Entries from Marzo 2017 ↓
Marzo 18th, 2017 — Fascisti carogne, General
Sabato pomeriggio nel quartiere di Piazzale Cella è stato distribuito questo volantino
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Agli abitanti di piazzale Cella e dintorni…
ATTENZIONE: PICCHIATORI A SPASSO
I fatti. Il 19 gennaio il centro sociale Dordoni a Cremona è stato assaltato dai militanti cremonesi di Casapound aiutati da una quarantina di fascisti di altre città vicine. Armati di spranghe, si sono accaniti su Emilio, che in quel momento si trovava fuori dalla porta del centro sociale, e hanno continuato a colpirlo in testa anche quando si è accasciato a terra, fino a che è stato portato in sicurezza all’interno.
Casapound sostiene che siano stati quelli del centro sociale ad aggredire, loro casualmente avevano dietro un set di spranghe ben fornito e si sono solo difesi. Già, però il finale resta lo stesso con Emilio in ospedale in coma farmacologico con una emorragia cerebrale estesa. Le sue condizioni ora sono stabili, ma ancora molto gravi.
Alcune considerazioni. Potremmo considerare quanto accaduto come una scaramuccia tra opposti estremismi. Ma questa lettura, anche se può risultare confortante per molti, non corrisponde al vero.
Non corrisponde al vero perchè Casapound è una organizzazione fascista (loro stesso si definiscono “fascisti del terzo millennio”) e come tale violenta. I loro riferimenti, anche se ammiccanti e ambigui, non mancano mai di includere il Duce e di rispolverare il ventennio.
La sede di Casapound Cremona si chiama “Lo stoccafisso”, per i grossi e duri pezzi di baccalà usati come bastoni sulla fine del biennio rosso per eludere il divieto di utilizzare manganelli. La sede di Udine in piazzale Cella porta il nome di “Francesco Baracca”, aviatore della prima guerra mondiale, mitizzato dalla propaganda fascista.
Ma Casapound non si limita a teorizzare la violenza, la pratica con costanza, appena numeri e clima sociale glielo permettono. Così nel kit di make-up i camerati tengono pronti tirapugni, coltelli, cinghie e, nelle serate importanti, anche le spranghe.
In ogni città l’iter è lo stesso: prima gli antifascisti (nessuno ci baderà, “perchè quelli si sinistra un po’ se le cercano”), poi extracomunitari, barboni e prostitute (e anche questo verrà tollerato, in fondo stiamo parlando di “persone di serie b”). Ma quando Casapound si è ben stabilita ogni pretesto è buono: basta essere giornalisti critici nei loro confronti (Filippo Rossi, Viterbo 2012) o un barista che cerca di allontanare avventori molesti (Verona bar Malacarne, 2014), basta fotografarli da una finestra (Terni, 2014) o rifiutare i loro volantini davanti all’entrata di un liceo (liceo Mamiani Roma, 2014). E nemmeno i bambini vengono risparmiati, Casapound Roma a novembre 2014 ha impedito l’ingresso a scuola ai bambini rom.
Epilogo. A meno che, prima di uscire di casa, non ricordiamo a noi stessi e ai nostri figli di indossare il paraocchi, di prestare sempre l’accendino (Nicola Tommasoli, Verona 2008, ucciso da Forza Nuova), di non andare a manifestazioni, di prendere sempre i loro volantini, di non diventare gay o lesbica, di non fare pernacchie (Alberto Bonanni, Roma 2011, ucciso da neofascisti)… A meno che non ci ricordiamo tutto ciò e ci teniamo aggiornati su cosa da fastidio ai picchiatori per modificare la nostra vita a loro piacere, presto o tardi anche a Udine arriverà il nostro turno, e saremo noi ad averglielo permesso.
Prima che chiudano la tua libertà, chiudiamo Casapound!
Nessuno spazio a razzisti e a fascisti nella nostra città!
Antifascisti Udine FIP via Spalato, 20
Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
Diffondiamo con gioia la notizia dell’occupazione di uno spazio sociale a Koper:
Piattaforma Creativa INDE!
