemblea in cui la maggioranza assoluta ha votato a favore dell’occupazione. Supportati dallo striscione “Lavori in corso” apposto sulla facciata di via Corsi, gli studenti hanno dato vita a una protesta attiva. «Abbiamo imbiancato tre aule facendo interventi su crepe e buchi, e operato in altre sette classi: un lavoro collettivo che a turno ha impiegato più di cento studenti», spiega Tommaso Gandini, studente del Dante e portavoce degli occupanti. La preside Quasimodo racconta così la giornata: «Io sono arrivata alle 7.30 e i ragazzi erano già barricati dentro. Ho cercato subito il dialogo e poi con l’intervento di altri docenti, dopo ore, siamo riusciti a farci aprire le porte. Molti studenti hanno potuto fare lezione nelle altre sedi, gli altri, rimasti in via Corsi, hanno dato una mano a ripitturare la scuola». La Digos, valutata la situazione, ha preferito restare in disparte vista anche la proficua collaborazione tra studenti e docenti. La preside ha evidenziato come «positivo» l’intervento dei ragazzi anche se «altri dovrebbero essere i tempi previsti per questi interventi, ossia quelli pomeridiani extracurricolari». Gli occupanti, che avevano annunciato da subito lo sgombero pacifico entro le 19, hanno poi anticipato l’operazione di liberazione della scuola entro le 17 di comune accordo col dirigente scolastico. «Abbiamo ricevuto la solidarietà dei professori, è stata una giornata faticosa e intensa per tutti – spiega Gandini –. Ora però non ci fermiamo. Alcuni di noi parteciperanno al flash mob in programma sabato (domani, ndr) in piazza Unità. E poi ci stiamo preparando per la grande manifestazione della prossima settimana». Martedì 11 dicembre infatti, primo giorno di discussione in aula della finanziaria regionale, gli studenti di tutte le scuole triestine si sono dati appuntamento alle 9 in piazza Oberdan davanti alla sede del Consiglio regionale in una protesta che si preannuncia a dir poco massiccia. Riccardo Tosques

 

STUDENTI TRIESTE: ancora mobilitazioni

Dal Piccolo del 13/12/12

Studenti “ingabbiati” in piazza Oberdan Solo in 300 a protestare

Transennato e ben presidiato dalle forze dell’ordine il Palazzo della Regione. Cori e striscioni, niente scontri

IL MALCONTENTO

«Ma noi continuiamo a manifestare»

La protesta non si arresta. Dopo il sit-in di ieri, oggi alle 16 il popolo degli studenti tornerà a presidiare l’ingresso della Regione in piazza Oberdan. L’annuncio è stato dato ieri dall’Unione degli Studenti del Friuli Venezia Giulia. «L’assessore regionale al bilancio ha comunicato di essere aperto al dialogo: per noi essere aperti al dialogo vuol dire partecipare alla discussione della finanziaria, e per questo motivo la prendiamo in parola e ci ritroveremo nuovamente davanti all’ingresso della Regione in Piazza Oberdan».

