Entries from Marzo 2017 ↓

OGM: «Ogm proibiti, a volte finiscono nel piatto»

Dal messaggero veneto del 17/04/11

«Ogm proibiti, a volte finiscono nel piatto»

 

PORDENONE Ogm sí o no? Al momento non è questa la domanda che dobbiamo porci, assodato che in Europa i prodotti transgenici non possono essere coltivati. A maggior ragione in Friuli Venezia Giulia, dove una legge del Consiglio regionale approvata il 30 marzo con voto trasversale stabilisce che non si potranno più seminare. Ma ci chiediamo, piuttosto, cosa mangiamo? Perché, se da un lato non si autorizza, dall’altro, ipocritamente, si permette il consumo e i miliardi di Ogm che girano per il mondo ce li ritroviamo nel piatto (per esempio nell`85 per cento dei mangimi che nutrono i grandi animali), anche in quei prodotti di cui l’Italia va fiera (siamo il primo Paese in Europa per i dop e gli igp) come il grana o il prosciutto di San Daniele. È l’inquietante realtà emersa dalla tavola rotonda organizzata ieri sera nella giornata in cui Le voci dell’inchiesta hanno riservato ampio spazio agli Ogm – un dibattito sempre pronto ad accendersi, memore delle feroci polemiche causate dalle semine di mais modificato in provincia di Pordenone, circa un anno fa – e alla riflessione su ciò che rappresentano: risorsa per il futuro o pericolo per la nostra salute? Condotto da Cristina Micheloni (dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica), l’incontro ha avuto quali prestigiosi protagonisti Michele Morgante, ordinario di genetica all’Università di Udine, e Simone Vieri, docente di economia e politica agraria alla Sapienza di Roma. E ha preso le mosse dalla coraggiosa, illuminante e premiatissima inchiesta Il mondo secondo Monsanto – documentario proiettato a Cinemazero prima della tavola rotonda – condotta dalla giornalista francese Marie-Monique Robin, che ha indagato in profondità sulle origini e la storia del colosso statunitense nel settore degli Ogm, una delle aziende piú controverse di tutta la storia industriale. Un impero che, grazie a una comunicazione fatta di menzogne e omissioni, a rapporti di collusione con l’amministrazione nordamericana, a pressioni e a tentativi di corruzione, è diventato primo al mondo nella produzione di semi (sue anche le piante di mais transgenico Mon810 che furono piantate a Fanna nell’aprile dello scorso anno), raggiungendo un’estensione planetaria delle colture Ogm senza che vi sia stato alcun controllo serio sui loro effetti collaterali sulla natura e sulla salute umana. «Considerando che dobbiamo aumentare la produttività perché le piante dovranno fornire anche energia oltre alimenti, la storia ci insegna che a dare i maggiori vantaggi fino a oggi è stata la genetica: il suo uso oculato e preciso è la chiave per lo sviluppo»: questa la tesi di Morgante, in un dibattito nato dalla riflessione su quale agricoltura vogliamo da qui a vent’anni. «Consapevoli del nostro modello di agricoltura – cosí Vieri -, non possiamo prescindere da uno sviluppo coerente con le nostre potenzialità e quindi dobbiamo guardare alle attività economiche che producono benessere nel nostro territorio. In prospettiva ci sarà un’agricoltura di dimensioni minori, ma, se non faremo cosí, rischia di non esserci per niente». Riprendendo poi uno dei temi presentati dal documentario e cioè la tesi secondo la quale gli Ogm possono dare risposte alla fame mondo, Vieri ha presentato numeri per smentirla: nel 1996, anno di introduzione dei semi transgenici, secondo gli obiettivi del millennio della Fao entro il 2015 il numero degli affamati nel mondo si sarebbe dovuto dimezzare. Ma dai 788 milioni di quell’anno siamo passati ai 925 milioni del 2010 e nel frattempo sono vertiginosamente aumentate le superfici Ogm. «Gli Ogm – dice Vieri – rappresentano la tappa finale di un modello di sviluppo in mano a soggetti privati ai quali è delegata la sovranità nelle scelte della politica di produzione agricola e controllo dell’alimentazione a livello mondiale. Il risultato è che tre o quattro grandi imprese (fra cui Monsanto) detengono le maggiori quote di mercato di ciò che mangiamo, vendendoci i prodotti alle loro condizioni». Rispetto – infine – alle opportunità che invece potrebbero derivare in futuro da un buon uso di Ogm, Morgante, portando l’esempio della vite e della lotta ai funghi con le armi della chimica (con il prezzo dei residui di funghicidi presenti nei vini), ha invitato a riflettere su come la tecnologia sarebbe in grado di offrire soluzioni genetiche tali da consentire di ottenere nuove varietà resistenti e dunque prodotti migliori. Oggi il festival apre una finestra sulle opere incompiute nell’Italia Paese di rovine con il film Unfinished Italy, in programma alle 15.30 in collaborazione con La città complessa, prosegue con il focus sull’immigrazione e con l’omaggio a Raitre (Report): se ne parla alle 18; poi la proiezione della videoinchiesta Il mare nero. Cristina Savi

