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Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
Una dichiarazione di buon senso da parte del comune: non si può cedere al ricatto o CIE o CARA. Occorre contrastare qualsiasi ipotesi di riapertura del CIE e contemporaneamente di allargamento del CARA sostenendo invece le esperienze di accoglienza diffuse sul territorio slegate da logiche di accentramento proprie dei CARA.
Dal piccolo del 19/11/13
Il sindaco: sono contrario all’ampliamento del Cara
GRADISCA Il Cie di Gradisca d’Isonzo potrebbe anche essere assorbito dall’attuale Cara, aumentando dunque la capienza del centro per richiedenti asilo e al contempo chiudendo il centro di identificazione ed espulsione. Solo un’ipotesi, quella circolante sin dai giorni della chiusura dell’ex Polonio, e trapelata da ambienti vicini alla Prefettura. Ma è un’ipotesi che il ministero dell’Interno starebbe prendendo in considerazione. Proverà a saperne di più questa mattina l’onorevole Giorgio Brandolin, che nel suo ruolo di vicepresidente del comitato parlamentare di controllo sull’accordo di Schengen (presieduto dall’on.Laura Ravetto) oggi alle 11 parteciperà all’audizione con il prefetto Angela Pria, responsabile del Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Viminale. Per la riconversione del Cie in Cara negli ultimi tempi hanno spinto parecchio in sede politica sia il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani, che il governatore del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani. «Siamo pronti a un confronto con il governo per trovare delle alternative dopo la chiusura del centro e una proposta che mi pare sensata – ha dichiarato Serracchiani – è quella di risistemare gli spazi del Cie e allargare il Cara, una struttura importante sul territorio che ha un percorso diverso, che puo’ essere utile a rispondere alle esigenze dell’immigrazione». Secondo le indiscrezioni, i lavori che saranno effettuati sul centro di trattenimento per stranieri irregolari lascerebbero aperta la porta a un'”umanizzazione” della struttura. Via gabbie e camere di parcellizzazione, dunque, nell’ottica di ospitare un domani non piu’ soggetti ritenuti “pericolosi” ma profughi che richiedono protezione umanitaria. Liberi, come noto, di circolare sul territorio. Persone che hanno bisogno di risposte concrete, a livello sociale, scolastico, lavorativo, di orientamento. Per tale motivo l’ipotesi – riconversione passata l’iniziale soddisfazione per lo stop al tanto discusso Cie – lascia ora con il fiato sospeso l’amministrazione comunale della cittadina isontina. Il timore è quello di fare conti con una beffa: vedere aumentata la capienza del secondo centro immigrati significherebbe fare i conti con una realtà difficilmente sostenibile per un piccolo comune di 6mila anime. «Una riconversione del Cie in Cara? Noi non se sappiamo nulla – assicura il sindaco della Fortezza, Franco Tommasini – ma francamente non ci sognamo neppure di prendere in considerazione un’ipotesi del genere. Una cosa deve essere chiara: potessimo decidere noi, saremmo per la chiusura di entrambe le strutture – prosegue il primo cittadino -. Siamo un piccolo Comune che già sta facendo molti sforzi per l’integrazione e la convivenza dei rifugiati – scandisce -, con progetti unici in Italia. Ma se le presenze dovessero raddoppiare o triplicare per noi diventerebbe molto complicato convivere con questa realtà. Gradisca ha già dato molto, non deve essere lasciata sola in questa fase delicata in cui si sta prendendo una decisione». Una risposta a distanza, quella del sindaco, anche al consigliere comunale di minoranza Ballaben (Lega Nord) che nel corso del suo intervento alla manifestazione del Carroccio davanti all’ex Polonio di domenica aveva chiamato l’amministrazione a prendere posizione: «Giunta e consiglio comunale sono contrari non solo al Cie ma anche al Cara: non vogliono nessuna struttura sul territorio, ma non lo possono dire apertamente per ragioni di opportunità politica», aveva affermato Ballaben.
