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Caso Alfieri/ La figuraccia di Buonocore

Messaggero Veneto SABATO, 16 FEBBRAIO 2013 Pagina 30 – Provincia

Tentata evasione, la Procura fa ricorso

Gli inquirenti impugneranno il provvedimento con cui il Riesame ha annullato l’ordinanza per Alfieri e scarcerato Alario

di Anna Rosso

TOLMEZZO Con un provvedimento datato 12 febbraio il tribunale del Riesame di Trieste ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 2 gennaio dal Gip di Tolmezzo nei confronti di Maurizio Alfieri, 49 anni, calabrese (detenuto nel carcere di massima sicurezza del capoluogo carnico e coinvolto, secondo quanto emerso da un’indagine dei carabinieri del Ros, in un tentativo di evasione in elicottero e in un traffico di hascisc e coltelli all’interno della medesima struttura penitenziaria) e ha disposto la liberazione di Cosimo Damiano Alario, 49 anni, l’amico di Alfieri accusato di aver fatto arrivare droga e coltelli nella cella di Alfieri. E la Procura di Tolmezzo, che per mesi ha coordinato l’indagine, ha già annunciato un ricorso in Cassazione. Le considerazioni del Riesame. Pur riconoscendo «la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico di Alfieri» rispetto alle ipotesi di corruzione, il Riesame osserva che per quanto riguarda le contestazioni relative alla cessione di stupefacenti e coltelli «i fatti pur non privi di supporto indiziario richiederanno il necessario approfondimento onde stabilire se e in che misura sia sostenibile la partecipazione di Alfieri a titolo di istigazione e comunque l’idoneità, al di là dei manifestati propositi criminosi, a realizzare i fatti di reato (visto che, per dirla senza eufemismi, nulla sarebbe neppure iniziato se gli undercover – carabinieri sotto copertura, ndr – non avessero persuaso Alfieri e le persone a lui in ipotesi vicine al di fuori del carcere a vagheggiare rocamboleschi progetti di evasione sul presupposto di poter fare affidamento sull’aiuto di “agenti corrotti”). Alfieri, annullata la misura. Il collegio del Tribunale del Riesame (presidente Giorgio Nicoli, a latere Paolo Vascotto e Francesco Antoni) ha anche osservato che poichè Maurizio Alferi – attualmente detenuto nel carcere di Saluzzo – resterà rinchiuso fino al 1 ottobre 2019 per altri reati, di fatto, non sussistono esigenze cautelari tali da giustificare l’adozione della misura emessa dal Gip di Tolmezzo che, come detto, è stata annullata. Alario, disposta la liberazione. Per quanto riguarda la posizione di Cosimo Damiano Alario – per il quale è stata disposta la liberazione -, il Riesame afferma che «risultano sussistenti indizi circa la partecipazione alla cessione di droga e il tentativo di agevolare l’evasione che però, allo stato, non paiono muniti della gravità necessaria a supportare esigenze cautelari. «In sostanza – dicono ancora i giudici – tutto si riduce a suo carico nell’aver inviato del denaro all’amico Alfieri in carcere e nell’aver mostrato in diverse telefonate intercettate la propria adesione alle proposte di favorire Alfieri che gli agenti sotto copertura idearono ed evocarono tra i soggetti vicini al detenuto per poi incastrarli nel modo documentato in atti». E ancora: «solo un circostanziato e rigoroso vaglio della complessa attività di indagine potrà eventualmente rendere apprezzabile nel merito il ruolo di Alario, e ciò anche in relazione all’idoneità della condotta a realizzare i presunti fatti criminosi visto che tutto nacque dall’opera degli undercover ed era destinato ad esaurirsi…nelle loro mani». Infine, il Riesame auspica che Alfieri venga detenuto in condizioni di sicurezza «piuttosto che venire adescato e lusingato da agenti provocatori con velleità di fuga propiziate dalla rocambolesca combinazione di elicotteri e…baionette (o meglio “zitarre”)». La Procura farà ricorso. La Procura di Tolmezzo impugnerà il provvedimento in Cassazione. «Dall’ordinanza del Riesame – dichiara il procuratore di Tolmezzo Giancarlo Buonocore – sembra emergere una lettura parziale delle carte. Si opina su una provocazione dei carabinieri che non corrisponde alla realtà, in quanto ci sono elementi da cui si deduce che l’evasione era già in progetto, che Maurizio Alfieri ha offerto droga a un agente il quale ha denunciato tutto all’Autorità giudiziaria ed è pacifico che almeno in due occasioni il fratello di Alfieri abbia ceduto droga e coltelli. Credo che il tono utilizzato, in effetti un po’ ironico, sia legittimo, ma assolutamente inappropriato visto che stiamo parlando di un delicato procedimento penale e visto che gli stessi giudici del riesame riconoscono i gravi indizi di colpevolezza. In sostanza – ha concluso il procuratore – noi siamo convinti dell’impianto accusatorio e sicuramente interpelleremo la Cassazione».

