Rompiamo il muro del silenzio! Fermiamo il genocidio dei curdi! Foto, video e report

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Nonostante la fitta pioggia ha avuto un buon successo il presidio regionale di oggi (sabato 27 febbraio) per rompere il silenzio dei media su quanto sta accadendo nel kurdistan turco e per esprimere solidarietà alla lotta per libertà e per il confederalismo democratico che si combatte non solo in turchia ma anche in siria e iraq.

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Un’ottantina di compagni e compagne per la maggiorparte da trieste (in prima fila ovviamente i compagni curdi) con anche una nutrita presenza dal frluli e pordenone ha manifestato per un ora e mezza di fronte al palazzo della rai scandendo slogan e interventi al megafono per tutto il tempo. Nutrita la presenza come sempre di digos e carabinieri e polizia.

Durante i vari interventi si è ricordato il massacro che ogni giorno il regime di Erdogan compie in turchia contro i curdi e tutte le opposizioni rivoluzionarie. Si è anche ovviamente parlato della rivoluzione in Rojava e dell’esperimento del confederalismo democratico, un esperimento sociale che oggi rappresenta l’unica speranza in un medio oriente sempre più falcidiato da guerra, conflitti interreligiosi ed etnici, violenze ed interessi imperialisti.

Il presidio ha raggiunto in parte il risultato sperato in quanto (vedi link sotto) la Rai ha fatto un breve servizio riportando correttamente (seppure ovviamente molto parzialmente) le nostre ragioni.

L’iniziativa di oggi è solo una tappa di un percorso che da un anno e mezzo vede il coordimento libertario regionale protagonista nella solidarietà attiva alla lotta in kurdistan e che proseguirà nei prossimi mesi con appuntamenti locali e con la presenza il 25 aprile a Udine e Pordenone e il 1 maggio a Trieste.

Info-action reporter

Servizio su Rai 3 regionale delle 19.30 (dal minuto 12.21)

Breve sul piccolo del 29/02/16:

 Sit in contro il silenzio sul Kurdistan Nonostante la fitta pioggia gli organizzatori rivendicano il «buon successo» del presidio regionale indetto dal Coordinamento Libertario Regionale «per rompere il silenzio dei media su quanto sta accadendo nel Kurdistan turco e per esprimere solidarietà alla lotta per libertà e per il confederalismo democratico che si combatte non solo in Turchia ma anche in Siria e Iraq». Un’ottantina di persone ha manifestato per un’ora e mezza di fronte al palazzo della Rai in via Fabio Severo scandendo slogan e facendo numerosi interventi al megafono.

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news

https://www.facebook.com/media/set/?set=a.666480510158507.1073741835.151900371616526&type=3)(72

https://www.youtube.com/watch?v=cYMeySd-QmI

Su Trieste prima

http://www.triesteprima.it/eventi/cultura/fermiamo-genocidio-curdi-predio-sede-rai-26-febbraio-2016.html

