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Marzo 17th, 2017 — Studenti Trieste
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Da Triesteallnews.it
- ISTRUZIONE Questa mattina i liceali sono rimasti seduti lungo i corridoi e fuori dalle aule scolastiche: in stato di agitazione anche Volta e Fabiani
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· 30.11.2012 | 18.30 – Continuano le proteste degli studenti a Trieste. Stamattina sono stati occupati il liceo scientifico Oberdan e gli istituti Volta e Fabiani, ma la situazione è ritornata alla normalità già nella tarda mattinata. All’Oberdan i ragazzi si sono rifiutati di entrare in classe e sono rimasti seduti lungo i corridoi e fuori dalle aule scolastiche in segno di protesta, come si vede dalla foto. All’assemblea che si è tenuta alle 10.30 – come ha reso noto la Rai – hanno preso parte circa 300 studenti, i quali hanno votato contro il rientro regolare in aula.
Questa reazione nasce dal fatto che i ragazzi avevano proposto di svolgere per tre giorni lezioni alternative al mattino, mentre al pomeriggio si erano offerti di effettuare lavori di manutenzione all’interno dell’istituto, come riverniciare i muri della scuola. Una proposta rifiutata in modo netto da preside e collegio docenti. Comunque le lezioni dovrebbero riprendere in modo regolare già da domani. Mentre lunedì ci sarà un nuovo incontro e non si esclude la possibilità che si dia inizio ai lavori di manutenzione proposti dagli studenti.
Intanto i ragazzi del Volta e dell’Oberdan, che anche loro si erano rifiutati di entrare in classe, alle 11.30 hanno avuto un colloquio con il preside e con i professori e hanno deciso di riprendere le lezioni.
Sempre stamattina all’istituto Max Fabiani si è tenuta un’assemblea in aula magna che ha avuto l’adesione del 90% degli studenti circa. La protesta dei ragazzi dell’istituto tecnico è nata a causa del piano di ridimensionamento deciso dalla Provincia, che prevede l’accorpamento del Fabiani con altri istituti.
Nicole Mišon
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Marzo 17th, 2017 — Studenti Trieste
LA PROTESTA NON SI ARRESTA!
Comunicato stampa di alcuni studenti dell’oberdan:
Noi studenti del “Liceo Scientifico Guglielmo Oberdan” abbiamo deciso durante un’assemblea, di occupare l’edificio scolastico al fine di proseguire la protesta nei confronti della politica attuata ai danni dell’istruzione da parte dei governi locali e nazionali che nel corso degli anni si sono succeduti. Abbiamo dovuto scegliere questo metodo di lotta data l’impossibilità di continuare la protesta, assieme ai professori, vista l’assenza della loro collaborazione con un percorso condiviso da entrambe le parti.
La politica riguardo alla quale lottiamo ruota intorno ai seguenti punti:
– Finanziaria regionale
Nella finanziaria regionale per il 2013 sono previsti tagli del 40% ai fondi per l’istruzione e la ricerca. Tali fondi che sono destinati ai progetti didattici ma sopratutto all’edilizia scolastica e al diritto allo studio (comodato d’uso dei libri, trasporti, borse di studio), già ora sono carenti: nelle nostre scuole ogni anno si verificano crolli e allagamenti e l’accesso alla cultura, indipendentemente dalla condizione economica, non è affatto garantito. La stessa legge finanziaria stanzia altri quattrocento mila euro di fondi agli studenti delle scuole private per borse di studio che si vanno a sommare ai circa 12 mln di euro già previsti per finanziamenti diretti e indiretti alle scuole private, e all’esenzione IMU per le scuole confessionali paventata dal Governo nazionale.
– Edilizia scolastica
Lo stato dell’edilizia scolastica nella nostra Provincia è totalmente inadeguato rispetto alle norme di sicurezza. Richiediamo che gli accordi per la commissione sull’edilizia siano rispettati e vengano effettuati periodici controlli nelle scuole.
Inoltre riteniamo scandaloso che Provincia e Comune abbiano recentemente rinunciato a partecipare alla spartizione di un fondo regionale per l’edilizia scolastica di 10 mln di euro: crediamo che serva un reale coordinamento tra le istituzioni locali e un fondo nazionale straordinario per l’edilizia scolastica, da finanziare con gli stanziamenti per le grandi opere.
Siamo abituati ormai al silenzio delle istituzioni alle nostre richieste, per questo avevamo intenzione, in questi giorni in cui saremmo stati a scuola , di svolgere i lavori di risistemazione dell’edificio che noi studenti, con le nostre competenze, siamo in grado a fare.
– Legge di stabilità
La legge di stabilità, che prevedeva inizialmente un’aumento delle ore lavorative da parte del corpo docente pari a 6 ore, continuando una politica di riduzione nei confronti dei costi della scuola e del numero del personale, stando alle dichiarazioni del ministro Profumo, taglierà di circa 400 mln il MOF, ovvero il fondo ministeriale per l’offerta formativa che finanzia le attività extracurricolari, i corsi di recupero, l’apertura pomeridiana delle scuole.
– Spazi studenteschi, spazi di partecipazione
Abbiamo deciso di occupare la scuola per sottolineare la drammatica assenza di spazi adatti a noi studenti in questa città: i nostri diritti non sono rispettati anche perché nelle scuole mancano aule autogestite completamente a disposizione di noi studenti, previste per legge dal DPR 567, e addirittura la concessione temporanea di spazi dove studiare non è garantita. Tutto questo è dovuto anche ai frequenti tagli al diritto allo studio e all’istruzione, che fanno diventare sempre più inadeguato il Pof.
Durante la mattina di oggi, 4 dicembre, davanti alla scuola occupata si sono presentati Preside, Digos e Polizia. La scuola era stata già barricata dall’interno da noi studenti, stanchi di non essere ascoltati e pronti a lottare per il nostro futuro.
Dopo un’ispezione attorno all’edificio, le Forze dell’Ordine sono riuscite ad aprire leggermente una porta antincendio; successivamente la Digos, impossibilitata ad entrare grazie alle barricate di banchi, ha spaccato il vetro di una porta ed è entrata nell’edificio scolastico. Questo episodio è avvenuto mentre alcuni studenti erano nelle vicinanze immediate della finestra e hanno rischiato il ferimento a causa delle schegge. A quel punto, noi studenti siamo saliti al terzo piano e ci siamo seduti sul pavimento, dimostrando di non volere altro che lottare per i nostri diritti. Gli agenti della Digos hanno poi preso tutti i documenti di noi studenti e ci hanno minacciato e intimidito. Ci hanno poi portati in un’aula della scuola dove abbiamo incontrato la Preside, che ci ha apostrofato con parole dure e pesanti.
I fatti di oggi dimostrano ancora una volta come sia difficile, in questo sistema, manifestare e lottare democraticamente per i propri diritti evitando di essere denunciati e identificati come criminali.
