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10 ottobre giornata di mobilitazione del mondo della scuola

In occasione della giornata nazionale di mobilitazione della scuola indetta da varie realtà studentesche e del sindacalismo di base in regione vi saranno due cortei: uno a Trieste e uno a Udine.

TRIESTE: ore 8.30 piazza Goldoni

 Foto e report dal Piccolo online 

 

UDINE: ore 8.30 piazzale Cavedalis

Studenti in Piazza venerdì 12 ottobre

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12 ottobre 2012

 

Udine Report e foto

Partenza corteo da Piazza Primo Maggio ore 9.00

Trieste

Ore 9.00 Piazza Goldoni

Da il Piccolo

1000 in Corteo a Trieste

 

 

Pordenone

ore 8.10 Auditorium

Concordia

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STUDENTI REGIONE/ Rassegna stampa

Messaggero Veneto SABATO, 13 OTTOBRE 2012 Pagina 15 – Cronache

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Studenti, blitz davanti al Palazzo

Cento manifestanti lanciano un appello a Honsell: vogliamo uno spazio libero dedicato ai giovani

LA PROTESTA »CORTEO IN CENTRO

Corteo e slogan ieri in città per dire no ai tagli alla scuola. Gli studenti, circa un centinaio, hanno chiesto l’appoggio del sindaco. Davanti a palazzo D’Aronco cori e sit in: “Vieni anche tu a manifestare con noi” (Honsell, però, è in India per lavoro, ndr). Poi il serpentone si è rimesso in marcia, c’erano anche No Tav e qualche insegnate, dietro allo striscione “studenti sempre antifascisti”. Chiaro il riferimento agli scontri di dieci giorni fa. Classi pollaio, una scuola 2.0 fatta soltanto di proclami e insegnanti sotto pagati. C’è un’origine unica secondo i ragazzi: il sottofinanziamento. «È ora di dire basta. Se questa situazione non cambia è sciopero a oltranza», ha detto un giovane. Il corteo ha sfilato per le vie della città senza creare problemi, soltanto qualche rallentamento al traffico. A scortare i giovani c’erano carabinieri, polizia e vigili urbani. Partenza da piazza Primo Maggio per raggiungere attraverso via Vittorio Veneto, piazza Venerio dove è iniziata l’autocritica dei giovani. «Perché siamo così pochi? Questo è un numero ridicolo, tutti assieme non facciamo neanche un istituto superiore. Come pensiamo di cambiare le cose?», ha chiesto Shaban Zanelli del Movimento studentesco alla piazza. «Stiamo ancora tutti bene. Quando non avremo più da mangiare allora le cose cambieranno», ha aggiunto Shaban. Ma i racconti dei ragazzi hanno descritto un popolo friulano già in difficoltà. Famiglie costrette a vivere con 700 euro al mese, genitori senza lavoro e nuove emigrazioni. Molti vanno in Brasile. «I vestiti che ho addosso sono tutto quello che ho», ha detto una ragazza. «Papà ha perso il lavoro e già da un anno non paghiamo il mutuo. È una situazione destinata a peggiorare. Ma se ci toglieranno la casa come potremo riprenderci la vita?». Un vicolo cieco. L’unica via d’uscita che i giovani intravedono è l’istruzione. «La scuola insegna la storia, ma non è tollerabile che ignori le conquiste del ’68. Le nostre lezioni si stanno impoverendo – secondo Andrea Di Lenardo –. Capisco le difficoltà di un insegnante precario, ma questa è la nostra unica occasione». E Udine non aiuta. Mancano spazi per incontri e confronti. «Siamo stati cacciati dal centro sociale autogestito di via Scalo nuovo – ha sottolineato Shaban –, ma non vogliamo essere costretti a ordinare un “tajut” per scambiare le nostre idee. La sordità delleistituzioni sembra essere ispirata a quello stesso spirito che ha suggerito agli studenti di rifugiarsi in un bar piuttosto invece di manifestare per i propri diritti. Non crediamo più ai proclami del sindaco Honsell. Vogliamo uno spazio libero dedicato ai giovani». Michela Zanutto

 

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SABATO, 13 OTTOBRE 2012 Pagina 15 – Cronache

SCIOPERO

Cgil: tante le astensioni e qualche scuola chiusa

Un lavoratore della scuola su 4, ieri, ha scioperato. L’astensione indetta dall’Flc Cgil in provincia di Udine ha toccato punte del 98% (l’Istituto comprensivo di San Giovanni al Natisone), con picchi anche in città dove sono rimaste chiuse la primaria Alberti e la scuola dell’infanzia di Paparotti. «Un’adesione altissima per essere uno sciopero indetto da una sola sigla sindacale – commenta il segretario regionale dell’Flc Cgil, Natalino Giacomini –. Normalmente si parla del 10%, mentre in questo caso le nostre proiezioni arrivano al 25. È il segno del malcontento diffuso che c’è nel mondo della scuola». La legge di stabilità, approvata in questi giorni dal consiglio dei ministri, interviene anche sui contratti degli insegnanti da anni al palo. «Il blocco continuerà fino al 2017 e questo è inaccettabile», dice Giacomini. Ma non è tutto. Perché stando a una prima bozza, pare che saranno toccati gli orari. Dalle attuali 18 ore settimanali a 24. Un terzo di lavoro in più e a titolo gratuito. In questo caso la Cgil ha calcolato che si perderebbero circa 30mila posti di lavoro: 25mila fra gli insegnanti e 5mila al sostegno. «La scuola non può più tagliare – protesta Giacomini – a perderne sarà il servizio. La pubblica amministrazione è sotto attacco e sembra che nel settore dell’istruzione si possa tagliare all’infinito. Se proseguirà questa politica saranno le famiglie a dovere intervenire». La scelta della Cgil di dichiarare uno sciopero di categoria è stata criticata dalle altre sigle sindacali. Una fuga in avanti, hanno detto. E, a quanto pare, lunedì i coordinamenti nazionali di Cisl, Uil, Snals e Gilda si incontreranno per discutere la questione. «Serve una seria riflessione unitaria – secondo Giacomini –: la Cgil non vuole nessuna primogenitura, ma è fondamentale dare una risposta al malcontento del mondo della scuola». (m.z.)

 


TRIESTE

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Da Il Piccolo on line
Anche a Trieste (questa foto è stata pubblicata ieri su Twitter) gli studenti hanno manifestato davanti ai palazzi del potere. Qui si trovano davanti alla sede della Regione Friuli Venezia Giulia.