Bastano 500 o 5000 morti per superare il muro del silenzio?
Ogni giorno muoiono decine di persone a Cizre, città di 130mila abitanti a est del Kurdistan turco che segna il confine con la Siria e l’Iraq.
Qui l’esercito turco sta cannoneggiando in modo totalmente unilaterale da molti giorni una città inerme, piena di civili. La loro “colpa” agli occhi del governo turco è quella di aver dichiarato l’autogoverno.
Per dimostrare di aver eliminato dei terroristi curdi a Cizre, la polizia turca ha diffuso le foto dei corpi carbonizzati dei “nemici pericolosi”, tra i quali si vedono chiaramente diversi bambini!
Tutto questo mentre il vice presidente americano Joe Biden si faceva fotografare con il “collega” turco Erdogan affermando che: “Non c’è alcuna differenza tra l’Isis, il Pkk e al Nusra, tutte “minacce” per la Turchia”. Ha quindi messo sullo stesso piano una potenza fanatica e assassina (peraltro favorita dallo stesso governo turco) e una forza politica che sostiene la resistenza dei curdi oppressi.
Ricordiamo che sia gli USA che la Germania (ma anche molti altri paesi non ultima l’Italia) hanno strettissimi rapporti con lo Stato turco e accettano l’ipocrisia della sbandierata lotta di Ankara all’ISIS.
I curdi e le loro unità di difesa YPG e YPJ (formazione di sole donne) da anni contrastano le truppe dello Stato Islamico e, dopo aver liberato Kobane, stanno procedendo, tra mille difficoltà, a liberare aree sempre più ampie di territorio nella Rojava, territorio del Nord della Siria ai confini con la Turchia. Qui la popolazione sta realizzando una forma molto avanzata di democrazia diretta attraverso un modello federalista, laico, ecologista, femminista e tollerante con tutti gli abitanti e le loro tradizioni (Confederalismo democratico).
Molti interessi economici e strategici, dalle multinazionali alle grandi potenze che impongono i bombardamenti contro i civili, si intrecciano sulla pelle dei curdi. Anche a livello locale la Camera di Commercio ha dichiarato che Trieste è “la porta privilegiata della Turchia in Europa”. Naturalmente è una porta quasi del tutto chiusa per i profughi che scappano dalla morte per guerra, mentre è spalancata per i profitti di questa o quella lobby commerciale.
Si parla, e molto della Turchia, se ne parla come del paese deputato ad impedire l’arrivo di profughi e migranti nell’Unione Europa ma nulla emerge della reale situazione che si vive in quel paese: la feroce repressione di ogni dissenso interno e il vero e proprio genocidio della popolazione curda attuati dal governo. Nell’ultimo rapporto, Amnesty International denuncia chiaramente quanto sta avvenendo nelle città a maggioranza curda sottoposte da mesi ad un criminale coprifuoco.
È questo il silenzio che vogliamo rompere! Un silenzio assordante, fatto di Stati conniventi e di interessi che non si possono nemmeno più definire sottobanco.
Tutto questo dovrebbe far riflettere chi fa parte dei “mass media” su cosa vuol dire “dovere di cronaca”. Tacere la realtà significa essere complici e fiancheggiatori di assassini.
Occorre che tutti rompano il silenzio! Occorre che i media informino su ciò che sta accadendo realmente. Non abbiate paura a dire che il governo dell’AKP di Erdogan sta massacrando il popolo curdo!
Noi non siamo complici del governo italiano che appoggia Erdogan e i suoi assassini in divisa! In tutto il mondo si stanno svolgendo manifestazioni di solidarietà con la resistenza curda e contro il piano criminale di Ankara.
CONTRO IL MASSACRO DEI CIVILI CURDI MESSO IN ATTO DALL’ESERCITO TURCO
FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE!

Coordinamento Libertario Regionale

www.info-action.net

https://www.facebook.com/ateneofriulano/

Testo del volantino consegnato agli studi Rai

ROMPIAMO IL MURO DEL SILENZIO!

FERMIAMO IL GENOCIDIO DEI CURDI!

Dal 24 Luglio 2015, il governo di Erdogan e l’esercito hanno avviato una guerra totale contro i curdi che vivono in Turchia. Molte città a maggioranza curda sono state poste sotto coprifuoco attraverso l’uso indiscriminato e unilaterale di carri armati, artiglieria pesante, elicotteri e forze speciali. La stima ufficiale dei morti si aggiorna di ora in ora, come un contatore impazzito che non vuole più arrestarsi; un milione e mezzo di abitanti sono stati colpiti e 300.000 sono stati evacuati forzatamente dalle loro case completamente distrutte dai colpi di artiglieria. L’obiettivo è quello di accertarsi che le persone non tornino in queste aree e che queste città possano essere dichiarate zone militari. Veri e propri massacri sono stati compiuti nelle città di Cizre e Sur-Diyarbakir, dove il coprifuoco dura ormai da 60 giorni e centinaia di persone sono state uccise negli ultimi mesi.
In tutta la Turchia migliaia di attivisti, sindaci, consiglieri e membri delle assemblee del popolo, giornalisti, intellettuali e sindacalisti vengono imprigionati e torturati: chiunque cerchi di schierarsi a favore del popolo curdo finisce in galera. Dodici docenti turchi, rei di aver firmato una petizione internazionale che chiede la fine del massacro e la ripresa dei dialoghi di pace sono stati arrestati con l’accusa di propaganda terroristica.
Non è vero, dunque, che in Turchia non ci sia una forte opposizione. Viene sistematicamente annientata.

