Entries from Marzo 2017 ↓

PORDENONE: rassegna stampa sul presidio antifa

Dal Messaggero veneto dell’01/12/13

Piazza Risorgimento «sia la piazza delle culture antifasciste»

Un anno dopo la manifestazione contro la sfilata di estrema destra, il “Coordinamento antifascista – antirazzista pordenonese” è tornato in piazza, manifestando a favore di immigrati e lavoratori,…

 

Un anno dopo la manifestazione contro la sfilata di estrema destra, il “Coordinamento antifascista – antirazzista pordenonese” è tornato in piazza, manifestando a favore di immigrati e lavoratori, precari e disoccupati, denunciando le «derive razziste, xenofobe e sessiste» presenti nella politica e nella società, chiedendo la chiusura dei centri di identificazione ed espulsione (Cie), la salvaguardia del lavoro alla Zanussi di Porcia, all’Ideal Standard e in tutte le realtà produttive.

Freddo e tramontana non hanno scoraggiato oltre cento manifestanti italiani e stranieri che, riscaldati dalla passione politica, oltre che da tè caldo, vin brulè e musica, hanno ascoltato gli interventi dei militanti del coordinamento antifascista – antirazzista, del collettivo Vittorio Arrigoni per gli studenti delle scuole superiori della città, dell’associazione immigrati, di libertari, anarchici, di Rifondazione comunista, di antifascisti dell’Anpi e della Fiom.

Gianluca Giannetto e Stefano Raspa hanno sottolineato l’attualità dei valori della lotta partigiana di liberazione che oggi vivono nella militanza per una società democratica, multi culturale e interetnica. Da ciò la decisione di ribattezzare Piazza Risorgimento in Piazza delle Culture antifasciste. «Non basta rifare l’arredo urbano, dove si sono svolte diverse retate contro gli extracomunitari – ha sostenuto Stefano Raspa – bisogna anche rendere il luogo accogliente, farlo vivere in modo armonioso, con l’incontro fra culture diverse nel segno della fratellanza umana». Particolarmente applauditi gli interventi di Gabriel Tshimanga dell’associazione immigrati e Walter Zoncolan della Fiom – Cgil. Elena Beltrame ha ricordato infine, a un anno dalla morte, Mario Bettoli, comandante partigiano, presidente di Anpi e Casa del popolo.

Sigfrido Cescut

Lettera dal carcere di Torino

Abbiamo pensato ad una battitura solidale radiofonica

che verrà fatta mercoledì 4/12 alle 16.00

da radio onde furlane e in contemporanea

da radio black out e radio onda rossa e forse qualcun’altra.

 

Questa lettera arriva dalla seconda sezione Nuovi Giunti femmile del carcere delle Vallete. Racconta le condizioni a cui sono costrette queste detenute e un episodio drammatico che hanno vissuto, censurato dall’amministrazione penitenziaria. Con coraggio e collettivamente propongono un momento di lotta il 4 dicembre, a cui è doveroso dare voce. E’ importante diffonderla il più possibile tra gli uomini e le donne detenute in altre strutture carcerarie.
A margine della lettera viene specificato che la loro protesta non è per chiedere l’amnistia o l’indulto, ma per ottenere qualcosa di molto più vicino alle loro necessità e potenzialità di auto-organizzazione: lottare per la propria dignità e contro la quotidianità assassina che sono costrette a subire.