 

Messaggero Veneto  SABATO, 13 OTTOBRE 2012

Pagina 15 – Cronache

A Trieste tensione sotto la Regione

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PORDENONE

 

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MV SABATO, 13 OTTOBRE 2012 Pagina 15 – Pordenone

Gli studenti si riprendono la piazza

In duecento per dire no ai tagli e chiedere un’istruzione di qualità. Sit-in e slogan contro i politici

LA PROTESTA »CORI E STRISCIONI TRA LE VIE DEL CENTRO

“Profumo d’ignoranza”. E’ lo striscione che ha aperto il corteo con cui ieri è partito l’autunno caldo, a Pordenone. Dietro, 200 studenti a ritmare “Profumo in miniera – Monti in fonderia – questa è la nostra democrazia”. Sono stati Babu, del liceo Grigoletti, con Felice, del Leopardi, a rilanciare l’onda di protesta al megafono: “Tutti gli studenti in prefettura – contro questa dittatura”. Concentrati nella protesta, i ragazzi di Isis Zanussi, Flora, Isa Galvani, Isis di Spilimbergo e Maniago, Sarpi di San Vito e tanti liceali. Dopo anni di letargo, i giovani si sono si ripresi la piazza. “Siamo incaz…ti: vogliamo un’alternativa ai tagli”. Il neonato Collettivo Arrigoni ha unito le forze delle superiori con gli universitari Marco Zava e Federico Busetti per difendere l’istruzione statale. I ragazzi sono partiti alle 9.30 dall’auditorium Concordia in via Interna tra cori, dopo una brevissima assemblea su bolle economiche e crisi. “La crisi? Un’alibi del governo Monti e, prima, di quello di Berlusconi per scipparci la scuola e il futuro” non hanno fatto sconti. La sfilata per le vie del centro città ha raggiunto il Bronx. Sit-in sotto le finestre della Prefettura con sindacalisti Flcgil e Cgil, maestre, professori, bidelli e precari d’annata che, per lo sciopero della scuola statale e non, hanno incrociato le braccia. «Contro la svendita della scuola pubblica e la distruzione dell’Università – è stato il fronte comune – chiediamo un contratto di lavoro e lo stop alla violenza sui precari, perché 24 ore di lezione settimanali distruggono una cattedra ogni tre. Vogliamo risorse, tecnologia, futuro e meno tasse». Chiara Benotti

 

 

SABATO, 13 OTTOBRE 2012

Pagina 15 – Pordenone

CERCASI SICUREZZA

I ragazzi in coro: «Veniamo da istituti che cadono a pezzi»

«Piove dentro l’ingresso dell’Isis di Spilimbergo: i bidelli mettono i secchi a ogni acquazzone». Sara era al sit-in nel Bronx, ieri a Pordenone. «Abbiamo preso il pullman dalla Pedemontana per portare una testimonianza – ha detto l’amica Francesca dell’Isis Torricelli di Maniago -. Nel liceo e Ipsia il problema del radon, quello dei professori precari che cambiano ogni anno e la decimazione degli studenti». Altra scuola e problemi fotocopia. «Nell’Isis Flora di via Ferraris a Pordenone i professori dell’indirizzo enogastronomico portano i coltelli da casa – hanno raccontato Ilenia e Sara –. Le cucine promesse dalla Provincia non ci sono. Ci hanno tolto un laboratorio di informatica per fare aule: siamo oltre 700 studenti. L’edificio è stato costruito tre anni con i piedi, poi i soldi sono quelli pubblici». E poi l’inagibilità dell’Isis Galvani. «A Cordenons balordi hanno inondato i sotterranei un mese fa – hanno testimoniato i ragazzi -. Risultato: non abbiano il laboratorio di grafica né di fotografia». (c.b.)

 

 

 

 

 

STUDENTI REGIONE/ Rassegna stampa 14-15 novembre 2012

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Le bandiere No Tav in Piazza (e in prima pagina) proprio mentre Riccardi incontrava i Sindaci

 

 

 

Messaggero GIOVEDÌ, 15 NOVEMBRE 2012

Pagina 14 – Cronache

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In 400 per fermare lo sfascio della scuola

Alla manifestazione contro l’austerity ha aderito il 10 per cento dei prof In piazza anche il sindaco: «Sono con voi». Ma alcuni studenti insorgono

Il no all’austerity proclamato a livello europeo ha portato in piazza a Udine oltre 400 persone. Un serpentone pacifico ha invaso ieri mattina una città assolata e ancora sonnecchiante. Per lo più studenti e insegnanti, uniti nella lotta ai tagli alla scuola e al pubblico impiego. Una rivendicazione che ha coinvolto 23 Paesi e che in città ha avuto anche l’appoggio del sindaco Honsell. A lanciare l’appello alla mobilitazione era stata la Confederazione europea dei sindacati e a raccogliere da noi la sfida soltanto l’Flc Cgil e il Cub. Due organizzazioni su sei: dunque, meno della metà. Ecco perché le adesioni nelle scuole udinesi si sono fermate al 10 per cento. Gli studenti sono scesi in piazza al fianco degli insegnanti: le contrapposizioni del Sessantotto sono soltanto un ricordo. «Manifestiamo per i nostri diritti, ma anche per quelli dei “prof” – ha spiegato Andrea Di Lenardo, studente del liceo classico Stellini, fra gli organizzatori della manifestazione insieme ai ragazzi del Movimento studentesco –. La proposta del governo Monti di aumentare le ore settimanali di lezione frontale è surreale e avrà ricadute su tutti gli studenti. In questo momento sembra che il provvedimento sia stato ritirato, ma vogliamo certezze. Anche perché il taglio di 183 milioni di euro è ancora previsto». Il triennio di tagli alla scuola targato Gelmini, insomma, inizia a mostrare la sua faccia peggiore. Nelle scuole mancano i fondi per organizzare i corsi di recupero e manca la carta, le fotocopie in alcuni casi sono a pagamento e gli edifici mostrano segni di cedimento. «Nella sede dell’Isis Stringher di viale monsignor Nogara c’è una scalinata interdetta al passaggio, perché si staccano pezzi di soffitto – hanno denunciato due studenti –. È una situazione che va avanti dall’inizio dell’anno. Un nastro bianco e rosso impedisce il passaggio fra il primo e il secondo piano e spesso a terra vediamo calcinacci».Ma stando al racconto dei giovani, questo non è l’unico problema della sede più “giovane” della città. «In molte aule le finestre sono chiuse con il nastro isolante – hanno aggiunto –. Impossibile aprirle per cambiare aria all’aula, perché rovinerebbero a terra scardinate. Siamo molti in classe e quindi i banchi sono sistemati anche sotto quelle finestre pericolanti». Al Malignani, invece, piove nei laboratori. «Spesso vediamo acqua a terra – ha raccontato un altro giovane – e la situazione peggiora nei laboratori». Sul muro di mattoni all’ingresso di viale Leonardo da Vinci sempre più spesso trovano spazio manifesti con simboli fascisti. «Oltre a essere affissi all’ingresso – ha proseguito il ragazzo – troviamo volantini anche dentro la scuola. La politica non dovrebbe entrare in quegli spazi o almeno dovrebbe essere concessa la pluralità, cosa che non accade». A sorpresa in piazza Libertà è arrivato anche il primo cittadino. «Sono vicino alla vostra sacrosanta esigenza di difendere la scuola – ha detto Honsell, parlando al microfono –, soprattutto in un momento in cui il governo sta operando scelte difficili nell’istruzione. La mia amministrazione è sempre stata al fianco degli studenti nel difendere i valori della scuola, così come in altri ambiti, come quello della difesa dell’ambiente e della sostenibilità. Temi, questi, che devono essere sempre al centro delle politiche giovanili di chi governa, perché è fondamentale investire sulle giovani generazioni per garantire loro un degno futuro». Un’improvvisata apprezzata dai giovani soltanto in parte. «Il sindaco continua a garantirci l’appoggio a parole – ha detto Di Lenardo –: dice di essere dalla nostra parte, intanto però chiude senza un perché il centro sociale di via Scalo Nuovo. Per di più raccontando tre versioni diverse sulla motivazione. Promette spazi di aggregazione che però non vediamo. Non ci sentiamo rappresentati. Racconta bugie per essere in piazza e dire che ci appoggia, ma i fatti raccontano una storia diversa». Un attacco pronunciato all’ombra delle bandiere dei No Tav e degli striscioni contrari al governo Monti. «Siamo scesi in piazza contro la spending review – ha scritto il Movimento studentesco in una nota –, ma anche i tagli alla scuola, all’università, alla sanità e in generale allo stato sociale». A finire nel calderone della protesta pure i giornalisti: «Sono servi del potere – ha detto un ragazzo – perché non parlano della lotta sacrosanta alla linea ad alta velocità. È una spesa inutile che graverà sulle casse dello Stato per decenni». Michela Zanutto