Dal piccolo del 20/11/13
Brandolin: non esiste l’ipotesi di riconversione del Cie in Cara
GRADISCA “Al momento non c’è alcuna indicazione che il Cie di Gradisca possa essere ricovertito in Cara”. Ad affermarlo è l’on. Giorgio Brandolin, che ieria – nel suo ruolo di vicepresidente del Comitato parlamentare di controllo sull’accordo di Schengen – ha incontrato a Roma il “super-prefetto” Angela Pria, responsabile del Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Viminale. “A mia esplicita domanda, il prefetto ha affermato che attualmente l’unico provvedimento riguardante il Cie è la sua risistemazione – spiega Brandolin -: e l’ex Polonio sarà ristrutturata come Cie. Per la conclusione dei lavori ci vorranno alcuni mesi e solo al termine dell’intervento sarà presa una decisione sulla riapertura, anche sulla base di un’eventuale crescita del fabbisogno di posti per il trattenimento dei clandestini nel resto del Paese. L’ipotesi di riconversione in Cara? Al momento non sembra avere alcun fondamento, e chi ha proposto questa soluzione – attacca il parlamentare – forse non ha ben presente di cosa stiamo parlando. La preoccupazione del sindaco Tommasini è più che legittima, Gradisca ha già dato molto e non potrebbe fare fronte nè per dimensioni, nè per risorse, nè per strutture a un ampliamento del vicino centro per richiedenti asilo”. Brandolin insomma si smarca decisamente dalla posizione di alcuni compagni di partito: per la riconversione del Cie in Cara negli ultimi tempi avevano spinto parecchio in sede politica sia il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani, sia la presidente della Regione Debora Serracchiani. Intanto un altro big del Pd, Giuseppe Civati, ha visitato l’ex Polonio accompagnato dai consiglieri regionali Silvana Cremaschi e Enzo Martines, dall’assessore comunale gradiscano Linda Tomasinsig, dal segretario cittadino del Pd Marco Zanolla e dall’associazione ”Tenda per la Pace”. Civati ha definito la struttura “Un pollaio per esseri umani ‘la cosa piu’ vicina ad un campo di concentramento che abbia mai visto. La Bossi Fini – ha commentato – va abolita subito: condanna centinaia di migliaia di innocenti alla clandestinita’; un mare magnum di dolore nel quale i delinquenti si mimetizzano”. Oggi, infine, i dipendenti dei due centri immigrati si ritrovano in assemblea per i ritardi nell’erogazione degli stipendi: l’iter per il subentro del Ministero a Connecting (che non salderà la mensilita’ di luglio come inizialmente prospettato) nel pagamento dei salari potrebbe non essere così rapido e indolore come ipotizzato. Luigi Murciano
Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
Martedì 26 Trieste accoglierà il vertice Letta-Putin.
A questo proposito riceviamo e diffondiamo il comunicato di Arcigay/Arcilesbica che indice un presidio per quel giorno dalle 11 alle 13 in piazza Ponterosso.
All'iniziativa parteciperanno altre realtà e persone che porteranno in piazza altri contenuti di critica al vertice e alle politiche governative sia russe che italiane.
Tutti conoscono Putin. Forse non tutti sanno che in Russia, soprattutto grazie a Putin e alla Chiesa ortodossa, ci sono ora delle leggi lesive della dignità umana. Due ragazze, due ragazzi non possono nemmeno tenersi per mano. Perchè? Per il DIVIETO di PROPAGANDA OMOSESSUALE.
Questa legge è ormai presente da mesi in Russia, e c'è stata un'enorme crescita delle violenze omofobiche. Nel silenzio delle istituzioni.
NOI desideriamo con forza continuare a denunciare queste violazioni dei DIRITTI UMANI LGBT. Per lesbiche, gay, bisessuali, transgender. Per tutti coloro che non hanno voce.
E NON SOLO PER LORO.
Per le Pussy Riots, Greenpeace, tutti gli attivisti e coloro che si oppongono alla sopressione e agli abusi dei diritti.
Dal Il piccolo online
Maxi arcobaleno anti Zar a Ponterosso
Sulle note di ‹ajkovskij gli attivisti gay srotoleranno un’enorme bandiera. Luxuria ospite vip. Greenpeace scegli il silenzio
di Stefano Bizzi
TRIESTE. Cosa c’entrano il compositore ‹ajkovskij e il ballerino Nureyev con il vertice intergovernativo italio-russo di domani a Trieste? Saranno loro i personaggi simbolo della protesta a favore dei diritti umani in programma in piazza Sant’Antonio domani mattina alle 11. Sull’aria del “Lago dei cigni” le associazioni Arcigay Arcilesbica Fvg, Certi diritti, Iris, Uaar e Jotassassina srotoleranno di fronte alla fontana di Ponterosso una grande bandiera arcobaleno di 100 metri quadrati per contestare le leggi omofobe varate da Mosca. «Politica ed istituzioni non dimentichino ad arte la questione dei diritti umani in Russia a favore dei meri interessi economici», è il messaggio degli organizzatori che per questo gay-pride in salsa giuliana potranno contare sul sostegno dell’ex parlamentare di Rifondazione comunista Vladimir Luxuria. La comunità Lgbt farà sentire la propria voce per sostenere lesbiche, gay e transessuali vittime in Russia di un regime omofobo e transfobico.
«Tutti conoscono Putin – spiega il presidente di Arcigay Trieste e Gorizia Andrea Tamaro -. Forse non tutti sanno che in Russia, soprattutto grazie a lui e alla Chiesa ortodossa, ci sono ora delle leggi lesive della dignità umana. Due ragazze, due ragazzi non possono nemmeno tenersi per mano perché vige il subdolo divieto di “propaganda omosessuale”. Questa legge è ormai presente da mesi in Russia, devo si registra un’enorme crescita delle violenze ai danni di omosessuali. Nel silenzio delle istituzioni». Il timore è che il vento discriminatorio possa varcare i confini della Russia e accrescere l’intolleranza anche all’interno dell’Unione europea.
