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Marzo 17th, 2017 — General, Ultime
Dal Piccolo del 15/12/11
Crollo, una prima lista sotto la lente del pm In attesa delle relazioni tecniche, la Procura sta esaminando la posizione di una decina di persone che si sono occupate dell’allestimento del palco Il primo scoglio è la perizia, da condurre in un luogo pericolante Affidato l’incarico dell’autopsia al medico legale Costantinides
di Corrado Barbacini
Presto una decina di persone potrebbero essere ritenute responsabili a vario titolo nel crollo al PalaTrieste che è costato la vita a Francesco Pinna. Aveva 20 anni e lavorava come precario per la cooperativa incaricata di facchinaggio nel trasporto delle attrezzature per il concerto di Jovanotti. Al momento non è stato inviato dalla cancelleria del pm Matteo Tripani, il magistrato titolare delle indagini, alcun avviso di garanzia e nessun nome è stato iscritto nel registro degli indagati. Tant’è che ufficialmente in procura si parla prudenzialmente di “responsabilità astratta”. Ma nessuno nasconde che in queste ore la lente dei poliziotti della Squadra mobile e degli ispettori del servizio di prevenzione è puntata direttamente su chi aveva un ruolo nell’organizzazione del concerto di Jovanotti, ma soprattutto nella progettazione, nella costruzione e nel montaggio del mostro di alluminio che l’altro giorno è crollato come fosse un castello di carte. Ieri mattina è stata trasmessa la relazione completa relativa agli accertamenti eseguiti dai poliziotti della quinta sezione della Squadra mobile. Da questa relazione emergono i nomi delle società e dei legali rappresentanti che al momento non sono accusati di nulla. Si parte da Giorgio Joan, titolare della Lemon & Pepper Srl azienda che aveva l’incarico occuparsi dell’intera logistica del tour del cantante. Poi a scendere c’è la Trident Management di Maurizio Salvadori che si è occupata della produzione dell’evento. E scendendo si arriva al progettista della struttura che è l’ingegner Franco Faggiotto. Poi vengono indicati anche i riferimenti di chi ha progettato e realizzato il cosiddetto “ground support” e cioè la maxi struttura sospesa che era stata montata per sostenere fari e luci. E dalla quale – secondo la prima ricostruzuione – è iniziato il crollo. Si fa il nome dell’ingegnere Angelo Guglielmi di Como ma anche della società Stage Sistem proprietaria delle strutture stesse. E qui emerge anche il ruolo di Oratio Margenau, cittadino rumeno, titolare di una ditta artigiana con sede a Seregno che si è occupata del montaggio della struttura metallica. In coda alla lista c’è Ermenegildo Corazza, coordinatore della sicurezza. Ma il suo ruolo, secondo la polizia, era riferito all’applicazione degli standard di prevenzione ordinari dei lavoratori come, per esempio, il caschetto o le scarpe di sicurezza. Ma manca, nella lista, il vero responsabile del cantiere. Il motivo è semplice: non esiste. «Dobbiamo concludere presto e bene», così il procuratore Dalla Costa. Non ha nascosto il primo grosso scoglio in un’indagine tutta in salita: la perizia, che sarà determinante. Ma il collegio di esperti, ancora non individuato, dovrà operare cercando elementi di prova in una struttura pericolante. «Non possiamo rischiare il crollo nel crollo», dicono in procura. Il rebus è quello di contemperare la messa in sicurezza con la possibilità di esaminare ogni dettaglio del groviglio metallico. «È come se si volesse intervenire sui bastoncini di uno Shanghai», spiega Dalla Costa, facendo capire quanto sia tecnicamente complesso l’accertamento. Ieri intanto si è consumato un altro atto di questa vicenda. Il pm Tripani ha conferito l’incarico al medico legale Fulvio Costantinides di effettuare l’autopsia sul corpo di Pinna. Il quesito è relativo alle cause di morte ma indirettamente, per quanto possibile, vengono richiesti elementi utili alla ricostruzione della tragedia. Alla breve udienza erano presenti, sgomenti, i genitori e la sorella della vittima, un fatto inusuale. Per più di 20 minuti sono rimasti in corridoio al secondo piano del palazzo di giustizia. Fissavano il vuoto e i loro occhi non avevano più lacrime. Poi, dopo le 11, sono entrati nell’ufficio di Tripani per essere testimoni di un atto formalmente necessario ma terribile. L’autopsia al figlio.
