Presidi per Aldrovandi a Tarvisio e Vicenza

manifesto aldrovandi

 

Articolo del Messaggero Veneto sull’iniziativa
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2014/09/28/news/volantino-contro-il-poliziotto-1.10019943?ref=search

 

  

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San Giorgio di Nogaro/ Presidio No Tav

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Superate le 1200 visite a questa pagina

Ottima riuscita del presidio No Tav.

Circa sessanta persone

hanno partecipato all’iniziativa

a San Giorgio di Nogaro a contestare

il Ministro delle infrastrutture 

Maurizio Lupi

Rassegna stampa

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ANTIRAZZISMO/ Gorizia nonostante tutto …

Anche questa volta un minimo di mobilitazione antifascista c’è stata, lo rileva perfino il Piccolo.

Verso le 17.00 arrivavano ancora compagne e compagni per cui si è superato il numero generosamente concesso dal Piccolo ai fascisti che in realtà erano meno di trenta.

Da Il Piccolo del 28 settembre 2014

 

piccolo 28 09 14

 

 

Cacciare fascisti e leghisti dal Friuli VG

 

Da Il Piccolo del 28 settembre 201

Salvini: la tendopoli è inaccettabile,va smontata subito

«La tendopoli di via Brass? Un insulto ai cittadini in difficoltà». Così è intervenuto il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini, che ieri pomeriggio ha visitato Gorizia per una toccata e fuga a Gusti di frontiera, in attesa del Congresso del Carroccio a Udine. «Un congresso bello, finalmente senza litigi, con la Lega che sta tornando a lavorare a dovere», ha commentato Salvini. Il leader leghista è stato accolto dal sindaco Romoli di fronte al municipio, nel bel mezzo della festa, e si è fermato a scambiare un paio di battute con il primo cittadino. Si è parlato, ovviamente, della situazione venutasi a creare con la realizzazione della tendopoli degli afghani in via Brass. «Ho detto a Romoli che il 18 ottobre porteremo a Milano 100mila persone, di cui molte anche dal Friuli Venezia Giulia e da Gorizia, per chiedere a gran voce il blocco dell’operazione Mare Nostrum e un cambio nella politica del Governo sull’immigrazione – ha spiegato Salvini -. La tendopoli di Gorizia? È un qualcosa che non deve esistere, inaccettabile: devono smontarla domani mattina. Si tratta a mio parere di un insulto agli italiani e in questo caso ai goriziani che sono in difficoltà, senza lavoro e magari rimasti senza una casa». Chiusa la breve parentesi istituzionale Salvini, che era accompagnato tra gli altri dal segretario provinciale della Lega Sepuca e dall’assessore Ceretta, si è poi immerso nel clima di Gusti di frontiera – «una meravigliosa manifestazione», ha detto – dedicandosi all’assaggio delle specialità di diversi stand .

 

 

Iniziative antimilitariste sulla prima guerra mondiale

 

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GIOVEDI’ 2 PORDENONE

 presentazione del libro

“Gli  ammutinati delle trincee”

 

 VENERDI’ 3 TRIESTE

 presentazione del libro

“Gli  ammutinati delle trincee”

 

 DOMENICA 5 S.MARTINO DEL CARSO 

visita con  guida e reading cantato

alle trincee della grande guerra.

 

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Storia: Gorizia ai tempi della federazione anarchico-comunista

Intervento interessante. Unica nota: non esiste a Udine nessuna USI che abbia relazioni con il movimento anarchico.

 

da Il Piccolo del 2 ottobre 2014 – Segnalazioni, p. 35

Gorizia ai tempi della federazione anarchico-comunista

Una cinquantina gli aderenti nell’Isontino. Le marce antimilitariste e antinucleare

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Si attendono con ansia nuovi ’68 e ’77 pur con la consapevolezza che i mezzi usati dal potere oggi sono molto più raffinati e meno violenti di un tempo