 

GIOVEDÌ, 15 NOVEMBRE 2012 Pagina 14 – Cronache

L’INIZIATIVA

“Bignamini” sulla crisi per i più distratti

Tre “sandwich girls” per sensibilizzare i giovani ai problemi della scuola. È l’idea di Agnese, Alice e Isabella. Tutte studentesse dell’Isis Percoto che, aiutate da un’insegnante, hanno costruito i “bignamini” della crisi. Edilizia scolastica, finanziamenti alle scuole private, insegnanti più anziani d’Europa e riduzione della spesa per le università. «Vogliamo mettere i ragazzi davanti ai fatti – ha spiegato Agnese Giacometti – perché ci siamo accorte che spesso non sono informati su quanto sta accadendo attorno. La legge di stabilità prevede tagli insostenibili per il futuro della scuola». E sulla manifestazione di ieri le ragazze hanno qualche perplessità. «Se facciamo sciopero per la scuola la politica deve restarne fuori – ha detto Isabella Mattiussi –. Mentre siamo in piazza perdiamo importanti ore di lezione. Il sacrificio dovrebbe andare soltanto a favore della scuola. Certo, è inevitabile che alcuni argomenti trasversali entrino nel discorso, ma non devono diventare la parte fondamentale. L’antifascismo è una rivendicazione giusta, anzi sacrosanta, ma non deve diventare l’asse portante di uno sciopero contro i tagli alla scuola». Da un’esigenza di informare i compagni è nato un approfondimento sulla politica italiana, europea e mondiale. «Ci siamo accorte della disaffezione dei giovani anche verso temi che li riguardano da vicino – ha aggiunto Alice – e così abbiamo chiesto a un’insegnate di aiutarci a capire meglio cosa sta accadendo al mondo della scuola. Da quella semplice domanda è nato un approfondimento che poi abbiamo cercato di sintetizzare in tre cartelloni. Nei giorni scorsi abbiamo manifestato anche all’uscita della scuola. Non tutti i nostri compagni hanno compreso appieno la nostra rivendicazione e lo spirito con cui la facciamo, ma almeno abbiamo cominciato». (m.z.)

GIOVEDÌ, 15 NOVEMBRE 2012 Pagina 15 – Cronache

Provveditorato occupato: «Noi umiliati dal governo»

Fuori programma degli insegnanti precari per lanciare un segnale di resistenza Nel mirino pure il probabile accorpamento della direzione Fvg con quella veneta

Provveditorato occupato: sono le 16 quando, a Udine, scatta l’azione lampo degli insegnanti. Un gesto più che altro simbolico. Perché fra quelle stanze di via Diaz passano tutti i “prof”. «I lavoratori della scuola conoscono il significato di questo luogo. Qui veniamo a cercare una tutela minima dei nostri diritti. Qui passiamo le estati nella speranza di vederci affidata una cattedra. Qui chiediamo consigli», ha detto Gabriele Donato, insegnante precario, parlando davanti a un centinaio di colleghi radunati al terzo piano dell’ufficio scolastico regionale. Un epilogo inatteso per il sit in indetto dall’Flc Cgil, al quale ha partecipato anche il sindaco Honsell. «Siamo una parte della società umiliata da chi ci governa – ha continuato Donato –, non vogliamo essere calpestati né sentirci fuori luogo persino nelle scuole, perché sappiamo che c’è bisogno del nostro lavoro, lo vediamo ogni giorno». E mentre stringe fra le mani uno striscione con sopra scritto “Gli unici prof da tagliare sono quelli al governo”, aggiunge: «L’Europa è unita nella protesta perché l’austerità non è un problema soltanto italiano. Quello che serviva era un segnale visibile della nostra intenzione di resistere proprio in un luogo simbolo per gli insegnanti. E l’abbiamo dato». Ma l’Ufficio scolastico territoriale del Friuli Venezia Giulia, proprio in questi giorni, è entrato nell’obiettivo dei tagli ministeriali. Con tutta probabilità la sede decentrata del Miur sarà accorpata con quella del Veneto e la mega direzione sarà affidata a Daniela Beltrame (attuale direttore dell’Usr del Fvg) che la gestirà da Venezia, vista Canal Grande. «Conosciamo il destino di questo ufficio periferico – ha sottolineato Franca Gallo, segretario provinciale dell’Flc Cgil – e siamo qui per sostenere le ragione della conoscenza». A vigilare sulla mini occupazione c’era il provveditore, Pietro Biasiol. «Il messaggio che avete lanciato è di grande qualità – ha osservato – e speriamo che la società sia in grado di recepire le istanze che provengono dal mondo della scuola». Da Udine è stata anche spedita al presidente del Consiglio, Mario Monti, una mozione di sentimenti sul problema dei tagli alla scuola. Mittente Gregorio Torretta, consigliere delegato ai rapporti con la scuola. Ma è stato il sindaco Honsell, arrivato in via Diaz con l’assessore Kristian Franzil, il presidente della commissione Cultura Federico Pirone e, appunto, Torretta, a parlare ai “prof”. «Se la comunità udinese è un punto di riferimento a livello regionale – ha detto – lo è anche in riferimento alla scuola. La ricostruzione del post terremoto è passata sì dalle fabbriche, ma pure dalla richiesta di avere l’università e, quindi, dall’istruzione. Mettere in crisi questo sistema di apprendimento significa mettere in crisi un popolo». (m.z.)

