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Marzo 18th, 2017 — Bassa friulana, General
Marzo 18th, 2017 — Bassa friulana, General
Assemblee pubbliche sulle fontane e sui temi del servizio idrico integrato si sono svolte a Ruda (1° settembre) a Aiello del Friuli (2 settembre) e ad Aquileia (3 settembre) con la sala decisamente piena.
La campagna di mobilitazione, discussione e raccolta firme sulla petizione popolare, che ha raggiunto ad ora circa sei mila firma, si concluderà domenica 21 settembre con una manifestazione pubblica a San Gioergio di Nogaro in Piazza della Fontana ( frazione di Chiarisacco) alle ore 17.00. Ci sarà anche la dimostrazione del funzionamento della “pompa di calore” acqua-aria ed acqua-acqua
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Foto dell’assemblea di Aquileia 3 settembre 2014
Marzo 18th, 2017 — Bassa friulana, General
Pagina facebook
https://www.facebook.com/aghedipompe
Oltre 200 persone in assemblea oltre 10.000 firme raccolte
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2014/09/23/news/fontane-rispettare-la-volonta-della-gente-1.9979635
San Giorgio di Nogaro Domenica 21 settembre ore 17.00 in Piazza della Fontana in caso di pioggia in Villa Dora
Marzo 18th, 2017 — Bassa friulana
Messaggero Veneto MARTEDÌ, 19 MARZO 2013 Pagina 38 – Provincia
Marcia indietro del Cafc case riallacciate al pozzo
Cervignano: sarà tolto il collegamento con l’acquedotto del Friuli centrale La decisione maturata dopo un incontro tra sindaco e presidente del Consorzio
CERVIGNANO I cittadini hanno vinto la loro battaglia. Il Cafc, nei prossimi giorni, forse già oggi, tempo permettendo, allaccerà nuovamente le abitazioni di via Montale e via Calvino, che erano state scollegate dall’acquedotto di quartiere per essere allacciate all’acquedotto del Friuli centrale, al pozzo artesiano. Lo ha annunciato ieri il presidente del Cafc, Eddi Gomboso, al termine di un colloquio con il sindaco, Gianluigi Savino, il quale, nei giorni scorsi, si era schierato pubblicamente con i residenti e aveva chiesto all’ente gestore della rete idrica locale di ripristinare la situazione originaria. La questione era stata sollevata dal consigliere della civica “Le Fontane”, Roberto Zorzenon. «I cittadini saranno riallacciati al pozzo artesiano, come prima – dice il primo cittadino –. La lista Il Ponte ha sempre dichiarato di avere a cuore la tutela dei pozzi artesiani». Gomboso aggiunge: «Il Comune era al corrente dell’allacciamento alla rete idrica del Calf. Era un’attività da esercitarsi in tempi provvisori. Dai riscontri effettuati abbiamo appurato che la rete necessita di un miglioramento nei collegamenti. Ad ogni modo domani (oggi ndr), se il tempo lo consentirà, sarà ripristinato l’allacciamento al pozzo artesiano. Questi interventi sono finalizzati a garantire agli utenti l’acqua potabile. Non è nostra intenzione modificare le tradizioni del luogo». Anche Gianpaolo Chendi, membro del Comitato di difesa delle fontane e delle falde acquifere del Cervignanese e del Sanvitese, ha scritto al sindaco e al Cafc. «L’operazione che è stata fatta dal Cafc è grave – si lamenta -. Il Comune deve sapere ciò che accade sul suo territorio, soprattutto quando si tratta di acqua potabile erogata ai cittadini. Allacciare persone che dopo anni di approvvigionamento di acqua potabile di falda sono passate all’acqua clorata, può mettere a repentaglio la salute di alcuni, soprattutto bambini, che potrebbero essere allergici al cloro». Conclude Chendi: «Tutto ciò accade mentre in Regione si sta predisponendo una nuova legge sulla gestione delle acque. Ne abbiamo avuto un’anticipazione a Fiumicello, durante un incontro organizzato dal Comune sull’acqua dei pozzi. Abbiamo scoperto che la nostra acqua è in generale di buona qualità e che le falde hanno una buona ricarica. I tecnici regionali ci hanno assicurato che si terrà conto della tradizione e della cultura del “popolo delle fontane”. La gente desidera continuare ad approvvigionarsi tramite i pozzi artesiani e per potere continuare a fare questo è anche disposta a fare sacrifici, ma non a bere acqua clorata». Elisa Michellut
Marzo 18th, 2017 — Bassa friulana
da facebook
Nota. Nell’assemblea popolare del 13 aprile, alla quale hanno partecipato oltre 100 persone, ho detto esplicitamente che sono anarchico e che non posso candidarmi a sindaco per questa ragione.