Sono rimasto abbastanza sorpreso dalla quantità e qualità dello spazio dato sui giornali (in particolare Il Piccolo) alla ricerca di Luca Meneghesso sugli anarchici a Monfalcone, poi alla manifestazione se a Ronchi sia corretto aggiungere dei Legionari o dei Partigiani e ultimamente sulla femminista e anarchica statunitense Emma Goldham. Restando in ambito provinciale i locali legionari di D’Annunzio sono stati al massimo una ventina, i partigiani della Garibaldi Natisone più di 5.500 distribuiti fra Isontino e Bassa friulana. La mia sorpresa era dovuta all’ostruzionismo, al limite del boicottaggio, e alla disinformazione che abbiamo subito e sono benvenuti approfondimenti che ristabiliscono fatti custoditi gelosamente negli archivi della polizia. Una premessa: la stampa e gli avversari politici hanno impedito in genere di far apprezzare il reale peso del movimento libertario, a esempio pochi sanno che gli anarchici erano il secondo gruppo numericamente più ampio di reclusi al confino fascista. È anche vero che il riflusso è stato evidente in particolare nelle forme di opposizione non classiche a partire dagli anni ’90 del 900. Fuori Trieste negli anni 50 del secolo scorso erano presenti delle individualità fra cui ricordo un dipendente della Biblioteca Statale e Isontina di origine meridionale. Del nucleo già richiamato da Luca Meneghesso, formato da un non piccolo gruppo di dipendenti dell’allora Italcantieri ma non solo (ricordo un calabrese di professione calzolaio) molti se non tutti decisero di smettere di fumare per non dare soldi allo Stato e che un componente si recava al lavoro e rientrava in bicicletta da Gradisca anche per sostenere meglio la famiglia. Dopo le lotte studentesche del 1968 e quelle operaie del 1969 nacque a Gorizia il gruppo Obiettivo Comune insieme a giovani marxisti alla ricerca di unità d’intenti e di azione, ci fu anche un primo gruppo che si riuniva regolarmente all’ Aquila Nera per deliberare stando in compagnia e per discutere di anarchismo e del miglior modo di fare politica libertaria; uno dei componenti in seguito contribuì molto all’attivazione di servizi per pazienti psichiatrici e morì nel soccorrerne uno. Un altro fu molto attivo nell’antimilitarismo e ci fu una non lieve condanna rispetto al reato di opinione di vilipendio alle forze armate; in seguito questo reato previsto dal Codice fascista Rocco ma ereditato dalla Repubblica è stato limitato. Nacque “Nuvola Rossa” radio libera goriziana molto seguita e ricordata ancora oggi di cui qualche arredo è ancora utilizzato. Insieme al Germinal di Trieste aiutammo l’effettuazione di varie edizioni della Marcia antimilitarista Trieste-Aviano che vedeva accese discussioni politiche con i radicali. Altre attività erano quelle all’ Università e alle allora Scuole medie Superiori e alcune di tipo ecologico specie antinucleari. Le lotte del ’77 videro altri giovani avvicinarsi all’anarchismo e formare un gruppo che agiva fra Gorizia e Monfalcone, un altro nucleo si formò a Ronchi indirizzandosi a produzioni artistiche e cercando in seguito di riaprire il ristoro sul Lago di Doberdò non riuscendovi specie per le eccessive complicazioni burocratiche (potenza dello Stato!), naque anche un gruppo a Cervignano e Aquileia; un altro gruppo coordinato da Paolo, soprannominato “Cespuglio” per l’allora folta capigliatura, opera ancora a San Giorgio di Nogaro. A Lucinico contemporaneamente una fattoria fu trasformata dal proprietario in comune agricola con le prime coltivazioni biologiche. La lotta contro i decreti delegati ci vide sconfitti, eravamo per la centralità dell’assemblea, e la “squola” iniziò a essere normalizzata con i bei risultati di oggi derivati dalla riforma (si chiama così) Gelmini. Andavamo a visitare la Casa del Popolo (anarchica, una delle due l’altra è a Genova) a Pesariis, a Travesio, a Visinale dello Judrio, a Moggio Udinese dove un ex emigrante leggeva ogni giorno due giornali francesi. Nella seconda metà degli anni 70 sostenemmo e accompagnammo compagni che svolgevano qui il servizio militare fra cui ricordo un fiorentino e si aggiunse una maggior presenza sindacale nel mondo del lavoro. In provincia riuscimmo a raggiungere il rispettabile numero di oltre 50 aderenti e questo dato suscita oggi meraviglia e incredulità ma era proprio così; ci chiamammo Federazione Isontina Anarco-comunista forse con un pizzico di prosopopea ma erano quei tempi e soprattutto quella linea politica che cercava di coniugare la libertà con l’eguaglianza e la solidarietà. Instaurammo rapporti politici di confronto e scambio in particolare con il Movimento anarco-comunista bergamasco e con gruppi veneti in particolare in zone di recente industrializzazione come l’Alto Vicentino e bellunese. All’interno del movimento fummo una delle principali organizzazioni a battersi per la riattivazione dell’Unione Sindacale Italiana, nata nel 1912 dalla scissione dalla CGIL: non esservi riusciti in quegli anni è la principale critica da fare e farmi. Hanno contribuito la perplessità e anche l’opposizione del movimento organizzato ufficiale ma in qualche modo l’occasione fu sprecata: oggi sezioni dell’USI sono presenti oltreché in Italia a Trieste, a Udine e anche in altri luoghi del Friuli Venezia Giulia grazie ai compagni e alle compagne presenti fra cui vanno ricordati senza dubbio Marione e Renato ma riuscire a farlo alla fine degli anni 70 del 900 avrebbe avuto ben altro impatto. È ben vero che la Storia può non insegnare niente: di dualismo organizzativo ne parlava l’ucraino Nestor Mackno ai tempi della rivoluzione russa mentre si opponeva ai latifondisti tedeschi e ucraini, ai russi bianchi e all’ esercito rosso guidato da Lev Trokcj, nonostante Lenin apprezzasse le idee e il contributo degli anarchici russi. E la guerra di Spagna, per gli anarchici e non solo “la rivoluzione sociale”, è stata possibile grazie al radicamento nelle masse popolari tramite il sindacato libertario Confederacion National de Trabajo che insieme alla Federazion Anarquica Ispagnola organizzò, partendo dalla Catalogna, la resistenza al golpe antidemocratico di Franco. E un qualche merito lo debbono avere avuto anche dopo se, nonostante l’oltre milione di uccisi dopo la vittoria franchista, la Spagna non entrò in guerra a fianco della Germania nazista e dell’Italia fascista per il timore del fronte interno. Ricordo ancora Rudolf residente a Salcano (Soucan diceva lui) rientrato da Lubiana deluso dal comunismo jugoslavo, la sua insistenza per implementare l’uso dell’esperanto, le sue molte idee anche in tema di trasporti; se ne avesse brevettato una sarebbe stato ricco! Una presenza c’è ancora oggi ma abbastanza poco incisiva (ma oggi esiste incisività a sinistra?) e trovare attivisti con meno di quarant’anni è difficile. Allora merita ricordare per informare e capire meglio e collaborare a un futuro migliore. Si attendono con ansia nuovi ’68 e ’77 pur con la consapevolezza che i mezzi usati dal potere sono molto più raffinati, oggi apparentemente meno violenti di un tempo e più soporiferi. Pino Ieusig Gorizia

