Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
Omettiamo il commento triviale di Fedriga.
dal Messaggero Veneto del 27 febbraio 2014
Gli ospiti del Cie di Gradisca hanno bloccato la Sr 305 FOTO
Un centinaio di immigarti di origine africana si sono anche distesi sull’asfalto. La manifestazione è durata due ore. Dura nota di Fedriga (Lega)
GORIZIA. Un centinaio di immigrati di origine africana, ospitato nelle strutture del Cara di Gradisca d’Isonzo ha bloccato stamani per due ore la Strada regionale 305 all’altezza della rotatoria sul ponte sul fiume Isonzo.
Gli stranieri, che si sono anche distesi sull’asfalto per impedire il transito delle automobili, hanno protestato per le condizioni di vita all’interno del centro e per le normative sull’immigrazione.
Dopo due ore la situazione è tornata alla normalità. L’area è stata presidiata dalle forze dell’ordine.
[…]
dal Messaggero Veneto del 28 febbraio 2014
Statale bloccata per protesta a Gradisca d’Isonzo, 77 denunciati Foto
Gli ospiti del Cara avevano bloccato la regionale 305 per due ore distendendosi sull’asfalto
GRADISCA D’ISONZO. Sono stati denunciati per interruzione di pubblico servizio i 77 immigrati africani ospiti del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Gradisca d’Isonzo, che avevano bloccato per due ore la strada regionale 305 per protestare contro le condizioni di permanenza all’interno del centro.
A guidare la protesta due nigeriani, un ghanese e un guineano, individuati come promotori dell’iniziativa e per questo motivo denunciati per mancato preavviso di pubblica manifestazione.
Marzo 18th, 2017 — General, Nocività
da Il Piccolo del 1 marzo 2014
Amianto-killer a Trieste e Monfalcone: i numeri sono da record mondiale
Il convegno sul tumore polmonare tenutosi al Savoia ha evidenziato i lavori a rischio in industrie, cantieri e nella pesca
Per esposizione all’amianto in ambiente di lavoro Monfalcone è uno dei casi più gravi al mondo. E Trieste la segue. Non solo l’amianto dei cantieri navali ma molti altri settori mettono la nostra regione in una triste lista nera: si ammalano di tumore polmonare più degli altri quelli che prendono lo stipendio nelle costruzioni, nel tessile, nel cartario, nei trasporti. E nella pesca: nessuno l’aveva mai detto. Anche Grado e il Basso Isontino sono dunque in questa situazione. A Trieste si aggiunge la siderurgia (Ferriera). A Monfalcone 2700 persone che hanno lavorato a contatto con l’amianto sono state monitorate dal 1979 al 2008. Si è riscontrata un’incidenza di 10 volte maggiore di mesotelioma rispetto al resto del Fvg, di 4 volte per il cancro al polmone, di 8 volte se con l’amianto si è lavorato per almeno 10 anni, e la sigaretta raddoppia ancora il numero.
Di questa drammatica sintesi e del fatto che per il mesotelioma non c’è ancora non solo una cura, ma nemmeno la possibilità di fare una diagnosi precoce (che invece è possibile per i forti fumatori), ha parlato ieri il triestino Fabio Barbone, direttore dell’Istituto di Igiene e epidemiologia clinica dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, al convegno regionale intitolato “Tumore del polmone: linee guida, evidenze emergenti, nuovi scenari clinici e sociali” a cura di Alessandra Bearz del Cro di Aviano e di Gianpiero Fasola, direttore del Dipartimento di oncologia dell’ospedale di Udine e autore di importanti ricerche proprio sulle malattie amianto-correlate.
Uno dei grandi problemi affrontati è appunto se “monitorare”, anche con Tac spirale, Tac ad alta risoluzione, biopsie, persone esposte ad amianto consente o meno di fare una diagnosi precoce e salvavita. Su 1045 casi monitorati da Fasola e ricontrollati oggi con Barbone è risultato che la metà degli analizzati era risultato “positivo”, ma che poi solo 10 hanno sviluppato la malattia. È giusto e utile fare esami tanto invasivi? Lo studio darà una risposta finale il prossimo anno. Intanto arriva un’altra sorpresa: in questo gruppo a distanza di 10 anni non si è rivelata maggiore incidenza di tumore al polmone.
