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CIE DI GRADISCA: autolesionismo

Immigrazione, per uscire dal Cie di Gradisca ingoiano vetri, medicinali e batterie

 

Da Trieste all news.it 

CRONACA Gli autori di questi gravi episodi vengono spesso trasportati a Cattinara per interventi d’urgenza

12.12.2012 | 9.46 – Gravi atti di autolesionismo si susseguono nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca. Alcune persone trattenute nella struttura, disperate per la loro situazione di prigionia temporanea, ingeriscono infatti cocktail di farmaci, pezzi di vetro e batterie dei telecomandi per protesta e per uscire dal centro. Questi episodi si verificano per lo più di sera o di notte, quando l’oscurità rende il controllo dei sorveglianti più difficile. Una volta compiuto questo grave gesto di protesta e iniziati i primi dolori, gli ospiti del centro attirano l’attenzione degli addetti alla sicurezza, che non posso fare altro che chiamare il 118.

Se il fatto si è verificato prima delle 19, il ferito, insieme a due agenti, viene portato all’ospedale di Gorizia. Ma se il gesto viene compiuto dopo le 19 l’ambulanza, con i 3 paramedici, i due agenti e l’ospite del centro, deve viaggiare fino agli ospedali di Trieste o di Udine perché il reparto di gatroenterologia di Gorizia chiude alle 19.

Ecco perché in queste settimane spesso accade che arrivino a Cattinara ambulanze da Gradisca con a bordo irregolari del Cie che devono essere operati per estrarre vetri o batterie dallo stomaco.

Continua intanto la protesta della politica regionale nei confronti della situazione creatasi nella struttura di Gradisca. Dopo le denunce di Codega e Brussa del Partito democratico e di Pustetto di Sinistra arcobaleno – Sel, che hanno messo in evidenza le condizioni intollerabili in cui vengono tenuti gli immigrati, l’ultimo in ordine di tempo a protestare è stato, alcune settimane fa, Federico Razzini della Lega Nord. «La situazione del Cie e Cara di Gradisca in appena un anno di governo Monti è diventata a dir poco incresciosa: chiederò lumi in Regione sull’atteggiamento del ministero competente». Il consigliere regionale denuncia quello che considera una sorta di stato di abbandono, in spregio alla leggi Bossi/Fini sull’immigrazione «con conseguenze negative anche sul nostro territorio e sugli operatori che svolgono un’opera preziosa in condizioni difficili e vengono bistrattati».

Secondo Razzini vi sarebbe un progressivo deterioramento delle condizioni di lavoro e di sicurezza all’interno della struttura gradiscana: «da mie informazioni – precisa – gli incidenti e le intemperanze, le aggressioni di soggetti stranieri pericolosi ospitati, le fughe, sono all’ordine del giorno e nessuno interviene in modo adeguato. Da quando Maroni non e più ministro la situazione è degenerata e pare che non si faccia un rimpatrio che sia uno e gli addetti, cosa intollerabile, sono senza paga da mesi».

«Una vergogna – conclude Razzini – che chi lavora di fatto per lo Stato e la comunità in un settore delicato come quello che fronteggia la piaga dell’immigrazione clandestina non solo non sia adeguatamente tutelato, ma neppure pagato a fine mese, mettendo i difficoltà decine e decine di famiglie”

 

 

 

Dal Piccolo

10/12/12

Atti di autolesionismo al Cie

 