STUDENTI Udine/ Quasi un centinaio alla manifestazione pomeridiana

Singolare manifestazione degli studenti ad Udine, neanche piccola, essendo pomeridiana e comunque ben riuscita, in particolare per i contenuti che costituiscono quindi una buona premessa per il futuro.

Oltre a quelli specifici della scuola, sono stati tanti i temi trattati nelle fermate del corteo e nel dibattito in Piazza Venerio: gli spazi sociali, la repressione, i CIE, l’immigrazione, Vik, la Palestina, il nucleare, le energie rinnovabili,  il diritto al futuro.

Limitativo e riduttivo invece, il resoconto della stampa.

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Report sullo sciopero del 15 aprile

Sbarco clandestini in costa friulana

ANSA

Salvati da Guardia costiera, in corso identificazione

(ANSA) – GRADO (GORIZIA), 21 APR – Trentacinque immigrati nordafricani, probabilmente egiziani, sono stati individuati in mare e tratti in salvo al largo di Grado (Gorizia). I clandestini, che secondo le prime ricostruzioni sarebbero stati rintracciati mentre tentavano di raggiungere a nuoto la costa, sono stati salvati dalle motovedette della Guardia costiera. I Carabinieri di Monfalcone (Gorizia) hanno iniziato le operazioni di identificazione degli immigrati e gli accertamenti delle modalita’ del loro arrivo.

TRIESTE: campagna elettorale agitata per la Lega…

Da il Piccolo del 22/04/11

San Giacomo, deputato della Lega aggredito durante comizio

Un esagitato ha sferrato due pugni a un militante padano e spinto l’aspirante sindaco Max Fedriga: fermato da un simpatizzante

