
Entries from Marzo 2017 ↓
STRAGI DI STATO/ Brescia: anche Napolitano ne sa qualcosa
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
PORDENONE: Saluto fascista di Loperfido – rassegna stampa
Marzo 17th, 2017 — General, Storia ed attualità
LUNEDÌ, 28 MAGGIO 2012 – Pagina 11, Messaggero Veneto
Pordenone IL CASO
Saluto fascista di Loperfido, polemica sul web
Pubblicata su Facebook una foto del 2007. Il pidiellino si difende: non sono un estremista
La polemica scoppia sul web nel pomeriggio di ieri. Nel profilo Facebook di Emanuele Loperfido, vice coordinatore provinciale del Pdl, consigliere a Pordenone, vicinissimo al presidente della Provincia, Alessandro Ciriani, un amico linka una foto d’annata che lo vede esibire il saluto fascista. Il post viene cancellato nel giro di pochi minuti, ma nella platea di internet più di qualcuno se ne accorge, tanto che viene fatta una fotografia dello schermo a immagine ancora esistente e denunciato il richiamo al simbolo di mussoliniana memoria. «Ecco – si legge nel web – il vero volto di chi critica gli antifascisti del 25 aprile e la cosiddetta violenza dei 99 Posse».
Una polemica pretestuosa secondo il diretto interessato. «E’ una foto del 2007 scattata a Bratislava – commenta Loperfido – che ritrae un saluto rivolto a un amico. In vent’anni di politica non sono mai stato un estremista, semmai mi accusano di avere atteggiamenti democristiani. Se si vuole utilizzare quella foto per polemizzare contro chi, come il sottoscritto, ha denunciato le sassaiole al 25 aprile lo facciano. Lascio ai lettori e agli elettori giudicare». (ste.pol.)
CIE DI GRADISCA: nuove fughe evvai!
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Messaggero Veneto del 29/05/12
Evasi dal Cie due marocchini E ieri fuga sventata dal diluvio
Nuovi disordini al Cie di Gradisca d’Isonzo, due immigrati sono scappati. Le forze dell’ordine sono sulle loro tracce. Anche ieri altri sei trattenuti sono saliti sui tetti, ma l’improvviso temporale li ha fatti desistere. Sabato pomeriggio, invece, altri sei immigrati nella zona blu hanno dato il via a una sommossa. Arrampicandosi sui cancelli che dividono le camerate dal cortile, sono saliti sul tetto. Poi, come un sol uomo, sono scesi, ma ognuno da un punto diverso, per dividere gli agenti accorsi sul posto per bloccare il tentativo di fuga. Così i due marocchini sono riusciti a balzare su una camionetta dell’esercito e dal tetto del mezzo si sono lanciati oltre il muro di recinzione, prendendo poi la via dei campi che circondano il Cie. Fino a ieri sera non erano stati ancora acciuffati. «Dopo i lavori da oltre 1 milione e mezzo di euro – commenta il segretario provinciale del Sap Angelo Obit – che avrebbero dovuto impedire ulteriori fughe, ci ritroviamo daccapo: come è possibile che gli immigrati riescano a salire sui tetti? La ristrutturazione non avrebbe dovuto scrivere la parola fine sulle evasioni? Puntualmente si è verificato quello che avevamo previsto: i lavori progettati e realizzati non sono risolutori. Andavano pensati sistemi più efficaci». Attualmente la capienza del Cie è arrivata a 104 immigrati. (i.p.)