 

 

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Messaggero Veneto online

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Sciopero europeo, studenti
in piazza a Udine

La manifestazione è partita da piazza Primo Maggio per terminare in piazza Libertà con le richieste dei ragazzi. Due su tutte: «Basta austerità e tagli all’istruzione». A Trieste la manifestazione regionale

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il Piccolo online

 

Piazza Unità: l’assalto dei manifestanti alla prefettura (foto Francesco Bruni)

Scioperi e proteste, a Trieste giornata campale FOTO 1 / 2

 

Dal Piccolo

VENERDÌ, 16 NOVEMBRE 2012

 

 

Scuse e colletta per il fotografo “danneggiato”

«Involontario e spiacevole». Così la Casa delle Culture ieri ha definito il gesto di un giovane di inserire un fumogeno acceso nell’obbiettivo di un nostro fotografo, danneggiandolo. «È ovvio che i fotografi esercitano il loro diritto di cronaca, – sostengono in un comunicato da Casa delle Culture – tuttavia spesso il materiale fotografico viene poi vagliato dal personale di polizia e dai magistrati inquirenti al fine di costruire prove a carico. «Per questo motivo, – aggiungono – è diritto di ogni manifestante di limitare queste possibilità». Esprimendo stima nei confronti del fotografo, Casa delle Culture avvierà «una campagna di sottoscrizione, alla quale parteciperemo come ci sarà possibile. Il ricavato sarà un contributo per riacquistare l’attrezzatura danneggiata»

 

«Studenti manipolati dai professionisti della protesta in piazza»

Infuria la polemica dopo gli scontri. Le accuse dello Snals Cosolini: «Li avrei ricevuti, hanno preferito la Prefettura…»

di Laura Tonero Il giorno dopo gli scontri tra studenti e polizia si apre un’inevitabile polemica piena di “ma”, di “se”, di distinguo e amare riflessioni. C’è chi sostiene che i ragazzi che ieri volevano partecipare al corteo siano stati strumentalizzati e manipolati da un gruppo che i libri di latino e di storia li ha messi via da tempo. Una trentina di persone pronte a “disobbedire”. Dall’altra parte ci sono invece gli studenti di Autogestito scoordinato studentesco e Casa della Culture che denunciano l’uso dei manganelli da parte dei poliziotti. «Continueremo a fare il nostro lavoro con fermezza e tranquillità» – osserva il questore, Giuseppe Padulano – a reagire con serenità a manifestazioni come quelle messe in atto mercoledì sotto alla Prefettura». Il questore poche settimane fa ha voluto incontrare i genitori di alcuni giovani – critiche per questa iniziativa sono arrivate dagli stessi studenti ma anche da alcuni insegnanti – che avevano partecipato il 25 ottobre scorso al tentativo di irruzione in Municipio. Mercoledì qualcuno di quei ragazzi era di nuovo in prima linea. «E’ un problema individuale – spiega il questore – quando ci siamo parlati, i genitori hanno recepito quelle che erano le mie intenzioni e quello che era il messaggio che rivolgevo loro». Solidarietà ai colleghi feriti e anche dalla segreteria regionale del Coisp, il sindacato indipendente delle forze di polizia. Durante il corteo gli studenti avevano attaccato anche le istituzioni, anche il sindaco Roberto Cosolini. «Se l’Unione degli Studenti fosse venuta a chiedermi un incontro – assicura il primo cittadino – io non avrei avuto problemi a riceverli». Un gruppo dell’Uds si era inizialmente sistemato sotto al Comune. «Peccato abbia invece prevalso il gruppo che ha preferito mirare alla Prefettura: probabilmente lo schieramento di polizia per loro era troppo ghiotto». Cosolini, a chi ha usato metodi ”poco convenzionali” di protesta ricorda «che i movimenti che hanno ceduto alla violenza sono sempre stati sconfitti». Aureo Muzzi, consigliere comunale Pd, definisce chi ha organizzato l’assalto alla Prefettura «una minoranza, che però rovina il successo di queste manifestazioni». La rivendicazione di quegli atti è arrivata ieri con un comunicato pubblicato sul sito Global Project. «Dinanzi alla prefettura il corteo di Ass e dei centri sociali – si legge – ha distribuito centinaia di carote ai manifestanti, la semplice affissione della lettera aperta degli studenti ha innescato una carica a freddo della polizia che ha manganellato le prime linee di manifestanti». «Immediata la reazione della piazza – continua il comunicato – che senza farsi intimidire ha subito circondato la polizia in un lungo e teso confronto. Alcuni insegnati ieri erano in piazza ad incitare la frangia più dura dei manifestanti. Ma lo Snals, il sindacato autonomo dei lavoratori della scuola, si dissocia con fermezza da quegli atteggiamenti «C’è un gruppo di professionisti – sostiene Franco De Marchi, segretario provinciale Snals e per anni preside del Carducci – che toglie legittimità a queste manifestazioni per scopi estranei dalla protesta studentesca». «Consiglio ai giovani – conclude – di non farsi manipolare e di essere liberi di usare bene la loro testa».

 

 

Dal Piccolo del 15/11/12

Studenti, scontri con la polizia

di Laura Tonero Assalto alla Prefettura, scontri tra studenti e forze dell’ordine. Manganelli alzati, urla e botte. E poi lancio di carote, uova, bottiglie contro gli uomini in divisa. Ma anche di rose. «Quattro dei nostri compagni sono rimasti feriti», dichiarano gli studenti. «Un nostro agente è stato portato al Pronto Soccorso», replicano dalla Questura. È il piccolo bollettino di guerra della manifestazione studentesca di ieri, la più partecipata ed imponente degli ultimi anni organizzata in concomitanza con il primo sciopero generale transnazionale, una giornata europea contro l’austerity. E subito si alza la tensione. I circa 1.200 studenti (ma a sfilare c’erano anche insegnanti e genitori) si sono dati appuntamento alle 9.30 del mattino in piazza Goldoni. Unione degli studenti, Autogestito scoordinato studentesco, No Tav, Arcigay, Germinal, Spazi Sociali Venezia Giulia, Casa delle Culture, Cobas, tutti ad alimentare il lungo serpentone che fino alle 14 ha mandato in tilt il traffico cittadino. Slogan contro i tagli alla scuola, la precarietà degli edifici scolastici ma anche caschi da motociclista agganciati alla cintura di qualche studente. Un dettaglio, questo, che ha messo subito sul chi vive gli agenti della Digos. «Se non cambierà lotta dura sarà», urlavano i giovani. Attimi di tensione quando una decina di studenti ha tentato di appiccicare alle vetrine di un istituto di credito dei manifesti con gli slogan: “La finanza uccide, il mutuo rovina la pelle”. Prima fermata del corteo in piazza Oberdan, sotto al Consiglio regionale. Lì, alle 10.20, tingendo l’aria di color rosso con dei fumogeni, gli studenti hanno scarabocchiato un muro del palazzo della Regione e poi attaccato più copie di una lettera indirizzata al sindaco, alla Provincia e alla Regione. «Caro sindaco, – si leggeva – è andata bene questa volta. Nessuno è morto». E poi via a ritmo di musica e di slogan da via Ghega a via Roma, dove non sono mancate manifestazioni di dissenso sotto la sede della Lega Nord. «Voglio studiare, non voglio rischiare», si leggeva su un manifesto srotolato su uno dei due camioncini usati da supporto dai manifestanti. Arrivato in via Einaudi, passando per via Mazzini, il corteo si è diviso. Dritti sotto al Comune i ragazzi dell’Unione degli Studenti. Ai quali, però, hanno portato via la scena gli appartenenti alla Casa delle Culture e all’ Autogestito scoordinato studentesco che con il loro furgone hanno puntato verso il palazzo delle Prefettura. «Vogliamo entrare in questo palazzo del Governo per fare un’assemblea pubblica», scandiva con il megafono Alessandro Metz, ex consigliere regionale dei Verdi. Accanto a lui anche l’ex consigliere comunale dei Verdi, Alfredo Racovelli, e il ricercatore Luca Tornatore. E via con una pioggia di carote e uova contro l’entrata del palazzo e addosso agli agenti in tenuta antissommossa e agli uomini delle Digos colpiti anche al volto. «Vogliamo portare carote al governo che ci ignora e mette le forze dell’ordine al posto delle parole». A quel punto un gruppo di studenti ha indossato il casco e le prime note della canzone “The Wall” dei Pink Floyd – caratterizzate dal rumore delle pale di un elicottero – hanno fatto da colonna sonora al primo tentativo di assalto al cordone di poliziotti sistemati davanti alla Prefettura: manganelli alzati, spintoni, calci e sputi. Una carica, un’altra ancora. Attimi di tensione stemperati dal lancio da parte di alcuni manifestanti di alcune rose. Un’ora di contestazioni e poi in 250 verso le Rive. Altro scontro davanti all’Hotel Savoia. «Nel tentativo di fare una scritta all’entrata dell’albergo – accusa Andrea Zacchigna, manifestante ventenne – siamo stati colpiti alle spalle dai poliziotti a scudo aperto. In quattro siamo rimasti feriti: un ragazzo di 16 anni ha un braccio rotto, un altro minorenne ha una contusione, uno un bernoccolo sulla fronte e io sono stato colpito alle reni». «Non ho idea di come si siano fatti male», replica il vice questore vicario, Lorenzo Pillinini. E dalla questura arriva anche la notizia che uno degli agenti, dopo il tentativo di assalto alla Prefettura, è stato portato all’ospedale per accertamenti radiologici. La manifestazione si è conclusa intorno alle 14 dopo una sosta davanti al Provveditorato scolastico regionale: due studenti hanno consegnato alla dirigente Daniela Beltrame, una lista delle carenze scolastiche. Alle 14, il rompete le righe. E la città ha potuto finalmente respirare.