Ma la relazione lavoro-ambiente non riguarda solo il terribile killer amianto. A Monfalcone, sede di cantieri navali, si teme anche per la centrale a carbone e a Trieste per i fumi e le emissioni della Ferriera. E qui ieri si è messa un’altra parola importante dopo il “report” emesso dall’Osservatorio ambiente e salute della Regione che ha proprio nei giorni scorsi dedotto, sulla base dell’analisi di dati clinici, che attorno alla Ferriera non ci si ammala di più che in altre aree urbane e perfino rispetto ad altre città senza siderurgia. «La differenza – ha assicurato Diego Serraino, direttore del Registro tumori del Fvg e del servizio di Epidemiologia del Cro di Aviano – emerge tra città nel suo complesso e Carso. In Carso ci aspettavamo, analizzando il periodo 1995-2007, 400 casi di tumore al polmone e ne abbiamo trovati 344. Per le donne vivere a 800 metri dalla cokeria, in città o in Carso non cambia nulla, troviamo solo 2 tumori all’anno. Per gli uomini l’incidenza è un po’ maggiore, 124 tumori attorno alla fabbrica a fronte di 103 in Carso. Ma quali sono le vere ragioni? – si chiede Serraino – Forse gli uomini erano anche esposti all’amianto? Forse fumavano di più? Quale quota di tumori è attribuibile alla Ferriera? Bisognerebbe (ma è una decisione politica) decidere se investire su un’analisi più approfondita. Però, anche se ogni malato vale per sè, statisticamente il dato è davvero irrilevante».
Serraino conferma un’altra cosa. Che sono in campo, per la comprensibile emotività che il tema suscita a livello collettivo, due “filiere” abbastanza divergenti che creano evidenze diverse e talora incompatibili: «Le notizie sui tumori da ambiente derivano spesso da una ricerca ordinata dal magistrato, che la passa al pm, che la passa ai giornali. Ma nessun istituto che studia il cancro prenderebbe l’analisi del magistrato come scientifica. Per arrivare a conclusioni certe si spendono milioni di dollari per molti anni in ricerca. L’acquisizione di conoscenza così certa da potersi tradurre in legge è un processo lento. La correlazione tra sigaretta e tumore al polmone ha richiesto 50-60 anni per essere certa. Oltre 30 anni per definire il rapporto tra Papilloma virus e tumore alla cervice uterina. Una cosa è sicura: l’inquinamento di “oggi” non ha nessuna relazione con le malattie di “oggi”. Oggi abbiamo tumori per cause attive negli anni ’60 e ’70. Sacrosanto però che per legge si protegga l’ambiente: quando il semaforo è rosso non si deve passare mai».
Marzo 18th, 2017 — Alte frequenze, antenne, cellulari, General
Repubblica online 1 marzo 2014

NISCEMI – La questura di Caltanissetta ha vietato ai No Muos di percorrere l’area che porta alla base di contrada Ulmo, ma il divieto sembra non scoraggiare i duemila manifestanti che oggi, a Niscemi, hanno dato vita ad una marcia contro l’attivazione del sistema di comunicazione satellitare della marina statunitense. Dopo il corteo pacifico, all’improvviso sono scoppiati dei tafferugli tra i manifestanti e le forze dell’ordine che hanno bloccato il corteo davanti al cancello 1 della base americana, dove gli attivisti sarebbero voluti entrare. Sono volate manganellate, un agente ha riportato la frattura del setto nasale e una manifestante, Valeria Cimò, è stata ferita al volto. Poi il corteo ha cambiato direzione, andando verso un’altro ingresso, ed è tornata la calma. Ma la tensione è rimasta alta fino alla fine della manifestazione.
GUARDA / Terminato il super radar di Niscemi
A Niscemi il Muos è stato completato. A novembre dovrebbe essere lanciato in orbita il primo satellite ed entro il prossimo anno il Muos sarà funzionante dal punto di vista militare. Nonostante tutto stia andando come previsto da Usa e ministero della Difesa, i manifestanti non allentano la presa. Il questore Filippo Nicastro ha vietato ai componenti del corteo di muoversi verso la Sughereta. Una decisione presa per evitare che possano verificarsi le tensioni registratesi lo scorso 9 agosto. La pioggia oggi cade copiosa ma gli attivisti non sembrano voler arretrare dal loro intento. Sui social network in tanti annunciano la loro partecipazione alla marcia partita alle 14,30 e conclusa intorno alle 18.
