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Marzo 17th, 2017 — General, Noi
TAV, veniamo al dunque;
né “quadruplicamento” né “progetto 2010”.
Peraltro qualsiasi “modifica sonstanziale” prevede un nuovo progetto e una nuova Valutazione di Impatto Ambientale, per cui le richieste di Zaia e della Serracchiani o cadono nel vuoto o sono una bocciatura secca del progetto 2010 e stop.
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Marzo 17th, 2017 — General, Storia
In occasione del centenario della fondazione della casa del popolo un gruppo di compagni e compagne della zona assieme ad altri provenienti da Trieste e Pordenone ha riaffermato con la propria presenza anche le origini anarchiche della casa. Molto visibili le bandiere anarchiche e buona la diffusione della nostra stampa e del volantino preparato per l’occasione. Da notare che la nostra presenza è stata completamente ignorata dall’articolo del Messaggero.
INFO-ACTION REPORTER
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Marzo 17th, 2017 — General, Tracciati FVG
Dal messaggero veneto del 27/10/13
Il Wwf stoppa il progetto dell’Alta velocità
UDINE Il Wwf stoppa il progetto Tav e lo ribadisce nelle osservazioni presentate ai Ministeri Ambiente, Beni culturali e Infrastrutture e alla Regione Fvg, inerenti le integrazioni degli studi ambientali depositate questa estate da RFI-Italferr. «Anche queste ultime integrazioni – si osserva – presentano le medesime gravissime lacune e carenze già riscontrate nelle precedenti versioni degli studi, consegnate alla fine del 2010 e nell’estate 2012, sia di contenuti che di metodi legate sostanzialmente ad un’incompleta conoscenza del contesto ambientale in cui la mega opera verrebbe a calarsi, oltre ad una consapevole sottovalutazione degli impatti dell’opera stessa». Il Wwf osserva ad esempio che RFI-Italferr trascura di valutare le conseguenze dell’impatto delle gallerie previste (22 km nel sottosuolo carsico) sulle acque sotterranee e sugli ecosistemi che da queste dipendono. «Si aggiunge un evidente scollamento tra le scelte progettuali e le previsioni di traffico contenute nelle integrazioni. Previsioni che – continua il Wwf – non giustificano affatto la necessità di una nuova linea Av/Ac, bensì semmai interventi graduali di miglioramento della rete esistente (tutt’altro che satura) e di eliminazione di alcuni “colli di bottiglia”: raddoppio Udine-Cervignano, nodo di bivio San Polo, ect. Anche l’analisi costi-benefici (prodotta con quasi tre anni di ritardo) denuncia un grave errore metodologico, che porta a sovrastimare i benefici per quanto concerne il traffico merci. A tale proposito va pur sempre ricordato, tra l’altro, che sulla rete TAV esistente in Italia non è transitato un solo treno merci». Francesca Artico
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Coordinamento Libertario Isontino
Dopo le minacce dei giorni scorsi della lega, oggi mani a noi ignote hanno imbiancato le scritte inneggianti alla libertà come se questo fermasse la nostra aspirazione ad un mondo di liberi ed uguali e quella dei migranti al diritto ad una vita dignitosa fuori da quelle mura in cui sono stati rinchiusi solo perchè senza dei documenti…
da Il Piccolo del 29 ottobre 2013
La Lega Nord ripulirà il muro di cinta del Cie di Gradisca
Una manifestazione del Carroccio è stata annunciata per domenica 17 novembre per togliere le scritte inneggianti alla libertà
La Lega Nord ha annunciato una manifestazione per domenica 17 novembre dinanzi al Cie di Gradisca d’Isonzo. L’obiettivo è quello di ripulire il muro di cinta del centro immigrati dalle scritte vergate un mese fa da un gruppo di manifestanti, scritte che riportano in varie lingua la parola “libertà”. Intanto prosegue la protesta dei dipendenti di Connecting People, la cooperativa che gestisce Cie e Cara, per il ritardo da 4 a 6 mesi nei pagamenti degli stipendi. Si è svolta un’assemblea sindacale durante la quale è emersa la denuncia dei lavoratori sul palleggio di responsabilità fra l’ente gestore e la Prefettura sul mancato sblocco della liquidità che garantirebbe il pagamento dei salari.