Qui sotto il sito con la mappa, foto e il calendario delle iniziative!
http://www.indeplatforma.org/
COMUNICATO DI SOLIDARIETA’ DEL GRUPPO ANARCHICO GERMINAL
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Marzo 18th, 2017 — General, Loro
da Il Piccolo del 6 febbraio 2015
Mainardi, ex commissario della Tav Venezia-Trieste, smonta le certezze regionali sul piano di Rfi
«Non c’è un solo euro per l’alta velocità»
TRIESTE «Nel piano industriale Rfi 2014-17 non c’è un euro per l’alta velocità in Friuli Venezia Giulia, ma nemmeno per il Nord Est. Né ci sono fondi nello Sblocca Italia e nella legge di Stabilità». Bortolo Mainardi, commissario della Tav Trieste-Venezia dall’agosto 2011 al marzo dell’anno scorso, smonta le certezze della Regione sull’avvio della progettazione preliminare della velocizzazione della linea ferroviaria (un investimento da 1,8 miliardi condiviso anche dal Veneto) rese note al termine dell’incontro della scorsa settimana tra Debora Serracchiani, l’assessore alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro e l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Michele Mario Elia. «Dopo 13 anni non c’è ancora un tracciato definito, condiviso, progettato, approvato», rileva l’architetto bellunese ricordando che, prima che la politica decidesse la sua mancata riconferma, «fu lo stesso ministro Lupi, muovendo dalla mia proposta di modernizzazione/potenziamento per fasi del tracciato esistente, ad affermare l’opportunità di abbandonare il progetto del dicembre 2010 di Rfi e di avviare gli studi per velocizzare la linea in modo da portarla a 200 km all’ora». Mainardi dice però di essere perplesso sui numeri che Ferrovie aveva trasmesso rispetto a quel ridimensionamento (dai 7,4 miliardi iniziali a 1,8 miliardi): «Quest’ultima cifra a oggi non si sa su quale documentazione tecnica di fattibilità è stata definita. Nelle oltre trenta relazioni mandate al ministero ho sempre sostenuto che, per la prima fase di modernizzazione, con interventi mirati appunto alla velocità di crociera di 200 km/h da Mestre a Trieste, i costi complessivi, compresa la Linea dei Bivi in Veneto e la variante in galleria a Latisana, si aggirano attorno agli 800 milioni». Fatto sta che, prosegue l’ex commissario, «al febbraio 2015 nemmeno l’iter procedurale/autorizzativo si può dire concluso. Il progetto preliminare Rfi del 2010 previsto nelle quattro tratte da Venezia a Trieste è ancora in fase istruttoria in commissione speciale Via e rimane quindi in attesa di un parere. Nessuna richiesta ufficiale di sospensione è stata depositata mentre Rfi ha già versato al ministero dell’ambiente più di 3 milioni di euro e per la progettazione a Italferr altri 11,3 milioni». Detto che, «per quanto di mia conoscenza nessun “lotto costruttivo” è immaginabile cantierabile entro il giugno 2015, e dunque non sono previsti fondi neppure nello Sblocca Italia», Mainardi conclude: «In Italia si continua a non capire che anche per le linee ad alta velocità dei Corridoi europei bastano e avanzano interventi di tipo upgrading. E si continua a non obbligare gli attori che progettano e realizzano le opere al rispetto dei contratti e dei tempi, in assenza pure di una “responsabilità terza” che controlli la qualità tecnica delle scelte dei tracciati di progetto e verifichi costantemente i costi».
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
da ‘Umanità Nova‘ numero 1 – anno 95 – 2015
Lo scorso 3 gennaio è scomparsa a Cordenons (PN) Giulia Albergamo. Pittrice, maestra da poco aveva compiuto 100 anni: la sua vita è stata un esempio di libertà. Originaria di Torre del Greco (NA) si era da pochi anni trasferita nella provincia friulana presso la figlia Angela scomparsa un paio di anni fa.
