OSSERVATORIO ANTIFASCISTA/ Attenti a costui: Diego Fusaro un nuovo confusionario

Mamma mia, sono arrivati  “les nouveaux philosophes”

video di/su Diego Fusaro

 

https://www.youtube.com/watch?v=D_ICEahPuyI#t=147

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https://www.youtube.com/watch?v=DBd2SbOm7JE

Bravi pasticcioni anche questi del MPL

(Movimento Popolare di Liberazione)

https://www.facebook.com/movimento.diliberazione

 

https://www.youtube.com/user/sollevazione

http://sollevazione.blogspot.it

 

   

 

Se questi sono i “nuovi filosofi” ( vedasi anche il friulano Ivan Buttignon, iscritto alla CGIL e al PD) siamo proprio ben messi!!

Chiaramente anche questo Diego Fusaro è andato (o meglio, voleva andare) a “dialogare” con casapound e cita perfino Socrate;

ma valà Fusaro, sei ridicolo.

Risultati di ricerca

 

 

corriere


FEB
15

Un marxista a CasaPound? Fusaro, minacciato, rinuncia

 

Diego Fusaro

Andare a CasaPound sì/no? Ciclicamente, scattano feroci polemiche su chi, a sinistra, decide di andare a CasaPound. Per discutere su un libro, confutare una tesi, incontrarsi e scontrarsi magari, sul piano delle idee. Questa volta è successo che l’invitato, dopo le polemiche, gli insulti e le minacce, ha deciso di non andarci.

Il giovane marxista Diego Fusaro, a seguito di attacchi molti duri provenienti da siti di area comunista antagonista, ha deciso di rinunciare al suo intervento a CasaPound, a Roma, previsto per il 21 febbraio prossimo: «Intendo non partecipare più all’incontro — racconta al Corriere della Sera via telefono, con tono fermo e contrariato — perché non ci sono le basi per un dialogo sereno. Non si tratta di paura fisica, anche se comunque tolgo apprensione a chi mi sta vicino, ma non voglio essere il pretesto per tafferugli tra sedicenti fascisti e sedicenti comunisti. Non voglio che il mio nome sia legato a pestaggi o scontri che non siano di idee».

Nato a Torino nel 1983, Fusaro, ricercatore in Storia della Filosofia, è tra i giovani pensatori italiani più in vista; oltre a libri accademici, ha scritto bestseller come Bentornato Marx! (Bompiani, 2009), ed è ospite fisso di varie trasmissioni televisive. La notizia della sua presenza a CasaPound era stata annunciata qualche giorno fa da un manifesto dove campeggiava il barbone di Marx, il nome dell’altro relatore, Andriano Scianca, responsabile culturale di CasaPound, e il simbolo del centro sociale, una tartaruga stilizzata.

Le reazioni, come spesso accade in questi casi, non si sono fatte attendere. Prima insulti su Facebook e al telefono, con numeri anonimi, «ma ho ricevuto anche attestati di solidarietà — precisa Fusaro — ci sono molte persone intelligenti sia a destra che a sinistra»; poi, attacchi più articolati ma molto poco dialettici. L’associazione comunista Antiper, «dove per altro in passato ho tenuto una conferenza», ricorda Fusaro che fa parte anche dell’associazione Bottega Partigiana, gli ha dedicato una lettera molto elaborata, che ci concludeva con un avvertimento: «Gli errori che vengono corretti in tempo si possono ed anzi si devono perdonare; invece, perseverare nell’errore non sarebbe perdonabile e credi, quello che stai facendo è un grandissimo errore, un errore di cui, se sei in buona fede, sicuramente ti pentirai quando sarà troppo tardi; se invece non sei in buona fede, allora non fare nessuna autocritica, vai pure avanti. Di nemici, sulla strada della trasformazione rivoluzionaria del mondo ne abbiamo e ne avremo tanti. Uno in più è male, ovviamente, ma non è poi la fine del mondo».

Il giornale comunista online contropiano.org è andato oltre: «Bisogna scegliersi anche i nemici, ormai (…) Persino Marx perse un intero anno della sua intelligenza per “sputtanare” un tale che era soltanto una spia da quattro soldi (“Herr Vogt”), per cui non era necessario alcun pensiero, ma soltanto un paio di bastonate».