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25 APRILE PORDENONE: CHI NON HA MEMORIA NON HA FUTURO

Leggi il comunicato di Iniziativa Libertaria
Leggi la Rassegna Stampa

Nel 2001 Azione Giovani e Alleanza Nazionale decidono di sfilare in corteo e depositare una corona “a tutti caduti” della “guerra civile” proprio il 25 aprile immediatamente dopo le celebrazioni ufficiali nel giorno della liberazione dal nazifascismo.
commemora25Allora gli anarchici furono l’unica realtà ad organizzare in velocità una risposta, tentando d’impedire lo scempio che altro non era se non il tentativo di equiparare i fascisti ai partigiani, i carnefici alle vittime, una dittatura ad una resistenza contro il regime liberticida di Mussolini. Era da poco tempo cominciata un’onda lunga di revisionismo e mistificazione a livello nazionale, contro la lotta partigiana e il tentativo di riscrivere la storia ad uso e consumo del rigurgito nazionalista e militarista che vedeva leghisti, post fascisti e centrodestra in prima linea con il beneplacido però di una sinistra istituzionale (ex PCI) che concedeva spazio alle rivendicazioni reazionarie per sbarazzarsi in fretta di quelli che riteneva scomodi scheletri nell’armadio dei giochi che furono subito dopo la capitolazione dell’Italia e la nascita della costituzione repubblicana. Nel giro di pochi anni però questa ondata reazionaria si è accreditata nelle piazze, nelle amministrazioni di vario grado e persino nelle scuole, a dimostrazione che le “istituzioni” altro non sono che un vestito duttile buono per tutto e il suo contrario.
Ci abbiamo messo 5 anni anni, aggregando con determinazione tutti i sinceri antifascisti della città e non solo, attuando momenti di resistenza passiva, avvinghiati a terra e vittime di una repressione poliziesca costante fatta anche di denunce e processi ma alla fine abbiamo di fatto cacciato i fascisti e il loro infame gesto dalla piazza. Continue reading →

DUMBLES/ 25 Aprile

“…e questo è il fiore della partigiana…”

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Anche così si potrebbe cantare “Bella ciao”, per ricordare tutte le donne della Resistenza; quelle ignorate dalla storiografia ufficiale, quelle considerate solo marginalmente, quelle “… morte per la libertà” appunto, e quelle che nella loro vita hanno continuato ad essere testimoni di una storia che il revisionismo vuole riscrivere, falsificare, dissipare … il neofascismo cancellare.
Esempio: accade sempre più spesso che indicare una persona come antifascista sia come identificarla con un’attributo negativo; lo fanno le forze dell’ordine, lo fanno i solleciti cittadini quando mafiosamente sibilano all’orecchio del tuo datore di lavoro: “ehi,…guarda che quella è antifascista…” ; come se fosse una minaccia di sovversione delle tanto decantate “istituzioni democratiche”… Scusate, ma non era l’inverso?
Che è successo? Chi ha rovesciato il tavolo?

 

La storia è lunga, sfaccettata… a proposito di facce, sfacettature e facette ecco l’ultima che arriva da una  scuola media del Veneto dove il professore di musica insegna sulle note di facetta nera.
Ed è solo l’ultima, appunto, di una lunga serie di ricomparse di gadget e simbologie, inni e suonerie del  regime, messe lì, sulle bancarelle, nelle edicole, nelle sagre e nelle scuole passando per la demenza del festival di Sanremo dove Morandi voleva riproporre Bella ciao insieme con Giovinezza.
Spicciole, diffuse, pesanti e pervasive operazioni di assuefazione per alimentare l’acqua dove il pesce nuota.
Dove un Alemanno coniugato in Rauti, può salire in Campidoglio col saluto romano e intanto piazzare i camerati nei posti appetibili, tanto per restare nella capitale senza allargarsi alla regione dove Polverini sbeffeggia i tunisini, perché occorre tenere caldo anche il must razzista.
Quello poi è il terreno privilegiato delle squadracce che periodicamente e capillarmente incuriano con parole e peggio, immigrati, omosessuali e soggetti non compatibili. 
Sicchè, quando l’apologia non la condanna più nessuno, si fa un test politico per vedere se i tempi sono maturi per l’abrogazione di quella norma costituzionale che proibiva la ricostituzione del partito fascista.

E’ stata un’uscita che ha il valore di uno sketch, perché si sa che la storia si ripete ma mai nella stessa forma e soprattutto perché il fascismo si è ricostituito da un pezzo nella sua forma di dittatura affaristico-consumista intorno a Berlusconi e nella sua forma intellettuale intorno ai mimetismi ideologici nei quali si fa accalappiare una sinistra ormai culturalmente miserabile.
Non è solo Pennacchi e il suo maccheronico fasciocomunismo, è peggio; è la corrosione sottile che si insinua come l’idea che possa esistere un confronto con quella destra variegata ma tutta irreversibilmente nera che molto furbescamente si mimetizza nei colori del populismo, copia stili al movimento antagonista; simula anticonformismo, nicchia, si ruffiana con i gruppi musicali, strizza l’occhio agli intellettuali e incassa così sdoganamenti e riconoscimenti proponendosi come interlocutrice per il superamento degli estremismi.
L’ultimo grido è la poetessa comunista che con il suo canto della ragazza fascista, dal palco di un centro sociale ci ricorda  che: “il sangue nelle vene è sempre quello…”. Brava!
E non si dimentichi che loro hanno la propensione a far  scorrere quello delle/degli altre/i.
Come dire che le partigiane, i partigiani,hanno combattuto e sono morti per nulla.
…Il fiore del partigiano, della partigiana, “morti per la libertà”.
No, non saremo noi a dissipare  la loro eredità.