Paolo De Toni
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BOCCIATI!!
Messaggero Veneto VENERDÌ, 19 APRILE 2013 Pagina 43 – Provincia
Allacciamenti è polemica sulle risposte
SAN GIORGIO DI NOGARO Paolo De Toni, del Comitato difesa ambientale, nel corso del dibattito dalla platea è intervenuto sulla questione-allacciamenti. «Quelle che abbiamo sentito sull’argomento – ha detto – sono non risposte: hanno avuto cinque anni di tempo per studiare un problema assolutamente fondamentale per la popolazione di San Giorgio e ci siamo sentiti dire che “bisogna attendere”, Bertoldi, che “bisognerebbe far fare uno studio all’università”, Di Luca, “che la Corte dei Conti non permetterebbe interventi nei siti privati”, Del Frate. Ci si chiede: ma per il vecchio regolamento non si poneva il problema della Corte dei Conti? Questa domanda era un banco di prova sulla capacità di affrontare problemi certamente complessi, ma non impossibili da risolvere e l’esito – a detta di De Toni – è stato negativo per tutti e tre i candidati alla poltrona di sindaco». (f.a.)
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L’altra facciata del volantino distribuito ieri sera. Ne avevo stampato 300 copie e sono riuscito a darne fuori 250, quindi considerando i rigetti (pochissimi) e le coppie che ne prendono solo uno, pèenso che al massimo c’erano 320 persone in sala
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il Messaggero Veneto di oggi praticamente ho imposto io i temi della discussione
GIOVEDÌ, 18 APRILE 2013 Pagina 62 – Provincia
Allacciamenti, primo nodo per i candidati
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Marzo 18th, 2017 — Bassa friulana, General
Un delfino è entrato nel fiume Corno a fine giugno
Foto a cura di Fausto Del Pin
Marzo 17th, 2017 — Bassa friulana, General
il Biogas a Torviscosa poteva essere fermato
Vanno respinte le affermazioni dell’assessore Turco che il Comune ha le mani legate
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Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Piemonte Sentenza 21 dicembre 2011, n. 1342
sul ricorso numero di registro generale 304 del 2011, integrato da motivi aggiunti, proposto da: Comune di Luserba San Giovanni, in persona del Sindaco pro tempore, rappresentato e difeso dall’avvocato (omissis); contro Provincia di Torino, in persona del Presidente pro tempore, rappresentata e difesa dagli avvocati (omissis); nei confronti di Azienda agricola (…), in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa dagli avvocati (omissis); per l’annullamento della determinazione 23 dicembre 2010, prot. n. 180-47784/2010, con cui il Dirigente del Servizio qualità dell’aria e delle risorse energetiche della Provincia di Torino ha autorizzato l’Azienda agricola (…) alla costruzione ed all’esercizio di un impianto di cogenerazione alimentato da biomassa legnosa nel Comune di Luserna S. Giovanni;
In sintesi si afferma che:
-> l’autorizzazione unica può variare la pianificazione urbanistica soltanto se c’è stata una ponderata valutazione della coerenza della valutazione con le esigenze della pianificazione
-> la realizzazione dell’impianto non può stravolgere le esigenze della pianificazione;
-> l’eventuale dissenso del Comune deve essere preso in adeguata considerazione, attentamente ponderato ed eventualmente superato nella determinazione conclusiva, ma sempre sulla scorta di una motivazione adeguata che dia conto delle posizioni prevalenti emerse in seno alla conferenza e delle ragioni per cui l’insediamento è stato ritenuto, nel confronto dialettico dei vari interessi pubblici, compatibile con le caratteristiche dell’area interessata;
il TAR del Piemonte concludeva la sentenza con alcune prescrizioni
b) riconvocare la conferenza di servizi;
d) concludere la conferenza di servizi con la determinazione conclusiva del responsabile del procedimento, dando conto delle posizioni prevalenti emerse in seno alla conferenza;
Quindi con un ricorso al TAR tale impianto poteva essere bocciato o quanto meno il TAR avrebbe costretto a rifare la conferenza dei servizi e quindi a prendere in considerazione il parere contrario della Sovaintendenza, arrivato in ritardo, ed ignorato, con il quale si dimostrava che era in atto uno stavolgimento del territorio.
