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Marzo 17th, 2017 — Manifestazioni
da il piccolo
GIOVEDÌ, 29 NOVEMBRE 2012
Assalto alla Prefettura, 15 indagati
Arrivata in Procura la relazione sugli scontri del 14 novembre tra i più esagitati del corteo studentesco e la polizia
IL PERSONAGGIO
Tornatore già nel mirino degli inquirenti
A Luca Tornatore viene contestato dal pm Federico Frezza di aver organizzato il corteo che il 29 febbraio scorso ha seguito, o meglio “inseguito”, dal Municipio al museo Revoltella l’amministratore delegato di Ferrovie italiane Mauro Moretti. Una manifestazione tragicomica con qualche decina di attivisti No Tav che nella circostanza erano riusciti a mettere sotto scacco polizia, carabinieri e vigili urbani, costringendo gli uomini in divisa a un lungo girotondo attorno al museo in cui erano “assediati” Mauro Moretti, il sindaco Roberto Cosolini e l’assessore regionale ai trasporti Riccardo Riccardi. «Non vogliamo l’isolamento ferroviario di Trieste, sosteniamo che esiste un collegamento tra la truffa della Tav e il depotenziamento drastico della linee locali dedicate ai pendolari», avevano detto nell’occasione. Nei giorni scorsi il ricercatore universitario indagato per aver organizzato una manifestazione non autorizzata è stato perquisito. Al suo posto di lavoro all’interno dell’Osservatorio astronomico si sono presentati gli agenti della Digos e della Polizia postale. Gli agenti hanno clonato il disco rigido della memoria del computer che appartiene al ricercatore per poterlo leggere con calma. Dai cassetti della sua scrivania sono emersi i quaderni: c’erano appunti di lavoro ma anche qualche poesia. Altri investigatori si sono contemporaneamente presentati nell’abitazione in cui Tornatore vive con la moglie e i due suoi bambini, altri ancora a Venezia nella casa di famiglia.
di Corrado Barbacini Quindici indagati per i disordini verificatisi nella manifestazione studentesca del 14 novembre che hanno avuto il culmine nel parapiglia davanti alla Prefettura con scontri tra gli studenti e le forze dell’ordine e con il lancio di carote, uova e bottiglie. L’informativa della Digos è stata inviata nei giorni scorsi alla procura. Nelle quattro pagine riassuntive vengono evidenziati gli episodi ritenuti più gravi. Ci sono riferimenti anche ai danneggiamenti e agli imbrattamenti di edifici avvenuti appunto con il lancio di uova. Episodi che sono stati descritti come veri e propri assalti al Palazzo del governo. A causa dei quali un poliziotto è rimasto ferito a una gamba ed è dovuto, quel giorno stesso, ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso. Tra i nomi degli indagati della manifestazione studentesca figurano quelli anche quelli di Alessandro Metz e Luca Tornatore. Il primo ex consigiere regionale dei Verdi, il secondo, ricercatore universitario, per anni portavoce degli studenti. Ambedue erano in prima linea. Allegate all’informativa sono le relazioni di servizio scritte dai responsabili dei vari reparti di polizia e carabinieri presenti quella mattina nell’area tra piazza Unità e l’hotel Savoia. Ma anche un rilevante numero di fotografie che erano state scattate da poliziotti in borghese durante gli scontri. In pratica per identificare le persone ritenute reponsabili degli assalti e delle aggressioni, gli investigatori della Digos sono partiti proprio dalle immagini fotografice e dai filmati. Le quali poi sono state integrate, appunto, sia dalle relazioni di servizio che dalle testimonianze acquisite dagli investigatori nei giorni successivi agli scontri. I circa 1.200 studenti (ma a sfilare c’erano anche insegnanti e genitori) si erano dati appuntamento alle 9.30 del mattino in piazza Goldoni. Unione degli studenti, Autogestito scoordinato studentesco, No Tav, Arcigay, Germinal, Spazi Sociali Venezia Giulia, Casa delle Culture, Cobas, tutti ad alimentare il lungo serpentone che fino alle 14 aveva mandato in tilt il traffico cittadino. Erano stati urlati slogan contro i tagli alla scuola, la precarietà degli edifici scolastici. Ma alcuni partecipanti avevano agganciato caschi da motociclista alla cintura. Un dettaglio, questo, che aveva messo subito in allarme gli agenti della Digos. Poi davanti alla prefettura erano scoppiati gli scontri. Manganelli alzati, urla e botte. Quindi il lancio di carote e uova. E ancora in rapida successione altre scaramucce al ritmo delle note della canzone «The Wall» dei Pink Floyd. Poi circa 250 dei milleduecento manifestanti del mattino, avevano puntato alle Rive dove c’è stato un altro scontro con la polizia davanti al Savoia. Quattro studenti erano rimasti contusi.