 

Rotto il teleobiettivo al nostro fotografo

DANNI E MINACCE

Durante il primo parapiglia che si è acceso ieri mattina davanti al Consiglio regionale, in piazza Oberdan, un “disobbediente” ha avuto la bella pensata di infilare un fumogeno nel teleobiettivo del nostro fotografo (vedi foto) rovinando irrimediabilmente la costosa attrezzatura. Non basta. La nostra cronista al seguito del corteo è stata oggetto di intimidazioni di vario genere e offese da parte di persone che l’età per andare a scuola non ce l’hanno da un pezzo. I professionisti della protesta in piazza. L’hanno pedinata e ostacolata nel suo lavoro fino a quando è intervenuta la Digos.

 

«Nessuno si dissocia Caricati ingiustamente»

I ragazzi non rinnegano alcuna azione, avevano punti di vista diversi ma si sono ricompattati dopo un’assemblea. «Siamo stati subito repressi»

Cassette di plastica tirate addosso ai poliziotti, muri imbrattati, carote e uova tirate davanti alla Prefettura. Ma nessuno dei partecipanti alla manifestazione si dissocia. Neppure l’Unione degli studenti (Uds), la realtà che ha sempre utilizzato più la parola che la forza per protestare. A fine manifestazione, sotto all’Ufficio scolastico regionale, qualcuno degli aderenti aveva provato a smarcarsi di fronte ad alcune forme di protesta. «Doveva essere un corteo pacifico, noi dell’Uds manifestiamo per proteggere i nostri diritti e non per creare tafferugli», aveva detto Alberto Cociani. «C’è sempre un gruppo di idioti che rovina tutto», gli faceva eco Egle Tomasin dell’Uds. Ma nel pomeriggio la posizione della realtà studentesca ha preso un’altra piega. «Abbiamo fatto una riunione, abbiamo democraticamente discusso – spiega Tina De Denaro, coordinatrice dell’Uds di Trieste – e deciso di adottare una linea univoca: non ci dissociamo da nessuna delle azioni promosse durante il corteo». Anzi «condanniamo – sottolinea – le azioni repressive della polizia». «Abbiamo manifestato – scrive l’Uds in una nota diramata ieri pomeriggio – per dire no alla repressione del dissenso che neanche stavolta è venuta a mancare con un’ingiustificata carica, un’aggressione repressiva nei confronti di studenti di 15 anni». Gli studenti ieri hanno denunciato anche la mancanza di risposte e di soluzioni da parte delle istituzioni. «Abbiamo percorso la città – spiegano – manifestando e denunciando alcune precarietà. Le istituzioni quali Comune e Prefettura sono rimaste mute e sorde, ma difese da cordoni di polizia». Gli studenti – anche nel messaggio contenuto nella lettera attaccata sui muri del palazzo del Consiglio regionale – hanno invitato Comune, Regione e Provincia a passare una giornata con loro all’interno delle scuole per rendersi conto della situazione tragica che sono costretti a subire giornalmente. «Al suo primo incontro – scrivono rivolgendosi al sindaco, Roberto Cosolini, – si era professato d’accordo con noi ma non ha dichiarato lo stato di emergenza». E ancora: «È ora di smetterla di prenderci in giro, guardi in faccia la realtà e ci dica se le condizioni nelle quali viviamo a scuola sono dignitose». Ad affiancare i giovani nella protesta anche molti docenti. Uno di loro, Alejandro Sanchez ha scandito il ritmo di tutto il corteo picchiando con un cucchiaio sul fondo di una pentola. «Sono un insegnante di spagnolo precario del liceo Carducci – racconta – sto per essere licenziato. Questo paese sta andando a rotoli, i ragazzi hanno ragione di gridare la loro rabbia». Nutrito il gruppo di rappresentanti dei Cobas sistemati in coda al corteo. «È stata una grande giornata, un’importante manifestazione», commenta Daniela Antoni, un’insegnante dei Cobas Scuola arrivando in piazza della Borsa. «Stiamo cercando insieme ai ragazzi di difendere la scuola come bene comune – aggiunge – a fronte di un governo che ne sta facendo macelleria sociale». A dar man forte agli studenti durante al protesta sotto la Prefettura sono arrivati anche alcuni genitori. «Sappiamo come picchiate questi ragazzi, lo vediamo in televisione», ha affermato una madre rivolgendosi ai poliziotti. E mentre una ventina di ragazzi tentava l’assalto al palazzo del Governo, una donna con il megafono ha urlato: «Non toccate i ragazzi, giù le mani da questi giovani».

 

#OccupyGorizia / E in consiglio si fa sentire la protesta dei giovani

dalla pagina facebook di #OccupyGorizia

 

MARTEDì LE STUDENTESSE E GLI STUDENTI DI GORIZIA SONO ANDATI NEL CONSIGLIO COMUNALE!