La vita di Giulia è stato un punto di riferimento personale oltre che politico per coloro che l’hanno conosciuta e in particolare per i giovani. Compagna di Raffaele Pedone – noto militante anarchico e fondatore del Circolo Berneri a Torre del Greco e tra i responsabili della commissione di corrispondenza della FAI negli anni 1959-1961 – la loro famiglia è stata un punto di riferimento per l’anarchismo non solo campano. La loro casa era sempre aperta ai/alle compagni/e ed è stata frequentata da persone come Armando Borghi, Aurelio Chessa, Pio Turroni, Mariano Dolci, Julian Beck e molti altri in particolare anarchici spagnoli in fuga dal franchismo che Giulia e Raffaele sostenevano sia sotto il profilo economico che politico. Giulia è sempre stata fieramente anarchica anche se non militante. Ha condiviso il percorso politico del marito contraddistinto dall’amore per la libertà e del libero pensiero (insieme sono diventati atei: posizione mantenuta da Giulia fino alla fine dei suoi giorni con il rifiuto di un funerale religioso). Non rinnegarono mai la loro fede politica a costo di essere emarginati e ostracizzati, a costo di subire persecuzioni politiche ed a non veder riconosciuti i meriti della loro carriera professionale. Giulia ha vissuto in modo dirompente per l’epoca la propria libertà in particolar modo criticando la famiglia tradizionale e contestando il ruolo della donna nella società. Si relazionava con i giovani incoraggiandoli a seguire scelte di autonomia e libertà. Maestra elementare stimolava la libera espressione soprattutto tramite l’arte. A suo parere i ragazzi sono naturalmente degli artisti che lei stimolava – fin dagli anni ‘50 – alla conoscenza del mondo tramite l’esperienza diretta anche al di fuori delle aule scolastiche. Dipingeva. In collegamento con il Centro Louise Michel diede vita al collettivo femminista “Le Ribellule” con cui fece esposizioni di sue tele. I figli Antonio ed Enrico hanno frequentato la Colonia Maria Luisa Berneri, esperienza che ha lasciato tracce indelebili nella loro sensibilità segnandola in modo profondamente libertario. Anche la figlia Angela era vicina al movimento anarchico e a Cordenons – dove ha fondato il locale circolo ARCI – distribuiva “Umanità Nova”. Giulia lascia anche la figlia Carmela. Esprimo la mia personale vicinanza a questa famiglia esemplare per il movimento anarchico tutto.
Un anarchico friulano
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Marzo 18th, 2017 — General, Storia ed attualità
Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
CAMPAGNA RACCOLTA FONDI E SOSTEGNO ALLE LOTTE IN BRASILE
Documento sulla campagna di appoggio alle/ai perseguitate/i politiche/i per reati sociali in Brasile in particolare riguardo alle mobilitazioni di giugno 2013 contro l’aumento del prezzo del biglietto dell’autobus, poi continuate con le mobilitazioni contro la Fifa World Cup 2014 e con varie lotte sindacali e nelle favelas. Il documento si basa sulla rielaborazione di alcuni comunicati della campagna #EuApoioOs23 redatti dalla Commissione dei Genitori e Familiari dei Prigionieri e Perseguitati Politici – Rio de Janeiro.
A Rio de Janeiro la lotta iniziata nelle giornate di giugno 2013 non è finita: il 2014 è stato caratterizzato da una persecuzione politica comparabile a quella sperimentata durante il regime militare iniziato nel 1964. Il 2013 verrà ricordato per le manifestazioni oceaniche iniziate in protesta dell’aumento dei biglietti dei mezzi di trasporto, poi amplificatesi in risposta alla violenza poliziesca, alle dure condizioni di vita nelle favelas e ai megaprogetti di cui beneficiano i pochi soliti noti. Durante le manifestazioni ci sono stati numerosi arresti arbitrari di cui il più eclatante è avvenuto ad ottobre 2014 quando centinaia di persone sono state arrestate colpevoli di essersi sedute sui gradini del municipio di Rio de Janeiro al termine di una manifestazione in seguito ad uno sciopero degli insegnanti.
