SUICIDI DI STATO: «Alina andava trasferita al Cie di Bologna»

Insomma Alina Bonar andava rinchiusa -ma a norma di legge- in un CIE e non in quel maledetto commissariato di Opicina. Ora che lo sappiamo continueremo a chiedere il rispetto della legge?

un compagno triestino

 

Dal PIccolo del 01/06/12

«Alina andava trasferita al Cie di Bologna»

di Corrado Barbacini «Il cittadino straniero destinatario di un provvedimento di espulsione deve, in attesa del perfezionamento dell’iter amministrativo, essere condotto in un Centro di identificazione ed espulsione. Ogni altro posto ove il cittadino straniero venisse condotto sarebbe illegittimo. Questo principio va ribadito con forza». Le parole di principio sono quelle dei giudici del Tribunale del riesame presideduto da Filippo Gulotta e composto da Massimo Tomassini e Marco Casavecchia. Si leggono nel provvedimento in cui è stata confermata la legittimità del decreto di perquisizione disposto dal pm Massimo De Bortoli a carico dell’ex responsabile dell’Ufficio stranieri della Questura, Carlo Baffi. Per i giudici – che di fatto confermano le accuse di sequestro di persona e omicidio colposo a carico di Baffi – Alina Bonar Diaciuk, la donna ucraina che si è suicidata all’interno di una stanza-prigione del commissariato, non doveva essere lì. Doveva essere portata al Cie di Bologna Non si tratta di un’interpretazione della norma, ma scrivono i giudici «si dovrebbe ipotizzare in gravissimo contrasto con la Costituzione la possibilità per le forze di polizia, di condurre e trattenere, se del caso con l’uso della forza, in luoghi e tempi non preventivamente identificati, soggetti che non sono accusati di alcun reato particolare, ma sono solo persone la cui presenza in Italia è considerata sgradita». E poi ancora riferendosi specificatamente ad Alina Bonar Diaciuk: «persona diffficile» per la quale la polizia «preposta al controllo era a conoscenza delle sue condizioni». Tant’è che avrebbe «meritato una sorveglianza più attenta di quella che le è stata riservata». Insomma si è trattato di un arresto illegale in tutti i sensi. Ma non è stato l’unico, così è emerso. Dice in propostito il procuratore capo Michele Dalla Costa che si riferisce alla memoria presentata dal pm De Bortoli ai giudici del Riesame: «Sono emersi altri 26 episodi relativi a extracomunitari trattenuti a Opicina anche per giorni prima del decreto di espulsione e l’ordine del questore». Poi cita anche alcuni episodi sui quali la procura sta effettuando ulteriori accertamenti. «In un caso c’è stato un ospite che è stato trattenuto più volte. In un’altra circostanza un extracomunitario dopo aver ricevuto un ordine di presentazione è strato trattenuto nella stanza fino al giorno dopo», riferisce Dalla Costa. Dagli atti infine emerge pure la vicenda di un altro “ospite” che era stato detenuto per un giorno e mezzo ma poi il provvedimento è stato revocato dal questore in autotutela.