da Il Piccolo del 30 ottobre 2013
La Lega pulirà le scritte sul muro del Cie
La manifestazione si terrà il 17 novembre. Dipendenti in agitazione per il ritardo degli stipendi
Cie e Cara sempre nell’occhio del ciclone. La tensione cresce anche sul piano politico: per domenica 17 novembre la Lega Nord ha preannunciato una manifestazione di fronte al centro immigrati con l’intento di ripulire il muro di cinta dalle scritte vergate dai manifestanti (la parola “libertà” in diverse lingue) nel corso di una manifestazione tenutasi un mese fa. Intanto ieri i dipendenti di Connecting People, il consorzio siciliano che gestisce le due strutture per migranti, si sono riuniti in un’assemblea per discutere eventuali azioni di protesta per gli stipendi non ancora erogati. I ritardi vanno dalle quattro alle sei mensilità. I lavoratori contestano il “palleggio” di responsabilità fra l’ente gestore e la Prefettura sul mancato sblocco della liquidità che garantirebbe il pagamento dei salari. E protesta anche il Sap , il Sindacato autonomo di polizia, per le riunioni della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale che invece di svolgersi al Cie si tengono alla Prefettura di Gorizia con dispendio di soldi e forze. Nei giorni scorsi tre tunisini sono stati ascoltati nel corso di un’audizione che si è tenuta in Prefettura, diversamente dalle udienze del Giudice di pace che invece continuano a svolgersi al Cie. Il Sap è critico verso la decisione del Prefetto di far riunire la Commissione territoriale nel Palazzo del Governo. «A nostro avviso – dice il segretario Obit – si tratta di una scelta antieconomica in un clima che dovrebbe essere di taglio delle spese. Invece per l’accompagnamento degli immigrati a Gorizia si sono dovuti impiegare tre agenti hanno dovuto fare la spola Gradisca-Gorizia percorrendo quasi 50 chilometri e protraendo il loro orario ben oltre le sei ore. Il tutto per evitare che sia la Commissione a riunirsi nei locali già predisposti al Cie».
Marzo 17th, 2017 — General, Storia ed attualità

Qui c’era il campo di concentramento/internamento di Gris (Bicinicco):
da dominio devastante su bambini, donne e uomini a devastazione della natura e del territorio.
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Marzo 17th, 2017 — General, Tracciati FVG
dal Piccolo del 30/10/13
Una mozione grillina per affondare la Tav
TRIESTE Il Movimento 5 Stelle torna a ribadire il suo fermo no alla Tav e chiede alla giunta di lavorare a soluzioni alternative. Lo fa con una mozione, presentata in Consiglio regionale. «La linea ferroviaria Alta Velocità-Alta Capacità Venezia-Trieste è insostenibile dal punto di vista economico e pericolosa per l’ambiente. Vanno ascoltati i Comuni», è la posizione espressa dai consiglieri regionali Cristian Sergo e Andrea Ussai, oltre che da i consiglieri comunali di Trieste Paolo Menis e Stefano Patuanelli. Con la mozione M5S punta, in particolare, a impegnare l’esecutivo a percorrere strade diverse, potenziando e valorizzando le infrastrutture esistenti. Una soluzione che deve riguardare l’intera tratta Portogruaro-Ronchi, e non solo quella tra il fiume Tagliamento e il Comune di Cervignano e che porti alla cancellazione definitiva di nuove gallerie o l’ampliamento di quelle esistenti in Carso. «Viste le continue modifiche e integrazioni progettuali, a questo punto chiediamo con forza che si faccia una nuova analisi dei costi benefici del progetto – ha ribadito Sergo – e che per la valutazione del progetto preliminare venga convocata la Conferenza dei Servizi, anche nella fase preliminare proprio per tutelare maggiormente i territori interessati». «È incongruente sostenere come fa qualcuno – precisa ancora il movimento – che questo progetto deve essere portato avanti per sostenere l’attività del Porto di Trieste. Gli stessi tecnici di Rfi hanno confermato che la linea attuale potrebbe sostenere un traffico fino a quattro volte superiore. Quindi il Porto può e deve esser sviluppato ma non ha alcun bisogno di una nuova ferrovia». M5S, prosegue il consigliere comunale Patuanelli, «dice no a opere di questo tipo perché le risposte date dallo Stato sono quasi sempre inaccettabili. È vero che il Porto di Trieste ha bisogno di infrastrutture ma il progetto preliminare non risponde affatto alle esigenze dello scalo. Bisogna invece intervenire sui punti di interconnessione con la rete ferroviaria, veri nodi critici del trasporto. Con un decimo delle risorse previste per questo progetto potremmo risolvere tutti i problemi. C’è poi la questione delle gallerie sotterranee che avrebbero un impatto insostenibile per il Carso e che finirebbero per inquinare le acque di falda». (g.s.)
