A Muggia contro i fascisti

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Ieri pomeriggio su iniziativa di alcuni compagni muggesani vi è stata un piccola azione improvvisata di risposta al presidio dei fasci di FN contro il previsto centro di accoglienza per rifugiati, presidio che seguiva quello di Casapound di qualche giorno fa sullo stesso tema. In contemporanea i militanti di Rifondazione di muggia hanno presidiato la piazza dove vi erano i fascisti (poco più di una 20ina) prendendoli in giro con ironici applausi in una piazza vuota e blindata dalla polizia (l’articolo del piccolo contiene un’imprecisione in quanto nel gruppetto di antirazzisti non vi erano solo militanti del Germinal e il volantino che veniva diffuso (vedi sotto) aveva una firma generica e inclusiva.

Info-action reporter

 

Volantino diffuso:

NO AL RAZZISMO: IERI – OGGI – DOMANI !

La paura e l’ignoranza vengono sempre più usate per scagliarle contro le persone più deboli: dai migranti agli indigenti, dai disabili agli emarginati. Così si spinge verso la “guerra tra poveri”, uno scontro che fa il gioco dei ricchi, dei padroni, dei burocrati. Insomma dei privilegiati.

Il passato fascista e nazista è presentato perfino come un regime di ordine e giustizia mentre era fondato sulla gerarchia, lo sfruttamento, la repressione. Il pericolo di un ritorno, sotto altre forme, delle dittature nazifasciste va fermato insieme alle manovre del potere dominante. E di quei personaggi che soffiano sul fuoco dei sentimenti più egoisti e miopi per imporre la regola della discriminazione razziale come proprio trampolino elettorale.

 

SOLIDARIETA’ AI MIGRANTI !

La popolazione di Muggia conosce molto bene le persone “straniere” qui emigrate: lavorano sodo, aiutano il prossimo, partecipano alla vita sociale senza problemi. Perché i nuovi arrivati non dovrebbero fare altrettanto? Occorre dare anche a loro la possibilità di vivere degnamente e in modo paritario con i muggesani di più lunga data.

 

PANE E LIBERTA’ PER TUTTI/E !

I problemi sociali, assillanti anche da noi, non derivano assolutamente da questi esseri umani che scappano da guerre, fame, epidemie. Insieme a loro possiamo opporci a chi ci opprime e ci sfrutta: i detentori del potere politico, economico, militare e mediatico. E’ il neoliberalismo, regime disumano e moralmente cieco, che rende precarie le nostre vite e quelle di chi spera di sopravvivere affrontando rischi mortali. Essi fuggono dalle insostenibili condizioni create proprio dagli interessi di pochi a livello mondiale: mercanti di armi, espropriatori di terre, grandi commercianti assetati di profitto e loro complici. E dagli stati che con la scusa della “crisi” si rafforzano succhiando il sangue dei soliti subordinati. Finché non ci sarà una vera protesta popolare, dei “nativi” e dei migranti, contro gli sfruttatori, la triste situazione attuale continuerà.

Cittadini/e antirazzisti/e

Email: liberieguali@libero.it

 