A giugno 2014, un anno dopo le storiche mobilitazioni che hanno coinvolto tutto il Brasile, è iniziata una persecuzione assurda attuata tramite intercettazioni, indagini e pedinamenti, rottura del segreto bancario per avere accesso a informazioni sensibili, uso coercitivo della forza da parte delle forze dell’ordine per ottenere testimonianze, sequestro di apparecchiature elettroniche e, alla vigilia della finale della coppa del mondo, l’arresto di 30 attivisti.
Gli arresti del 12 luglio 2014 (poco prima della finale dei mondiali della FIFA) hanno segnato l’inizio di un processo pesantissimo. La Procura di Rio de Janeiro ha accusato 23 persone di aver costituito di banda armata quando alcune/i di loro neanche si conoscevano e altre non hanno preso parte alle manifestazioni iniziate l’anno precedente. E’ chiaro che questo processo non è un processo qualunque ma mira alla criminalizzazione del movimento e alla persecuzione politica. Il processo è così assurdo che tra gli imputati figura Mikhail Bakunin.
In 23 sono perseguitati per le loro idee, opinioni e desideri per il futuro del paese e del mondo. Tra intercettazioni di decine di persone miste a pettegolezzi e dettagli della vita personale dei 23 imputati, i fascicoli del processo raggiungono già le 7000 pagine. In sintesi questo processo rappresenta uno spreco smisurato di soldi pubblici al fine di mettere a tacere tutte le forme di protesta. La persecuzione contro i 23 non minaccia solo loro ma l’intera società civile: tra le carte vi è un elenco di 70 organizzazioni sociali tra media alternativi, pagine facebook di satira politica e perfino pagine web dei quartieri. In questo scenario, la lotta dei 23 si estende, così com’è stato fin dall’inizio e come sempre sarà, in una lotta per i diritti di tutti i cittadini.
In risposta a tale persecuzione e criminalizzazione degli attivisti è nata la Commissione dei Genitori e Familiari dei Prigionieri e Perseguitati Politici di Rio de Janeiro.
Anche se i 23 sono assistiti da avvocati volontari, l’intero processo genera una serie di costi materiali per la copia e la scansione di tutto il materiale processuale, che conta più di 7000 pagine, le copie dei DVD con le intercettazioni e per le spese di viaggio degli avvocati degli attivisti tra le varie città dove si terranno i processi. Tutto questo ha richiesto molti costi materiali immediati e le famiglie da sole non possono permettersi di sopportare tali costi, oltretutto ingigantiti apposta per renderli insostenibili. Oltre a questi, altre spese riguardano la Commissione dei Genitori e Familiari dei Prigionieri e Perseguitati Politici, la Commissione ci sarà sempre quando sarà chiamata per discutere delle persecuzioni. Infine, non meno importanti, vi sono i costi per le azioni e mobilitazioni in appooggio ai 23.
Solo le spese procedurali di copie e scansioni ammontano a più di R$ 13,000.00 (4.400 euro circa) e questa cifra continua a crescere. Alla fine del processo questo costo sarà molto più alto, ogni aiuto sarà benvenuto.
Per sostenere molti costi la Commissione si basa su vendite nel mercatino delle pulci e donazioni; contiamo sull’aiuto di tutti coloro che credono nel diritto del popolo di lottare per i propri diritti, di tutti quelli che credono nella necessità di cambiamento della nostra società. Inoltre, la difesa dei 23 significa impedire alla magistratura di Rio de Janeiro di continuare a violare le proprie leggi, significa appoggiare la libertà di espressione, la libertà di manifestazione, la libertà di stampa, la libertà di associazione. La campagna non è limitata ai 23 accusati in questo assurdo processo di criminalizzazione. Si estende alla criminalizzazione di tutte le lotte per i diritti del popolo. Per questo è di fondamentale importanza. Per difendere i diritti dei nostri figli, figlie e familiari e per difendere il diritto ad avere diritti, chiediamo l’aiuto e la collaborazione di tutte/i.
Come aiutare la campagna #EuApoioOs23? Ci sono differenti forme, tutte molto semplici.
Potete aiutare scattando una foto con la scritta della campagna #EuApoioOs23, stampando l’immagine o anche scrivendo voi un messaggio.
Potete anche partecipare nella nostra campagna di autofinanziamento, che è estremamente importante per divulgare le violazioni dei diritti subite dai movimenti sociali e aiutare a sostenere i costi di questo enorme processo di persecuzione politica.