GUARDA / Antenne a tappeto e parabole, il Muos visto dall’alto
Sulla pagina Facebook ufficiale del Movimento No Muos si legge: “siamo sempre più convinti che l’occupazione militare dei nostri territori non sia tollerabile e sempre più convinti che le scelte sui territori debbano essere determinate dalle esigenze delle popolazioni che li abitano, piuttosto che dai disegni geopolitici di potenze militari ed economiche, torniamo a riprenderci ciò che è nostro”.
Intanto, cresce e si rafforza il fronte dei Comuni siciliani contrari all’installazione del radar. Anche il Comune di Gela ha deciso di costituirsi in giudizio accanto all’amministrazione di Niscemi, nei
Marzo 18th, 2017 — Casa Udine, General
mv online 2 marzo 2014

di Alessandra Ceschia
Crescono i numeri degli sfratti nei confronti di chi non paga l’affitto perchè ha difficoltà economiche

UDINE. Si perde il lavoro. E poi si perde anche la casa. Nei primi sei mesi sello scorso anno è successo a 152 famiglie in provincia di Udine, seconda in regione per numero di sfratti in una classifica che documenta un dramma sottostimato e ignorato.
Ben 632 quelli registrati nel primo semestre dello scorso anno in regione. Di questi, 152 sono stati eseguiti in provincia di Udine (63 solo in città), 259 a Trieste, 139 a Pordenone e 82 a Gorizia. In nove casi su dieci si tratta di provvedimenti adottati per morosità, molto più raramente per scadenza del contratto, quasi mai per necessità del locatore. Confrontando i dati con quelli dell’anno precedente emerge un aumento del 15% sui provvedimenti adottati. In tutto il 2012 sono stati 1.100, di cui 304 a Udine, 265 a Pordenone, 122 a Gorizia e 409 a Trieste, in queste due province i numeri hanno registrato un’impennata.
I dati del Ministero dell’interno divulgati dall’Unione inquilini regionale sono ancora provvisori e verranno confermati solo a giugno ma tratteggiano il profilo di un’emergenza. Tanto per fare qualche considerazione storica, in tutto l’arco del 2010 quando la crisi economica aveva già cominciato a farsi sentire e a produrre i suoi terribili frutti, in provincia di Udine il numero degli sfratti toccò quota 170, cifra ragguardevole, quasi raggiunta in soli sei mesi lo scorso anno. E poi ci sono le richieste di esecuzione presentate all’ufficiale giudiziario, ben 1.197 in un semestre, di cui 261 in provincia di Udine, 487 a Trieste, 323 a Pordenone e 30 a Gorizia.

«I dati sono drammatici – commenta Mauro De Agostini dell’Unione inquilini Fvg che ha sede in via Tolmezzo a Udine – e non registrano nemmeno tutta la realtà. Alcune persone sono costrette a dormire in macchina, sono cittadini italiani che, fino a qualche anno fa, in seguito a uno sfratto avevano la possibilità di trovare altri alloggi, ma non è più così – osserva – gran parte delle esecuzioni scatta per morosità, fino al 2008 questi sfratti non superavano il 50%. È chiaro – fa notare – che una volta uscite di casa queste persone, spesso senza lavoro, non trovano un’altra sistemazione. Abbiamo chiesto una proroga sfratti, fissata al 31 dicembre prossimo, vale solo per finita locazione, limitatamente ad alcune categorie, ma per la morosità incolpevole non si trovano ancora rimedi».
È stato creato un fondo specifico, ma oltre a mancare le disponibilità finanziarie manca pure il decreto attuativo. «Prima di Natale – conferma De Agostini – abbiamo chiesto un incontro al presidente regionale Debora Serracchiani cui abbiamo sottoposto la proposta di una legge già adottata in Toscana per favorire la graduazione degli sfratti, ma abbiamo l’impressione che a livello locale ci sia molta sottovalutazione del problema».