GRADISCA Nuovo episodio di autolesionismo al Cie di Gradisca d’Isonzo. Due ospiti del centro di nazionalità indefinita hanno ingerito, l’altra notte, pezzi di vetro e medicinali di vario tipo in ingenti quantità. Entrambi sono stati soccorsi dal personale del 118 e, quindi, trasferiti all’ospedale di Udine. In molti si chiedono dove possano aver trovato un quantitativo di farmaci così ingente. Atti come questi sono pressoché all’ordine del giorno al centro di identificazione ed esplusione. Già nel recente passato abbiamo dato conto di telecomandi della tv smontati per estrarre le pile e inghiottirle, micidiali cocktail di psicofarmaci capaci di stendere anche un elefante, pezzi di vetro ingeriti. Sono testimonianze che mettono i brividi quelle che filtrano dal Pronto soccorso di Gorizia, dove quasi ogni giorno si fronteggiano emergenze sanitarie causate da clamorosi gesti di autolesionismo. Gli ospiti sono disposti a tutto pur di cercare di evadere. Lo strumento più ricorrente è farsi ricoverare d’urgenza al Pronto soccorso. Non si contano i casi di sparizione di extracomunitari finiti all’ospedale. (fra.fa.)

 

09/12/12

Cie, chiesto il coinvolgimento del sindaco

GRADISCA Con una “lettera aperta”, i dipendenti delle Cooperative onlus facenti parte del Consorzio “Connecting People” di Trapani che gestisce il Cie e il cara hanno invitato il sindaco Tommasini «all’incontro che ci verrà a breve concesso dall’arcivescovo CarloRedaelli». «Tale richiesta di incontro e dialogo che ci preme sottolineare – si legge nella lettera – fatta in assoluta buona fede e scevra da organizzazioni di qualsiasi livello, è stata motivata dal fatto che si è creato un disagio sociale non indifferente tra le oltre 70 famiglie coinvolte». I dipendenti lamentano «la poca attenzione dalle organizzazioni sindacali e un ignoramento totale alla nostra richiesta di dialogo da parte dei membri del Cda del Consorzio», mentre rimarcano la presenza e anche il sostegno concreto ricevuto dalla Caritas diocesana pronta a rispondere con donazioni e aiuti in genere per gli indigenti presenti nei centri». I dipendenti ricordano che da agosto non percepiscono il salario da 4 mesi e che «le banche hanno intrapreso nei nostri confronti azioni finanziarie atte al recupero coatto dei prestiti erogati e le società di servizi hanno annunciato la imminente chiusura delle principali erogazioni».

Nuova rivolta e fuga in massa al Cie di Gradisca (agg.04/12)

 

Dal Piccolo del 04/01/13

Caccia ai sette evasi dal Cie di Gradisca

Nessuna traccia degli ospiti scappati dopo la rivolta. Tensione all’interno del centro. Gli agenti denunciano scarsa sicurezza

di Luigi Murciano

GRADISCA. Si taglia ancora con il coltello la tensione al Cie di Gradisca, teatro l’ultimo giorno dell’anno di una sommossa generata da una ventina di immigrati e culminata con l’evasione riuscita di sette ospiti. Mentre proseguono le verifiche interne sul come i clandestini si siano procurati le chiavi grazie alle quali sono riusciti a lasciare le camerate della zona blu sino a raggiungere il magazzino e quindi il piazzale, scenario dello scontro con le forze dell’ordine, ieri al Cie si sono verificati alcuni episodi di autolesionismo. Alcuni stranieri, ma questa per operatori e agenti è quasi una routine, hanno ingoiato lamette e pezzi di vetro per ottenere il ricovero in ospedale e da lì tentare la fuga, operazione che statisticamente ha molte più possibilità di riuscita.

Dipendenti della Connecting People e poliziotti denunciano la pericolosità delle condizioni di lavoro e la sensazione di caos. I sindacati di polizia da tempo hanno fatto sapere che molte videocamere del sistema di sorveglianza pur guaste non sono mai state riparate: situazione che i rivoltosi della notte di San Silvestro, che hanno pianificato la sommossa nei dettagli, hanno dimostrato di conoscere bene “accecando” le telecamere ancora funzionanti.