10 ottobre giornata di mobilitazione del mondo della scuola

In occasione della giornata nazionale di mobilitazione della scuola indetta da varie realtà studentesche e del sindacalismo di base in regione vi saranno due cortei: uno a Trieste e uno a Udine.

TRIESTE: ore 8.30 piazza Goldoni

 Foto e report dal Piccolo online 

 

UDINE: ore 8.30 piazzale Cavedalis

Iniziative solidali con Kobane che resiste

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Trieste, martedì 7 ottobre, su iniziativa di alcune individualità, si è svolto un presidio    improvvisato in solidarietà a coloro che nella città di Kobane continuano a resistere all’avanzata delle milizie dell’Isis.

 

 Pordenone Presidio il 17 Ottobre

 

 

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Assemblea di fondazione dell’Ateneo libertario friulano

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San Giorgio di Nogaro domenica 19 ottobre 2014 ore 17.00
ateneo libertario

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STUDENTI UDINE/ Riparte il Movimento Studentesco

 Udine 10 ottobre 2014

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Proteste di piazza, alta tensione a Lubiana

Video

Arresto giornalista

Proteste a Lubiana

 

Foto su facebook

questo link foto della manifestazione aLjubljana e anche una dello spezzone organizzato dai compagni
http://www.delo.si/zgodbe/fotozgodbe/preminula-je-drzava-pokopljimo-jo.html

da Il Piccolo

 