LA TESTIMONIANZA
«Pochi ragazzi portavano l’elmetto sotto il palco»
TRIESTE «In pochi portavano l’elmetto di protezione, nessuno si è preoccupato di farcelo mettere». Le testimonianze di chi lunedì scorso ha lavorato a fianco di Francesco Pinna all’interno del PalaTrieste non sono delle più confortanti. «Io avevo le scarpe antinfortunistiche ma non l’elmetto, lo ammetto – sostiene Massimiliano che accanto a Francesco scaricava cavi, casse acustiche e aiutava a montare il palco – e nessuno ha avuto da ridire. Come me non avevano la protezione alla testa molti altri ragazzi. Gli unici – sostiene – a indossare l’elmetto erano tutti gli operai che lavoravano sulla parte sospesa della struttura». Il giorno dell’ingaggio – stando ai racconti dei giovani operai – ai ragazzi è stato comunicato il compenso, l’orario di inizio del lavoro e l’obbligatorietà di indossare scarpe antinfortunistiche. Secondo le testimonianze, nei minuti successivi alla tragedia i capi-squadra delle varie ditte impegnate nell’allestimento del palco per Jovanotti si sono preoccupati di verificare che tutti i ragazzi indossassero le calzature previste dalla legge 626 per la sicurezza sul lavoro. Precauzioni che probabilmente non avrebbero evitato la morte del giovanissimo Francesco ma che sono obbligatorie per legge e in altre circostanze possono salvare la vita. «Quello che ha infastidito molti dei ragazzi presenti al momento della disgrazia – confessa Massimiliano – è il fatto che ieri, il giorno dopo il crollo, malgrado molti di noi si siano feriti, abbiano preso dei colpi o comunque abbiano subito uno choc, nessuno della OnStage ci ha chiamato per informarsi delle nostre condizioni di salute, per sapere se avevamo avuto problemi. Anzi, al telefono del loro ufficio non rispondeva nessuno». Alcuni ragazzi hanno subìto degli strappi muscolari e si sono procurati delle contusioni aiutando i colleghi a uscire da sotto il groviglio di tubi crollati in quei drammatici momenti. (l.t.)
«Niente sicurezza, niente più eventi»
Cosolini ha proposto un protocollo per le iniziative su aree pubbliche, da applicare pena la non concessione degli spazi
di Corrado Barbacini TRIESTE Il ragazzo morto al PalaTrieste e altri quattro infortuni in poche settimane in città sono un prezzo troppo alto. Ora basta. La stretta arriva dalle parole del prefetto Alessandro Giacchetti. «Questi episodi – ha detto davanti al sindaco Roberto Cosolini, all’assessore regionale Angela Brandi, ai sindacalisti e ai responsabili delle Aziende sanitarie – non possono passare inosservati». Ha parlato riferendosi anche alle parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che aveva detto: «Gli infortuni sono una disuguaglianza da combattere». Così, dalla rabbia delle vite spezzate sono saltate fuori le proposte. Cosolini ha annunciato: «Farò un protocollo sulla sicurezza che riguarderà tutti gli appalti del Comune e anche le esternalizzazioni. Dovremo pensare anche agli eventi, grandi e piccoli. L’unico modo – ancora parole di Cosolini – è quello di subordinare la concessione degli spazi pubblici al rispetto del protocollo. Chiederemo sempre la nomina di un direttore dei lavori che certifichi la sicurezza e il processo lavorativo». Il sindaco ha poi parlato indirettamente di quanto accaduto al PalaTrieste. «L’allestimento di un evento è un vero e proprio cantiere, per questo ci vuole un responsabile. Il lavoro non può prescindere dalla sicurezza di chi è lì». Poi la proposta: il Comune diventerà garante indiretto di chi lavora anche in occasione di eventi e manifestazioni pubbliche. Concederà spazi, firmerà convenzioni, solo dopo i controlli documentali da parte dei tecnici delegati i quali – per conto dello stesso Comune – accerteranno l’applicazione delle misure di sicurezza. Insomma più controlli, sia a monte che a valle. L’assessore Angela Brandi nel suo intervento ha sottolineato la necessità di riportare il tema della sicurezza fra le priorità di azione delle istituzioni, delle forze sociali e delle stesse imprese, dopo che in questi anni il problema è passato in secondo piano a seguito delle emergenze dovute alla crisi occupazionale e alle strade per fronteggiarla. «Gli effetti della contrazione economica – ha