Marzo 19th, 2017 — General, Profughi e flussi migratori
Questo resoconto è stato scritto da persone che si sono recate nel campo profughi di Dobova al confine tra Slovenia e Croazia dal 3 al 5 gennaio per vedere in prima persona la situazione e portare solidarietà attiva, pur con i limiti derivanti dalla militarizzazione del campo. La situazione è in continuo e rapido mutamento, la gestione dei campi da parte delle autorità continua a cambiare, quasi sempre in senso peggiorativo per i migranti. Nonostante le condizioni metereologiche avverse e i tentativi dei governi europei per bloccarlo, il flusso di migranti continua e continua ad essere necessaria la presenza e la solidarietà dei volontari e degli attivisti.
Tre giorni: 3, 4 e 5 gennaio 2016. Tre turni, due pomeriggi, una mattina. Cinque, noi, che abbiamo deciso di raccogliere le nostre forze, energie e un po’ di buona voglia, per partire da Trieste e andare in uno dei luoghi di “sosta” obbligata della rotta balcanica.
Dobova è la nostra meta. Non proprio il confine, un po’ prima per noi che veniamo da Trieste, un po’ dopo per i migranti, che risalgono i Balcani. Accanto alla strada un complesso di tre grandi tendoni bianchi, tende più piccole e box in metallo. E’ il punto di sosta e controllo prima di ripartire per raggiungere Villach attraversando in diagonale la Slovenia. Almeno è ciò che ci è stato detto dai coordinatori e altri volontari. Un accordo tra stati per rendere più veloce il passaggio attraverso l’Austria verso la Germania?
Il primo gruppo è partito da Trieste il 3 gennaio, un bel giorno di ghiaccio e bora per raggiungere Dobova attraverso un’innevata Slovenia, dopo esserci assicurate che la nostra presenza meritava “il rischio” di metterci in viaggio, poiché non sapevamo che tempo e che strade avremmo trovato lungo il precorso con quell’improvvisto cambio di tempo. La difficoltà maggiore è poi stata proprio alla partenza, che è un po’ slittata a causa della mia macchina per metà ricoperta da una lastra di ghiaccio. Ma ce l’abbiamo fatta e siamo state anche puntualissime!! Alle 15.00 eravamo a Dobova dopo esser passate all’ostello di Brežice, paese sulle sponde della Sava, a lasciare i nostri bagagli.
Arrivate alla meta finale del nostro viaggio abbiamo chiesto della tenda della Slovenska filantropija per incontrare il/la coordinat*ore*rice. Oltre che con loro e ovviamente con le persone migranti, abbiamo condiviso gli spazi del campo con i volontari del Servizio civile, la Croce rossa, l’UNHCR, la polizia, alcuni dell’esercito, e tre/quattro traduttori. Tutte persone provenienti da vari paesi dell’Europa oltre che dalla Slovenia.
Dopo aver firmato la nostra presenza e aver ricevuto un cartellino da appendere al collo, con su scritto “Prostovolec – Volunteer”, e un “senza-maniche” giallo fosforescente che ci rendesse facilmente visibili, abbiamo ricevuto istruzioni dalla coordinatrice, su regole di comportamento e precauzioni sanitarie.
Infilati guanti di lattice e mascherina eravamo pronti per un tour del campo e per incominciare a lavorare!
Impatto da prima volta: Capannone n°1, quello dove i migranti fanno sosta in attesa di passare alla tenda dei controlli e dell’identificazione, abbiamo guardato il pavimento con occhi sgranati uno stuolo di immondizie di cibo, latte, scatolette, sacchetti, biscotti, pane, mele o pezzi di mela che rotolavano da tutte le parti sotto i colpi delle scope di chi era già al lavoro. Qua e là qualche vestito bagnato o sporco, qualche scarpa spaiata, rovinata o inzuppata d’acqua, il giubbetto di un bambino, un guanto, la sciarpa, un cappello, uno zaino. A tre quarti di stanza un angolo recintato pieno di coperte al suolo pronte ad essere ripiegate e impilate. Niente doveva uscire dal tendone. Quello che poteva essere riutilizzato andava eventualmente lasciato lì, su un tavolo o appeso alla staccionata. Altrimenti… bidone della spazzatura.
