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Krško 2, una centrale a rischio sisma

da Il Piccolo

Krško 2, una centrale a rischio sisma

Bocciato dall’Istituto per la sicurezza nucleare francese il raddoppio dell’impianto Una scossa e sarebbe catastrofe

TRIESTE. La Slovenia sta puntando molto sul raddoppio della centrale nucleare di Krško i cui lavori dovrebbero iniziare nel 2015 (crisi permettendo) e scommette anche sull’interessamento di investitori stranieri nel progetto. Tutto si sta svolgendo in gran silenzio, se ne parla poco e quando lo si fa è una questione di sussurri. Come quelli che sono giunti in questi giorni dalla Croazia (padrona per il 50% dell’impianto nucleare attuale) e riportati dal quotidiano di Zagabria Jutarnji List.

Ebbene lo studio realizzato dall’Istituto francese per la sicurezza nucleare e radiologica proprio in vista della costruzione della cosiddetta centrale di Krško 2 (1600 megawatt di potenza pari a tre volte dell’impianto già esistente) fornisce un risultato inequivocabile: la zona di Krško che sarebbe interessata dalla costruzione risulta essere molto sensibile ai movimenti tellurici, per cui, concludono gli specialisti francesi, il progetto di costruzione di Krško 2 andrebbe fermato.

La relazione francese ha creato grosso disappunto, nervosismo e imbarazzo in Slovenia al punto che Martin Novšak, il direttore della società Gen Energija che gestisce la centrale per conto dello Stato sloveno, ha immediatamente dato l’ordine di secretare la relazione inviandola immediatamente all’analisi degli esperti e dei tecnici sloveni dell’agenzia che si occupa della sicurezza nucleare del Paese. La Gen Energija è la società capofila per il progetto di Krško due e ha dato vita a un consorzio con di quattro società per approntare lo studio di fattibilità del raddoppio della centrale nucleare esistente. L’Istituto francese per la sicurezza nucleare è una di questa e già a fine gennaio ha consegnato la sua relazione in cui, lo ripetiamo, si scrive molto chiaramente che in caso di terremoto, visto il terreno particolarmente sensibile su cui andrebbe a sussistere la centrale, si avrebbero conseguenze disastrose e ha quindi consigliato di bloccare il progetto.

Se della sicurezza di Krško è direttamente interessata la regione Friuli-Venezia Giulia (dista a 100 km di distanza in linea d’aria dall’impianto in Slovenia) ma anche l’intero Nordest, figuriamoci la sensibilità che un simile tema esercita sulla Croazia e sulla capitale Zagabria che dista solo 5 chilometri da Krško. Ma gli altri soci del consorzio guidato da Gen Energija si dissociano dal punto di vista francese. L’Agenzia slovena per la sicurezza nucleare sostiene, secondo fonti riservate, che essendoci punti di vista così difformi sull’argomento bisognerà effettuare ulteriori studi prima di trarre una conclusione definitiva. La Slovenia sostiene che la relazione francese non parla di conseguenze disastrose, ad esempio, in relazione alla centrale già esistente e visto che la nuova sorgerebbe su un’area praticamente adiacente a quella interessata dall’impianto in funzione la cosa deve essere ulteriormente approfondita.

Di diverso avviso Hrvoje Perhari„, il rappresentante croato nel consiglio di amministrazione della centrale nucleare, il quale sostiene che la relazione francese parla anche degli attuali rischi e pericoli inerenti a Krško 1 e il tutto è in fase di approfondimento. Davor Grgi„, presidente della Società nucleare croata, è pienamente a conoscenza della situazione e dichiara allo Jutranji: «Non è pensabile che la relazione francese si preoccupi solo della nuova centrale nucleare e non esamini anche lo stato della sicurezza di quella già esistente». Per ora il governo croato sul progetto di Krško 2 non prende posizione mentre l’Austria ha già dato il proprio parere negativo al raddoppio. I lavori di costruzione di Krško 2 dovrebbero partire nel 2015 e durare 4 anni. L’impianto avrà una “durata” di 60 anni, mentre Krško uno avrebbe ancora 20 anni di “sopravvivenza”.

Nucleare a Monfalcone

da Il Piccolo del 13 luglio 2013 Pagina 23 – Gorizia-Monfalcone

Maxi-imbarco in porto per una centrale nucleare

Si tratta di due pre-riscaldatori del peso di 140 tonnellate ciascuno costruiti dalla Mangiarotti e destinati al colosso francese Edf

 

Ancora una volta, nonostante i problemi di fondali e di attracchi (al centro dello sciopero dei giorni scorsi) il porto di Monfalcone è al centro dell’attenzione per l’imbarco di carichi eccezionali. Dopo quello di un enorme elemento da 1.200 tonnellate per un impianto negli Emirati arabi, lo scorso anno, ieri è stata la volta di due elementi progettati e realizzati nello stabilimento che il gruppo friulano Mangiarotti ha acquisito due anni fa a poca distanza dal porto. In questo caso si tratta di pre-riscaldatori per l’acqua di raffreddamento, destinati a una centrale nucleare francese del colosso Edf, che sorge lungo il Rodano e attualmente è sottoposta a manutenzione straordinaria. La commessa ottenuta dalla Mangiarotti comprende quattro pre-riscaldatori, per un valore complessivo di alcuni milioni di euro. La costruzione degli altri due è quasi ultimata, e fra circa un mese partiranno anch’essi via mare alla volta della Francia. Ieri mattina, intanto, il primo dei due elementi, lunghi 15 metri e pesanti 140 tonnellate, che nei giorni scorsi era già stato trasferito in banchina, è stato caricato sulla nave speciale “Storm”, utilizzando il potente bigo di bordo e robuste imbragature in cavi d’acciaio, agganciate a una trave longitudinale, a sua volta collegata al bigo. Un’operazione molto delicata, curata dall’agenzia di trasporti Friultrans e seguita dai tecnici della Mangiarotti, che si è ripetuta nel pomeriggio con il secondo pre-riscaldatore. Il carico è stato poi completato con una serie di casse e altri pezzi a corredo dei due grandi elementi. Sono iniziate quindi le operazioni di rizzaggio, necessarie a far sì che durante la navigazione il carico della “Storm” non subisca pericolosi spostamenti. Ieri pomeriggio non era ancora possibile stabilire l’ora di partenza della “Storm” a causa della complessità di queste operazioni. Partenza che comunque potrebbe essere avvenuta nella notte o, al più tardi, nelle prime ore di oggi. Sarà poi necessaria una decina di giorni perchè il delicato carico arrivi a destinazione. Con una settimana di navigazione la “Storm” approderà al porto di Fos sur Mer (Marsiglia), dove i due pre-riscaldatori saranno scaricati e posti su speciali carrelli, abilitati all’utilizzo stradale. A loro volta questi carrelli (con il loro pesante carico) verranno trasferiti, per mezzo di una rampa, su un’apposita chiatta che risalirà il Rodano e in due, tre giorni di navigazione raggiungerà il porto fluviale di Saint Maurice, a pochissima distanza dalla centrale nucleare. L’ultimo, breve tratto del lungo viaggio verrà coperto con un trasporto eccezionale su strada, senza alcun ulteriore trasbordo dei due grandi elementi.

