STUDENTI REGIONE/ Rassegna stampa 14-15 novembre 2012

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Le bandiere No Tav in Piazza (e in prima pagina) proprio mentre Riccardi incontrava i Sindaci

 

 

 

Messaggero GIOVEDÌ, 15 NOVEMBRE 2012

Pagina 14 – Cronache

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In 400 per fermare lo sfascio della scuola

Alla manifestazione contro l’austerity ha aderito il 10 per cento dei prof In piazza anche il sindaco: «Sono con voi». Ma alcuni studenti insorgono

Il no all’austerity proclamato a livello europeo ha portato in piazza a Udine oltre 400 persone. Un serpentone pacifico ha invaso ieri mattina una città assolata e ancora sonnecchiante. Per lo più studenti e insegnanti, uniti nella lotta ai tagli alla scuola e al pubblico impiego. Una rivendicazione che ha coinvolto 23 Paesi e che in città ha avuto anche l’appoggio del sindaco Honsell. A lanciare l’appello alla mobilitazione era stata la Confederazione europea dei sindacati e a raccogliere da noi la sfida soltanto l’Flc Cgil e il Cub. Due organizzazioni su sei: dunque, meno della metà. Ecco perché le adesioni nelle scuole udinesi si sono fermate al 10 per cento. Gli studenti sono scesi in piazza al fianco degli insegnanti: le contrapposizioni del Sessantotto sono soltanto un ricordo. «Manifestiamo per i nostri diritti, ma anche per quelli dei “prof” – ha spiegato Andrea Di Lenardo, studente del liceo classico Stellini, fra gli organizzatori della manifestazione insieme ai ragazzi del Movimento studentesco –. La proposta del governo Monti di aumentare le ore settimanali di lezione frontale è surreale e avrà ricadute su tutti gli studenti. In questo momento sembra che il provvedimento sia stato ritirato, ma vogliamo certezze. Anche perché il taglio di 183 milioni di euro è ancora previsto». Il triennio di tagli alla scuola targato Gelmini, insomma, inizia a mostrare la sua faccia peggiore. Nelle scuole mancano i fondi per organizzare i corsi di recupero e manca la carta, le fotocopie in alcuni casi sono a pagamento e gli edifici mostrano segni di cedimento. «Nella sede dell’Isis Stringher di viale monsignor Nogara c’è una scalinata interdetta al passaggio, perché si staccano pezzi di soffitto – hanno denunciato due studenti –. È una situazione che va avanti dall’inizio dell’anno. Un nastro bianco e rosso impedisce il passaggio fra il primo e il secondo piano e spesso a terra vediamo calcinacci».Ma stando al racconto dei giovani, questo non è l’unico problema della sede più “giovane” della città. «In molte aule le finestre sono chiuse con il nastro isolante – hanno aggiunto –. Impossibile aprirle per cambiare aria all’aula, perché rovinerebbero a terra scardinate. Siamo molti in classe e quindi i banchi sono sistemati anche sotto quelle finestre pericolanti». Al Malignani, invece, piove nei laboratori. «Spesso vediamo acqua a terra – ha raccontato un altro giovane – e la situazione peggiora nei laboratori». Sul muro di mattoni all’ingresso di viale Leonardo da Vinci sempre più spesso trovano spazio manifesti con simboli fascisti. «Oltre a essere affissi all’ingresso – ha proseguito il ragazzo – troviamo volantini anche dentro la scuola. La politica non dovrebbe entrare in quegli spazi o almeno dovrebbe essere concessa la pluralità, cosa che non accade». A sorpresa in piazza Libertà è arrivato anche il primo cittadino. «Sono vicino alla vostra sacrosanta esigenza di difendere la scuola – ha detto Honsell, parlando al microfono –, soprattutto in un momento in cui il governo sta operando scelte difficili nell’istruzione. La mia amministrazione è sempre stata al fianco degli studenti nel difendere i valori della scuola, così come in altri ambiti, come quello della difesa dell’ambiente e della sostenibilità. Temi, questi, che devono essere sempre al centro delle politiche giovanili di chi governa, perché è fondamentale investire sulle giovani generazioni per garantire loro un degno futuro». Un’improvvisata apprezzata dai giovani soltanto in parte. «Il sindaco continua a garantirci l’appoggio a parole – ha detto Di Lenardo –: dice di essere dalla nostra parte, intanto però chiude senza un perché il centro sociale di via Scalo Nuovo. Per di più raccontando tre versioni diverse sulla motivazione. Promette spazi di aggregazione che però non vediamo. Non ci sentiamo rappresentati. Racconta bugie per essere in piazza e dire che ci appoggia, ma i fatti raccontano una storia diversa». Un attacco pronunciato all’ombra delle bandiere dei No Tav e degli striscioni contrari al governo Monti. «Siamo scesi in piazza contro la spending review – ha scritto il Movimento studentesco in una nota –, ma anche i tagli alla scuola, all’università, alla sanità e in generale allo stato sociale». A finire nel calderone della protesta pure i giornalisti: «Sono servi del potere – ha detto un ragazzo – perché non parlano della lotta sacrosanta alla linea ad alta velocità. È una spesa inutile che graverà sulle casse dello Stato per decenni». Michela Zanutto

 