La gravità della situazione riaccende il dibattito attorno alla discussa struttura di espulsione. Recentemente il consigliere regionale del Pd Franco Codega aveva denunciato le condizioni di trattenimento del Cie di Gradisca: «Non ci si pone la domanda del perché si assista con tanta frequenza a episodi di fuga: si risponde solo aumentando la repressione. Eppure basta visitare quel luogo e vedere come si vive là dentro: quattro ore di aria libera al giorno, in cortili racchiusi da gabbie di sbarre di acciaio come in uno zoo; divieto di mangiare in mense comuni; uso del telefono per soli 7 minuti ogni 10 giorni; somministrazione quotidiana di psicofarmaci per il 50% degli ospiti; mancanza totale di animazione sociale interna; persone al limite della tenuta psichica». Concetti espressi anche dai parlamentari Sarubbi (Pd) e Monai (Idv): «Segregazione oltre il buon senso e diritti negati agli ospiti». Dello stesso parere era stata anche la delegazione dell’Unione Camere penali: «Luogo di vera e propria detenzione amministrativa, peraltro proibita dal nostro ordinamento». Ma sul web le opinioni sembrano assai differenti: prevalgono dal più generico “gli stranieri se ne stiano a casa propria”, allo slogan “chiudiamo i confini”, passando per un raggelante “è ora di cominciare a sparare”, sino alla leggenda metropolitana per cui i clandestini “alloggiano in un hotel a cinque stelle e ricevono pure una diaria giornaliera”.

 

dal Messaggero Veneto

Nuova rivolta e fuga in massa al Cie di Gradisca

Sette maghrebini evadono utilizzando delle chiavi: ricercati. Al via un’indagine. Metà dei 70 immigrati chiusi nel centro hanno preso parte all’azione. Bottiglie piene di sabbia e sassi contro le forze dell’ordine

 

Nuova rivolta e fuga al Cie di Gradisca. Sette ospiti di nazionalità maghrebina sono riusciti a fuggire dopo aver aperto con le chiavi tre porte e scavalcato la rete di recinzione nella parte posteriore del centro immigrati. I sette sono fuggiti nella campagna approfittando dell’oscurità. Alla rivolta hanno partecipato trentacinque immigrati, la metà delle persone attualmente detenute all’interno della struttura. Gli immigrati hanno utilizzato contro le forze dell’ordine e gli operatori delle bottiglie piene di sassi e sabbia e hanno svuotato contro di loro alcuni estintori.

Attualmente la situazione è sotto controllo, resta alto l’allarme tra le forze dell’ordine incaricate di vigilare sul perimetro esterno della struttura. Sarà probabilmente avviata un’indagine sulle modalità della fuga: il fatto che i sette immigrati fossero in possesso di alcune chiavi rende infatti necessario scoprire come siano riusciti ad appropriarsene.


Rivolta al Cie evadono in sette dopo gli scontri

 

Messaggero Veneto GIOVEDÌ, 03 GENNAIO 2013 Pagina 20 – Gorizia

 

Rivolta al Cie, evasi sette maghrebini

Gradisca, venti i protagonisti della sommossa. Lanci di sassi contro le forze dell’ordine, due finanzieri al pronto soccorso

 