 

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da Il Piccolo del 9 luglio 2013

 

Monfalcone, mega imbarco per una centrale nucleare francese

Due enormi pre-riscaldatori dell’acqua di alimentazione per una centrale nucleare sul Rodano, costruiti a Monfalcone dalla Mangiarotti, verranno imbarcati giovedì su una nave spciale che li porterà a Marsiglia

 

di Giuseppe Palladini

Quindici metri di lunghezza, tre di diametro e un peso di 140 tonnellate. È uno dei quattro pre-riscaldatori dell’acqua di alimentazione, progettati e realizzati dalla Mangiarotti per una centrale nucleare francese del colosso energetico Edf, una commessa del valore di alcuni milioni di euro.

Due di questi enormi elementi (progettati in parte a Milano e in parte a Monfalcone) saranno imbarcati giovedì sulla nave “Storm”, che lunedì pomeriggio ha gettato le ancore in rada. Si tratta di unità lunga un centinaio di metri, progettata per il trasporto di carichi pesanti, che trasferirà appunto i due grandi elementi a Fos sur Mer (Marsiglia) da dove, caricati su una chiatta, risaliranno per qualche giorno il Rodano fino a Saint Maurice, località nei pressi della centrale nucleare di cui è in atto la manutenzione straordinaria. Gli altri due pre-riscaldatori sono quasi pronti e partiranno da Monfalcone fra circa un mese.

Dopo la spedizione dell’enorme elemento (1200 tonnellate) per la purificazione del gas in un impianto petrolifero degli Emirati arabi, realizzato a Monfalcone e partito poco più di un anno fa, l’imbarco di queste nuove realizzazioni conferma la validità della scelta logistica dell’azienda friulana che due anni or sono si è insediata nei pressi del porto di Monfalcone.

Il primo dei due pre-riscaldatori è stato trasferito in banchina nei giorni scorsi. L’altro, sempre per mezzo di un carrello speciale, è uscito dallo stabilimento nel primo pomeriggio di lunedì, e dopo un percorso di alcune centinaia di metri ha raggiunto anch’esso la banchina, dove è stato trasferito su appositi blocchi di sostegno, in attesa della operazioni di carico programmate per giovedì.

Fra qualche mese, sempre dal porto di Monfalcone, partiranno altri componenti, costruiti anche questi dalla Mangiarotti, destinati agli Stati Uniti. Si tratta di otto elementi, del peso variante fra le 70 e le 200 tonnellate, per i circuiti di due nuove centrali nucleari in fase di realizzazione negli Stati Uniti. Sono componenti di nuova generazione, sottolinea la stessa Mangiarotti, che saranno inseriti in impianti progettati dalla Westinghouse per garantire la massima sicurezza di esercizio.

Avaria alla centrale nucleare di Krsko

da Il Piccolo del 13 ottobre 2013

Scoperta avaria alla centrale nucleare di Krsko

Non ci sarebbero state contaminazioni. L’impianto sloveno, a 100 km da Trieste, è fermo dal primo ottobre per lavori di manutenzione

Avaria alla centrale nucleare slovena di Krsko. È emersa durante le operazioni di manutenzione dell’impianto connesse all’esame delle condizioni di tre elementi del combustibile nucleare della centrale. Gli esperti – secondo quanto è stato diffuso questa sera dall’emittente televisiva Telecapodistria – hanno rinvenuto guasti meccanici alle barre radioattive della cui esistenza sospettavano già da tre mesi durante le regolari misurazioni che avevano effettuato per controllarne la stabilità atomica. L’inconveniente non ha causato la fuoriuscita di materiale radioattivo dal ciclo secondario della centrale e, da questo, nell’ambiente. La centrale di Krsko è ferma dal primo ottobre per lavori di manutenzione straordinaria che dureranno tutto il mese, cioè il tempo necessario per revisionare l’intero impianto e il suo sistema di sicurezza. Il costo degli interventi – hanno precisato i responsabili – si aggira sui 30 milioni di euro. Ai lavori vi partecipano i 620 dipendenti della centrale nucleare e i 1.500 tecnici esterni specializzati.

 