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STRALCI della sentenza
È vero che l’articolo 12 del Dlgs 387/2003 prevede che l’autorizzazione unica “costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico”, ma tale norma va letta secondo canoni di ragionevolezza e alla luce dei principi di (mera) semplificazione procedimentale che la ispirano.
L’autorizzazione unica, infatti, si inserisce nella pianificazione urbanistica e può variare quest’ultima soltanto se, nell’ambito del relativo procedimento, si sia giunti ad una ponderata valutazione circa la coerenza sostanziale dell’autorizzazione unica con le esigenze della pianificazione, con la conseguenza che l’effetto di variante dell’autorizzazione unica è soltanto un meccanismo di semplificazione.
L’effetto di variante dell’autorizzazione unica non significa prevalenza sostanziale di questo procedimento sulle scelte di pianificazione, quasi che la realizzazione di un impianto di cogenerazione potesse stravolgere le linee di programmazione dell’uso del territorio che ciascuna amministrazione correttamente si pone: se così non fosse, se l’eventuale dissenso del Comune sotto il profilo urbanistico potesse essere superato sul semplice rilievo che, in ogni caso, l’autorizzazione unica produce di diritto la variazione delle previsioni urbanistiche ostative alla realizzazione dell’impianto, tanto varrebbe non invitarla neppure, l’Amministrazione Comunale, a partecipare ai lavori della conferenza.
Né si può ritenere che le esigenze connesse all’approvvigionamento energetico da fonte rinnovabile – che sono certamente prioritarie e di rilievo comunitario e che proprio per questo hanno ispirato la semplificazione procedimentale delineata dal legislatore statale nel citato articolo 12 Dlgs 387/2003 – siano talmente preminenti da legittimare la totale pretermissione delle esigenze di tutela del territorio, dell’ambiente e della salute pubblica connesse alla pianificazione territoriale.
Ciò non significa, peraltro, che l’Amministrazione comunale sia titolare di un potenziale potere di “veto” in ordine alla realizzazione dell’impianto: significa soltanto che, nell’ambito della conferenza di servizi decisoria di cui al citato articolo 12, l’eventuale dissenso del Comune deve essere preso in adeguata considerazione, attentamente ponderato ed eventualmente superato nella determinazione conclusiva, ma sempre sulla scorta di una motivazione adeguata che dia conto delle posizioni prevalenti emerse in seno alla conferenza e delle ragioni per cui l’insediamento è stato ritenuto, nel confronto dialettico dei vari interessi pubblici, compatibile con le caratteristiche dell’area interessata; una volta che in esito alla conferenza di servizi l’autorità procedente sia pervenuta a siffatta (motivata) conclusione, per il rilascio dell’autorizzazione unica non sarà necessario attivare la complessa procedura di variazione dello strumento urbanistico, ma la stessa autorizzazione unica determinerà di diritto l’effetto di variante urbanistica.