“Ma è sempre così?” La coordinatrice un po’ rassegnata ha risposto che più o meno, dipendeva dai gruppi, dal fatto se fossero cittadini o di provenienza rurale, ma soprattutto da quanti ne arrivassero nello stesso turno.
Ad un certo punto siamo state “intercettate” dalla polizia per pulire là dove avveniva l’identificazione e i controlli persona per persona. Così da prendere visione anche di quello spazio, per nostra fortuna di ben più piccole dimensioni e con gli oggetti da gettare quasi tutti già raggruppati in cassette di cartone. Guanti di lattice, mascherine, lamette da barba, spilli e tutto ciò che veniva considerato pericoloso.
Piccola parentesi per l’iter di passaggio nel “Labirinto del controllo e dell’attesa che il proprio destino si compia”: scendi dalle corriere o dai bus di linea che ti prelevano dalla stazione dei treni – linee speciali per migranti organizzate dagli stati europei-, varchi la soglia della prima tenda dove i volontari hanno precedentemente preparato centinaia di sacchetti con cibo (pane, scatolette di sardine o paté di carne di pollo o tacchino, fette biscottate, biscotti, qualche frutto, miele, marmellatine e simili) e acqua che viene distribuito a ciascuno, su richiesta ricevi del latte per i tuoi bambini, se ne hai. Questo cibo si somma spesso a quello accumulato e non mangiato durante il viaggio attraverso la Croazia, la Grecia, la Macedonia, andando così ad aumentare il peso e occupare spazio nelle borse che ti porti appresso. Non sorprende che poi molti lascino intere scatolette chiuse o mezzo mangiucchiate nei capannoni di sosta… Poi passi avanti seguendo il corridoio formato dalle staccionate che gentilmente ti indicano di entrare nel Capanno n°1, dove all’entrata stanno di guardia due poliziotti. Attendi.
Arriviamo noi e i volontari di WAHA (Women and Health Alliance International) su richiesta. Loro si occupano delle madri e dei neonati e se necessitano di essere cambiati e nutriti con latte in polvere caldo le accompagnano in un box apposito. Noi ci occupiamo del resto: delle domande generiche tipo “Dove siamo? Quando ripartiamo? Dopo andiamo in Austria?”, a quelle più personali “Dov’è il bagno? Sto male… c’è un dottore? C’è acqua calda per i bambini? Assorbenti per le donne?”, alle richieste di indumenti e scarpe. Alcuni hanno le scarpe scollate o rotte o zuppe d’acqua, le giacche non abbastanza calde o di misura piccola. I coordinatori ci hanno avvertito di rispondere innanzitutto ad esigenze veramente tali e di dire a tutti gli altri che riceveranno tutto ciò di cui avranno bisogno in Austria (sarà proprio così?) che qui non abbiamo a sufficienza cose per accontentare tutti, dato che ci sono molte altre persone in arrivo.
Per accompagnare le persone alla tenda della Croce rossa, dove in quei giorni lavoravano un gruppo di dottoresse provenienti dalla Slovacchia, dovevamo avvertire il poliziotto davanti all’entrata che ci ricordava di riportare le persone nella stessa tenda da dove le avevamo prese. Quindi attendevamo pazienti davanti alla tenda della Croce rossa che terminassero la visita e ricevessero le medicine.
Nel frattempo l’iter per le persone continua… Vengono chiamati a gruppi nel primo capanno, si preparano ad una seconda attesa, questa volta in fila in piedi, prima in un corridoio separato di staccionate all’interno del capanno, poi fuori al freddo, sotto alla pioggerella, all’umidità, o al nevischio, sempre nel corridoio di staccionate che li accompagna gentilmente nella tenda dove vengono controllati uno ad uno, trattenuti gli oggetti pericolosi identificati e ricevuti i documenti necessari, rilasciati nei Capanni n°2 o 3, in attesa della partenza. Il tutto avviene così lentamente che passano delle ore, se non la notte intera. Non hanno sdraio, solo qualche stuoino e le coperte con le quali creare del ”nidi” e nelle quali avvolgersi.