Ribadiamo che occupare la propria scuola, oltre a non essere un atto illegittimo, non è nemmeno punibile come reato: la sentenza del 30 marzo 2000 della Corte di Cassazione prevede la non applicabilità dell’art. 633 C.P. in quanto gli studenti non sono semplici frequentatori degli spazi scolastici, ma soggetti attivi della comunità scolastica.
Se le Forze dell’Ordine e la Dirigenza scolastica avevano intenzione di fermarci con le loro intimidazioni, minacce e con i loro abusi, non riusciranno nei loro intenti: noi non ci arrenderemo, e non ci fermeremo sicuramente alla prima denuncia illegittima, al primo sgombero, al primo poliziotto. Oggi come già nel passato abbiamo dimostrato chi è che si preoccupa veramente della scuola e chi invece vuole danneggiarla, materialmente o meno. Noi continueremo a sottolineare e a far capire a chi di dovere che i diritti degli studenti sono una cosa importante, e non vanno toccati. Il futuro è nostro!
Dal Piccolo
MERCOLEDÌ, 05 DICEMBRE 2012
Oberdan occupato, blitz della Digos
Studenti entrati nella scuola la scorsa notte, al mattino l’intervento della polizia sfondando un vetro. Identificati 30 ragazzi
I giovani: «Volevamo riverniciare l’istituto» La preside: «A rischio la loro incolumità»
Il liceo scientifico di via Veronese è in fermento da una decina di giorni. Molteplici le motivazioni della protesta: i tagli previsti dalla finanziaria regionale, lo stato inadeguato dell’edilizia scolastica, la legge di stabilità. Piero Facchin, rappresentante degli studenti dell’Oberdan, spiega il perché dell’occupazione: «In un’assemblea svolta lunedì avevamo deciso di prenderci la scuola per due giorni per rimetterla a posto riverniciando porte e muri. Avevamo proposto alla preside Rocco di dedicarci a questi lavori ma ci ha detto che per motivi di sicurezza non potevamo farli». Ieri Rocco ha spiegato perché ha chiamato la Polizia: «Rispetto alla scorsa settimana i ragazzi non volevano trattare e poiché non c’era una situazione tale da garantire l’incolumità dei studenti, oltre che lo svolgimento delle lezioni, sono stata costretta a far intervenire le forze dell’ordine». Rocco non ha poi sciolto riserve se denunciare i ragazzi identificati: «Ci rifletterò sopra». (ri.to.)
Una trentina di studenti identificati dalla Digos, una porta a vetri sfondata e lezioni nuovamente sospese. E’ il bilancio della seconda occupazione andata in scena ieri al liceo scientifico “Oberdan”. Un tentativo questa volta stroncato praticamente sul nascere dall’intervento della Polizia chiamata sul posto dalla preside Maria Cristina Rocco. Stando alle indiscrezioni raccolte ieri i primi occupanti (in tutto una cinquantina) sono riusciti a penetrare nell’edificio di via Veronese attorno alla mezzanotte di lunedì attraverso una porta secondaria tenuta aperta con il nastro adesivo. Alle 5.30 è entrato poi il secondo gruppo di studenti. «Noi siamo stati contattati attorno alle 7 dal dirigente scolastico (Maria Cristina Rocco, ndr) che non riusciva ad entrare a scuola: poco dopo siamo dovuti intervenire», spiega un funzionario della Digos. Alle 7.45 ha luogo il blitz dei poliziotti che sfondano il vetro della porta antincendio sita vicino ad uno degli ingressi principali (quello del cortile interno). «Da lì c’è stato un fuggi fuggi dei ragazzi: qualcuno è scappato fuori dalla scuola, altri si sono rifugiati al terzo piano», racconta il funzionario. Circa una trentina gli studenti identificati. Quasi tutti minorenni. Per loro potrebbe scattare la denuncia? «Dipenderà dal dirigente scolastico. Da parte nostra non c’è alcuna volontà repressiva«, precisa il funzionario della Questura. All’irruzione della Digos sono seguite polemiche da parte degli studenti che hanno evidenziato come al momento dello sfondamento del vetro ci fosse un ragazzo (forse due) proprio dietro la porta. «Non posso dire se ci sia stato o meno il rischio a terzi in seguito alla rottura del vetro, sicuramente non mi risulta ci siano stati contusi o feriti», aggiunge il funzionario. Dopo l’identificazione dei giovani la preside Rocco ha dichiarato inagibile la scuola ordinando la sospensione delle lezioni. La motivazione è stata attribuita al fatto che la maggior parte delle aule erano state svuotate dei banchi, utilizzati per ostruire internamente gli ingressi principali all’istituto. La preside ha convocato successivamente un incontro con i genitori degli studenti identificati dalla Polizia. Alcuni studenti dell’Oberdan invece hanno redatto un lungo documento spiegando i perché della protesta e un’analisi su quanto accaduto. «I fatti di oggi dimostrano ancora una volta come sia difficile, in questo sistema, manifestare e lottare per i propri diritti evitando di essere denunciati e identificati come criminali – spiegano gli studenti -. Ribadiamo che occupare la propria scuola, oltre a non essere un atto illegittimo, non è nemmeno punibile come reato (…). Se le forze dell’ordine e la Dirigenza scolastica avevano intenzione di fermarci con le loro intimidazioni, minacce e con i loro abusi, non riusciranno nei loro intenti». Il messaggio è chiaro: la protesta non si arresta. Riccardo Tosques
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Dal Piccolo
04/12/12
Gradisca, i lavoratori del Cie danno l?ultimatum all?azienda