9. Alla luce di quanto esposto, il ricorso è fondato e va accolto, nei termini e nei limiti precisati.
10. Ai sensi dell’articolo 34 comma 1 lettera e) C.p.a., si ritiene opportuno indicare le misure idonee ad assicurare l’attuazione della presente decisione da parte dell’Amministrazione provinciale, la quale dovrà, in particolare, secondo le modalità e nel rispetto dei termini di cui all’articolo 14.11 dell’allegato 1 al Dm 10 settebre 2010:
a) richiedere al soggetto proponente di produrre il progetto definitivo della rete di teleriscaldamento e gli ulteriori chiarimenti istruttori richiesti dal Comune di Luserna S. Giovanni e non ancora evasi;
b) riconvocare la conferenza di servizi;
c) riesaminare in conferenza di servizi, alla luce dei chiarimenti resi dal proponente anche in ordine alla rete di teleriscaldamento, i profili di dissenso formulati dal Comune di Luserna S. Giovanni sotto il profilo urbanistico ed edilizio;
d) concludere la conferenza di servizi con la determinazione conclusiva del responsabile del procedimento, dando conto delle posizioni prevalenti emerse in seno alla conferenza;
e) adottare il provvedimento conclusivo di rilascio o di diniego dell’autorizzazione unica di cui all’articolo 12 Dlgs 387/2003 in senso conforme al contenuto della determinazione conclusiva di cui al punto precedente, avendo riguardo sia all’impianto di cogenerazione sia alla rete di teleriscaldamento.
11. Le spese di lite possono essere compensate per la complessità delle questioni esaminate.
PQM
Il Tribunale amministrativo regionale per il Piemonte (Sezione Prima), definitivamente pronunciando sul ricorso e sui motivi aggiunti indicati in epigrafe:
a) li accoglie e per l’effetto annulla gli atti impugnati, nei limiti e per gli effetti indicati in motivazione;
b) compensa le spese di lite.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.
Così deciso in Torino nella camera di consiglio del giorno 17 novembre 2011 con l’intervento dei Magistrati:
(omissis)
Depositata in segreteria il 21 dicembre 2011.
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Messaggero Veneto VENERDÌ, 26 OTTOBRE 2012 Pagina 45 – Provincia
Comune contro Regione: no alla centrale a biogas
Torviscosa, il vicesindaco Settimo: farò di tutto per fermare l’ennesimo impianto Ma l’assessore ai lavori pubblici gli tarpa le ali: abbiamo le mani legate in materia
TORVISCOSA «Se io fossi stato in minoranza avrei bloccato la costruzione della centrale a biogas Torre Zuina Energy, già un anno fa; essendo un amministratore ho dovuto rivedere tutte le carte delle procedure prima di procedere con i sette esposti: io farò di tutto per fermare quell’impianto anche se l’unico modo per farlo sarà ricorrere alla Magistratura». Deciso e durissimo l’attacco rivolto mercoledì sera nell’affollata assemblea pubblica di Torviscosa, dal vicesindaco, Mareno Settimo, alla Regione rea di non aver legiferato in materia energetica e verso la Conferenza dei servizi (15 febbraio 2012) che senza avere il parere della Soprintendenza, ha dato parere favorevole, «conferenza che farà da filo conduttore a tutta la vicenda». Non ha risparmiato neppure l’opposizione che al di là delle polemiche, per «non aver guardato le carte e verificato se nei pareri ci fossero delle incongruenze». Se per l’assessore ai lavori pubblici, Marco Turco, il Comune ha “le mani legate in materia”, per il sindaco le autorizzazioni sono date da uffici sovracomunali «e nessun cittadino, eccetto il vicesindaco, ha presentato osservazioni quando potevano farlo». «Questa è la quarta centrale di Torviscosa (tre di aziende agricole e la Edison)- ha detto Settimo – una quinta è in stand by, ma se la Regione non legifera, ne potrebbero arrivare altre, e quello che sto facendo è proprio per bloccarne l’arrivo in futuro. Il consiglio comunale ha espresso all’unanimità parere contrario all’adozione del Pac (piano attuativo comunale) facendo proprie la motivazioni del responsabile dell’area