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Di chi colore è la tua bandiera quando brucia?-comunicato da udine sulle perquisizioni

Di che colore è la tua bandiera quando brucia? Venerdì 8 maggio a Udine sono state perquisite tre abitazioni con il pretesto di un tricolore bruciato da mani fortunatamente ignote il 24 aprile. Come spesso accade il mostro da sbattere in prima pagina sono stati gli anarchici. Molte anime belle si sono precipitate a condannare l’episodio
poiché in quei giorni l’italica bandiera assurge a feticcio per celebrare una liberazione tradita, chiedendo punizioni celeri e l’immancabile incremento di sorveglianza e telecamere. A loro rispondiamo con il
motto di molti che misero a rischio o persero la vita durante la resistenza: “Non per la patria, ma per la Libertà”. Detto questo, appare chiaro l’intento intimidatorio
dell’operazione, sia per il dispiegamento di forze (in un caso in 10 per un’abitazione),
sia per l’arroganza con cui si sono comportati (che per altro
constatiamo senza troppo stupore). L’occasione è servita per appropriarsi di computer, telefoni,
volantini, opuscoli, manifesti…e fare le solite domande inopportune per sapere qualcosa in più sulle nostre vite. Nell’esprimere la nostra solidarietà e vicinanza ai compagni
perquisiti, ribadiamo che non ci faremo intimidire poiché chi agisce in nome dello Stato e della Patria ben poco può ottenere reprimendo chi vive per la Libertà. “in the white flames of burning flags we found a world worth dying for” – tra le bianche fiamme delle bandiere che ardono abbiamo trovato un mondo per cui vale la pena morire – (Rise Against)

Anarchiche, anarchici e solidali di Udine e del Friuli

TRIESTE/ Per non dimenticare l’omicidio di Pedro

pedro2014 Il 9 marzo di 29 anni fa, Pietro Greco detto “Pedro” militante dell’autonomia padovana, latitante a causa di una delle tante inchieste repressive contro i movimenti di quegli anni, veniva ucciso a sangue freddo da una squadra mista di agenti dei servizi segreti e della Digos mentre usciva di casa, al portone al numero 39 di via Giulia a Trieste. Pedro era disarmato ed è stato vigliaccamente ucciso in strada. Dopo il suo assassinio ci fu una campagna di mobilitazione e controinformazione durata anni e che vide anche gli anarchici in prima fila. Per ricordarlo anche il 9 marzo di quest’anno alcuni compagni/e comunist* e anarchic* hanno affisso dei manifesti e messo dei fiori sul portone di via Giulia luogo dell’omicidio.

 

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Due incontri sulla repressione

repressione striscione

Iniziative

contro la repressione


VENERDI’ 16 maggio

TRIESTE

al Germinal

h.19.30 buffet

h.20.30 discussione

 

SABATO 17 maggio

PORDENONE

al Prefabbrikkato

h.18 discussione

h.20 cena

 

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TRIESTE: assolti per la contestazione a Moretti

Il tribunale di Trieste ha assolto oggi, lunedì 26 maggio, tutti i 21 denunciati per “manifestazione non autorizzata” per la contestazione a Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello stato avvenuta il 29 febbraio 2012, perchè il “fatto non sussiste”.

Un assoluzione che, alla fine della scorsa udienza di poche settimane prima, pareva quasi scontata visto che anche la PM si era espressa in tal senso. Ma anche questa volta il noto PM Federico Frezza ha voluto metterci lo zampino, mandando venerdì pomeriggio via fax una memoria in procura in cui si diceva fortemente contrariato della richiesta della PM e, con ben tre pagine di motivazioni, chiedeva la condanna di tutti e tutte gli imputati/e. Una impegno e dedizione degni decisamente di miglior causa nonchè fuori da ogni prassi consolidata. Nonostante ciò di fronte a dei fatti chiari (ovvero che era stato lo spostamento del vertice deciso all’ultimo ad aver causato lo spostamento del presidio che ha causato la denuncia) il giudice non ha potuto che assolvere.