Pagina 10 – Attualità

LA SLOVENIA SMORZA L’allarme

Danni superiori al previsto nella centrale di Krsko

Problemi inaspettati o maggiori del previsto, ma nessun pericolo né per l’impianto, né per l’ambiente e la popolazione che vive attorno alla centrale. Malgrado le rassicurazioni, ha comunque fatto preoccupare molti, tra Lubiana e Zagabria, l’annuncio dato ieri dalla direzione della centrale nucleare slovena di Krsko – inattiva da inizio ottobre per lavori di manutenzione programmata – dell’individuazione di «danni» di natura meccanica a tre elementi di combustibile del reattore. In una nota, la Nuklearna Elektrarna Krsko ha specificato che la scoperta è avvenuta «nell’ambito delle operazioni pianificate di manutenzione» all’impianto. Dopo «l’ispezione degli elementi combustibili» rimossi dal reattore, 121 in totale, sono stati accertati «danni di natura meccanica» alle «barre di combustibile di tre» di essi, ha specificato il comunicato. Comunicato che ha inoltre aggiunto che «le cause» del danno «possono essere differenti» e che «al momento sono in corso verifiche con ultrasuoni» sugli elementi in questione per individuare la ragione del danneggiamento e per evitare simili problemi in futuro. Problemi che, ha specificato Rtv, la tv pubblica slovena in un articolo online significativamente intitolato «riparazioni minori necessarie a Krsko», erano stati evidenziati già «nei mesi scorsi» da alcuni tecnici dell’impianto, che avevano «notato una specifica attività delle particelle radioattive nel liquido di raffreddamento», ma dato che «le particelle erano molto al di sotto dei livelli permessi», le verifiche erano state rinviate fino al «checkup programmato». In ogni caso, ha informato l’agenzia di stampa croata Hina, il numero uno della centrale, Stane Rozman, ha assicurato che da una parte i danni rilevati sono stati superiori al previsto, ma al tempo stesso che non ci sono motivi di allarme, non essendo state registrate fughe radioattive né all’interno della centrale, né all’esterno. Rozman ha aggiunto che i test e le verifiche strutturali all’impianto continueranno fino alla scoperta delle cause specifiche del danno e che il periodo di manutenzione pianificata, che doveva durare 35 giorni, potrebbe essere leggermente prolungato. Centrale che, ricordiamo, dal primo ottobre è stata spenta per permettere di revisionare l’impianto e i suoi sistemi di sicurezza, di sostituire gli elementi di combustibile esauriti, 56 su 121 per la precisione, il ricambio del combustibile e l’ispezione completa di tutti gli impianti meccanici ed elettrici, questi ultimi da potenziare. Ai lavori, che costeranno circa 30 milioni di euro, stanno partecipando i 620 dipendenti di Krsko, centrale in funzione da trent’anni che produce quasi il 40% dell’energia elettrica in Slovenia, insieme a 1.500 tecnici esterni specializzati.

 

da Il Piccolo del 1 ottobre 2013

Manutenzione straordinaria: stop di un mese alla centrale di Krsko

L’impianto nucleare sloveno verrà riacceso il 5 novembre. In questi 35 giorni in programma importanti lavori di revisione e di messa a punto del sistema di sicurezza

Nuovo stop per la centrale nucleare slovena di Krsko. È stata spenta per lavori di manutenzione già programmati e rimarrà inattiva per poco più di un mese il tempo necessario cioè per revisionare l’intero impianto e il suo sistema di sicurezza.

Il fermo è in atto dalla notte scorsa e il reattore verrà riacceso il 5 di novembre. In questi 35 giorni – assicura la direzione dell’impianto – verranno effettuate tutte le operazioni di revisione e manutenzione in particolare sul sistema di sicurezza. Verranno anche sostituite le barre di uranio esaurite, 56 delle complessive 121 e si procederà al ricambio del combustibile, alla revisione degli impianti meccanici, dei sistemi elettrici e di tutte le componenti che costituiscono la struttura della centrale.

«Apporteremo migliorie al sistema di misurazione della temperatura, ammoderneremo l’impianto di aerazione e cambieremo uno dei convertitori di energia potenziando la funzionalità dell’impianto elettrico» ha confermato il direttore della centrale Stane Rozman. Con questo intervento ordinario si chiude un ciclo decennale di revisione della centrale nucleare. Il costo degli interventi si aggira sui 30 milioni di euro. Ai lavori vi partecipano i 620 dipendenti della centrale nucleare e i 1.500 tecnici esterni specializzati. Nell’ultimo ciclo di combustibile, Krsko ha prodotto otto milioni di megawattore di corrente elettrica, quasi il 40 per cento del fabbisogno nazionale. La centrale slovena, che dista da Trieste 140 chilometri, è in funzione da 30 anni.

 

da AGI

Nucleare: ferma per un mese centrale slovena Krsko

22:12 01 OTT 2013

(AGI) – Trieste, 1 ott. – Nuovo stop per la centrale nucleare slovena di Krsko. E’ stata spenta per lavori di manutenzione gia’ programmati e rimarra’ inattiva per poco piu’ di un mese il tempo necessario cioe’ per revisionare l’intero impianto e il suo sistema di sicurezza. Il fermo e’ in atto dalla notte scorsa e il reattore verra’ riacceso il 5 di novembre. In questi 35 giorni – assicura la direzione dell’impianto – verranno effettuate tutte le operazioni di revisione e manutenzione in particolare sul sistema di sicurezza. Verranno anche sostituite le barre di uranio esaurite, 56 delle complessive 121 e si procedera’ al ricambio del combustibile, alla revisione degli impianti meccanici, dei sistemi elettrici e di tutte le componenti che costituiscono la struttura della centrale. .

SCORIE NUCLEARI A TRIESTE?(agg.01/09)

Dal Piccolo del 01/09

Legambiente: «Tondo non vuole transiti ma era pronto a ospitare centrali nucleari»

«La vera notizia non è il passaggio di scorie nucleari in Friuli e a Trieste, ma la reazione della Giunta regionale che ha dato parere negativo al Governo». Lo afferma Legambiente Fvg che sottolinea «la profonda distanza fra le affermazioni di due anni fa, quando il presidente Tondo candidava la Regione a ospitare una nuova centrale nucleare, e le reazioni attuali. C’è un abisso fra le certezze filonucleari di Tondo – prosegue Legambiente -, naufragate con il referendum del giugno 2011, e la reazione dell’assessore Savino, pronta peraltro, nella più limpida logica del “dovunque ma non nel mio giardino”, a scaricare il transito su altre regioni e porti». Al Wwf, che aveva definito “più pericolosi” eventuali metalli radioattivi alla Ferriera, risponde la Lucchini: «Il rischio di rottame radioattivo, peraltro mai verificatosi in passato, ha cessato di sussistere da luglio 2002, da quando nello stabilimento è stato chiuso il reparto acciaieria».