GRADISCA Ultimo dell’anno ad altissima tensione al Cie di Gradisca. Una pesante rivolta si è consumata nella struttura isontina di identificazione ed espulsione nella serata di San Silvestro. La sommossa ha avuto per protagonisti circa 20 immigrati, per buona parte di etnia maghrebina: di questi, ben 7 sono riusciti ad evadere. E almeno sino al tardo pomeriggio di ieri non si è avuta notizia di un loro ritrovamento. Solo per una fortunata casualità non vi sono stati contusi negli scontri causati dagli “ospiti” del Cie, che hanno bersagliato le forze dell’ordine con un fitto lancio di oggetti. Dalle ricostruzioni delle ultime ore, l’azione è parsa palesemente preparata nei minimi dettagli dagli immigrati. L’allarme sarebbe scattato attorno alle 20.30, quando un nutrito gruppo di clandestini è riuscito ad uscire dalle proprie camerate nella “zona blu” e a farsi strada nel ventre della struttura. Apparentemente lo hanno fatto senza incontrare alcuna resistenza da parte degli operatori: è stato anzi accertato che alcuni ospiti sarebbero addirittura riusciti a impossessarsi delle chiavi delle porte che separano le stanze dalla zona mensa e dall’area adibita a magazzino. Altre porte sono state forzate a calci. Giunti al magazzino i “rivoltosi” si sarebbero armati di tutto punto, mettendo le mani su alcuni grossi lucchetti e degli estintori. Altri evidentemente si erano preparati alla sommossa da giorni, riempiendo alcune bottiglie di plastica con sassi e sabbia da lanciare nei confronti degli agenti. Una volta raggiunto il piazzale esterno che guarda al vicino Cara, l’adiacente struttura per richiedenti asilo, la tensione ha raggiunto il suo climax. Poliziotti, militari e finanzieri deputati alla sorveglianza esterna sono stati raggiunti dagli oggetti lanciati dagli immigrati. Alcuni di loro hanno svuotato addosso alle forze dell’ordine il contenuto degli estintori: due uomini delle Fiamme Gialle sono stati visitati al Pronto Soccorso di Gorizia per escludere intossicazioni. Approfittando del marasma generale, sette nordafricani come detto sono riusciti a eludere la sorveglianza e – messisi alle spalle anche il Cara – sono riusciti a scavalcare l’alto muro di cinta e far perdere le proprie tracce nella campagna circostante. Ci sono volute alcune ore per ridurre gli altri rivoltosi a più miti consigli. Ma la tensione rimane alle stelle. Secondo i sindacati di polizia, che si occupano della vigilanza perimetrale, all’interno del centro regna l’anarchia. «L’impressione è che possa accadere nuovamente qualcosa da un momento all’altro – fa sapere Angelo Obit, segretario provinciale del Sap – È molto grave che alcuni ospiti siano stati trovati in possesso delle chiavi. Su questo andranno accertate le eventuali responsabilità, anche se sarà molto complesso. Di certo operatori e forze dell’ordine lavorano in condizioni ormai impossibili».

CIE DI GRADISCA: sempre più nel caos

Dal Piccolo del 11/01/13

Ennesima proroga dell’appalto di gestione del Cie

GRADISCA D’ISONZO Scadeva ieri l’ennesima proroga alla gestione del Cie e del Cara di Gradisca alla Connecting People. Una situazione che si trascina ormai dal gennaio di due anni fa. Proprio così: è dal dicembre del 2010 che la Prefettura di Gorizia, per conto del Ministero dell’Interno, prolunga la gestione del consorzio cooperativistico siciliano di dieci giorni in dieci giorni. Una situazione che è figlia di due grandi incertezze: quella riguardante la gara d’appalto che avrebbe dovuto mettere in palio la gestione delle due strutture per immigrati dal 2011 al 2014 – e che è invece finita nelle aule di tribunale – e quella relativa all’indagine della Procura di Gorizia nei confronti della stessa Prefettura e dell’ente gestore per presunte anomalie nelle fatturazioni e nelle dichiarazioni relative alle presenze degli ospiti. In mezzo, come raccontavamo ieri, le incertezze degli operatori. Neanche ieri i dipendenti di Cie e Cara – una settantina – hanno ricevuto le tredicesime relative all’anno appena conclusosi. E che sarebbero loro spettate entro il 31 dicembre del 2012. Non passa giorno senza che qualche lavoratore contatti il nostro giornale per segnalare la situazione di grave incertezza. Fra una settimana scade il termine per l’erogazione dei nuovi stipendi e il timore degli operatori è che si rinnovi la situazione che li ha visti senza salario per 4 mesi, da agosto a dicembre. Ma le loro inquietudini non si fermano qui. Vorrebbero sapere chi sarà il loro prossimo datore di lavoro. Apparentemente il Consiglio di Stato ha dato ragione a Connecting People: confermando il parere del Tar, i giudici hanno dichiarato illegittima la vittoria della cordata capeggiata dalla società francese Gepsa. Ma le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate e non è chiaro se la gara d’appalto dovrà essere ripetuta o se si debba procedere con l’affidamento (o riaffidamento) definitivo della gestione alla coop di Trapani. L’Avvocatura dello Stato di Trieste, con proprio parere, si era espressa in questo senso. Ma anche in questo caso i dipendenti temono che non vi sia troppo da festeggiare: la Connecting People che ha partecipato a quell’appalto del 2011 non è tecnicamente la stessa compagine sociale che è in sella al Cie dal 2008: pertanto potrebbe rivedere gli organici e non rispondere di eventuali pendenze pregresse dell’attuale società. Sullo sfondo, si diceva, l’indagine della Procura di Gorizia che ha segnato profondamente il rapporto fra Prefettura e Connecting People. Dei suoi sviluppi, che avevano portato ad ipotesi di reato quali falso ideologico, truffa allo Stato e persino corruzione per ora non si è più saputo nulla. E l’impressione è che finchè non sarà dipanata anche quella matassa, al Cie si continuerà a navigare a vista. Di dieci giorni in dieci giorni. Luigi Murciano

