CIE DI GRADISCA: tentata evasione

Da Il Piccolo del 24/02/13

A Cattinara per evitare il Cie poi mette ko la scorta: in cella

 Marocchino ospite dell’ex Cpt di Gradisca ingoia un accendino. Finisce all’ospedale di Trieste dove lo curano e lo dimettono. Poi tenta una fuga disperata, che fallisce

di Piero Rauber

 

Dal Cie di Gradisca al Coroneo di Trieste, passando prima per l’ospedale di Cattinara, dove era stato accompagnato d’urgenza dopo aver ingoiato un accendino. Sono le tappe della nottata folle, disperata, vissuta tra venerdì e ieri da E.A., marocchino di 47 anni, arrestato ieri alle prime luci dell’alba, per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, dalla Squadra volante della Questura, in concorso con i due baschi verdi della Guardia di finanza di Gorizia, in servizio presso l’ex Cpt isontino, che lo stavano scortando nella sua “trasferta” per ragioni di salute.

 

E.A., infatti, era “ospite” del Cie di Gradisca, conscio evidentemente che il suo destino era quello di vedersi rispedito in Patria, la stessa da cui aveva voluto andarsene ad ogni costo. Ma lui, alla luce di quanto poi ha fatto, quel destino ha tentato di cambiarlo. Ancora ad ogni costo. Ha buttato giù, come detto, un accendino. L’inghiottire di tutto, in particolare pezzi di vetro – ricordano le forze dell’ordine – sono gesti decisamente ricorrenti, soprattutto negli ultimi tempi, tra i clandestini che aspettano solo la propria espulsione da dentro il Cie. Gesti autolesionistici che covano, come obiettivo finale, la possibilità di ritrovarsi fuori dall’ex Cpt, ancorché in un letto d’ospedale, per poi inventarsi un improbabile modo per cercare la libertà.

 

Il magrebino, come molti altri compagni di Cie prima di lui, si è fatto così portare al Pronto soccorso di Cattinara, per essere sottoposto anzitutto a gastroscopia. Ma lì, dopo i primi accertamenti del caso, si è capito che per risolvere il problema sarebbe bastato un lassativo. Così è stato. Nel giro di qualche ora l’hanno dunque giudicato dimissibile. È stato allora che E.A. ha realizzato che, di lì a poco, sarebbe finito nuovamente dentro l’ex Cpt isontino.

 

A quel punto, ancora sulla soglia dell’ospedale di Cattinara, benché già sedato dopo le prime avvisaglie di nervosismo, ha tentato una fuga praticamente impossibile, iniziando a distribuire calci e pugni a casaccio ai due baschi verdi che l’avevano in custodia per la cosiddetta “scorta sanitaria”, e ferendo alla mano uno dei due con una specie di mini-arma da taglio che teneva nascosta con sé, costruita artigianalmente partendo da quella che, in origine, pareva poter essere una limetta per le unghie.

 

La costituzione robusta dello straniero, mischiata al suo stato di agitazione, ha suggerito ai due militari delle Fiamme gialle di chiamare il 113 per rinforzi. Risultato: il magrebino si è visto sì cambiare il suo destino. Ma non era quello che anelava. Non è tornato al Cie di Gradisca. È finito dietro le sbarre di una cella del carcere del Coroneo, dopo un passaggio per le foto e le formalità di rito in Questura. È stato infatti arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, ed è ora a disposizione del sostituto procuratore della Repubblica Antonio Miggiani.

 

Nessun poliziotto intervenuto in seconda battuta s’è fatto male, mentre i due baschi verdi hanno riportato ferite lievi, superficiali. I sanitari del Pronto soccorso di Cattinara, a loro volta, non sono stati nemmeno sfiorati dalla violenza disperata del marocchino. Ciò però non cancella un disagio che, di questi tempi, si sente respirare proprio tra le mura del Pronto soccorso di Cattinara.

 

Quello di E.A. – come si accennava – non è il primo caso di un “ospite” del Cie di Gradisca che ingoia un qualcosa di indigeribile e potenzialmente dannoso per i suoi organi interni, e che finisce in una struttura sanitaria. Che può essere l’ospedale di Gorizia ma anche, nei casi che richiedono ad esempio gastroscopie notturne, quello triestino di Cattinara, dove ultimamente si sono registrati almeno un paio di accessi alla settimana di questo tipo, alcuni dei quali hanno richiesto addirittura veri e propri interventi in sala operatoria sotto anestesia per la rimozione dei corpi estranei.