Alla fine dei nostri turni venivamo sostituiti da altri volontari.
Il giorno seguente ci hanno raggiunti altri due compagni che si sono uniti al lavoro.
Prima cosa, ripulire il Capanno n°2… Davanti ai nostri occhi si stendeva un mare infinito di onde grigio topo formate dalle coperte ammassate e ricoprenti la totalità del pavimento del capannone. Per nostra fortuna eravamo più numerosi del giorno prima, sia tra i/le volontar* della Slovenska filantropija che tra quell* della Protezione civile… in prevalenza donne di una efficienza e rapidità nei movimenti che a guardarle lavorare sembravano danzare con le coperte o le pesanti pale in mano piene di immondizie.
Verso sera si percepiva un po’ di tensione tra i coordinatori in relazione ai poliziotti. Noi stavamo distribuendo vestiti e scarpe a richiesta nel 3° capannone, dove i migranti sostavano dopo l’identificazione, poiché questo non ci era più permesso di fare nel 1°.
Dopo che avevamo quasi terminato di esaudire le richieste di indumenti, ma soprattutto di scarpe, ci è stato chiesto della coordinatrice della Croce rossa di portare in blocco gli scarponi dopo-sci e soprattutto gli scarponcini per bambini di varie misure e di lasciarli sui tavoli che se li prendessero da soli. Un po’ di incongruenza rispetto al giorno prima che ci avevano raccomandato di distribuire solo lì dove era strettamente necessario.
Alle nostre facce perplesse e alle domande ci hanno poi spiegato, che il giorno dopo ne sarebbero arrivate degli altri e che nel magazzino non c’era posto a sufficienza per tenere tante cose. In effetti poi sono arrivate anche tanti imballaggi con coperte nuove.
Il terzo giorno avevamo il turno mattutino, dalle 7.00 alle 15.00 e abbiamo dovuto aspettare circa un’ora prima di far qualcosa, perché c’erano ancora persone in tutti i capannoni in attesa dei controlli o della partenza.
Poi abbiamo pulito velocemente il 1° e il 2° capanno. Ci avevano detto che sarebbero arrivate alle 10.30 circa 800 persone. Invece niente, solo un autobus della polizia, con un gruppo numeroso di respinti dall’Austria ritornati a Dobova per una seconda identificazione che sono stati sistemati nel Capanno n°3.
Dopo la nostra pausa pranzo nella tenda comune dei volontari, quindi dopo le 11.30 sono arrivati i primi autobus.
Qualcun* di noi si è dirett* nel Capanno n°1 e nella tenda del cibo, altri siamo rimasti nell’esterno all’uscita della tenda delle identificazioni, ad aspettare che uscissero le famiglie con bambini per distribuire loro delle borse contenenti dei giochi-peluches, matite colorate e quadernetti, una barretta di cioccolato, delle merendine o delle caramelle. Un lavoro decisamente più leggero se non ci fosse stata un’arietta così frescolina…
La fine del turno è arrivata veloce. Abbiamo restituito i giubbetti gialli e i cartellini, salutato, ringraziato e siamo partit* per raggiungere una Trieste inzuppata di pioggia.
E.
Marzo 19th, 2017 — General, Processi
1. 29 gennaio. Il processo per l’ex caserma Osoppo (occupazione + resistenza) dopo l’udienza del 29 gennaio 2016 è aggiornato al 22 aprile: si tratta di udienza conclusiva e condanne certe. Questo, passerà alla storia come il processo nel quale si sono violate le leggi della Chimica e della Fisica: un portone di ferro è diventato di legno e un moto oscillatorio è diventaro traslatorio. Qui foto: il legno non si arrugginisce. Qui filmato: il moto oscillatorio ritorna al punto di partenza.