Dal Il piccolo del 22/07/15

FORZA NUOVA “ATTIRA” SOLO I COMUNISTI

di Giovanni Tomasin MUGGIA Le forze dell’ordine si dispongono dietro al duomo. Sedute su una panca di pietra, una coppia di suorine provate dal caldo le osserva incuriosita. Dall’altro lato della piazza un manipolo di militanti di Forza Nuova sorseggia caffè. Si sono radunati per tenere un comizio contro il centro di accoglienza per profughi (renzianamente ribattezzato “hub”) che la Regione intende realizzare nella cittadina affacciata sul Golfo. Un giovanotto con in mano un megafono marchiato con la celtica si avvicina agli agenti della Digos, scambia qualche parola, dopodiché i militanti si trasferiscono sotto alla loggia del municipio. Dai bar della piazza gli avventori occhieggiano un po’ perplessi i robusti ragazzoni che si salutano stringendo gli avambracci e alzando il braccio. Sono un po’ più di una ventina. Il palco della Pro Loco Muggia è ingombrante ma si ovvia al problema appendendoci uno striscione con scritto “Lavoro e casa agli italiani”. L’altro striscione, quello più grande, è criptico: “Prima i profughi italiani”. Un’anziana passa e interpella il cronista: «Scusi, ma chi xe ’sti qua? Cossa vol dir quela scritta?». Giriamo la domanda al coordinatore triestino dei forzanovisti, Denis Conte: «I profughi italiani sono i cittadini che non arrivano a fine mese, gli sfrattati, gli anziani che non possono pagare l’affitto». Il coordinatore regionale Simone Mestroni precisa che il termine «profugo» è stato adottato dopo che Fn ha imbastito una sorta di tendopoli per italiani vicino a Udine. Oltre ai neofascisti e a un bel po’ di poliziotti e carabinieri, la piazza conta i clienti dei bar, impegnati a combattere il caldo serale con gli spritz, e un gruppo di antifascisti muggesani. Non avendo il permesso di organizzare un controcomizio, hanno scelto di essere presenti silenziosamente, indirizzando sguardi truci agli avversari politici. Nelle calli retrostanti il gruppo anarchico triestino Germinal distribuisce volantini e mostra un piccolo striscione con su scritto “Solidarietà ai migranti”. Parte il comizio. «Dicevano che sarebbero arrivati i fascisti ma non siamo qui a fare scorribande – urla Conte nel megafono -. Ribadiamo il sacro diritto del nostro popolo di dire “no” al centro di accoglienza». Dopodiché dipinge un quadro a tinte fosche di un’immigrazione in salsa Isis, dicendo che gli anziani «non devono rischiare di trovarsi la casa occupata da un immigrato», le donne «non devono essere molestate» e i ragazzi devono «poter andare in discoteca senza essere picchiati da kosovari o magrebini». Dopo di lui prende la parola il militante Almerigo Esposito, chiedendo alla piazza dei muggesani se vogliono il centro per immigrati. Dalle file dei forzanovisti qualcuno borbotta un «no!». Dal capannello antifascista un giovane con la maglia del Che Guevara urla «viva il comunismo!». Gli avventori dei bar voltano il capo di qua e di là. Passa di lì il volontario di un’associazione solidale che racconta: «Ero a far lezione di nuoto a un gruppo di afghani proprio qua dietro. Ho suggerito ai ragazzi di defilarsi, non si sa mai». Nel frattempo ha preso la parola Mestroni, che si lancia in un’appassionata dissertazione sul perché la sinistra sia più filocapitalista del loro movimento «nazionalista… Nazionalpopolare!». Finiti i discorsi, vola qualche slogan, si ripiegano gli striscioni, l’adunata si scioglie. Poco distante, Maurizio Coslovich del Prc muggesano commenta: «Hanno avuto quel che si meritavano: nessuno. Questi, non li chiamo nemmeno fascisti, son venuti da fuori per istigare. Non c’era neanche da lasciarglielo fare». Il segretario di sezione Carlo Bosich aggiunge: «Muggia è medaglia d’argento della Resistenza. Triste vedere quattro individui che parlano e si applaudono da soli». Recita invece il volantino degli anarchici: «La paura e l’ignoranza vengono sempre più scagliate contro le persone più deboli: dai migranti agli indigenti, dai disabili agli emarginati. Così si spinge verso la guerra fra poveri che fa il gioco dei ricchi, dei padroni, dei burocrati». Alla fine il sindaco di Muggia Nerio Nesladek si aggira per la piazza: «Ho sentito tante sciocchezze e inesattezze. Oggi è stata la prova che la protesta estrema è isolata: non si può strumentalizzare un problema, che c’è ma che va gestito con coscienza. Affidandosi a chi opera sul territorio e non calando soluzioni dall’alto». Pian piano i militanti si rinfrancano davanti a una birra, poi si ritirano. Scompaiono anche le forze dell’ordine. In uno dei bar inizia una festa di compleanno facendo calare il sipario sul comizio neofascista nel cuore di Muggia”

 

Per un reddito di esistenza contro il reddito di sudditanza

redditosussistenza2 1

 

VENERDI’ 24

h.20.00 

 

piazzetta

Cavour 

 

Pordenone

 

PRESIDIO

 

