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Marzo 17th, 2017 — General, Sequestro e futuro
Messaggero Veneto MERCOLEDÌ, 17 AGOSTO 2011 Pagina 14 – Cronache
La denuncia del csa
«Campeggio di Italia ’90 abbandonato a se stesso»
Gli anarchici sono pronti a occupare l’ex Macello di via Sabbadini per realizzare la nuova sede del centro sociale. Ieri hanno fatto un blitz lasciando scritte inequivocabili
«Non saranno certo quattro bulloni a fermarci». Gli esponenti del Centro sociale autogestito (Csa) non si arrendono. E rilanciano la loro personalissima sfida alle istituzioni e alla politica, «colpevole di non dare risposte alle esigenze di spazio dell’universo giovanile e soprattutto di non gestire moltissimi immobili che versano in stato di abbandono sprecando così migliaia di euro». Ieri infatti quelli del Csa hanno fatto irruzione all’ex Macello di via Sabbadini lasciando delle scritte inequivocabili (vedi la foto accanto) sui pannelli sistemati dal Comune proprio per evitare ingressi abusivi. L’esempio più eclatante di edificio abbandonato, secondo il Csa, è però il campeggio di Italia ’90 realizzato al confine tra il Comune di Udine e quello di Pasian di Prato in occasione dei Mondiali di calcio e mai utilizzato. «Nel 2006 avevamo chiesto di affidarci il campeggio con l’obiettivo di recuperarlo e mantenerlo in buono stato per poter avere uno spazio autogestito – racconta il portavoce del movimento, Paolo De Toni – ma il Comune non ci ha concesso questa opportunità. Nei giorni scorsi siamo di nuovo stati a fare un sopralluogo e abbiamo riscontrato danni per migliaia di euro. Sono stati danneggiati i bagni, diverse vetrate e anche i tetti sono in condizioni pessime». E la colpa, per il Csa, è della politica. Il dialogo con l’amministrazione insomma si è interrotto. «Se il Comune ha qualcosa da dirci si faccia vivo – dice De Toni -. Noi siamo stanchi di aspettare e di certo i pannelli sistemati dal Comune davanti all’ingresso dell’ex macello non ci impediranno di portare avanti la nostra attività». Il Csa insomma vuole una nuova casa. «Per 22 anni abbiamo gestito uno spazio in via Volturno evitando che le ruspe abbattessero le palazzine che oggi tutti ammirano vicino alla nuova sede della Regione poi ci siamo trasferiti in via Scalo nuovo. Alle Ferrovie – continua De Toni – eravamo anche disposti a pagare i 500 euro di affitto che ci hanno chiesto come danno per l’occupazione di via Scalo Nuovo nel processo che ci ha visto tutti assolti, ma non c’è stato modo di trovare un accordo. E adesso quello stabile che noi avevamo ripulito e rimesso a nuovo sta cadendo a pezzi». Secondo il Csa quello di via Scalo nuovo è solo uno dei tanti edifici lasciati in stato di abbandono: dalla caserma Osoppo al campeggio di Italia ’90 fino allo stabile di proprietà della Provincia in viale Leonardo da Vinci senza dimenticare l’ex frigorifero, l’ex birreria Dormish e l’ex macello dove il centro sociale sembra deciso a trasferire la propria sede. (c.r.)
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E’ andato in onda anche un servizio di 1 minuto (dal minuto 17 al minuto 18) a telefriuli visibile ancora oggi. Pubblicato qui su facebook
http://www.telefriuli.it/
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Da segnalare anche, dopo gli attacchi di Michele Negro, un altro tentativo di killeraggio demenziale sul sito del prc di Tavagnacco ben stigmatizzato da compagni di varie provenienze, su indymedia.
Post Scriptum1. L’articolo è probabilmente opera di pdn che ha fatto il giochino di pubblicarlo prima su indymedia e poi linkarlo sul sito del prc di Tavagnacco per non scoprirsi.
Post Scriptum2. Per “varie provenienze” si intendeva per esempio la solidarietà su indymedia da un attivista del Gramigna.
Marzo 17th, 2017 — General, Sequestro e futuro
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Ex campeggio
Italia ’90.
E i danni
chi li paga?
Furio Honsell
o
Sergio Cecotti?
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Marzo 17th, 2017 — General, Sequestro e futuro
Messaggero on line 19 agosto 2011
di Cristian Rigo
Il Pdl chiede di riqualificare l’area per evitare occupazioni abusive. Il Comune invece vuole affidare la gestione e la ristrutturazione ai privati
UDINE. «Per evitare sprechi e occupazioni abusive il Comune deve provvedere a riqualificare il campeggio di Italia ’90». Il vicecoordinatore del Pdl, Vincenzo Tanzi non ha dubbi. E invita l’amministrazione di Palazzo D’Aronco a fare la sua parte elaborando un progetto di riconversione dell’area.