NOTAV: Clini continua a ripetere le solite balle
Marzo 17th, 2017 — General, Loro
Dal Piccolo del 29/05/12
Clini: la Tav deve arrivare a Trieste
di Alberto Vitucci wVENEZIA «Il Nordest comincia e non finisce a Venezia: anche il pezzo Venezia-Trieste e quello tra Venezia e Tarvisio sono quindi indispensabili nel futuro tracciato della Tav»: il ministro dell’Ambiente Corrado Clini chiarisce in via definitiva la posizione del governo sull’alta velocità partecipando alla presentazione del libro di Paolo Possamai, direttore de Il Piccolo, «Ultima fermata Treviglio; perché la Tav non arriva a Nord Est» ieri a Venezia. «Certo – ha concluso Clini – scegliere il tracciato può determinare un intervento su un territorio piuttosto che su un altro: questa scelta va quindi fatta tenendo ben presenti gli obiettivi che si hanno in mente. Ognuno legittimamente può dire di non volere interventi nel proprio giardino, ma non mi sembra questo il modo per far crescere la nostra società». Clini è arrivato ieri pomeriggio a Venezia, nel nuovo teatro restaurato. Il libro di Possamai contiene una ricca selezione di reportage del giornalista sulla sfida per ora impossibile dei treni ad alta velocità e dei collegamenti veloci a Nordest e verso a Trieste. In sala oltre a Clini ci sono Enrico Marchi, presidente della Save, Paolo Costa, presidente del Porto, Riccardo Illy ex sindaco di Triesta. Un fatto è certo, hanno detto i relatori, la rete ferroviaria va «ammodernata, perché risale in parte ancora al secolo scorso. E il collegamento, non più possibile verso la Slovenia, va sviluppato a nord, in direzione dell’Austria. Il presidente del Porto Paolo Costa ha annunciato di aver incontrato il ministro delle Infrastrutture Corrado Passera. Gli è stato presentato il piano di sviluppo del Porti. A cominciare dalla grande piattaforma in mare per le meganavi container (un miliardo e mezzo di euro). «La Tav – ha detto Illy – è un’opera indispensabile a medio-lungo raggio. Ma se non si completa l’intero asse, anche le parti già realizzate non saranno utilizzabili in maniera economica. E, per l’allargamento a Est, non dobbiamo più guardare alla Slovenia, ma a nord, raggiungendo l’Austria attraverso la Pontebbana». «La risposta al quesito posto da Possamai – ha aggiunto invece Costa – è che, se non si arriverà a Nordest, sarà perchè manca una convinzione strategica, a livello italiano e non europeo, su questo punto».
Dal Messaggero Veneto
Sviluppo, il Nordest aspetta la Tav
VENEZIA «C’è un progetto alternativo per le navi a San Marco. Adesso sarà sottoposto a Valutazione di impatto ambientale e lo valuteremo. Ma almeno un progetto c’è. Chi non lo vuole forse vuol tenere le navi in laguna». Il ministro per l’Ambiente, Corrado Clini, annuncia che è stato avviato l’iter per la valutazione dello scavo del canale Contorta Sant’Angelo. Progetto dettagliato, ricevuto dall’Autorità portuale e ora all’esame del ministero. «L’obiettivo è quello di portare fuori le grandi navi – ribadisce il ministro -, ma prima ci vogliono le alternative. Adesso ne abbiamo una». Clini è arrivato ieri pomeriggio in Marittima, nel nuovo teatro restaurato, a due passi dalle nuove strutture della Stazione Marittima. Si parla di trasporti e infrastrutture, con la presentazione del libro del giornalista Paolo Possamai “Ultima fermata Treviglio; perché la Tav non arriva a Nord Est”. Raccolta di articoli scritti sul Piccolo e Affari e Finanza, estratti dagli studi della Fondazione Nord Est di cui Possamai è consulente. Si parla di treno ad alta velocità, di collegamenti veloci a Nordest. Treni che arrivano rapidi a Venezia ma non a Trieste, alla faccia dello sviluppo infrastruturale del Nordest. In sala oltre a Clini ci sono Enrico Marchi, presidente della Save, Paolo Costa, presidente del Porto, Riccardo Illy, ex sindaco di Trieste. «L’Alta velocità va fatta perché anche il traffico su gomma che adesso intasa la pianura padana è altamente inquinante – ha detto Clini -. La valutazione ambientale non può essere fatta chilomtero per chilometro, ma in un’ottica complessiva. Ognuno può legittimamente dire che non vuole interventi sul suo giardino. Ma non è questo il modo per far crescere la nostra società». Tav che deve arrivare a Venezia, dunque. Anche se è aperto il dibattito sul tracciato, dopo la bocciatura dell’idea di farlo lungo la linea di costa. Arriverà a Mestre o a Tessera, come invece propone la Save, magari per collegarlo con la futuristica metropolitana sublagunare? Un fatto è certo, hanno detto i relatori. La rete ferroviaria va ammodernata, perché risale in parte ancora al secolo scorso. E il collegamento, non più possibile verso la Slovenia, va sviluppato a nord, in direzione dell’Austria. (a.v.)