Cosolini: le scorie? nessun pericolo

di Gabriella Ziani «Nessuna decisione è stata ancora presa sul trasporto delle scorie radioattive, il ministero dello Sviluppo economico è in attesa di tutti i pareri richiesti, ovviamente gli uffici tecnici continueranno ad agire nel pieno rispetto delle procedure vigenti, tutelando al massimo la sicurezza ambientale». Il ministero ribadisce la propria posizione sul prospettato transito per il porto di Trieste di due carichi di scorie radioattive statunitensi destinate a rimpatrio, sottolineando che non vi è alcun contrasto con la Regione. Che ha formulato comunque parere negativo. Un “no” che non trova sponda nel Comune, direttamente interessato al transito speciale. «Non ci sta bene. Non possiamo essere scavalcati nelle decisioni. Monti va a Seul e sponsorizza un transito di scorie radioattive, ma il territorio dov’è? Politicamente le cose vanno condivise. Dunque il “no” della Regione resta “no”, ed è un “no” politico. Alla domanda “perché dire no?” io rispondo piuttosto: “Perché dire sì?”». Così punta i piedi Sandra Savino, il neoassessore all’Ambiente che ha trovato condivisione nella Giunta Tondo, mentre le parti tecniche (e perfino gli ambientalisti) si dimostrano possibilisti e ragionevolmente tranquilli circa i rischi connessi all’operazione. Nello specifico, come il ministero dello Sviluppo economico ha illustrato chiedendo il parere consultivo, si tratta di un ricongiungimento a Trieste di combustibile nucleare esausto proveniente dall’Austria (via Capodistria) e dal Piemonte (via autostrada), da imbarcare con destinazione Usa nell’ambito di un programma statunitense di rimpatrio di materiale nucleare strategico. Che il Governo approva: «Questo ci consente di liberare il territorio da rifiuti tossici». Roberto Cosolini, il sindaco della città che dovrebbe far da base all’imbarco e alla partenza delle scorie radioattive, detta un’altra linea. Tecnica, e anche politica. «Se si applicano le giuste procedure – afferma – non vedo un grande rischio, non percepisco grande allarme sociale. Se la posizione della Regione è dettata dal fatto che manca un Piano regionale di gestione delle emergenze, vi ponga essa stessa rimedio. Questa è pur sempre l’amministrazione regionale che, con Tondo, si è sempre espressa a favore della centrale nucleare slovena di Krsko, del suo raddoppio, perfino offrendo la compartecipazione (peraltro non richiesta) del Fvg». Ma se il “no” regionale è privo di basi tecniche (l’Arpa ha dato il proprio nulla osta), resta in campo il “no politico”. Che Savino ancor di più esplicita: «Perché i materiali che arrivano a Capodistria non ripartono per gli Usa proprio da Capodistria, e le scorie piemontesi non vengono imbarcate in porti più vicini? Le modalità di scelta dei territori non sono chiare». Cosolini dissente: «Se tutti i luoghi prendono una simile posizione politica di indisponibilità, la gestione dei problemi complessi diventa impossibile». Il ministero deve raccogliere i pareri consultivi del ministero del Lavoro, del ministero della Salute, dell’Ispra per gli aspetti relativi alla sicurezza, e della Regione. E se non dovesse accogliere il suo parere negativo? «Lo vedremo in seguito – dice Savino -, facciamo una cosa alla volta».

 

 

Dal Piccolo del 31/08/12

«Quelle scorie devono passare per Trieste»

 

Scorie radioattive, anche se la Regione si oppone, il ministro Passera è fermo: «Esiste un accordo e va rispettato. Le scorie transiteranno per Trieste»

E in Comune che cosa si pensa della questione, un’altra “tegola” ambientale dopo quella, rovente, della Ferriera? Il sindaco scarica la tensione con una battuta: «Per carità, sono io stesso già così radioattivo…». Umberto Laureni, assessore all’Ambiente, dice invece che «dopo tante sollecitazioni, finalmente in Prefettura si sta elaborando un piano sulle emergenze nucleari civili. Io in generale penso – aggiunge – che sia un problema da approfondire, ma non drammatico. Insomma, il trasporto mi sembra fattibile».

A reagire è invece Alessandro Capuzzo del Tavolo della pace Fvg: «La Regione anziché fare le “barricate” farebbe bene a predisporre il piano di emergenza in caso di incidente nucleare. Piani dovuti, per legge e in base alle direttive europee, ma di cui nulla si sa, mentre il transito di scorie nucleari e rifiuti radioattivi costituisce lavoro portuale abitudinario a Trieste come a Capodistria». di Gabriella Ziani Scorie radioattive, Regione contro Stato. La Giunta regionale ieri ha confermato il “no” al passaggio dello speciale carico statunitense nel porto di Trieste, su proposta dall’assessore all’Ambiente Sandra Savino. Ma il ministro alle Infrastrutture e allo sviluppo economico Corrado Passera, che ha richiesto il parere (solo consultivo), controbatte: «Non solo tali trasferimenti sono normati dall’Unione europea, ma esiste in materia un trattato internazionale tra Italia e Usa. Noi al contrario leggiamo positivamente il fatto che gli Stati Uniti abbiano chiesto di riavere combustibile nucleare esaurito. Questo ci consente di liberare il territorio nazionale di materiali tossici».

La partita è aperta. Oggi scade il termine dei 30 giorni entro i quali il ministero deve ricevere i pareri che la norma impone di raccogliere: dai ministeri del Lavoro e della Salute, dall’Ispra (l’Arpa nazionale che ha diretta competenza tecnica in materia, ndr) e appunto dalla Regione. A ieri sera tutti i documenti erano ancora da acquisire. Savino, definendo “irricevibile” la proposta, aveva sottolineato che «se la domanda si fa ai politici e non ai tecnici, la risposta è politica».

Infatti l’Arpa ha dato il proprio nulla osta, anche se, come specifica il suo direttore tecnico-scientifico Fulvio Daris, il transito di scorie ha una particolarità per questo territorio. «È la prima volta – dice Daris – che materiale di natura radioattiviva è oggetto di confezionamento e non solo di passaggio in regione e nel porto di Trieste. Serve non solo il piano di sicurezza lungo tutto il percorso che i materiali faranno in territorio italiano, ma anche un piano per il trasbordo». A Trieste dovrebbero confluire due carichi provenienti da diverse zone di partenza. Il primo dall’Austria, che via Slovenia raggiungerà il porto di Capodistria dove sarà imbarcato in direzione porto di Trieste. Il secondo dovrebbe arrivare dal deposito Avogadro di Saluggia in provincia di Vercelli, per via autostradale. Il materiale riunito andrebbe caricato su una nave in partenza per Usa.