CIE DI GRADISCA: ancora rivolta ed evasioni (agg.21/02)

Da Il Piccolo online del 19/02/13

Gruppo di magrebini minaccia con le spranghe i vigilanti e scappa dal Cie di Gradisca

Altri ospiti hanno incendiato un cumulo di materassi nel tentativo di danneggiare tutta la struttura

Tentata fuga e rivolta al Cie di Gradisca. Ennesima conferma della situazione infernale che si vive nel centro immigrati di Gradisca.

Primo episodio. Secondo fonti della polizia una trentina di trattenuti servendosi delle chiavi, hanno tentato la fuga uscendo dall’ingresso principale e poi dividendosi in tutte le direzioni.

 

Per cinque magrebini il tentativo è riuscito dopo avere affrontato il personale di vigilanza armati di spranghe.

 

Secondo episodio. Un gruppo di immigrati ha dato fuoco ai materassi all’interno delle camere nel tentativo, non riuscito, di incendiare la struttura.

 

La situazione diventa ogni giorno più esplosiva e mette a repentaglio l’incolumità del personale che gestisce il centro-prigione. Anche le forze dell’ordine sono sotto pressione. Così il pronto soccorso dell’ospedale di Gorizia costantemente invaso da immigrati rinchiusi al Cie e che si producono in atti di autolesionismo nel tentativo di scappare.

 

Dal Messaggero Veneto 19 febbraio 2013

 

CIEGRA-F_WEB

Rivolta al Cie con le spranghe
cinque riescono a fuggire

In 35 hanno affrontato il personale di vigilanza Hanno dato fuoco a suppellettili e materassi

 

da ansa.it

Rivolta a Cie Gradisca,5 persone fuggono

Materassi dati alle fiamme ieri, nuovi episodi stamani

Una rivolta e’ scoppiata al Cie di Gradisca: 5 detenuti, armati di spranghe, sono riusciti a fuggire utilizzando le chiavi dei cancelli nella notte tra domenica e lunedi’. In 30 avevano tentato la fuga. Ne danno notizia le agenzie di stampa. Ieri sera materassi e altri arredi sono stati dati alle fiamme; nuovi episodi di violenza sono avvenuti questa mattina. Dopo quest’ultimo episodio, sono stati rimossi i materassi dalle camere. Lo rende noto il Sindacato autonomo di polizia che chiede un intervento della Questura.
Scrive Il Piccolo: “La situazione diventa ogni giorno più esplosiva e mette a repentaglio l’incolumità del personale che gestisce il centro-prigione. Anche le forze dell’ordine sono sotto pressione. Così il pronto soccorso dell’ospedale di Gorizia costantemente invaso da immigrati rinchiusi al Cie e che si producono in atti di autolesionismo nel tentativo di scappare.”

 

da bora.la

Scoppia la rivolta al Cie di Gradisca: il Sindacato autonomo di polizia chiede l’intervento della Questura

 