 

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Solidarietà con il Kurdistan in lotta

UDINEROJAVA250515-3Continuano anche in regione le iniziative di solidarietà con la lotta dei curdi e dei movimenti rivoluzionari turchi nella Rojava e in Turchia. Dopo il massacro di 32 compagni e compagne socialisti e anarchici a Suruc sono stati organizzati due presidi in regione, mercoledì 22 a Pordenone e sabato 25 a Udine. Iniziative necessarie anche per denunciare le politiche assassine dello stato turco che anche in questi giorni continua a reprimere con brutalità i movimenti di lotta. Alcune foto e volantino e un comunicato della DAF (azione rivoluzionaria anarchica).

Trieste: leggi qui

 

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Trieste, azione di solidarietà con il Kurdistan

Trieste, cartelli sul consolato turco per ricordare la strage di Suruc

e contro il terrorismo di stato

Anche a Trieste è stato ripreso l’m 001appello del collettivo “Iniziativa Anarchica” di Ankara per una giornata internazionale contro il terrorismo dello stato turco e per ricordare tutte le vittime del brutale attentato di lunedì 20 luglio a Suruc, che ha causato 32 morti fra gli attivisti che si stavano recando a Kobane per contribuire alla ricostruzione della città. Fra i morti vi sono anche due compagni anarchici di 19 anni, Alper Sapan e Evrim Deniz Erol.

 

Due cartelli sono stati appesi alle porte dell’edificio che ospita la sede del consolato turco a Trieste in Piazza Unità.

 

Un piccolo gesto per ricordare la responsabilità del governo turco nella repressione della popolazione curda e la sua complicità con gli assassini dello Stato Islamico.

Solidarietà al Kurdistan in lotta! Kobane resiste!

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Trieste, azione di solidarietà con il Kurdistan

Trieste, cartelli sul consolato turco per ricordare la strage di Suruc

e contro il terrorismo di stato

Anche a Trieste è stato ripreso l’m 001appello del collettivo “Iniziativa Anarchica” di Ankara per una giornata internazionale contro il terrorismo dello stato turco e per ricordare tutte le vittime del brutale attentato di lunedì 20 luglio a Suruc, che ha causato 32 morti fra gli attivisti che si stavano recando a Kobane per contribuire alla ricostruzione della città. Fra i morti vi sono anche due compagni anarchici di 19 anni, Alper Sapan e Evrim Deniz Erol.

 

Due cartelli sono stati appesi alle porte dell’edificio che ospita la sede del consolato turco a Trieste in Piazza Unità.

 

Un piccolo gesto per ricordare la responsabilità del governo turco nella repressione della popolazione curda e la sua complicità con gli assassini dello Stato Islamico.

Solidarietà al Kurdistan in lotta! Kobane resiste!

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ELETTRODOTTI/ Dopo la bocciatura del Consiglio di Stato: demolire i piloni!!

link alla conferenza stampa

Poche chiacchiere l’elettro-mostro va demolito!!

servizio fotografico infoaction reporter

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Elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest: piccolo servizio fotografico

Stazione Udine Sud, a Santo Stefano Udinese. Qui si è fermato l’elettromostro

 

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Pilone visto dalla stazione

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stesso pilone visto dalla strada

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il pilone successivo è nudo

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Nel cantiere successivo, il pilone è ancora in costruzione

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cartello

 

rete giu

 

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Appello per Kobane

Sabato 12 settembre 2015 TRIESTE

Ore 16.00 Concentramento e  info-point in Piazza della Borsa

Ore 17.00 Partenza Corteo

logo kurdi 12 sett

Evento facebook  

STRISCIONE SOLIDALE A PORDENONE

TRIESTE Venerdì 4 settembre h.20.30 assemblea cittadina di presentazione dell’iniziativa al Germinal in via del Bosco

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NO OGM/ Distrutto anche il mais ogm del campo di Vivaro

MV 20 agosto 2015 Colloredo di Montealbano
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2015/08/20/news/campi-di-mais-ogm-la-procura-manda-all-aria-i-piani-di-fidenato-1.11959889?ref=hfmvudec-3

 

 

MV 4 agosto 2015 

 

mv-pn-4-8-2015

La sfida di Fidenato:

«Chiederò i danni

ai giudici no Ogm»

L’imprenditore chiama in causa i magistrati di Cassazione

«Sono perseguitato, basta spendere i soldi dei cittadini»

 

Giorgio Fidenato non ha ottemperato

all’ordine della Procura

di distruggere le coltivazioni

di mais Ogm a Vivaro e

così, ieri mattina, in un paio

d’ore ci hanno pensato a farlo

gli agenti del Corpo forestale.