GIOVEDÌ, 15 NOVEMBRE 2012 Pagina 14 – Cronache

L’INIZIATIVA

“Bignamini” sulla crisi per i più distratti

Tre “sandwich girls” per sensibilizzare i giovani ai problemi della scuola. È l’idea di Agnese, Alice e Isabella. Tutte studentesse dell’Isis Percoto che, aiutate da un’insegnante, hanno costruito i “bignamini” della crisi. Edilizia scolastica, finanziamenti alle scuole private, insegnanti più anziani d’Europa e riduzione della spesa per le università. «Vogliamo mettere i ragazzi davanti ai fatti – ha spiegato Agnese Giacometti – perché ci siamo accorte che spesso non sono informati su quanto sta accadendo attorno. La legge di stabilità prevede tagli insostenibili per il futuro della scuola». E sulla manifestazione di ieri le ragazze hanno qualche perplessità. «Se facciamo sciopero per la scuola la politica deve restarne fuori – ha detto Isabella Mattiussi –. Mentre siamo in piazza perdiamo importanti ore di lezione. Il sacrificio dovrebbe andare soltanto a favore della scuola. Certo, è inevitabile che alcuni argomenti trasversali entrino nel discorso, ma non devono diventare la parte fondamentale. L’antifascismo è una rivendicazione giusta, anzi sacrosanta, ma non deve diventare l’asse portante di uno sciopero contro i tagli alla scuola». Da un’esigenza di informare i compagni è nato un approfondimento sulla politica italiana, europea e mondiale. «Ci siamo accorte della disaffezione dei giovani anche verso temi che li riguardano da vicino – ha aggiunto Alice – e così abbiamo chiesto a un’insegnate di aiutarci a capire meglio cosa sta accadendo al mondo della scuola. Da quella semplice domanda è nato un approfondimento che poi abbiamo cercato di sintetizzare in tre cartelloni. Nei giorni scorsi abbiamo manifestato anche all’uscita della scuola. Non tutti i nostri compagni hanno compreso appieno la nostra rivendicazione e lo spirito con cui la facciamo, ma almeno abbiamo cominciato». (m.z.)

GIOVEDÌ, 15 NOVEMBRE 2012 Pagina 15 – Cronache

Provveditorato occupato: «Noi umiliati dal governo»

Fuori programma degli insegnanti precari per lanciare un segnale di resistenza Nel mirino pure il probabile accorpamento della direzione Fvg con quella veneta

Provveditorato occupato: sono le 16 quando, a Udine, scatta l’azione lampo degli insegnanti. Un gesto più che altro simbolico. Perché fra quelle stanze di via Diaz passano tutti i “prof”. «I lavoratori della scuola conoscono il significato di questo luogo. Qui veniamo a cercare una tutela minima dei nostri diritti. Qui passiamo le estati nella speranza di vederci affidata una cattedra. Qui chiediamo consigli», ha detto Gabriele Donato, insegnante precario, parlando davanti a un centinaio di colleghi radunati al terzo piano dell’ufficio scolastico regionale. Un epilogo inatteso per il sit in indetto dall’Flc Cgil, al quale ha partecipato anche il sindaco Honsell. «Siamo una parte della società umiliata da chi ci governa – ha continuato Donato –, non vogliamo essere calpestati né sentirci fuori luogo persino nelle scuole, perché sappiamo che c’è bisogno del nostro lavoro, lo vediamo ogni giorno». E mentre stringe fra le mani uno striscione con sopra scritto “Gli unici prof da tagliare sono quelli al governo”, aggiunge: «L’Europa è unita nella protesta perché l’austerità non è un problema soltanto italiano. Quello che serviva era un segnale visibile della nostra intenzione di resistere proprio in un luogo simbolo per gli insegnanti. E l’abbiamo dato». Ma l’Ufficio scolastico territoriale del Friuli Venezia Giulia, proprio in questi giorni, è entrato nell’obiettivo dei tagli ministeriali. Con tutta probabilità la sede decentrata del Miur sarà accorpata con quella del Veneto e la mega direzione sarà affidata a Daniela Beltrame (attuale direttore dell’Usr del Fvg) che la gestirà da Venezia, vista Canal Grande. «Conosciamo il destino di questo ufficio periferico – ha sottolineato Franca Gallo, segretario provinciale dell’Flc Cgil – e siamo qui per sostenere le ragione della conoscenza». A vigilare sulla mini occupazione c’era il provveditore, Pietro Biasiol. «Il messaggio che avete lanciato è di grande qualità – ha osservato – e speriamo che la società sia in grado di recepire le istanze che provengono dal mondo della scuola». Da Udine è stata anche spedita al presidente del Consiglio, Mario Monti, una mozione di sentimenti sul problema dei tagli alla scuola. Mittente Gregorio Torretta, consigliere delegato ai rapporti con la scuola. Ma è stato il sindaco Honsell, arrivato in via Diaz con l’assessore Kristian Franzil, il presidente della commissione Cultura Federico Pirone e, appunto, Torretta, a parlare ai “prof”. «Se la comunità udinese è un punto di riferimento a livello regionale – ha detto – lo è anche in riferimento alla scuola. La ricostruzione del post terremoto è passata sì dalle fabbriche, ma pure dalla richiesta di avere l’università e, quindi, dall’istruzione. Mettere in crisi questo sistema di apprendimento significa mettere in crisi un popolo». (m.z.)

 

 

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Messaggero Veneto online

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Sciopero europeo, studenti
in piazza a Udine

La manifestazione è partita da piazza Primo Maggio per terminare in piazza Libertà con le richieste dei ragazzi. Due su tutte: «Basta austerità e tagli all’istruzione». A Trieste la manifestazione regionale

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il Piccolo online

 

Piazza Unità: l’assalto dei manifestanti alla prefettura (foto Francesco Bruni)

Scioperi e proteste, a Trieste giornata campale FOTO 1 / 2

 

Dal Piccolo

VENERDÌ, 16 NOVEMBRE 2012

 

 

Scuse e colletta per il fotografo “danneggiato”

«Involontario e spiacevole». Così la Casa delle Culture ieri ha definito il gesto di un giovane di inserire un fumogeno acceso nell’obbiettivo di un nostro fotografo, danneggiandolo. «È ovvio che i fotografi esercitano il loro diritto di cronaca, – sostengono in un comunicato da Casa delle Culture – tuttavia spesso il materiale fotografico viene poi vagliato dal personale di polizia e dai magistrati inquirenti al fine di costruire prove a carico. «Per questo motivo, – aggiungono – è diritto di ogni manifestante di limitare queste possibilità». Esprimendo stima nei confronti del fotografo, Casa delle Culture avvierà «una campagna di sottoscrizione, alla quale parteciperemo come ci sarà possibile. Il ricavato sarà un contributo per riacquistare l’attrezzatura danneggiata»

 

«Studenti manipolati dai professionisti della protesta in piazza»