sottolineato Brandi – si sono rivelati un fattore importante di riduzione del fenomeno infortunistico nel triennio 2008/2010, a causa del calo della produttività e dei ritmi di lavoro. La crisi però se da un lato ha migliorato il tema della sicurezza tra i settori tradizionali del manifatturiero e dei servizi, dall’altro sembra avere spostato il rischio sui segmenti di produzione e servizi meno tradizionali come gli appalti, specie in presenza di tempi ristretti di realizzazione, la portualità ed i trasporti, i contratti flessibili e di breve durata, dove inoltre il continuo cambiamento di mansioni impedisce una adeguata e reale formazione alla sicurezza». Ma i sindacati non hanno nascosto le loro perplessità. Enzo Timeo della Uil parlando a nome delle tre sigle confederali è stato esplicito: «I controlli spesso non sono sufficienti. Chi è delegato, come l’Azienda sanitaria, non ha personale. La coperta è troppo corta». Se ne parlerà in Prefettura a gennaio ma anche nel tavolo regionale di concertazione, allo scopo di fare il punto sull’Accordo in tema di sicurezza sottoscritto a suo tempo con le parti sociali.
Rassegna Stampa Dal Piccolo del 14/12/11
PalaTrieste, la tragedia di Francesco Pinna
Jovanotti: “E’ morto costruendo una festa”
Francesco Pinna, vent’anni, studente-operaio, addetto al montaggio del palco per il concerto di Jovanotti, è morto all’interno del PalaTrieste, investito dal crollo dell’impalcatura. Otto i feriti. Il presidente della Cooperativa sociale OnStage: “Lavorava per 6,50 euro all’ora, in regola sia dal punto di vista della sicurezza che da quello del contratto di lavoro”. Jovanotti: “E’ morto costruendo una festa”
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Marzo 17th, 2017 — General, Val Susa

VENERDI’ 16 DICEMBRE ORE 20.30 GIAGLIONE CAMPO SPORTIVO FIACCOLATA NO TAV
15 dicembre
il muro rappresenta la loro sconfitta
14 dicembre 2011
Le reti non bastano più, inizia l’operazione “muro”

Giunge ora la notizia, da chi è presente in baita, che stanno cominciando a costruire il famoso muro di cui si parlava al posto delle recinzioni.
Stanno piantando nel terreno delle grosse putrelle ad H in cui infilano pannelli di cemento prefabbricati.
Hanno cominciato proprio nella zona dove si sono concentrati i maggiori “tagli” l’8 e il 10 ovvero di fronte al nostro terreno dove è posizionata la baracca di lamiera.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il Piccolo del 15/12/11
Stampa al Cie sì del Viminale ma il prefetto esclude Gradisca
GORIZIA I Cie e Cara vengono riaperti alla stampa, ma quello di Gradisca d’Isonzo rimane off-limits. Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha firmato martedì pomeriggio una direttiva sulla sospensione dello stop alle visite dei giornalisti ai Cie e ai Cara imposto lo scorso primo aprile dal suo predecessore, l’allora ministro Roberto Maroni. Il provvedimento era stato giustificato «in considerazione del massiccio afflusso di immigrati provenienti dal Nord Africa e al fine di non intralciare le attività loro rivolte». La decisione aveva sollevato diverse proteste e gli appelli, affinché venisse concesso ai media l’accesso all’interno delle strutture per immigrati, si erano ripetuti. Nei giorni scorsi la Federazione nazionale della stampa e l’Ordine dei giornalisti avevano inviato al neo-ministro una lettera per chiedere la revoca del provvedimento e martedì un’analoga richiesta è stata avanzata con un’interrogazione parlamentare da Livia Turco, responsabile Immigrazione del Pd, e da Gianclaudio Bressa, capogruppo Pd nella commissione Affari costituzionali. Il ministro Cancellieri ha quindi accolto le richieste e inviato la direttiva di sospensione ai prefetti. L’iniziativa, salutata con favore dal presidente Fnsi, Roberto Natale, non è stata però allargata a tutti i Cie e Cara. I cancelli dei centri di Gradisca d’Isonzo rimangono infatti chiusi. Fonti della prefettura di Gorizia hanno spiegato che il protrarsi degli interventi di ripristino delle condizioni di sicurezza dopo i danneggiamenti inflitti dagli ospiti alla struttura non consentono visite. Dal Viminale hanno confermato che la direttiva è a carattere generale, ma spetta ai prefetti valutare le singole situazioni. (s.b.)