Minacciare le bastonate è da fascisti, protesta Fusaro, che vorrebbe ridere con Ennio Flaiano, per il quale in Italia ci sono due categorie di fascisti: i fascisti e gli antifascisti; ma di ridere ha poca voglia, e spiega perché ha deciso di tirarsi indietro: «L’incontro è stato reso impraticabile dagli insulti e dalle minacce, ma soprattutto da un fraintendimento politico ormai troppo diffuso, per cui, se accetti il dialogo, di fatto aderisci alle idee dei tuoi interlocutori. Ma così si uccide Socrate! Un filosofo deve dialogare con tutti, anche con chi la pensa diversamente, per fargli cambiare idea, per criticare le sue idee».

Ecco di cosa avrebbe parlato Fusaro a CasaPound: «Oggi più che mai è necessaria, di Marx, la tensione verso l’emancipazione dalla reificazione capitalistica e dalla violenza dell’economia globale; Marx insegna a lottare per una comunità di individui liberi, uguali e fratelli. Il comunismo novecentesco è morto, ma sopravvive il comunismo ideale eterno, l’ideale di un’umanità libera ed emancipata, senza sfruttamenti né classismo né razzismo. Ecco, per esempio CasaPound sbaglia ad aver paura del meticciato: l’unica razza esistente è la razza umana. Ma questo, purtroppo, non glielo potrò dire di persona».

Twitter @criticalmastra

lmastrantonio@rcs.it

 

 

 

1° Maggio 2014 appuntamenti in regione

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Come ogni anno gli anarchici e libertari saranno presenti in piazza a portare con forza le loro proposte e le istanze di lotta che li vedono presenti. Due gli appuntamenti quest’ anno:

Trieste: spezzone anarchico, libertario e anarcosindacalista e assemblea aperta finale in piazza e…

 

Cervignano del Friuli: spezzone NO TAV 

 

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1° Maggio 2014 a Cervignano del Friuli

E’ proseguita il 1° maggio, a Cervignano del Friuli, la Campagna Antifascista, No Tav, contro il carcere e la repressione, che nella bassa friulana si è arricchita di un tema locale, cioè la difesa  delle fontane

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1° maggio a Trieste: foto, report e articoli

Anche quest’anno c’è stata una nutrita presenza anarchica, libertaria e anarcosindacalista.

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NO TAV Tour 2014

colp-resistere

Buona riuscita del No Tav Tour a San Giorgio di Nogaro

Circa 60 persone hanno partecipato all’iniziativa.

Molto contento anche Luca Abbà.

Arrivederci a Torino per sabato 10 maggio

San Giorgio

di Nogaro

Domenica

4 maggio 2014

ore 17.00

Sala Conferenze

di Villa Dora

Piazza  Plebiscito

 

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NOTAV: marcia popolare a Torino contro la repressione

10 maggio marcia popolare a Torino

Colpevoli di resistere
Il 14 maggio. a Torino si aprirà il processo a carico di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò accusati di terrorismo per il sabotaggio di un compressore.
Attraverso l’accusa di terrorismo contro alcuni NO TAV si vogliono colpire tutte le lotte.
Sabato 10 maggio ore 14 (ritrovo in Piazza Adriano)
Manifestazione popolare a Torino perché
Chi attacca alcuni di noi, attacca tutte e tutti
perché Le loro bugie, i loro manganelli, le loro inchieste non ci fermano
Resistiamo allo spreco delle risorse, alla devastazione del territorio, alla rapina su i salari, le pensioni e la sanità.
Chiara, Claudio ,Niccolò , Mattia liberi subito.
Movimento No Tav

Da trieste stiamo organizzando delle auto, per info:
gruppoanarchicogerminal@hotmail.com

 

QUI IL MANIFESTO

OSSERVATORIO ANTIFASCISTA/ Pisapia l’antifascismo spazza via…

… i fascisti ringraziano e fanno il saluto romano

http://milano.corriere.it/notizie/politica/14_aprile_29/pisapia-giardini-ramelli-inizi-pacificazione-84def588-cfa0-11e3-bf7e-201ea72c5359.shtml

 

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_maggio_06/capotosti-ha-fatto-saluto-romano-corteo-ramelli-226c3156-d520-11e3-b55e-35440997414c.shtml

 

capotosti

 

 

 

 

 

MONFALCONE: Il ferro e il vino

Straordinaria partecipazione alla presentazione della ricerca di Luca Meneghesso sulla storia degli anarchici di Monfalcone presso la biblioteca comunale di Monfalcone il 5 maggio scorso. Introduzione dello storico Marco Puppini e proiezione di immagini e documenti d’epoca di fronte a circa 100 persone partecipi ed interessate.