Mentre i consiglieri comunali discutevano chi fosse morto recentemente, invece che lavorare per questa città, abbiamo portato li dentro quelli che sono i nostri: abbiamo spiegato come ci troviamo in una città morta, una casa di riposo a cielo aperto che non solo non ci offre nulla ma anche una città in cui ci vengono ostacolate tutte le nostre attività. Non ci sono spazi, e nemmeno agibilità politica, possibilità di partecipare. Abbiamo presentato quelle che erano le nostre proposte, secondo le nostre necessità.
Oltre al documento, abbiamo portato una bara tutta nera con scritto “RIP GORIZIA” per indicare come la mancanza di sazi e agibilità politica abbia propriamente ucciso la città.

Le nostre proposte (trovate la lettera al consiglio comunale nel post successivo xD ) parlavano della mancanza di spazi, diritto al sapere, diritto alla mobilità, diritto alla trasparenza delle scelte economiche e politiche della città e del diritto alla libertà di espressione.

Proposte uscite dal, le assemblee nelle scuole, nelle piazze e nelle strade, che spesso ci venivano ostacolate. Continueremo a farne, sempre di più. Ci riprenderemo gli spazi che ci sono dovuti, li libereremo, per restituirli alla cittadinanza e renderli davvero pubblici.

Questa volta siamo entrati noi nel comune, per la prossima chiediamo e pretendiamo legittimamente un confronto pubblico e aperto sulle tematiche che abbiamo posto tra sindaco, consiglieri comunali e cittadinanza. Perchè i nostri bisogni e i diritti che ci vengono negati non possono essere più calpestato!

 


LETTERA AL CONSIGLIO COMUNALE DI GORIZIA:

Siamo gli studenti e le studentesse di Gorizia, ci troviamo tutti i giorni a passare per una città ormai morta, da tutti i punti di vista. Attraversiamo i luoghi comuni consapevoli che ormai questi hanno perso completamente di significato.

La vita quotidiana nella nostra città è segnata da una freddezza e chiusura sempre più marcata nei rapporti sociali. Una società nella quale le relazioni si sfaldano in questo modo non può più contare sulla politica – che è l’arte di risolvere i problemi insieme – per superare gli ostacoli della vita comune. Questa chiusura nasce anche perché i luoghi comuni – fisici e non – vengono semplicemente attraversati e non realmente vissuti dalle persone, tanto che s’è addirittura persa la concezione stessa di ‘luogo pubblico’, ovvero di proprietà comune e utilizzabile realmente da tutti. Ciò è la conseguenza di un modello di società dove gli spazi mentali e i tempi sono contingentati e regolati dall’esterno, non dipendono più da noi e quindi noi stessi non riusciamo più a trovare spazi fisici dove esprimerci e confrontarci liberi da alcun vincolo.
Noi vogliamo che quei luoghi che dovrebbero appartenere a tutti, siano liberati, aperti, restituiti di nuovo alla cittadinanza. Vogliamo prenderli e poterli utilizzare nel migliore dei modi, quindi fare le nostre assemblee nelle piazze, nei giardini, utilizzare gli stessi per fare piani anticrisi, organizzarci, condividere opinioni e esperienze per crescere come persone e partecipare attivamente alla vita della città.

A questa questione si intreccia un secondo problema che potremmo definire ‘generazionale’: la nostra città è vecchia, ma non solo anagraficamente. I giovani, che pure sono una minoranza e spesso non sono neanche ‘appetibili’ per la politica, non avendo diritto di voto, vengono marginalizzati e con essi le loro istanze, i loro desideri, il loro futuro.

A Gorizia da anni il Comune costringe i giovani all’esodo notturno oltreconfine a causa dei regolamenti comunali ‘antischiamazzi’ che in realtà trasformano la città isontina in una casa di riposo a cielo aperto. Ai giovani non vengono lasciati spazi per la libera espressione della propria cultura e delle proprie forme di divertimento: i concerti e le altre iniziative, se non legate a logiche di profitto o di ascolti televisivi, sono relegate in periferia, o comunque fortemente ostacolate con barriere politiche e burocratiche.

Di fronte a questo scenario la nostra risposta vuole essere duplice: da una parte continuare a fare assemblee in piazza e nelle scuole per rendere realmente attiva la popolazione studentesca, dall’altra portiamo al consiglio comunale di Gorizia, delle proposte che abbiamo elaborato nei medesimi luoghi.

Quindi chiediamo:

1. Diritto al sapere
Ogni cittadino ha diritto ad una formazione di qualità, libera e laica. Per questo chiediamo che il Comune di Gorizia si impegni, nell’ambito delle proprie competenze, ad abbattere ogni barriera, di ordine economico e sociale, per il libero accesso ad ogni canale culturale dentro e fuori i luoghi di formazione.
In particolare il Comune di Gorizia si impegna, in collaborazione con la Provincia e la Regione:
a) per quanto riguarda gli studenti medi, ad incrementare l’offerta territoriale della Carta
Studentesca “Io Studio”, istituita dal Ministero della Pubblica Istruzione, nei settori delle fonti culturali (musei, cinema, teatri, mostre, centri culturali, librerie, negozi di articoli musicali, internet point etc.), dei trasporti e del vitto-alloggio (ostelli della gioventù, alimentari, etc.);
b) ad avviare progetti educativi in particolare nelle Scuole Superiori sui temi della memoria storica, dell’antifascismo, dell’antirazzismo, del rispetto delle minoranze, dei diritti costituzionali e della cittadinanza attiva.

2. Diritto alla mobilità
La maggior parte degli studenti di Gorizia proviene dai comuni della provincia (es. Monfalcone, Gradisca) che quindi sono costretti a pagare abbonamenti che possono raggiungere i 500 euro per ottenere il servizio di trasporto solamente i 9 mesi scolastici, il quale la maggior arte delle volte si dimostra essere insufficiente per la mancanza di un numero adeguato di corse. In particolare nel pomeriggio e durante il fine settimana. Ciò impedisce ai cittadini in formazione la completa libertà di movimento. Per questo chiediamo al Comune di Gorizia di impegnarsi, nell’ambito delle proprie competenze e in collaborazione con la Provincia:
a) ad ampliare l’offerta di trasporto pubblico extraurbano in particolare nella fascia serale e notturna;
b) a garantire agevolazioni per lo stesso anche attraverso le Carte Studentesche sopracitate;

3. Diritto al coinvolgimento nelle scelte politiche ed economiche
La democrazia non si esaurisce nel mero diritto di voto, e anche chi non lo ha ancora deve essere considerato a tutti gli effetti un cittadino: la democrazia vera si costruisce a partire dalle singole comunità coinvolgendo tutti nelle scelte collettive delle istituzioni. Per questo chiediamo al Comune di Gorizia di impegnarsi:
a) a rendere trasparenti le scelte prese a tutti i livelli, filmando e trasmettendo in diretta su
Internet le sedute pubbliche degli organi comunali, nel rispetto dello Statuto Comunale;
b) a costruire i documenti di programmazione, di bilancio e di gestione del territorio (Piano del Traffico, Piano Regolatore), a partire dal confronto democratico tra cittadini nelle Circoscrizioni e in generale nella comunità e nei luoghi di formazione;
c) a rendere possibile la fruizione di edifici di proprietà del Comune per la libera riunione ed associazione dei cittadini in formazione;
d) a rendere note, attraverso campagne informative dentro e fuori i luoghi di formazione e anche sulla Rete, le misure prese nei campi d’interesse specifici dei cittadini in formazione.