Marzo 17th, 2017 — General, Ultime
Comunicato stampa sulla morte di Francesco Pinna.
Si continua a morire sui luoghi di lavoro, a Trieste come ovunque. La tragica morte di Francesco Pinna si va ad aggiungere al lungo elenco dei morti e dei feriti di questo ultimo mese (neanche un mese fa era morto schiacciato da un masso un operaio nella cava di Duino Aurisina mentre nello stesso giorno giorno della morte di Francesco tre operai sono rimasti gravemente feriti nel cantiere in Stazione Marittima).
I morti sul lavoro fanno poca notizia, tranne che in casi eclatanti come questo dove la vittima era giovane e lavorava al palco per il concerto di Jovanotti.
Ora inizierà il solito ipocrita coro di cordoglio da parte delle istituzioni, degli imprenditori e dei sindacati di Stato, ossia i maggiori responsabili di questa situazione intollerabile.
Quello su cui vogliamo far riflettere è che questa morte, come tutte le morti sul lavoro, non è dovuta alla negligenza criminale della singola ditta o cooperativa di turno (vi sono spessissimo anche queste ovviamente), ma all’intero sistema di lavoro e produzione. Si lavora sempre più veloci, sempre più malpagati, sempre più precari, sempre più vessati dal capetto di turno. E questo perché nella nostra società il profitto a qualsiasi costo è l’unico vero motore dell’economia. Chiedere “più sicurezza” e “nuove leggi” non serve a nulla quando i ritmi di lavoro continuano ad aumentare, quando si chiede di fare sempre di più in sempre meno tempo. La sicurezza è prevista solo quando è compatibile con i bilanci: se il costo è inferiore a quello che le aziende dovrebbero sostenere per danni in caso di incidenti, se i morti costano meno degli investimenti sulla sicurezza allora meglio i morti.
Sono anni che ci dicono che le “morti bianche” e i feriti sono in diminuzione ma sappiamo che è una menzogna. Gli ambiti sempre più ampi di lavoro precario, in nero, sottopagato, nonché quelli in cui è praticato un vero e proprio sfruttamento schiavistico, in particolar modo nei confronti degli immigrati, fanno sì che tantissimi morti e feriti non rientrino in nessuna casistica ufficiale.
Questa morte ci ha colpito particolarmente perché sotto quel groviglio di tubi poteva esserci anche qualcuno di noi o nostri amici e compagni che in quel settore hanno lavorato, come centinaia di ragazzi in città.
Siamo vicini e solidali con tutti coloro che hanno amato e apprezzato Francesco Pinna, ai familiari, agli amici e colleghi, così come con quelli di tutti i morti sul lavoro perché, anche se non li conosciamo personalmente, le loro morti non possono che toccare i cuori di tutte e tutti coloro che lottano contro questa società assassina basata sullo sfruttamento e sul disprezzo per la vita umana.
Le donne e gli uomini che muoiono e soffrono di lavoro, non li dimentichiamo mai!