 

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‘Onore al capitano’, così la satira anonima sbeffeggia i neonazisti

da L’Espresso

Alcune strade di Trieste, qualche giorno fa, sono state tappezzate di manifesti anonimi con un’aquila ineggianti a un misterioso ‘capitano’. Probabilmente un omaggio dell’estrema destra locale a Priebke. E pronta è arrivata la risposta, altrettanto anonima, di un gruppo antifascista, immediatamente condivisa su Facebook. E così, grazie a colla e pennello, il misterioso capitano cui si ineggia, ha preso via via le fattezze di celeberrimi capitani dell’immaginario contemporaneo, dai Simpson, alla cronaca. Eccoli

Gli originali sulla pagina facebook Viva l’A

CIE DI GRADISCA: il governo prende tempo sui CIE

da Il Piccolo del 03 dicembre 2013

Sel e Lega incalzano sul Cie. Ma il governo prende tempo

 
GRADISCA Alla fine è stato un nulla di fatto. Sulla situazione dei Cie, compreso quello di Gradisca, il governo si è riservato di rispondere più avanti. E dire che quella di ieri avrebbe dovuto essere una giornata importante sul fronte dell’immigrazione: alla Camera era in programma la presentazione delle mozioni che riguardano i Centri identificazione ed espulsione e, più in generale, l’attuale apparato normativo sui migranti. I deputati hanno potuto presentare le proprie riflessioni, ma le mozioni saranno discusse e votate successivamente. Fra queste quella del Sel, intervenuto con due parlamentari: l’onorevole friulana Serena Pellegrino e Nicola Fratoianni, che si sono espressi per il totale superamento della Bossi-Fini. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il collega Paolo Beni (Pd), mentre a difendere l’attuale normativa e più in generale i Cie è stato Cristian Invernizzi, deputato della Lega Nord. Nel suo intervento, Pellegrino ha ricordato la situazione del centro di Gradisca. «In questi mesi – ha affermato – ho potuto verificare la situazione drammatica e insostenibile dei Cie, gironi infernali della dignità umana: la dimostrazione del fallimento normativo, organizzativo e gestionale della politica dell’immigrazione in Italia. La detenzione amministrativa è un limbo giuridico che non risolve il problema dell’identificazione e dei rimpatri. Vanno agevolate – ha proseguito – le procedure di identificazione durante il periodo di detenzione in carcere. I Cie sono un limbo caratterizzato dalla negazione dei diritti, anche fondamentali, nel quale i trattenuti vivono sino a 18 mesi dopo avere già scontato una pena in carcere, a volte senza che siano rispettate le minime norme igienico-sanitarie. Le misure di sicurezza messe in atto dalle prefetture per evitare le fughe raggiungono livelli inammissibili». (l.m.)

FERROVIE: sempre più disagi per i pendolari

Dal Messaggero Veneto online del 03 dicembre 2013

Treni gelidi e strapieni: ira dei pendolari

Nuovi orari dal 15 dicembre: i viaggiatori prevedono levatacce e convogli sovraffollati. Incubo coincidenze a Mestre

 

 

PORDENONE. E’ un ritratto a tinte fosche quello che i pendolari dei treni in partenza da Pordenone per Venezia o per Udine-Trieste dipingono in vista dei nuovi orari dal 15 dicembre.

Rivoluzione che tocca chi prende il treno ogni giorno per recarsi al lavoro. Sveglia puntata all’alba per chi dev’essere in ufficio. Dalle 6.57 il regionale veloce per Venezia è stato anticipato alle 6.42: in laguna si arriva poco prima delle 8. Il successivo? Parte un’ora dopo, alle 7.44, e arriva al capolinea soltanto alle 9.

 

«Difficoltà ne crea – spiega Elti Cattaruzza, pendolare che quotidianamente si reca a Venezia – perchè la sveglia è all’alba. Ma quelli che si fermano a Conegliano o a Treviso sono più contenti. Gli orari venno secondo i “gusti” personali».

E il rientro? Per chi usa il treno per lavoro non ci sono grosse variazioni, ma le “grane” emergono per chi va a teatro o a cena: l’ultimo convoglio da Venezia parte alle 23.04, anticipando di quasi un’ora l’attuale orario delle 23.56. Anche per quanto riguarda le coincidenze non c’è di che star sereni: chi rientra con le Frecce può trovare l’ultima coincidenza a Mestre alle 22.16, altrimenti sarà costretto a trascorrere la notte in stazione: il treno successivo è alle 5.16 del mattino.