Marzo 17th, 2017 — General, Nocività
da Il Piccolo del 31 ottobre 2013
Monfalcone, dall’inizio del 2013 già 58 morti per amianto
L’ha riferito il capo della Procura Caterina Ajello nel fare il punto dei processi in corso
Dall’inizio del 2013 sono già 58 gli ex cantierini di Monfalcone morti in conseguenza all’esposizione all’amianto.
L’ha riferito il procuratore della Repubblica di Gorizia, Caterina Ajello.
Sono stati oltre settecento i fascicoli esaminati negli ultimi mesi dal pool di inquirenti che indaga sulle morti legate all’esposizione all’amianto nei cantieri di Monfalcone.
Oltre al primo maxi-processo, conclusosi il 15 ottobre con la condanna di 13 imputati, i magistrati goriziani hanno concluso le indagini preliminari su 116 casi, al momento riuniti in tre diversi procedimenti, due dei quali già a giudizio, con udienze fissate per il 5 novembre e il 17 dicembre. Per un quarto filone sono in fase di definizione i rinvii a giudizio.
Sono 58 i decessi legati all’esposizione alla fibra d’amianto registrati dall’inizio dell’anno in provincia di Gorizia. Lo ha riferito ieri il procuratore capo di Gorizia, Caterina Ajello, illustrando il dettaglio delle indagini condotte dalla magistratura del capoluogo isontino. Si tratta prevalentemente di operai che hanno lavorato nel cantiere navalmeccanico di Monfalcone tra il 1960 e il 1980. «È un fenomeno ingravescente, che non accenna a diminuire – ha spiegato Ajello -. Le patologie asbesto-correlate, peraltro, sono latenti e si presentano nella loro gravità anche a distanza di trenta o quarant’anni». Il procuratore della Repubblica ha sottolineato come la vicenda «abbia gravi ricadute sociali sul territorio: è compito della magistratura fornire risposte puntuali a questa problematica». E infatti il 5 novembre partirà un nuovo processo. Sono stati oltre settecento i fascicoli esaminati negli ultimi mesi dal pool di inquirenti che indaga sulle morti legate all’esposizione all’amianto nel cantieri di Panzano, ha riferito ancora Caterina Ajello. Oltre al primo maxi-processo, conclusosi il 15 ottobre con la condanna per complessivi 55 anni e 8 mesi, oltre ai risarcimenti ai familiari delle vittime, di 13 imputati (i vertici dell’ex Italcantieri), accusati di omicidio colposo per la morte di 85 operai, i magistrati goriziani hanno concluso le indagini preliminari su 116 nuovi casi, al momento riuniti in tre diversi procedimenti, due dei quali già a giudizio, con udienze fissate per il 5 novembre e il 17 dicembre. Per un quarto filone sono invece tuttora in fase di definizione i rinvii a giudizio. Per circa trecento fascicoli risultano in corso le indagini preliminari, mentre altrettanti arriveranno sui tavoli dei sostituti procuratori dal Centro per l’amianto di Monfalcone. Il procuratore capo di Gorizia, Caterina Ajello, commentando il maxi-processo sulle morti legate all’esposizione all’amianto nella città dei cantieri, ha parlato di una sentenza che è «in questo territorio una tappa storica, un apripista a livello nazionale, che stigmatizza il riconoscimento della sofferenza di tante famiglie di cantierini morti a causa del minerale killer». Per quanto riguarda il maxi processo già concluso, le motivazione della sentenza saranno rese note entro 90 giorni dal giorno della sentenza, cioè entro metà gennaio 2014, ma si può già affermare, solo dalla lettura delle 12 pagine del dispositivo, che non è trattato di una sentenza generica che colpisce nel mucchio e fa di tutta un’erba fascio. I magistrati hanno agito scrupolsamente, una dilegenza che trova conferma nella decina di udienza e nelle perizie mediche e tecniche e nelle centinaia di testi ascoltati durante il dibattimento.