Gruppo Anarchico Germinal
germinalts.noblogs.org
gruppoanarchicogerminal@hotmail.com
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni Regionali
Dal Piccolo del 16/12/11
Blitz della Digos nella sede di Era
Il blitz è scattato alle 6. E ieri non si è trattato di un falso allarme come l’altra mattina. Venti tra poliziotti e carabinieri hanno effettuato lo sgombero dell’ex Meccanografico delle ferrovie dove da una settimana si erano sistemati gli aderenti di “Occuppytrieste”. A entrare nell’area dopo aver rotto i lucchetti con le cesoie sono stati gli agenti della Digos. «Ragazzi, dovete uscire». Sono state queste le parole pronunciate dal funzionario che ha coordinato l’operazione. I sedici presenti sono stati subito identificati dai poliziotti. Nei giorni scorsi erano giunte in Questura alcune segnalazioni e denunce. Pare che una di queste sia stata da parte di Globo l’associazione di divulgazione scientifica che fa riferimento a Fulvio Belsasso, capofila del progetto incompiuto di Era, il polo della scienza che si sarebbe dovuto realizzare proprio all’ex Centro meccanografico attualmente in attesa di conoscere il proprio destino penale in quanto sotto inchiesta per truffa e malversazione. L’altra segnalazione sarebbe giunta dalla ditta che ha in corso i lavori edili. Gli occupanti hanno vivacemente protestato. Ma poi hanno dovuto lasciare lo stabile. Nel pomeriggio hanno inviato una nota. Ecco cosa si legge: «Evidentemente, invece che luoghi vivi e autorecuperati pare meglio lasciare per anni disseminati nella città gusci vuoti e tristi, buchi neri di risorse e spazio comune il cui costo economico e sociale è immane. Un bel regalo coordinato e continuativo al partito trasversale della speculazione e del cemento. La scusa ufficiale, questa volta, è che non era un luogo sicuro. A noi pareva di sì. Ci sentivamo sicuri di condividere la costruzione di qualcosa di migliore rispetto a quello che c’è fuori». Poi continua la nota: «Almeno lì di sicuro il problema non era l’albero di Natale in piazza Unità, ma i beni comuni e il fatto che migliaia di persone in questa città sono senza casa, gas, luce e acqua. O che per occupare i binari dopo tre mesi senza stipendio dalle ferrovie si rischiano anni di galera. O che le scuole crollano a pezzi ma tre milioni di euro per uno scheletro di cemento invece saltano magicamente fuori dalle pieghe dei bilanci». Occupy aggiunge: «Almeno lì dentro avrebbero potuto trovare rifugio fratelli e sorelle con la pelle di ogni colore prima che qualche agente volesse portarli in uno di quei lager chiamati Cie. Dicono che qualcuno avrebbe potuto farsi male, ma sarebbe stato bello che il sindaco avesse accettato il nostro invito di venire a visitarlo e vedere tutti i lavori che stavamo facendo, prima di esserne tanto certo». Infine hanno annunciato: «Insieme a tanti in questa città, stavamo invece organizzando un evento per sabato sera che fosse una risposta di vita alle tragedie di questa settimana. E manterremo questo impegno». (c.b.)
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
No Razzismo,
No Fascismo, No Casapound
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali

Circa un centinaio di persone hanno partecipato alla fiaccolata antirazzista di ieri promossa dal Comitato Danilo Dolci e dall’Associazione Penombre per ricordare gli ambulanti senegalesi uccisi a Firenze e per ribadire la ferma condanna contro ogni forma di razzismo. La fiaccolata è partita da Piazza Ponterosso fino a Piazza Unità dove c’è stata una sosta davanti alla Prefettura con interventi. Una seconda sosta è stata fatta davanti al municipio. E’ stata espressa da parte dei partecipanti la preoccupazione della cittadinanza di fronte ad atti di stampo razzista come quelli avvenuti a Firenze e a Torino dove è stato incendiato un campo rom. Alla manifestazione hanno aderito numerose realtà democratiche ed antirazziste oltre alla comunità senegalese di Trieste. La manifestazione si è svolta in concomitanza con altre manifestazioni in diverse città italiane, prima fra tutte Firenze.