Da qui l’appello del segretario nazionale dell’Unione inquilini Walter De Cesaris: «Servono interventi strutturali – propone –: un piano per 800 mila abitazioni sociali in Italia da realizzarsi attraverso il recupero e il riuso del patrimonio pubblico – segnala –. Serve una nuova leva fiscale sulla casa che, a costo zero, sposti il prelievo fiscale dalla rendita immobiliare speculativa (per esempio abolendo la cedolare secca per il libero mercato) verso l’affitto socialmente compatibile, per esempio abbattendo totalmente l’imposizione fiscale per chi accetta di ridurre gli affitti della metà».
Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
Venerdì 7 marzo si conclude il ciclo di iniziative sulla Palestina

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Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo
05/03/14
Dipendenti Cie senza stipendio sospeso lo sciopero di venerdì
di Luigi Muciano GRADISCA Si apre uno spiraglio per la sorte dei dipendenti del Cie/Cara di Gradisca senza stipendio da cinque mesi. Lo sciopero ad oltranza annunciato a partire da venerdi è stato ufficialmente sospeso nelle ultime ore, dopo che dalla Prefettura sono giunte alcune rassicurazioni sullo sblocco della liquidità per le mensilità spettanti ai lavoratori. Non solo. Anche la delicata situazione del personale sanitario, che ieri aveva manifestato l’intenzione di dimettersi in blocco (medico e infermieri, liberi professionisti a partita Iva, non vedono evase le proprie fatture addirittura da 10 mesi), sembra vicina a una svolta positiva, con le rassicurazioni arrivate dal Prefetto anche a questa categoria di operatori. Alla base dell’infinita vicenda-stipendi vi sono i gravi problemi di liquidità dell’ente gestore, il consorzio siciliano Connecting People. Lunedi è stato fatto il punto della situazione nel corso di un vertice tenutosi al Palazzo del Governo fra il Prefetto di Gorizia, Vittorio Zappalorto, il viceprefetto vicario, Gloria Allegretto, e le organizzazioni sindacali. Il Prefetto ha informato che Connectig People ha richiesto, presso il Tribunale di Trapani, un concordato in bianco, pubblicato l’8 febbraio, che prevede da parte del Giudice il blocco di tutti i pagamenti e delle ingiunzioni di pagamento fino a risoluzione dell’istruttoria. La Prefettura si è rivolta all’Avvocatura dello Stato per comprendere se esista la possibilità di effettuare il pagamento degli arretrati: novembre, dicembre, tredicesima, gennaio (per i quali i fondi e i mandati di pagamento erano già disponibili a gennaio) e se esista la possibilità per la Prefettura di effettuare, in seguito, il pagamento diretto delle retribuzioni sostituendosi a Connecting. Stando a quanto emerso nelle ultime ore, la risposta dell’Avvocatura dello Stato sarebbe stata positiva. Di qui la decisione delle organizzazioni sindacali di sospendere lo sciopero in attesa di un documento scritto che fornisca le opportune rassicurazioni sulla percorribilità dell’iter. «Nonostante ciò – precisano i sindacati – la Prefettura ha dichiarato di non aver nulla in contrario a mantenere la convenzione con Connecting People, previa rimodulazione dell’accordo». Prefettura che è stata ufficialmente informata anche del fatto che le forniture del materiale per la sanificazione degli ambienti, per l’igiene degli ospiti e per i medicinali e il materiale sanitario si stanno pericolosamente esaurendo, rendendo nuovamente precaria la sicurezza all’interno dell’istituto. «Restiamo stupiti e fortemente in disaccordo con la decisione della Prefettura di voler continuare la convenzione con Connecting People – concludono i sindacati – D’ora in avanti riconosceremo la sola Prefettura come unico interlocutore per le trattative e qualsiasi problematica riguardante i dipendenti».