GRADISCA Giovedì alle 12. È questa la “deadline” fissata dai dipendenti del Cie e del Cara di Gradisca per avere notizie sui propri stipendi. I lavoratori della Connecting people si sono riuniti in un locale pubblico per urlare la propria esasperazione. Erano in tanti, circa 40, in rappresentanza di tutti i settori: operatori, magazzinieri, lavoratori della mensa, personale sanitario, amministrativi e direzione. Gli altri (in tutto sono una settantina) hanno continuato a garantire il servizio nei due centri. Una riunione spontanea, un confronto sul da farsi “partito dal basso”, come hanno voluto definirlo: senza colori politici e senza coinvolgere i sindacati, perlomeno in questa fase. Qualcuno, anzi, ne denuncia la “totale assenza”. E almeno in due ci raccontano di essersi sentiti caldamente sconsigliare la presenza alla riunione, se non addirittura “di essersi sentiti minacciati” del rischio di perdere il lavoro. I fatti sono noti: la coop è in ritardo di tre mensilità. La mancanza di liquidità deriva dal fatto che, a sua volta, il consorzio di Trapani avanza dei crediti dalla Prefettura per la gestione del centro. Emergono storie di grave disagio: «C’è chi non mangia da tre giorni», come un ragazzo straniero che se ne sta triste in disparte. E c’è chi non può permettersi l’assicurazione dell’auto «e viene a lavorare rischiando quotidianamente il sequestro del mezzo». «Sul mio conto ho 90 centesimi e una famiglia da mantenere». E ancora: «Questo è un lavoro logorante, non possono trattarci come fantasmi». I dipendenti ricevono la visita del direttore della Caritas diocesana, don Paolo Zuttion. «Gli sono vicino – dice – Moltissimi ci contattano quotidianamente per le loro necessità. Soprattutto i tanti dipendenti stranieri che non hanno una rete familiare cui affidarsi». Per ora si chiedono risposte. Poi si vedrà se lo stato di agitazione diventerà qualcos’altro. Un documento è stato inviato al cda della Connecting People per ottenere spiegazioni entro giovedì. Il giorno dopo i lavoratori si riaggiorneranno per capire quali iniziative intraprendere in caso di risposte negative. Lo sciopero sembra strada ostica: si configurerebbe come interruzione di servizio. Compare un documento, che certifica un mandato di pagamento da 1 milione circa, datato 28 novembre. Con quei soldi potrebbe essere garantita ai lavoratori almeno una mensilità. Ma è una consolazione che non basta a nessuno. «È più o meno il 20% di quanto ci spetta, 4 volte meno di quanto ci era stato prospettato dopo un incontro fra azienda e Prefettura». Luigi Murciano
03/12/12
Sciopero dei lavoratori del Cie «Vogliamo i nostri stipendi»
Cie di Gradisca nel caos. E oggi scatta una manifestazione per dire basta ai continui ritardi nel pagamento degli stipendi, alle scarse condizioni di sicurezza, alle incertezze sulla gestione. Niente colori politici, niente rappresentanze sindacali. I lavoratori si troveranno spontaneamente per denunciare una situazione divenuta insostenibile. «Senza un centesimo in tasca a fronte di ore e ore di straordinari – si legge in una nota – e dopo aver visto passare in rassegna politici, amministratori e funzionari dello Stato e delle organizzazioni sindacali viviamo ora la prospettiva che i tempi si possano allungare considerato anche che ci sono in corso scontri giudiziari e proroghe sulla gestione di Cie e Cara. Incertezze che ormai toccano i due anni tra lungaggini e pastoie burocratiche che coinvolgono persino le ditte che dovrebbero metterere in sicurezza una struttura che fa acqua da tutte le parti». Alle 14.30 i lavoratori si incontreranno nel parcheggio del centro commerciale “La Fortezza” di via Udine. «Vogliamo i nostri stipendi e li vogliamo tutti – conclude la nota – Questo è il nostro unico fine. Non vogliamo più promesse e peggio imposizioni rasenti i ricatti che subiamo ogni giorno». Il ritardo nel pagamento dei salari agli operatori delle due strutture per migranti di Gradisca ha toccato ormai i 4 mesi. Una situazione del tutto nuova – sinora il differimento al massimo era stato di qualche settimana – che ha gettato nello sconforto i già esasperati dipendenti della Connecting People, la coop trapanese che gestisce il Cie dal 2008 e il Cara dall’anno seguente. Oltre alle difficoltà di un lavoro logorante e a volte estremamente pericoloso, gli operatori si sono spesso trovati a fare i conti con un’enorme incertezza sul proprio futuro. Connecting People aveva motivato la mancata erogazione degli stipendi con la mancanza di liquidità derivante dai ritardi nei trasferimenti del denaro dovuto dallo Stato (via Prefettura) per i servizi previsti dal contratto di appalto. A tentare di riportare il sereno è un comunicato della stessa Connecting People, che due settimane fa ha informato i dipendenti dell’esito di un vertice tenutosi fra il Prefetto Marrosu, e il presidente del consorzio Giuseppe Scozzari. Il periodo dei mancati trasferimenti sarebbe, quello compreso fra l’aprile del 2011 e l’ottobre di quest’anno. Ciò avrebbe generato alla società «la sofferenza finanziaria e il conseguente ritardo nel pagamento a fornitori e dipendenti». Le parti avrebbero convenuto sull’indifferibilità della messa a dispisizione di almeno l’80% del credito maturato da Connecting People. (l.m.)
Marzo 17th, 2017 — Mare
Dal Piccolo
GIOVEDÌ, 06 DICEMBRE 2012
«Nessun ostacolo, avanti con il rigassificatore»
Passera risponde in Parlamento a Rosato: traffico di gasiere assimilabile a quello delle petroliere. Ma l’iter si chiuderà solo se prevarrà un orientamento favorevole
CONVEGNO
PROGETTO»IL MINISTRO
I possibili riflessi sul valore delle case
Il prospettato insediamento a Zaule del rigassificatore farà scadere anche il valore degli immobili in un’ampia area circostante? È la principale domanda a cui tenterà di rispondere il convegno “Rigassificatore e valore dei beni immobili” che si svolgerà venerdì alle 17.30 a Muggia, nel teatro Verdi di via San Giovanni. Le relazioni saranno svolte da Francesco Longo docente di diritto amministrativo all’università di Udine, Fulvio Rocco consigliere di Stato, Mario Polelli ordinario di Estimo al Politecnico di Milano, Gaetano Russo ordinario di Tecnica delle costruzioni all’università di Udine, Alessandro Brainich agente immobiliare. Interverranno il sindaco di Muggia Nerio Nesladek, il sindaco di San Dorligo della Valle Fulvia Premolin, la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. Conclusioni dell’assessore comunale di Muggia Fabio Longo.