CIE DI GRADISCA: una polveriera…speriamo che esploda!
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Messaggero Veneto del 31/05/12
Silp: il Cie è una polveriera, va chiuso o ridimensionato
GRADISCA Il Cie inizia a tornare a regime e puntualmente torna al centro delle cronache, fra fughe (già tre dopo i nuovi arrivi) e atti di autolesionismo, come quello dei sei immigrati che hanno ingoiato dei bulloni, finendo al pronto soccorso di Gorizia. Addio tranquillità per la cittadina della fortezza, che si stava abituando a un certo clima e, soprattutto, super-lavoro per le forze dell’ordine. Il clima si fa pesante e la segreteria provinciale del Silp, il sindacato dei lavoratori di Polizia per la Cgil, denuncia in una nota tutto il proprio malcontento, chiedendo una chiusura del Cie oppure un ridimensionamento, nonostante i recenti lavori di ristrutturazione. «Il Cie non può essere considerato l’unica risposta al fenomeno immigrazione che interessa ormai in modo sempre più massiccio la nostra penisola. All’indomani degli ennesimi scontri tra forze dell’ordine e clandestini presso il Cie di Gradisca – si legge nel testo firmato dal segretario, Patrik Sione – il Silp chiede pubblicamente ai rappresentanti delle istituzioni e della politica di chiudere il centro fino a data da destinarsi o l’eventuale ridimensionamento dello stesso, visto e considerato che la struttura gradiscana, inserita “a forza” dal governo in carica nel 2006, ha subito notevoli danni alle strutture e ad oggi non si intravvedono miglioramenti sotto il profilo della sicurezza per gli operatori di polizia e i militari ivi in servizio». Il sindacato, inoltre, coglie la palla al balzo per ribadire tutta la propria contrarietà in merito alla mancata redazione, a sei anni dall’istituzione di quello che inizialmente si chiamava Cpt, di un documento di valutazione del rischio (Dvr) per il personale che effettua servizio presso la struttura governativa. Si tratta di uno degli obblighi non delegabili del datore di lavoro ed è fondamentale per garantire la sicurezza degli operatori che effettuano il servizio di vigilanza nella struttura di via Udine. Non finisce qui, perché nel proprio intervento il Silp sottolinea «l’inopportunità attuale di accorpamento dei servizi essenziali attuata dal questore Piovesana da quest’anno, rivolto essenzialmente a garantire la copertura del territorio da parte degli equipaggi della squadra Volanti, ormai ridotti al minimo storico» e chiede pubblicamente, nel caso in cui non si dovesse arrivare alla chiusura o al ridimensionamento del Cie «un rinforzo per la Questura di Gorizia di almeno cinquanta unità», ricordando come la pianta organica risalga ormai al lontano 1989. Giuseppe Pisano
Dal Piccolo del 30/05/12
La rivolta dei bulloni, sette feriti al Cie di Gradisca
Gli immigrati li hanno ingoiati per farsi ricoverare e tentare la fuga. Un’evasione riuscita. Tre ore di scontro con la polizia
di Luigi Murciano
GRADISCA. Sette immigrati ricoverati all’ospedale per episodi autolesionismo. Tre evasioni riuscite anche se in due casi i protagonisti sono stati riacciuffati. Ingenti danni al sistema anti-fuga appena ripristinato. E uno stato di massima allerta 24 su 24. È il bilancio dell’ultima rivolta al Cie di Gradisca. La struttura isontina di espulsione per stranieri non ha fatto neanche in tempo a vedere nuovamente incrementata la sua capienza che già è ripiombata nel caos.
