RIGASSIFICATORE: continuano le mobilitazioni (agg.10 dic.)

rigassificatore_protesta_28.11.12

Nonostante la forte pioggia – diventata poi un vero e proprio nubifragio – varie centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione di mercoledì 27 novembre in piazza Unità sotto il comune per protestare contro il vergognoso via libera dato dagli uffici della regione al rigassificatore di Zaule. L’iniziativa era stata indetta per via della presenza in comune del presidente Tondo che ha tenuto un incontro con la giunta comunale sul tema dell’occupazione. Vi erano presenti le realtà più diverse: associazioni ambientaliste, comitati, partiti di sinistra, indipendentisti, aree di movimento e anche un gruppetto di fascisti del partito di Bandelli con i tricolori. Erano presenti anche alcuni NOTAV con un volantinaggio e uno striscione.

 

LUNEDI’ 10 ALLE 19 IN P.UNITA CORTEO

CONTRO L’ARRIVO DEL MINISTRO CLINI

Va detto che la presenza più massiccia, organizzata e rumorosa era sicuramente quella del Movimento Trieste Libera (formazione politica qualunquista che rivendica il territorio libero di Trieste – TLT) che ha decisamente caratterizzato la piazza con i suoi slogan che spesso non c’entravano con la questione di per sè, e la cosa non è piaciuta a tanti. In ogni caso è stato un momento di piazza molto riuscito e la rabbia era palpabile nonostante non vi siano stati incidenti o veri momenti di tensione.

Intanto in aula il presidente della regione Renzo Tondo illustrava i “benefici” dell’impianto Gnl. Infatti la regione sta cercando in tutti i modi di dare il via libero definitivo alla costruzione dell’impianto, con la contrarietà di comune e provincia ma con la benedizione del governo, a partire dal ministro dell’ambiente Clini. Lo stesso Clini sarà presente a Trieste – per un dibattito sulla crisi con lo stesso presidente Tondo – lunedì 10 dicembre. L’invito è quello di fargli sapere in modo chiaro la contrarietà della città alla costruzione di qualunque rigassificatore e di qualunque linea ad alta velocità.

Sabato 1 dicembre si è svolta una nuova manifestazione in centro città a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone. Questa volta vi erano un bel po’ di politici-sciacalli del PD. Per fortuna una piccola presenza dei NOTAV con striscione e bandiere non è mancata. Finalmente, dopo lunghi anni di mobilitazioni a rilento, la questione è venuta a galla in modo dirompente, e anche se non mancano le presenze ambigue e i soliti sciacalli, sarà importante essere presenti alle prossime mobilitazioni in modo attivo, contro la devastazione ambientale e contro le decisioni imposte dall’alto, per la difesa del territorio e l’autogestione.

Redts (questo report apparirà su Umanità Nova di questa settimana)

 

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Sulle ragioni del NO al rigassificatore rimandiamo a questi due articoli:

GNL saponette e dentifrici

 

http://www.triesteallnews.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3153:rigassificatore-la-parola-allesperto-ce-il-rischio-di-raffreddare-e-sterilizzare-lintera-baia&catid=10,13&Itemid=107

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Dal Piccolo

GIOVEDÌ, 29 NOVEMBRE 2012

Esplode la contestazione In 600 contro il Palazzo

Prima che l’acquazzone raffreddasse gli animi e facesse scappare la folla, la tensione aveva rischiato di culminare in uno scontro con la polizia