Noi faremo Resistenza.
Restiamo antifasciste!

TAV: sul Carso la velocità cala a 60 orari

IL PICCOLO 26 aprile 2011 pag. 17 Regione

Tav, sul Carso la velocità cala a 60 orari

Si viaggerà sparati solo fino a Monfalcone, brusca frenata ad Aurisina e poi ritmi ridotti nonostante 21 km di gallerie

di Silvio Maranzana

TRIESTE Uno spaventoso inabissamento e una contemporanea drastica caduta della velocità. Il dossier completo del progetto della Tav Mestre-Trieste redatto da Italferr su incarico di Rfi e pubblicato sul sito della Regione Friuli Venezia Giulia e le controdeduzioni presentate dal Wwf aprono oggi, alla vigilia di nuovi confronti con la popolazione, soprattutto un inquietante interrogativo: ha senso sventrare longitudinalmente il territorio dell’intera provincia di Trieste con una spesa abnorme (7,5 miliardi il tratto intero) e tempi elefantiaci (si tratterebbe dell’ultimo lotto completato probabilmente appena nel 2050) per poi far viaggiare i treni su questo tratto a una velocità che più o meno tengono già oggi in superficie? Il grafico sull’andamento previsto della velocità che pubblichiamo è fortemente significativo. I convogli passeggeri, lanciati a 250 chilometri orari da una ventina di chilometri oltre Mestre e quasi fino a Ronchi, devono dare brusche frenate ad Aurisina per scendere fino a 60 chilometri orari in corrispondenza con una serie di interconnesioni che portano poi il tracciato a inserirsi nell’attuale cintura di circonvallazione ferroviaria da percorrere anch’essa a velocità fortemente ridotta dopo aver ripreso per alcuni chilometri, a 90 all’ora, ma non di più. Il progetto prevede infatti che i deviatoi di innesto dell’interconnessione vengano realizzati con una velocità di 60 km orari il che comporta un considerevole rallentamento puntuale dei treni passeggeri a lunga percorrenza provenienti da Venezia e diretti a Trieste. Eppure, dei 23 chilometri e 345 metri di tragitto previsti per il momento entro i confini provinciali, ben 21 chilometri e 669 metri si sviluppano in galleria. Dopo essere passato sotto Ceroglie, Malchina e Slivia, il tracciato riemerge allo snodo di Aurisina. Qui è previsto che la vecchia stazione venga sostituita da un moderno “posto di movimento”. Subito dopo i binari si inabissano dentro il ciglione costiero: altri 1.126 metri nel comune di Aurisina, 1.176 in quello di Sgonico e poi sotto la cresta carsica parallela al mare: da Prosecco fin dietro Barcola, Gretta e Roiano. Sotto il parco di Villa Giulia l’intersezione con la circonvallazione esistente che garantisce la prosecuzione fino a Campo Marzio. È il tracciato che gli stessi proponenti giudicano fortemente migliorativo rispetto alla prima ipotesi che lo faceva correre sotto la Valrosandra. Ma è possibile che vada incontro ad altre modifiche così come la tratta Mestre-Portogruaro per la quale c’è già stato un braccio di ferro tra tracciato parallelo alla A4 e percorso cosiddetto “balneare”, più vicino alla costa.