Chi non scenderà in piazza è Greenpeace. Per evitare di nuocere ai 30 attivisti accusati di pirateria dopo il blitz che nell’Artico aveva portato all’assaltato di una piattaforma petrolifera di Gazprom, l’associazione ambientalista sceglie la via diplomatica. «I nostri ragazzi sono liberi su cauzione e in attesa di processo – osserva il coordinatore triestino Francesco Tominich -. È stato valutato, a livello internazionale, più opportuno non attaccare in maniera frontale per evitare ritorsioni nei loro confronti. Greenpeace fa pressione a livello istituzionale. Nei giorni scorsi è stato chiesto ai sindaci del Friuli Venezia Giulia di sottoscrivere un documento per far capire che a chiedere il ritiro delle accuse non è l’associazione, ma è l’Italia. «Mentre il sindaco di Udine Honsel ha firmato, Cosolini non lo ha fatto», precisa Tominich.
Dal Piccolo del 21/11/13
Stretta omofoba a Mosca Arriva l’onda della protesta
di Marco Ballico TRIESTE Non proprio lo staliniano articolo 121 del codice penale dell’Urss che prevedeva nel secolo scorso, prima della caduta del muro, cinque anni di detenzione per gli omosessuali. Ma il recente varo della legge che vieta la propaganda nei media o davanti ai minori dei rapporti sessuali non tradizionali diventa un caso a pochi giorni dalla visita di Vladimir Putin a Trieste. Al punto che ieri al Senato, le associazioni Certi diritti, Agedo, Arcigay, Famiglie arcobaleno, Equality Italia e Arcilesbica, hanno rivolto al premier Enrico Letta un appello a porre «la questione della violazione dei diritti umani in Russia» proprio in occasione dell’incontro bilaterale del prossimo 26 novembre. La referente regionale di Certi diritti Clara Comelli cita non pochi casi di cittadini russi perseguitati per il loro orientamento sessuale che chiedono asilo all’estero, soprattutto in Germania. E anticipa una manifestazione di protesta proprio il 26, «conseguenza di una ripetuta serie di attacchi». Ma già domani, all’Università, è in programma un convegno sui diritti umani nella Federazione, appuntamento che si inserisce nella campagna “Sos Russia” lanciata dalle associazioni italiane lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Nel corso della presentazione a Palazzo Madama, Yuri Guaiana di Certi diritti ha elencato vari provvedimenti approvati di recente nella patria di Putin contro i diritti umani, mentre Aurelio Mancuso, presidente di Equality ricorda: «Dopo che negli anni Novanta la Federazione russa abolì il reato di sodomia, questo e altri reati stanno rientrando con leggi surrettizie. E l’atteggiamento omofobo del governo si allarga a tutta la popolazione, grazie anche all’influenza della chiesa ortodossa, scatenata contro i gay. Ma il tema della Russia è centrale perché sta in Europa dove non devono nascere di nuovo sentimenti come omofobia, antisemitismo o xenofobia». In attesa di una risposta a Trieste di Letta, non manca l’adesione della politica. «La questione dell’orientamento sessuale rappresenta uno dei fondamenti essenziali dell’identità umana – dichiara il senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani del Senato –. Un tema essenziale che in tutti i paesi del mondo, nonostante enormi differenze, costituisce il cuore di formidabili conflitti politici». Un altro senatore democratico, Sergio Lo Giudice, presidente onorario dell’Arcigay, ricorda che la richiesta al governo «era già stata fatta in occasione del G8 a San Pietroburgo, ma non andò a buon fine». Poca attenzione? «No, ma nel governo non si riesce a superare la realpolitik. Non ci stancheremo quindi di sollecitare le istituzioni italiane ed europee in questa direzione».
Dal Piccolo del 20/11/13Trieste, piazza Unità blindata per l’arrivo di Putin
Martedì 26 novembre potranno accedere all’area solo i componenti delle due delegazioni, e con il pass esercenti e residenti. Alle 11.20 il saluto fra il presidente russo e il premier Letta
di Matteo Unterweger
Piazza Unità e piazza Verdi blindate, off-limits. Tranne che per i protagonisti del vertice intergovernativo bilaterale italo-russo. E potranno accedere alla cosiddetta “zona rossa” anche gli esercenti e loro dipendenti che lavorano nei locali dell’area (che probabilmente saranno in ogni caso chiusi al pubblico per disposizione della polizia) e i cittadini che abitano nei palazzi della stessa: per passare i posti di blocco dovranno però avere tutti quanti, ed esibire, il pass da ritirare appositamente in Questura. Inoltre le Rive saranno chiuse al traffico veicolare nel tratto fra piazza Tommaseo e piazza Venezia dalle 8 del mattino.