Ora e sempre NOTAV

Uno degli imputati presente

 

 

Dal Piccolo 

2014-05-27

NON FU ASSEDIO A MORETTI: 21 ASSOLTI

“Il fatto non sussiste”. Luca Tornatore e altri venti attivisti No-Tav sono stati assolti ieri mattina dal giudice Marco Casavecchia a chiusura del processo di primo grado a loro carico per manifestazione non autorizzata in occasione della “visita” del 29 febbraio del 2012 a Trieste di Mauro Moretti, allora amministratore delegato delle Ferrovie. Il supermanager dello Stato, quel giorno, era atteso infatti in città per trattare di infrastrutture ferroviarie retroportuali con i rappresentanti delle istituzioni locali, capitanati dal sindaco Roberto Cosolini e dall’assessore regionale ai Trasporti dell’epoca Riccardo Riccardi. Si sarebbero dovuti vedere, da agenda, in Municipio. Per questo i giovani della sinistra antagonista si erano organizzati per il loro “assedio” sotto il palazzo del Comune. Salvo poi scoprire, all’ultimo minuto, per le vie informali, che la riunione era stata spostata “al volo” al Museo Revoltella. E così, “al volo”, pure loro avevano traslocato ai piedi del Revoltella. Moretti, scortato dalla Digos, era riuscito alla fine ad andarsene, letteralmente di corsa, evitando i No-Tav. L’inchiesta del pm Federico Frezza che ne era scaturita non aveva escluso in una prima fase l’ipotesi di un eventuale reato associativo, al punto che erano scattate perquisizioni in ufficio e a casa di Tornatore. In aula però, alla luce delle carte raccolte, si era andati per la sola manifestazione non autorizzata. Accusa contestata dagli avvocati della difesa Luca Maria Ferrucci e Deborah Berton, che avevano sostenuto come la manifestazione – che si sarebbe dovuta tenere in piazza Unità, solo perché era lì che i “potenti” si dovevano incontrare – fosse stata invece autorizzata.(pi.ra.)

PORDENONE: spostato il festival PN REBEL a causa delle pressioni degli sbirri

A causa di forti pressioni esterne mediatiche e
sbirresche alla fine ci è stato negato il posto dove si doveva tenere
l’assemblea e il concerto di PN Rebel, per chi è interessato a
venire il  tutto si sposterà al Circolo Zapata a Pordenone in via Pirandello 22 (quartiere Villanova) sempre dalle 17.30

PN REBEL FEST 1 – CENSURA 0

pnrebelcollage

Report PN Rebel Festival

Ringraziamo con tutto il cuore le 300 persone che hanno partecipato al primo PN REBEL FEST. Iniziato con un’assemblea come non se ne vedono a Pordenone, con più di 50 persone a discutere delle proprie vite, di Pordenone e di come la si vorrebbe e poi continuata con un concertone dove 5 gruppi si sono alternati convogliando un’energia davvero vitale. Ed è proprio ai gruppi che hanno partecipato con convinzione a questo progetto che si fa strada che vogliamo rivolgere il secondo ringraziamento. Ma tutto questo, questa storia pensata, discussa e organizzata da più di 2 mesi assieme, per un attimo sembrava dover svanire.

 

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Presentazioni del manuale “Difesa Legale”

difesa legale

 

 

 

Venerdì 19 settembre ore 20.30 a Trieste

al Germinal, Via del Bosco 52a

 

Sabato 20 settembre ore 17.30 a Udine

presso Affinità libertarie, via Tolmezzo 87

 

 

 

 

 

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Due condanne per l’assalto alla Minerva

Dal Piccolo del 22/05/13

Assalto alla Minerva, due condanne

 