Per far questo potete depositare qualsiasi importo direttamente nel conto corrente della Commissione. Qualsiasi importo sarà molto gradito e sarà di grande aiuto!
Lutar nao è crime! Lottare non è un crimine!
Deixa pasar a revolta popular! Lascia passare la rivolta popolare!
Commissione dei Genitori e Familiari dei Prigionieri e Perseguitati Politici – Rio de Janeiro
https://campanhapresxspoliticxs.wordpress.com/
# EuApoioOs23
Coordinate dei conti correnti per depositi internazionali:
Banca: Bradesco
SWIFT: BBDEBRSPSPO
IBAN: BR18 6074 6948 0317 6001 0075 475P 1
Agenzia: 03176
Numero di Conto: 001007547
CPF/CNPJ: 648130707-44
Per maggiori informazioni: euapoioos23-ita@inventati.org
Marzo 18th, 2017 — Carceri, General
Domenica 15 febbraio ore 15 in Via Roma, Pordenone
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Marzo 18th, 2017 — General, Stato Assassino
Oltre settanta compagn* hanno partecipato all’iniziativa del 7 marzo (vedi sotto il report e le altre foto)
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Marzo 18th, 2017 — General, Repressione diffusa
AGGRESSIONE DIGOSSINA A UDINE
Udine, 10.02.2015
Alle 20.00 in piazza Venerio, in centro città, un’accozzaglia di neofascisti di CasaPound si raduna oggi per commemorare i loro camerati infoibati settant’anni fa in un corteo autorizzato dal questore Claudio Cracovia, un curriculum che “vanta” il G8 di Genova e la Val di Susa, lo stesso questore che vieta i cortei antifascisti in centro. I fascisti si presentano con tanto di spranghe e fumogeni autorizzati (vietati però alle/ai compagn*, due dei quali hanno infatti un procedimento in piedi per utilizzo di fumogeni in corteo), difesi da decine di celerini, digossini, carabinieri e vigili urbani.
Un anarchica e due anarchici passano in parte. Un fascista viene fatto passare dagli sbirri verso di loro. Mette le mani addosso a un compagno, minacciando, senza avere evidentemente il coraggio di fare altro, per alcuni minuti di spaccare faccia e culo all’«infoibatore». Così almeno lo chiama. DIGOS e sbirraglia varia sono al suo fianco a godersi la scena.
Alla fine tre digossini intervengono, ovviamente senza identificare il fascista, ma aggredendo invece le/i tre anarchici, fino a spingerl* lungo una strada e alla fine sbattendol* contro un muro. Ritirati i documenti (e in seguito uno striscione recitante «Emilio resisti! (A)», aperto dopo l’aggressione degli sbirri), se ne vanno con fasci e colleghi, lasciando le/i tre bloccati dalla celere.
Passano i minuti e le/i tre continuano a chiedere i documenti e di potersene andare, ricevendo risposte del tipo «vi fracasso di botte», «non ci avete ancora visti nervosi», eccetera.
Il sequestro si prolunga per un ora finché non giunge il legale di uno delle/dei compagn*, il quale viene fermato e identificato e si cerca di intimidirlo. Solo a questo punto un digossino, tornato evidentemente perché avvisato dell’imminente arrivo dell’avvocato, restituisce i documenti (tra l’altro inventando che il passaporto di un compagno non fosse valido e dicendo, mentre lo chiamava per nome e cognome, che non sapeva se quello fosse il suo vero documento) e la pantomima repressiva termina. Almeno per ora.
Anarchiche/anarchici
Marzo 18th, 2017 — General, No OGM
In questi giorni abbiamo seguito con sofferenza il susseguirsi delle notizie riguardanti la solita questione degli ogm in agricoltura che, nella nostra regione, vergognosamente, si ripresenta puntualmente da più anni.