Mail leader di Agricoltori federati

non è stato con le mani in

mano: «Denuncerò i giudici,

in quanto devono rispettare il

diritto europeo, superiore a

quello italiano. Questa persecuzione

deve finire». L’imprenditore

agricolo sarà così uno

dei primi a utilizzare la nuova

norma sulla responsabilità civile

dei magistrati, chiamando

in causa la terza sezione penale

della Cassazione che aveva

legittimato il provvedimento

di sequestro e distruzione del

mais Ogm coltivato nel 2014,

sentenza richiamata, lo scorso

mese, da Procura e gip di Pordenone

per ordinare la distruzione

del coltivato 2015.

Giorgio Fidenato ieri mattina

non è andato a Vivaro.Mentre

la Forestale distruggeva ciò

che aveva seminato a maggio

in duemila metri quadri di appezzamento

(poi arato per evitare

dispersioni), lui, nel suo

ufficio, leggeva una comunicazione

dagli Usa, accostandola

a una pannocchia e a un chilo

di farinaOgmappoggiate sulla

scrivania: il brevetto ventennale

è scaduto, gli agricoltori

americani possono seminare

soia Ogm «senza dare un euro

alla Monsanto». Col provvedimento

della Procura in mano,

sbotta: «Esiste una giurisprudenza

europea del 2011 che

spiega chiaramente come si

gestiscono le misure di emergenza.

La valutazione e la gestione

di un rischio grave emanifesto

compete esclusivamente

alla commissione e al consiglio

europeo, sotto il controllo

del giudice dell’Unione». Ad

oggi, prosegue Fidenato, «la

commissione Ue, nonostante

lo Stato italiano abbia approvato

un decreto che vieta il

Mon810 (il 12 luglio 2013, prorogato

il 22 gennaio 2015),non

ha modificato né ristretto l’autorizzazione

alla semina. Io,

cittadino europeo, rispetto il

diritto comunitario». Eppure

la terza sezione della Cassazione

ha ritenuto legittimi sequestro

e distruzione del coltivato

in quanto «l’assemblea plenaria

del parlamento europeo ha

approvato la nuova legislazione

in materia» che permette

agli Stati membri di limitare o

vietare le coltivazioni contenenti

Ogm sul loro territorio.

«Una sentenza pronunciata il

16 aprile,quandola legge sulla

responsabilità civile dei magistrati

era già entrata in vigore».

Aspetti temporali non secondari,

secondo il leader di Agricoltori

federati: «Se il giudice

nazionale ha dubbi, l’Europa

non lo lascia solo, lo invita a rivolgersi

alla Corte di giustizia».

L’imprenditore agricolo si richiama

all’articolo 2 della legge

sulla responsabilità civile

dei magistrati, laddove recita

che «in caso di violazione manifesta

del diritto comunitario

si deve tener conto anche della

mancata osservanza dell’obbligo

di rinvio pregiudiziale ai

sensi del Trattato sul funzionamento

dell’Ue, nonché del

contrasto dell’atto o del provvedimento

con l’interpretazione

espressa dalla Corte di giustizia

». Ma, prosegue Fidenato,

«si è scelto di “correre dietro”

al Tar del Lazio e al Consiglio

di Stato, che bloccano la

coltivazione sulla base del

principio di precauzione. Si

spendono tempo e soldi dei

contribuenti italiani – attacca

– per una materia di competenza

dell’Ue. Chiedo, quindi,

ai giudici un rendiconto del

tormento che mi viene provocato

». Per farlo, Giorgio Fidenato

si è affidato all’avvocato

Edoardo Longo: «L’unico –

chiosa con sottile polemica –

che si è reso disponibile ad assistermi

nella causa contro i

giudici».