Dal Piccolo del 20/03/13

Rivolta al Cie di Gradisca, cinque “evasi”

di Luigi Murciano wGRADISCA Ancora giornate di passione al Cie di Gradisca. Puntuali come una bomba ad orologeria, nuove rivolte si sono consumate nelle ultime 48 ore nella struttura isontina di detenzione per immigrati irregolari. Una struttura ormai prossima all’anarchia. Il bilancio degli ennesimi tafferugli nella terra di nessuno? Cinque evasioni riuscite, una trentina di immigrati inferociti armati di spranghe, un poliziotto contuso (un agente delle Volanti: polso fratturato). E il ritorno del pericolo-incendi: i rivoltosi sono riusciti a dare fuoco ai materassi delle camerate. I tumulti si sono verificati domenica e lunedì, ma anche ieri la situazione all’interno dell’ex Polonio era a livello di guardia. Domenica sera, proprio come qualche settimana fa, una trentina di magrebini è riuscita ad impossessarsi di un mazzo di chiavi giungendo addirittura sino all’ingresso principale. Lì si sono dispersi in diverse direzioni e per cinque di essi il tentativo di scavalcare il muro di cinta è divenuto realtà. Molti stranieri erano armati di corpi contundenti reperiti liberamente all’interno del centro. Pronto l’intervento delle forze dell’ordine per riportare la calma: un agente ha riportato la frattura del polso. Secondo la Polizia, i più facinorosi avevano sparso la notizia che alcuni ospiti erano stati picchiati dagli agenti, fomentando la rivolta. Il giorno dopo, invece, il tentativo di dare alle fiamme i materassi, il cui utilizzo era stato permesso nuovamente da alcuni mesi dopo il divieto seguito ai gravi incendi del 2010 e 2011. Da ieri sono di nuovo tabù. Gli operatori della Connecting People, impotenti, si sentono lasciati al loro destino. Lasciano intuire di vivere in un vuoto decisionale. La vecchia gestione è scaduta, la nuova – si vocifera – diventerà operativa i primi di marzo dopo un’estenuante e forse non ancora conclusa telenovela giudiziaria. «Viviamo costantemente sotto minaccia degli ospiti, siamo abbandonati in prima linea». Ma anche i sindacati di polizia sono esasperati. Chiamano in causa le istituzioni. Il segretario del Sap Angelo Obit: «Sono emerse criticità che denunciamo da tempo. Ancora una volta nessuno ha preso provvedimenti, lasciando all’ispettore di turno la gatta da pelare. La gestione dell’ordine pubblico non può essere aggiunta come competenza ad un funzionario che si occupa principalmente di altro. Il Dipartimento per l’Immigrazione deve individuare un funzionario che possa vivere la struttura e intervenire immediatamente per evitare gravi scontri”. Stessa lunghezza d’onda per Giovanni Sammito (Siulp): “Quel che è carente, soprattutto, è il ruolo del Prefetto che vorremo più decisivo e determinato nei confronti del Dipartimento. Si accampano continui problemi economici per l’adeguamento dei sistemi di videosorveglianza e della riparazione dei cancelli interni. Anche i politici si interessino affinché vengano ristabilite condizioni di sicurezza. Oppure il Cie va chiuso prima che accada qualcosa di grave. E’uno stillicidio quotidiano – denuncia -. Mancano totalmente la prevenzione e le risorse umane per gestire una struttura simile. E voglia il cielo che non vada a regime raddoppiando gli ospiti. Se mancano operatori a causa del blocco delle assunzioni, siano aggregati da altri reparti come accade altrove. Basta con la sottrazione di uomini al controllo del territorio. Purtroppo sinora.gli sforzi del Questore non sono bastati»

Messaggero Veneto del 20/02/13

Rivolta al Cie, in 5 riescono a fuggire. Ferito un agente

 