02/03/14
Finisce in cella a Viterbo una delle menti della rivolta
di Luigi Murciano GRADISCA È stato arrestato uno dei protagonisti delle rivolte scoppiate la scorsa estate all’interno del Centro di identificazione e espulsione di Gradisca d’Isonzo. I gravi episodi di danneggiamento della struttura isontina di identificazione ed espulsione, accaduti nei mesi di agosto e settembre scorsi e culminati nella chiusura per inagibilità della struttura stessa, hanno portato ieri ad un ulteriore arresto: quello di un algerino di 35 anni, rintracciato ad Orte, in provincia di Viterbo. L’uomo, che partecipò ai danneggiamenti messi in atto da una ventina di persone ritenute responsabili di danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale, in particolare si era “dedicato” a rendere completamente inservibile l’impianto di allarme rompendo e dilaniando le parti metalliche di sostegno dello stesso per poi aprire un varco nella rete metallica di contenimento che impediva la salita al tetto della struttura. Assieme ad altri extracomunitari trattenuti all’interno del centro isontino era stato ritratto nelle immagini della videosorveglianza e quindi, dopo le indagini volte alla sua identificazione, nonostante si fosse abilmente camuffato il volto per rendersi irriconoscibile, a suo carico era stata richiesta l’emissione di una misura di custodia cautelare in carcere. Nella mattinata di ieri, probabilmente ignaro del provvedimento gravante a suo carico, il trentacinquenne è stato rintracciato e arrestato nella cittadina laziale dagli uomini del comando dei carabinieri. Gli autori delle rivolte dell’estate scorsa erano stati tutti identificati grazie alle indagini condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Gorizia. In precedenza, fra ottobre e novembre, altri protagonisti dei tumulti al Cie erano stati arrestati dopo esser stati intercetatti e bloccati nei territori di Trento, Torino e Mestre.
Marzo 18th, 2017 — Bassa friulana, General
Passano gli anni, ma la speculazione cerca nuovi complici e nuovi pretesti per mettere le mani sul territorio e per abusare di una popolazione tenuta all’oscuro di tutto.
Sono anni che alcuni sindaci trattano il destino del territorio con la complicità dell’Amministrazione Regionale e con il pretesto di inverosimili iniziative turistico sportive. Tutto ciò avviene in un’area devastata e compromessa da centinaia di cave per l’estrazione della ghiaia, poi, abbandonate o trasformate in discariche più o meno abusive. Il risultato del degrado ambientale si riflette sul decadimento dei valori etici, sul deprezzamento della terra e delle abitazioni e sul senso di impotenza della gente.
In questi giorni i Comuni di Bicinicco e Castions si apprestano ad approvare il cosiddetto CENTRO GOLFISTICO INTERNAZIONALE: una iniziativa che ha messo le mani su centoquindici ettari sottratti ad una agricoltura che ha già dato da vivere a generazioni di famiglie e mantenuto la qualità ambientale del territorio.
COSA SI CELA DIETRO UNA INIZIATIVA CHE HA BEN POCHE POSSIBILITA’ DI SUCCESSO? E’ SOLTANTO UN PRETESTO PER METTERE LE MANI SUI FINANZIAMENTI DELLE BANCHE? O PRELUDE ALLA COSTRUZIONE DI UN GROSSO COMPLESSO EDILIZIO FINE A SE STESSO: UN CORPO ESTRANEO, FONTE DI EMARGINAZIONE DELLA COMUNITA’ DI CUCCANA? OPPURE E’ FINALIZZATO ALLA APERTURA DI UNA CAVA COME GIA’ AVVENUTO NEL FINTO CAMPO DA GOLF DI CHIASIELLIS? PARLIAMONE CON IL PROF.