Polveriera Polonio
La miccia che ha innescato nuove tensioni sono i recenti trasferimenti all’ex Polonio di immigrati provenienti da altre strutture italiane, stracolme, e in particolare da Trapani. Le presenze sono aumentate da 24 a 104, complice l’avvenuto restauro della “zona blu”, l’ala più capiente rimasta inagibile per oltre un anno. I nuovi arrivati, in massima parte maghrebini, si sono dimostrati subito inclini alla rivolta. E un contingente di altri 19 nordafricani è atteso per le prossime ore.
Il precedente
Una prima avvisaglia si è avuta nel weekend quando diversi ospiti si erano arrampicati sul tetto delle camerate. Divisisi in sei gruppetti nel tentativo di spezzettare il contingente di forze dell’ordine deputato alla sorveglianza esterna, gli immigrati hanno tentato la fuga. Quattro hanno utilizzato una camionetta dell’esercito come trampolino per scavalcare l’alto muro di cinta e dileguarsi nella campagna. Due sono stati intercettati dopo poche ore.
L’autolesionismo e la rivolta
Meglio è andata a un compagno che, ingeriti alcuni bulloni reperiti nel cantiere esterno, ha ottenuto il ricovero all’ospedale di Gorizia. Dà lì sarebbe fuggito nella notte. Già l’altroieri gli immigrati avevano preparato un altro tentativo di evasione, ma la pioggia li aveva scoraggiati. Ieri, attorno alle 13, ci hanno riprovato in 15. Arrampicatisi sul tetto hanno fatto bersaglio gli agenti di insulti e bulloni. Oppure hanno ingoiati questi ultimi per cercare il ricovero ospedaliero. La situazione è ritornata alla normalità solo dopo tre ore ma per una dozzina di nordafricani si è reso necessario il trasferimento in ospedale, dove sono piantonati: si temono nuovi tentativi di fuga. Nessun ferito fra le forze dell’ordine. Ma un primo bilancio parla di danni «ingenti» alla struttura, dal tetto al sistema anti-fuga appena ripristinato.
I sindacati di polizia
Giovanni Sammito, del direttivo nazionale Siulp, è convinto sia appena l’inizio: «Questa è la struttura più grande e pericolosa d’Italia ma il contingente di forze dell’ordine impiegato è ridicolo. Senza contare che il territorio rimane sguarnito. Ieri tutte le volanti della provincia sono state impegnate al Cie, più gli agenti distolti per i piantonamenti in ospedale». Sammito chiede pertanto «un protocollo nazionale che dia uniformità di regole ai Cie: sicurezza, gestione, servizi agli ospiti. Non è possibile che a Trapani non vi siano restrizioni sull’ora d’aria, le sigarette o i telefonini mentre qui vigono disposizioni molto più rigide». Una miscela micidiale anche per il fatto che il tempo di permanenza degli “ospiti” è salito a 6 mesi. «Se questa è la situazione ora che la capienza è dimezzata, figuriamoci quando il Cie tornerà a regime con 248 posti – commenta Angelo Obit, segretario provinciale Sap – . Agli agenti servono sistemi efficaci per la sicurezza di tutti. E nel rispetto delle leggi».