2. 11 febbraio. Si è svolta l’udienza per il processo per resistenza a un compagno e una compagna in occasione dell’arresto di Kabu (novembre 2013). Dall’esame dei testi dell’accusa si vede chiaramente che la montatura non regge. Prossima udienza il 19 maggio.
3. Sono arrivate 7 denunce come “promotori di manifestazione non autorizzata” per il contrasto del tutto spontaneo ai fascisti di msi fiamma nazionale il 21 novembre 2015 in Piazza Libertà. Anche queste denunce non reggono logicamente e peraltro c’è il precedente del CIE di Gradisca con relative assoluzioni.
4. 5 febbraio. Sono arrivati 3 decreti di condanna per l’incendio delle bandiere italiane del 25 aprile 2015; qui non avendo prove e dopo aver fatto un delirio di sequestri di computer, telefonini e intercettazion, eccetera hanno pensato bene di piazzare dei decreti di condanna invece di archiviare. Anche questo fatto sta ad indicare l’esistenza di una strategia repressiva non solo di ripo kuesturino ma coordinata a livello di Prokura. La cartina al tonasole sarà proprio il comportamento del Giudice (Angelica De Silvestre) al processo per resistenza di cui al punto 2.
5. Per quanto riguarda i processi del duo Gondolo (PM) – Pecile (Giudice) cioè ex-caserma + manifestazione per Kabu (del 23 novembre 2013 davanti alla Questura che si svolgerà il 22 marzo) non abbiamo dubbio che si tratterà di condanne certe e questo esito è perfettamente congruente con l’ipotesi della repressione orchestrata.
Certamente ci farebbe piacere essere smentiti, ma la netta impressione è che, negli ultimi anni, qui ad Udine, si sia progressivamente creato un piano precostituito nella fabbricazione e gestione dei processi politici e nella repressione in generale. Il fatto è che purtroppo abbiamo ragione, vale a dire che l’analisi anarchica sulla funzione dello Stato è puntualmente verificata.
Marzo 19th, 2017 — Clima e Potere, General
Oltre un centinaio di persone ha partecipato alla conferenza sui mutamenti climatici a San Giorgio di Nogaro.
Qui viene presentato il concetto di crescita percentuale e di tempo di raddoppio dell’economia capitalista | video a | video b |
il problema dell’innalzamento del livello degli oceani e dei mari conseguente alla dilatazione termica
e allo sciolglimento dei ghiacciai. Di seguito il link al sito di simulazione www.flood.firetree.net/
prima |
dopo, con + 1m
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Marzo 19th, 2017 — General, Manifestazioni
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Almeno 200 persone, di tutte le età, triestini ma anche immigrati e richiedenti asilo, hanno partecipato al presidio in piazza della borsa questo sabato. Un piazza colorata e animata con musica, banchetti e tabelloni informativi, striscioni, bevande, interventi al microfono e il torneo di calcio antirazzista. Sicuramente un buon risultato specie se si considera l’organizzazione in meno di una settimana e la partecipazione unicamente dalla città senza “rinforzi” da fuori. Fallimentare invece il corteo dei fascisti (ormai lanciato da due settimane) che, nonostante le presenze dal resto della regione e probabilmente anche dal veneto, ha raccolto non più di un centinaio di razzisti. Sempre troppi. ovviamente, ma è un segnale che al momento le formazioni esplicitamente fasciste non riescono ad aggregare attorno a sé quel malcontento razzista diffuso che invece vede soprattutto nella lega il suo riferimento politico. |
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Marzo 19th, 2017 — General, Kurdistan
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Nonostante la fitta pioggia ha avuto un buon successo il presidio regionale di oggi (sabato 27 febbraio) per rompere il silenzio dei media su quanto sta accadendo nel kurdistan turco e per esprimere solidarietà alla lotta per libertà e per il confederalismo democratico che si combatte non solo in turchia ma anche in siria e iraq.