Si avvicina l’appuntamento di martedì, il 26 novembre, quando il presidente della Federazione russa Vladimir Putin e il premier italiano Enrico Letta – scortati da un certo numero di ministri ciascuno e dalle rispettive delegazioni – si incontreranno nel summit programmato a Trieste per discutere di gas, ricerca scientifica, investimenti e portualità, ma non solo. E man mano che i giorni passano, emergono i dettagli dell’apparato di sicurezza che verrà approntato. Con almeno 200 effettivi delle forze dell’ordine (rinforzi in arrivo anche da Gorizia e da Padova) pronti a vigilare. Controlli scatteranno sulle auto parcheggiate nelle vicinanze di piazza Unità e dintorni, a cassonetti delle immondizie, ai tombini; e anche l’area a mare del bacino San Giusto verrà bonificata.
Ieri mattina si è tenuta una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, allargata a tutti gli enti a vario titolo coinvolti. «Il dispositivo è stato ulteriormente rafforzato – riassume il prefetto di Trieste, Francesca Adelaide Garufi -. È molto complesso, ci saranno altri incontri specifici. Nei giorni scorsi dei sopralluoghi sono stati già effettuati con una delegazione russa e con gli incaricati di palazzo Chigi».
Nella serata di ieri – ha fatto sapere la Questura – si è poi svolto un incontro dedicato fra i responsabili delle forze dell’ordine e sabato è in programma il tavolo tecnico per definire gli ultimi dettagli sulla sicurezza, che confluiranno nell’ordinanza del questore Giuseppe Padulano. Oggi il Comune dovrebbe intanto completare l’ordinanza di sua competenza, relativa ai provvedimenti di chiusura dell’area off-limits per pedoni e mezzi e delle strade su cui i veicoli non potranno circolare. La “zona rossa” abbraccerà piazza Unità e piazza Verdi. Pare inoltre che – a meno di modifiche – su via Cadorna e via Diaz nei tratti da via del Mercato vecchio sino a via Venezian non potranno transitare né sostare i veicoli dalle 16 di lunedì 25 novembre fino alle 18 circa – e comunque sino a cessate necessità collegate all’evento – del 26. E che dalle 8 di martedì stesso le Rive non saranno percorribili da piazza Tommaseo (non si potrà accedere a corso Italia da via Canalpiccolo) a piazza Venezia. Verranno inoltre chiusi gli uffici municipali di piazza Unità solitamente aperti al pubblico.
Il governo ha ufficializzato la partecipazione al vertice di Trieste, oltre che di Letta, dei ministri Angelino Alfano (Interno), Emma Bonino (Affari esteri), Mario Mauro (Difesa), Fabrizio Saccomanni (Economia e Finanze), Nunzia De Girolamo (Politiche agricole), Maurizio Lupi (Infrastrutture e trasporti), Enrico Giovannini (Lavoro e politiche sociali), Maria Chiara Carrozza (Istruzione, università e ricerca), Beatrice Lorenzin (Salute), Flavio Zanonato (Sviluppo economico) e Massimo Bray (Beni e attività culturali, turismo). Si confronteranno con i loro omologhi russi. «I saluti tra Letta e Putin avverranno – recita la nota diffusa da palazzo Chigi – alle 11.20, in piazza dell’Unità d’Italia». Dopo i colloqui privati in Prefettura e nel palazzo della Regione sempre in piazza Unità, alle 14.30 circa è prevista in Regione una conferenza stampa congiunta. Non è escluso, infine, che il capo del governo italiano e il presidente russo facciano un veloce passaggio – prima di lasciare Trieste – al Ridotto del Teatro Verdi, dove parallelamente al vertice bilaterale si terrà il Business forum economico italo-russo, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal ministero degli Affari esteri.
Marzo 18th, 2017 — General, Val Susa
20 novembre repubblica
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Marzo 18th, 2017 — General, Tracciati Veneto
Dal Piccolo del 21/11/13
Tav sul mare, 14 milioni gettati al vento
A tanto ammonta il costo complessivo del contestatissimo progetto preliminare (tracciato balneare) che rischia di diventare carta straccia
di Marco Ballico
TRIESTE. Le due Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto contrarie. I sindaci ostili. Un commissario che ragiona da tempo su un’alternativa. Il progetto Tav lungo le spiagge venete disegnato da Italferr nel 2010 è sotto assedio. Dovesse prevalere la posizione compatta della politica, dei tecnici, del territorio contro quel tracciato, sarebbe un clamoroso esempio di cattiva gestione dei soldi pubblici. Perché il progetto preliminare è costato 14,2 milioni di euro. E rischia di diventare carta straccia.