Tante forze dell’ordine, tante transenne, ma pochi, pochi studenti. La prevista e da alcuni temuta “invasione” dei manifestanti in piazza Oberdan non c’è dunque stata. In circa 300 hanno aderito ieri mattina a “Circondiamo la Regione”, la manifestazione promossa dall’Autogestito Scoordinamento Studentesco e dall’Unione degli Studenti Fvg, per protestare con un sit-in durante la discussione della Finanziaria regionale contro i tagli al mondo scolastico. La vigilia della manifestazione, evidentemente temuta da parte delle forze dell’ordine, era stata caratterizzata dalla posa di oltre 90 transenne ai bordi dell’edificio sede del Consiglio regionale. Transenne che puntualmente sono state installate, su disposizione della Questura, per tutelare i consiglieri regionali. Ma non solo. Rispetto all’ultima manifestazione degli studenti, questa volta lo spiegamento di poliziotti, carabinieri, vigili urbani e mezzi blindati è stato davvero imponente. A Trieste sono giunti rinforzi anche dalla vicina Gorizia e addirittura da Padova. Per loro poco lavoro e soltanto tanto freddo. E molto probabilmente il clima invernale e anche l’impossibilità per motivi di studio a perdere un giorno di scuola, ha indotto molti studenti a non presentarsi in piazza Oberdan. I presenti comunque si sono fatti sentire. Una decina di studenti universitari hanno esibito alcuni cartelli sottolineando i problemi legati ai tagli dei finanziamenti dell’Ateneo triestino. Tre gli striscioni esposti: “Basta tagli alla cultura”, “Non ci avrete mai come volete voi” e l’ironico “La scuola funziona, noi non siamo arrabbiati… e questo non è uno striscione”. Dotati di megafono alcuni degli studenti hanno denunciato a gran voce la decurtazione dei finanziamenti al mondo scolastico pubblico a vantaggio delle scuole private. I motivi della protesta sono ben chiari da tempo: contrarietà ai tagli del 40% all’istruzione pubblica, “che confermano un processo mirato allo smantellamento della scuola pubblica a favore di quella privata”, no a una Regione “che non si preoccupa dello stato delle scuole, che ogni giorno rischiano di caderci addosso, e del diritto allo studio”, no a una Regione “che si è dimostrata dittatrice nei confronti dei suoi studenti che questo inverno sono scesi in piazza numerosi e con la volontà di far sentire la loro voce, e sono stati ignorati”. Presentando l’evento, l’Autogestito Scoordinamento Studentesco e l’Unione degli Studenti Fvg avevano evidenziato come “gli studenti, che ancora una volta si sono ritrovati rinchiusi in un sistema che li vuole ignoranti incapaci di reagire, scenderanno in piazza con la volontà di reclamare quello che ci spetta una scuola che prima di tutto regga il nostro peso e che sia partecipata e accessibile a tutti”. Il clou dell’iniziativa di protesta è durato un paio d’ore, con striscioni, slogan urlati e una simbolica marcia attorno al palazzo. Il traffico veicolare ha iniziato a subire delle ripercussioni attorno alle 9.30 quando è stato deciso di vietare il transito delle autovetture (bus compresi) verso la piazza da via Carducci, via Giustiniano e via Beccaria. Riccardo Tosques

STUDENTI TRIESTE: repressione all’Oberdan (agg.20/12)

Dal piccolo del 20/12/12

Oberdan, i ragazzi rischiano di pagare i danni

Occupazione: chiusi i “processi” ma ancora niente comunicazioni ufficiali. Attese ammonizioni scritte

Un’ammonizione scritta, l’abbassamento del voto in condotta e il pagamento dei danni provocati dall’irruzione della Digos e dalla successiva pulizia degli ambienti scolastici affidata ad una ditta esterna. Non c’è ancora nulla di ufficiale, ma pare siano queste le sanzioni decise per “punire” i 32 studenti del liceo scientifico Oberdan che lo scorso 4 dicembre hanno occupato per poche ore la sede centrale di via Veronese con l’intento di effettuare alcuni piccoli lavori di tinteggiatura. L’altra sera si è conclusa la seconda tornata del “processo” che ha visto i 32 occupanti (solo quattro dei quali maggiorenni) rispondere ai Consigli di classe straordinari cui hanno preso parte preside, professori, rappresentanti degli studenti e dei genitori, e gli alunni “incriminati” (se minorenni accompagnati da genitori). «È pacifico che nella nozione di “fatti che turbino il regolare andamento della scuola” rientra l’entrare nottetempo nell’edificio, barricarsi all’interno ostruendo gli accessi con banchi, armadi, sedie e quant’altro, sigillare con catene e lucchetti le porte così impedendo l’ingresso, all’ora di inizio delle lezioni, di personale docente e non docente oltre che della maggioranza degli studenti», spiega in una nota Lorenzo Cosoli, presidente del Consiglio d’istituto dell’Oberdan. Questo dunque il motivo per cui si è deciso di sanzionare gli studenti occupanti: l’aver turbato il regolare andamento della scuola. Ma «la scuola non è un Tribunale. La scuola deve insegnare anche ad affrontare e vivere il conflitto», scrive Marco Barone, rappresentante dei Cobas scuola Trieste, che ha espresso la sua solidarietà agli occupanti. «Ma in questo processo ogni difesa è inutile: tutto era già deciso. La sanzione era già stata decisa. Si tratterà di una cosa minimale, ininfluente sul piano della valutazione, ma determinante per il precedente che si è realizzato». Tra i genitori le valutazioni variano. «È stata messa in scena una macchina assurda per giudicare i nostri figli, anche se poi ho visto più collaborazione da parte dei professori rispetto a quanto mi aspettassi». Così racconta la madre di una studentessa. «Io condivido le idee di mia figlia e sono contenta che le porti avanti. Di fronte alla negazione della scuola di poter avere tre giorni per discutere del presente e del futuro di ciò che li circonda, hanno deciso di occupare. Personalmente hanno la mia solidarietà». Molti genitori però sono ancora arrabbiati per la convocazione dei Consigli di classe straordinari. «Sì, è vero. Credo che poi dipenda da classe a classe. Non tutti i professori sono uguali… comunque attendiamo di capire quale sarà la sanzione ufficiale e soprattutto se dovremo pagare i “danni” per l’occupazione». La cifra non è stata ancora divulgata. Si parla di circa 800 euro. Riccardo Tosques