 

ferroevino (1)

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Monfalcone: Ogni settimana 5 nuovi casi di amianto

da Il Piccolo del 9 maggio 2014

 

Ogni settimana 5 nuovi casi di amianto

MONFALCONE. Alla Procura di Gorizia approdano ogni settimana dai due ai cinque casi di malattia professionale asbesto-correlata. Una “trincea” per il sistema giudiziario, costretto a fronteggiare il pregresso e a istruire nuove pratiche. Il dato è emerso ieri al convegno promosso dall’Azienda sanitaria Isontina, moderato dal dottor Fulvio Calucci, alla presenza del direttore generale Gianni Cortiula. Casi, dunque, che giungono sui tavoli della magistratura anche sotto forma di segnalazioni d’ufficio, per lo più attraverso il personale medico, tenuto a segnalare i decessi.

Il pm Valentina Bossi ha chiamato in causa il carico di lavoro sulla questione-amianto in rapporto alla mole complessiva dei procedimenti e alle risorse umane sproporzionate. Il magistrato, che con il collega Luigi Leghissa nel 2009 prese in carico i procedimenti, con oltre 500 fascicoli giacenti, ha parlato di una «situazione drammatica».

Un’impresa titanica che non solo ha scontato i ritardi nella formazione di un “percorso omogeneo” finalizzato a ricostruire la portata di un fenomeno risalente a 40 anni fa e a garantire la certezza del diritto alla giustizia, ma soffre a tutt’oggi, a fronte di un maxi-processo bis avviato e di un quarto in partenza a giugno, di una sorta di “corto circuito”. Mentre si moltiplicano i processi, approdano, infatti, arrivano nuove segnalazioni.

Quella di ieri è stata una giornata dedicata al tema «Eredità dell’amianto», per fare il punto assieme a istituzioni, esperti e associazioni, su una tragedia che continua a segnare il territorio. «È il primo incontro – ha detto Cortiula – di una serie di confronti con il territorio che vogliamo mantenere nel tempo».

Il Centro unico per l’amianto è operativo all’ospedale di San Polo dal giugno 2013. La struttura, ha spiegato Cortiula, prevede uno sviluppo integrato con le più diverse specializzazioni in un contesto anche di “Area vasta”. In parallelo c’è la costituzione della “Lung Unit” (Gruppo polmone) che raccoglie sanitari specializzati. In atto è inoltre un progetto di ricerca genetica in collaborazione tra Ass2, Università di Trieste e Burlo Garofolo.

L’assessore alla Sanità, Maria Sandra Telesca, definendo il Centro unico per l’amianto «un caso esemplare delle strategie della Regione», ha ricordato gli oltre 150 pazienti che vi si sono già rivolti. Il centro è una struttura di riferimento e accoglienza per i pazienti, in un processo di accompagnamento clinico, terapeutico, psicologico, ma anche amministrativo, assistenziale e previdenziale.

La Regione ha istituito inoltre l’Osservatorio ambiente e salute, con finalità preventive, mentre, ha spiegato l’assessore all’Ambiente Sara Vito, in collaborazione con Arpa, è stato definito un programma per aggiornare il censimento dei siti inquinati da amianto, risalente al 2006, al fine di istituire un archivio unico.

Ha preso la parola anche Chiara Paternoster, dell’Associazione esposti amianto, che ha ripercorso la storia dell’associazione, nata negli anni ’90, culminata con la “discesa in campo” delle vedove dell’amianto. Una battaglia sfociata nell’opera del procuratore generale presso la Corte d’appello, Beniamino Deidda, che nel 2007 avocò i casi di amianto per impostare in modo organico indagini e procedimenti.

CIE DI GRADISCA: è morto Majid

Diffondiamo il comunicato della Tenda per la pace e i diritti.
 