Dal Messaggero Veneto del 30/05/12
Cie, sei immigrati ingoiano bulloni Evasi a quota tre
GRADISCA Il Cie, complici i nuovi arrivi, è una polveriera pronta a esplodere da un momento all’altro. I trattenuti sono 101. Alla lista dei fuggitivi (due marocchini sono riusciti a evadere sabato pomeriggio durante una sommossa) si aggiunge, infatti, un terzo immigrato che è scappato dall’ospedale di Gorizia, dove era stato ricoverato per accertamenti perché si era fatto male cadendo dal tetto. Altri sei immigrati sono arrivati ieri al pronto soccorso del capoluogo isontino: avevano ingoiato bulloni e altro materiale raccolto nel cantiere in corso per la ristrutturazione della zona verde. Alcuni hanno sputato i bulloni, altri sono riusciti a inghiottirli. Potrebbe trattarsi di un espediente per tentare la fuga dal nosocomio. Le scorte al seguito sono state rinforzate: ieri sette poliziotti hanno dovuto stazionare all’ospedale di Gorizia per arginare eventuali evasioni. Anche ieri, ancora disordini all’ex caserma Polonio: i trattenuti nel centro stanno ripetutamente danneggiando i cavi del sistema d’allarme. La situazione preoccupa i sindacati di polizia. «Resta l’amarezza – dichiara il segretario provinciale del Sap Angelo Obit – di una struttura riempita per meno della metà (la capienza a pieno regime è di 248 immigrati, ndr) e già in difficoltà. Ai poliziotti servono soluzioni definitive e non palliativi. Non dico che si debba usare il filo spinato, ma adottare sistemi più efficaci, a garanzia di tutti e del rispetto delle leggi. Sono necessari interventi concreti e non chiacchere». (i.p.)
NO TAV/ Monfalcone: ed alla fine abbiamo fatto anche il corteo
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Foto del presidio-manifestazione No Tav di oggi giovedì 31 maggio a Monfalcone. Poco meno di un centinaio di persone ha partecipato ad una coloratissima, vivace ed incisiva manifestazione in corrispondenza al convegno della SETA sulla trasportistica del sud-est europa.
OPICINA: no alla centrale a Biomasse!
Marzo 17th, 2017 — General, Inceneritori
Dal Piccolo del 31/05/12
Centrale a biomasse nel mirino di Wwf e residenti di Opicina
Nella pagina riservata alle “note tecniche” la società “Iit srl” fornisce una serie di dati numerici particolarmente interessanti. A regime i dipendenti della centrale elettrica a biomassa di Opicina dovrebbero raggiungere quota 15. E’ previsto per l’impianto un consumo annuo complessivo di acqua di 760mila metri cubi. I motori diesel 18 cilindri a V, 46 centimetri di alesaggio, quattro tempi, costruiti dalla Wärtsiläa San Dorligo dovrebbero funzionare 24 ore su 24 consumando 168 tonnellate di combustibile “biologico” ogni giorno. In un anno le tonnellate sarebbero 58 mila, tutte trasportate dal mare all’altipiano su rotaia. I gas di scarico dei diesel saranno attentamente monitorati prima di essere convogliati in una ciminiera di cui non è stata resa nota al momento nè l’altezza, nè il diametro. «E’ prevista la realizzazione di un ciclo combinato per il ricupero del calore contenuto nei gas di scarico: lo scopo è quello di migliorare il rendimento dell’impianto per massimizzare la produzione». di Claudio Ernè La società romana che vuole costruire ad Opicina una centrale elettrica alimentata a biomassa, ha avviato una “politica” del sorriso. Nella brochure che illustra l’iniziativa, la “Iit srl” sostiene che la realizzazione “favorisce l’autossufficienza energetica del territorio, svincolandosi da sorgenti energetiche fossili”. Afferma poi che “le