Marzo 17th, 2017 — Studenti Trieste
Dal Piccolo
GIOVEDÌ, 29 NOVEMBRE 2012
Oberdan, l’occupazione e poi la ritirata
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nel pomeriggio lunga trattativa con la Digos. Infine lo sgombero pacifico
Protesta studentesca: ieri il liceo scientifico Oberdan è stato al centro di un’occupazione-lampo da parte dei ragazzi durata una quindicina d’ore. All’alba alcuni “oberdanini” sono penetrati nella storica sede centrale di via Paolo Veronese. Col passare delle ore molti studenti hanno aderito all’iniziativa entrando nell’edificio. Altri hanno preferito tornarsene a casa. Alle 8 circa è arrivata la preside Maria Cristina Rocco che con stupore e disappunto si è trovata sbarrata l’entrata della sua scuola. «Ho cercato e trovato il massimo dialogo con i rappresentanti degli studenti, mi sarei aspettata tutto ma non di trovare l’edificio occupato», racconta l’ex preside di Deledda e Carducci, alla guida dell’Oberdan dal primo settembre. Della situazione sono state informate le forze dell’ordine. All’arrivo degli agenti della Digos le due entrate principali sono state chiuse con catenaccio e lucchetti. «C’era un poliziotto pelato che si era messo in fila per entrare nella scuola, peccato si differenziasse un po’ dal resto del gruppo», racconta sorridendo una studentessa. Diversi giovani invece, evidentemente impreparati al blitz, sono stati costretti a rimanere fuori dalla scuola malgrado volessero entrare. Intanto le finestre dell’istituto hanno iniziato a essere tappezzate di fogli sui quali sono stati espressi alcuni slogan con i motivi della protesta. Il più eloquente? “Voi ci girate le spalle, a noi girano le palle”, chiaro riferimento alla (presunta) mancata solidarietà dei professori nei confronti della protesta degli studenti. In tarda mattinata una delegazione di quattro studenti è uscita dichiarando di volere occupare l’istituto sino a venerdì, ma ottenendo il diniego da parte della preside. Poco dopo, l’annuncio che alle 16 i ragazzi avrebbero dovuto iniziare a sgomberare la scuola pena l’intervento della Digos. Pochi secondi dopo le 16 una delegazione di tre studenti ha chiesto alla preside e al funzionario della Digos Domenico Donataccio di dare loro tempo sino alle 19 per riordinare la scuola e uscire dall’edificio rinunciando all’occupazione. La preside e Donataccio hanno chiesto di poter entrare subito nella scuola e verificare la situazione. Alle 16.55 si è aperto il lucchetto di un’uscita di servizio vicino all’entrata principale del parcheggio interno dell’istituto. Sono entrati preside, Donataccio, la vicepreside Amalia Abbate e il presidente del consiglio d’istituto Lorenzo Cosoli. Dopo un’ispezione gli studenti rimasti – una quarantina secondo la preside – hanno iniziato a rimettere a posto le aule. In serata tutti gli occupanti sono usciti pacificamente dall’istituto. Riccardo Tosques
Marzo 17th, 2017 — Mare
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Nonostante la forte pioggia – diventata poi un vero e proprio nubifragio – varie centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione di mercoledì 27 novembre in piazza Unità sotto il comune per protestare contro il vergognoso via libera dato dagli uffici della regione al rigassificatore di Zaule. L’iniziativa era stata indetta per via della presenza in comune del presidente Tondo che ha tenuto un incontro con la giunta comunale sul tema dell’occupazione. Vi erano presenti le realtà più diverse: associazioni ambientaliste, comitati, partiti di sinistra, indipendentisti, aree di movimento e anche un gruppetto di fascisti del partito di Bandelli con i tricolori. Erano presenti anche alcuni NOTAV con un volantinaggio e uno striscione.
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LUNEDI’ 10 ALLE 19 IN P.UNITA CORTEO
CONTRO L’ARRIVO DEL MINISTRO CLINI
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Marzo 17th, 2017 — Notizie flash
Friuli 29 – 30 novembre 2012
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Marzo 17th, 2017 — Manifestazioni
ore 11.27 occupato il comune di Chiomonte per un’ora circa poi sgomberato anche quello dai carabinieri che hanno allontanato di alcuni metri il presidio dei molti no tav accorsi
ore 11.00 il presidio in legno che era stato posizionato su via Avanà è stato spostato all’interno dell’area di cantiere.
ore 10.50 gli accessi verso il l’area campeggio presidio Garavella sono bloccati ma un numeroso gruppo di no tav preme dai due lati, centrale e Chiomonte
ore 10.30 la baita presidio in legno su via avanà è stata abbattuta. Era il presidio dal quale si bloccava il transito dei mezzi di cantiere. Il presidio più grande nell’area del campeggio è stato invece circondato da recinzioni in ferro.