Nella “normalità” di tutti i giorni, inoltre, le problematiche non mancano. Treni soppressi che “trasformano” i regionali veloci in treni locali, carrozze gelide senza riscaldamento, passaggi a livello che fanno “cilecca” spesso e volentieri accumulando ritardi.

«C’è però una nota positiva – ricorda Cattaruzza – affidata alla bontà d’animo dei capitreno che avvisano delle coincidenze una volta in stazione».

Sulla tratta per Udine non va meglio. Le lamentele sono affidate al blog comitatospontaneopendolarifvg.wordpress.com. «Hanno tolto il treno delle 6.38 da Pordenone – scrive Federica – sempre strapieno di lavoratori e studenti, per metterne uno alle 6.19. Ma chi lo prenderà? Resta quello delle 6.52 con partenza sempre da Pordenone, pure quello strapieno: figuriamoci cosa sarà dal 15 dicembre».

«Sottoscrivo – risponde Barbara –. Il risultato sarà il treno delle 6.52 pieno di gente che oltre a dover stare in piedi, come già accade ora, si spintonerà».

Ci sono, inoltre, le giornate di punta, soprattutto quando si spostano gli studenti universitari, che diventano un incubo.

«Lunedì alle 8, nonchè giovedì e venerdì tra le 17 e le 18 – spiega Chiara Cristini – i treni sono stra-affollati, la prima classe nessuno la usa e nella seconda siamo stretti come sardine. Perchè non togliere la prima e sostituirla con una seconda? E quando arriveranno i treni nuovi?».

Monfalcone: Amianto, sono 285 i morti in vent’anni

da Il Piccolo del 5 dicembre 2013 Pagina 25 – Gorizia-Monfalcone

Amianto, sono 285 i morti in vent’anni

A questi si aggiungono 201 nuovi casi fra il 1995 e il 2007. Esposto il 92% di chi si è rivolto finora al centro di San Polo

In vent’anni, dal 1993 al 2012, sono stati 285 i morti per mesotelioma nella provincia di Gorizia. Altrettanto elevato, e per di più in un arco di tempo più breve, quello dei nuovi casi di questo tumore, attribuito con certezza all’esposizione all’amianto, che nel periodo 1995-2007 sono stati 201, di cui la maggior parte (158) relativi a uomini (e i restanti 43 a donne). Il drammatico quadro è stato illustrato, ieri a Staranzano, da Maria Teresa Padovan, direttore programmazione e controllo di gestione dell’Azienda sanitaria Isontina, al convegno sull’esposizione all’amianto e le problematiche sanitarie correlate, organizzato alla sala Delbianco dalla stessa Ass 2. «I dati del registro regionale dei tumori e di quello dei decessi – ha rilevato Padovan – dimostrano come negli ultimi anni vi siano stati eccessi di nuovi casi e di mortalità per malattie asbesto-correlate nella provincia di Gorizia. E la mortalità per mesotelioma è più elevata tra la popolazione isontina rispetto al valore medio regionale». L’amianto è potenzialmente cancerogeno anche in altri organi, ad esempio il polmone, ma «la percentuale attribuibile all’amianto nel tumore al polmone – ha sottolineato Padovan – è piccola ed è sicuramente più molto più bassa di quella assegnabile al fumo. E’ comunque ampiamente dimostrata la sinergia tra fumo e amianto nello sviluppo del tumore al polmone». Padovan ha anche evidenziato come i nuovi casi di mesotelioma, ma anche quelli di mortalità, nella nostra provincia siano al momento pressochè stabili, se non in leggero calo. «Le stime – ha precisato – convergono verso un picco che è già stato raggiunto, o sta per esserlo, e un declino marcato a partire dal 2015-2020». Che l’esposizione all’amianto abbia colpito e stia ancora colpendo pesantemente la popolazione del monfalconese e di tutto l’Isontino è dimostrato poi dall’attività del Centro di riferimento unico per l’amianto (Crua), istituito all’ospedale di San Polo in base al decreto regionale 1195 del 2012 e costituito il 20 maggio scorso con una specifica delibera dell’Ass 2. «Il centro è funzionante al 95%», ha affermato il direttore, dottor Paolo Barbina, il quale ha poi reso noti alcuni dati sui primi mesi (dal primo giugno al 30 novembre) di funzionamento del centro. Risulta così che il 91% delle persone che hanno fatto richiesta si è poi rivolto all’ambulatorio, e che di queste il 92% è risultato essere stato esposto all’amianto. Sono poi il 35% i casi segnalati per una sospetta patologia professionale correlata all’amianto. Di questa quota, il 73% è risultato presentare ispessimenti e/o placche pleuriche, l’11% asbestosi, il 5% neoplasie polmonari e l’11% mesoteliomi. Significativi anche i dati, presentati sempre da Barbina, riguardanti le diverse attività economiche legate alle patologie amianto-correlate nel periodo 1994-2011, sempre nel territorio dell’Ass 2. Emerge così che per il 56,3% l’attività non è determinabile (quei lavoratori hanno operato in più aziende in cui si faceva uso di amianto), mentre il 40% è riferibile alla metalmeccanica. Quote molto più basse interessano i servizi (1,2%), le costruzioni (0,6%), l’industria chimica e il petrolio (0,5%) e altre attività (1,4%). Per quanto riguarda invece i tumori originati dall’amianto, nel 64% dei casi il tipo di azienda non è determinabile, il 32,1% è riferibile alla metalmeccanica e l’1,6% ai servizi. Valori più bassi interessano infine le costruzioni (0,4%), l’industria chimica e il petrolio (0,4%) e altri comparti (1,6%).