I costi Solitamente, per studi di questo tipo, si viaggia attorno ai due millesimi del valore dell’opera, in questo caso 7,3 miliardi. La società dei treni, sollecitata sui costi, risponde nel dettaglio. Per progettare la tratta Venezia-Trieste, i compensi ricevuti da Rfi quali percentuali sul valore delle infrastrutture, come previsto da contratto Rfi/Italferr, sommano circa 10,6 milioni. Il dettaglio: tratta Mestre-aeroporto Marco Polo: 1.500.134,75 euro; aeroporto-Portogruaro: 3.779.652,85; Portogruaro-Ronchi: 2.437.720,39; Ronchi – Trieste: 2.881.322,40. Totale 10.598.830,39 euro. Ma, a quanto filtra, vanno aggiunti anche 3 milioni al ministero dell’Ambiente e 6-700mile euro di spese. Si arriva così a 14,2 milioni: più o meno i due millesimi secondo tariffa.
L’iter A richiedere il cosiddetto preliminare è stato il ministro delle Infrastrutture nell’ambito dell’iter approvativo dei progetti di Legge Obiettivo, lo strumento che stabilisce procedure e modalità di finanziamento per la realizzazione delle grandi opere, con il contributo anche dell’Europa, puntando anche a spostare le merci da gomma a ferro entro il 2030 prima e 2050 poi, come previsto nel Libro Bianco dei trasporti. Quello del 2010, a quanto risulta, è un progetto realizzato “in house” – e dunque senza alcuna gara –, negli uffici della società partecipata al 100% da Ferrovie italiane. Il contenuto è noto: la Tav è disegnata lungo la costa, con treni a velocità massima 250 km/h e costi di circa 44 milioni a chilometro, spesa insostenibile superando di oltre la metà la media europea. E’ dunque probabile che quei 14 milioni risulteranno inutili.
L’alternativa Il commissario della Tav Venezia-Trieste Bortolo Mainardi, non a caso, lavora su un tracciato alternativo, che corre non sulla costa ma a fianco dell’attuale linea ferroviaria. Ne parla nel dettaglio, Mainardi, all’interno di una corposa relazione ricca di passaggi storico-culturali, esposta la scorsa settimana a convegno a Concordia Sagittaria, in cui si ribadisce il concetto della concretezza. «Abbiamo una linea ferroviaria da Mestre a Cervignano sottoutilizzata al 40% – spiega il commissario –, ma strutturalmente in condizione di supportare già oggi il passaggio e il trasporto di merci e raggiungere la velocità per passeggeri di 200 km orari». Considerazioni in premessa che portano all’opportunità «di interventi per fasi: prima la modernizzazione, con il potenziamento dell’esistente, poi, eventualmente, il quadruplicamento».
Le Regioni Il commissario, in un’ottica di prevedere opere «economiche per la collettività, sostenibili dal punto di vista finanziario e compatibili con l’ambiente», si è visto confortato da due delibera di Fvg e Veneto. La giunta Serracchiani (poi fotocopiata dal collega Zaia che ha di fatto bocciato la linea dell’assessore Renato Chisso) chiede esplicitamente di «sospendere il procedimento e di dare contestualmente mandato a Rfi di studiare e presentare un’ipotesi alternativa e migliorativa del tracciato esistente». Integrazioni non basterebbero, servono ipotesi progettuali nuove, «mirate a valorizzare e, dove serve, a raddoppiare la linea esistente». Fondamentale per esempio «lo scioglimento del collo di bottiglia rappresentato dal bivio San Polo, importante per i collegamenti ai porti di Trieste e Monfalcone». E quei 14 milioni gettati al vento? «Vero, risorse sprecate – commenta il consulente dell’assemblea dei Comuni Andrea Debernardi –. Ma, se si procede con il progetto del 2010, si finirà con il buttarne via molte, molte di più».
Marzo 18th, 2017 — General, Tracciati FVG
Dal Piccolo del 22/11/13
Grillini bocciati sulla mozione anti Tav Sergo: «La vecchia politica vuole l?opera»
Il Consiglio affossa la mozione Tav del M5S. Al documento – che, oltre a quello dei grillini, ha incassato solo il voto favorevole del leghista Violino -, si sono opposti Pd, Cittadini, Pdl, Autonomia Responsabile e Piccin del Carroccio. Astenuta Sel. La norma sollecitava la giunta a una serie di interventi, tra i quali un’integrazione del progetto e una nuova analisi costi-benefici dell’infrastruttura. «I politici di professione – è l’accusa di Sergo (M5S) – hanno dato il via libera all’opera». L’assessore Santoro ha ricordato «che la Regione ritiene prioritari i grandi corridoi europei, quindi anche la linea ferroviaria ad Alta capacità/Alta velocità, per garantire la piena valorizzazione della piattaforma logistica regionale. Questo non significa che venga distolta l’attenzione dalle criticità delle reti esistenti». Duro l’intervento di Riccardo Riccardi (Pdl): «Visto che ha cambiato idea sulla Tav, la Serracchiani ci dica quante case dobbiamo buttare giù tra Latisana e Monfalcone». (g.s.)