di Laura Tonero La pioggia scrosciante alla fine ha contribuito ieri sera a raffreddare gli animi e a far sfollare i circa seicento manifestanti che, arroccati sotto il Municipio, hanno urlato tutta la loro contrarietà al progetto del rigassificatore. Tensione altissima, bastava solo una scintilla a far scoppiare uno scontro con le forze dell’ordine schierate a protezione del Municipio. Ma alla fine l’intervento al megafono di Roberto Giurastante, rappresentante di Greenaction Transnational, ha scongiurato il peggio. «Azioni di violenza finirebbero per sminuire il vero significato di questa manifestazione», ha urlato ai manifestanti che circondavano l’entrata del Comune. «Arretriamo, arretriamo». E chi protestava ha fatto retromarcia. Il maltempo ha provveduto poi a svuotare in fretta piazza Unità «Un no a tutto Tondo», si leggeva su uno degli striscioni srotolati da appartenenti a associazioni ambientaliste come il Wwf e Greenaction Transnational, al Movimento Trieste Libera e Tlt, alla Casa delle Culture ma anche all’Unicef e ad alcuni partiti di maggioranza in Consiglio Comunale. A far eco, slogan come «Trieste libera, via dal Friuli e no a Gas Natural». E parole poco gentili nei confronti delle istituzioni locali, del governatore della Regione, del sindaco e del presidente della Provincia. Cori da stadio, bandiere, fischi e anche qualche forcone per sottolineare come «di fronte a questa vergogna possiamo solo garantire – hanno dichiarato i manifestanti – che non accetteremo mai un progetto imposto con uno stravolgimento dei verbali». «Sono stati calpestati i diritti della popolazione», hanno urlato le centinaia di persone in piazza picchiando pentole e tamburi. «Alpe Adria Green oggi prenderà parte ad una conferenza ambientalista oltre confine e chiederà alla Slovenia di presentare entro Natale la denuncia già redatta per violazione alle procedure di impatto ambientale e di via», hanno rivelato i rappresentanti di Aag. Pochi minuti dopo le 17, in concomitanza con l’inizio della seduta del Consiglio comunale, un nutrito gruppo di manifestanti ha tentato di salire al secondo piano del Municipio. Tra loro anche alcuni dei ragazzi che hanno partecipato agli scontri dieci giorni fa davanti alla Prefettura. L’aula si è rimepita in fretta, non c’era posto per tutti. E chi è rimasto fuori, ha fatto sentire tutta la sua rabbia. «Sono una cittadina italiana – ha urlato a squarciagola Daniela Manzato, una manifestante – ho diritto a partecipare a questa discussione ma non mi lasciano entrare». Intorno alle 18 alcuni cittadini che stavano assistendo al consiglio comunale, hanno informato i manifestanti che nella sala del Consiglio l’argomento del giorno non era il rigassificatore. In quel momento si parlava dei lavoratori della Sertubi. «Il progetto del rigassificatore – ha sottolineato Giurastante – è strettamente collegato alle prospettive lavorative di questa città. Porterebbe solo 60 posti di lavoro mentre uno sviluppo dell’attività portuale darebbe da mangiare a migliaia di famiglie». La Casa delle Culture ha poi invitato i manifestanti a partecipare all’iniziativa di protesta che intendono organizzare «in concomitanza – hanno annunciato – con l’incontro, previsto per il 18 dicembre prossimo, tra il sindaco Roberto Cosolini e il ministro all’ambiente Corrado Clini. «Siamo stufi di assistere a messinscene, – hanno dichiarato in manifestanti – Comune e Provincia dovrebbero vergognarsi di aver accettato a testa bassa il diktat imposto dalla Regione»

«Gnl, pronto al dialogo»