tecnica Flavio Filippi che rilevava come l’insediamento proposto fosse fra la storica Roggia Zuina (300 anni) e Roggia Castra o Riolino, in parte all’interno delle fasce di rispetto previsto dalla legge Galasso». Settimo ha sottolineato che «l’iter procedurale di questo impianto presenta palesi incongruenze e diverse contraddizioni soprattutto in merito alle norme che tutelano i beni paesaggistici (Dl. 42/04)», ribadendo tutta la sua preoccupazione sulla provenienza dei cereali che verranno bruciati nell’impianto: quelli prodotti in loco non saranno sufficienti; oltre al fatto che una centrale di questo tipo (1Mw) non ha bisogno di autorizzazione all’emissione di fumi in atmosfera. Durissimo l’attacco dell’ambientalista Paolo De Toni, all’Ufficio tecnico dell’Unione che ha predisposto le procedure: «è scandaloso – ha detto – che San Giorgio, decida per una cosa che interessa Torviscosa e riguarda Bagnaria». Forti preoccupazioni sono state espresse da Claudio Scaini del Villaggio Roma, sui numerosi camion che transitano per la frazione, «adesso per costruire la centrale e poi per approvvigionarla». Francesca Artico
Marzo 17th, 2017 — Bassa friulana
Messaggeri Veneto MARTEDÌ, 13 NOVEMBRE 2012
Pagina 36 – Provincia
SAN GIORGIO DI NOGARO
«Obblighi illegittimi, ecco perché»
Il Comitato: il nuovo regolamento dell’Ato non è retroattivo
SAN GIORGIO DI NOGARO «Ormai ho la certezza che le notifiche di obbligo di allacciamento alla doppia fognatura, con i costi a carico dell’utente sono illegittime: il nuovo regolamento di fognatura approvato dall’Ato nel 2009 non può avere valore retroattivo». Ad affermarlo è il portavoce del Comitato di difesa ambientale Bassa friulana, Paolo De Toni, che mette così al riparo 23 mila utenti del territorio “costretti” ad allacciarsi alla doppia fognatura. «Se si analizza la cronologia tecnica dello sviluppo della doppia rete fognaria ed in parallelo i collaudi dei vari lotti-dice- il quadro che emerge è che i lotti 5- 6 e 7 che interessano Cervignano, Torviscosa, San Giorgio, Carlino e Marano sono completati nel ’99 e collaudati nel 2000; che i lotti 8 e 9 riguardati Cervignano, San Giorgio e Muzzana, sono completati nel 2003 e collaudati nel 2004; che i lotti 10 di San Giorgio- Torviscosa, finito nel 2002 e collaudato nel 2055; e l’11 lotto di comuni vari si è concluso e collaudato nel 2007. Dal punto di vista giuridico, i regolamenti in vigore, quello approvato dalla Giunta Regionale nel1998 e quello successivo, approvato sempre dalla Giunta regionale del 2002, ne consegue che i tre lotti collaudati nel 2000 dovevano essere sottoposti ad allacciamento con la copertura del regolamento del 1998 ed i lotti collaudati nel 2004, 2005 e 2007 dovevano essere sottoposti ad allacciamento con il regolamento approvato nel 2002». «Il Cdl – ribadisce – certamente non era legittimato a tenere tutto fermo e immediatamente dopo ogni lotto collaudato doveva emettere le ordinanze di allacciamento. Le ragioni per le quali non lo abbia fatto non ci riguardano. Dal dicembre 2010 il Cdl è stato assorbito dal Cafc che oggi può dire che non ha soldi per gli allacciamenti in siti privati, allora chiediamo: l’ attuazione di una moratoria generalizzata degli allacciamenti; l’ingresso in campo dei Comuni come parte attiva che stabiliscono un accordo, su base volontaria, con i cittadini per l’applicazione dell’Art 6 del Regolamento in vigore dal 1998 al 2009; la costituzione di un “fondo vincolato” al quale affluiscono le quote fisse rivalutate (valore attuale in euro delle 500 mila lire) e le quote di depurazione che l’utente deciderà volontariamente di pagare anche se non depurato; la realizzazione dei lavori attraverso appalti gestiti dal Comune per razionalizzare i costi che saranno così nettamente inferiori a quelli degli allacciamenti condotti privatamente, con un crono programma che ovviamente inizia e procede con la realizzare degli allacciamenti meno costosi. Ovviamente- conclude- chi vorrà sarà libero di allacciarsi». Francesca Artico