In contemporanea all’operazione della questura torinese con arresti e perquisizioni a Chiomonte i carabinieri hanno posto i sigilli al presidio no tav intimando ai presidianti di abbandonare la struttura. Operai sono inoltre pronti a intervenire coperti dalle forze di polizia con l’evidente intento di bloccarL’inivito è a tutti di raggiungere Chiomonte dove l’operazione ordinata dalla magistratura è ancora in corso.
PRIMO PIANO
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Da Anarresinfo.noblogs.org
Giovedì 29 dicembre. L’ultima puntata è di questa mattina. Perquisizioni e arresti per 19 attivisti contro la Torino Lyon sono scattate all’alba: a nove sono state imposti i domiciliari, ad altri 4 il divieto di dimora, a sei l’obbligo di firma.
Nel mirino della magistratura due episodi della lotta No Tav degli ultimi mesi. Il primo risale allo scorso 29 marzo, quando i No Tav resistettero per tre giorni sull’autostrada al Vernetto di Chianocco, dopo lo sgombero della baita e la caduta di Luca dal traliccio. In quell’occasione alcuni No Tav contrastarono una “troupe” televisiva che filmava esibendo un lampeggiante blu come quelli della polizia.
Il secondo episodio risale allo scorso agosto, quando venne occupata simbolicamente la sede della Geovalsusa, una delle ditte collaborazioniste nei lavori della Torino Lyon. Fu uno dei tanti momenti della campagna “c’è lavoro e lavoro”
In contemporanea i carabinieri hanno attaccato il presidio di Chiomonte, demolendo la casetta su strada dell’Avanà e ponendo i sigilli alla casetta lungo la Dora, che gruppi di operai della ditta Effedue di Susa difesi dalla polizia hanno chiuso con jersey e sbarre elettrosaldate.
Un’operazione a orologeria nello stile abituale della Procura di Torino. A tre giorni dalla manifestazione di Lyon in occasione del vertice tra Monti e Hollande sulla Torino Lyon. Monti porterà al suo collega francese le foto dei lavori in Clarea e il fascicoli della procura.
Basteranno a cancellare il parere negativo della corte dei conti francese?
Forse sì, forse no. In fondo il disciplinamento dei movimenti contro la devastazione ambientale è interesse comune dei due governi attivamente impegnati a chiudere i conti con chi non ci sta.
I No Tav, sebbene non invitati, hanno deciso che non possono mancare all’appuntamento.
Un’occasione in più per mostrare a Monti e Hollande che il movimento non si arrende alla loro violenza. Anzi!
Prossimi appuntamenti:
Giovedì 29 novembre
presidio solidale a Torino
ore 18 in piazza Castello
ore 20, 30
presidio in piazza del comune a Chiomonte
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Venerdì 30 novembre
Assemblea contro la repressione
interverranno gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini di Milano e alcuni imputati nei processi No Tav e antirazzisti
ore 21 in corso Palermo 46
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Lunedì 3 dicembre
Manifestazione No Tav a Lyon
in occasione del vertice Monti/Hollande
ore 12 Place Brotteaux
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Repubblica 29 novembre 2012
Per l’aggressione alla troupe di Corriere tv e l’irruzione in uno studio di ingegneri (foto– video) almeno 19 provvedimenti tra domiciliari, perquisizioni e obbligo di dimora. Colpito il centro sociale
di MEO PONTE / DOSSIER REPUBBLICA TV
Marzo 17th, 2017 — Ultime
Riportiamo la mail da un compagno sloveno che ci informa sulle forti proteste che stanno avendo luogo in tutto il paese.