Marzo 18th, 2017 — General, Storia ed attualità
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RASSEGNA STAMPA
VIDEO
“L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo”
(Pier Paolo Pasolini, 1962)
Così profetizzava Pier Paolo Pasolini, intellettuale comunista spesso dimenticato o citato in modo improprio, durante il famoso “boom economico” che ha attraversato l’Italia durante gli anni ’60; lo scenario odierno è decisamente peggiore e decadente di quello descritto dal poeta friulano. Ora che, il benessere è finito, resta solo la stupidità, l’incultura, il perbenismo, l’arroganza, la violenza ed i soprusi quotidiani.
In questo quadro di crisi economica e culturale, il neofascismo si manifesta con nuove forme, subdole e nascoste, tutte aggressive e violente. Cerca di ricostruirsi una legittimità sociale, utilizzando immaginari e slogan dell’ideologia politico-istituzionale della “sicurezza” che semplifica, nasconde, mistifica, propaganda miti razzisti e istiga all’odio sociale.
L’incredibile aumento degli episodi di violenza in Italia nei confronti di attivisti politici, gay, lesbiche, trans, migranti, rom e sinti, senzatetto, mendicanti e di quanti appaiano “non allineati” sono solo la punta dell’iceberg di una diffusa cultura dell’intolleranza. Questi episodi trovano terreno fertile nel cortocircuito tra politica e società che fa dell’egoismo, dell’arroganza e della sopraffazione i nuovi valori culturali della “modernità”.
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Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il Piccolo del 23 novembre 2013
Cie di Gradisca Nove “no global” rinviati a giudizio
GRADISCA Nove attivisti “no global” sono stati rinviati a giudizio dal gup del tribunale di Gorizia per le manifestazioni contro il Cie di Gradisca avvenute nell’agosto scorso. Sono imputati di interruzione di pubblico servizio e imbrattamento in concorso tra loro e per la violazione delle prescrizioni dell’autorità di pubblica sicurezza. La denuncia è avvenuta dopo un’attenta e rapida attività investigativa condotta su vasta scala dalla Digos della Questura di Gorizia per alcuni episodi avvenuti durante la manifestazione svoltasi a Gradisca d’Isonzo il 17 agosto scorso, organizzata dall’associazione “Ya Basta” per chiedere la chiusura del Centro di identificazione ed espulsione. Durante la manifestazione veniva interrotta la viabilità sulla via Udine (strada regionale 305) per circa due ore. Veniva poi imbrattato il manto stradale ed il muro di cinta della struttura ospitante il centro immigrati con scritte inneggianti alla libertà e alla chiusura del Cie. La Procura della Repubblica, al termine dell’indagine, ha chiesto il rinvio a giudizio per alcuni attivisti antagonisti e anarchici, provenienti da varie località del Triveneto. Il gup ne ha poi disposto il rinvio a giudizio pr nove di di questi tutti appartenenti ai centri sociali del Nord-est, anche locali, e anarchici friulani, alcuni dei quali con precedenti penali specifici in materia di ordine pubblico. Erano circa 200 i partecipanti alla manifestazione organizzata ad agosto dalla galassia di associazioni antirazziste provenienti da tutta la regione e dal vicino Veneto. Tutti a chiedere la chiusura del Cie, mentre sui tetti della struttura gradiscana erano saliti una trentina di immigrati che dal giorno precedente avevano inscenato una delle tante proteste che hanno caratterizzato questo 2013. Attualmente il Cie gradiscano è chiuso dopo l’ultima protesta che ha portato ad un ulteriore danneggiamento dei locali tanto da renderli inagibili. Gli immigrati, una cinquantina, sono stati trasferiti al Cie di Trapani, mentre una decina sono stati rimpatriati.
Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
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Varie centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione promossa dall’Arcigay-Arcilesbica e gruppi affini.
L’iniziativa era stata indetta in primis per protestare contro le politiche repressive del governo russo contro le minoranze e i diritti umani ma in piazza sono confluite tante anime che hanno arricchito la giornata con altre riflessioni a partire dai crimini ambientali del governo russo.