Tondo in Comune: «Dovevamo parlare di disoccupati. Sdemanializzare Porto Vecchio

di Piero Rauber
Non è ancora finita, la partita del rigassificatore. «Sono pronto al dialogo, la giunta regionale non si è ancora espressa, siamo qui… discutiamone». Firmato Renzo Tondo mentre abbandona il Municipio al termine di un “Gran Consiglio” che fa rima con grande equivoco. Nella serata in cui il Consiglio comunale ospita in via straordinaria il governatore, una voragine separa le aspettative di chi è sceso in piazza (e di chi è riuscito a infilarsi in aula tra il pubblico) e i propositi di chi è invece venuto lì per essere “audito”. L’ordine del giorno vuole Renzo Tondo (oltre che la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat) lì per parlare con Roberto Cosolini dell’emergenza lavoro in questa città. Il grosso dei presenti, però, e non solo tra il pubblico in aula ma anche tra i consiglieri, lo aspettano al varco per vomitargli tutta la loro indignazione per quell’Aia rilasciata in sede di Conferenza dei servizi dai tecnici della Regione. Tondo mette le mani avanti: sono qui per altro. Ma alla fine non se ne può sottrarre. E così, sul tema, esterna a spizzichi. La cronaca del suo pomeriggio in Municipio comincia prima dell’orario programmato delle 17. Imbocca la porta di Palazzo Cheba per un vis-à-vis riservato con Cosolini («Non mi sono nascosto dalla folla, sono salito in anticipo per parlare col sindaco», dichiarerà a posteriori). E a chi gli chiede conto dell’assedio di piazza risponde: sono qualche centinaio, a Trieste vivono in più di 200mila. Morale: «Non credo rappresentino tutta la città». E qui par di sentire la “maggioranza silenziosa” tanto cara a Illy. Tant’è. Inizia il Consiglio comunale. Parlano il presidente dell’aula Iztok Furlanic (che in seguito ordinerà a due vigili di scortare fuori un cittadino-spettatore troppo loquace…), il capogruppo della Lega Maurizio Ferrara (primo promotore del “Gran Consiglio”), il sindaco Cosolini e la presidente Bassa Poropat. Salta la corrente, l’aula resta al buio. Meglio: i cori di piazza si sentono. E imbarazzano. Si riprende. Attacca Tondo: «Ascolto i fischi, legittimi in democrazia. Un amministratore deve ascoltare. Credo però sarebbe stato più corretto, non nei miei confronti, ma dei lavoratori di Sertubi, Alcatel, Duke e di tutte le altre realtà in crisi, se questa seduta fosse stata dedicata anche come attenzione mediatica solo ai loro problemi, come richiesto dalla mozione». Protesta lecita ma scorretta, insomma, secondo il governatore. Che poi – incalzato dalle repliche dei consiglieri – controreplica in tre direzioni. La prima riporta sui binari dell’emergenza lavoro: «Mi piacerebbe dire che Trieste soffre di più perché se così fosse le altre realtà soffrirebbero meno e io avrei tempo di concentrarmi su Trieste. Ma non è così. La crisi più forte non è né qui né nella mia Carnia, ma a Pordenone. Le risposte che possiamo dare sono ammortizzatori sociali, lavori socialmente utili, sostegno alle imprese». La seconda, dietro solleciti, diventa una clamorosa presa di posizione in “casa Camber”: «Anch’io sono convinto come te – dice Tondo guardando in faccia Cosolini – che il Porto Vecchio debba essere sdemanializzato poiché rappresenta un pezzo di futuro di questa città». È un recupero di sintonia tra sindaco e governatore dopo che, per 24 ore, sono volati coltelli sotto forma di missive a distanza: «Mi chiedo – scrive Tondo in una diffusa poco prima di salire in Comune – dove e quando la Serracchiani abbia mai espresso, attraverso atti concreti, in questi oltre due anni da europarlamentare, la sua contrarietà al rigassificatore. Scoprirsi oggi così ferocemente contraria sulle ali della campagna elettorale fa parte della sua strategia: quella di parlare senza sapere, o meglio facendo finta di non sapere. Prima di accusare il sottoscritto di incoerenza dovrebbe guardare a casa propria, quando all’epoca in cui furono prese le decisioni che oggi ci vincolano, gli ex assessori regionali del suo partito, Sonego e Cosolini, procedevano con atti ufficiali nella direzione del rigassificatore». E la terza direzion è sempre quella: il rigassificatore. «Siamo pronti a fare il nostro dovere e a ragionare con le comunità locali». Si sono fatte le sette passate. Tondo ammette di essere già in ritardo sull’agenda di giornata, si congeda e lascia in pasto ai consiglieri i suoi assessori alle Finanze, Sandra Savino, e al Lavoro, Angela Brandi. Molti interventi sono in sospeso. «Ringrazio il presidente, che ci lascia con le due bandanti. Ora ritiro il cartellino e vado a casa», gonfia il petto Franco Bandelli, lui che è un altro candidato governatore. Un competitor di Tondo, dunque.