Da Il Piccolo:
Fiaccolata per dire «no al razzismo»
Una fiaccolata antirazzista da piazza Unità a piazza Ponterosso. Centinaia di persone in corteo a Trieste, come in molte altri città italiane, per ricordare e denunciare «quanto è accaduto a Firenze». La fiaccolata, promossa dal Comitato pace “Danilo Dolci” e dall’Associazione interculturale Penombre, si è svolta in modo pacifico. «Pensiamo che né Firenze, né altre parti d’Italia, possano ritenersi immuni dai rischi del razzismo. È necessario creare le condizioni affinché gli istinti razzisti siano sconfitti» spiegano i promotori. «Esprimiamo la solidarietà ai cittadini senegalesi di Firenze e all’intera comunità senegalese in Italia, ai familiari e parenti delle vittime di questi brutali assassinii». Per questo chiedono «al Consiglio comunale di esprimere una ferma condanna sul fatti accaduti a Firenze e Torino e alla Prefettura di trasmettere al governo la preoccupazione di molti cittadini della Trieste antirazzista».
Marzo 17th, 2017 — General, Noi

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Conferenza di Ferdinando Imposimato ed interventi dal pubblico compreso il Sindaco di Bagnaria Arsa
Imposimato nella sua relazione è stato lapidario: la TAV è un sistema di corruzione, poi nel dibattito ha ripreso l’intervento di Paolo De Toni (che ha puntato il dito sulla inutilità dell’opera e sulle reponsabilità e la codardia dei Sindaci) e ha confermato che l’opera è inutile e che questa verità è centrale e va fatta emergere. Ma il Sindaco di Bagnaria, di stretta osservanza “Serracchiani”, ha ignorato completamente tutti questi fondamentali e chiarissimi rilievi e si è soffermato solo sugli aspetti progettuali indesiderati dell’opera. Problemi da tentare di risolvere attraverso una consulenza tecnica pagata con 50 mila euro dalla Regione su proposta di Riccardi. Il Sindaco di Bagnaria ha dimostrato quindi, di fronte ad un’autorevole personalità, di mantenersi, in via definitiva, schierato a favore della TAV nonostante tutte le verità emerse, pertanto non si capisce come sia possibile collaborare con questo Sindaco che peraltro è capofila dei Comuni interessati al tracciato.
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali
SOFFIA, SOFFIA … IL FUOCO AVVAMPA E I
POMPIERI SBAGLIANO ESTINTORE
Questa volta non è una metafora, perché il fuoco è stato realmente appiccato, il 10 dicembre in un campo ROM di Torino; come alcuni giorni dopo, a Firenze, si è fatto fuoco su delle persone vere, anche se per molti erano solo dei pezzi di carne sgradevoli alla vista, avevano un nome Samb Modou e Diop Mor e una vita. Il circo mediatico ha subito emesso la sua sentenza, relegando il tutto a concetti astratti come “insana rabbia” e “follia”. Un analisi approfondita avrebbe messo nei guai molti, troppi. Si sarebbe dovuto spiegare perché da anni le autorevoli “fonti di informazione” gonfiano oltre modo ogni fatto che ha odore di immigrato, anzi di non occidentale, mentre celano, mascherano ma soprattutto attutiscono ogni singolo caso di razzismo; perché permettono al fascistoide di turno di fomentare la paura, di attrarre la nostra frustrazione su quel bastardo che “ci ruba il lavoro”, che “occupa le nostre case popolari”, che “è pieno di privilegi” e che “sta portando nel baratro il nostro sistema sanitario”. La nostra Regione infatti, da quando ha chiuso l’ambulatorio per i clandestini, ha ottenuto un così elevato risparmio da NON potersi permettere di togliere la tassa nazionale sul ticket sanitario, come inizialmente promesso. E’ troppo comodo descrivere il camerata Borghezio come una nota folkloristica, a cui si deve rispondere con una nota di sdegno sì, ma misurata. E’ troppo comodo considerare Casseri come “il pazzo omicida/suicida di Firenze” per ridare nuovamente forza e legalità a Casa Pound, che per questo ha preso lo “stimato studioso” Casseri, che partecipava attivamente con la pubblicazione di articoli, saggi antisemiti e biografie di nazifascisti, e lo ha buttato nel cesso retrocedendolo da “intellettuale d’area” a “isolato simpatizzante”. Quei “bravi ragazzi” di Casa Pound possono continuare così la loro azione