Evento fb | Video infoaction | Servizio RAI I Trieste Prima
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Marzo 19th, 2017 — General, Grandi Opere
Piccolo presidio a Trieste sotto il Consolato Francese sabato 27 febbraio
60 mila persone a Notre-Dame-des-Landes
Succès incontestable de la mobilisation pour l’abandon du projet d’aéroport
Communiqué de presse – Notre-Dame-des-Landes, le 27 février 2016
Les diverses composantes de la lutte de Notre-Dame-des-Landes (Coordination des opposants, COPAIn, ZAD …) organisatrices de la mobilisation du samedi 27 février 2016 “
pour l’abandon du projet d’aéroport et pour l’avenir de la ZAD“, se réjouissent de l’énorme réussite de cette journée, pourtant organisée une nouvelle fois dans un délai très court.
Nous avons vécu ce jour certainement la plus grosse manifestation pour la sauvegarde du bocage de Notre-Dame-des-Landes et pour le soutien à celles et ceux qui font vivre cette ZAD.
Les organisateurs saluent les plus de 60 000 personnes qui se sont déplacées, parfois de très loin (68 cars venus de toute la France), pour apporter leur soutien infaillible à cette lutte emblématique contre un projet inutile – basé sur des mensonges, des secrets et des manipulations – écologiquement et économiquement intenable.
Le convoi venu de l’est était composé d’une cinquantaine de tracteurs – présence voulue symbolique pour rappeler l’enjeu de préservation de la terre agricole – et d’un millier de personnes à vélo dès le point de départ de l’Erette.
Il a rejoint, sous les acclamations, l’impressionnante marche venue de l’ouest, festive, musicale et colorée.
Les nombreux messages de soutien venant de partout (Allemagne, Italie, Turquie, Belgique, Grande-Bretagne, Québec…) prouvent, s’il en était encore besoin, que la lutte au départ locale de Notre-Dame-des-Landes rejoint désormais des préoccupations globales de choix de société. Le constat de l’incohérence entre, organiser la COP21 et, quelques mois après, vouloir construire un aéroport près d’une ville qui en possède déjà un, a été lui aussi renouvelé.
L’ambiance festive qui a régné toute la journée ne doit pas faire oublier la détermination farouche des opposant-e-s pour obtenir rapidement l’arrêt des procédures d’expulsion et l’abandon du projet. Les prochaines semaines seront déterminantes.
L’annonce d’un référendum sur le projet d’aéroport – dont l’organisation reste pour le moins floue et sujette à caution – n’a pas affaibli le mouvement d’opposition, bien au contraire.
On ne lâchera rien ! L’aéroport de Notre-Dame-des-Landes ne se fera jamais !
Marzo 19th, 2017 — General, Scioperi
Perché una giornata transnazionale contro i confini e la precarizzazione in Europa?
Perché le politiche nazionali sul lavoro e il welfare sono inserite in una cornice europea, la precarietà è organizzata lungo catene transnazionali di produzione e sfruttamento e il lavoro migrante e la mobilità dei migranti stanno sfidando l’ordine europeo e il regime dell’austerity come mai prima d’ora. Mentre l’UE e i suoi Stati membri combattono per controllare e governare la mobilità in vista del profitto, noi dobbiamo sperimentare nuove forme di organizzazione e iniziativa transnazionale. Non vogliamo salvare quest’Europa, ma rifiutiamo l’idea che la sovranità nazionale sia la soluzione per conquistare la libertà contro lo sfruttamento. Non vogliamo salvare Schengen assicurando i confini esterni, vogliamo libertà di movimento per tutti. Per queste ragioni stiamo dalla parte dei migranti e rivendichiamo un permesso di soggiorno europeo senza condizioni.
Perché il primo marzo?