tecnologie impiegate sono progettate e realizzate in Italia” e che “viene favorito lo sviluppo imprenditoriale regionale in ambito agricolo e industriale”. Tante parole, tanti sorrisi. Ma non sono mancate le reazioni preoccupate e le analisi che mettono a nudo tutti i problemi che la costruzione della centrale potrebbe sollevare. Per intanto si sta ricompattando il Comitato che a Opicina un paio di anni fa si era opposto con cinquemila firme raccolte a tempo di record all’insediamento di un campo nomadi a Monte Grisa. Si sta ricompattando per chiedere chiarezza alle autorità comunali e regionali sull’eventuale costruzione della centrale elettrica a biomasse che la società “Iit srl” vuole realizzare nell’area un tempo occupata dalle officine ferroviarie Laboranti. «Il nostro Carso va protetto da queste iniziative estemporanee e non coordinate» ha affermato l’avvocato Roberto Corbo, punto di riferimento del comitato. Una precisa e dettagliata presa di posizione viene da un corposo documento diffuso dal Wwf. “E’ assai arduo – per non dire impossibile – che l’impatto ambientale della centrale a biomasse proposta ad Opicina possa essere positivo”. “Al di là di pur importanti considerazioni di ordine paesaggistico e dell’impatto che una fonte di emissioni inquinanti nell’atmosfera, avrebbe sul territorio carsico, finora privo di impianti industriali, più ampio è il ragionamento che dovrebbe presiedere alla valutazione di progetti del genere”. Secondo l’associazione ambientalista va tenuto conto di almeno due altri fattori: “Il primo è l’impatto ambientale complessivo della filiera, di cui la centrale farebbe parte. L’impianto proposto verrebbe infatti alimentato principalmente con olio di palma, prodotto da una piantagione di 10 mila ettari (100 km quadrati, metà della superficie della Provincia di Trieste) in Costa d’Avorio. Inoltre, andrebbe calcolato il costo energetico complessivo della produzione dei chilovatt previsti ad Opicina, considerando quelli legati alla coltivazione delle palme, alla raccolta e alla spremitura dei frutti, al successivo trasporto via mare e via terra dell’olio per migliaia di chilometri. E’ dubbio che alla fine il bilancio globale dell’operazione possa risultare energeticamente positivo.” «Il progetto annunciato ad Opicina – sempre secondo il Wwf – è solo l’ultimo di una lunga serie di iniziative “industriali” più o meno avventurose: iniziative che trovano spazio per l’assenza di un piano energetico nazionale e regionale. Sarebbe ora per la Giunta ed il Consiglio regionale, di mettere mano a questo strumento, in assenza del quale ogni strampalata idea può tentare di accreditarsi. In questo ambito rientrano le reiterate esternazioni del presidente Renzo Tondo sul ruolo della Regione nella gestione e nel raddoppio della centrale nucleare di Krško, i tentativi di imporre a Trieste un rigassificatore, gli elettrodotti per importare elettricità da Paesi come l’Austria che ne importano anche loro, fino ai tanti progetti di centrali a biomasse, basate su uno sfruttamento irrazionale del territorio, spesso in concorrenza con le produzioni destinate all’alimentazione”. Va infine detto che nell’area che fu delle officine Laboranti, secondo il progetto della Iit srl, dovrebbero essere ospitati i serbatoi per lo stoccaggio degli olii vegetali combustibili, i serbatoi ausiliari di biodiesel, acqua oleosa, acqua tratta, urea, olio lubrificante ed olio esausto. Inoltre sono previsti serbatoi per la riserva d’acqua antincendio e per il liquido schiumogeno.