ROBERTO PIRZIO-BIROLI
venerdì 7 marzo 2014 alle ore 20.30
presso il ricreatorio di via 4 novembre
CUCCANA DI BICINICCO
ASSEMBLEA PUBBLICA
Comitato per la Vita del Friuli Rurale stampato in proprio 3/3/14
Marzo 18th, 2017 — Bassa friulana, General

Messaggero Veneto VENERDÌ, 07 MARZO 2014 Pagina 58 – Provincia |
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«Consorzi e ambiente, una battaglia che dura da oltre 20 anni»
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la denuncia di de toni
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«Il Coordinamento di difesa ambientale ha condotto una battaglia più che ventennale contro i tre Consorzi presenti nella Zona industriale dell’Ausa Corno; Tubone, Csr e lo stesso consorzio Ziac: personalmente, a causa di queste battaglie, mi sono piovute addosso una valanga di querele; prima con denunce penali e poi con la tattica più pericolosa della “cause civili”. Nel 2000 l’allora direttore Vincenzo Cani e il presidente Giovanni Pelizzo mi hanno intentato due cause per 500 milioni di lire ciascuna. Questo a testimoniare che i problemi c’erano, eccome, e servirebbe un dossier per elencarli in modo completo». A dirlo è l’ambientalista Paolo De Toni che da anni sta portando avanti una battaglia contro tutte le questioni legate all’ambiente. «La regina di tutte le truffe – dice – è stata poi la famigerata perimetrazione del Sito inquinato d’importanza nazionale. Si trattava di un’operazione talmente spudorata che poteva essere capita dal “cittadino medio”, ma che nessun sindaco ha osato denunciare, anzi tutto il ceto politico e imprenditoriale è stato complice di questa speculazione che ha rallentato lo sviluppo e non ha realizzato alcuna effettiva e completa bonifica ambientale. I siti inquinati certamente c’erano, ma ben localizzati e invece si è voluto considerare “tutto inquinato” per fare finte bonifiche, spendere i soldi (circa 100 milioni di euro) e non fare le cose veramente necessarie. La vicenda delle Concerie Cogolo poi assume caratteri veramente parossistici; queste fabbriche fallimentari e altamente inquinanti si sono avvalse di soldi pubblici, della complicità dei sindacati. Dopo il fallimento Cogolo sono passate in mano a trafficanti di rifiuti che hanno introdotto altri inquinanti rispetto a quelli tipici delle concerie e infine sottoposte a una parziale bonifica terminata per esaurimento dei soldi. Infatti, era ben noto, anche negli ambienti degli industriali, che il costo della bonifica completa superava lo stesso valore dei terreni. Quindi, in ultima analisi – conclude De Toni -, l’acquisto da parte del Consorzio Ziac dell’area Cogolo per trenta milioni di euro, checché ne dica Strisino, è un’operazione talmente assurda che certamente ha goduto di complicità a tutti i livelli; Regione e Arpa comprese». (f.a.)
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MV VENERDÌ, 07 MARZO 2014 Pagina 58 – Provincia
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L’inchiesta sulla laguna passa a Roma |
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Altra svolta nell’indagine: gli atti saranno trasferiti alla Procura della capitale alla luce delle ultime testimonianze raccolte |
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di Cristian Rigo wMARANO LAGUNARE La maxi inchiesta sul “falso” inquinamento e sui fondi per la bonifica della laguna di Marano e Grado si trasferirà a Roma. È stato direttamente il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, a firmare la richiesta di trasmissione degli atti nella capitale per competenza territoriale. Il documento è arrivato a pochi giorni dalla scadenza dei termini per tutti gli indagati del fascicolo udinese, dopo che la stessa Procura aveva chiesto e ottenuto l’archiviazione per 10 dei 22 iniziali indagati. Secondo quanto si è appreso la richiesta del procuratore Pignatone sarebbe motivata da ragioni circostanziate, i cui contenuti rimangono però riservati. Prendendo spunto dall’indagine udinese, che ha aperto una breccia sul sistema dei commissariamenti in Italia (poi aboliti, in 90 casi su 98 dalla legge di riforma della Protezione civile) la Procura della capitale ha voluto fare chiarezza anche su altre realtà in tutta la penisola. A sostegno dell’ipotesi secondo cui nella laguna non c’è nessuna emergenza ambientale, nei giorni scorsi il direttore dell’Osservatorio Alto Adriatico, Giorgio Matassi ha illustrato i risultati del progetto Shape che ha evidenziato come quella della laguna di Grado e Marano sia stata una contaminazione naturale dovuta al mercurio cinabro come peraltro era emerso anche in diversi