filantropica di revisionismo storico, xenofobia, pestaggi e devastazioni. Del resto sono in buona compagnia, numerose sono le associazioni culturali che rivendicano la libertà di far parlare dei castroni ignoranti come il, per fortuna estinto, sig. Pirina; ancor più numerosi sono gli uomini volenterosi che “ripuliscono” i nostri quartieri dalla “feccia” multicolore. Alcuni poi si mettono la maschera di “esasperati” per buttare molotov su dei lavoratori regolari che mandano i loro figli a scuola e che hanno molte colpe, tra cui quella di vivere in una roulotte, in un posto isolato, spesso senza acqua ed energia elettrica, come è successo a Torino. Gli immigrati morti in Italia sono indistintamente seppelliti sotto la coltre del cordoglio: il cordoglio della Politica, il cordoglio delle Istituzioni! La stessa politica e le stesse istituzioni che attraverso le “leggi” e le “forze dell’ordine” ogni giorno fermano, minacciano e picchiano molti stranieri, colpevoli anche solo di non avere un documento. Che perpetuano la segregazione nei Centri di Identificazione ed Espulsione. Che speronano e affondano i “barconi”, come è successo nel marzo del 1997, provocando l’annegamento di 108 profughi. Che fanno finta di accogliere i richiedenti asilo politico e in realtà ingrassano l’albergatore di turno. Che fanno coincidere, senza diritto di replica, il licenziamento o l’assenza temporanea di lavoro con l’espulsione dai “sacri confini della patria”, meglio se si è stati tanti anni in Italia, così in un sol colpo si fotte l’integrazione e, soprattutto, i contributi: l’INPS, democraticamente, ringrazia! Se vivessimo in un mondo capovolto in cui si rispettassero i “modi di vivere e di pensare diversi”, purché non lesivi della dignità e della libertà dell’altro; forse la politica e i suoi cani da guardia e di “intrattenimento”, si occuperebbero della realtà. Quella realtà che ci vede faticare a fine mese, che vuole per l’ennesima volta immolare i nostri diritti solo per ingrassare le tasche già straboccanti dei padroni. L’equazione non è immigrato = delinquente ma meno salari, pensioni, servizi e diritti = più milioni di euro investiti in opere mastodontiche inutili, più soldi per le spese militari, più privilegi per i pochi e soliti noti, politici industriali banchieri o faccendieri che siano. Questo dovrebbe portare al gesto inconsulto, al raptus folle. L’unico estintore efficace per spegnere una volta per tutte la nostra rabbia, le nostre frustrazioni il nostro malessere costante è quello di scendere in piazza per autorganizzarsi e lottare senza compromessi contro questa società, il suo finto benessere, le sue istituzioni, il suo sistema economico e soprattutto i suoi strafottuti “confini geopolitici”. Noi siamo specie che razza non è!
INIZIATIVA LIBERTARIA
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
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www.corriere.it
Il governatore: «È allo studio un raddoppio all’attuale ferrovia». Serracchiani (Pd): «È la giusta direzione»
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www.info-action.net
Info-action, portale d’informazione libertaria del nordest, Friuli Venezia Giulia, sito degli anarchici friulani, giulani e veneti
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LISBONA – Il nuovo governo di centrodestra del premier Pedro Passos Coelho ha deciso la sospensione della costruzione della parte portoghese del collegamento ferroviario ad alta velocita’ fra Lisbona e Madrid, che avrebbe dovuto essere
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Pressioni politiche ad un cantante….siamo alla frutta con questa classe politica.
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Vienna frena sulla linea Tav del Brennero: costi stellari e rischio di maxi-indebitamento, mentre crolla il traffico merci Italia-Austria
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ricordiamolo ai SITAV
www.ilcambiamento.it
Tagli, incertezze e aumento dei disagi per i pendolari. È estremamente negativo il quadro che emerge dal nuovo rapporto Pendolaria 2011 di Legambiente.
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