 
Di CIE si muore.
Se ne facciano una ragione i politicanti di verde vestiti, che continuano al di là di ogni logica a propagandarli come hotel a 5 stelle.
Se ne renda conto quella massa acritica che  al muro di Gradisca e agli altri muri d’Italia si è rapidamente abituata, rigettando qualsiasi impulso a domandarsi cosa essi nascondono.
Di CIE si muore, e il 30 aprile 2014 un ragazzo è morto.
Non si è mossa foglia attorno a lui per mesi. 
Una parvenza di movimento suscitò la notizia della sua caduta dal tetto del mostro di Gradisca, ad agosto. Quell’agosto in cui una pioggia di lacrimogeni cadde sui migranti “colpevoli” di voler festeggiare la fine del Ramadan all’aperto.
Notti di agosto in cui i detenuti salirono sul tetto del CIE per vedere il cielo, sfuggire all’aria impestata dai CS e gridare ad una cittadina indifferente che non ne potevano più di quell’isolamento. 
Per un attimo sembrava che le vite dei reclusi senza nome del CIE potessero avere un valore mediatico, perché una notte di agosto Majid è caduto dal tetto, ed ha battuto la testa. 
Per un attimo solo i riflettori si sono accesi sul CIE di Gradisca mostrandolo per quello che è, un luogo di negazione, non solo di diritti ma della vita stessa.
Poi però il sipario è velocemente calato.
Calato su quei successivi giorni di caldo e ansia, in cui i compagni di sventura di Majid hanno cercato in ogni modo di rintracciare la sua famiglia in Marocco, perché sembrava che le autorità avessero altro a cui pensare, o forse non era così importante dire ad una madre che suo figlio giaceva in coma in un paese straniero.
Calato sull’ospedale di Cattinara, a Trieste, dove i finalmente rintracciati cugini di Majid, residenti in Italia, hanno cercato di fare visita al loro congiunto e si sono trovati di fronte un muro fatto di burocrazia e negligenza. Perché, disse loro una solerte dottoressa, “dall’ispettore del CIE” arrivava l’ordine di non fare entrare nessuno in quella stanza. Perché i cugini andavano identificati, non fosse mai che due finti cugini cercassero di vedere un ragazzo in coma per chissà quali loschi fini.
Nessuno si curò di renderlo noto, come se fosse normale che la longa manus del CIE arrivasse addirittura fin dentro ad un ospedale, come se Majid fosse un sorvegliato speciale, come se ci fosse un interesse superiore da tutelare nel tenerlo isolato.
Nessuno si curò neanche di facilitare la venuta del fratello di Majid dal Marocco. Perché si sa, quella frontiera che l’Europa difende a costo di migliaia di vite è invalicabile, se non si possiede un visto. E quel visto, ai familiari di Majid in Marocco, nessuno ha pensato di concederlo.
I mesi sono passati, e il silenzio è stato il fedele compagno della lotta di Majid in un letto d’ospedale. Luci spente, perché gli ultimi non saranno mai i primi, non in questa vita.
Sei giorni prima della sua morte, abbiamo chiesto al nuovo Prefetto di Gorizia se un’indagine fosse mai stata aperta su quanto accadde la sera della caduta dal tetto. “Non mi risulta”, detto con la stessa partecipazione emotiva che si potrebbe avere dicendo che no, stasera in centro non c’era traffico.
Chissà se al Prefetto risulta che questo ragazzo è morto, e se si rende conto che il CIE, diretta emanazione di uno stato segregazionista, lo ha ucciso.
Chissà se ora il Prefetto sa spiegare perché la famiglia di Majid è stata avvisata della sua morte con una settimana di ritardo.
Chissà se sa spiegare perché è stata disposta un’autopsia senza interpellare la famiglia. 
 
Abbiamo visto Majid qualche giorno prima che morisse, i suoi occhi guardavano un punto intangibile di uno spazio a noi sconosciuto. Quel ragazzo descritto dai cugini come una forza della natura stava ancora lottando, e sicuramente non ha smesso di farlo fino all’ultimo.
Noi sommessamente abbiamo lottato per lui in questi mesi, ma non è servito a tenerlo in vita.
 
Ora lottare significa fare in modo che di Majid ci si ricordi.
 
Tenda per la Pace e i Diritti