CIE DI GRADISCA: il governo studia la riapertura

da Il Piccolo del 7 dicembre  2013

 

Roma studia la riapertura del Cie di Gradisca

 

GRADISCA Il governo non intende rinunciare ai Cie, strutture ritenute ancora necessarie per l’identificazione dei clandestini, ma ritiene che «possano essere riviste alcune modalità di funzionamento per assicurare condizioni di maggiore vivibilità e nel rispetto dei tempi strettamente funzionali all’identificazione». È quanto si legge nella risposta scritta del sottosegretario Domenico Manzione all’interrogazione presentata dal deputato Aris Prodani dopo i gravi disordini verificatisi un mese fa al Cie di Gradisca. Il sottosegretario, dopo aver ricordato la decisione di svuotare il centro reso inagibile, ha sottolineato che è ancora in corso da parte della Prefettura la perizia per quantificare i danni. Il governo comunque riconosce che vanno rivisti alcuni criteri di gestione dei Cie a partire dagli appalti. Le gare d’asta, sostiene Manzione, dovranno essere modulate in base al numero delle presenze e anche riducendo il numero dei servizi. Ma anche sugli immigrati da inviare ai Cie il governo intende apportare delle modifiche. «Ulteriori iniziative – afferma Manzione – saranno attentamente valutate come la necessità di rafforzare già in carcere l’espletamento delle procedure di identificazione, poichè il numero di persone che entrano nei Cie e che hanno già scontato la pena è elevatissimo». Sulla durata della permanenza nei Cie, la cui durata massima oggi è di 18 mesi, l’esponente del governo sostiene che «è necessario un percorso normativo di più ampio respiro, che richiede un sostanziale contributo parlamentare considerata la particolarità della materia, che incide sul delicato equilibrio tra sicurezza e diritti fondamentali delle persone». (fra.fem.)

FORCONI/ Pertini si rivolta nella tomba!

Flop totale della manifestazione del 18 dicembre dei fascio-forconi a Roma.

 

I media dicono 3 mila, secondo la polizia mille, ma fossero stati anche 10 mila, sarebbe un flop in ogni caso. Inizialmente avevano annunciato 40 mila presenze cioè: “non molti”. Poi sono scesi a 15 mila; cioè: “poca roba” e alla fine si sono ritrovati in qualche migliaio; cioè: “ridicoli”.