Presumibilmente dal Molo VII. Il combustibile nucleare esaurito inoltre è tutto di proprietà americana: lo specifica il ministero. La Regione aveva invece inteso che, dal Piemonte, arrivassero scorie italiane. Invitando altri porti più vicini (Genova, Livorno) a prendersele senza mandarle fin qui. Il materiale viene messo in viaggio in base al progetto americano di rimpatrio di materie nucleari strategiche di origine Usa. Un progetto, aveva ricordato la stessa Savino, «appoggiato dal presidente del Consiglio Monti al vertice di Seul». Si tratta di 275 chilogrammi di massa netta di combustibile nucleare su un totale di 25.677 chilogrammi lordi, mentre da Saluggia il materiale sensibile sarebbe di circa 5 chilogrammmi. Per Daris i motivi del “nulla osta tecnico” sono semplici: «C’è evidentemente un piano di sicurezza elaborato secondo i requisiti internazionali, nei prossimi giorni ci sarà un incontro in Prefettura per elaborare il dettaglio del piano locale. Quando materiale radioattivo è in transito – aggiunge il direttore dell’Arpa – ogni Prefettura, di ogni città toccata dal viaggio, ha obbligo di predisporre il proprio singolo piano della sicurezza, che coinvolge vigili del fuoco, medici, vigili urbani, e polizia stradale disponibile a servizio di scorta».

 

 

Da Il piccolo del 30/08/12

Scorie radioattive in arrivo a Trieste. La Regione prepara le barricate

 

Richiesta dal Ministero per il passaggio sul territorio di combustibile nucleare proveniente dall’Austria e da Vercelli. In partenza per gli Usa dopo lo stoccaggio

 

Combustibile nucleare esaurito pronto a partire verso il porto di Trieste. E da lì, completati lo stoccaggio e le operazioni di imbarco su una nave il cui nome è tenuto top secret, a salpare in direzione Stati Uniti d’America. Scorie radioattive che viaggeranno da due punti di partenza diversi: un carico dall’Austria con tappa in Slovenia, allo scalo di Capodistria, per giungere da lì già via mare a Trieste, e l’altro dalla provincia di Vercelli – precisamente dal Deposito Avogadro di Saluggia – attraverso la rete autostradale, sistemato in un container sopra a un Tir. Destinazione, sempre il porto triestino: precisamente il Molo VII.

 

Quando? A novembre, ma al momento una data precisa non c’è. L’operazione A delineare l’operazione è in primis una richiesta di consenso al passaggio della spedizione che prenderà il via in Austria, inviata dal Ministero dello Sviluppo economico alla Regione, in base alla direttiva 117 Euratom del 2006 del Consiglio dell’Unione europea, relativa alla sorveglianza e al controllo delle spedizioni di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare esaurito. Il dicastero del ministro Corrado Passera ha dato così seguito all’appoggio manifestato al presidente Usa Barack Obama nel marzo scorso a Seul, durante il vertice sulla sicurezza nucleare ospitato in Corea del Sud, dal premier italiano Mario Monti al progetto americano di rimpatrio di materie nucleari strategiche di origine statunitense. Un programma battezzato “Global Threat Reduction Initiative” (Gtri), gestito dalla Nnsa (National nuclear security administration), costola del Dipartimento dell’Energia degli Usa che si occupa della sicurezza nazionale per quanto concerne il nucleare.

 

La Regione Friuli Venezia Giulia – come riferiamo nell’articolo qui a fianco – però è pronta a dare parere negativo alla richiesta del governo e a fare tutto il possibile per evitare il passaggio sul proprio territorio. Dopo alcuni approfondimenti, è emerso peraltro che il combustibile nucleare esaurito arriverà al porto di Trieste non solo dall’Austria via Slovenia con trasporto per mare, ma anche via gomma dall’Italia, dal Piemonte. «Irricevibile»: così l’assessore regionale all’Ambiente, Sandra Savino, ha definito ieri il contenuto di quanto prospettato da Roma. I due punti di partenza Nel documento arrivato pochi giorni fa in Regione viene specificato che una quantità di combustibile nucleare esaurito pari a 275 chilogrammi di massa netta (su un totale lordo di 25.677 chili) dovrebbe arrivare al porto di Trieste già imbarcata, dopo la tappa a Capodistria. Si tratta del carico proveniente dall’Austria. Altri cinque chili, invece, sono pronti a partire dal Deposito Avogadro di Saluggia: questi sì, dopo il viaggio in autostrada in un container a bordo di un Tir con transito anche attraverso le province di Udine e di Gorizia oltre che di Trieste, da spostare a bordo della nave. Che poi dal Molo VII – stando alle informazioni fornite dal Ministero dello Sviluppo economico alla Regione – dovrebbe prendere il largo dirigendosi fino agli States. Perché da Trieste?

 

Pare che il ministero abbia risposto alla Regione solo che la motivazione è da ricondurre sostanzialmente all’abbinamento finale fra le due spedizioni. Proprio da questa risposta, l’ente regionale è venuto a conoscenza della seconda parte dell’operazione, quella che avviene interamente in territorio italiano. Il parere Gli uffici regionali stanno approfondendo il tema delle osservazioni da inoltrare a Roma sulla questione, come previsto dalla legge. In pratica il Servizio disciplina e gestione rifiuti e siti inquinati vuole capire se il valore della risposta della Regione si limiti ad essere consultivo o possa in qualche modo pesare di più. Cioè tanto da poter anche bloccare un’operazione che politicamente la giunta del presidente Renzo Tondo si appresta a bocciare in maniera netta nella riunione odierna. L’Arpa L’agenzia regionale per l’ambiente (Arpa), contattata dal Servizio disciplina gestione rifiuti e siti inquinati della Regione, si è già espressa sul transito a Trieste – o meglio sulla toccata nell’area portuale triestina della nave che lo avrà a bordo – del materiale in partenza dall’Austria, fornendo un parere tecnico-ambientale in base al quale «nulla osta» per quanto di competenza dell’Arpa stessa.