 

 

 

MARTEDI’ 18 ALLE 15 PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ FUORI DALL’OBERDAN

 

Dal Piccolo del 19/12/12

 

Studenti “sotto giudizio” Presidio al liceo Oberdan

Una sessantina tra ragazzi e professori assiepati sulla scalinata dell’entrata principale del liceo scientifico Oberdan. Lo striscione «Non ci avrete mai come volete voi» srotolato sulla ringhiera. La Digos a monitorare la situazione. Si è svolto così il presidio pacifico organizzato dagli studenti delle scuole triestine per esprimere solidarietà ai 32 “oberdanini” identificati dalle forze dell’ordine durante l’occupazione della sede centrale dell’istituto avvenuta il 4 dicembre e finiti sotto giudizio da parte dei Consigli di classe straordinari. Già prima delle 15 in via Paolo Veronese è stato una via vai di genitori al seguito dei ragazzi minorenni. Complessivamente, sui 32 identificati, solo in quattro hanno già la maggiore età. La prima tornata di quella che in molti hanno ribattezzato come «l’inquisizione scolastica» si era svolta la scorsa settimana. Ieri pomeriggio l’ultimo giro di “consultazioni” per decidere il futuro degli studenti. A fornire supporto ai ragazzi anche un manipolo di professori che hanno evidenziato all’unisono come «la repressione non sia la via ideale per raggiungere un dialogo costruttivo con i ragazzi».

 

 

 

Dal Piccolo del 15/12/12

Oberdan, via al “processo” agli occupanti

Volevano ridipingere la loro scuola, rischiano di essere sospesi. È partito il “mega processo” ai 32 studenti del liceo scientifico Oberdan identificati dalla Digos lo scorso 5 dicembre durante l’occupazione della sede centrale dell’istituto di via Veronese. Un’occupazione pacifica, contraddistinta da un unico danno alla struttura: il vetro rotto dalla Polizia per sgomberare l’edificio. Ben 28 di questi alunni – che dovranno essere giudicati dai rispettivi Consigli di classe straordinari – sono minorenni. Tra i quattro che hanno raggiunto la maggiore età il 18enne Niccolò Fragasso. Iscritto alla 5C Niccolò non passa certo inosservato. Capello lungo riccio, pizzetto incolto, parlantina sciolta. Fragasso, che coltiva tra le sue passioni il giornalino scolastico, sarà “processato” martedì. Essendo maggiorenne si difenderà da solo. «Tenterò di evidenziare come questa scelta (voluta dal Collegio docenti, ndr) di giudicare gli studenti per un’occupazione non violenta sia soltanto una pagliacciata, peraltro priva di alcun valore “educativo”: personalmente rifarei quello che ho fatto e so di non essere il solo a pensarla così», racconta Niccolò. Lo studente dell’Oberdan ci svela come venerdì siano stati organizzati i primi Consigli di classe straordinari, composti dalla preside del liceo scientifico Maria Cristina Rocco, dai professori e dal singolo studente (se minorenne accompagnato da un genitore), in cui dunque spiccano l’assenza dei rappresentanti sia degli studenti che dei genitori. «La cosa paradossale è che ci processano senza muoverci un’accusa precisa, scritta, formale: difendersi dunque è più difficile, anche perché hanno ben pensato di fare 32 sedute separate», prosegue Niccolò. Interessante capire poi il comportamento assunto dai professori. «La maggior parte di loro, al momento di pronunciarsi, ha preferito astenersi oppure votare contro gli studenti perché non condividono i nostri metodi». E i genitori? «Per ora in molti hanno difeso i propri figli e quindi l’occupazione, altri invece si sono sentiti quasi imbarazzati dalla vicenda». Ma cosa ne pensano i genitori di Niccolò? «Non sono contenti, vorrebbero che io rinunciassi agli ideali in cui credo. Mi spiace per loro, ma io vado avanti». In merito alle sanzioni comminate per ora di ufficiale pare ci sia soltanto l’ammonizione. Voci parlano poi di nota sul registro, abbassamento del voto di condotta e lettera di diffida da parte del Consiglio di classe a ripetere l’occupazione. Lo spettro della sospensione sembra definitivamente allontanato. Intanto l’Unione degli studenti lancia l’appello di un presidio in vista della seconda e ultima tornata di processi prevista per martedì: «Chiediamo che si presentino a dare man forte ai ragazzi gli studenti di tutte le scuole triestine, ma anche i genitori e chiunque voglia esprimere il proprio dissenso rispetto alle decisioni della preside e dei docenti». Riccardo Tosques