La scintilla che le ha fatte scatenare è stata la minaccia di arrivo di multe per eccesso di velocità nel centro di Maribor (il comune insieme a una compagnia privata ha messo 30 radar in città e il 92% del denaro delle multe andra a questa compani privata), ( Maribor ha centomila abitanti, la seconda città del paese): dopo aver bruciato gli autovelox, però, una folla di diecimila persone ha iniziato a contestare il sindaco, accusato da più parti di corruzione, ed infine a protestare per il complesso della situazione del paese. Pubblicizzata come “Svizzera dei Balcani” la Slovenia è passata di colpo all’incubo default: come al solito in questi casi gli stipendi dei dipendenti pubblici hanno subito tagli (attorno all’ 8%), la sanità e la scuola sono sotto attacco e quasi il 14% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, molte fabbriche stanno chiudendo. Manifestazioni di solidarietà e di protesta si sono svolte o sono in programma a Lubiana, Kranj, Novo Mesto, Nova Gorica, Capodistria. Vi terremo informati. Di seguito la lettera:
Compagni/e,
non so se avete gia ricevuto delle info sulla situazione in Slovenia – specialmente a Maribor dove la polizia due giorni fa ha agito in modo violento contro circa 10.000 manifestanti. È la prima volta dal 1991 che la polizia abbia mai usato tali mezzi repressivi (gas, cani, cavalli, bastonate e la reclusione di 31 persone – rilasciate il giorno dopo, e una decina di feriti al ospedale – al momento penso che siano tutti gia a casa). Il grido principale delle persone era “che se ne vadano! Il sindaco e tutto il consiglio comunale che lo sosteneva.” e poi anche “Quando liberiamo Maribor veniamo a Lubiana.” ect.
Ieri sera a Lubiana in solidarietà con Maribor hanno organizzato una protesta di circa 1.000 persone (in un giorno). E anche a Lubiana la polizia ha usato i lacrimogieni.
Negli ultimi giorni la situazione generale sta scaldandosi al punto che il ministro degli interni ieri sera ha tenuto una riunione con il capo generale dela polizia e con il COMANDANTE DELL’ ESERCITO!
Per sabato a Lubiana sono indette nuove proteste. Per come è messa la situazione sembra che in poche settimane o giorni inizieranno delle proteste anche in altre città. Siccome la polizia slovena ha gia più volte detto che non può reagire in più di tre punti di protesta entro lo stato, sembra che si stiano preparando a mandare in strada i militari.
Stiamo in una sitazione molto tesa. I politici locali e statali + i ministri + il governo in generale, non vogliono andarsene. Ma prima o poi dovrano andarsene tutti perche almeno a Maribor la gente gli ha gia detto che per noi sono finiti!
Per delle info piu o meno o.k. e dettagliate in inglese leggete qui:
Salud y GOTOFI SO!
p.s.:”Gotofi so” è un gioco di parole e dialetto che allude allo slogan Serbo contoro Milosevic, e in questa version slovenia vuole dire “sono finiti”.
Marzo 17th, 2017 — Val Susa
Ripreso il presidio di Chiomonte
Siamo tanti, tanti che la piazzetta di Chiomonte non ci contiene. Alcuni di noi vengono dal presidio di Torino, dove circa 300 persone hanno dato vita ad un corteo per il centro.
I carabinieri che bloccavano via Roma, la strada che scende in località Gravela, dove c’è la casetta del presidio sequestrata e sigillata nelle prime ore del mattino dalle forze del disordine, se ne vanno.
Il serpentone dei No Tav scende veloce verso il presidio. Sul ponte sulla Dora c’è un discreto schieramento di polizia con tanto di idrante che non manca di innaffiare le prime file dei manifestanti. In montagna le strade sono tante e i No Tav le conoscono tutte. Il presidio viene raggiunto aggirando i militari schierati all’ingresso dell’area.
Poi si tratta di lavorare di lena per liberare la nostra casa comune, una delle tante che il movimento ha costruito in Valle a presidio del territorio, per coordinare la resistenza e per condividere momenti di festa e di gioco.
Le truppe si ritirano dietro i cancelli del check point della centrale. Al presidio si fa assemblea.
LTF oggi ha annunciato in pompa magna di aver cominciato lo scavo. Lunedì Monti potrà raccontare a Hollande che il primo cantiere per la Torino Lyon mai aperto in territorio italiano ha cominciato i lavori.
Ci sono voluti vent’anni. Da quando hanno deciso di usare la forza hanno impiegato un anno e mezzo. In quest’anno e mezzo i No Tav gli hanno fatto sudare ogni momento, contrastando attivamente l’avvio del cantiere. Il ministero dell’Interno ha impiegato migliaia di uomini in quest’angolino di montagna, spendendo centinaia di migliaia di euro, la zona è stata dichiarata di interesse strategico militare e vi prestano servizio i reduci dalla guerra in Afganistan.