 

Ipotizzati nel 2025 ogni giorno 160 treni merci

TRIESTE

Ma di quanto dovrebbe crescere il traffico su questa direttrice con l’Alta velocità-Alta capacità? L’analisi trasportistica effettuata da Rfi-Italferr rileva come i tassi di crescita del flussi commeciali dell’ordine del 6% annuo contrastano con la progressiva riduzione della quota modale su ferro scesa dal 53% del 1984 al 39% del 1994 al 21% del 2006. Il traffico ai valichi alpini orientali nel 2005 era di 48 milioni di tonnellate/anno di cui 2/3 su Tarvisio e 1/3 sui transiti sloveni dell’area goriziana e triestina. I flussi sono alimentati dalla modalità autostradale per 40 milioni e da quella ferroviaria per 8 milioni (quota modale del 18%). Sulla A4 Venezia-Trieste viaggiano 11mila mezzi pesanti al giorno, 6mila sulla Udine-Tarvisio. I flussi su ferrovia sono modesti e corrispondono ai seguenti numeri giornalieri: i treni verso Tarvisio sono 40 sulla linea alta Treviso-Prodenone-Udine, 10 via Cervignano-Udine e 20 via Monfalcone-Gorizia-Udine. I treni sulla linea bassa costiera verso Opicina e Trieste sono 30 al giorno. Gli studi ipotizzano una crescita dei volumi merci a 77 milioni di tonnellate/anno con quota ferroviaria di 37 milioni di tonnellate. I treni merci sulla linea del Friuli Venezia Giulia, in base a una ipotesi media di crescita dei volumi, dovrebbe diventare da 104 nel 2010, 131 nel 2015, 144 nel 2020 e 160 nel 2025. Ma l’ipotesi esponenziale alta prevede addirittura 252 treni nel 2025. s.m.

PORDENONE: rassegna stampa prima e dopo il 25 aprile

Messaggero Veneto del 26/04/11

Giallo delle corone al 25 aprile

 