GRADISCA Ancora giornate di passione al Cie di Gradisca. Puntuali come una bomba ad orologeria, nuove rivolte si sono consumate nelle ultime 48 ore nella struttura isontina di detenzione per immigrati irregolari. Una struttura ormai prossima all’anarchia. Il bilancio degli ennesimi tafferugli nella terra di nessuno? Cinque evasioni riuscite, una trentina di immigrati inferociti armati di spranghe, un poliziotto contuso (un agente delle Volanti: polso fratturato). E il ritorno del pericolo-incendi: i rivoltosi sono riusciti a dare fuoco ai materassi delle camerate. I tumulti si sono verificati domenica e lunedì, ma anche ieri la situazione all’interno dell’ex Polonio era a livello di guardia. Domenica sera, proprio come qualche settimana fa, una trentina di magrebini è riuscita ad impossessarsi di un mazzo di chiavi giungendo addirittura sino all’ingresso principale. Lì si sono dispersi in diverse direzioni e per cinque di essi il tentativo di scavalcare il muro di cinta è divenuto realtà. Molti stranieri erano armati di corpi contundenti reperiti all’interno del centro. Pronto l’intervento delle forze dell’ordine per riportare la calma: un agente ha riportato la frattura del polso. Secondo la Polizia, i più facinorosi avevano sparso la notizia che alcuni ospiti erano stati picchiati dagli agenti, fomentando la rivolta. Il giorno dopo, invece, il tentativo di dare alle fiamme i materassi, il cui utilizzo era stato permesso nuovamente da alcuni mesi dopo il divieto seguito ai gravi incendi del 2010 e 2011. Da ieri sono di nuovo tabù. I sindacati di polizia sono esasperati. Il segretario del Sap, Angelo Obit: «Sono emerse criticità che denunciamo da tempo. Ancora una volta nessuno ha preso provvedimenti, lasciando all’ispettore di turno la gatta da pelare. La gestione dell’ordine pubblico non può essere aggiunta come competenza ad un funzionario che si occupa principalmente di altro. (l.m.)

 

Messaggero Veneto del 21/02/13

Cie, situazione sotto controllo

GRADISCA Le modalità che hanno permesso agli immigrati detenuti nel Cie di impossessarsi del mazzo di chiavi e dunque di uscire dall’area di pertinenza e, per cinque di essi, di fuggire dal Centro. È su questo elemento che sono concentrate le indagini della Squadra mobile di Gorizia dopo gli episodi avvenuti negli ultimi giorni al Cie di Gradisca, dove si sono verificati tafferugli anche dopo la fuga. La situazione nella struttura, intanto, è tornata sotto controllo e ieri non si sono registrati episodi di intemperanza. Sempre ieri quattro immigrati erano stati condotti in ospedale in seguito ad atti di autolesionismo, probabilmente attuati per protestare contro la decisione dell’organo di gestione del centro di privare gli ospiti dei materassi, bruciati da un gruppo di clandestini lunedì notte. Gli “ospiti” vivono una reclusione un po’ ibrida: non sono rinchiusi a chiave nelle stanze, ma non possono neppure spostarsi oltre le cosiddette vasche di contenimento delle stesse. Il provvedimento è stato preso per contrastare il pericoloso viavai degli immigrati nei corridoi e in alcune zone a rischio come il magazzino e l’infermeria. Secondo le forze dell’ordine, erano stati proprio questi assembramenti impropri a permettere agli ospiti di organizzare la rivolta, riuscendo a sottrarre un mazzo di chiavi e a procurarsi spranghe e corpi contundenti con i quali, nelle ultime 48 ore, erano stati minacciati agenti e operatori. Spesso, secondo fonti interne, è altrettanto facile procurarsi farmaci che gli immigrati sminuzzano e si fumano per sballarsi.

 

PORDENONE: manifesti astensionisti al vaglio della Digos

Dal Messaggero Veneto

MARTEDÌ, 19 FEBBRAIO 2013

Pagina 19 – Pordenone

IL CASO

Voto, manifesti segnalati alla digos

Provocazione di Alternativa libertaria. Per la legge tutto in regola

Ha suscitato una certa curiosità, a Pordenone, la comparsa di manifesti elettorali – regolarmente affissi negli spazi di propaganda – che paragonano il voto al postespletamento di necessità fisiologiche utilizzando i coriandoli. Non sono mancate le segnalazioni alla polizia municipale che, a sua volta, ha girato il fascicolo alla Digos. I manifesti sono affissi negli spazi della propaganda indiretta riservati ai “fiancheggiatori” dei partiti e dei candidati, in questo caso prenotato, e regolarmente assegnato, dall’associazione Alternativa libertaria. Posto che non si possono togliere o rimuovere manifesti di propaganda elettorale, a maggior ragione affissi in spazi regolari, le forze dell’ordine si sono poste il quesito se sia accettabile o meno il tono usato. Specie quando questi manifesti sono affissi in tabelloni antistanti luoghi sensibili.