di Matteo Unterweger «Allo stato non esistono motivi ostativi alla prosecuzione dell’iter amministrativo». Sul progetto del rigassificatore di Zaule il governo va avanti. Almeno l’intenzione per ora è questa: Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, l’ha affermato ieri a Roma, durante il question time in Parlamento rispondendo a un’interrogazione presentata dal deputato triestino del Pd Ettore Rosato. Più che da “tecnico”, Passera ha parlato da politico consumato, certamente informato delle resistenze compatte del territorio (Comuni e Provincia, ma anche Autorità portuale, oltre a tantissimi cittadini) all’insediamento proposto dalla spagnola Gas Natural. Se prima ha usato il bastone, confermando la linea del governo, un attimo dopo ecco la carota, scelta per certificare che la conclusione dell’iter stesso «potrà avvenire solo dopo l’acquisizione dei pareri espressi da tutti i soggetti interessati e ove prevalga un orientamento favorevole». Una speranza per l’ampio fronte del “no”? «Sono convinto che non ci dobbiamo rassegnare. Sono ottimista sulla possibilità di far ragionare questo governo», dirà Rosato a margine del botta, risposta e contro-osservazione in aula. Oggi l’esecutivo Monti ha in mano l’Autorizzazione integrata ambientale uscita dalla discussa Conferenza dei servizi dello scorso 22 novembre, quando i tecnici della Regione avevano decretato l’approvazione all’unanimità nonostante i pareri contrari di Comune e Provincia di Trieste (due su tre degli enti presenti alla riunione). E proprio a quell’episodio si è agganciato Rosato interrogando Passera: «Sapendo dei vizi di illegittimità negli atti della Regione – ha affermato -, che non ha tenuto conto dei pareri tecnici di Comune e Provincia di Trieste, questo governo intende proseguire con il progetto?». La replica di Passera non ha mancato di ricordare che vi sono «numerosi pareri espressi», sancendo come la decisione del governo arriverà «non a maggioranza» di questi ma basandosi sul «criterio della prevalenza». Punto, questo, su cui Rosato – pochi minuti dopo aver esplicitato al ministro la sua insoddisfazione per la risposta ricevuta – si è soffermato: «Ci attendiamo quindi attenzione sulla prevalenza dell’interesse». Centrale il tema della mobilità portuale rapportata all’eventuale presenza dell’impianto di gnl. Serafico il ministro: «Per il Registro italiano navale e la Capitaneria di porto il traffico delle gasiere è assimilabile a quello delle petroliere». Petroliere che già transitano nel golfo triestino, dirette al terminale della Siot. «Le notizie che ho io non sono quelle che ha il ministro – continua Rosato nelle riflessioni post-question time – sulla compatibilità fra Porto e rigassificatore. L’impianto peraltro non sarebbe ubicato dove oggi c’è la Siot. E inoltre il traffico di navi, nel caso, verrebbe raddoppiato…». Petroliere più gasiere. Ancora in aula, a risposta di Passera archiviata, Rosato aveva definito «illogico il finanziamento, sbloccato da questo governo, al progetto della Piattaforma logistica rispetto all’insediamento del rigassificatore». E citando anche l’emergenza occupazionale che sta vivendo la città, il deputato dei “democratici” ha chiesto con forza al governo «un ragionamento complessivo sullo sviluppo industriale, urbano e marittimo» del territorio triestino. Dal quale giungerà, via Consiglio comunale e assise provinciale, un nuovo “no” da far planare sul tavolo ministeriale in merito alle ultime modifiche apportate al progetto da Gas Natural e che includono anche l’elettrodotto di 9 chilometri che parte da Padriciano. Da un parlamentare all’altro, e da un versante politico all’altro: il leghista Massimiliano Fedriga, vicecapogruppo del Carroccio a Montecitorio chiede intanto «un incontro pubblico che ponga a confronto i sei parlamentari triestini sul rigassificatore». «Posto che i Consigli comunale e provinciale si sono già espressi contro l’impianto di Zaule e che la Conferenza dei servizi, che ricordo essere un tavolo squisitamente tecnico, ha invece emesso parere favorevole allo stesso, la palla è passata ora in mano al governo che, di intesa con la Regione, avrà l’ultima parola – è l’inquadramento di Fedriga -. Ritengo opportuno che anche i deputati e i senatori espressi dal territorio si espongano sull’iniziativa della multinazionale spagnola». Il suggerimento dell’esponente della Lega Nord è di farlo in «un’assemblea pubblica», favorendo «il dialogo con la cittadinanza»
GIOVEDÌ, 06 DICEMBRE 2012
LA INVIERà A ROMA
Pericoli rilevati dai pompieri Uil il Comune allega la relazione
La relazione tecnica sul rigassificatore predisposta dal Coordinamento regionale dei Vigili del fuoco della Uil, arricchita da pareri di esperti e docenti, sarà acquisita dalla Conferenza dei capigruppo del Consiglio comunale «per essere presentata al Prefetto e al Ministero competente». Lo ha annunciato ieri il presidente della Consiglio comunale, Iztok Furlanic, al termine di una seduta straordinaria convocata su richiesta del coordinatore regionale della Uil per i Vigili del fuoco, Adriano Bevilacqua. «Faremo tutto il possibile per resistere contro questo progetto – ha ribadito Furlanic – e questo documento ci sembra importante in questo senso». L’assessore comunale per l’Ambiente, Umberto Laureni ha spiegato che «la delibera alla quale stiamo lavorando deve fare un passaggio alla Commissione ambiente, perciò c’e tempo per aggiungere elementi. Non accettiamo che in un’area urbana – ha continuato – si realizzi un impianto pericoloso solo perché il rischio di incidenti è basso. Chiederemo anche noi – ha concluso – di inserire gli elementi presentati dai tecnici e dai Vigili del fuoco». «Dal 2010 come Vigili del fuoco siamo in agitazione – ha detto Bevilacqua – perché in caso di emergenza il Corpo non ha mezzi e uomini per intervenire». Il professor Marino Valle ha parlato di «regia occulta, che vuole colonizzare la città. Speriamo che la Slovenia avvii una procedura d’infrazione contro l’Italia, vincerebbe di sicuro». Carlo Franzosini, della Riserva marina di Miramare ha detto che «si vuole trasformare il porto di Trieste in un polo energetico per gli industriali del Friuli». Livio Sirovich, dell’Ogs, ha ricordato che «a Zaule si troverebbero adiacenti una centrale termoelettrica, potenziale detonatore, e un rigassificatore, cioè un serbatoio di esplosivo». Ugo Salvini
Marzo 17th, 2017 — Studenti Trieste
Dal Piccolo online
Scuole e proteste, occupata la succursale del Dante-Carducci
I liceali sono rinserrati nell’edificio di via Corsi da questa mattina. Stanno stuccando e ridipingendo le aule. Convocata per questo pomeriggio nello stabile occupato un’assemblea cittadina degli studenti
La succursale del Dante-Carducci (ex Deledda)
Il mondo della scuola triestina continua a ribollire. Dopo i tentativi falliti di occupare il liceo Oberdan messi in atto nei giorni scorsi, da questa mattina un gruppo di studdenti è asserragliato all’interno della succursale di via Corsi del liceo Dante-Carducci (ex Deledda, l’isolato stretto tra via Milano e largo Panfili). I ragazzi, “armati” di cazzuole, spatole, pennelli e altri strumenti edili, stanno eseguendo una serie di manutenzioni nelle aule, nei corridoi e nei bagni: è il loro modo “costruttivo” di protestare contro la fatiscenza degli edifici scolastici. Ai motivi legati alla trascuratezza strutturale, l’iniziativa ha anche una spinta più prettamente politica: contestare i tagli operati dal governo nel settore della scuola.
Nel pomeriggio i giovani hanno deciso di convocare, sempre in via Corsi, un’assemblea cittadina a cui sono invitati anche gli iscritti alle altre scuole superiori della città. La riunione si terrà alle 16.
Sul “chi va là” la questura e la Digos, ma gli agenti al momento si tengono alla larga dalla scuola occupata.