Infuria la polemica dopo gli scontri. Le accuse dello Snals Cosolini: «Li avrei ricevuti, hanno preferito la Prefettura…»

di Laura Tonero Il giorno dopo gli scontri tra studenti e polizia si apre un’inevitabile polemica piena di “ma”, di “se”, di distinguo e amare riflessioni. C’è chi sostiene che i ragazzi che ieri volevano partecipare al corteo siano stati strumentalizzati e manipolati da un gruppo che i libri di latino e di storia li ha messi via da tempo. Una trentina di persone pronte a “disobbedire”. Dall’altra parte ci sono invece gli studenti di Autogestito scoordinato studentesco e Casa della Culture che denunciano l’uso dei manganelli da parte dei poliziotti. «Continueremo a fare il nostro lavoro con fermezza e tranquillità» – osserva il questore, Giuseppe Padulano – a reagire con serenità a manifestazioni come quelle messe in atto mercoledì sotto alla Prefettura». Il questore poche settimane fa ha voluto incontrare i genitori di alcuni giovani – critiche per questa iniziativa sono arrivate dagli stessi studenti ma anche da alcuni insegnanti – che avevano partecipato il 25 ottobre scorso al tentativo di irruzione in Municipio. Mercoledì qualcuno di quei ragazzi era di nuovo in prima linea. «E’ un problema individuale – spiega il questore – quando ci siamo parlati, i genitori hanno recepito quelle che erano le mie intenzioni e quello che era il messaggio che rivolgevo loro». Solidarietà ai colleghi feriti e anche dalla segreteria regionale del Coisp, il sindacato indipendente delle forze di polizia. Durante il corteo gli studenti avevano attaccato anche le istituzioni, anche il sindaco Roberto Cosolini. «Se l’Unione degli Studenti fosse venuta a chiedermi un incontro – assicura il primo cittadino – io non avrei avuto problemi a riceverli». Un gruppo dell’Uds si era inizialmente sistemato sotto al Comune. «Peccato abbia invece prevalso il gruppo che ha preferito mirare alla Prefettura: probabilmente lo schieramento di polizia per loro era troppo ghiotto». Cosolini, a chi ha usato metodi ”poco convenzionali” di protesta ricorda «che i movimenti che hanno ceduto alla violenza sono sempre stati sconfitti». Aureo Muzzi, consigliere comunale Pd, definisce chi ha organizzato l’assalto alla Prefettura «una minoranza, che però rovina il successo di queste manifestazioni». La rivendicazione di quegli atti è arrivata ieri con un comunicato pubblicato sul sito Global Project. «Dinanzi alla prefettura il corteo di Ass e dei centri sociali – si legge – ha distribuito centinaia di carote ai manifestanti, la semplice affissione della lettera aperta degli studenti ha innescato una carica a freddo della polizia che ha manganellato le prime linee di manifestanti». «Immediata la reazione della piazza – continua il comunicato – che senza farsi intimidire ha subito circondato la polizia in un lungo e teso confronto. Alcuni insegnati ieri erano in piazza ad incitare la frangia più dura dei manifestanti. Ma lo Snals, il sindacato autonomo dei lavoratori della scuola, si dissocia con fermezza da quegli atteggiamenti «C’è un gruppo di professionisti – sostiene Franco De Marchi, segretario provinciale Snals e per anni preside del Carducci – che toglie legittimità a queste manifestazioni per scopi estranei dalla protesta studentesca». «Consiglio ai giovani – conclude – di non farsi manipolare e di essere liberi di usare bene la loro testa».

 

 

Dal Piccolo del 15/11/12

Studenti, scontri con la polizia

di Laura Tonero Assalto alla Prefettura, scontri tra studenti e forze dell’ordine. Manganelli alzati, urla e botte. E poi lancio di carote, uova, bottiglie contro gli uomini in divisa. Ma anche di rose. «Quattro dei nostri compagni sono rimasti feriti», dichiarano gli studenti. «Un nostro agente è stato portato al Pronto Soccorso», replicano dalla Questura. È il piccolo bollettino di guerra della manifestazione studentesca di ieri, la più partecipata ed imponente degli ultimi anni organizzata in concomitanza con il primo sciopero generale transnazionale, una giornata europea contro l’austerity. E subito si alza la tensione. I circa 1.200 studenti (ma a sfilare c’erano anche insegnanti e genitori) si sono dati appuntamento alle 9.30 del mattino in piazza Goldoni. Unione degli studenti, Autogestito scoordinato studentesco, No Tav, Arcigay, Germinal, Spazi Sociali Venezia Giulia, Casa delle Culture, Cobas, tutti ad alimentare il lungo serpentone che fino alle 14 ha mandato in tilt il traffico cittadino. Slogan contro i tagli alla scuola, la precarietà degli edifici scolastici ma anche caschi da motociclista agganciati alla cintura di qualche studente. Un dettaglio, questo, che ha messo subito sul chi vive gli agenti della Digos. «Se non cambierà lotta dura sarà», urlavano i giovani. Attimi di tensione quando una decina di studenti ha tentato di appiccicare alle vetrine di un istituto di credito dei manifesti con gli slogan: “La finanza uccide, il mutuo rovina la pelle”. Prima fermata del corteo in piazza Oberdan, sotto al Consiglio regionale. Lì, alle 10.20, tingendo l’aria di color rosso con dei fumogeni, gli studenti hanno scarabocchiato un muro del palazzo della Regione e poi attaccato più copie di una lettera indirizzata al sindaco, alla Provincia e alla Regione. «Caro sindaco, – si leggeva – è andata bene questa volta. Nessuno è morto». E poi via a ritmo di musica e di slogan da via Ghega a via Roma, dove non sono mancate manifestazioni di dissenso sotto la sede della Lega Nord. «Voglio studiare, non voglio rischiare», si leggeva su un manifesto srotolato su uno dei due camioncini usati da supporto dai manifestanti. Arrivato in via Einaudi, passando per via Mazzini, il corteo si è diviso. Dritti sotto al Comune i ragazzi dell’Unione degli Studenti. Ai quali, però, hanno portato via la scena gli appartenenti alla Casa delle Culture e all’ Autogestito scoordinato studentesco che con il loro furgone hanno puntato verso il palazzo delle Prefettura. «Vogliamo entrare in questo palazzo del Governo per fare un’assemblea pubblica», scandiva con il megafono Alessandro Metz, ex consigliere regionale dei Verdi. Accanto a lui anche l’ex consigliere comunale dei Verdi, Alfredo Racovelli, e il ricercatore Luca Tornatore. E via con una pioggia di carote e uova contro l’entrata del palazzo e addosso agli agenti in tenuta antissommossa e agli uomini delle Digos colpiti anche al volto. «Vogliamo portare carote al governo che ci ignora e mette le forze dell’ordine al posto delle parole». A quel punto un gruppo di studenti ha indossato il casco e le prime note della canzone “The Wall” dei Pink Floyd – caratterizzate dal rumore delle pale di un elicottero – hanno fatto da colonna sonora al primo tentativo di assalto al cordone di poliziotti sistemati davanti alla Prefettura: manganelli alzati, spintoni, calci e sputi. Una carica, un’altra ancora. Attimi di tensione stemperati dal lancio da parte di alcuni manifestanti di alcune rose. Un’ora di contestazioni e poi in 250 verso le Rive. Altro scontro davanti all’Hotel Savoia. «Nel tentativo di fare una scritta all’entrata dell’albergo – accusa Andrea Zacchigna, manifestante ventenne – siamo stati colpiti alle spalle dai poliziotti a scudo aperto. In quattro siamo rimasti feriti: un ragazzo di 16 anni ha un braccio rotto, un altro minorenne ha una contusione, uno un bernoccolo sulla fronte e io sono stato colpito alle reni». «Non ho idea di come si siano fatti male», replica il vice questore vicario, Lorenzo Pillinini. E dalla questura arriva anche la notizia che uno degli agenti, dopo il tentativo di assalto alla Prefettura, è stato portato all’ospedale per accertamenti radiologici. La manifestazione si è conclusa intorno alle 14 dopo una sosta davanti al Provveditorato scolastico regionale: due studenti hanno consegnato alla dirigente Daniela Beltrame, una lista delle carenze scolastiche. Alle 14, il rompete le righe. E la città ha potuto finalmente respirare.