Iniziative in arrivo

Giovedì 14 marzo 2013 ore 20.30

a Muzzana del Turgnano

importantissima conferenza pubblica con

l’Ing Claudio Cancelli e l’Ing. Ivan Cicconi

per fare il punto su

Valsusa e tratta Veneto-Friulana della TAV

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E’ in preparazione un presidio contro il CIE di Gradisca di Isonzo

per sabato 6 aprile 2013 ore 15.30 davanti al CIE in Via Udine

Iniziativa Rinviata a data da destinarsi

CIE DI GRADISCA: tentata evasione

Da Il Piccolo del 24/02/13

A Cattinara per evitare il Cie poi mette ko la scorta: in cella

 Marocchino ospite dell’ex Cpt di Gradisca ingoia un accendino. Finisce all’ospedale di Trieste dove lo curano e lo dimettono. Poi tenta una fuga disperata, che fallisce

di Piero Rauber

 

Dal Cie di Gradisca al Coroneo di Trieste, passando prima per l’ospedale di Cattinara, dove era stato accompagnato d’urgenza dopo aver ingoiato un accendino. Sono le tappe della nottata folle, disperata, vissuta tra venerdì e ieri da E.A., marocchino di 47 anni, arrestato ieri alle prime luci dell’alba, per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, dalla Squadra volante della Questura, in concorso con i due baschi verdi della Guardia di finanza di Gorizia, in servizio presso l’ex Cpt isontino, che lo stavano scortando nella sua “trasferta” per ragioni di salute.

 

E.A., infatti, era “ospite” del Cie di Gradisca, conscio evidentemente che il suo destino era quello di vedersi rispedito in Patria, la stessa da cui aveva voluto andarsene ad ogni costo. Ma lui, alla luce di quanto poi ha fatto, quel destino ha tentato di cambiarlo. Ancora ad ogni costo. Ha buttato giù, come detto, un accendino. L’inghiottire di tutto, in particolare pezzi di vetro – ricordano le forze dell’ordine – sono gesti decisamente ricorrenti, soprattutto negli ultimi tempi, tra i clandestini che aspettano solo la propria espulsione da dentro il Cie. Gesti autolesionistici che covano, come obiettivo finale, la possibilità di ritrovarsi fuori dall’ex Cpt, ancorché in un letto d’ospedale, per poi inventarsi un improbabile modo per cercare la libertà.

 

Il magrebino, come molti altri compagni di Cie prima di lui, si è fatto così portare al Pronto soccorso di Cattinara, per essere sottoposto anzitutto a gastroscopia. Ma lì, dopo i primi accertamenti del caso, si è capito che per risolvere il problema sarebbe bastato un lassativo. Così è stato. Nel giro di qualche ora l’hanno dunque giudicato dimissibile. È stato allora che E.A. ha realizzato che, di lì a poco, sarebbe finito nuovamente dentro l’ex Cpt isontino.

 

A quel punto, ancora sulla soglia dell’ospedale di Cattinara, benché già sedato dopo le prime avvisaglie di nervosismo, ha tentato una fuga praticamente impossibile, iniziando a distribuire calci e pugni a casaccio ai due baschi verdi che l’avevano in custodia per la cosiddetta “scorta sanitaria”, e ferendo alla mano uno dei due con una specie di mini-arma da taglio che teneva nascosta con sé, costruita artigianalmente partendo da quella che, in origine, pareva poter essere una limetta per le unghie.

 

La costituzione robusta dello straniero, mischiata al suo stato di agitazione, ha suggerito ai due militari delle Fiamme gialle di chiamare il 113 per rinforzi. Risultato: il magrebino si è visto sì cambiare il suo destino. Ma non era quello che anelava. Non è tornato al Cie di Gradisca. È finito dietro le sbarre di una cella del carcere del Coroneo, dopo un passaggio per le foto e le formalità di rito in Questura. È stato infatti arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, ed è ora a disposizione del sostituto procuratore della Repubblica Antonio Miggiani.

 

Nessun poliziotto intervenuto in seconda battuta s’è fatto male, mentre i due baschi verdi hanno riportato ferite lievi, superficiali. I sanitari del Pronto soccorso di Cattinara, a loro volta, non sono stati nemmeno sfiorati dalla violenza disperata del marocchino. Ciò però non cancella un disagio che, di questi tempi, si sente respirare proprio tra le mura del Pronto soccorso di Cattinara.