 

Nucleare, incidente “con feriti” nella centrale di Fessenheim

da La Repubblica

Nucleare, incidente “con feriti” nella centrale di Fessenheim

L’impianto è il più vecchio nel Paese. Due persone ustionate alle mani, per altre sei lievi ferite. La società Edf spiega che c’è stata una fuoriuscita di vapore durante un’operazione di manutenzione di routine, ora sotto controllo

Nucleare, incidente L’impianto nucleare a Fessenheim dove si è verificato l’incidente (ansa)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PARIGI – Solo feriti e nessun allarme per l’incidente alla centrale nucleare di Fessenheim, nell’est della Francia. Una reazione chimica, subito messa sotto controllo, ha ustionato due dipendenti alle mani, e altre sei persone sono state ferite lievemente.

In un primo momento la tv Bfm aveva riferito di un “principio di incendio di natura chimica” che ha provocato il ferimento di “diverse persone”, poi si è chiarito che non c’è stato alcun rogo. Sul suo account twitter EdF, il gigante dell’energia francese che gestisce l’impianto, ha spiegato che si è verificata una perdita di vapore di acqua ossigenata durante un’operazione di manutenzione di routine.

Charlotte Mijeon, dell’organizzazione antinucleare ‘Sortir du nucleare’, ha commentato che c’è stata una fuoruscita di vapore che “in sé non è grave” ma che potrebbe essere il sintomo di un incidente serio.

L’impianto si trova in Alsazia, a un chilometro e mezzo dal confine con la Germania e a una sessantina di chilometri dalla frontiera con la Svizzera. Ha due reattori ed è la più vecchia infrastruttura nucleare della Francia (fu attivata nel 1977). Da tempo è al centro di una dura polemica e durante la campagna elettorale il presidente François Hollande aveva promesso la sua chiusura entro il 2017.
(05 settembre 2012)

SCORIE NUCLEARI A TRIESTE?(agg.14/09)

da Il Piccolo del 14/09/12

Un piano per gestire il trasporto radioattivo

 

Per ora solo un paio di briefing tecnici. Ma a breve partiranno le riunioni operative al Palazzo del governo. Non appena – fa sapere la prefettura di Trieste – saranno arrivate in piazza Unità le specifiche dell’Ispra sulle valutazioni degli eventuali rischi collegati al passaggio lungo il territorio triestino del trasporto su camion di scorie radioattive partite dal deposito Avogadro di Saluggia, in provincia di Vercelli. La spedizione di cinque chili di materiale radioattivo – combustibile nucleare esaurito – è in programma all’inizio di novembre (la data precisa ancora non è stata ufficializzata), come previsto dal Ministero dello Sviluppo economico. Dal Piemonte il carico giungerà via autostrada sino al porto di Trieste, da dove sarà imbarcato su una nave diretta infine negli Stati Uniti. Il materiale rientra infatti nel piano americano di rimpatrio di materie nucleari strategiche di origine statunitense. Pare inoltre che il carico verrà spostato a bordo della stessa nave partita da Capodistria, con altre scorie radioattive già sistematevi sopra in Slovenia e provenienti dall’Austria. Anche a Trieste la prefettura ha dunque avviato l’iter di organizzazione della parte locale (e conclusiva) del trasporto su gomma. Proprio dal Palazzo del governo giungono rassicurazioni per i cittadini: non vi sono pericoli per la popolazione – spiega la prefettura -, perché si tratta di materiali che viaggiano schermati e garantiti da sistemi di provata sicurezza. Certo, tutte le precauzioni del caso saranno comunque prese: a proposito, in termini di viabilità si profila la soluzione della chiusura temporanea al traffico dei tratti stradali in cui transiterà il Tir, ma solo per i minuti strettamente necessari al passaggio. Il tutto per evitare stazionamenti del carico. Dunque, i disagi alla circolazione dovrebbero essere molto limitati. La prefettura coordinerà anche l’arrivo della nave dallo scalo di Capodistria, per quanto concerne le operazioni nel porto triestino. Del percorso in mare si occuperanno l’armatore e le capitanerie di porto. Sembra insomma che il «no» della Regione al transito sul territorio del Friuli Venezia Giulia di scorie radioattive non abbia incrinato di una virgola le intenzioni del governo, che fa riferimento ad accordi internazionali. D’altronde anche lo stesso ministro Corrado Passera aveva confermato nelle scorse settimane che il programma sarebbe andato avanti comunque. Il Comune, dal canto suo, in attesa di comunicazioni formali dalla prefettura ribadisce la linea già espressa dal sindaco Roberto Cosolini, questa volta per voce dell’assessore all’Ambiente Umberto Laureni: «Per la manipolazione e il trasporto di radioisotopi c’è una legislazione tutta speciale con regole iperstringenti, che riteniamo saranno strettamente rispettate. Abbiamo piena fiducia nel sistema: non c’è nessun rischio». (m.u.)

Uranio, predisposto il piano per il trasferimento in porto

da Il Piccolo del 31 ottobre 2012 Pagina 23 – Cronaca Trieste

Uranio, predisposto il piano per il trasferimento in porto

Il carico viaggerà di notte in autostrada da Saluggia fino a Trieste, ma la data potrebbe variare. Imponente servizio di sicurezza e misure precauzionali