In questi mesi ci hanno gasati e bagnati, hanno spaccato teste e braccia, hanno arrestato e processato tanti di noi. Su di noi hanno raccontato infinite menzogne, sono arrivati all’infamia di dire che siamo cattivi genitori, segnalando le famiglie No Tav ai servizi sociali.
Noi abbiamo la testa dura e le gambe ben salde in terra. Non ci siamo mai fatti spaventare, nemmeno quando la paura ci faceva battere forte il cuore.
Monti tutto questo a Hollande non potrà spiegarlo.
Lunedì 3 dicembre a Lyon ci saremo anche noi.
Appuntamento alle12 in place Brotteaux
Venerdì 30 novembre
Assemblea contro la repressione
interverranno gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini di Milano e alcuni imputati nei processi No Tav e antirazzisti
ore21 in corso Palermo 46
Marzo 17th, 2017 — Studenti Trieste
da Il Piccolo VENERDÌ, 30 NOVEMBRE 2012 Pagina 80 – Gorizia-Monfalcone
Corteo studentesco (non autorizzato) per dire no ai tagli
Traffico bloccato da un centinaio di ragazzi del Pertini e dell’alberghiero che hanno sfilato scortati dalla polizia
di Laura Blasich
Monta anche a Monfalcone la protesta degli studenti degli istituti superiori contro i tagli all’istruzione decisi da Stato e Regione. A scendere in strada ieri, in modo del tutto imprevisto, sono stati i ragazzi e le ragazze dell’indirizzo alberghiero e di quello servizi socio-sanitari e turistico dell’Isis Pertini di Monfalcone. La protesta, in realtà, è scattata all’inizio della mattinata a Grado, dove ha sede l’alberghiero, dopo la mancata autorizzazione da parte dell’istituto dell’autogestione richiesta dagli studenti. Messa di fronte all’aut aut fare lezione o, se non d’accordo, andarsene, una parte è uscita, raggiungendo anche il Comune di Grado. «La nostra scuola è nuova, ma fa schifo», ha detto poi in piazza a Monfalcone, dove la manifestazione si è conclusa, un rappresentante degli studenti. I ragazzi di Grado hanno così deciso di raggiungere Monfalcone, passando nell’edificio di via Baden Powell, dov’era in corso un’assemblea generale degli studenti che ha deciso la partecipazione al corteo. Tanto improvvisato, quanto non autorizzato. Ormai attorno al centinaio, i giovani dell’Isis Pertini da via Baden Powell sono usciti in via Boito bloccando il traffico per poi dirigersi in viale Cosulich, sede temporanea dell’indirizzo industriale e di tecnico dei trasporti e della logistica. Senza raccogliere, però, nuove adesioni. Quanto è accaduto, poi, anche al liceo Buonarroti, i cui studenti hanno risposto ai richiami di “Fuori! Fuori!” che provenivano da via Matteotti con applausi e risposte agli slogan, non uscendo però dall’edificio. Il corteo degli studenti dell’Isis a quel punto ha però di fatto bloccato il traffico nel cuore di Monfalcone. Prima via Matteotti e poi via Fratelli Rosselli. All’altezza della piazza i ragazzi, a quel punto preceduti e seguiti da polizia, carabinieri e polizia municipale, sono stati fermati nuovamente dal vicequestore e responsabile del commissariato di Monfalcone, Andrea Locati, che ha cercato di spiegare come, non avendo chiesto l’autorizzazione per la manifestazione, tutti i partecipanti si trovassero fuori dalla legalità per un comportamento passibile di denuncia penale. «Qua ci parlano di legalità, eppure le istituzioni sono le prime a prendere iniziative anticostituzionali – ha detto una rappresentante degli studenti, a quel punto radunati in piazza -. La Regione vuole tagliare nel bilancio del prossimo anno oltre il 40% dei fondi destinati alle scuole pubbliche, ma non i milioni di euro che in un modo o nell’altro vanno a vantaggio di quelle private». E meno soldi potrebbe significare meno libri in comodato, hanno detto i ragazzi ieri, niente sostegno dalla Provincia per i trasporti, l’azzeramento del fondo per l’incremento dell’offerta formativa. «Le scuole al pomeriggio dovrebbero essere aperte, ma questo non accade, anche se a stabilirlo è una legge», ha detto un altro dei rappresentanti. I ragazzi hanno quindi scandito più volte “Tutti insieme famo paura”, in una piazza sempre più bagnata dalla pioggia e dove a raggiera erano disposti almeno sei mezzi delle forze dell’ordine. Dopo un ultimo confronto con il vicequestore, i ragazzi, che nel frattempo si erano radunati sotto la loggia del municipio per evitare l’acquazzone in corso, hanno sciolto la manifestazione attorno alle 12.30, lasciando il centro. Resta ora da vedere se e quali conseguenze avrà l’iniziativa per gli studenti.