 

Quello di E.A. – come si accennava – non è il primo caso di un “ospite” del Cie di Gradisca che ingoia un qualcosa di indigeribile e potenzialmente dannoso per i suoi organi interni, e che finisce in una struttura sanitaria. Che può essere l’ospedale di Gorizia ma anche, nei casi che richiedono ad esempio gastroscopie notturne, quello triestino di Cattinara, dove ultimamente si sono registrati almeno un paio di accessi alla settimana di questo tipo, alcuni dei quali hanno richiesto addirittura veri e propri interventi in sala operatoria sotto anestesia per la rimozione dei corpi estranei.

Emergenza profughi. Ora che succede?

da La Repubblica

Chiudono i centri, 13mila rifugiati in strada
“Agli immigrati buonuscita di 500 euro”

Il Viminale dichiara la fine dell’emergenza umanitaria a partire dal 28 febbraio. La protesta delle associazioni. Le prefetture: non abbiamo i fondi per dare l’assegno ai richiedenti asilo venuti dalla Libia. La polemica: “Abbandoniamo queste persone senza garantirgli un futuro”

 

Chiudono i centri, 13mila rifugiati in strada (ansa)

PALERMO – Dopo una proroga di 60 giorni, il governo decreta la fine dell’emergenza umanitaria e congeda i tredicimila richiedenti asilo in fuga dalla Libia e dal Nordafrica sbarcati a Lampedusa un anno e mezzo fa ancora ospitati nelle strutture dedicate con una sorta di “buonuscita”: 500 euro a testa e via. Dal 28 febbraio, la Protezione civile “molla” la gestione di intere famiglie che da mesi attendono il riconoscimento dello status di rifugiato. E parte la mobilitazione del mondo delle associazioni che, con un tam tam sul web, danno il via, da oggi, a una grande mobilitazione a sostegno dei rifugiati. “Riappropriamoci di piazze, strade, spazi vuoti, università o scuole”, è l’appello sul sito di Melting pot che ha fatto alzare la guardia alle questure di tutta Italia.

Avviare i profughi all’uscita dal sostegno e, se possibile, anche dall’Italia è la direttiva che il Viminale ha comunicato ai prefetti e ai soggetti attuatori del programma di accoglienza partito un anno e mezzo fa quando in 28.000 diedero l’assalto a Lampedusa. Con una circolare inviata la scorsa settimana, il Dipartimento per l’immigrazione ha ordinato alle prefetture di approntare entro il 28 febbraio i titoli di viaggio per i profughi, cioè il documento che, in assenza di passaporto, può consentire la libera circolazione in Italia, e soprattutto quelle che vengono definite “misure per favorire percorsi di uscita”. E dunque rimpatri volontari e assistiti e una somma, 500 euro a testa, per organizzarsi il futuro. “Per la copertura finanziaria questo Dipartimento accrediterà le relative risorse”, si legge nella circolare del Viminale. Nelle prefetture sanno poco e niente. “Siamo in attesa di chiarimenti – dice Teresa Cucinotta, prefetto vicario di Palermo – tutte le strutture, alberghi, centri sociali, cooperative che fino ad ora hanno ospitato i profughi in regime di convenzione sanno da tempo che dal 28 non saranno più a nostro carico. La buonuscita dovremo distribuirla noi ma dovranno accreditarci delle somme”.

Cosa succederà dal 28 febbraio è un punto interrogativo. “Stiamo consegnando alla strada migliaia di persone senza futuro – dicono le associazioni – il colpevole ritardo con cui il governo ha disposto il rilascio dei permessi di soggiorno ha ingabbiato i rifugiati: senza permesso, senza carta d’identità, senza titolo di viaggio, senza quindi poter scegliere di restare, di lavorare, oppure di ripartire. Una vera fortuna in denaro si è persa tra le pieghe di convenzioni e burocrazie, finita in tasca di albergatori e cooperative a copertura dei loro affari”. Duro anche il commento del Consiglio italiano dei rifugiati: “Invece di spendere centinaia di milioni di euro solo per la fornitura di vitto e alloggio con gli stessi soldi avrebbero potuto finanziare un programma di integrazione lavorativo e alloggiativo”. Un miliardo e 300 milioni di euro, 46 euro a persona per ogni giorno di ospitalità che salgono ad 80 per i minori. Ora si torna alla gestione ordinaria.