Vergognosamente perchè crediamo sia giunta l’ora di lasciarcela alle spalle una volta per tutte ed iniziare un percorso serio che restituisca un senso ad un sistema agricolo che ha perso ogni relazione con i valori fondamentali dell’agricoltura, che sono quelli di nutrire in modo sano ed adeguato gli esseri viventi (uomini, animali e piante) in equilibrio con le risorse e le diversità ambientali e a tutela e salvaguardia delle stesse, cominciando dal locale per arrivare al globale.
L’industrializzazione sempre più spinta del settore agricolo, caratterizzato dalle produzioni monocolturali e iniziato con la cosiddetta “rivoluzione verde”, si è dimostrato un fallimento completo sotto tutti gli aspetti: nutrizionale, ambientale , economico e sociale.
Fame (nei paesi poveri) e malnutrizione (nei paesi ricchi), inquinamento delle falde acquifere da pesticidi e nitrati, effetto serra e cambiamenti climatici ( 18% del totale solo da allevamento), depauperamento e desertificazione dei suoli, perdita della biodiversità colturale, culturale e ambientale (deforestazione, riordini fondiari, ecc.), neolatifondismo, abbandono delle campagne, urbanizzazione e cementificazione del territorio, perdita di potere contrattuale degli agricoltori a favore delle speculazioni del mercato finanziario sul cibo, ….e potemmo continuare ancora a lungo nell’elencare le ripercussioni negative dell’attuale modello agroalimentare.
L’abbiamo già ribadito più volte, le coltivazioni transgeniche non sono innovative ma rappresentano l’evoluzione più spinta di un sistema agricolo ed agroalimentare sbagliato e fallito che con gli ogm porta con se il grave rischio di conseguenze irreversibili sull’ambiente, sulla salute, sull’economia e sulla società.
E non facciamoci ingannare dalla falsa propaganda “scientista” dei paladini del transgenico!
Negli Stati Uniti, tra i maggiori produttori di ogm, stanno venendo alla luce innumerevoli problematiche legate a queste coltivazioni:
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I fenomeni di resistenza di infestanti e parassiti ai principi attivi delle piante ogm sono sempre più incontrollabili, al punto che sono stati prodotte e autorizzate nuove varietà transgeniche tolleranti all’uso di più pesticidi, tra i quali il famigerato “agente arancio”usato in Vietnam.
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I fiumi e le falde acquifere sono contaminati dai pesticidi presenti nei residui delle coltivazioni transgeniche, per questo, negli Usa, i valori massimi di contaminanti ammessi nelle acque potabili sono molto più elevati di quelli europei (fino a 7000 volte per alcuni di essi)
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Tracce di pesticidi e diserbanti utilizzati nelle colture transgeniche vengono rilevati nelle urine e nel sangue della popolazione rurale ed urbana.
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In 20 anni il 90% delle farfalle Monarca sono sparite , vittime delle colture industriali ogm e dei loro pesticidi. Per proteggerle è in corso la richiesta di iscrizione di questi insetti alla lista delle specie in via di estinzione.
Infine, per quanto riguarda le recenti novità legislative, crediamo che, pur introducendo la libertà di divieto degli ogm per gli stati membri a livello europeo e dimostrando una certo grado di opposizione all’utilizzo degli stessi in agricoltura con il nuovo decreto nazionale e l’attuale legge regionale, esse presentino comunque delle grosse lacune per cui le multinazionali biotech, direttamente , tramite accordi commerciali internazionali (vedi TTIP) o indirettamente , tramite i loro “sicari” locali, tenteranno sempre di aggirarle per evitare limiti ai loro profitti. Per questo è necessario che le istituzioni rispondano con fermezza!
Prima ancora di essere un garbuglio di leggi, le scelte agricole ed alimentari dei popoli sono un diritto inalienabile che deve svilupparsi in equilibrio con le risorse ambientali e culturali. La terra e il cibo sono dei beni comuni e non della merce!
Quindi va cercata e distrutta ogni coltivazione ogm presente sui nostri territori e le aziende agricole coinvolte devono essere punite e messe sotto sequestro cautelativo.
Noi continueremo a vigilare affinché le norme vigenti, che in Italia e in Friuli vietano le coltivazioni transgeniche, vengano fatte rispettare!
Coordinamento per la tutela della biodiversità FVG