Marzo 17th, 2017 — Bassa friulana, General
Messaggero Veneto GIOVEDÌ, 16 FEBBRAIO 2012 Pagina 44 – Provincia
Fondi per la bonifica, indagato il commissario
Inchiesta della Procura e perquisizione dei Cc del Noe negli uffici di Udine Ipotesi di truffa. La difesa: risultati importanti grazie all’attività svolta dal 2009
di Luana de Francisco
UDINE Cosa ne è stato e come sono stati utilizzati i finanziamenti statali assegnati ogni anno, a partire dal 2002, al Commissario delegato per l’emergenza socio-economico ambientale della Laguna di Marano e Grado? Quelli, per intendersi, destinati a sostenere la realizzazione degli interventi necessari a fronteggiare e risolvere il fenomeno di degrado ambientale che, dieci anni fa, spinse la Regione Friuli Vg a chiedere al Governo il riconoscimento dello stato di emergenza, in materia di tutela delle acque e di bonifica dei sedimenti. È il quesito attorno al quale, in buona sostanza, ruota l’inchiesta avviata qualche mese fa dalla Procura di Udine e che, la mattina di lunedì 6, ha portato i carabinieri del Noe a effettuare una perquisizione negli uffici della struttura commissariale, in via Morpurgo, a Udine. Nel mirino ci sarebbero, in particolare, i fondi stanziati a favore della bonifica dell’area dello stabilimento “Caffaro” e dei terreni e le falde limitrofi. Del sito, cioè, risultato contaminato dalle attività industriali condotte, negli anni, dal polo chimico di Torviscosa. Il blitz, concluso con il sequestro di diversi documenti, ha coinciso anche con la notifica, all’attuale commissario delegato, Gianni Menchini, 62 anni, residente a Pagnacco, di un avviso di garanzia, per l’ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Nell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Viviana Del Tedesco e sulla quale, per il momento, vige il riserbo più stretto, sarebbero coinvolte anche altre persone. L’obiettivo, a quanto si è appreso, sarebbe quello di verificare cosa, fino a oggi, sia stato realmente fatto, rispetto a ciò che ci si era prefissati, nel momento in cui, il 3 maggio 2002, il presidente del Consiglio decretò lo stato di emergenza per la situazione di inquinamento di tipo ambientale e antropico della laguna friulana. Sulla scena dal 2009, dopo sei anni di gestione commissariale “politica” – Paolo Ciani, dal 2002 al 2006, e Gianfranco Moretton, dal 2007 al 2008 -, l’ingegner Menchini si è visto prorogare l’incarico più volte, fino all’ultimo rinnovo, in scadenza il prossimo aprile. Era stato lui, prima di assumere la delega commissariale, a eseguire per conto del ministero la perimetrazione del sito inquinato. Domani, su sua stessa richiesta, il professionista comparirà davanti al pm. «Abbiamo concordato l’interrogatorio e, quindi, ci presenteremo spontaneamente – spiega il difensore di Menchini, avvocato Rino Battocletti -, proprio perchè intendiamo chiarire tutto quel che il mio cliente ha fatto dal giorno della sua nomina. Per spiegare, cioè, gli importanti risultati ottenuti su temi complessi, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello amministrativo, con particolare riferimento per il risanamento ambientale della Caffaro, per la sicurezza della navigazione e per garantire l’accesso a Porto Nogaro e ai canali della laguna di Grado e Marano. Il mio cliente – continua il legale – ha sempre operato in stratte collaborazione con l’avvocatura distrettuale dello Stato di Trieste, il ministero dell’Ambiente e i comitati tecnici di supporto, sbloccando una situazione da molti anni, di fatto, ferma». Tra i «risultati concreti» ricordati dal difensore, l’imminente avvio ai lavori per la realizzazione della banchina di Marano, il dragaggio del Coron e l’adeguamento delle vasche del Fearul. «Confidiamo – ha concluso l’avvocato Battocletti – in uno stralcio a breve della sua posizione di tecnico, che ha svolto il proprio compito in regime di assoluta indipendenza e trasparenza».