SUICIDI DI STATO: «Alina andava trasferita al Cie di Bologna»
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Insomma Alina Bonar andava rinchiusa -ma a norma di legge- in un CIE e non in quel maledetto commissariato di Opicina. Ora che lo sappiamo continueremo a chiedere il rispetto della legge?
un compagno triestino
Dal PIccolo del 01/06/12
«Alina andava trasferita al Cie di Bologna»
di Corrado Barbacini «Il cittadino straniero destinatario di un provvedimento di espulsione deve, in attesa del perfezionamento dell’iter amministrativo, essere condotto in un Centro di identificazione ed espulsione. Ogni altro posto ove il cittadino straniero venisse condotto sarebbe illegittimo. Questo principio va ribadito con forza». Le parole di principio sono quelle dei giudici del Tribunale del riesame presideduto da Filippo Gulotta e composto da Massimo Tomassini e Marco Casavecchia. Si leggono nel provvedimento in cui è stata confermata la legittimità del decreto di perquisizione disposto dal pm Massimo De Bortoli a carico dell’ex responsabile dell’Ufficio stranieri della Questura, Carlo Baffi. Per i giudici – che di fatto confermano le accuse di sequestro di persona e omicidio colposo a carico di Baffi – Alina Bonar Diaciuk, la donna ucraina che si è suicidata all’interno di una stanza-prigione del commissariato, non doveva essere lì. Doveva essere portata al Cie di Bologna Non si tratta di un’interpretazione della norma, ma scrivono i giudici «si dovrebbe ipotizzare in gravissimo contrasto con la Costituzione la possibilità per le forze di polizia, di condurre e trattenere, se del caso con l’uso della forza, in luoghi e tempi non preventivamente identificati, soggetti che non sono accusati di alcun reato particolare, ma sono solo persone la cui presenza in Italia è considerata sgradita». E poi ancora riferendosi specificatamente ad Alina Bonar Diaciuk: «persona diffficile» per la quale la polizia «preposta al controllo era a conoscenza delle sue condizioni». Tant’è che avrebbe «meritato una sorveglianza più attenta di quella che le è stata riservata». Insomma si è trattato di un arresto illegale in tutti i sensi. Ma non è stato l’unico, così è emerso. Dice in propostito il procuratore capo Michele Dalla Costa che si riferisce alla memoria presentata dal pm De Bortoli ai giudici del Riesame: «Sono emersi altri 26 episodi relativi a extracomunitari trattenuti a Opicina anche per giorni prima del decreto di espulsione e l’ordine del questore». Poi cita anche alcuni episodi sui quali la procura sta effettuando ulteriori accertamenti. «In un caso c’è stato un ospite che è stato trattenuto più volte. In un’altra circostanza un extracomunitario dopo aver ricevuto un ordine di presentazione è strato trattenuto nella stanza fino al giorno dopo», riferisce Dalla Costa. Dagli atti infine emerge pure la vicenda di un altro “ospite” che era stato detenuto per un giorno e mezzo ma poi il provvedimento è stato revocato dal questore in autotutela.
ANTIFA/ Manifestazione ad Amburgo contro corteo nazi
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
Scntri anti-nazi in Germania
TERREMOTO: raccolte di solidarietà a Pordenone, Trieste e Monfalcone
Marzo 17th, 2017 — Circolo Libertario E. Zapata, General
VIDEO SULLA DISTRIBUZIONE DEGLI AIUTI
Il Circolo Libertario E. Zapata di Pordenone, il Gruppo Anarchico Germinal e l’USI-AIT di Trieste e il Coordinamento Libertario Isontino si attivano come centri di raccolta materiali di prima necessità,
in solidarietà e supporto alle popolazioni colpite dal terremoto in Emilia Romagna.
SERVONO SOPRATTUTTO: Acqua, acqua e ancora acqua, olio di oliva, olio di semi, detersivi per i piatti e per il bucato a mano, prodotti per igiene personale, salviette umidificate per igiene intima e multiuso, omogeneizzati ESCLUSIVAMENTE alla frutta. Sono molto carenti di queste cose e sono le più richieste, per cui se è possibile concentriamoci su questo.
E’ poi possibile contattare telefonicamente il circolo al 333.4866588 (Stefano) oppure al 339.6812954 (lino), RECARSI IL GIOVEDI’ DALLE 17.00 ALLE 24.00.
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