Giovedì 30 maggio alle 10.30 verrà inaugurata, nei locali della Scuola dell’ifanzia di Romans, la mostra intitolata “L’arte che parla: gli artisti del territorio incontrano la scuola”, nella quale sono esposti i lavori realizzati dai bambini della scuola dell’infanzia di Romans, grazie all’intervento di alcuni artisti, quali Enzo Valentinuz e Stefano Comelli; inoltre è l’occasione per esporre le creazioni del laboratorio Maninarte tenuto da Manuel Grosso e l’esito di alcuni percorsi didattici realizzati con le insegnanti della scuola. di Franco Femia wSAVOGNA Il 1° febbraio 2006 anni fa un gruppo di “no global” effettuarono un’incursione nella sede della Minerva di Savogna d’Isonzo per protestare contro l’impegno della cooperativa nei servizi di gestione dell’allora Cpt di Gradisca (oggi Cie). Imbrattarono i di vernice la palazzina, distrussero i cavi di alimentazione elettrica del cancello di ingresso che poi saldarono. A distanza di sette anni sono stati condannati per violazione di domicilio legato ai danneggiamenti il monfalconese Mauro Bussani, 44 anni, a 1 anni e 3 mesi di reclusione e il goriziano Giancarlo Cocianni, 30 anni a 1 anni e 4 mesi con la sospensione condizionale della pena e l’applicazione dell’indulto. Sono stati pure condannati al risarcimento dei danni patiti dalla Minerva da quantificare in separata sede. Per quanto riguarda l’accusa di violenza privata il giudice ha deciso il non doversi procedere per mancanza di querela. Una sentenza emessa dal giudice Luca Marani, dopo una lunga camera di consiglio, che è andata controcorrente alla richieste. Sia il pm Giuseppe Salvo che i difensori – gli avvocati Giovanni Iacono per Bussani e Andrea Finizio per Coceani – avevano chiesto l’assoluzione degli imputati. Nel corso del dibattimento processuale non erano emerse prove nei confronti della responsabilità dei due imputati. Tanto che la Digos aveva messo tra le prove filmati tratti dai siti dei no global, perché non erano stati girati dei video dalle forze dell’ordine intervenute quella mattina dinanzi alla sede della Minerva. Subito dopo la lettura della sentenza l’avvocato Iacono ha rilasciato una dura dichiarazione: «Tutte le modalità dell’istruttoria dovranno passare al vaglio dei giudici di appello visto che anche il pm aveva chiesto l’assoluzione». L’unico a chiedere ieri la condanna di Bussani e Cocianni è stato l’avvocato Samo Sanzin, che rappresentava la Minerva costituitasi parte civile. Sanzin ha ricordato nel suo intervento come, dati alla mani, l’incursione dei no global aveva creato danni materiali alla Minerva per 100mila euro. Bussani e Coceani erano gli unici due no global rinviati a giudizio tra i 55 indagati dalla Procura della Repubblica tra cui noti appartenenti alla galassia dei disobbedienti del Triveneto come Luca Casarini, Andrea Olivieri e Tommaso Cacciari. Sei anni fa il giudice delle udienze preliminari Massimo Vicinanza aveva disposto 53 proscioglimenti per non aver commesso il fatto. Era emerso che dei 55 giovani che dimostravano dinanzi alla Minerva soltanto due, Bussani e Coceani, sarebbero stati riconosciuti mentre provocavano i danni alla sede della Minerva. Insomma, i passamontagna che indossavano i no global non permettevano l’identificazione precisa per l’attribuzione dei singoli episodi di violenza contestati. L’assalto alla Minerva era avvenuto di prima mattina. Il gruppo di giovani aveva provveduto a tranciare cavi elettrici, bloccare i portoni e tracciare con la vernice scritte sui muri.

Il Gruppo Anarchico del sodalizio libertario friulano

Non sapendo come etichettarci la Questura di Udine ha adottato questa definizione arzigogolata e ridondante: “Gruppo Anarchico del sodalizio libertario friulano”.

La cosa interessante appunto è che in Friul, Alc si mof ancje senze vì une sigle, un timbro, une etichette di tacasi in tor.

Come dire “io troverò sempre qualcun* dispost* a lottare insieme a me senza prestare giuramento alla mia bandiera”

W lo spontaneismo anarchico quindi. Siamo da sempre anti-organizzatori, ma molto più organizzati di certi burocrati pseudo rivoluzionari che oramai hanno stretto alleanza con partiti “comunisti” e varie associazioni legalizzate, non disdegnando di firmare volantini con il Pd, e l’ARCI che poi infama gli antifascisti militanti e spontanei (chi si è sorpreso delle infamate di antonellafiore o è un coglione o è in malafede).

No sigle, ma autogestione reale!!

PS. Piuttosto che con Franzil, che usa l’antifascismo per farsi la campagna elettorale,  preferiamo di gran lunga stare in compagnia degli anarco-insurrezionalisti.

F.to

Il Gruppo Anarchico del sodalizio libertario friulano 🙂

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Foto Tolmezzo 8 settembre

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questura_udine

 

 

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http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2012/10/24/news/anonymous-saccheggia-anche-la-polizia-di-udine-1.5915078

 

Anonymous saccheggia anche la polizia di Udine

Sul sito del movimento di hacker un’ordinanza trafugata alla Questura friulana. Nel documento i servizi di ordine pubblico per una manifestazione di Tolmezzo

di Luana de Francisco

 

UDINE. Hanno pescato negli archivi on-line della polizia, hanno selezionato qualcosa come 3 mila 500 file e li hanno pubblicati su internet. Alla mercè di tutti. E in barba alla privacy di centinaia di agenti e alla segretezza di non poche e delicate indagini. L’ultimo “assalto” di Anonymous Italia risale alla notte scorsa e, questa volta, a tremare è anche il Friuli. Perchè tra i database finiti nel mirino dei cyberattivisti c’è pure quello della Questura di Udine.