 

Da triesteallnews.it

In mille sotto il Municipio e sotto la pioggia per contestare Tondo e il rigassificatore

CRONACA Ecco il video dei manifestanti che hanno accompagnato l’intervento del presidente della Regione con fischi e slogan

 

28.11.2012 | 20.22 – La pioggia battente non ha fermato i tanti triestini – almeno mille -che oggi si sono radunati sotto il municipio per protestare contro la realizzazione del rigassificatore di Zaule (la foto è di Ketty Coslovich).

Solo una cinquantina di cittadini ha potuto infatti assistere dal vivo ai lavori del Consiglio comunale e ascoltare le parole dell’ospite speciale della seduta dedicata alla crisi economica: il presidente della Regione Renzo Tondo, da sempre a favore dell’impianto.

Armati di fischietti, i manifestanti hanno fatto da costante sottofondo agli interventi che si sono avvicendati nell’aula di piazza Unità come si vede nel bel video di Fulvio Covalero pubblicato su YouTube.

“Ascolto i fischi di chi legittimamente protesta per un tema importante – ha detto Tondo -. Anche se non è l’oggetto del dibattito previsto per oggi, raccoglierò le proteste della piazza perché un’amministratore deve saper ascoltare. Sarebbe stato più corretto però – ha aggiunto il presidente della Regione – dedicare questa seduta alle proposte per combattere la crisi che sta vivendo il mondo del lavoro. Soprattutto nei confronti dei lavoratori della Sertubi, della Duke, del settore edilizio e di tutti le altre realtà che stanno vivendo una grave crisi”.  

Durante il suo intervento ha ribadito ancora una volta la sua linea difensiva: “La mia giunta non ha prodotto neanche un atto sul tema del rigassificatore”. Linea che non ha convinto i consiglieri comunali che “per troppo tempo hanno atteso il confronto con Tondo” come ha ricordato Paolo Menis del Movimento 5 stelle.

Attimi di tensione in Aula quando un cittadino ha contestato urlando il presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. Al punto che la seduta è stata sospesa per una manciata di minuti e il contestatore accompagnato alla porta dai vigili (la prima foto qui sotto è di Elisabetta Batic, le altre sono ancora di Ketty Coslovich).

 

 

Da Labora.la

Rigassificatore, la protesta è appena cominciata

di Luciano Santin

Piazza Unità non è gremita come nell’autunno 1954. Ma la fungaia di ombrelli sotto Palazzo Cheba non sfigura. Completamente diverso, invece, il clima umano: delusione, amarezza, rabbia contro l’ennesimo schiaffo inferto alla “caralcuore”, quello del terminal di rigassificazione.

Grida contro Roma, la folla, ma ancora di più contro una Regione che ha scelto di trasformare d’amblé in favorevoli i pareri contrari di Comune e Provincia.

La manifestazione spontanea lanciata dal Comitato per la salvaguardia del golfo e dal neonato “Trieste Gasata” – con la pronta adesione di molte associazioni ambientaliste e non – sfida la pioggia battente e si sfoga contro il governatore Renzo Tondo (che si infila alla chetichella nel municipio, per partecipare ad un incontro sull’occupazione nell’area giuliana). A ingiuriarlo ci sono anche parecchi elettori pentiti, addirittura qualche ex fedelissimo che l’aveva assistito, qui, nella scorsa campagna elettorale.