 

Un “centro di ricerca” a Colloredo

 

La prima semina di mais

geneticamente modificato, messa

in atto da Giorgio Fidenato, risale

alla primavera di cinque anni fa,

nei suoi campi di Vivaro e Fanna,

posti subito sotto sequestro dalla

magistratura per tre anni:

indagato e processato per

l’ipotesi di reato di coltivazione

illecita di organismi

geneticamente modificati, nel

2013 Fidenato è stato assolto

«perché il fatto non costituisce

reato». All’epoca, il giudice

monocratico sospese il processo e

chiese un parere alla corte di

giustizia europea, che si

pronunciò a favore

dell’imprenditore agricolo di

Fanna.A seguito di quella

sentenza, l’Italia varò un decreto

con le “misure di emergenza”, nel

luglio 2013, vietando di fatto la

coltivazione sul territorio

nazionale di Ogm.A settembre

dello stesso anno l’Ersa sostenne

che non vi erano «evidenze

scientifiche che possano

supportare le misure di

emergenza» mentre la corte di

giustizia europea stabilì che la

materia fosse di esclusiva

competenza della commissione

Ue. Lo stesso anno Giorgio

Fidenato seminò e raccolse mais

Ogma Vivaro e Mereto di Tomba.

Terza semina, nel 2014, a Vivaro,

Fanna, Mereto di Tomba e

Colloredo di Montalbano. Si

mossero le Procure di Pordenone

e Udine, perché nel frattempo era

intervenuta anche la Regione. Il

coltivato fu distrutto,mai

processi non sono ancora partiti.

L’ultima semina, la scorsa

primavera, a Vivaro e Colloredo. Il

mais del primo appezzamento è

stato distrutto proprio ieri dalla

Forestale su ordine della Procura

di Pordenone; nel secondo caso,

invece, ha provveduto lo stesso

Fidenato, senza rendere

necessario l’intervento della

magistratura. «E’ stata svolta

una sperimentazione – ha detto –

col consorzio Amiga,

principalmente per studiare come

il polline si diffonde in relazione

alle correnti del vento e come

reagiscono gli insetti». Sono stati

conservati quattro metri

quadrati di trinciato coperto

«dove ogni settimana studiamo

che tipo di insetti ci sono e come si

comportano. I saggi, su maisOgm

e free, proseguiranno – ha

concluso Fidenato – sino alla

prossima primavera».

 

 

 