Il Centro sociale autogestito (Csa) che ha fatto visita al campeggio situato al confine tra i comuni di Udine e Pasian di Prato denunciando lo stato di degrado in cui versa al struttura invita invece il Comune a quantificare i danni causati dall’incuria e si chiede chi pagherà il conto. «Noi eravamo disponibili a prendere l’area in gestione – afferma il portavoce del Csa, Paolo De Toni – e di sicuro avremmo evitato un simile spreco di denaro pubblico. Le finestre dell’edificio sono state quasi tutte rotte, così come i bagni visto che sono stati portati via tutti i rubinetti. Ci sono decine di migliaia di euro di danni che si potevano evitare». Il Comune però ricorda di aver già pubblicato un bando per raccogliere manifestazioni di interesse alla gestione della struttura. E a Palazzo D’Aronco sono arrivate due proposte, ma non quella del Csa. Adesso insieme al Comune di Pasian di Prato, l’amministrazione è al lavoro per mettere a gara l’affidamento in concessione del complesso, di fatto mai completato e mai utilizzato nei 20 anni che hanno seguito la sua realizzazione. Tanto che l’intera struttura è ancoar priva del collegamento all’impianto fognario.
«Il bando per le manifestazioni di interesse – ricordano gli uffici comunali – prevedeva che l’accertamento delle condizioni della struttura sotto il profilo edilizio e impiantistico e le conseguenti valutazioni in merito alla quantificazione e alla realizzazione delle necessarie opere da eseguire fossero a carico del concessionario che avrà anche la possibilità di eseguire opere di riconversione per utilizzi commerciali connessi, rimessaggio, vendita e assistenza per camper e roulotte, deposito o stoccaggio merci, attività di animazione sociale, attività ricreative, ludico – sportive e di spettacolo all’aperto».
Per riqualificare l’area insomma il Comune chiede aiuto ai privati. Ma il Pdl chiede una riconversione che garantisca «un collegamento al vicino parco del Cormor e all’area Rizzi, attraverso un percorso pedonale, ciclabile e dello sport. Solo così – sostiene Tanzi – sarà possibile sfruttare al meglio il campeggio. Di certo non si può spendere soldi pubblici in ristrutturazioni per far contenti soggetti privati come i centri sociali». Cosa che peraltro il Comune non ha alcuna intenzione di fare.
Marzo 17th, 2017 — General, Sequestro e futuro
Rapidissime la Questura e la Procura di Udine, già l’11 agosto è stato aperto il Procedimento Penale 5116/11 RGNR e nello stesso giorno richiesta l’elezione di domicilio per i reati di cui agli articoli 633 (occupazione) e 639 (imbrattamento) del codice penale.
L’elezione di domicilio e la nomina dell’ avvocato è avvenuta il 30 agosto.
Quindi dopo la “tolleranza zero” di Honsell&Franzil abbiamo la rapidità fulminea di Questura e Procura, il che determina un quadro politico-repressivo piuttosto “difficile”.
Ma è il caso di leggersi questa sentenza per valutare come procedere.
Marzo 17th, 2017 — General, Sequestro e futuro
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Comunicato. Il CSA di Via Volturno-Via Scalo Nuovo in esilio (dopo lo sgombero del 10 dicembre 2009), solidarizza con gli squatters della caserma Piave, sgomberati il 7 luglio dalla Digos, e denuncia che, ancora una volta, l’unica risposta alle esigenze oggettive, abitative e di socializzazione autogestita, sia costituita da sgomberi, repressione, denunce, fogli di via eccetera.
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Marzo 17th, 2017 — Sequestro e futuro
10 aprile. Eccoli di nuovo, “giustizialisti” quando gli fa comodo …
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09 aprile. Rassegna stampa Messaggero Veneto e Gazzettino
08 aprile. Oggi è stata pronunciata la sentenza per l’occupazione di via Scalo Nuovo ad Udine, del 2 giugno 2006. Due compagni sono stati assolti per non aver commesso il fatto conseguentemente ad errori di identificazione, tutte/tutti le/gli altre/i perché il fatto non costituisce reato.
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Marzo 17th, 2017 — Sequestro e futuro
E te pareva se gli avvoltoi della politica non si facevano sentire …
DOMENICA, 10 APRILE 2011 Pagina 24 – Cronache
leonarduzzi (Pdl)
«Centro sociale occupato assoluzione preoccupante»
«Appare preoccupante la sentenza di assoluzione emessa dal giudice del tribunale di Udine relativamente all’occupazione del Centro autogestito. Ma ancora più pregiudiziale la proposta della pubblica accusa che ha sostenuto e proposto l’assoluzione delle 35 persone che hanno violato deliberatamente un principio costituzionale come quello del diritto di proprietà». Così Gianfranco Leonarduzzi del Pdl di Udine, all’indomani dell’assoluzione delle 35 persone accusate di invasione arbitraria del Centro sociale di via Scalo nuovo. «La giustificazione ispirata alla bonifica del luogo e circoscritta all’azione dimostrativa – continua Leonarduzzi – equivale a una forzatura della legge che la parte civile ha sostenuto. Oltre al danno anche la beffa per la proprietà di vedersi negato pure il giusto riconoscimento economico per l’occupazione abusiva e per i disagi di natura amministrativa provocati alla proprietà». Secondo il rappresentante del Pdl, «con questa sentenza qualsiasi gruppo di persone potrà occupare ogni edificio ritenuto abbandonato».