Da segnalare anche il “flash mob” che gli studenti triestini stanno organizzando con un tam tam sui social network per sabato: l’obiettivo è portare in piazza Unità almeno mille ragazzi travestiti da “cadaveri” per protestare ancora una volta contro i tagli governativi.
VENERDÌ, 07 DICEMBRE 2012
Carducci, occupazione con spatole e pennelli
Gli studenti hanno invaso la succursale e per tutta la giornata hanno lavorato sodo per restaurare le aule con l’assenso della preside. Alle 17 sono usciti
La protesta contro i tagli alla scuola pubblica si “arma” di secchi e pennelli. Ieri oltre 150 studenti hanno occupato pacificamente la succursale del liceo Dante-Carducci in via Corsi, lo storico edificio scolastico tra le vie Trento e Milano. Muniti di spatole, cazzuole e pittura i giovani si sono dedicati per ore a piccoli ma necessari interventi di manutenzione per ridare vivibilità a una decina di aule del fatiscente edificio. Dice la preside Oliva Quasimodo: «Iniziativa positiva, ma sarebbe stato meglio effettuarla nelle ore pomeridiane». Il blitz è partito durante la notte con alcuni ragazzi che si sono intrufolati nello stabile con l’idea di occupare la scuola. Circa 200 alunni del Dante-Carducci, molti provenienti anche dalla sede centrale di via Madonna del mare e dalla succursale di via Giustiniano, hanno dato vita a un’assemblea in cui la maggioranza assoluta ha votato a favore dell’occupazione. Supportati dallo striscione “Lavori in corso” apposto sulla facciata di via Corsi, gli studenti hanno dato vita a una protesta attiva. «Abbiamo imbiancato tre aule facendo interventi su crepe e buchi, e operato in altre sette classi: un lavoro collettivo che a turno ha impiegato più di cento studenti», spiega Tommaso Gandini, studente del Dante e portavoce degli occupanti. La preside Quasimodo racconta così la giornata: «Io sono arrivata alle 7.30 e i ragazzi erano già barricati dentro. Ho cercato subito il dialogo e poi con l’intervento di altri docenti, dopo ore, siamo riusciti a farci aprire le porte. Molti studenti hanno potuto fare lezione nelle altre sedi, gli altri, rimasti in via Corsi, hanno dato una mano a ripitturare la scuola». La Digos, valutata la situazione, ha preferito restare in disparte vista anche la proficua collaborazione tra studenti e docenti. La preside ha evidenziato come «positivo» l’intervento dei ragazzi anche se «altri dovrebbero essere i tempi previsti per questi interventi, ossia quelli pomeridiani extracurricolari». Gli occupanti, che avevano annunciato da subito lo sgombero pacifico entro le 19, hanno poi anticipato l’operazione di liberazione della scuola entro le 17 di comune accordo col dirigente scolastico. «Abbiamo ricevuto la solidarietà dei professori, è stata una giornata faticosa e intensa per tutti – spiega Gandini –. Ora però non ci fermiamo. Alcuni di noi parteciperanno al flash mob in programma sabato (domani, ndr) in piazza Unità. E poi ci stiamo preparando per la grande manifestazione della prossima settimana». Martedì 11 dicembre infatti, primo giorno di discussione in aula della finanziaria regionale, gli studenti di tutte le scuole triestine si sono dati appuntamento alle 9 in piazza Oberdan davanti alla sede del Consiglio regionale in una protesta che si preannuncia a dir poco massiccia. Riccardo Tosques
Marzo 17th, 2017 — Ultime
eh si la Slovenia e’ in pienissimo default…. e’ grave ma sta arrivando il peggio. Se guardi solo le notizie italiane sembra che si stia male solo la invece…La Slovenia e’ rimasta senza soldi. Le banche…anzi ti racconto dall’ inizio. Quando nel 1992 e’ finito il socialismo, le fabbriche, le imprese erano statali, qualcuna lavorava bene, altre male ma vabbe’. Quelli che erano direttori e che gia’ da prima rubacchiavano all’ improvviso e senza spendere un soldo sono diventati propietari. Propietari che non sapevano niente di economia, di affari e hanno mandato in malora tutto. Per rubare tutto quello che si poteva nel 2008 o 2009 hanno cominciato a chiudere le fabbriche e lasciare gli operai in strada….penso che ad oggi in tutta la Slovenia continuano ad essere aperte forse cinque o sei fabbriche. La Slovenia e’ piena di alberi, pensa che non c’e’ nessuna fabbrica di mobili rimasta aperta :-/ Dal 2008- 2009 quando nel mondo e’ iniziata la crisi, in Slovenia sono spuntati degli affaristi (qua li chiamano tajkuni) che si sono prestati cifre astronomiche dalle banche che hanno concesso prestiti senza copertura. Hanno comprato aziende fabbriche, supermercati, giornali con i soldi prestati dalle banche. Sti soldi sono spariti. Le aziende sono fallite, i soldi probabilmente sono all’ estero e le banche ora sono in crisi (poverine). Lo stato ha coperto questi ammanchi per circa un anno…ma si sono aperte voragini enormi e lo stato ha continuato a finanziarle (perche’ probabilmente i politici sono molto legati a sti “tajkuni”…altre spiegazioni non ci sono! Fabbriche chiuse, non si produce… disoccupazione alle stelle. Non c’e’ piu’ lo stato sociale. Adesso sti cretini vogliono privatizzare scuole e sanita’ per mangiare alla gente gli ultimi risparmi. Le paghe di noi statali sono diminuite tantissimo e da gennaio in poi diminuiranno ancora e non si sa dove arriveremo, tutti i giovani perderanno il lavoro e noi “vecchi” avremo paghette misere misere. Circa un mese fa abbiamo manifestato come sindacati riuniti degli statali a Lubiana e forse abbiamo aperto le porte e dato idea ad altri. Giornalmente ci sono manifestazioni in varie citta’…hanno cominciato a protestare contro i politici locali…i sindaci. Perche’ sono i primi che rubano. O almeno e’ piu’ facile vedere che hanno fatto. Secondo me le manifestazioni continueranno e si faranno sempre piu’ forti perche’ non c’e’ altro modo. Non si tratta di destra o sinistra ma si va contro i politici corrotti e secondo me lo sono tutti…dalle nostre misere comunita’ al “nuovo” presidente. Con le elezioni ci buttano fumo negli occhi ma sono tutti la stessa cosa ( Bisogna cambiare tutto, dal sistema penale in poi. Pensa che i tribunali non possono far restituire i soldi a chi ha incassato, nessuno sa come ma i soldi non possono restituirli i ladri ma dobbiamo restituirli noi. L’ ultima cosa grave e’ successa venerdi’, i sindacati stavano raccogliendo firme per fare un referendum per fermare i finanziamenti alle banche corrotte…..PUFFF i tribunali hanno fatto chiudere gli uffici e non si possono piu’ raccogliere firme… il fatto non si commenta. In dicembre sono sotto tiro le maestre d’ asilo, pensa che le sezioni dovranno avere 35 bambini…per buttare in strada le maestre! Noi alle elementari da 22 ore dovremo passare alle 26 ore settimanali in classe…impossibile farle…infatti ci toglieranno la paga e butteranno via gli insegnanti giovani. I ginnasi veranno accorpati a tre a tre per far perdere altri posti di lavoro…senza contare che la massa delle paghe deve scendere oltre a cio’ di altri 10 % Veramente non finira’ bene tutta sta cosa. Io ti ho spiegato le cose come le vedo io ma probabilmente mi sono avvicinata abbastanza alla situazione.