TRIESTE: corteo contro i test Invalsi

da Il Piccolo del 15/05/2012

Studenti e insegnanti in corteo per dire no ai test Invalsi

«No ai test Invalsi, no alla scuola a crocette». Gli studenti degli istituti superiori, che domani saranno chiamati a sostenere le prove previste dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione, consegneranno i loro test in bianco e per protesta scenderanno in piazza. Al loro fianco anche molti professori, che si uniranno allo sciopero e daranno vita al corteo che partirà da piazza Goldoni alle 9 per arrivare in piazza Unità. La mobilitazione annunciata ieri in un incontro, e alla quale hanno aderito le rappresentanze sindacali dei Cobas, nasce per esprimere contrarietà ad un sistema di valutazione che, secondo i promotori della protesta, non fotografa affatto lo stato di “salute” della scuola italiana. Se fosse così, aggiungono, non sarebbero esclusi dalle prove i disabili, le persone non vedenti o dislessiche. In tutta Italia le proteste sono iniziate già la scorsa settimana, quando ad essere coinvolte nelle prove sono state le scuole elementari e medie. In quell’occasione, a Trieste, i genitori degli alunni delle seconde classi elementari dell’istituto Duca d’Aosta non hanno mandato i loro figli a scuola. Anche se le prove, spiega Daniela Antoni dei Cobas, si possono fare pure con solo tre alunni in classe. «Con questi test non si può valutare il valore dell’istruzione, anzi vengono meno le basilari regole di una democrazia». Per gli studenti si tratta di un sistema di valutazione inutile che non fa che impoverire il sistema scolastico. Per questo, spiega Erasmo Sossich, rappresentante dell’Unione degli studenti, è stato organizzato un dibattito che ha coinvolto gli studenti delle superiori durante le assemblee d’istituto e di classe. Mentre in alcune realtà come Petrarca, Oberdan e Max Fabiani è stato indetto un referendum tra tutti gli iscritti dalla prima alla quinta classe edove l’80% ha detto no ai testi Invalsi. «Non è importante investire nella scuola – afferma provocatoriamente Daniela Antoni -, ma piuttosto spendere una decina di milioni per questi test, quando le scuole non sono luoghi sicuri e cadono a pezzi. È mancato un dibattito serio, le famiglie non sanno di cosa si tratta e tante volte nemmeno gli insegnanti ne discutono». Il coordinamento “No Invalsi”, nato su Facebook grazie all’impegno degli studenti e insegnanti triestini, è stato preso come esempio anche in altre 16 città italiane che saranno coinvolte dalla protesta. (i.gh.)


da Triesteallnews

 

Studenti e professori in piazza contro i test a crocette

  • SCUOLA La protesta domani parte da piazza Goldoni, organizzata dal Coordinamento No Invals

 

15.5.2012 | 9.02 – In piazza domani studenti e professori contro i test dell’Istituto nazionale valutazione scuola italiana (Invalsi) imposti dal ministero.

La manifestazione prenderà il via alle 9 da piazza Goldoni ed è organizzata dal Coordinamento No Invalsi, nato lo scorso dicembre e costituitosi grazie al coordinamento tra i CoBas e l’Unione degli Studenti.

Il test Invalsi è un quiz a crocette costruito sullo stesso modello dei sistemi scolastici inglesi e americani, e pretende tramite “punteggi oggettivi” di valutare l’efficienza di alunni, professori e scuole.

Perché l’opposizione al test Invalsi? «Riassume in sé quasi tutto ciò che di sbagliato sta attraversando la scuola pubblica da molti anni a questa parte, e rischia di essere per essa il colpo di grazia – dicono gli organizzatori della protesta -. Dall’idea di didattica nozionistica ai prezzi spropositati, dall’idea falsa e classista di “merito” dietro cui si nasconde (scuole di serie A e scuole di serie B, ) all’attacco alla libertà d’insegnamento dei professori, dall’assoluta noncuranza dei percorsi individuali e delle problematicità delle classi e dei professori alla volontà di trasformare le scuole in caserme per cervelli piuttosto che in luoghi di formazione, creatività, cultura…».