Server “bucati”. Due le possibili porte d’ingresso degli hacker: il sito www.poliziadistato.it. o il portale riservato Doppia Vela. Sfruttando la vulnerabilità dell’uno o dell’altro sistema, Anonymous è riuscito ad accedere anche ad alcune caselle di posta elettronica, a “saccheggiare” una mole enorme di documenti e comunicazioni private (1,3 Gb) e a squadernarli sul web.

E, per l’esattezza, sullo stesso blog del movimento italiano e sul sito internazionale di area “anonima” Paranoia, alla voce “operazione AntiSec”, che in gergo si riferisce appunto alle azioni rivolte contro forze dell’ordine, intelligence e security. «Il livello di sicurezza dei vostri sistemi – si legge sul blog – è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta».

I segreti della polizia. Nella marea di “leaks”, cioè di dati trafugati, compaiono sia documenti di routine, sia materiale coperto da segreto. Ma anche informazioni “sensibili” relative ad agenti e dirigenti: stipendi, permessi, scambi di mail, attività sotto copertura, spostamenti e trasferimenti di detenuti.

Tra i file più “scottanti”, invece, intercettazioni, la relazione sull’incidente al valsusino Luca Abbà, caduto da un traliccio mentre veniva inseguito da un poliziotto, durante una manifestazione No Tav, le informative sui movimenti antagonisti attivi a Torino. E, ancora, gli ordini dei lacrimogeni, i verbali sugli scontri nelle manifestazioni studentesche, con tanto di nomi e cognomi, e un documento di protesta del Sialp al ministro degli Interni.

Le “rivelazioni” su Udine. L’ordinanza porta la data del 7 settembre scorso ed è indirizzata dal questore Antonio Tozzi a un lungo elenco di dirigenti di polizia e, per conoscenza, al prefetto, al sindaco di Tolmezzo, alla Stradale e al comandante della Compagnia carabinieri.

Niente di particolarmente riservato, per la verità: tre paginette in tutto, per informare colleghi, responsabili delle altre forze dell’ordine e autorità sui servizi di ordine e sicurezza pubblica previsti per il giorno successivo, in occasione del presidio di solidarietà organizzato dal gruppo anarchico del sodalizio libertario friulano e dal gruppo anarco-insurrezionalista del Trentino, davanti alla casa circondariale del capoluogo carnico.

Il questore: siamo tranquilli. «Si è verificata una violazione del sito della Polizia di Stato, ma, almeno per quel che ci riguarda, quella trafugata e pubblicata è un’ordinanza assolutamente accessibile. Non per niente, tra i destinatari, figurano anche enti istituzionali». Il questore di Udine, Antonio Tozzi, getta acqua sul fuoco. «I documenti riservati – spiega – viaggiano con posta certificata e quella non mi risulta sia stata lambita da Anonymous. Nè sul sito è possibile trovare i rapporti di polizia».

A infastidire, piuttosto, potrebbe essere il fatto che, su quell’ordinanza, fossero riportati anche i numeri di cellulare di un paio di dirigenti. «Ormai, di cose inaccessibili al cento per cento – commenta il questore – ce ne sono ben poche. Siamo tutti in qualche modo “noti”, poliziotti compresi. Anonymous non mi preoccupa: penso si tratti di un’esibizione di capacità informatiche, a loro modo pericolose, ma non certo pregiudizievoli per la sicurezza. Tanto meno per quella della provincia di Udine».

TRIESTE: 25 anni fa Pedro veniva assassinato…non dimentichiamo!

Esattamente 25 pedroanni fa Pietro Greco detto “Pedro” militante dell’autonomia padovana, latitante a causa di una delle tante inchieste repressive contro i movimenti di quegli anni, veniva ucciso a sangue freddo da una squadra mista di agenti dei servizi segreti e della Digos mentre usciva di casa, al portone al numero 39 di via Giulia a Trieste. Pedro era disarmato ed è stato vigliaccamente ucciso in strada. Per ricordarlo quest’oggi alcuni compagni/e hanno affisso una targa e messo dei fiori sul portone di via Giulia luogo dell’omicidio. Targa che non ricorda solo Pedro ma tutti/e le vittime della violenza dello stato. Nonostante la targa sia stata staccata dopo poco tempo i fiori sono rimasti e altri ne sono arrivati nel corso della giornata. Nel tardo pomeriggio una nuova targa con lo stesso testo è stata riaffissa sul portone. Nella zona anonimi hanno anche affisso dei volantini per ricordarlo.

I compagni e le compagne

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