di Enri Lisetto A sorpresa il presidente della Provincia Alessandro Ciriani si è presentato alla cerimonia del 25 aprile al monumento ai Caduti di Pordenone: contestato da esponenti di Iniziativa libertaria, ha concluso il suo discorso ignorandoli; solidarietà dall’assessore regionale Elio De Anna, dal sindaco Sergio Bolzonello, presente con una decina di primi cittadini, dal sindacato Ugl. A zittire i manifestanti è stato il nipote della medaglia d’oro Terzo Drusin: «Avete cantato Bella ciao? Ora basta, accontentatevi e non disturbate». E tra i giovani è calato il silenzio. Giallo sulle corone deposte al mattino e rovesciate alla sera. Piazza Ellero transennata per impedire invasioni di campo durante la cerimonia, a margine un banchetto referendario per l’acqua pubblica, una cinquantina di manifestanti con lo striscione “Se loro globalizzano il dominio, noi globalizziamo la resistenza”, una trentina di bandiere di Cgil e Spi, una dell’Ue, e uno sparuto numero di pordenonesi. Inno nazionale, onori ai Caduti dal comandante della Brigata Ariete Salvatore Camporeale, dall’assessore regionale Elio De Anna, dal presidente della Provincia Alessandro Ciriani, dal sindaco del capoluogo Sergio Bolzonello e dal prefetto vicario Alessandra Vinciguerra. «Non sta nel ruolo di un amministratore – ha esordito Ciriani – parlare di storia, sfoggiare una competenza che non ha». Silenzio. «A noi spetta il compito di onorare una data comunque cruciale per la storia della nostra nazione, una data tra tante storie con le loro contraddizioni, con dolori e gioie». Silenzio. «Sarebbe un errore portare nell’agone politico il dibattito storico: la storia va lasciata agli storici». Ancora silenzio. «Non esiste più il pericolo dittatoriale: libertà, democrazia e pluralismo sono valori solidi e stabili nel nostro Paese. Fascismo, nazismo e comunismo sono nella soffitta della storia, con i loro pesantissimi fardelli di responsabilità». Apriti cielo. «Nessuna pacificazione con i fascisti: a Piazzale Loreto c’è ancora molto posto», sono stati alcuni degli slogan intonati dagli esponenti di Iniziativa libertaria. Ciriani non ha fatto una piega, concludendo il suo discorso: «E’ una data che non deve né può essere coperta da una sorta di diritto d’autore». I manifestanti intonano “Bella ciao”, Elio De Anna si stacca dalle autorità e s’affianca a Ciriani, in segno di solidarietà. I disturbatori proseguono, a loro si avvicina Silvano Drusin, nipote di Terzo, dell’Anpi di Manzano: «Basta disturbare, avete cantato Bella ciao, accontentatevi: non rovinate la festa». Silenzio imbarazzato. Segue una pioggia di applausi per Cristina Pellicanò, consigliere regionale dell’Anpi, 37 anni, delle Rsu Fiom di Porcia: «La democrazia è garantita dalla costituzione nata dalla lotta di liberazione»; auspica «equilibrio tra i poteri dello Stato», sottolinea «l’importanza della magistratura autonoma e indipendente», ricorda i giudici uccisi Amato, Coco, Falcone e Borsellino, la scuola «pubblica e libera». Chiude lo storico Fulvio Salimbeni. Doveva andare a Maniago, Ciriani, ma «molte sollecitazioni» l’hanno dirottato a Pordenone con la giunta provinciale al completo. Eligio Grizzo, che aveva in tasca due discorsi, uno in presenza e uno in assenza di contestazioni, non ha parlato. «Depurato della presenza di un gruppetto isolato di giovani – tira le somme Ciriani – è andata bene. I disturbatori sono stati redarguiti dalla stessa Anpi». Gli insulti? «Non replico neppure. Mi auguro che l’Anpi finalmente prenda posizione: a difesa delle istituzioni, non di me». Il corteo si avvia al cippo di Franco Martelli e Terzo Drusin, gli striscioni tornano nei portabagagli delle auto. Chiosa un cittadino: «Il cippo di Martelli aveva una deiezione di colombo sul capo: non potevano pulirlo almeno per oggi?». Giallo sulle corone deposte e, nel pomeriggio trovate a terra. Sul posto volanti e scientifica: sono state acquisite le immagini della videosorveglianza, ma molto probabilmente si è trattato di un colpo di vento.

 

24/03/11

Liberazione ad alta tensione Ciriani: «Proteste ridicole»

 

Sarà una presenza “eventuale” e a sorpresa, dove e quando non è noto, quella del presidente della Provincia, Alessandro Ciriani, alle celebrazioni del 25 aprile. «Le contestazioni – spiega – paradossalmente vengono messe in atto da gente che non c’entra nulla con la Liberazione. E’ ridicolo e io non intendo farmi ridicolizzare». Non è detto che Ciriani partecipi a una cerimonia domani, dal momento che in alcuni paesi la manifestazione viene posticipata a sabato e domenica prossimi, ma il luogo sarà top secret fino all’ultimo momento. Ciriani non esclude, in caso di problemi, di trasferire la celebrazione, in futuro, all’interno del palazzo della Provincia. Quanto alla cerimonia in piazza Ellero dei Mille, domani comincertà alle 9.45 con la deposizione di una corona al monumento ai Caduti, quindi i saluti delle autorità, l’intervento dello storico Fulvio Salimbeni e, alle 10, la deposizione di corone ai cippi al Centro studi. Contestualmente, nella stessa piazza, è annunciata la manifestazione di Iniziativa libertaria con «allerta antifa» dalle 9, la «resistenza partigiana contro tutti i revisionismi e il razzismo dilagante» alle 10.40 e la deposizione di una corona alla memoria dei dieci partigiani fucilati all’ex caserma Martelli in via Montereale subito dopo

 