Marzo 17th, 2017 — Ultime
Oggi, 6. dicembre alle 17:00 in piazza Tito a Koper/Capodistria una nuova protesta (così su Facebook e sui giornali)
Oggi nuovamente anche una protesta a Kranj.
Ieri a Lubiana una protesta degli studenti di fronte alla facolta di lettere – circa 500 persone. Oggi una protesta studentesca a Lubiana sulla piazza del Congresso.
Ieri, a Lubiana come a Maribor la prima “assemblea” di differenti realtà, gruppi e individui (a maribor quasi 100 persone), si sta aprendo uno spazio di idee sul come andare avanti dopo la dimissione di tutti i politici.
Ieri sera i media hanno riportato che oggi il sindaco di Maribor darà le dimissioni dalla funzione di sindaco. Ma per il momento nulla di concreto. La reazione generale della gente è che solo questa dimissione non vuole dire ancora nulla – perchè se ne dovrebbe andare anche dalla funzione di consigliere nel consiglio di stato (il senato sloveno). E dovrebbero dare le dimissioni tutti i cons
iglieri comunali …
La prossima manifestazione a Maribor è indetta per il 14 dicembre.
Per il 21 dicembre invece manifestazione generale in tutta la Slovenia
La situazione in Slovenia sta crescendo
Oggi (3 dicembre) manifestazioni in 6 città tutte finite in modo pacifico tranne quella a Maribor:
Ravne na Koroškem 500 persone
Ptuj 600 persone
Trbovlje 400 persone
Celje piu di 3000 persone
Lubiana intorno alle 5.000 persone, come riportano le/i compagni/e un’energia mai vista prima. La manifestazione è andata in tutto il centro città con compagne/i alla testa del cordone. I media riportano di due detenuti – tra loro nessun/a compagna/o.
Maribor 20.000 persone una manifestazione mai vista a Maribor che per le prime due ore è sfilata con musica, dichiarazioni … pacificamente. Poi esattamente alle 19:00 (quando inizia la trasmissione diretta per il telegiornale scoppia la lotta fra un gruppo di manifestanti e la polizia. Una coincidenza? Il dubbio rimane. Ma questa volta la polizia ha usato il gas in modo più “diretto” – contro i gruppi in prima linea. La maggior parte dei manifestanti incomincia ad andarsene, giovani infuriati incominciano a raggrupparsi. Gli scontri fra i gruppi (la maggiorparte di giovani) e la polizia va avanti ancora adesso 23:00. Bruciati due radar della compagni privata, vetri rotti, cassonetti bruciati e più di 120 detenuti per il momento e 6 poliziotti al ospedale. Il grido rimane lo stesso “che se ne vadano tutti” e come primo il sindaco di Maribor, poi i consiglieri del comune e poi il governo ….
La differenza fra Lubiana e Maribor sembra ovvia – venerdì a Lubiana gli scontri sono scoppiati per via di un gruppo neonazista, e sembra più uno scenario gia visto a Belgrado al tempo di Miloševič. A Maribor invece sembra una ribellione di giovani come quella vista in Grecia o forse anche in Francia. Se a Lubiana i giovani hanno ancora un futuro nella propria città, per i giovani a Maribor questo futuro è disoccupazione e povertà. Tra i detenuti anche a Maribor nessun/a compagno/a.
saldud y Gotofi so fsi!
REPORT 30 novembre e 1 dicembre DA UN COMPAGNO SLOVENO
Il 30 novembre, venerdì, si sono svolte proteste simultaneamente in 7 città Slovene: Novo mesto, Nova Gorica, Koper/Capodistria, Velenje, Ajdovščina, Trbovlje e Lubiana.
In tutte le città (tranne Lubiana) tra 200 e 700 persone a protestare, con poca polizia e senza conflito diretto tra polizia e manifestanti.