 

 

fasci-a-roma

Per fare la valutazione vanno ricordati alcuni parametri di riferimento. 1) Roma è la Città più popolosa d’italia con 2 milioni 650 mila abitanti. 2) La manifestazione aveva carattere nazionale. 3) sono 10 giorni che si parla solo di loro.

Ulteriori valutazioni.

Il comizio di Danilo Calvani è stato di impronta fascistoide.

I cagapaund erano presenti ufficialmente, ben visibili e in massa (per modo di dire).

Contemporaneamente a Roma si svolgeva un corteo antagonista, meticcio ed antirazzista, per la casa, con 5 mila partecipanti!

Vediamo infine quelli partiti da Udine. Avevano proclamato  “A roma andremo in trecento” poi in realtà si sono ridotti a 70 persone; bravi però perché sono stati i primi ad arrivare e così sono stati intervistati dal Corriere della Sera. A parte l’ormai noto Alessandro Gallo (quello che fa rivoltare Pertini nella tomba) sarebbe interessante sapere chi è il primo degli intervistati, che esibisce un accento simil-romanesco.

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MONFALCONE/ Serrata padronale ed altre cose strane

Anche a Monfalcone abbiamo assistito alle “manifestazione dei forconi”. Qui hanno tolto le varie sigle che hanno firmato il manifesto di indizione a livello nazionale ma lo stesso si autodefiniscono così.

Dalla sera dell’8 dicembre commercianti e artigiani del centro sono tornati in piazza dopo l’iniziativa della sera prima organizzata dall’ASCOM in difesa del piccolo commercio dopo l’apertura del mega-centro commerciale “Tiare” di Villesse. Questa volta al presidio imbastito in piazza visibili accanto agli esercenti i soliti 4 fascisti di forza nuova. La mattina dopo circa 400 operai di ditte dell’indotto del cantiere sono scesi in piazza con slogan tipo “politici fuori dai coglioni”, esprimendo apprezzamento per la polizia analogamente a quanto accaduto in altre città d’Italia. Il 10 dicembre, seconda giornata di protesta, 2 o 300 operai di nuovo in piazza (i commercianti nonostante gli inviti e le indignazioni dei manifestanti NON hanno abbassato le serrande). 

A quanto emerge gran parte degli operai sono scesi in piazza in modo non del tutto indipendente. C’è chi ha parlato di serrata padronale cogliendo, secondo chi scrive, solo in parte la dinamica del fenomeno. Nella giornata di ieri e di oggi gruppi di persone hanno picchettato l’ingresso del cantiere blandendo o insultando gli operai delle ditte private affinché non entrassero al lavoro facendo leva anche sulla rabbia e insoddisfazione generale.

Ma chi sono questi “piqueteros”? Gli operai dicono di non conoscerli ed attorno a loro girano diverse teorie. Di certo si tratta di persone di origine meridionale (campani e calabresi). C’è chi li riconosce come militanti dell’estrema destra a giudicare perlomeno dagli insulti verso i migranti sentiti. Altri ritengono si tratti di “caporali” legati in qualche modo a ditte non lontane dalla criminalità organizzata che infesta il cantiere.

Noi non sappiamo di certo di chi si tratti. Di certo non si tratta di militanti di un movimento autonomo ed autorganizzato come qualcuno vuol far credere viste le migliaia di volantini patinati stampati fronte-retro, cosa che ci fa pensare che ci sia qualcuno che li sostenga perlomeno economicamente.

È difficile a caldo fare un’analisi lucida di quanto sta accadendo e anche per queste righe ci basiamo più che altro sugli umori della piazza che vanno presi con le precauzioni del caso. Ci pare di poter comunque dire che la carica sovversiva che alcuni hanno letto in questo movimento a livello nazionale, localmente pare già populismo bieco che rischia di sfociare in eversione. In una città in cui l’ultradestra ha sempre avuto difficoltà di radicamento e in cui il multiculturalismo è un fatto compiuto, si sta creando un fronte trasversale tra le forze socialmente e politicamente più retrograde e questo non può che preoccuparci.