studi già negli anni ’90. La Procura di Udine è infatti convinta che l’emergenza sia stata di fatto inventata creando un Sito di interesse nazionale (Sin) col pretesto di uno sversamento di mercurio neurotossico dalla Caffaro che in realtà non c’è mai stato come avevano già dimostrato le perizie relative al processo dell’azienda chimica: l’unica area inquinata con il mercurio metallico era il canale Banduzzi. Secondo le indagini della Procura di Udine, il meccanismo del commissariamento sarebbe stato utilizzato per gestire i fanghi di dragaggio, con distribuzione di denaro pubblico. Meccanismo che sarebbe proseguito, basti pensare ai due mutui da 20 milioni di euro che la Regione era pronta a spendere per trasferire i fanghi sull’isola delle Tresse, intervento poi bloccato proprio grazie all’attività del pubblico ministero Viviana Del Tedesco coordinata dal procuratore capo Antonio Biancardi. Già nell’estate 2012 la Procura friulana aveva trasmesso parte degli atti d’indagine che riguardavano il filone romano dell’inchiesta, condotta dal pm Alberto Galanti e secretata. Le due indagini, proseguite in via parallela, si sono reincrociate dopo che nelle scorse settimane alcune audizioni congiunte svolte dalle due Procure avrebbero fatto emergere nuove risultanze investigative, tali da indurre il Procuratore Pignatone a riunire gli atti nella capitale. La conferma di una precisa volontà a equivocare la realtà sarebbe anche arrivata dal fatto che una volta individuato il mercurio cinabro in laguna non sono state fatte ricerche più approfondite per verificare la presenza di altri inquinanti che l’attività del processo cloro-soda avrebbe dovuto rilasciare. Sarebbe bastata quell’analisi a chiarire ogni dubbio. E invece nel corso di 10 anni di commissariamento del Sin sono stati effettuati diversi interventi di bonifica su un’area non inquinata. E mentre la maxi inchiesta sulla presunta truffa passa a Roma, la Procura di Udine continua comunque le indagini per la parte a terra del Sin, con l’inchiesta parallela aperta sul Consorzio Aussa Corno (anch’esso vincolato alla presenza del Sin per il quale la Regione contava di ricevere fondi ministeriali ottenuti poi solo inizialmente e in minima parte), partita dalla banchina Pittini e ora estesa anche alla compravendita di una serie di terreni.
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MV Pagina 58 – Provincia
Ziac, oggi vertice decisivo con la Regione
San Giorgio, la Serracchiani ha convocato i soci. E divampa la polemica: Shaurli contro Riccardi
SAN GIORGIO DI NOGARO Oggi si saprà se il Consorzio Aussa Corno avrà ancora un futuro nell’area industriale della Ziac. Decisivo sarà quello che dirà la governatrice Debora Serracchiani, che ha convocato i soci del Consorzio, anche a fronte del consistente passivo (oltre 50 milioni) che grava sullo stesso. Mentre cresce la preoccupazione per cosa succederà qualora si arrivasse alla in liquidazione, il presidente di Confindustria Udine, Matteo Tonon, dice basta «alle polemiche inutili. Costruiamo il futuro per lo sviluppo della Bassa friulana. Quale che sia la prospettiva – afferma – non si può prescindere comunque da un organo di riferimento per la gestione che sia formato da una o più figure tecnico professionali e dalle imprese. Gestione del porto, sicurezza della navigazione, efficienza ed economicità della rete ferroviaria interna, funzionalità della banda larga, manutenzioni e sorveglianza, nuovi collegamenti stradali e ferroviari: sono tematiche che vanno affrontate e gestite nella continuità proseguendo nella realizzazione delle necessarie opere infrastrutturali a servizio delle imprese e degli interventi di bonifica». Intanto si scatena la politica regionale con il capogruppo del Pd, Cristiano Shaurli, che attacca il capogruppo di Fi, Riccardo Riccardi. «Pensavo – dice – che il consigliere Riccardi fosse la stessa persona che ricopriva il ruolo di assessore fino a un anno fa, evidentemente il capogruppo di Fi è stato all’estero per cinque anni. Improvvisamente si accorge delle difficoltà delle partecipate regionali, ma non c’era nel momento degli indirizzi sbagliati e del mancato controllo. La Regione è da sempre autorità di controllo: quando la situazione debitoria si è creata ed è diventata insostenibile nonostante la presenza di tanti suoi “fedelissimi”, dov’erano lui e altri soloni postumi quando infrastrutture indispensabili a partire dai dragaggi non partivano? Dinamiche di partito, future candidature, ipotesi complottistiche e metodologie di governance non mi riguardano, qui è in gioco il futuro di una delle più importanti aree industriale della Regione, di decine di imprese, migliaia di cittadini e un intero sistema territoriale. La situazione è difficile e per questo la Regione dovrà assumersi il ruolo che non ha esercitato in questi anni. Questa è un’area strategica e per questo abbiamo l’ambizione di tratteggiarne il futuro». Anche il Ncd con Alessandro Colautti ribadisce che la «Regione deve assumersi la regia per avviare un processo di ristrutturazione anche severo, ma che sia propedeutico al rilancio». Francesca Artico