A Lubiana c’erano piu di 10.000 persone e varie centinaia di poliziotti in pieno equipaggiamento. Dopo piu di un’ora di manifestazione pacifica sulla piazza del congresso la gente è andata di fronte al parlamento. Un grupo ben organizzato di una 30 di neonazisti (la maggiorparte parte del gruppo di neonazi autonomi di Lubiana), formati in blocco con insegne neonazi, hanno incominciato a bruciare torce e scandire slogan. La polizia gli ha lasciati passare sulla piazza della rivoluzione (di fronte al parlamento) dove i neonazi sono andati direttamente verso il blocco anarchico. I neonazi hanno incominciato a provocare, buttando petardi e sassi sulla gente. Gli anarchici e moltissimi altri hanno incominciato a gridare “fascisti” e per non diventare vittime del gioco neonazi della provocazione i/le compagni/e anarchiche/i si sono sparsi e il blocco anarchico (il piu visibile nell’ intera manifestazione) si è dissolto. Dopodichè i neonazi si sono scontrati con la polizia e come è successo a Maribor lunedi 26. novembre la gente ha incominciato a ritirarsi, la polizia ha usato i lacrimogeni e per la prima volta nella storia anche i cannoni ad acqua. Gli scontri fra polizia, neonazi e anche gente comune sono andati avanti per qualche ora. Il bilancio è di piu di 30 arrestati – tutti rilaciati il giorno dopo tranne tre che restano reclusi per attacco a pubblico ufficiale.
alcune foto delle proteste:
Ieri, domenica, 1. dicembre si e svolta la protesta a Krško – intorno alle 300 persone e un gruppo di compagni/e anarchici di quella regione.
oggi, lunedi 3. dicembre proteste in cinque città: Lubiana, Maribor, Celj, Ptuju e Ravne na Koroškem. Tutte indette per le 16:00 o 16:30.
La piu grande sarà sicuramente quella a Maribor – il III. leventamento di Maribor (come la chiama la gente).
domani, martedi 4. dicembre – per il momento le proteste sono indette a Jesenice e a Brežice.
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da Il Piccolo 28 novembre 2012
Slovenia, dilaga la rivolta sociale nelle piazze
La protesta per la crisi economica si espande in tutto il Paese. Dopo Maribor e Lubiana manifestazioni previste anche a Postumia e Capodistria
La rivolta di piazza si espande in Slovenia a macchia di leoprado. Dopo gli scontri di Maribor a scendere nelle strade è stata la capitale Lubiana. Per proteggere il palazzo del Parlamento e quello del governo la polizia ha schierato un cordone di poliziotti in assetto anti-sommossa. Il motto dei manifestanti è “Gotof je” (è finito) che rieccheggia quello scandito nelle strade di Belgrado al momento della cattura di Milosevic e la sua consegna al Tribunale dell’Aja. Altre manifestazioni di piazza sono attese ancora a Lubiana, venerdì, e a Postumia, Capodistria, Murska Sobota, Novo Mesto e Kranj.
da Il Piccolo 1 dicembre 2012 — pagina 13 sezione: Attualità
Slovenia alle urne, ma è rivolta di piazza
di Mauro Manzin TRIESTE Un ordinario venerdì di protesta. La Slovenia è scesa di nuovo in piazza a Lubiana, Velenje, Novo Mesto, Capodistria, Nova Gorica e Trbovlje. Per urlare la sua rabbia contro una classe politica corrotta e incapace. E domani si vota per il ballottaggio delle presidenziali. Danilo Türk, uscente, contro Borut Pahor. Entrambi nel mirino degli arrabbiati del movimento “Gotof je” (è finito) simbolo della ribellione al sistema. A questo punto viene da chiedersi quale sarà l’affluenza alle urne e soprattutto se le operazioni si svolgeranno senza incidenti. Ieri pomeriggio la capitale Lubiana era in stato di assedio con i poliziotti in assetto anti-sommossa che presidiavano i palazzi del governo, della presidenza della Repubblica e del Parlamento. Parlamento che dopo una riunione mattutina del presidente Gregor Virant con i capigruppo ha sospeso la seduta in calendario per ieri pomeriggio e che aveva all’ordine del giorno proprio il mare di proteste che sta sommergendo il Paese. La polizia aveva avvertito i deputati che hanno l’ufficio sulla Šubi›eva cesta che divide il palazzo del Parlamento dal Trg Republike di non occupare, per motivi di sicurezza, la propria stanza. I due candidati al ballottaggio hanno espresso pareri diversi sulle proteste. Pahor ha invitato i manifestanti a non lasciarsi manipolare dai provocatori mentre Türk ha polemizzato per l’ennesima volta con il premier Janez Janša reo, a sua detta, di spaventare il Paese. Sta di fatto che nelle scorse ore si è parlato di un possibile impiego dell’Esercito nelle strade delle città slovene per garantire l’ordine, ma, per ora, nulla si muove in questo senso. In questa