di Laura Tonero Il materiale radioattivo, composto da dieci lamine, partirà dal deposito di Avogadro di Saluggia intorno alle 23. Per raggiungere Trieste più o meno alle 5 del mattino. All’alba, per passare inosservati. Il trasporto di uranio transiterà sull’autostrada A4 per poi raggiungere il Porto di Trieste attraverso la Grande viabilità. La data prevista era quella del 5 novembre. Ma l’operazione doveva restare segreta: dopo le ultime fughe di notizie è possibile che all’ultimo momento venga cambiata la data. Nelle prossime ore è previsto un ulteriore vertice in Prefettura. Ogni Prefettura, di ogni città toccata da questo speciale convoglio, ha l’obbligo di predisporre il proprio singolo piano della sicurezza, che coinvolge vigili del fuoco, medici, polizia, carabinieri e vigili urbani disponibili a servizio di scorta e un piano di comunicazione. La Prefettura di Novara, referente come punto di partenza delle scorie, ha già reso pubblico lo scorso 23 ottobre il suo piano con modalità di trasporto e previsioni di emergenza. Il piano è stato diffuso anche da tutti i Comuni del Piemonte il cui territorio è interessato dal passaggio del convoglio. A Trieste, punto di arrivo delle scorie radioattive e di conseguenza tratto più delicato del trasporto (anche per possibili blitz di gruppi no nukes), i piani restano top- secret. «Gli interventi di protezione – si legge nel piano disposto dalla Prefettura di Novara e che si rifà alle direttive standard e dunque da prendere in considerazione anche a Trieste – vanno predisposti nell’eventualità di condizioni di emergenza dovute ad incidente». Viene considerata “molto grave” l’ipotesi di collisione tra il mezzo di trasporto con a bordo l’uranio e un’autocisterna con liquido infiammabile, con conseguente sviluppo incendio. “Grave” invece la compromissione dell’ancoraggio e lo spostamento del contenitore con il materiale radioattivo, anche senza incendio. «Le valutazioni delle conseguenze radiologiche, in caso di incidente, – prevede il piano – suggeriscono l’opportunità di delimitazione di una zona di esclusione, con allontanamento delle persone, di raggio pari a 50 metri dal luogo dell’incidente». Il piano di emergenza prescrive rilevamenti su matrici ambientali e alimentari entro un raggio di un chilometro dal luogo dell’incidente, a supporto di eventuali decisioni circa l’adozione di restrizioni sul consumo di alimenti di produzione locale. «La popolazione effettivamente interessata dall’emergenza radiologica, in caso di incidente nel corso del trasporto, – si legge – viene immediatamente informata dal sindaco, d’intesa con la Prefettura, sul comportamento da adottare». In caso di emergenza il piano consiglia di rifugiarsi al chiuso, di non recarsi nelle zone interessate dall’incidente, di prestare attenzione ai messaggi dati da altoparlanti, megafoni o mezzi di informazione». La Prefettura di Novara sottolinea che il transito su strada del contenitore con l’uranio non configura alcuna situazione di pericolo. «Materiali e modalità di realizzazione del contenitore sono tali da garantire assenza di rischio sanitario». A Trieste, intanto, si sta predisponendo un imponente spiegamento di forze dell’ordine a fare da scudo da eventuali blitz e azioni di protesta da parte di movimenti ambientalisti. In Veneto la Rete Ambiente si sta mobilitando. Mentre l’uranio da Saluggi si muoverà alla volta di Trieste, un convoglio austriaco attraverserà la Slovenia per finire su una nave che da Capodistria raggiungerà Trieste per caricare anche quello proveniente dal Piemonte e, successivamente, fare rotta per gli Stati Uniti.

Carico di uranio, la Regione si sfila

da Il Piccolo del 3 novembre 2012

 

Carico di uranio, la Regione si sfila

Contraria al passaggio, non fornirà appoggio logistico. Pronto il piano B per il trasferimento a Capodistria

di Corrado Barbacini

L’uranio arriverà in Porto nonostante il “catenaccio” della Regione fin dall’inizio contraria al passaggio del materiale radioattivo. Fino alle 13 di ieri nè in questura, nè in prefettura era giunto l’ok dalla Regione. Una presa d’atto delle modalità del trasporto pericoloso, ma fondamentale dal punto di vista organizzativo. Tant’è che mercoledì scorso lo stesso questore Giuseppe Padulano aveva sollecitato il documento della Regione anche per poter emettere l’ordinanza in tempo utile. La Regione non può bloccare il carico ma non collabora.

La data del trasporto delle barre di uranio provenienti dal deposito di Avogadro di Saluggia in provincia di Vercelli, confermano in questura, sarà quella di lunedì 5. L’ora prevista è attorno alle 5 del mattino. Ma l’ultima parola, quella definitiva, spiegano, non è ancora stata detta. Pare proprio per il ritardo dalla Regione. Tant’è che, fanno sapere, sarebbe già stato anche approntato il cosiddetto piano “b”. Quello che prevede il trasporto – con modalità differenti – via terra direttamente al porto di Capodistria. Da dove poi la nave dell’uranio dovrebbe salpare con destinazione la costa del Pacifico degli Stati Uniti.

Il piano principale prevede che la destinazione delle barre sia il porto nuovo. E in particolare la stiva di una nave ormeggiata per poche ore al molo settimo che, quello stesso giorno, arriverà da Capodistria (dove è programmato l’imbarco di un analogo carico giunto dall’Austria via Slovenia)e dopo poche ore salperà verso gli Stati Uniti portando nella propria pancia una ventina di barre radioattive.

Al momento pochi – nonostante l’imminenza della data – gli elementi sicuri dell’operazione. Per la quale saranno “comandati” oltre cento tra poliziotti e carabinieri provenienti dal reparto mobile di Padova e dal battaglione di Gorizia. Il timore è quello di un’azione a Trieste dei «No Nuke»: i manifestanti che potrebbero cercare di bloccare il transito fino in porto nuovo dei cinque chili di materiale radioattivo, proprio come era successo nello scorso luglio durante un analogo viaggio di scorie verso la Francia. A portare il combustibile sarà una sorta di convoglio composto da una quidicina di mezzi con al centro un Tir nel cui carico ci sono le 10 barre di uranio. Il carico pericolosissimo sarà sistemato all’interno di un contenitore le cui caratteristiche sono quelle previste dal protocollo dell’Enea.

Il Tir viaggerà alla velocità di 80 chilometri all’ora e non potrà mai interrompere la corsa. Gli altri mezzi di scorta viaggeranno alla distanza di sicurezza dal mezzo principale di circa 50 metri. Le pattuglie della squadra volante e dei carabinieri saranno impiegate per bloccare temporaneamente il passaggio attraverso gli accessi alla Grande viabilità durante il transito del carico radioattivo. I tecnici dell’Arpa effettueranno controlli delle radiazioni e le successive bonifiche lungo tutto il percorso sia prima che dopo il passaggio del convoglio con le barre radioattive. Il piano prescrive una serie di rilevamenti anche su “matrici ambientali e alimentari” soprattutto nel caso di incidenti. I particolari dell’operazione sono stati nei giorni scorsi al centro di numerose riunioni tecniche in prefettura per mettere a punto i servizi di forze dell’ordine, tecnici della Regione, Arpa, vigili del fuoco e protezione civile per garantire tutte le misure di sicurezza.