 

Rotto il teleobiettivo al nostro fotografo

DANNI E MINACCE

Durante il primo parapiglia che si è acceso ieri mattina davanti al Consiglio regionale, in piazza Oberdan, un “disobbediente” ha avuto la bella pensata di infilare un fumogeno nel teleobiettivo del nostro fotografo (vedi foto) rovinando irrimediabilmente la costosa attrezzatura. Non basta. La nostra cronista al seguito del corteo è stata oggetto di intimidazioni di vario genere e offese da parte di persone che l’età per andare a scuola non ce l’hanno da un pezzo. I professionisti della protesta in piazza. L’hanno pedinata e ostacolata nel suo lavoro fino a quando è intervenuta la Digos.

 

«Nessuno si dissocia Caricati ingiustamente»

I ragazzi non rinnegano alcuna azione, avevano punti di vista diversi ma si sono ricompattati dopo un’assemblea. «Siamo stati subito repressi»

Cassette di plastica tirate addosso ai poliziotti, muri imbrattati, carote e uova tirate davanti alla Prefettura. Ma nessuno dei partecipanti alla manifestazione si dissocia. Neppure l’Unione degli studenti (Uds), la realtà che ha sempre utilizzato più la parola che la forza per protestare. A fine manifestazione, sotto all’Ufficio scolastico regionale, qualcuno degli aderenti aveva provato a smarcarsi di fronte ad alcune forme di protesta. «Doveva essere un corteo pacifico, noi dell’Uds manifestiamo per proteggere i nostri diritti e non per creare tafferugli», aveva detto Alberto Cociani. «C’è sempre un gruppo di idioti che rovina tutto», gli faceva eco Egle Tomasin dell’Uds. Ma nel pomeriggio la posizione della realtà studentesca ha preso un’altra piega. «Abbiamo fatto una riunione, abbiamo democraticamente discusso – spiega Tina De Denaro, coordinatrice dell’Uds di Trieste – e deciso di adottare una linea univoca: non ci dissociamo da nessuna delle azioni promosse durante il corteo». Anzi «condanniamo – sottolinea – le azioni repressive della polizia». «Abbiamo manifestato – scrive l’Uds in una nota diramata ieri pomeriggio – per dire no alla repressione del dissenso che neanche stavolta è venuta a mancare con un’ingiustificata carica, un’aggressione repressiva nei confronti di studenti di 15 anni». Gli studenti ieri hanno denunciato anche la mancanza di risposte e di soluzioni da parte delle istituzioni. «Abbiamo percorso la città – spiegano – manifestando e denunciando alcune precarietà. Le istituzioni quali Comune e Prefettura sono rimaste mute e sorde, ma difese da cordoni di polizia». Gli studenti – anche nel messaggio contenuto nella lettera attaccata sui muri del palazzo del Consiglio regionale – hanno invitato Comune, Regione e Provincia a passare una giornata con loro all’interno delle scuole per rendersi conto della situazione tragica che sono costretti a subire giornalmente. «Al suo primo incontro – scrivono rivolgendosi al sindaco, Roberto Cosolini, – si era professato d’accordo con noi ma non ha dichiarato lo stato di emergenza». E ancora: «È ora di smetterla di prenderci in giro, guardi in faccia la realtà e ci dica se le condizioni nelle quali viviamo a scuola sono dignitose». Ad affiancare i giovani nella protesta anche molti docenti. Uno di loro, Alejandro Sanchez ha scandito il ritmo di tutto il corteo picchiando con un cucchiaio sul fondo di una pentola. «Sono un insegnante di spagnolo precario del liceo Carducci – racconta – sto per essere licenziato. Questo paese sta andando a rotoli, i ragazzi hanno ragione di gridare la loro rabbia». Nutrito il gruppo di rappresentanti dei Cobas sistemati in coda al corteo. «È stata una grande giornata, un’importante manifestazione», commenta Daniela Antoni, un’insegnante dei Cobas Scuola arrivando in piazza della Borsa. «Stiamo cercando insieme ai ragazzi di difendere la scuola come bene comune – aggiunge – a fronte di un governo che ne sta facendo macelleria sociale». A dar man forte agli studenti durante al protesta sotto la Prefettura sono arrivati anche alcuni genitori. «Sappiamo come picchiate questi ragazzi, lo vediamo in televisione», ha affermato una madre rivolgendosi ai poliziotti. E mentre una ventina di ragazzi tentava l’assalto al palazzo del Governo, una donna con il megafono ha urlato: «Non toccate i ragazzi, giù le mani da questi giovani».