 

 

 

dal Piccolo del 09/01/13

Pronto soccorso invaso dagli ospiti del Cie

GORIZIA Pronto soccorso di Gorizia costantemente in tilt a causa degli ospiti del Centro immigrati, protagonisti di episodi di autolesionismo. E d’ora in avanti si rischia che le porte saranno chiuse per le ambulanze provenienti da Gradisca d’Isonzo. Dunque, il Pronto soccorso letteralmente messo in ginocchio dai continui ricoveri degli ospiti del Cie. È in corso una statistica sull’incidenza degli immigrati del Centro nel contesto dell’attività di emergenza del reparto del San Giovanni di Dio di Gorizia. E i risultati – se preoccupanti come si teme – potrebbero essere sottoposti presto dall’Azienda per i servizi sanitari agli enti competenti, a partire dalla Prefettura. Anche se di dichiarazioni ufficiali il primario del Pronto soccorso di Gorizia, dottor Giuseppe Giagnorio, non intende farne, la complessità della situazione è ormai sotto gli occhi di tutti. Le continue tensioni al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca sono un vero e proprio allarme che si riverbera anche sull’ospedale civile. E costringono il Pronto soccorso ad un surplus di lavoro, a volte molto difficile da gestire. Il viavai di ambulanze è pressochè quotidiano, a tutte le ore del giorno e della notte. Per i trattenuti del Cie il ricovero ospedaliero è la migliore carta da giocare per tentare la fuga: rinchiusi e sorvegliati di tutto punto all’ex Polonio, i clandestini giungono all’ospedale da liberi cittadini. Il loro piantonamento, salvo rari casi, non è previsto. Del resto sono “ospiti”. E così non si contano gli episodi di autolesionismo. I tagli alle braccia sono quasi routine, cui si è aggiunta negli anni un’inquietante casistica: l’ingerimento di bulloni, vetri, persino batterie. L’abuso di psicofarmaci. Nella stragrande maggioranza dei casi, non c’è codice “triage” che tenga: i casi provenienti dal Cie sono tutti prioritari, per ragioni di sicurezza. E il reparto lotta con professionalità e pazienza per affrontare tutti i casi come può. La questione era stata sollevata anche dai sindacati di polizia. «Agli ospiti del Cie – aveva ricordato ad esempio il Sap – oltre alle presenza del medico fino alle 22 (in orario notturno è garantita la presenza di un servizio infermieristico, ndr), è assicurata l’assistenza sanitaria “prioritaria” e gratuita presso i principali nosocomi regionali. In pratica sono garantiti agli ospiti, gratuitamente, tutti gli accertamenti sanitari richiesti dai medici in tempi celeri – cosa non assicurata alla popolazione – e, in caso di accesso al Pronto soccorso, spesso per fatti di autolesionismo e per essere ricoverati e quindi garantirsi la fuga, è prevista per loro la priorità rispetto ai cittadini già presenti in sala di attesa». Secondo il segretario provinciale del Sap, Angelo Obit, che aveva denunciato questa situazione, «non andrebbe mai dimenticato che il trattenimento è conseguente all’intenzione degli immigrati di sottrarsi, in quanto privi di documenti e celando la loro identità, al rimpatrio in attuazione di leggi dello Stato che tutti i cittadini sono chiamati a rispettare». l.m.