SLOVENIA: aggiornamenti sulle lotte fino al 25/02

Da una corrispondenza di un compagno di Maribor

In questo momento le proteste si sono un po’calmate. La prossima a Maribor sarà forse il 28. 2. – se il consiglio comunale andrà avanti con la seconda lettura del budget per il 2013. A Capodistria la protesta è indetta il 1 marzo alle 17:00. A Lubiana invece la prossima manifestazione è indetta per il 9 marzo e si farà anche se questo mercoledì 27/2 sarà eletta la nuova premier. E anche se sarà eletta in parlamento non vuol dire che sarà capace di formare il governo, perchè in 15 giorni deve andare nuovamente in parlamento con la lista dei ministri e forse già in quel momento non le daranno abbastanza voti – il che potrebbe dire che cade la prima ministra e si aprono le urne. L’altra opzione che i partiti, che sembra entreranno nella nuova coalizione, vogliono è che il nuovo governo vada in un anno di nuovo voto in parlamento – e così si apre l’opzione delle elezioni parlamentari allo stesso tempo di quelle europee – metà 2014. Questo sembra lo scenario più probabile – perchè per il momento a tutti i partiti (tranne al partito Social democrata) i sondaggi mostrano un fiasco storico. Sembra che pensino che la gente in un anno dimenticherà tutto.

A Maribor stiamo in piena attività con le assemblee nei quartieri (manifesti, volantini, media …) – mercoledì andremo in un quartiere, nella prossima settimana in altri due (in tutto i quartieri a Maribor sono 17 ma già questi 3 hanno quasi 1/3 della popolazione). E come sempre i politici e i partiti hanno già copiato questa nostra iniziativa  – il candidato per il sindaco (le elezioni saranno il 17/3.) del partito Social democrata ha indetto per oggi, nello stesso quartiere dove andiamo noi mercoledì, un dibattito con i cittadini sulle loro idee e necessità – tipico e ci si aspettava una propaganda del genere. L’unico candidato per sindaco che è entrato in lizza con le firme degli elettori senza un partito ha oggi scritto che ciò che facciamo è importantissimo e che bisogna dare alla gente il potere di decidere come e che fare in città. In tutto sono 11 i candidati per sindaco! incredibile – e 10 di loro sono candidati dei partiti! gli stessi in consiglio – come se niente sia successo! Perciò non è difficile capire che per il momento le statistiche non-ufficiali danno la maggioranza al candidato “indipendente”con piu del 30%, il secondo e il candidato dei Social democrati con piu del 20 %, tutti gli altri hanno intorno al 5%.
Come sembra ci sarà un secondo round tra i due abbastanza aperto, ma dal punto di vista delle nostre iniziative è irrilevante.
La cosa interessante sarà l’astensione! Vedremo in quanti non parteciperanno a  questo gioco di potere. E in quanti vogliono riprendersi il proprio futuro e verranno alle assemblee invece che alle urne.

Blocco centrale nucleare Krsko per avaria tecnica

da ansa.it

Blocco centrale nucleare Krsko per avaria tecnica

Nessuna conseguenza sull’ambiente circostante

 

LUBIANA – In Slovenia il funzionamento della centrale nucleare di Krsko, nel sudest del Paese, si e’ arrestato automaticamente oggi a causa di un improvviso calo di pressione nel generatore a vapore. Lo hanno riferito i responsabili dell’impianto, sottolineando che l’inconveniente non ha avuto alcuna conseguenza sull’ambiente circostante o altre ripercussioni negative.

Il riavvio della centrale verra’ comunicato non appena ci saranno le condizioni, hanno aggiunto i rappresentanti dell’impianto di Krsko, situato a un centinaio di km a est della capitale Lubiana.