 

ECCOLI! Arriva la repressione cilena

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TAV: le osservazioni sul nulla dei comuni

15/11/12

Il Piccolo

UDINE Entro il prossimo mese di gennaio, come ieri ad Udine hanno assieme verificato l’assessore regionale alle Infrastrutture Riccardo Riccardi e l’Assemblea dei 22 sindaci dei Comuni (tra Tagliamento ed Isonzo) interessati alla realizzazione della nuova linea Fs Tav Venezia-Trieste, sarà consegnato alla Regione il documento che contiene tutte le osservazioni e le considerazioni dei primi cittadini dei Comuni della Bassa Friulana su questo asse ferroviario, che Rfi-Rete ferroviaria italiana ha sviluppato in via preliminare già nel 2010. Osservazioni e considerazioni frutto di un lavoro tecnico «che la Giunta regionale ha ritenuto di sostenere – ha ricordato Riccardi (con risorse pari a 50 mila euro, ndr) – considerata la volontà di un percorso “partecipato” di valutazione», che gli uffici della Regione faranno propri ed elaboreranno per quindi inviarli al ministero dell’Ambiente. «Proprio attraverso queste valutazioni dei 22 Comuni su un tracciato che per quanto mi riguarda non è in discussione – ha sottolineato Riccardi – possiamo puntare a migliorare questa prima fase progettuale della nuova linea». I tempi infatti sono ormai stretti, ha ricordato il commissario straordinario per la linea Fs Venezia-Trieste, Bortolo Mainardi, ben al di là di circa un anno rispetto al limite di legge dei 60 giorni (che la normativa assegna ai Comuni per le rispettive osservazioni) ma che la Regione – facendo così un po’ da “argine” ha ritenuto «indispensabile per questo cammino di ascolto e di condivisione con il territorio». Secondo Riccardi è indispensabile che «la Regione andrà ad agire prima di tutto sui cosiddetti colli di bottiglia, che da soli valgono il raddoppio della capacità di trasporto merci. Parliamo di scelte d’intervento che si chiamano riorganizzazione di Campo Marzio a Trieste, del quadruplicamento di San Polo a Monfalcone, dell’interporto di Cervignano, dell’allacciamento della Zona industriale dell’Aussa Corno, del nodo Fs di Torviscosa». Riccardi ieri ha anche partecipato a Villaco alla prima edizione del convegno sugli assi di trasporto del Sud-Est d’Europa. Secondo Riccardi il Fvg e la Carinzia dovranno perseguire la conferma da parte del Parlamento Ue delle decisioni assunte dalla Commissione europea per il prolungamento del Corridoio “su rotaia” baltico-adriatico sino ai porti di Trieste, Monfalcone, Venezia e Ravenna.

 

Messaggero Veneto

Tav, entro gennaio le osservazioni

UDINE Entro il prossimo mese di gennaio sarà consegnato alla Regione il documento che contiene tutte le osservazioni e le considerazioni dei primi cittadini dei Comuni della Bassa Friulana su questo asse ferroviario, che RFI-Rete ferroviaria italiana ha sviluppato in via preliminare già nel 2010. È quanto emerso ieri nel corso di un incontro tra l’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi, e l’Assemblea dei 22 sindaci dei Comuni (tra Tagliamento ed Isonzo) interessati alla realizzazione della nuova linea FS ad alta velocità/alta capacità Venezia-Trieste. Osservazioni e considerazioni sono frutto di un lavoro tecnico «che la Giunta regionale ha ritenuto di sostenere – ha ricordato Riccardi (con risorse pari a 50 mila euro, ndr) – considerata la volontà di un percorso “partecipato” di valutazione», che gli uffici della Regione faranno propri ed elaboreranno per quindi inviarli al ministero dell’Ambiente. I tempi sono ormai stretti, ha ricordato ieri il commissario straordinario per la linea FS Venezia-Trieste, Bortolo Mainardi, ben al di là di circa un anno rispetto al limite di legge dei 60 giorni (che la normativa assegna ai Comuni per le rispettive osservazioni) ma che la Regione – facendo così un po’ da «argine» nei confronti di Roma e Bruxelles – ha ritenuto indispensabile per questo cammino di ascolto e di condivisione con il territorio. Ai sindaci l’assessore Riccardi ha quindi indicato la necessità che le osservazioni debbano essere «coerenti con i tempi, fattibili con le risorse finanziarie, compatibili con le caratteristiche progettuali che l’Ue detta».

RIGASSIFICATORE: anche l’autorità portuale contraria

Dal Piccolo del 16/11/12

Rigassificatore, contrario anche il parere del Porto

L’Authority vota “no” al Rapporto di sicurezza presentato da Gas Natural La decisione sull’Autorizzazione integrata ambientale spetterà alla Regione

di Silvio Maranzana Anche l’Autorità portuale è contraria al rigassificatore di Zaule. Lo ha esplicitato per la prima volta con il voto contrario del dirigente alla Sicurezza Fabio Rizzi (che evidentemente ha agito anche su input della presidente Marina Monassi) sul rapporto di sicurezza presentato da Gas Natural per quanto riguarda i rischi rilevanti, cioé i pericoli per le persone e l’ambiente circostante, esclusi quelli derivabili da ipotetici attacchi terroristici dal momento che qui si tratta solo di safety e non di security. Il voto contrario dell’Authority è stato espresso nell’ambito della pronuncia da parte del Comitato tecnico regionale (Ctr) ed è andato ad aggiungersi a quelli anch’essi negativi, ma già preannunciati, da parte di Comune e Provincia. Ma sono stati gli unici tre “no” all’interno del Comitato presieduto dal Comandante regionale dei vigili del fuoco e di cui fanno parte anche gli stessi pompieri, la Regione, l’Arpa, la Capitaneria di porto, l’Ispettorato del lavoro e l’Inail, tutti favorevoli. Di conseguenza il rapporto di Gas natural ha avuto l’assenso a maggioranza. Nel comitato sono presenti soltanto tecnici e in queste veste dice di avervi partecipato per il Comune anche l’ingegner Umberto Laureni che pure è anche assessore all’Ambiente. Il voto favorevole per la Regione è stato espresso dall’ingegner Pierpaolo Gubertini, il dirigente responsabile del settore Tutela dall’inquinamento. Sarà lo stesso Gubertini giovedì 22 a presiedere la Conferenza dei servizi che dovrà decidere sull’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) al rigassficatore di Zaule. Il parere, favorevole a maggioranza come si è visto, del Ctr non è vincolante ma, come ha preannunciato lo stesso Gubertini, sarà comunque acquisito dalla Conferenza dei servizi. L’esito in quest’ultima sede è già prevedibile. In base alla legge infatti per la concessione dell’Aia in prima battuta è necessaria l’unanimità. Ma questa non ci sarà perché Comune e Provincia e, a questo punto si potrebbe supporre anche Autorità portuale, voteranno contro. La palla allora in base al regolamento passerà alla giunta regionale presideduta dal governatore Tondo che si è sempre detto favorevole. «Ma di fronte alla contrarietà di Comune, Provincia e Autorità portuale – sottolinea ora Laureni – con quale coraggio la giunta regionale potrà date l’autorizzazione?»