La protesta continuerà per l’intera settimana e vedremo cosa accadrà in concomitanza con l’astensione dal lavoro indetto dai sindacati confederali per 8 ore giovedì 12 a cui diversi manifestanti di oggi pare vogliano opporsi.

Questa manifestazione falsamente spontanea sottolinea l’amara mancanza di partecipazione diretta, libera ed indipendente nei processi sociali delle persone che abitano questo territorio. 

Per cercare di contrastare questa tendenza alla delega sociale e politica e contro le derive populiste ci impegniamo ad organizzare una giornata di discussione sui temi localmente urgenti ed attuali: antirazzismo: no cie; ambiente: no tav, no carbone, no rigassificatore…

A breve novità…

 

Coordinamento Libertario Isontino

CIE DI GRADISCA: la camera congela la questione cie

da Il Piccolo dell’ 11 dicembre 2013

La Camera congela la questione Cie Gradisca in stand by

di Luigi Murciano GRADISCA Superamento dei Cie, alla Camera passa la linea del Pd per la messa in discussione del reato di clandestinità. «Il sistema dei Cie è un sistema fallimentare che non ha arrecato alcun risultato concreto in tema di immigrazione. Ha prodotto, invece, un costo altissimo sul piano umano e dei diritti delle persone e ha offerto dell’Italia l’immagine di un Paese incapace di gestire un problema come questo che deve, certo, essere posto con autorevolezza in Europa ma che necessita, subito, di soluzioni politiche razionali che non rispondano a logiche di parte o di propaganda politica» è la posizione di Sandra Zampa, deputata Pd e prima firmataria della mozione approvata lunedi alla Camera. «Sono i dati dello stesso ministero della Giustizia – prosegue l’esponente del Pd – a dirci che nel periodo in cui il reato di clandestinità non esisteva, i rimpatri erano più numerosi. Non possiamo più tollerare questo sistema fallimentare, bisogna ricorrere in modo sistematico ai rimpatri assistiti e trasformare i Cie in luoghi non di detenzione, ma di accoglienza». Sospende il giudizio, invece, la parlamentare friulana Serena Pellegrino: la mozione del Sel per la chiusura dei centri, infatti, non è stata approvata, eppure è stata votata dagli stessi primi firmatari dell’altra mozione, approvata dalla maggioranza. «La mozione di Sinistra ecologia e libertà che propugnava la chiusura del Cie di Gradisca e di tutte le analoghe strutture del territorio purtroppo non è passata all’esame della Camera: l’indirizzo accolto è quello proposto dalla maggioranza, sulla base della mozione presentata dagli onorevoli Sandra Zampa (Pd) e Mario Marazziti (Scelta Civica)». Pellegrino sottolinea come «un forte segnale di condivisione della nostra impostazione è giunto nel momento in cui proprio i colleghi Zampa e Marazziti hanno votato a favore della linea sostenuta da Sel. E non sono stati i soli». Intanto sul fronte degli stipendi arretrati maturati dai lavoratori di Cie e Cara di Gradisca, la Prefettura sta mantenendo l’impegno preso di pagare direttamente le mensilità inevase. Ne danno notizia, con soddisfazione, le rappresentanze sindacali. L’accordo prevede che la Prefettura eroghi gli arretrati nella percentuale dell’80% come primo acconto, riservandosi di effettuare una sorta di conguaglio a saldo, non appena effettuati i conteggi attraverso il Dpl. L’intento è riuscirci entro la fine dell’anno, dal momento che la Tesoreria chiude il 20 dicembre, direttamente sui conti bancari di ogni singolo dipendente. Al contempo è stato firmato l’accordo per la cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti del Consorzio Connecting People sino al 31 dicembre, con la prospettiva di chiederla nuovamente per i primi mesi del 2014.