Marzo 17th, 2017 — General, Uncategorized
Nuova rivolta questa notte dentro il lager. Pubblichiamo le due brevi info fatte girare dalla Tenda per la pace e i diritti questa notte.
1)
I reclusi del CIE di Gradisca sono ora tutti fuori dalle gabbie, alcuni nei corridoi altri nel campo di calcio, notizie non confermate danno tre persone portate in ospedale per intossicazione. Tre stanze sono state incendiate. Alla base dell’ennesima rivolta ancora le disumane condizioni e l’insostenibilità dei CIE
2)
Siamo davanti al CIE di Gradisca, una colonna di fumo si alza da dentro, sono entrate un’ambulanza e un’auto medica. I vigili del fuoco erano fuori ma abbiamo visto una camionetta andarsene. Da dentro ci dicono che hanno bruciato i materassi e c’é gente svenuta
SEGUIRANNO AGGIORNAMENTI!
Marzo 17th, 2017 — Carbone, General
da Il Piccolo del 2 novembre 2013
Pagina 23 – Gorizia-Monfalcone
USI-AIT
«Centrale a “tutto gas” Si rispettino gli accordi»
Il sindacato di base Usi-Ait chiede «un’indagine seria e imparziale sulle emissioni della centrale A2A a tutela di lavoratori e cittadinanza che faccia chiarezza su sessant’anni di informazioni contrastanti e di parte e il blocco del progetto “tutto carbone” estendendo la riconversione a gas anche agli attuali gruppi 1 e 2 come previsto dal Protocollo d’intesa per la centrale a carbone del 2004 con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali».
«Quanto accaduto all’Ilva di Taranto, a Servola con la Ferriera – scrive l’Usi-Ait – ora succede alla centrale di Monfalcone: ancora una volta i sindacati di regime vogliono farci accettare come ineluttabile l’alternativa tra lavoro e salute. Accettando acriticamente i dati forniti dall’Arpa, in uno studio su cui sussistono dubbi di imparzialità, i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil si schierano ancora una volta a favore della multinazionale A2A appoggiandone il piano industriale che vuole riconvertire a carbone la centrale di Monfalcone.
In questa indagine dell’Arpa – continua il sindacato – l’accumulo di metalli nei terreni, nell’acqua e nelle persone non sono dati significativi e la diossina non compare fra i potenziali inquinanti. È inammissibile che la misurazione della diossina sia stata effettuata una sola volta in sessant’anni anni a Monfalcone».
Qui il comunicato integrale
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
MV online 3 novembre 2013

di Christian Seu
Gradisca, fiamme nelle camerate rimaste ancora agibili. Disposto il rafforzamento della vigilanza dentro la struttura
GRADISCA D’ISONZO. Ancora tensioni al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca. Che, dopo i tumulti di mercoledì scorso, ha vissuto nella tarda serata di venerdì ulteriori episodi di intolleranza da parte di un gruppo di ospiti, che hanno dato fuoco a materassi e suppellettili, rendendo inagibili le ultime tre stanze ancora utilizzabili. Per arginare le proteste dei clandestini, che hanno intanto proclamato lo sciopero della fame per contestare le condizioni di detenzione all’interno del centro, la Prefettura ha disposto che gli operatori della struttura e gli agenti della Questura vengano affiancati da personale del Comando provinciale dei Carabinieri di Gorizia, in attesa di ulteriori rinforzi che dovrebbero giungere dal Veneto non prima di domani.