CIE DI GRADISCA: nuovo tentato suicidio

Dal Piccolo del 16/11/12

13/11/12

Ospite del Cie tenta il suicidio per fuggire

 

GRADISCA Nuovo tentativo di suicidio al Cie. Con annessa fuga.. Protagonista dell’episodio un, 31enne tunisino. L’uomo nei giorni era stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Gorizia dopo avere ingerito un’enorme quantitativo di farmaci. Successivamente al ricovero, dove è stato sottoposto al trattamento della lavanda gastrica, l’uomo è riuscito a darsi alla macchia. Ma la sua fuga è durata meno di 48 ore. È stato intercettato domenica e tradotto nuovamente al Cie. Come noto quella di ottenere il ricovero ospedaliero è una delle soluzioni più utilizzate per tentare in qualche modo di ritrovare la libertà. Pur essendo sottoposti a regime di detenzione amministrativa, infatti, gli “ospiti” non sono piantonati all’ospedale e così per loro è molto più semplice sfuggire ai controlli. Quella del tunisino comunque pare una vicenda piuttosto particolare. L’uomo è approdato al Cie dopo avere già affrontato il trattenimento nei centri di espulsione di Trapani e Torino. Avrebbe tentato l’insano gesto dopo l’ennesima udienza di proroga al suo trattenimento, durante la quale era stato rigettato un certificato – rilasciato dallo stesso personale sanitario del Cie – che attestava i disturbi mentali dell’uomo e le sue gravi crisi depressive. A denunciare il fatto è il legale del tunisino, coniugato (attualmente separato) con una cittadina italiana residente a Forlì dalla quale ha avuto una figlia, anch’essa cittadina italiana. «Quello che non mi spiego – riflette il legale – è anzitutto cosa ci faccia al Cie una persona alla quale è stata diagnosticata una patologia seria. Secondo, va fatta chiarezza sulle modalità di somministrazione dei farmaci». (l.m.)

CARCERI/ Presidio a Tolmezzo sabato 24 novembre ore 14.00

Superate le 200 visite

Circa 50 persone hanno partecipato complessivamente al presidio davanti al carcere di Tolmezzo Sabato 24 novembre

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(foto infoaction-CSA)

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TRIESTE: un venerdì antifascista (agg.al 18/11)

Superate le 300 visite

E’ stato un venerdì particolare per Trieste. Infatti erano state organizzate ben due conferenze da parte dei fascisti.

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All’hotel Milano l’associazione culturale Novecento ha promosso la presentazione del libro dello squadrista Stefano delle Chiaie “L’aquila e il Condor”. In contemporanea Forza Nuova teneva una conferenza sulla crisi economica al prestigioso hotel Savoia. Ovviamente gli antifascisti e le antifasciste non potevano rimanere a guardare. Già durante il corteo per lo sciopero generale del 14 vi erano state delle contestazioni davanti ai due hotel e in particolare davanti al Savoia un paio di scritte sul marciapiede erano state il pretesto per delle manganellate che hanno ferito un paio di studenti. Per venerdì l’arcigay-arcilesbica aveva indetto un presidio di fronte al Savoia per protestare in particolare contro l’omofobia di FN (vedi lo striscione affisso poco tempo fa a Bologna di fronte alla storica sede dell’arcigay “l’omossesualità è una malattia da curare”).

 

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INNALZAMENTO DEI MARI/ Cosa succederà nell’ Alto Adriatico

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I crimini di Israele/ a Gaza strage di bambini

 

Corriere della Sera 18 novembre

CRI IN MEDIORIENTE – Nella notte RAID ISRAELIANO SU 2 MEDIA CENTER

Missili a Gaza, strage di bambini

Sirene a Tel Aviv, udite due esplosioni

Razzi palestinesi sull città israeliana di Ashkelon. Si tratta per una tregua . Obama: «No all’escalation di violenza»

 

Due bambine palestinesi sui resti dei bombardamenti a Gaza (Reuters)Due bambine palestinesi sui resti dei bombardamenti a Gaza (Reuters)

Raid su Gaza e missili su Tel Aviv. La guerra continua. È alto il tributo di sangue: a Gaza durante i raid israeliani sono rimasti uccisi nove bambini ed altri sono stati gravemente feriti. Secondo al Jazeera il bilancio delle vittime palestinesi dall’inizio dell’offensiva «Pilastro di difesa», mercoledì scorso, è finora è di 64 persone; le vittime israeliane sono invece tre. Fonti mediche riferiscono di oltre 400 civili feriti. Il tutto mentre Israele prepara l’offensiva di terra. Il ministro della Difesa ha fatto sapere di aver richiamato 75 mila riservisti.

«Proseguono i bombardamenti, Israele ammassa le truppe»
dall’inviato Davide Frattini

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SU ISRAELE – Intanto le sirene tornano a risuonare a Tel Aviv, per la quarta volta negli ultimi giorni. Due esplosioni si sono udite in città. Quattro razzi palestinesi hanno colpito la città israeliana di Ashkelon, città costiera del sud di Israele vicino al confine con Gaza, e ci sono feriti. Un altro attacco è stato poi sferrato contro Shaar Haneguev, nei pressi della frontiera con Gaza. Una delle persone ferite sarebbe in gravi condizioni. Secondo le autorità israeliane, i missili lanciati da Gaza contro il territorio israeliano sono stati 55 e hanno provocato il ferimento di 12 persone. Le forze israeliane hanno invece colpito 120 obiettivi all’interno della Striscia.