A scuola ci sono un po’ di casini perche’ oltre a diminuirci le paghe ora hanno segato di brutto i bidelli: Peppe e’ al 20 % di lavoro e di paga, Mariafelicita si e’ salvata perche’ tra qualche mese va in pensione. La scuola di Salina e’ sempre chiusa, promettono di metterla a posto ma per ora tutto e’ fermo. Baci e abbracci,
Vitto’ria
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Marzo 17th, 2017 — Ultime
Aggiornamento 15 dicembre
Ieri 14. dicembre proteste in 7 città
A Kranj, Trebnje, Litija, Lendava, Ajdovščina, dalle 50 alle 100 persone. A Murska Sobota intorno alle 300.
A Maribor è difficile da definire: i media parlano di 2.500 fino a 10.000. Possiamo dire che erano sicuramente 5.000 le persone che sono andate per le strade della città e cosi non si è andati come precedentemente di fronte allo stabile del municipio, dove le ultime due volte sono scoppiati gli scontri con la polizia. La manifestazione/corteo, fra musica, dichiarazioni e cori di canzoni rivoluzionarie e partigiane si è fermato prima di fronte alla prigione dove sono ancora rinchiuse 21 persone (così scrivono i media) dalle ultime due proteste. Le madri dei ragazzi rinchiusi con l’appoggio di migliaia di persone hanno richiesto il loro rilascio. Dopo circa due ore la manifestazione è finita senza l’intervento della polizia, anche se ieri a Maribor c’era uno stato d’assedio: più di cento veicoli polizieschi nel piccolo centro città, poliziotti a cavalo, un cannone ad acqua …. Perfino i media andavano in giro con guardie private! e con moto caschi sul lato, una cosa mai vista prima, che ricorda immagini di anni fa a Genova.
Oggi, 15. dicembre una piccola protesta a Nova Gorica, un po’ meno di 100 persone.
Aggiornamento 12 dicembre
Una delle cose interessanti, anche se ieri alle due proteste in tutto sono venute solamente un po’ più di 100 persone (a Koper e Celje), nello stesso giorno c’è stato uno sciopero spontaneo delle lavoratrici e lavoratori della fabrica Gorenje. Alle sei della mattina (ieri, 12.12.) circa un migliao di lavoratori e lavoratrici hanno lasciato i macchinari, e invece di creare frigoriferi e forni con design Pininfarina per una paga mensile di 600 € sono scesi in piazza di fronte alla fabbrica.
E come ha più o meno detto una delle lavoratrici intorno alle 10 della mattina – se un giorno prima stavamo seduti al caldo con i sindacati e i direttori e non potevamo raggiungere nulla, oggi siamo qui a meno dieci gradi e abbiamo raggiunto tutto ciò che volevamo. Sembra che la direzione (sia nella fabrica che nello stato) voglia vedere le persone nelle piazze. Eccoci qui in piazza!
In sole due ore di negoziazioni pubbliche in piazza con il direttore generale i lavoratori e le lavoratrici sono ritornati a lavorare, perchè la direzione gli ha confermato tutte le richieste.
Qui bisogna ricordare che la fabbrica Gorenje è da decenni uno dei “diamanti” della produzione in Slovenia ma che era anche la prima fabbrica che nel 2009 ha vissuto un grandissimo sciopero spontaneo senza sindacati o leader, che è finito appena quando la direzione ha confermato la richiesta dei/lle lavoratri/ci di alzare la paga base netto minima a 600 € mensile. Questo fu anche lo standard sul quale dopo si basò la paga minima in Slovenia, anche se con una correzione per via della crisi – così che oggi la paga base minima netta è intorno ai 576 € al mese.
Aggiornamento 11 dicembre
Sul sito internet del giornale Delo (Lavoro – giornale nazionale con la tiratura più grande intorno ai 100.000 lettori) potete vedere una mappa della Slovenia con le città nelle quali sono già state organizate le proteste (colore azzuro), dove sono in corso (colore verde) e dove si terrano nei prossimi giorni (colore rosso). Con un clic sulla città scelta si può vedere anche le date delle proteste con link sugli articoli, foto e video. Come si puo vedere sulla mappa un paio di manifestazioni non appaiono nell’ elenco (Izola …). Con un clik sul calendario si può vedere in quali città sono già previste manifestazioni nei prossimi giorni.
Per oggi una piccola manifestazione di un paio di persone a Radenci di fronte al comune contro il sindaco, e una manifestazione indetta per Lubiana alle 17:00.
http://www.delo.si/zgodbe/interaktivno/protesti
oggi, 9. dicembre a Brežice anche intorno alle 300 persone che sono andate di fronte alla casa del ministro del lavoro, famiglia e sociale.
Ieri protesta a Nova Gorica, piu di 300 persone – dicono che nei prossimi giorni torneranno a protestare
Ieri, 6. dicembre tre manifestazioni:
a Lubiana, quella degli studenti intorno alle 4.000 persone
Kranj intorno alle 500 persone
Koper intorno alle 800 persone – contro il governo e contro il sindaco, tranne un vetro distrutto dello stabile del comune di Koper tutte le manifestazioni sono finite senza scontri con la polizia.
Per il momento ancora 12 persone (la maggiorparte giovani) restano detenute per via dell’ ultima protesta a Maribor, quando la polizia negli scontri ha arrestato 119 persone. Altre due persone sono agli arresti domiciliari.
Fino ad oggi (dal 26. novembre) varie decine di persone ferite dalla polizia (il numero esatto non è noto), nei corpi di repressione invece parlano di 89 poliziotti feriti (quasi tutti leggermente), in tutto più di 200 detenuti (ma come scritto sopra la maggiorparte rilasciati il giorno dopo).