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Marzo 18th, 2017 — General, Informazione
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Il 9 marzo di 29 anni fa, Pietro Greco detto “Pedro” militante dell’autonomia padovana, latitante a causa di una delle tante inchieste repressive contro i movimenti di quegli anni, veniva ucciso a sangue freddo da una squadra mista di agenti dei servizi segreti e della Digos mentre usciva di casa, al portone al numero 39 di via Giulia a Trieste. Pedro era disarmato ed è stato vigliaccamente ucciso in strada. Dopo il suo assassinio ci fu una campagna di mobilitazione e controinformazione durata anni e che vide anche gli anarchici in prima fila. Per ricordarlo anche il 9 marzo di quest’anno alcuni compagni/e comunist* e anarchic* hanno affisso dei manifesti e messo dei fiori sul portone di via Giulia luogo dell’omicidio. |
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Marzo 18th, 2017 — General, Loro
da Il Piccolo di DOMENICA, 9 MARZO 2014 – Pagina 49 – Gorizia-Monfalcone
Polo intermodale al decollo presto l’intesa con la Regione
L’accordo di programma approderà in giunta per la firma entro la fine del mese L’atto permetterà di sbloccare l’iter avviando l’acquisizione delle aree e l’appalto
di Luca Perrino RONCHI DEI LEGIONARI Qualcosa di muove. Dopo mesi di attesa e di tentennamenti, il Polo intermodale dei trasporti di Ronchi dei Legionari sembra sia arrivato a una svolta, in termini positivi. È in ballo la firma dell’accordo di programma ed entro una quindicina di giorni è previsto il passaggio nella giunta regionale, momento chiave per arrivare in fondo a una questione che si trascina ormai da lunghissimo tempo. A farlo sapere è il consigliere regionale, Diego Moretti, che, nelle settimane passate era stato nuovamente investito del problema dal capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale, Francesco Pisapia. «Ho avuto modo di verificare direttamente con l’assessore regionale alla Programmazione, Francesco Peroni – spiega il consigliere regionale Moretti – i tempi previsti per la firma dell’accordo di programma sul Polo intermodale di Ronchi dei Legionari, un’opera che anche io ritengo sia di interesse strategico per il Friuli Venezia Giulia. L’assessore Peroni mi ha assicurato che il passaggio in giunta regionale dovrebbe avvenire tra una quindicina di giorni, impegnandosi personalmente a verificare che l’iter di tale atto segua i tempi previsti. Sono convinto, conoscendo la serietà dell’assessore – conclude Moretti -, che l’impegno sarà rispettato». Dunque si va verso un atto che avrà quale pregio, tra l’altro, quello di sbloccare tutto l’iter previsto per l’appalto. Un’opera sollecitata più volte anche dall’amministrazione comunale di Ronchi dei Legionari che, attraverso il sindaco, Roberto Fontanot, aveva sottolineato come Regione, Comune e società di gestione del “Pietro Savorgnan di Brazzà”, già il 29 novembre del 2011, avessero sottoscritto una specifica convenzione per la realizzazione del Polo intermodale dei trasporti. Lo scorso settembre si sarebbe dovuta tenere la Conferenza dei servizi che, però, è rimasta lettera morta. Senza la Conferenza dei servizi non si possono fare passi avanti e non si possono appaltare i lavori che l’Unione europea, che ha concesso cospicui finanziamenti, vuole siano rendicontati entro e non oltre il 2015. Ora si tratta di arrivare presto all’accordo di programma con la Regione. Si passerà, quindi, all’acquisizione delle aree (i proprietari hanno già ricevuto una prima comunicazione) e successivamente all’appalto integrato che contiene all’interno dello stesso anche la progettazione delle opere. I tempi di realizzazione sono stati fissati in 17 mesi. Sono due i lotti che si susseguiranno nei prossimi mesi. Il primo riguarda proprio la fermata ferroviaria, la stazione dei bus, i parcheggi e il collegamento con lo scalo. Successivamente, tutto andrà rendicontato alla Comunità europea, che ha concesso un finanziamento di sei milioni di euro. Il resto sono fondi regionali e quelli messi a disposizione dalla Spa aeroportuale.