Quinta notte di bombe a Gaza Quinta notte di bombe a Gaza Quinta notte di bombe a Gaza Quinta notte di bombe a Gaza Quinta notte di bombe a Gaza Quinta notte di bombe a Gaza

CONTRASTI – E nonostante non cessino i bombardamenti si continua a sperare in una tregua. «Sono in corso colloqui seri per giungere ad una tregua e un accordo potrebbe essere raggiunto oggi o domani», ha detto il responsabile che ha voluto mantenere l’anonimato. Al contrario il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che Israele è pronto ad «allargare significativamente» l’offensiva contro i militanti palestinesi nella Striscia di Gaza. Un argine alla recrudescenza del conflitto ha tentato di porlo il presidente degli Stati Uniti Obama: «Sosteniamo il diritto all’autodifesa di Israele», ha detto nel corso di una conferenza stampa a Bangkok. «Ma lavoriamo attivamente con tutte le parti nella regione per fermare il lancio di missili di Hamas senza ulteriori escalation di violenza».

LA TREGUA – «Prima abbiamo bisogno che il fuoco cessi e poi possiamo discutere qualsiasi altra cosa. Metà Israele è sotto il fuoco, questo non può andare», ha detto il premier Beniamyn Netanyahu a margine di un colloquio con il ministro degli esteri francese. Dall’altra parte Hamas ha avanzato la richiesta che «l’aggressione e gli omicidi devono essere fermati», ha detto un responsabile del movimento islamico palestinese a condizione di anonimato. Una soluzione accettabile per il gruppo palestinese, secondo quanto si è appreso, sarebbe quella di vedere gli Stati Uniti, tradizionali alleati di Israele, come «garanti» del rispetto del cessate il fuoco da parte dello Stato ebraico. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon già lunedì sarà al Cairo per incontrare il ministro degli esteri egiziano Kamel Amr. E martedì il presidente Mohamed Morsi e il premier Hisham Kandil. E per martedì, si è stabilito che la delegazione della Lega araba guidata dal segretario generale Nabil el Araby si recherà a Gaza. Ad avere un ruolo chiave al tavolo delle trattative pare essere l’Egitto. Un emissario israeliano è arrivato domenica al Cairo a bordo di un aereo privato per incontrare le autorità egiziane che stanno conducendo la difficile mediazione per un cessate il fuoco a Gaza. Lo hanno riferito all’Ansa fonti dell’aeroporto: l’emissario si è recato nella sede dei servizi segreti egiziani.

NELLA NOTTE – Nonostante i tentativi diplomatici, gli attacchi su Gaza diventano sembre più brutali. Un raid israeliano nella notte tra sabato e domenica ha colpito il complesso Al-Shawa, dove hanno sede alcuni media locali e stranieri. Lo riferisce l’agenzia di stampa Màan, secondo cui ci sarebbero sei feriti, cinque giornalisti di al-Quds Tv e un cameraman, che ha perso una gamba. Distrutti anche gli uffici dell’emittente Russia Today.

Quarto giorno di guerra in Israele Quarto giorno di guerra in Israele Quarto giorno di guerra in Israele Quarto giorno di guerra in Israele Quarto giorno di guerra in Israele Quarto giorno di guerra in Israele

Sembra che l’impatto sia avvenuto all’undicesimo piano del palazzo, proprio dove sono situati gli uffici di al-Quds. Un secondo attacco ha colpito poi un altro media center: due missili sono stati lanciati sul 15esimo piano dell’edificio dove hanno sede gli studi di Al-Aqsa tv. I soccorritori hanno fatto evacuare diverse persone rimaste ferite.

UN ALTRO CAPO DI HAMAS UCCISO – Tra gli obiettivi dei raid israelianic’è stata anche l’abitazione di Ihya Abia, il responsabile della unità di Hamas incaricata del lancio di missili. Abia, uno dei principali dirigenti di Hamas e responsabile della maggior parte dei lanci di missili degli ultimi giorni, è rimasto ucciso nell’attacco. Lo riferiscono i media israeliani

Sirene a Tel Aviv
Rcd

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MESSAGGIO – Sfruttando la superiorità tecnologica l’esercito israeliano, domenica si è impadronito della frequenza 106.7 utilizzata da radio al-Aqsa di Hamas e ha mandato alla popolazione palestinese perentori messaggi, in buon arabo. «State alla larga – è stato detto – dai miliziani di Hamas, che giocano con le vostre vite»

Raid su Gaza, bambini uccisi
Rcd

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LA COOPERANTE ITALIANA – Meri Calvelli, cooperante italiana a Gaza ha commentato questo attacco ai media di Gaza: «Hanno bombardato da cielo e mare, attaccando e colpendo i palazzi dei media center che ospitano radio e tv, li hanno bombardati per mettere fuori uso tutta la comunicazione interna». E aggiunge accorata: «Ha un significato orribile. Sanno che radio e televisioni fungono da comunicatori per tutta la popolazione», se messi fuori uso non avranno più «la possibilità di dire cosa succede nel caso in cui arrivasse un attacco da terra». Calvelli, che da anni lavora a Gaza e fa parte dell’Associazione di cooperazione e solidarietà, continua poi a descrivere la difficile situazione: «Sappiamo che le navi sono a 300 metri dalla costa e hanno bombardato il ponte che collega una parte all’altra di Gaza. Hanno fatto credere che ci potesse essere una tregua e poi invece hanno cominciato a bombardare incessantemente. Sembra un terremoto senza sosta». Redazione Online18 novembre 2012 | 17:24