23/04/11

Liberazione, sostituito il relatore dell’Anpi

 

di Stefano Polzot Le celebrazioni del 25 aprile, che rischiano di farsi incandescenti con l’annunciata protesta da parte dei gruppi di Iniziativa libertaria alla manifestazione in piazza Ellero dei Mille, in programma dalle 9.30, si arrichisce di una nuova polemica. A lanciarla il segretario provinciale di Rifondazione comunista, Michele Negro, il quale annuncia che sarà presente anche lui lunedì mattina «a cantare Bella ciao contro il fascio-leghismo della giunta provinciale». Contestato in particolare il presidente, Alessandro Ciriani, che «ha tolto l’oratore ufficiale, Giuseppe Mariuz, scelto unitariamente da tutti, ma che evidentemente gli fa paura». A confermare che in piazza Ellero dei Mille doveva essere lui a tenere l’orazione ufficiale, lo stesso Mariuz, storico e poeta. «A quanto mi risulta – afferma – c’era stata una riunione alla presenza di Comune, Provincia, Anpi e forze armate per concordare le celebrazioni. L’associazione partigiani ha proposto il mio nome per l’intervento ufficiale, una scelta condivisa dai presenti. Dopo ho saputo che Ciriani ha cambiato il nominativo del relatore, una scelta che è stata contestata dall’Anpi». Una decisione che Mariuz ritiene incomprensibile: «L’unica polemica che ho avuto con Ciriani è sulla gestione del Centro studi Pasolini di Casarsa, null’altro. Non capisco, pertanto, tale ostalità visto che da anni tengo relazioni sulla Liberazione. In ogni caso l’Anpi mi ha invito a parlare il 5 giugno alla manifestazione in Piancavallo». Esclude una questione personale il presidente dell’ente intermedio. «Nessun veto – replica Ciriani – semplicemente ritengo che vada introdotto un meccanismo di rotazione, tra gli organizzatori delle celebrazioni, sulla scelta del relatore. L’anno scorso è toccato all’Anpi, quest’anno alla Provincia. Non ci vedo nulla di strano. Su segnalazione di Pietro Angelillo, ho indicato il nome del professor Fulvio Salimbeni, storico equilibrato e affermato». L’orazione di Salimbeni non sarà ascoltata da Ciriani che ha preferito, per l’ennesima volta, non partecipare alla manifestazione in piazza Ellero, delegando il vice presidente, Eligio Grizzo, per evitare scontri o polemiche che ritiene inutili. Si è riservato, però, una mossa a sorpresa: «Non escludo – anticipa – di essere presente a qualche analoga cerimonia in provincia lunedì. Avevo chiesto la disponibilità di Roveredo in Piano, ma in realtà loro organizzano delle iniziative il 1° maggio. Vedremo, mi sto informando e da qualche parte è probabile che vada». Iniziativa libertaria attiverà il presidio in città dalle 9, con microfoni aperti, interventi liberi e sound system, e quindi, alle 10.40, si sposterà nell’ex caserma Martelli di via Montereale dove deporrà una corona alla memoria dei dieci partigiani fucilati in quel luogo, tra i quali lo stesso Franco Martelli.

 

22/04/11

Ancora un 25 aprile di fischi e proteste

 