Come abbiama saputo da compagni austriaci che sono venuti in solidarietà alle proteste, la polizia gli ha fermati lunedì già prima della protesta con la scusa, di detenzione preventiva, che nelle leggi slovene non esiste!
di Mauro Manzin
TRIESTE. Gli “arrabbiati” della Slovenia raccolgono il primo successo. Il contestatissimo sindaco di Maribor, Franc Kangler ha annunciato le sue dimissioni il prossimo 31 dicembre. «Qualcuno ha aprofittato della crisi economica e sociale per una resa dei conti politica – ha detto – e non me ne vado a seguito delle proteste di piazza, me ne vado perché voglio troppo bene alla mia città». Insomma “Gotof je” (è finito). Ma alla Rivoluzione dei fiori non basta. Su Facebook gli “arrabbiati” hanno già preannunciato nuove proteste di piazza per il 14 dicembre. E a Maribor, dicono, deve andarsene l’intero consiglio comunale.
Sul piano politico l’aria è incandescente. Tutti i partiti hanno risposto “picche” alla proposta del premier (centrodestra) Janez Janša per una sorta di alleanza istituzionale per dare il via a una stagione delle riforme (legge elettorale in primis) e “partorire” così la Seconda repubblica. Slovenia positiva di Zoran Janokiv„ teme che dietro le riforme si celi il disegno per una diminuzione degli standard democratici. Per i socialdemocratici bisogna cambiare la cultura politica non il sistema politico e l’unica riforma imprescindibile è quella del sistema referendario. Contraria anche la Lista Virant (partner di governo) la quale sostiene che il premier Janša evidentemente non sa leggere quanto vanno affermando i manifestanti nelle piazze. Ricordiamo che i socialdemocratici forti del successo di Borut Pahor alle presidenziali hanno già chiesto le elezioni anticipate. Certo è che i margini di operatività del governo si stanno inesorabilmente assottigliando. E il popolo nelle piazze chiede ad alta voce non una Seconda repubblica, ma uno Stato di diritto.
Preoccupazione per quanto sta accadendo in Slovenia è stata espressa anche a Bruxelles. Preoccupazione che è stata espressa in prima persona dal presidente dell’Europarlamento Martin Schulz il quale ha giudicato molto grave la mancanza di fiducia degli sloveni nelle istituzioni. Tra i deputati europei sta circolando la poco azzeccata similitudine tra la Rivoluzione dei fiori slovena e quella arancione in Ucraina.
Intanto la polizia indaga sui gruppi che a Maribor e a Lubiana hanno organizzato gli scontri con la polizia. Secondo indiscrezioni questi apparterrebbero a frange neosocialiste e neonaziste che si annidano nelle periferie di Lubiana, affiancate anche da gruppi islamici. Finora sono state incarcerate 31 persone. Questi gruppi lavorerebbero in sintonia e preparerebbero con cura i propri attacchi. Sia a Maribor che a Lubiana i sanpietrini per le sassaiole e i petardi erano stati preparati con cura e per tempo. Solitamente questi estremisti si accompagnano con vessilli neonazisti e hanno tutti tatuata in una ben definita parte del corpo una svastica. Questi infiltrano tra i manifestanti anche dei propri fotografi incaricati di immortalare agenti in divisa ma soprattutto quelli in borghese perché possano essere identificati e assaliti nella manifestazione successiva. Ma quel che preoccupa di più è che tra gli esagitati identificati dalle forze dell’ordine ci sarebbero anche sette militari. Fatto che ha fatto subito pensare a scontri organizzati da qualche schieramento politico che, secondo alcune indiscrezioni di stampa, avrebbero pagato i turbolenti a seconda dei danni inflitti alle forze di polizia. Sembra che alcuni dei fermati a Lubiana avessero preso parte ai giochi sportivi organizzati dalla Sds, il partito di Janša, il quale però ha subito smentito il fatto sostenendo anche che, almeno per ora, non possono essere confermate neppure le voci che vogliono dei militari coinvolti degli scontri.
Un grido d’allarme, infine, giunge anche dal settore turistico sloveno. Gli operatori, infatti, temono in un drastico calo di arrivi di turisti nel periodo natalizio e di Capodanno in Slovenia per paura delle manifestazioni, soprattutto da Italia e Austria.
da un sito spagnolo
La Policía eslovena reprime el intento de los manifestantes de tomar el Parlamento
Texto completo en: http://actualidad.rt.com/actualidad/view/79880-policia-eslovena-reprime-intento-manifestantes-tomar-parlamento
Marzo 17th, 2017 — Varie
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Ieri sera non abbiamo avuto parole, se non un: Ancora?! Il suono uscito da un pugno nello stomaco tanto più forte quanto più il fatto è vicino nel tempo e nello spazio. Ancora? Ma non potevamo mica pensare che dopo il 25 novembre giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dopo che i giornali e i telegiornali ne hanno parlato, dopo che hanno perfino adottato il termine “femminicidio, questo fosse finito? No. Il bollettino di guerra si aggiorna sempre; oggi ci parla di Lisa che da ieri sera non c’è più perchè accoltellata a morte dall’ex convivente che lei aveva già denunciato tre volte.
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Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Immigrazione, per uscire dal Cie di Gradisca ingoiano vetri, medicinali e batterie
Da Trieste all news.it
CRONACA Gli autori di questi gravi episodi vengono spesso trasportati a Cattinara per interventi d’urgenza
12.12.2012 | 9.46 – Gravi atti di autolesionismo si susseguono nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca. Alcune persone trattenute nella struttura, disperate per la loro situazione di prigionia temporanea, ingeriscono infatti cocktail di farmaci, pezzi di vetro e batterie dei telecomandi per protesta e per uscire dal centro. Questi episodi si verificano per lo più di sera o di notte, quando l’oscurità rende il controllo dei sorveglianti più difficile. Una volta compiuto questo grave gesto di protesta e iniziati i primi dolori, gli ospiti del centro attirano l’attenzione degli addetti alla sicurezza, che non posso fare altro che chiamare il 118.
Se il fatto si è verificato prima delle 19, il ferito, insieme a due agenti, viene portato all’ospedale di Gorizia. Ma se il gesto viene compiuto dopo le 19 l’ambulanza, con i 3 paramedici, i due agenti e l’ospite del centro, deve viaggiare fino agli ospedali di Trieste o di Udine perché il reparto di gatroenterologia di Gorizia chiude alle 19.
Ecco perché in queste settimane spesso accade che arrivino a Cattinara ambulanze da Gradisca con a bordo irregolari del Cie che devono essere operati per estrarre vetri o batterie dallo stomaco.
Continua intanto la protesta della politica regionale nei confronti della situazione creatasi nella struttura di Gradisca. Dopo le denunce di Codega e Brussa del Partito democratico e di Pustetto di Sinistra arcobaleno – Sel, che hanno messo in evidenza le condizioni intollerabili in cui vengono tenuti gli immigrati, l’ultimo in ordine di tempo a protestare è stato, alcune settimane fa, Federico Razzini della Lega Nord. «La situazione del Cie e Cara di Gradisca in appena un anno di governo Monti è diventata a dir poco incresciosa: chiederò lumi in Regione sull’atteggiamento del ministero competente». Il consigliere regionale denuncia quello che considera una sorta di stato di abbandono, in spregio alla leggi Bossi/Fini sull’immigrazione «con conseguenze negative anche sul nostro territorio e sugli operatori che svolgono un’opera preziosa in condizioni difficili e vengono bistrattati».