DUMBLES / iniziative

Al ûl tignût cjacarât

Bisogna tener parlato, ma anche,  bisogna tenersi parlat∞.
E’ uno dei modi attraverso il quale Sergio Pezzetta attraversa il tempo: dal dopoguerra ad oggi, e lo spazio: dal Friuli alla allora Yugoslavia, in andate e ritorni, in giri, rigiri e labirinti tenendosi al filo della parola che non ti fa mai perdere.
Venerdì 1 marzo ospiteremo Federico Sabot che ha ascoltato, raccolto e trascritto il cjacarà di Sergio; e, anche se materialmente non può essere con noi, ospiteremo anche Sergio e la sua “strategia” di vita nella parola incarnata nella lingua. Ospiteremo la sua lingua, altra creatura viva che esce dal testo, ancora più viva perchè imbastardita da tutt∞ quell∞ che nella vita di Sergio l’hanno attraversata e contaminata.

Federico Sabot-Domenico “Sergio” Pezzetta
L’AMICO DEI CANI
avventure underground di Sergio
ed. Sensibili alle Foglie

VENERDI’ 1 MARZO 2013  H. 20.30  ex CANTUCCIO via Baldissera UDINE – CONVERSAZIONE con l’AUTORE del LIBRO

Qui sotto il volantino dell’appuntamento.

 

 

 

Questo lavoro scaturisce da un incontro-contagio
tra un uomo poco meno che quarantenne e un uomo poco più che ottantenne,
tra due uomini diversi per età, cultura, origine, condizione sociale, esperienza di vita,…
tra i quali scatta una simpatia istintiva, un’amicizia schietta, un affetto privo di sentimentalismo, una familiarità anti-familista, una sintonia curiosa.
Sergio, il protagonista, è un sottoproletario, ha condotto nei suoi 80 anni una vita interstiziale; non si è piegato al sistema d’ordine del linguaggio, ha inventato una pratica alternativa nel raccontarsi, un proprio stile fabulatorio-speculativo; un proprio stile di vita.
Federico, il trascrittore, si è lasciato catturare nella sua trama e si è messo in ascolto.
Da qui la scelta di limitarsi a una trascrizione contigua del parlato, pur nella consapevolezza dell’ostacolo alla comprensione, complicato dal friulano e da inserimenti prestati dalle lingue slave e dal triestino.
Il risultato è una narrazione anomala della propria vita, nella forma e nella sostanza: come quella di chi, ogni tanto, continua a volgere lo sguardo verso il bosco, perchè là si trova la sua vera patria. Testimonianza che non accetta di rimanere inascoltata ma che è meditata e vuole, al contrario, lasciare sensazione di sè.

PORDENONE ANTIFASCISTA

Dal messaggero Veneto del 28/02/13

«Stop alle provocazione delle bande nere razziste e fasciste a Pordenone». La denuncia è del “Coordinamento antifascista Pn”, che parla apertamente, anche su internet, di propaganda anti-immigrati. I militanti hanno aperto un profilo web di Facebook con le adesioni di Iniziativa libertaria e l’Associazione immigrati: domani faranno il punto, nella sede di via Piave alle 20,30. «Gruppi organizzati di neofascisti e neonazisti stanno riemergendo a Pordenone – denunciano nella bacheca web –. Da molti mesi i muri e i quartieri della città, ma anche in provincia, sono tappezzati di scritte e manifesti razzisti, omofobi e fascisti». Nel mirino Forza Nuova, accusata di aver attaccato in pieno giorno manifesti con scritto “immigrati tornatevene a casa” alle porte di alcuni negozi di immigrati a Pordenone. Domani si parlerà della necesità di attivarsi per bloccare le tensioni in aumento. Più di 10 anni fa, lo stesso fenomeno portò ad atti di aggressione e violenza verso studenti, immigrati, semplici ragazzi considerati “alternativi” o attivisti che facevano riferimento all’antifascismo come un valore portante, denunciando alcuni attivisti immigrati dalla sede di via Piave 40/A. Molti di loro hanno ancora vivo quel ricordo e sentono la necessità di attivarsi qui per evitare di ripiombare in un clima di odio e xenofobia. L’assemblea è aperta ai valori dell’accoglienza, solidarietà, giustizia sociale e inclusione. Hanno aderito i Cobas della scuola, gruppi di studenti progressisti dei licei cittadini, operai, sindacalisti e universitari. Chiara Benotti