Proteste di piazza, alta tensione a Lubiana

La Rivolta dei fiori non si ferma. Arrestati tre manifestanti. La gente assedia il comando di polizia e ne chiede la liberazione

 

TRIESTE. È finita a tarda sera, con la folla urlante davanti alla centrale di polizia di Lubiana che chiedeva il rilascio di tre manifestanti arrestati, la imponente protesta di piazza di ieri pomeriggio nella capitale della Slovenia. La Rivolta dei fiori, dunque, non si ferma. Neppure dopo la caduta del governo Janša. Così anche ieri sono stati in 15mila a protestare contro il sistema, contro il potere, contro i taycoon della finanza. Una protesta tranquilla, ordinata, fino all’arresto dei tre. Uno, secondo fonti della polizia, è stato arrestato con l’accusa di turbativa dell’ordine pubblico per aver lanciato durante la sfilata dei palloncini pieni di vernice contro edifici pubblici. Gli altri due sono finiti in manette, invece, per aver cercato di ostacolare gli agenti durante le operazioni di arresto del primo. Immediatamente gli “arrabbiati” iniziano a chiamare il 113 intasando il centralino. Subito dopo scatta la marcia sulla stazione di polizia. Gli agenti formano un cordone di protezione. La folla urla: «Liberateli!». La tensione è alle stelle. Scoppia qualche petardo. Gli agenti sono nervosi, le mani toccano gli sfollagente. Dietro l’angolo sono pronti a intervenire gli agenti a cavallo. Un crescendo rossiniano di urla e provocazioni. Poi una donna si fa largo e viene lasciata passare dai poliziotti. Entra nel comando e parla con i responsabili. Torna fuori dopo 10 minuti. «Li rilasceranno quando finirà la portesta», racconta l’improvvista mediatrice. Ma, allo stesso momento, trapela la notizia che i tre sono già stati trasferiti in periferia nella stazione di polizia di Moste. Altre grida: «Liberateli!». Si intonano canzoni popolari e le “kombinatke”. I cavalli si agitano. Gli agenti impugnano le redini. Col passare del tempo le urla però si affievoliscono. Nessuno vuole lo scontro. Nessun “bloody saturday” a Lubiana.

Tutto inizia alle 16 sotto una pioggia battente. E chi pensava che dopo il cambio di governo la Rivolta dei fiori sarebbe appassita deve subito ricredersi. Migliaia di ombrelli aperti invadono la Slovenska cesta. In testa al corteo il solito camioncino con una band e un gigantesco striscione con su scritto: «Con la rivolta popolare fino alla fine». Davanti alla sede della Banca di Slovenia parte una bordata di insulti.Dopo una decina di metri il corteo svolta a destra in direzione della sede del tribunale. E qui la protesta diventa happening. Spunta una bara di cartone che quattro becchini trasportano sulle spalle e depongono proprio davanti al portone del tribunale. È la bara per i taycoon, per i politici. E inizia una sorta di processo popolare sommario. L’inquisitore da un microfono grida il nome dei colpevoli, la folla urla, fischia. Non ci sono avvocati difensori, il tribunale del popolo ha deciso: tutti colpevoli. La bara è lì, gotica icona di un desiderio che freme tra migliaia di corpi inzuppati dalla pioggia, mentre un improvvisato coro (età media 60 anni) intona una canzone contro «i maiali e le scrofe del potere». Finito il processo sommario il corteo riprende il suo corso e punta sul municipio. La gente parla fitto e discute. E il nuovo governo? «È una ressa dei soliti volti davanti a un mal mescolato trogolo», risponde uno dei leader degli arrabbiati e sguscia via per attestarsi sui gradini del municipio. «Gotovi» e «Lopovi», ossia «Siete finiti» e «Ladri», gridano gli “arrabbiati”. Alla fine il corteo confluisce nel Kongresni trg dove sul palco va in scena un concerto rock-folk. Chitarre elettriche urlano dagli amplificatori assieme alle fisarmoniche. Alcune donne hanno ancora tra le mani mazzetti di mimose, feticci un po’ appassiti della festa della donna del giorno prima. C’è anche uno striscione con su scritto «Yankee go home», slogan che è un po’come il grigio, va bene in ogni occasione.

http://www.a-federacija.org/2013/03/01/antikablok-vsi-na-ulice/