Nel 2007 l’albergatore venuto da Tolmezzo aveva infatti sfidato Riccardo Illy giocando le sue carte, in città, proprio sul rigassificatore. Proclamatosi garante dei triestini, una volta diventato presidente, ha cambiato del tutto il suo atteggiamento. Pressing sul ministro Passera per confermare la volontà di una realizzazione il più possibile veloce dell’impianto, e promesse sperticate agli industriali del Friuli: il rigassificatore si farà, anche se questo dovesse costare qualcosa in termini di consenso.

L’ultimo atto, l’unanimità tecnica di Regione, Comune e Provincia inventata di sana pianta, una violenza a Trieste consumata con la giustificazione del “lei ci stava”, fa schiumare la piazza.

E la dichiarazione di fronte ai microfoni Rai (che arriva riferita), non migliora le cose: «La Regione non ha adottato alcun atto formale. La protesta è prematura».

«Pilato non avrebbe saputo fare meglio», si commenta sotto gli scrosci. «Certo, meglio aspettare che arrivi la prima gasiera».

La platea risulta variegatissima per età, estrazione ed atteggiamento. Si parte dagli ultrà che scandiscono  invettive feroci e irripetibili, fino ai padri e alle madri di famiglia venuti a testimoniare in silenzio. Non sono proprio in grado di associarsi ma, vista la gravità del momento, sembrano tollerare di buon grado il deragliamento dalle norme del bon ton.

Una personale ricognizione permette di scoprire presenze impensate, segno che qualcosa sta covando, sotto la cenere di Trieste.

Si fa avanti un drappello agguerrito, e nell’acquivento sventola un vessillo inatteso: aquila dorata in campo azzurro vivo. E’ il bandierone dei “forconi” che lottano per difendere il Friuli rurale dagli scempi urbanistici progettati dalla giunta regionale, tempestivi nell’associarsi alla protesta giuliana. «Tondo non è degno di dirsi friulano e di rappresentare la Piccola Patria», proclamano, applauditissimi da tutti.

Rullano i tamburi, trillano i fischietti, crepitano le raganelle, risuonano le casseruole percosse con i mestoli, echeggiano persino i megafoni da stadio. I fumogeni rossi accesi da quelli di “Trieste libera”, che rivogliono il TLT, mandano il loro riverbero sino nell’aula consiliare. Politici in giro, molto pochi, solo gli affidabilissimi (non apriamo una parentesi qui su chi siano, ma ritorneremo a breve sul tema). Malgrado il partito si sia associato in extremis alla manifestazione, la comparsa del segretario provinciale Pd Francesco Russo dura pochissimo: pochi giorni fa avrebbe detto che il rigassificatore, in fondo, non è mica la fine del mondo. Lo racconta un sedicente testimone, disposto a procurare conferme.

Si continua con le recriminazioni, le chiacchiere, qualche coro di dileggio. Circolano voci incontrollate e forse incontrollabili (però ci si potrebbe provare, a verificarle): Roma preme su Lubiana per uno scambio alla pari: lasciateci in pace sul rigassificatore di Zaule e noi vi diamo luce verde sulla tratta Capodistria-Divaccia. Tanto come scalo Trieste all’Italia non serve, meglio farne un luogo di stoccaggio per prodotti chimici, idrocarburi, gas et similia. Il porto, già, il porto, butta là un esperto di brokeraggi, avete idea dei rincari nei premi assicurativi delle navi, se arriva il terminal?

C’è abbastanza carne da far sfrigolare sulla fiamma della contestazione, e per nutrire altra gente, domani. Roba da sottoporre all’attenzione dei politici, quando verranno a chiederci il voto per gli scranni regionali o romani.

Lentamente l’assembramento si diluisce, gli ultimi irriducibili arrotolano striscioni e bandiere, lanciano un estremo sguardo in tralice ai finestroni del Municipio.

Tondo è ancora lassù, forse. O magari ha trovato una via d’uscita nascosta, con la complicità degli amministratori.

La protesta è finita.

No la protesta è appena cominciata.