4. Diritto alla libertà d’espressione
Il diritto all’abitare e il diritto al coinvolgimento nelle scelte politiche si completano naturalmente nel diritto alla libertà d’espressione. Per questo chiediamo al Comune di Gorizia di impegnarsi:
a) a semplificare ed eventualmente accorpare, anche in collaborazione con altri enti e /o
associazioni locali, le procedure burocratiche per l’allestimento di spettacoli, concerti e in generale eventi culturali, informativi e politici sul territorio comunale;
b) ad informare adeguatamente i cittadini ed in particolare i cittadini in formazione rispetto agli adempimenti burocratici di cui al punto a);
c) a rendere effettivo il diritto alla libertà d’espressione concedendo spazi alle associazioni culturali, informative o politiche e ai singoli che lo desiderino;
d) ad allestire spazi dentro e fuori i luoghi di formazione ove sia possibile affiggere, esentati dal pagamento di tariffe, fogli e manifesti, limitatamente per la divulgazione di informazioni od opinioni senza scopo di lucro;
e) ad avviare progetti e relativi stanziamenti per favorire la nascita di esperienze di espressione giovanile, nei campi della cultura, della libera informazione, della politica attiva;
f) ad avviare progetti e relativi stanziamenti per favorire lo sviluppo e la conoscenza diffusa dentro e fuori i luoghi di formazione della lingua e della cultura slovena.

 


da Il Messaggero Veneto 01 dicembre 2011 —   pagina 25   sezione: Gorizia

E in consiglio si fa sentire la protesta dei giovani

Una bara di cartone a simboleggiare «una città morta» e uno striscione: «Uno spazio autogestito, senza alcun partito», rimasto affisso lì per tutta la serata. Una ventina di ragazzi dell’Unione degli studenti e del gruppo #OccupyGorizia hanno animato le fasi iniziali dell’ultima seduta del consiglio comunale, chiedendo di esporre le proprie idee e confrontarsi con i componenti della massima assemblea cittadina. A leggere in aula il documento con le istanze dei giovani è stato il consigliere Daniele Orzan (Pd): «La vita quotidiana nella città è segnata da una freddezza e da una chiusura sempre più marcata nei rapporti sociali: Gorizia è una città vecchia – si legge nel documento – in cui si costringono i giovani all’esodo notturno, a causa dell’antischiamazzi, che trasforma il capoluogo isontino in una casa di riposo a cielo aperto». Nel testo della lettera si fa riferimento inoltre a problematiche inerenti al diritto al sapere, alla mobilità urbana, alla libertà d’espressione e al diritto al coinvolgimento nelle scelte politiche. L’aula, su proposta di Livio Bianchini (Sel), ha votato una mozione per consentire l’interruzione dei lavori consiliari e l’audizione dei giovani: la bocciatura della proposta da parte della maggioranza ha scatenato la reazione dei giovani, che dopo aver applaudito ironicamente e urlato «Vergogna!» e «La politica siamo noi», hanno lasciato l’aula. «Sono disponibile al confronto, ma non posso accettare che vengano poste delle condizioni», ha spiegato il sindaco, Ettore Romoli. «Li ho invitati in municipio per parlare, ma hanno rifiutato: non ho motivo di nascondermi», ha aggiunto il primo cittadino. Una delle portavoci del movimento studentesco: «Torneremo in piazza per un’assemblea pubblica, ma faremo una nuova irruzione anche in consiglio comunale, con toni e atteggiamenti forse meno pacati», ha annunciato. (chr.s.)

STUDENTI / Nasce #OccupyGorizia

Mentre prosegue la protesta a Trieste anche a Gorizia gli studenti iniziano a muoversi.

Dopo il duplice tentativo di accampamento prima in piazza della vittoria/travnik e poi nei giardini pubblici sgomberato con solerzia dalla digos mercoledì, oggi ci sarà un’assemblea studentesca alle 17.00 in piazza vittoria in previsione della data del 17 novembre, giornata internazionale dello studente.

 

#OccupyGorizia su facebook

Blog #OccupyGorizia

 

da Il Piccolo del 10 novembre 2011 —   pagina 22

 

Protesta studentesca in piazza Vittoria

di Francesco Fain
Volevano “accamparsi” in piazza Vittoria. Emulando le gesta degli studenti triestini che hanno piantato le tende, nei giorni scorsi, in piazza Unità. Ma non sono riusciti nei loro intenti. La Digos, ieri mattina, ha concesso loro tempo sino alle 14 per sgomberare e loro (una cinquantina di studenti delle superiori di Gorizia) hanno obbedito, non prima però di aver dato vita a un coloratissimo sit-in, in cui sono stati affrontati i principali nodi della crisi, le problematiche di un mondo della scuola sempre più in difficoltà, le prospettive di una Gorizia che a loro va decisamente stretta. Alla fine, però, se ne sono andati. E si sono “accampati” ai Giardini pubblici. «L’intenzione è di restare qui tutta la notte. Vogliamo essere ascoltati. Vogliamo essere ricevuti dal prefetto», sottolinea una portavoce della protesta. Dei cinquanta presenti alla mattina, sono rimasti in trenta: determinati nella protesta e preoccupati per il futuro. «Assistiamo a continui tagli nel mondo della scuola. Ci sono sempre meno docenti e la qualità dell’insegnamento va a farsi benedire. E poi, non vediamo prospettive per Gorizia. Questa non è una città che sta morendo, è già morta», la sottolineatura di un altro portavoce della protesta studentesca. «Volevamo parlare con il prefetto ma ci è stato negato un incontro. Non l’avremmo mica aggredita. Il nostro sarebbe stato un confronto sereno in cui le avremmo spiegato il perché della nostra iniziativa». Qualcuno ha portato anche la batteria in piazza Vittoria, per fare musica e «per dare vita a un luogo che è sempre vuoto». E il tutto si svolgeva sotto gli occhi di uno sparuto gruppo di curiosi. Non sono mancate le visite eccellenti. Andrea Bellavite ha voluto manifestare loro la sua solidarietà. «È la prima volta che i giovani si incontrano in piazza e la fanno diventare luogo di dialogo e di incontro: invece di essere considerati una risorsa, diventano un problema da rimuovere, da sgomberare – sottolinea -. Non posso che dichiararmi solidale e lo faccio a nome di tutto il movimento del Forum per Gorizia. Mentre la collina del castello viene cementificata senza neppure aver ottenuto la valutazione di impatto ambientale, si cercano cavilli per mandare via giovani che manifestavano pacificamente». Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere regionale Roberto Antonaz. «È successa una cosa incredibile – dichiara – perché giovani pacifici intendevano fare quello che milioni di ragazzi già fanno nel resto del mondo: ovvero prendere in mano il loro destino e migliorare il loro futuro. Mi domando: chi ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine? Chiunque sia è nemico dei giovani»