ANTIFASCISMO OGGI/ Torviscosa, speriamo che la questione sia chiusa

Intervento di Paolo De Toni San Giorgio di Nogaro

Come se non avessi nient’altro da fare, personalmente ho dovuto dedicare molte ore al giorno per  5 giorni consecutivi, da venerdì a martedì, ad un problema che ritengo da un lato gravissimo, ma allo stesso tempo demenziale, se peraltro penso che si è trattato del cosiddetto “fuoco amico”. Va detto che il Comune di Torviscosa ha veramente una storia particolare che non starò qui a raccontare (rimando al sito del comune), talmente particolare che alla fine questo Comune si è trovato, in seguito alla lotta vincente della popolazione  contro il cementificio (2007) ad avere, dopo 60 anni di amministrazioni asservite alla dittatura della fabbrica post-fascista ma fascista di fatto, una Giunta comunale “alternativa” . Nell’odierna amministrazione c’è anche il compagno Settimo (cognome) Mareno (nome). Un compagno, si intende in senso generico, ma sicuramemnte antifascista e ambientalista, che capeggiava una lista di opposizione, fino alle elezioni post cementificio vinte dall’alleanza di due liste civiche (in carica fino al 2016). Settimo non ha voluto fare il Sindaco e neanche l’Assessore all’Ambiente, ma si è preso l’assessorato alla Cultura, dimostrando in questo modo di volersene stare fuori dai problemi più scottanti dell’area, dopo che per anni se ne era occupato, stando all’opposizione. Era anche noto il suo interesse per la Storia di Torviscosa che pare abbia ricostruito con dovizia e da qui nasce il pasticcio: è andato a risollevare anche TROPPO questa Storia, senz’altro molto di più di quanto gliene importi al cittadino medio ed inoltre, senza accorgersene, è andato anche contro la stessa storia recente di questo Paese. Infatti sulla questione principale cioè di riportare la Piazza fascista, di un cittadina costruita ex novo dal fascio, secondo il suo schema architettonico autoritario e gerarchico, agli antichi “splendori”, ha cozzato contro modifiche involontariamente trasfiguranti, come un pozzo finto nel centro della Piazza (anni cinquanta), e tre, ora enormi cedri, (anni ottanta) che “oscurano” le visuali; modifiche promosse da amministrazioni precedenti e totalmente asservite al potere della fabbrica. Semmai, per continuare, ora volontariamente, sulla strada dell’attenuazione dell’archittettura fascista si poteva piantare, per ragioni di simmetria, anche il cedro mancante e render il pozzo vero anzichè finto, in onore della vera caratteristica della bassa friulana che è l’acqua. Invece l’Architetto Settimo Mareno ha partorito una e più idee da far rabbrividire; che sia in buona fede o meno, politicamente ha nessuna importanza, un amministratore fascista tout court non avrebbe saputo fare una proposta più fascista di quella della Giunta torviscosina. Per il momento non mi dilungo, ne ha parlato molto la stampa locale, spero che alla fine il risultato sia quello riportato nell’articolo odierno (11 giugno) del Messaggero Veneto, ma nutro ancora dei dubbi in merito. Altre cose si potrebbero aggiungere sui voltafaccia della Giunta torviscosina (per esempio oggi il referente regionale del Sindaco Fasan è nientemeno che Piero Paviotti!) per cui, per concludere, voglio solo nuovamente riflettere e far riflettere, sul fatto che entrare nel gioco del potere anche se piccolo e locale, porta, per un motivo o per l’altro, ma con certezza, fuori strada.

 

 

MV 11 giugno 2015

mv-11-giugno-2015

 

Formato testo dell’articolo del MV

Alla fine saranno i cittadini a decidere sulla riqualificazione del centro storico della città di fondazione. Lo faranno attraverso le assemblee pubbliche che saranno di volta in volta indette, dove ognuno potrà dire la sua e gli amministratori trarne le conclusioni. Mentre la doppia toponomastica sarà sostituita da pannelli esplicativi che ricordino la storia e la nascita di Torviscosa. Questo alla fine è quanto promesso dal sindaco Roberto Fasan e dall’assessore alla cultura Mareno Settimo all’assemblea pubblica tenutasi martedì sera alla presenza di un centinaio di persone. I due amministratori si sono detti fortemente indignati dalla polemica scoppiata sul progetto di doppia toponomastica proposta per vie e piazze che vede la riproposizione dei nomi del Ventennio. L’assemblea si è “accesa” alla fine con gli interventi da parte dei presenti che diligentemente avevano ascoltato la dettagliata spiegazione di come venivano descritti Torviscosa e il suo fondatore Franco Marinotti, nei documenti trovati da Settimo nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti di Washington. Lapidari nei confronti di Marinotti, mentre per la città ci si rifaceva al suo apparato industriale. Due gli interventi di spicco: quello del presidente dell’Anpi provinciale Dino Spanghero e quello dell’ex consigliere comunale Marcello Gobessi. Il primo ha chiarito che la sua posizione è decisa. «Un nome che venga esso aggiunto o sottotitolato – ha detto – fa correre il rischio di urtare la sensibilità di molti e noi dobbiamo tenerne conto. La storia non si cancella e che Torviscosa sia nata in periodo fascista non ci piove. Ma la storia va spiegata affinché sia lezione di vita. Sul fascismo ci dev’essere un’opinione sola, non c’è fascismo buono o cattivo: lo abbiamo combattuto. Questo non vuol dire rinnegare la storia. Per cui installare cartelli che la spieghino mi pare la soluzione: comunque questo è un problema reale che richiede risposte concrete». Gobessi non ha criticato le scelte dell’amministrazione, ma che a farle sia stato Settimo, noto per la sua battaglia sul quadro (copia di un Marinetti) che rappresentava “l’apologia del delitto Matteotti” che si trovava al Cid e che è stato tolto. (f.a.)