Secondo Razzini vi sarebbe un progressivo deterioramento delle condizioni di lavoro e di sicurezza all’interno della struttura gradiscana: «da mie informazioni – precisa – gli incidenti e le intemperanze, le aggressioni di soggetti stranieri pericolosi ospitati, le fughe, sono all’ordine del giorno e nessuno interviene in modo adeguato. Da quando Maroni non e più ministro la situazione è degenerata e pare che non si faccia un rimpatrio che sia uno e gli addetti, cosa intollerabile, sono senza paga da mesi».
«Una vergogna – conclude Razzini – che chi lavora di fatto per lo Stato e la comunità in un settore delicato come quello che fronteggia la piaga dell’immigrazione clandestina non solo non sia adeguatamente tutelato, ma neppure pagato a fine mese, mettendo i difficoltà decine e decine di famiglie”
Dal Piccolo
10/12/12
Atti di autolesionismo al Cie
GRADISCA Nuovo episodio di autolesionismo al Cie di Gradisca d’Isonzo. Due ospiti del centro di nazionalità indefinita hanno ingerito, l’altra notte, pezzi di vetro e medicinali di vario tipo in ingenti quantità. Entrambi sono stati soccorsi dal personale del 118 e, quindi, trasferiti all’ospedale di Udine. In molti si chiedono dove possano aver trovato un quantitativo di farmaci così ingente. Atti come questi sono pressoché all’ordine del giorno al centro di identificazione ed esplusione. Già nel recente passato abbiamo dato conto di telecomandi della tv smontati per estrarre le pile e inghiottirle, micidiali cocktail di psicofarmaci capaci di stendere anche un elefante, pezzi di vetro ingeriti. Sono testimonianze che mettono i brividi quelle che filtrano dal Pronto soccorso di Gorizia, dove quasi ogni giorno si fronteggiano emergenze sanitarie causate da clamorosi gesti di autolesionismo. Gli ospiti sono disposti a tutto pur di cercare di evadere. Lo strumento più ricorrente è farsi ricoverare d’urgenza al Pronto soccorso. Non si contano i casi di sparizione di extracomunitari finiti all’ospedale. (fra.fa.)
09/12/12
Cie, chiesto il coinvolgimento del sindaco
GRADISCA Con una “lettera aperta”, i dipendenti delle Cooperative onlus facenti parte del Consorzio “Connecting People” di Trapani che gestisce il Cie e il cara hanno invitato il sindaco Tommasini «all’incontro che ci verrà a breve concesso dall’arcivescovo CarloRedaelli». «Tale richiesta di incontro e dialogo che ci preme sottolineare – si legge nella lettera – fatta in assoluta buona fede e scevra da organizzazioni di qualsiasi livello, è stata motivata dal fatto che si è creato un disagio sociale non indifferente tra le oltre 70 famiglie coinvolte». I dipendenti lamentano «la poca attenzione dalle organizzazioni sindacali e un ignoramento totale alla nostra richiesta di dialogo da parte dei membri del Cda del Consorzio», mentre rimarcano la presenza e anche il sostegno concreto ricevuto dalla Caritas diocesana pronta a rispondere con donazioni e aiuti in genere per gli indigenti presenti nei centri». I dipendenti ricordano che da agosto non percepiscono il salario da 4 mesi e che «le banche hanno intrapreso nei nostri confronti azioni finanziarie atte al recupero coatto dei prestiti erogati e le società di servizi hanno annunciato la imminente chiusura delle principali erogazioni».
Marzo 17th, 2017 — Mare
Dal Piccolo del 10/12/12
Trieste, stasera corteo e presidio anti-rigassificatore
Da piazza Unità alla centrale idrodinamica in Porto Vecchio, dove Clini e Tondo sono attesi per la Cattedra di San Giusto
L’occasione offerta è di quelle ghiotte. La tentazione di salire in “cattedra” irresistibile. Il terzo e ultimo incontro della Cattedra di San Giusto, in programma oggi alle 20.30 alla Centrale idrodinamica, in Porto Vecchio, si annuncia particolarmente affollato, dentro e fuori. Non tanto per il tema di questa edizione (“Dentro la crisi … oltre la crisi”) e neppure per quello della serata (“Sviluppo e ambiente: disinquinare Trieste”). L’attrazione fatale è rappresentata dai relatori presenti all’incontro di stasera promosso dalla Diocesi di Trieste: il ministro dell’ambiente Corrado Clini e il presidente della Regione Renzo Tondo ospiti del vescovo Giampaolo Crepaldi. Convitato di pietra: il rigassificatore che Gas Natural vuole realizzare nella baia di Zaule.
A ricordarlo al ministro e al governatore sarà un presidio davanti alla centrale idrodinamica che si annuncia particolarmente affollato. Il “Coordinamento cittadini e associazioni in rete”, che sta raccogliendo firme da tempo, ha organizzato un presidio per per dire «no al rigassificatore», un «progetto antieconomico, antiproduttivo e pericolosissimo per Trieste e per il suo mare». E dà appuntamento a tutti in piazza Unità alle 18, sotto l’albero di Natale. Da lì prenderà il via il corteo che alle 19 farà tappa in piazza della Libertà, davanti alla sala Tripcovich, e alle 20 raggiungerà il piazzale antistante la centrale idrodinamica, in Porto Vecchio, a fianco del Magazzino 26. Alla manifestazione ha aderito il neonato il Comitato “Trieste Gasata” che comprende Legambiente, Wwf, Comitato cittadini in rete, No smog associazione onlus. Il Comitato, che si oppone al rigassificatore, ha fissato il suo ritrovo alle 19 davanti alla sala Tripcovich. Le aspettattive sono enormi. I volantino che invita tutti alla mobilitazione questa sera parla di «una grande manifestazione contro il rigassificatore», «un’occasione da non perdere per Trieste e tutti i triestini». Il programma è semplice. «Mercoledì 28 novembre – scrivono i promotori – il governatore della Regione Tondo in visita a Trieste ha commentato dicendo che “i manifestanti in piazza Unità contro il rigassificatore sono 500 ma Trieste conta 200.000 abitanti, quelli che non ci sono evidentemente son d’accordo con la costruzione del rigassificatore di Zaule”. Dimostriamogli che non è così».
Stasera ci sarà anche il Comitato pace convivenza e solidarietà Danilo Dolci che ha scelto il presidio contro il rigassificatore per onorare anche la giornata mondiale dei Diritti umani.