CIE DI GRADISCA: autolesionismo senza fine

Rassegna stampa del 18/11/12

Il Piccolo

Gli “ospiti” del Cie ingoiano vetri e pile per tentare la fuga

di Roberto Covaz GRADISCA Telecomandi della tv smontati per estrarre le pile e inghiottirle. Micidiali cocktail di psicofarmaci capaci di stendere anche un elefante. Pezzi di vetro ingeriti come se fossero una crostata. Cosa non si fa al Cie di Gradisca per cercare la fuga verso la libertà? Sono testimonianze che mettono i brividi quelle che filtrano dal Pronto soccorso di Gorizia, dove praticamente ogni giorno si fronteggiano emergenze sanitarie causate da clamorosi gesti di autolesionismo degli ospiti del centro identificazione ed espulsione. «Un carcere, peggio di un carcere», ha definito il Cie, recentemente, Valerio Spingarelli, presidente nazionale delle Camere penali, reduce dalla prima visita in un Cie concessa agli avvocati. A valicare il portone grigio del centro di Gradisca sono stati in pochi negli ultimi anni. Parlamentari, soprattutto. Le informazioni di quanto avviene nell’inferno del Cie sono indirette. Ecco allora che quanto emerge dal Pronto soccorso goriziano aiuta a delineare con maggior dettaglio l’orrore che quotidianamente si dive dentro a quelle quattro mura. Gli ospiti sono disposti a tutto pur di cercare di evadere. Lo strumento più ricorrente è farsi ricoverare d’urgenza al Pronto soccorso. Non si contano i casi di sparizione di extracomunitari finiti all’ospedale. Non per cure banali, ma per interventi disperati, da terapia intensiva. Ingerire la pila di un telecomando, nel caso fuoriesca il liquido corrosivo contenuto all’interno, può provocare una morte atroce. L’organismo può essere letteralmente consumato dall’acido. Si possono creare dei veri e propri fori come se il poveretto fosse stato attraversato da un grosso calibro. E il vetro? Proviamo solo a immaginare come si possa ingoiare un pezzo di vetro. Il viaggio che questo materiale percorre nella faringe, nell’esofago, nell’intestino provoca ferite paurose. Eppure lo fanno, i disperati del Cie. Perché la libertà non ha prezzo. Ora i telecomandi delle tv non sono più in dotazione agli ospiti. Che invece avrebbero – ma le informazioni non sono di prima mano – un accesso agli psicofarmaci meno semplice di quanto si possa supporre. Il taglio delle vene non fa più notizie nella drammatica contabilità del Cie. Nel centro di Gradisca sono tutti vittime. A cominciare dai dipendenti della Connecting People, la società trapanese che dal 2008 gestisce il Cie e il Cara dal 2009. Il tema della gestione è complesso e ha alimentato una lunga vicenda processuale. I dipendenti non percepiscono lo stipendio da tre mesi. La Prefettura di Gorizia si sarebbe impegnata a sbloccare entro fine mese parte della somma dovuta all’ente gestore per i servizi prestati all’interno dell’ex caserma Polonio. Tre mesi senza paga sono tanti. Una situazione del tutto nuova – sinora il differimento al massimo era stato di qualche settimana – che ha gettato nello sconforto i già esasperati dipendenti. Oltre alle difficoltà di un lavoro logorante e a volte estremamente pericoloso, gli operatori si sono spesso trovati a fare i conti con un’enorme incertezza sul proprio futuro. Connecting People aveva motivato la mancata erogazione degli stipendi con la mancanza di liquidità derivante dai ritardi nei trasferimenti del denaro dovuto dallo Stato (via Prefettura di Gorizia) per i servizi previsti dal contratto di appalto. A tentare di riportare il sereno è ora un comunicato aziendale della stessa Connecting People, che in queste ore ha informato i dipendenti dell’esito di un vertice tenutosi fra il Prefetto di Gorizia, Maria Augusta Marrosu, e il presidente del consorzio siciliano, Giuseppe Scozzari. Il periodo dei mancati pagamenti dovuti a Connecting People dall’Ufficio territoriale del governo sarebbe, secondo la nota, compreso fra l’aprile del 2011 e l’ottobre di quest’anno. Ciò avrebbe generato alla società «la sofferenza finanziaria e il conseguente ritardo nel pagamento a fornitori e dipendenti». Le parti avrebbero convenuto sull’indifferibilità della messa a dispisizione di almeno l’80% del credito maturato da Connecting People. (ha collaborato Luigi Murciano)

 

Messaggero Veneto

Immigrato in coma per un “cocktail” di psicofarmaci

Assume un cocktail di psicofarmaci e finisce in coma al pronto soccorso di Gorizia. Protagonista della vicenda un ospite del Cie, che ha ingurgitato in un colpo solo una miscela quasi letale, fra intere confezioni di pastiglie e due flaconi di Xanax. È rimasto in osservazione due giorni, poi, grazie alle cure prontamente prestate dall’équipe medica, è stato dimesso. I ricoveri di ospiti del Cie all’ospedale di Gorizia sono estremamente frequenti. Nell’ultimo periodo, però, si sono diradati, come precisa Giovanni Sammito del Siulp. «Al di là dei ricoveri per un’effettiva emergenza sanitaria – sottolinea Sammito – si sono verificati spesso episodi di autolesionismo, il più delle volte finalizzati a procurarsi un’eventuale via di fuga. Non succede solamente a Gradisca, ma in tutti i Cie d’Italia». Qualche mese fa, per esempio, quando c’erano i lavori in corso, gli ospiti del Cie ingollavano bulloni. Un’altra tecnica consiste invece nel rompere le strutture in plexiglass e strusciarle a lungo contro le sbarre o sul pavimento fino a limarle, in modo che non danneggino gli organi interni quando le ingeriscono. Quindi le ingoiano e poi chiedono di essere portati al pronto soccorso. «Dato che evadere dal Cie è molto difficile – prosegue Sammito – si procurano apposta un malessere per farsi portare in ospedale, dove fuggire invece è più semplice. In passato è capitato che la fuga riuscisse. Addirittura qualche anno fa un immigrato trattenuto al Cie ha tentato di lanciarsi fuori dall’ambulanza in corsa. Stando dentro la struttura a lungo, si ingegnano a trovare nuovi sistemi. Questo ci riporta, però, alla questione dei tempi di trattenimento. Quando nacquero i cpt, centri di permanenza temporanea, istituiti con la legge Turco e Napolitano, il tempo massimo di permanenza per l’identificazione era stato fissato in 15-30 giorni. Poi, con il susseguirsi delle normative, i tempi si sono via a via allungati, fino ad arrivare ora a un massimo di 18 mesi. Più tempo stanno all’interno dei Cie, più tempo hanno di organizzarsi, di conoscersi fra loro e quindi di mettere in atto tentativi di fuga collettivi. Ai tempi dei disordini, quando bruciavano i materassi, si erano create vere e proprie bande interne». (i.p.)