 

 

Stipendi e tredicesime ancora in alto mare

E intanto la questione dei ritardi negli stipendi dei lavoratori di Cie e Cara sembra essere tutt’altro che risolta. Almeno fino a ieri la settantina di dipendenti – operatori, magazzinieri, amministrativi, sanitari – impiegati nelle due strutture gradiscane per immigrati non aveva ancora ricevuto le tredicesime dell’anno appena conclusosi che, in base alla legge, avrebbero dovuto essere loro erogate entro la fine del mese di dicembre. Nelle scorse settimane un comitato di dipendenti della coop Connecting People si era formato spontaneamente, lasciando fuori dalla vertenza i sindacati, con l’obiettivo di denunciare la propria situazione di estrema difficoltà. Erano rimasti senza stipendio da agosto, per un totale di quattro mensilità e, per l’appunto, senza le tredicesime. Era così iniziato un palleggio di responsabilità fra la Prefettura di Gorizia e il consorzio siciliano che gestisce Cie e Cara dal 2008: l’ente governativo asseriva di avere sbloccato le risorse destinate al pagamento di fornitori e dipendenti, la Connecting People dal canto suo negava. Fatto sta che nel giro di pochi giorni gli stipendi mancanti erano finalmente stati sbloccati. Tutti e quattro, tredicesime escluse. E all’orizzonte fra dieci giorni scade già il termine per l’erogazione del prossimo salario. I lavoratori temono di rivivere l’incubo. Storia di un rapporto complesso, quello fra la Prefettura e il consorzio di Trapani vicino al mondo cattolico. Un rapporto incrinatosi forse in maniera definitiva dopo la guerra a colpi di carte bollate per la nuova gestione – il Tribunale amministrativo regionale ha dato ragione alla cooperativa siciliana estromettendo il colosso francese Gepsa dalla gara – e dalla parallela indagine per le presunte false fatturazioni e le presenze di immigrati apparentemente “gonfiate” su cui è al lavoro la Procura di Gorizia, con ipotesi di reato fra le più varie: dalla truffa ai danni dello Stato, alla corruzione. Nel mezzo, il disagio dei dipendenti: della loro vicenda si sono interessati il nuovo arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli, il direttore della Caritas di Gorizia, don Paolo Zuttion, l’amministrazione comunale di Gradisca. La gestione della “vecchia” Connecting People – perchè l’appalto è stata vinta da una nuova compagine pur sempre legata al consorzio di Trapani – scadeva il 31 dicembre, ma è stata prorogata fino a metà gennaio. Non è ancora chiaro se per i tribunali la gestione alla cooperativa siciliana vada affidata di diritto, o se la gara d’appalto dei veleni debba essere ripetuta. Luigi Marciano

 

 