Uranio nel porto di Trieste: questa notte il trasporto a rischio entrerà in regione da Latisana

da Il Piccolo

Uranio nel porto di Trieste: questa notte il trasporto a rischio entrerà in regione da Latisana

La partenza da Vercelli del carico radioattivo avverrà nella serata, il convoglio attraverserà tutto il Nord Italia con chiusura dell’autostrada al suo passaggio. Arrivo al Molo VII poco prima dell’alba. Studiati piani di emergenza da adottare in caso di incendi e blitz dimostrativi

di Corrado Barbacini

TRIESTE. Uranio, è scattato il count down. E’ previsto per stanotte (a meno di contr’ordini dell’ultimo istante) il trasporto delle barre d’uranio provenienti dal deposito di Avogadro di Saluggia in provincia di Vercelli, destinate al Porto nuovo di Trieste.

L’orario esatto viene tenuto riservato per il timore di un’azione degli ambientalisti. La paura è che qualcuno, conoscendo la tempistica, possa arrivare a bloccare addirittura l’autostrada. Ma ormai la voce si è sparsa: il convoglio blindato con le scorte partirà dal Piemonte in serata, è atteso in veneto verso l’una e l’arrivo a Trieste è previsto poco prima dell’alba. L’autostrada verrà chiusa al passaggio dei mezzi. Il convoglio, tra tir a prova di radiazioni, personale della sicurezza, staff di pronto intervento e forze dell’ordine, dovrebbe essere lungo un paio di chilometri, dalla testa alla coda.

Ieri mattina in prefettura a Trieste è stata convocata, in anticipo rispetto al previsto, la Conferenza dei servizi alla quale hanno partecipato i rappresentanti della Regione e dei Comuni interessati al transito delle barre d’uranio oltre che delle forze dell’ordine. Così è stato consegnato l’atteso piano di emergenza provinciale. Tre faldoni: uno riferito al territorio della provincia di Trieste, l’altro di Gorizia e infine quello di Udine. Perché il percorso del convoglio composto da una decina di mezzi con la centro il Tir con il carico nucleare.

Arriverà al Molo settimo per essere imbarcato sulla “Sea Bird” il cargo danese che farà rotta verso il porto di Charleston negli Stati Uniti. Solo in provincia di Trieste saranno impiegati per la sicurezza un centinaio tra poliziotti e carabinieri, così prevede l’ordinanza che il questore Giuseppe Padulano si accinge a firmare. Durante il transito lungo l’A4 prima e il raccordo poi, saranno progressivamente bloccati al transito di chiunque tutti gli accessi i ponti e i cavalcavia.

Nel piano di emergenza, molto articolato, viene descritto sia il combustibile da trasportare, sia quello già presente nella stiva della nave quando attraccherà alla banchina Frigomar. Infatti la “Sea Bird” arriverà dallo scalo di Capodistria dove, poche ore prima della tappa triestina, saranno imbarcati 91 elementi di combustibile tipo Triga provenienti dal reattore Mark II di Vienna e una sorgente neutronica di Plutonio-Berillio.

Ma il capitolo più importante è quello riguardante le modalità di trasporto e le misure di sicurezza. Vengono ipotizzati vari tipi di incidenti sia per la fase di trasporto stradale che per quella marittima. Il primo scenario è quello di una collisione «tra il mezzo di trasporto con a bordo il contenitore e un’autocisterna con liquido infiammabile con conseguente sviluppo di incendio. In questo caso (secondo gli esperti assolutamente improbabile) le conseguenze radiologiche per l’ambiente circostante e la popolazione sarebbero importanti. Perché «il maggior contributo alla dose è dovuto all’inalazione», così si legge nel piano. Viene previsto, in questo caso, di predisporre un’area di rispetto attorno al luogo dell’incidente.

«Dalla stima emerge che già a 400 metri di distanza – così si legge – è garantito il rispetto dei livelli massimi di radioattività negli alimenti in caso di emergenze nucleari e radiologiche». Per questo l’eventuale fascia arriverebbe a oltre un chilometro. Ma vengono anche ipotizzati altri scenari, come quello della compromissione dell’ancoraggio e il conseguente spostamento del contenitore (cask). E infine si affronta pure l’ipotesi dei blocchi dimostrativi.

Viene precisato che il trasporto viene effettuato con uno speciale autoveicolo e che il contenitore ha superato senza danni una prova di caduta da un’altezza di nove metri e una prova termica della durata di 30 minuti con esposizione a un fuoco che lo avvolga completamente e una temperatura pari ad almeno 800 gradi.

Nel piano vengono ipotizzati anche incidenti sia durante la movimentazione sia durante il trasporto marittimo. Si parla di tamponamento in porto e della caduta del carico durante le operazioni di stivaggio. Infine si parla anche della possibilità di abbordaggio della nave e dell’eventuale affondamento. In questo senso viene precisato che il contenitore utilizzato è collaudato per resistere alle pressioni fino a 200 metri di profondità.

Blocco centrale nucleare Krsko per avaria tecnica

da ansa.it

Blocco centrale nucleare Krsko per avaria tecnica

Nessuna conseguenza sull’ambiente circostante

 

LUBIANA – In Slovenia il funzionamento della centrale nucleare di Krsko, nel sudest del Paese, si e’ arrestato automaticamente oggi a causa di un improvviso calo di pressione nel generatore a vapore. Lo hanno riferito i responsabili dell’impianto, sottolineando che l’inconveniente non ha avuto alcuna conseguenza sull’ambiente circostante o altre ripercussioni negative.

Il riavvio della centrale verra’ comunicato non appena ci saranno le condizioni, hanno aggiunto i rappresentanti dell’impianto di Krsko, situato a un centinaio di km a est della capitale Lubiana.