PORDENONE: Proteste e spintoni anche senza il ministro Gelmini

LEGGI IL VOLANTINO DISTRIBUITO

 

Messaggero Veneto del 11/06/11

Proteste e spintoni anche senza il ministro Gelmini

 

«La Gelmini non c’è: il ministro dell’istruzione ha avuto paura delle contestazioni e questo è triste, vuol dire che non sa spiegare la sua riforma agli studenti». I ragazzi del Collettivo studentesco di Pordenone c’erano, invece, ieri in Comina nel “no-Gelmini Day”, anche senza il ministro. Pronti a manifestare a suon di rap e reggae del dj Tubet, contro i tagli alla scuola in occasione del taglio del nastro al nuovo polo tecnologico. «Siamo “indignados” – ha continuato Giulio Vianello, portavoce degli studenti, affiancato da precari, nonni, sindacalisti Flc-Cgil, Comitato genitori, insegnanti del Kennedy e del Flora -. Facciamo sentire la nostra voce alle autorità che non difendono la scuola statale: Tondo, Molinaro, Ciriani, Beltrame ascoltateci». «La nostra protesta arriverà alle orecchie della Gelmini – hanno detto Adriano Zonta, leader sindacale Flc-Cgil, e Natalino Giacomini, segretario regionale -. Vorremmo che le risorse investite nel polo tecnologico fossero uguali per la scuola statale. Faremo una petizione da spedire al presidente Napolitano». Cento “indignados” hanno allungato il serpentone umano, con bandiere e striscioni. Tra il popolo del “no-Gelmini Day” anche un nonno di 73 anni, pronto a protestare per i due nipoti che frequentano la primaria De Amicis. «Avevano promesso la scuola dell’informatica, inglese e impresa – ha detto Rodolfo Bertolo -. Invece per i miei nipoti ci sono meno ore: fanno più religione di inglese». Microfoni aperti nei titoli di coda. Gli anarchici di Iniziativa libertaria si sono aggregati e hanno alzato i toni contro il governo, la Gelmini e pure la riforma Berlinguer. L’attacco all’ex-ministro di sinistra non è piaciuto ai sindacalisti Flc-Cgil: sono volati parole, un paio di spintoni e poi il diverbio è rientrato. Chiara Benotti

PORDENONE: ENTEROGELMINI LA RICETTA DEL DOTT. TREMONTI…CI FA CAGARE!

Volantino distribuito al sit in antiGelmini di venerdì 10/06/2011 all’ianugurazione del polo tecnologico di PordenoneVEDI RASSEGNA STAMPA

Incolpare la Gelmini, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca di tutte le colpe della “riforma” in atto nella scuola pubblica sarebbe come complimentarsi con babbo natale per i regali sotto l’albero.

E’ tutto molto più comprensibile se le restituiamo il ruolo

pratico di segretaria e responsabile del personale del ministro dell’economia Giulio Tremonti.

La Gelmini ha difatto tagliato tutto: soldi, personale, materie scolastiche, strutture e sedi!

A partire dalle scuole elementari fino all’Università col motto “meritocrazia” ci si è avviati alla “soluzione finale” di un progetto di annichilimento, precarizzazione e declassamento della scuola pubblica italiana; istituzione statale che va riconosciuto non era comunque un fiore all’occhiello viste le non poche carenze e limiti cronici ereditati da decenni di quel “tirare a campare” che ha caratterizzato la filosofia democristiana della “prima” e “seconda” repubblica. Continue reading →

Report sullo sciopero del 15 aprile

SCUOLA/ Respingere il progetto INVALSI + News dalla bassa

In relazione al post pubblicato su infoaction relativo al respingimento della valutazione-scuola attraverso i test INVALSI, la situazione delle scuole della bassa è la seguente:

Hanno votato contro i collegi dei docenti relativi alle scuole medie dei seguenti paesi:
latisana, palazzolo, muzzana, carlino, marano, s.giorgio, porpetto, torviscosa

l’inserimento dei test invalsi fa ovviamente parte di una manovra pesantissima, non tanto per i test in sè, ma per il sistema scuola che ne consegue….per es. stipendi dei docenti in relazione ai risultati  dei test, formazione delle classi con eliminazione degli studenti problematici (che non portano voti alti nè soldi) ecc. ecc.

La tranvata presa dai dirigenti della bassa è stata enorme (più che altrove), perchè l’esigua adesione alla sperimentazione nel resto d’italia, unitamente ai risultati molto alti dei test invalsi precedentemente svolti nelle scuole del friuli  avrebbe dato un’alta possibilità di portare a casa il bottino promesso (100.000 euro in 3 anni / per scuola).

Nessuno sa se questi soldi esistano ….
cmq. una parte dello scenario futuro potrebbe essere questo
tanto per raccontare

http://www.repubblica.it/scuola/2011/02/11/news/merito_non_decolla-12320734/

Dopo essere stato clamorosamente respinto in mezza Italia il progetto ministeriale “per la valutazione delle scuole” approda in Friuli.Con una mail “urgente” datata 7 febbraio il Direttore Regionale per il Friuli VG dott.ssa Beltrame ha invitato in tutta fretta i Dirigenti Scolastici delle scuole Secondarie di primo grado (le ex Medie) a riunire i Collegi Docenti per deliberare l’adesione al progetto.
Si ha notizie di scuole udinesi in cui il Collegio Docenti è stato riunito con un preavviso di poche ore (contro i cinque giorni previsti dalla normativa) e altri Collegi sono stati convocati per i prossimi giorni.
Il Ministero cerca così di evitare l’ennesima figuraccia recuperando in extremis in Friuli quelle adesioni che non è riuscito ad ottenere nel resto del Paese.
Il progetto prevede una valutazione dei livelli di apprendimento degli studenti “attraverso i test standardizzati elaborati dall’INVALSI” seguiti da “verifiche esterne effettuate, sulla base di un protocollo unico, da parte di un tem di osservatori”.
Alle scuole partecipanti che si collochino “nella fascia più alta della graduatoria” viene promesso “un premio di importo significativo” (fino a 70.000 euro). da rilevare però che i fondi a disposizione sono così scarsi da permettere di “premiare” al massimo qualche decina di scuole a livello nazionale, per cui tutto assume la connotazione di una beffa nei confronti di scuole a cui sono stati tragicamente tagliati i bilanci e di docenti a cui è stato bloccato il rinnovo contrattuale e gli scatti d’anzianità.

Quanto alla validità scientifica dei progetti patrocinati dall’INVALSI seri dubbi provengono persino da uno dei “guru” riconosciuti della valutazione in ambito scolastico il prof. Giorgio Israel che, in un documento repribile in internet, paventa il pericolo che tutto si risolva “nella creazione di un gigantesco e dispendioso carrozzone che non assolve alcuna funzione utile nella valutazione del sistema dell’istruzione, acquisendo dati di scarsa utilità, elaborando valutazioni inattendibili e, in fin dei conti, fornendo elementi che rischiano di essere persino fuorvianti”

La CUB SCUOLA invita i Collegi Docenti a respingere la proposta di sperimentazione, così come è già avvenuto in numerose scuole della Bassa Friulana

https://cubscuolaudine.wordpress.com/