continua
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Marzo 18th, 2017 — General, Tracciati FVG
Messaggero Veneto
28/11/13
Alta velocità, ecco i “paletti” di Latisana
LATISANA Impensabile quadruplicare una rete ferroviaria che attraversa il centro abitato, accanto alla quale, nei decenni, si è sviluppata un’intera cittadina. Impensabile che dei treni per l’alta velocità possano transitare per Latisana dove la curva effettuata dai binari poco prima della stazione già adesso costringe i convogli a importanti rallentamenti, che nel caso della Tav “costerebbero” minuti a ogni passaggio. Tutto questo il sindaco di Latisana, Salvatore Benigno, lo andrà a ribadire, domani sera a Portogruaro, nel corso di un convegno organizzato proprio per parlare della Tav e dell’ipotesi, valutata negativamente anche dal Veneto, di spostare il tracciato verso la costa (da Mestre la Tav scenderebbe verso Campalto, Caposile, La salute di Livenza, Portogruaro e San Michele al Tagliamento, per poi rientrare in affiancamento all’autostrada A4 nel tratto friulano). Rimostranze che Benigno assieme ai sindaci di San Michele al Tagliamento, San Giorgio di Nogaro, Palazzolo dello Stella, Precenicco e Muzzana del Turgnano ha già indirizzato ai presidenti delle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto (peraltro con il presidente Zaia c’è già stato un incontro), attraverso una lettera che ribadisce la non condivisione dell’ipotesi che stravolge il vecchio progetto Tav, definendo unico punto fermo della questione il progetto di Rfi in affiancamento all’asse autostradale, «un tracciato che ha avuto ampio consenso – ribadiscono i sindaci – e che sta seguendo il proprio iter a Roma». «E’ in atto il tentativo, da parte di alcune amministrazioni, in ciò sostenute dalla giunta regionale, di giungere a una revisione del tracciato Tav sinora previsto, con il potenziamento della linea esistente, anziché prevedere il tracciato affiancato all’autostrada. Un’ipotesi dalle problematiche insormontabili fra le città di Latisana e San Michele al Tagliamento – ribadisce il sindaco Salvatore Benigno -, un’ipotesi a quanto pare fortemente sostenuta dalla presidente Serracchiani che non tiene in nessun conto l’ipotesi di costruire l’alta capacità/velocità accanto all’autostrada A4, sfruttando la programmazione dei lavori per la terza corsia, altro cavallo di battaglia della presidente. Però è anche un’ipotesi progettuale non supportata da nessun approfondimento tecnico che evidenzi i rischi e i benefici per la Bassa friulana». Ma il sindaco Benigno vuole ricordare anche i venti milioni di euro spesi solo pochi anni fa per dotare il ponte ferroviario di un impianto di sollevamento, in caso di eventi di piena del Tagliamento, «ora cosa facciamo – dice -, rimettiamo tutto in discussione perché qualcuno si è sognato di cancellare il tracciato su cui si è discusso per anni, infischiandosene del territorio?». C’è poi l’aspetto politico di tutta questa vicenda che il sindaco di Latisana esamina per ultimo: «In questa battaglia a beneficio dei nostri cittadini dove si trova il Centrosinistra di Latisana? Dopo aver sostenuto un ordine del giorno, approvato all’unanimità dal consiglio comunale, dove a parole la Sinistra si è detta assolutamente contraria al quadruplicamento della linea esistente, non ho più visto nessuna azione di esplicita opposizione alla decisione della giunta regionale di cambiare il tracciato, a danno del territorio di Latisana e dei Comuni contermini. Caro Centrosinistra, se ci sei batti un colpo». Paola Mauro
27/11/13
Sulla Tav Riccardi se la prende con la Serracchiani
«La Serracchiani ci dica quante case bisognerà buttare giù per il quadruplicamento della Tav». Duro attacco del presidente della Comitato legislazione, valutazione e controllo in consiglio regionale, Riccardo Riccardi, alla presidente della Regione, “colpevole”, a suo dire, di portare avanti il progetto del tracciato dell’alta velocità-alta capacità che prevede l’ammodernamento e il quadruplicamento della linea storica, cassando il precedente progetto. «Visto che ha cambiato idea sulla Tav, la Serracchiani ci dica quante case dobbiamo abbattere tra Latisana e Monfalcone per fare questa ferrovia – attacca -. La nostra proposta correva su un percorso esterno altrettanto efficace e funzionale e che non comportava alcun abbattimento di abitazioni. Servono fatti e la giunta farebbe bene a fare una simulazione di impatto sul territorio relativamente al quadruplicamento del tracciato ferroviario nell’area della Bassa friulana per capire realmente quante persone dovranno lasciare alloggi e terre. Queste cose ci deve dire la Serracchiani e se non le sa porti qui le Ferrovie dello Stato a dircelo, magari loro avranno le risposte». Riccardi non ci sta a intervenire sulla linea storica Trieste-Venezia e si schiera con i sindaci dei comuni di San Giorgio, Muzzana, Palazzolo, Precenicco, e Latisana contro questo progetto. (f.a.)
Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il Piccolo del 30 novembre 2013
Il Cie di Gradisca resterà un centro di detenzione
Sarà ristrutturato e verrà destinato agli stranieri in attesa di espulsione Un documento del Comune boccia l’ipotesi di ampliamento del vicino Cara
di Luigi Murciano
GRADISCA. Non sono ancora iniziati i lavori di ristrutturazione del Cie di Gradisca devastato dalle rivolte. Una certezza già sembra esserci: il centro di identificazione ed espulsione della cittadina isontina rimane destinato sempre alla detenzione amministrativa di stranieri in attesa di espulsione. E, dunque, sarà ristrutturato con tutti i dispositivi di sicurezza del caso: camere di parcellizzazione, sbarre, offendicula. Viene meno non solo la prospettiva della non riapertura, invocata da Regione, Comune e associazioni umanitarie, ma anche quella della riconversione del Cie ad altre funzioni come quella di accoglienza. Il concetto è emerso a margine di un incontro fra i funzionari della Prefettura di Gorizia ed i sindacati dei lavoratori di Cie e Cara (il secondo centro di Gradisca, quello di accoglienza per richiedenti asilo). Sul tavolo c’era la questione degli stipendi arretrati: ormai cinque le mensilità dovute dall’ente gestore, la coop siciliana Connecting People, alla settantina di dipendenti delle due strutture. L’incontro con il viceprefetto vicario Gloria Allegretto, al quale hanno preso parte le sigle Cgil, Fiscat, Confcooperative ed i rappresentanti delle cooperative Connecting People, Luoghi Comuni ed Itc, si è risolto con buone prospettive per i lavoratori. Connecting People ha infatti consegnato alla Prefettura i cedolini paga dei mesi non retribuiti: un passaggio fondamentale perchè grazie a questa documentazione e alle tabelle ministeriali la Prefettura manterrà l’impegno preso di pagare direttamente le mensilità inevase. Lo farà nella percentuale dell’80% come primo acconto, riservandosi di effettuare una sorta di conguaglio a saldo, non appena effettuati i conteggi attraverso il Dpl. L’intento è riuscirci entro la fine dell’anno, dal momento che la Tesoreria chiude il 20 dicembre, direttamente sui conti bancari di ogni singolo dipendente. Al contempo è stato firmato l’accordo per la Cassa Integrazione in deroga per tutti i dipendenti di Connecting People dal primo al 31 dicembre, con la prospettiva di chiederla nuovamente per i primi mesi del 2014. Con un ordine del giorno il Comune di Gradisca d’Isonzo ha chiesto che il centro non venga più riaperto dopo lo sgombero per inagibilità, e che sia convertito a struttura da destinare alla collettività. «Altri Cie – spiega l’assessore al welfare – sono stati chiusi per gli stessi motivi di quello di Gradisca e c’è una diffusa consapevolezza politica che la normativa italiana sull’immigrazione non ha funzionato e va modificata radicalmente». Con il documento approvato giovedi il Comune chiede inoltre che il vicino Cara non venga ampliato, il timore dell’amministrazione è infatti di vedere triplicato l’impatto dei richiedenti asilo – come noto liberi di circolare e bisognosi di risposte sul territorio – su un comune di appena 6mila anime: nell’eventualità di riconversione del Cie in Cara da 150 diverrebbero 400.
da Il Piccolo del 1 dicembre 2013
incontro in prefettura
Dipendenti Cie, stipendi in arrivo
Firmata anche la cassa integrazione per i primi mesi del 2014
GRADISCA. Spiragli positivi e la speranza di un Natale tranquillo per i dipendenti della Connecting People impiegati nel centro immigrati di Gradisca. La prospettiva è emersa da un incontro fra i funzionari della Prefettura e i sindacati dei lavoratori di Cie e Cara. Sul tavolo c’era la questione degli stipendi arretrati: ormai cinque le mensilità dovute dall’ente gestore, la coop siciliana Connecting People, alla settantina di dipendenti. L’incontro con il viceprefetto vicario Gloria Allegretto, al quale hanno preso parte le sigle Cgil, Fiscat, Confcooperative e i rappresentanti felle cooperative Connecting People, Luoghi Comuni ed Itc, si è risolto con buone prospettive per i lavoratori. Connecting People ha infatti consegnato alla Prefettura i cedolini paga dei mesi non retribuiti: un passaggio fondamentale perché grazie a questa documentazione e alle tabelle ministeriali la Prefettura manterrà l’impegno preso di pagare direttamente le mensilità inevase. Lo farà nella percentuale dell’80% come primo acconto, riservandosi di effettuare una sorta di conguaglio a saldo, non appena effettuati i conteggi attraverso il Dpl. L’intento è riuscirci entro la fine dell’anno, dal momento che la Tesoreria chiude il 20 dicembre, direttamente sui conti bancari di ogni singolo dipendente. Al contempo è stato firmato l’accordo per la Cassa Integrazione in deroga per tutti i dipendenti del Consorzio Connecting People dal primo al 31 dicembre, con la prospettiva di chiederla nuovamente per i primi mesi del 2014.