temperie non certo idilliaca gli ultimissimi sondaggi parlano di una netta vittoria di Borut Pahor su Danilo Türk (60 a 40) etichettato quest’ultimo come uomo delle istituzioni e garante, in un certo senso, dello status quo che la rabbia di piazza vorrebbe demolire. Pahor poi godrà dell’appoggio dell’elettorato di centrodestra che Türk non può vedere neanche in fotografia. Ma l’interrogativo chiave resta quanti andranno a votare perché avere un presidente eletto dal 30% degli aventi diritto sarebbe un capo dello Stato decisamente poco legittimato. L’impressione è che la Slovenia è alla resa dei conti. Ieri i manifestanti (oltre 10mila a Lubiana) avevano tra le mani i garofani simbolo di una “rivoluzione” non violenta. C’erano pensionati, studenti e famiglie con i bambini in carrozzina anche se in serata, davanti al Parlamento, si sono però aggiunti alcuni incapucciati sospettati di appartenere a un gruppo neonazista che hanno lanciato petardi ma sono stati subito dispersi dalla polizia (alcuni anche fermati) i cui agenti, peraltro, cominciano a fraternizzare con i manifestanti loro che non portano a casa più di 650 euro al mese e che sono stati i primi a subire i tagli del rigore governativo anti-crisi. E ieri hanno ricevuto i garofani dalle mani dei manifestanti. Ma anche sanpietrini e bottiglie in faccia dalle solite frange violente. Sono volati gli sfollagente e in piazza è scoppiato il caos tra il nacio di gas lacrimogeno e con le sirene delle ambulanze che squarciavano la notte lubianese. Intanto i sindacati del pubblico impiego hanno abbandonato il tavolo della trattativa con il governo per un ulteriore abbassamento degli stipendi e hanno preannunciato un nuovo sciopero generale. Insomma la situazione è bollente. Anche perché gli “arrabbiati” se la prendono anche con i giudici e i sindacalisti additati assieme ai politici di essere la causa dell’attuale catastrofe socio-economica. La protesta non ha, per ora una matrice politica. «Non siamo né di sinistra, né di destra, siamo solo i truffati» gridavano ieri in Kongresni trg a Lubiana. Il tam tam viene lanciato da Facebook e puntualmente la piazza risponde.
REPORT 29 novembre
oggi (giovedì 29 novembre) alle 16:00 e fino alle 20:00 più di mille persone hanno protestato a Kranj, fra loro anche compagni/e anarchici/e. Questa volta la polizia non ha reagito anche se alcuni hanno provato a entrare nello stabilimento del comune di Kranj e hanno distrutto un paio di vetri.
Il sindacato della polizia si è espresso a favore dei manifestanti ma hanno detto che per il momento deve eseguire gli ordini e che anche se capiscono la gente non possono togliere gli elmetti e andare a manifestare fra la gente. Anche se cosi scrivono i media, questo è gia successo anche a Maribor, dove 50 poliziotti lunedì scorso hanno deciso di non andare a lavoro per non essere sul lato opposto dei manifestanti. Cosi pare anche oggi a Kranj dove c’erano pochissimi poliziotti, dalle foto nessuno in tenuta antisommossa e perfino alcuni con fiori al petto – come simbolo di solidarietà con la gente in protesta.
Il capo di stato maggiore che era martedì alla riunione con il primo ministro ha detto che i militari non ci pensano nemmeno ad andare sulle strade contro i manifestanti. E ha perfino detto che il capo di governo dovrebbe conoscere le leggi slovene che proibiscono all’esercito un intervento del genere (più o meno queste sono le parole del capo di stato maggiore). E poi che per quanto riguarda loro (i militari) la situazione non è per niente più grave di quello che era tempo fa.
Sembra che un po’ tutti si stiano rendendo conto che con quello che è successo a Maribor si e aperto il vaso di Pandora. E provano a calmare la gente (tranne il primo ministro che non ha ancora detto una parola, e il ministro degli interni che sarebbe meglio per tutti se tacesse, perchè in ogni frase butta benzina sul fuoco).
Perfino i media stanno cambiando tono – se prima una finestra rotta era abbastanza per dire che la manifestazione era violenta, oggi hanno usato termini come – solo due vetri rotti e la manifestazione era pacifica durante tutto il tempo.
Per domani (venerdì, 30. novembre) sono indette tre manifestazioni:
Lubiana alle 16:00 in piazza del Congresso – vicino al parlamento
Koper alle 17:00 in fronte alla Taverna (centro città)
Nova Gorica alle 18:00 in centro città (Bevkov trg)
Nei prossimi giorni ancora proteste a Celje, Murska Sobota e lunedì nuovamente a Maribor alle 16:30 in piazza Liberta (trg Svobode).
que se vayan todos!
Marzo 17th, 2017 — Notizie flash