Marzo 17th, 2017 — Bassa friulana, General
Messaggero Veneto MARTEDÌ, 21 GIUGNO 2011
Pagina 30 – Provincia
Ziac, stop al progetto per il secondo accesso
San Giorgio di Nogaro, la Regione ha accolto le osservazioni dei residenti Il Comitato: sarebbe stato un grave danno ambientale
SAN GIORGIO DI NOGARO “Stoppato” dal Comitato locale l’iter burocratico del progetto di secondo accesso alla Ziac a seguito delle osservazioni presentate alla Direzione ambiente della Regione, che evidenziavano come la documentazione presentata da Consorzio Aussa Corno non fosse conforme alle norme previste in materia ambientale dal decreto 152 del 3 aprile 2006. A renderlo noto è stato il “Comitato Genius loci – Terra di vita per la salvaguardia del territorio e dell’identità culturale, ambientale, storica e filologica della Bassa friulana”, nel corso dell’incontro tenutosi alle ex scuole elementari di Villanova, nel corso del quale il comitato ha informato la popolazione sul iter burocratico della progettazione del secondo accesso alla zona industriale Aussa-Corno. All’affollata assemblea, il comitato ha annunciato il mancato avvio del procedimento, comunicato il 13 maggio scorso dalla Direzione Centrale ambiente e lavori pubblici (Servizio valutazione di impatto ambientale), dopo l’accoglimento da parte dello stesso ufficio delle osservazioni inviate dai residenti. Ma quali sono i motivi? Come si diceva, la giustificazione del mancato avvio dell’iter è la difformità della documentazione presentata dal Consorzio Aussa Corno a quanto previsto dal decreto legislativo 152. «Le attestazioni di stima ricevute dal pubblico presente – afferma il Comitato -, l’ interesse suscitato in molte persone non residenti a Villanova ed il buon andamento della petizione popolare, non ancora conclusa, che ha superato le 500 firme, ci danno forza per continuare nell’azione intrapresa al fine di salvaguardare l’ambiente e il territorio in cui viviamo, senza precludere uno sviluppo sostenibile». Va sottolineato che proprio l’invito ai cittadini di Villanova a presentare le osservazione era stato fatto qualche tempo fa dall’assessore regionale alle Infrastrutture Riccardo Riccardi, che si impegnava ad accoglierle al fine di trovare una soluzione condivisa. Ricordiamo che il secondo accesso all’Aussa Corno è in realtà una bretella di collegamento tra la Ss14 e la Ziac, circa 4 km di strada, che si snoderà tra i comuni di Torviscosa e San Giorgio, dal costo di 28 milioni di euro. Tempi di costruzione 550 giorni. Un’opera che i cittadini di Villanova ritengono fortemente impattante per un territorio prettamente agricolo, che verrebbe in tal modo “frammentato” dal passaggio della strada e che a loro dire porterebbe via 24 ettari di terreno.