Le responsabilità in Europa

Che fanno i governi europei di fronte a tutto ciò? Finanziano il boia e oliano la sua ghigliottina. L’Unione Europea, infatti, ha da poco raggiunto un accordo per lo stanziamento alla Turchia di 3 miliardi di euro finalizzato alla “gestione della crisi dei rifugiati” omettendo che anche la Stato turco  è uno dei principali responsabili di questa crisi.
In questo progetto “umanitario” il governo italiano, che fino a ieri non aveva i soldi per gestire in modo dignitoso poche migliaia di profughi, contribuirà con 225 milioni di euro.

Di tutto questo in Italia non si parla: oltre alla comune appartenenza alla NATO, spiccano tra gli altri, gli interessi di Finmeccanica.
Parlano italiano i nuovi sistemi di guerra impiegati in Kurdistan. Gli elicotteri d’attacco T129, del valore di 3 miliardi di euro, sono stati prodotti in Turchia dalle Tusas Turkish Aerospace Industries (TAI) su licenza della società italo-britannica AgustaWestland, interamente controllata dal gruppo Finmeccanica. Parlano italiano i nuovi missili anticarro a lungo raggio UMTAS sviluppati dall’azienda turca Roketsan i cui prototipi sono stati assemblati in Italia e Turchia. Anche altre le aziende del gruppo sono coinvolte: le ricche commesse hanno portano gli stessi manager del colosso militar-industriale italiano a dichiarare, all’inizio del
2015: “Per Finmeccanica la Turchia rappresenta soprattutto un partner industriale anziché un semplice mercato potenziale”. Questa solida partnership industriale ovviamente è stata ed è favorita dai rispettivi governi. Da una parte la conta dei morti dall’altra la conta dei soldi, tanti

soldi con cui la Turchia sta pagando il silenzio complice dello stato italiano.

La connivenza dei media
È un silenzio che nasconde molti fatti.
Non si dice che la maggioranza del movimento di liberazione curdo rifiuta l’idea della costituzione di uno stato indipendente in quanto lo Stato è il simbolo dell’oppressione subita da decenni sulla propria pelle. Per una reale convivenza si è scelto di costruire strutture di autogoverno, i consigli, in cui tutte le componenti – di genere, culturali, religiose e politiche – siano rappresentate e rispettate.
Non si parla delle donne che da anni portano avanti una battaglia culturale contro il sistema patriarcale e che si sono messe in gioco per cambiare la loro vita e con essa l’intero sistema sociale, donne che oggi vengono ripagate con torture, stupri e uccisioni.
Per rispondere a questa richiesta di democrazia dal basso l’AKP, partito al potere in Turchia, si propone di governare l’intero paese attraverso un colpo di stato politico-militare, coordinato dallo stesso presidente Erdogan. Oggi dovrebbe essere il primo giorno del “cessate il fuoco” nella guerra in territorio siriano; anche se fosse, nulla cambierà per i curdi e le curde che vivono all’interno dello stato turco.

Nulla di tutto ciò viene riportato dai principali mezzi di comunicazione.
Per questo siamo qui, a Trieste, considerata “la porta privilegiata della Turchia in Europa”.
Una porta quasi del tutto chiusa per i profughi che scappano dalla morte per guerra, mentre è spalancata per i profitti di questa o quella lobby commerciale.

Tacere la realtà significa essere complici degli assassini.
Occorre che tutti e tutte rompano il silenzio!
Non si deve aver paura di affermare che il governo dell’AKP sta massacrando il popolo curdo!
Noi non siamo complici del governo italiano che appoggia Erdogan e i suoi assassini in divisa!

CONTRO IL MASSACRO DEI CIVILI CURDI ATTUATO DALL’ESERCITO TURCO
FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE!

Coordinamento libertario regionale
www.info-action.net

In tutto il mondo si stanno svolgendo manifestazioni di solidarietà con la resistenza curda e contro il piano criminale di Ankara.