Marzo 17th, 2017 — General, Sequestro e futuro
Marzo 17th, 2017 — General, Sequestro e futuro
Il processo al CSA di via Scalo Nuovo per l’occupazione del 2 giugno 2006, dopo l’udienza di venerdì (10 dicembre 2010), riprenderà l’11 marzo 2011, alle ore 15.00.
In quella data verrano svolti tutti gli interrogatori e …
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Marzo 17th, 2017 — Sequestro e futuro
Messaggero Veneto SABATO, 12 MARZO 2011 Pagina 4 – Udine
L’ha detto De Toni al processo per via Scalo Nuovo
Occupazione del Csa vicino ai binari: «Il prefetto ci voleva in via Volturno»
TRIBUNALE
«C’era una trattativa sotterranea perché rimanessimo in via Volturno. Il prefetto mi mandò a cercare dalla Digos a casa, a San Giorgio di Nogaro, per garantirmi che noi dovevamo continuare a stare in via Volturno».
Lo ha detto ieri Paolo De Toni al processo in tribunale a Udine che lo vede imputato (assieme ad altre 35 persone) di invasione arbitraria di proprietà altrui in relazione all’occupazione della palazzina ferroviaria in via Scalo Nuovo, edificio abbandonato che ospitava anni fa due famiglie di ferrovieri.
De Toni (unico seduto al banco degli imputati assieme ai suoi avvocati, Andrea Sandra e Roberto Maniacco) rendeva dichiarazioni spontanee ogni volta che un testimone concludeva la propria deposizione. Il giudice monocratico Angelica Di Silvestre ha fatto deporre i dipendenti delle ferrovie intervenuti quel 2 giugno 2006 quando i “ragazzi” del centro sociale autogestito cominciarono a “binificare” l’area dai rifiuti e dalle ramaglie. E così, dopo aver sentito la deposizione d’uno degli agenti della Digos intervenuti quel pomeriggio, De Toni ha inteso precisare sulle «trattative sotterranee» volute dal prefetto.
In precedenza gli altri testimoni avevano ricordato con un po’ di lacune la “fotografia” presentatasi ai loro occhi quando furono mandati a controllare cosa stesse succedendo. Ieri non è stato chiarito, soprattutto, chi aveva divelto una delle finestre murate dell’edificio.
Non solo: un dipendente delle ferrovie prima e un agente della Polfer poi hanno addirittura dichiarato d’aver visto portare all’interno dell’edificio mobili. In realtà – come ha inteso spiegare lo stesso De Toni e come ha confermato un poliziotto della Digos – quel materiale di mobilia altro non erano che pezzi di immondizia.
De Toni ha anche voluto spiegare al giudice come in quel periodo, sotto una tettoia dell’edificio abbandonato, dormivano diverse persone: una signora ungherese riposava proprio il pomeriggio del loro arrivo.
Come si ricorderà, il centro sociale “sfrattato” dalle palazzine liberty di via Volturno riprese l’attività proprio in via Scalo Nuovo, fino all’intervento dei carabinieri nel dicembre 2009, con lo sgombero totale. Rispondendo alle domande dei difensori, un agente della Digos ha ammesso che il loro intervento si chiuse quel pomeriggio «dopo aver capito chi c’era, senza tensione e senza pericolo per l’ordine pubblico».
Il Gazzettino 12 marzo 2011
DOPO L’OCCUPAZIONE
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Gli agenti: è vero, i giovani del Csa pulirono l’edificio |
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Sabato 12 Marzo 2011, |
È entrato nel vivo ieri, dopo un cambio di giudicante e un paio di udienze filtro, il processo contro i ragazzi del Centro sociale di via Scalo Nuovo per l’occupazione abusiva dell’edificio di proprietà delle Ferrovie dello Stato. Davanti al giudice monocratico sono sfilati una decina di testi chiamati a riferire sui fatti di quel 2 giugno 2006. Tra i testi d’accusa, oltre ai funzionari delle Ferrovie che fecero i sopralluoghi e che presentarono denuncia per l’occupazione, sono stati sentiti anche gli agenti della Polfer e della Digos intervenuti sul posto. Pur raccontando come gli occupanti avessero divelto le chiusure degli accessi al piano terra, murati proprio per evitare l’ingresso di abusivi come era già accaduto, sono stati proprio loro a segnare un punto a favore della difesa dei 36 imputati, tra cui il portavoce del Csa Paolo De Toni. È dalle loro parole, infatti, che è arrivata conferma della tesi da sempre sostenuta dal centro sociale, ovvero quella di aver valorizzato un sito in abbandono e degrado da tempo, ripulendolo da immondizia e oggetti abbandonati. Prima della decisione del giudice saranno anche gli imputati a dare la propria versione dei fatti. E.V. |