Perché il primo marzo 2010, dopo un appello partito dalla Francia per organizzare una giornata dei migranti con lo slogan «24 ore senza di noi», in Italia è stato organizzato da un’ampia coalizione di forze uno sciopero politico nazionale contro la legge sull’immigrazione. Da quel giorno, abbiamo assunto la forza del lavoro migrante e la sua capacità di essere il punto di connessione tra diversi luoghi e condizioni. Il primo marzo vogliamo riprendere l’idea di uno sciopero del lavoro migrante ed estenderlo a tutte le figure che oggi stanno subendo il regime dei confini e le misure di austerity, perché solo creando un vasto fronte sociale possiamo avere la forza di lottare per i nostri diritti.
Perché adesso?
Il ricatto contro la Grecia e la cosiddetta «crisi dei rifugiati» hanno scosso l’Europa: è questo il tempo di portare la voce dei migranti e il rifiuto di ogni tentativo di organizzare l’Europa attraverso un più rigido governo della mobilità, il regime dell’austerity e la precarizzazione di tutto il lavoro. Per farlo, è il momento di prendere posizione e superare i confini imposti dalle tradizionali forme di conflitto sul lavoro e di iniziativa politica, tra movimenti sociali e sindacati.
È solo un’altra giornata Europea di lotta come ne abbiamo viste in passato?
Non sarà una giornata di lotta come altre: sarà il primo esperimento di un più lungo processo verso uno sciopero sociale transnazionale in Europa unito da rivendicazioni comuni. Queste rivendicazioni riguardano un salario minimo europeo, un reddito di base e un sistema di welfare europei basati sulla residenza, un permesso di soggiorno europeo senza condizioni, indipendente dal contratto di lavoro e dai livelli di reddito.
Dove è organizzato il primo marzo?
Oggi più di 20 città in nove diversi paesi (Austria, Francia, Germania, Italia, Svezia, Inghilterra, Polonia, Scozia, Slovenia), hanno annunciato azioni e manifestazioni. La lista completa è riportata nel nostro sito. Useremo gli hashtag #1M e #TSS per connettere le diverse iniziative.
Che cos’è uno sciopero sociale transnazionale?
Lo sciopero è transnazionale e sociale quando è capace di attraversare i confini esistenti tra attivismo e sindacalismo, paesi e categorie, muovendosi tra la società e i posti di lavoro al di fuori delle forme tradizionali di organizzazione e aggredendo le condizioni politiche dello sfruttamento e le questioni sociali. Ciò che vogliamo è riprenderci lo sciopero come strumento di insubordinazione.
Che cos’è la Transnational Social Strike Platform?
La Transnational Social Strike Platform non è un collettivo né un coordinamento tra diversi gruppi, ma una piattaforma politica con lo scopo di coinvolgere sempre più organizzazioni e persone in Europa e non solo, verso l’obiettivo di uno sciopero sociale transnazionale. Non abbiamo né un’identità né un passato da difendere, ma solo un processo aperto per travolgere il presente.
Come si possono avere più informazioni o unirsi al processo?
La TSS platform ha un sito web e una pagina Facebook.
Per info: riffraff@autistici.org
Marzo 19th, 2017 — General, Grandi Opere
Domani 8 marzo a Venezia in occasione del vertice Renzi Hollande a Palazzo Ducale appuntamento alle 10 alla stazione Santa Lucia per una giornata di lotta contro il TAV, le grandi opere, la guerra e per l’apertura delle frontiere. I manifestanti provenienti da tutta Italia cercheranno di violare la zona rossa sia via terra che via mare.
http://radioblackout.org/2016/03/domani-a-venezia-contro-tav-grandi-opere-guerra-e-frontiere/
Marzo 19th, 2017 — General, Osservatorio locale
Marzo 19th, 2017 — Cronologia Pignarul, General
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Grande successo del pignarul 2016. Quasi 250 persone hanno partecipato all’iniziativa.
Un buon inizio per l’attività dell’anno in corso.
Memoria storica. i Pignarul dopo lo sgombero/sequestro del CSA del 10 dicembre 2009.
| 2010 via Scalo Nuovo | 2011 ex Macello | 2012 ex caserma Osoppo | 2013 ex caserma Osoppo |
| 2014 ex Macello | 2015 via Scalo Nuovo | 2016 ex caserma Osoppo |
seguono foto
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