Il copione si ripeterà anche quest’anno. Da una parte la cerimonia organizzata dalla Provincia in piazzale Ellero per ricordare il 25 aprile, dall’altra la contromanifestazione degli anarchici di Iniziativa libertaria che si richiamano alla «resistenza partigiana – si legge nel volantino – contro tutti i revisionismi e il razzismo dilagante». Da una parte i discorsi ufficiali, dall’altra i fischi. A “prendesreli” quest’anno sarà, per decisione della giunta provinciale, il vicepresidente della Provincia Eligio Grizzo, per altro già avvezzo al ruolo visto che due anni fa si trovò nella medesima situazione. «Non ci sarò per ridurre i toni della provocazione – conferma il presidente Alessandro Ciriani -. Visto che non trova consenso la mia proposta di organizzare una manifestazione a porte chiuse, per poter davvero dibattere del valore di questa festa, temo che anche quest’anno sarà maggiore lo spazio mediatico riservato ai fischi e alle proteste. Per questa ragione non solo non mi presenterò ma faccio anche un appello alla controparte: stiano a casa anche loro e diano la possibilità, a chi vuole partecipare alla cerimonia, di farlo davvero». Ma l’appello è destinato a cadere nel vuoto. «Ci abbiamo messo cinque anni – scrive Iniziativa libertaria che da piazzale Ellero poi si sposterà all’ex caserma Martelli -, ma alla fine abbiamo di fatto cacciato i fascisti e il loro infame gesto dalla piazza. Così ogni anno vigiliamo che non si ripresentino, consci che “non un passo indietro” è possibile in questa lotta simbolica ma importante di memoria e resistenza»

PORDENONE: comunicato di Iniziativa Libertaria di risposta al Messaggero

Il giorno in cui Ciriani ha letto il “discorso” sulla “pacificazione nazionale” di cui rivendichiamo e senza alcun imbarazzo la contestazione, il governo amico formato dal suo stesso partito politico, ha deciso di bombardare direttamente la Libia. Questo fatto mette di per se in ridicolo il tentativo di sostenere “superati” i pericoli autoritari di una repubblica democratica sulla carta ma nei fatti in oltre 60 anni di storia continuamente smentita da stragi di stato, leggi razziste e discriminanti e partecipazioni a teatri di guerra in cui sono morti oramai centinaia di migliaia di civili in paesi poveri ma ricchi di petrolio o strategici dal punto di vista geopolitico. E non a caso guerre sostenute, come la scelta guerrafondaia di questo 25 aprile, da ex PCI come Napolitano o Veltroni e D’Alema stranamente, ma non per noi, concordi con gli ex fascisti.

 

L’articolo del Messaggero Veneto a firma di Enri Lisetto, noto giornalista di destra e amico di Ciriani, è stato ricamato a misura per sostenere la legittimità della presenza di un revisionista e delegittimare invece chi non si fa né intimidire né gabbare da discorsi artificiosi come quello pronunciato per l’occasione. D’altronde siamo abituati alle bugie di questo giornalista che ebbe a scrivere in passato che ci furono “lanci di pietre” (sigh!) in piazzale Ellero quando tutti, persino i bambini,  possono constatare che la piazza è ricoperta da ghiaino sottile.

 

Ed ecco quindi che il rendiconto del nipote del partigiano che sarebbe venuto a zittirci è nuovamente una invenzione comoda per l’occasione. Infatti la richiesta di non continuare non ha trovato nessun imbarazzo o battibecco in quanto la contestazione era già terminata perché riferita esclusivamente al presidente della Provincia (né prima né dopo c’è mai stata contestazione in questi anni) e semmai c’è stata una presa d’atto da parte di Drusin che si è poi congedato complimentandosi con noi per “Bella Ciao” convenendo per altro sull’opportunità di cantarla, immaginiamo anche per il fatto che per l’occasione la Banda non la suona neppure mentre esegue l’improbabile “canzone del Piave” di cui una persona con una minima cultura elementare fatica a capire cosa possa azzeccarci. Noi invece lo capiamo bene vista la volontà di riscrivere la storia ad uso e costume del revisionismo per cui si può dire tutto e il suo contrario come fanno Ciriani, Lisetto e compagnia basta che non si dica che “non c’è pace senza giustizia” e la giustizia, all’oggi, è ben distante dall’esserci. Al prossimo 25 aprile, anche senza amicizie di politicanti, giornalisti e associazioni d’armi manterremo il diritto di contestare chi non ci piace, come avviene normalmente in democrazia, democrazia che a certi signori tanto piace sulla “carta” ma che poi, nella pratica, preferiscono destinare a ben altre e poco edificanti funzioni.

Iniziativa Libertaria