La rivolta
Venerdì il centro ha vissuto l’ennesima serata ad alta tensione. Dopo la cena, un gruppo di immigrati – anche con l’obiettivo (non andato a segno) di tentare la fuga – ha dato fuoco alle ultime quattro camerate ancora agibili all’interno della struttura dopo i roghi di mercoledì notte, costringendo gli operatori ad ammassare gli ospiti negli spazi all’aperto. Due immigrati, rimasti intossicati, sono stati condotti per accertamenti al Pronto soccorso dell’ospedale di Monfalcone. Gli altri, dopo le operazioni di bonifica, sono stati accompagnati nelle camere meno danneggiate.
Per domare le fiamme sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Gorizia. Ieri, nel fare la conta dei danni, la Prefettura ha confermato che tutte le otto camerate a disposizione nell’area rossa (le zone blu e verde, già danneggiate nelle rivolte agostane, restano inservibili perché interessate dai lavori di ripristino) risultavano inagibili dopo l’ennesimo episodio di intolleranza. Nella notte tra mercoledì e giovedì tre clandestini avevano rotto i vetri e divelto le recinzioni, portandosi ancora una volta sul tetto della struttura di via Udine; un altro gruppo aveva dato alle fiamme alcuni materassi, rendendo inservibili quattro stanze.
Alloggi temporanei
Dopo l’ennesima azione di protesta, gli addetti incaricati dalla Prefettura hanno immediatamente avviato le opere per tentare di recuperare almeno una parte degli spazi, per consentire ai 66 immigrati attualmente detenuti nel centro di riposare in condizioni quantomeno decenti: gli immigrati sono al momento ospitati in alloggi temporanei sempre all’interno del perimetro dell’ex caserma Polonio. I motivi dell’ennesima rivolta sono gli stessi che hanno scatenato le precedenti sommosse.
Gli immigrati protestano per le condizioni di permanenza all’interno del Cie gradiscano, per le supposte precarie condizioni igienico-sanitarie e per l’asprezza delle leggi italiane in materia di immigrazione clandestina. Non solo. «La ragione del tentativo di fuga è sostanzialmente da attribuirsi alla volontà da parte degli stranieri di sottrarsi agli ineludibili provvedimenti di rimpatrio verso i rispettivi Paesi di origine», ha fatto sapere ieri pomeriggio la Questura, attraverso una nota, confermando che sono in corso indagini per risalire all’identità degli autori dei danneggiamenti.
I rinforzi
Dopo i reiterati episodi di protesta, anche violenta, andati in scena tra luglio e agosto, dunque, il Cie di Gradisca torna a preoccupare. Tanto che è stato disposto un rafforzamento della vigilanza all’interno del Centro, con gli operatori civili e gli agenti della Questura che sono da un paio di giorni affiancati dai Carabinieri del Comando provinciale di Gorizia. Non solo: da domani dovrebbero arrivare gli agenti del Reparto Mobile di Padova, impegnati in queste ore nei servizi di vigilanza negli stadi in cui si disputano le gare dei campionati professionistici.
Cie Gradisca, nuovo incendio stanze
Interpellanza Manconi ad Alfano, chiudere struttura
(ANSA) – GORIZIA, 2 NOV – Un nuovo episodio di protesta è avvenuto nella serata di ieri nel Cie di Gradisca d’Isonzo (Gorizia). Gli immigrati hanno dato fuoco alle stanze risparmiate dal rogo di mercoledì, rendendo di fatto completamente inagibili gli spazi. Due immigrati sono rimasti lievemente intossicati. Il presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi, ha presentato un’interpellanza urgente al ministro dell’Interno in cui chiede che la struttura venga chiusa al più presto.