Sei anni di rivolte fughe e scandali

La vicenda del centro immigrati inizia nel 2000, nel pieno dell’emergenza-clandestini sul confine goriziano, quando l’allora ministro Bianco (governi D’Alema e Amato) indica nell’ex Polonio un sito ideale. Il Consiglio di allora dice sì a un centro di prima accoglienza, ma no a una struttura di detenzione. Con i governi Berlusconi (ministri Scajola e Pisanu) si scopre che Gradisca ospiterà invece proprio un Cpt di massima sicurezza da 17 milioni. Dopo anni di battaglie legali e manifestazioni, la struttura apre i battenti nel 2006. Conta su 248 posti destinati alla detenzione amministrativa propedeutica al rimpatrio per reato di clandestinità. Un luogo di contraddizioni: ci sono le sbarre ma i poliziotti restano fuori; gli immigrati non sono detenuti ma “ospiti”, e quindi la fuga non è evasione, ma “allontanamento volontario”. Vi convivono (con la Bossi-Fini fino a 18 mesi) dal clandestino, allo straniero con gravi precedenti costretto a un supplemento di pena, all’immigrato che ha lavorato in Italia per un decennio salvo ritrovarsi coi documenti in disordine. Nel 2007 la rimozione delle sbarre “per maggiore umanizzazione”. Nel 2008 apre il Cara, altri 150 posti destinati ai richiedenti asilo. Nel 2009 per la vigilanza esterna vengono impiegati anche i militari. Gli interni vengono resi inagibili dalla furia dei reclusi. In 6 anni la struttura non è mai stata a regime. Nel 2009 un pacco bomba esplode nell’ufficio dell’allora direttore Dal Ciello. Nel 2010 tre rivolte in pochi giorni, feriti sia agenti che immigrati, almeno 70 evasioni riuscite. Nel 2012 l’appalto per la nuova gestione viene congelato dai tribunali che dopo una lunga battaglia danno ragione all’attuale coop Connecting People, giunta seconda nella gara. Parallelamente lo stesso consorzio siciliano e la Prefettura finiscono sotto indagine per presunte fatturazioni false e presenze degli ospiti “gonfiate”. In 6 anni, al Cie sono stati cagionati danni per oltre 2 milioni.(l.m.)

 

Lo bacia per dargli la Sim, scoperta

Ha cercato di passare con un bacio una scheda telefonica per un uomo ospitato nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo, ma la donna è stata scoperta dal personale della vigilanza del Cie. L’episodio si è verificato nel pomeriggio di lunedì, ed è stato reso noto ieri da parte della Questura di Gorizia. La donna, una cittadina italiana, si era così recata in visita al Centro di identificazione ed espulsione gradiscano, volendo avere un colloquio con un ospite della struttura di nazionalità tunisina. Ad un certo punto, durante la chiaccherata con il tunisino, la visitatrice lo ha baciato proprio con l’intenzione di far passare di bocca in bocca la carta Sim, al fine di consentire all’amico di telefonare. Un abile stratagemma, dunque, per riuscire a consegnare al tunisino la Sim grazie alla quale l’uomo avrebbe pertanto potuto fare le telefonate con il cellulare che possedeva. Durante però quello scambio “affettuoso”, insospettito proprio dalla particolare durata di quel bacio, il personale è intervenuto e, oltre alla Sim, ha recuperato anche il telefono cellulare nascosto dall’uomo nel centro.

CIE DI GRADISCA: Lega senza pudore

Dal Piccolo del 17/01/13

Il Sap plaude alla Lega: «Il Cie non è un lager»

GRADISCA «Nè lager, nè albergo di lusso. E la politica ci deve delle risposte». Questa la reazione della segreteria provinciale del Sap, il Sindacato autonomo di Polizia, alla recente visita al Cie di Gradisca degli esponenti leghisti Massimiliano Fedriga (parlamentare), Federico Razzini (consigliere regionale) ed Alessandro Ballaben (consigliere comunale). I tre rappresentanti del Carroccio avevano affemato che la struttura isontina per immigrati «assolve appieno il compito di contrastare efficacemente criminalità e clandestinità» e di ritenere «offensivo che operatori e forze dell’ordine siano sistematicamente paragonati ad aguzzini». Il Sap, attraverso il suo segretario provinciale Angelo Obit, esprime «apprezzamento per i giudizi sulla gestione della struttura gradiscana, che non può essere definita un lager ma – specifica – nemmeno un albergo a cinque stelle. È una struttura ove si trovano ristrette delle persone che vivono in comunità e sono assoggettati a regole di sicurezza». Il Sap però ha alcuni sassolini da togliersi. E chiede alla politica, che adesso visto il clima elettorale certo riprenderà i suoi pellegrinaggi all’ex Polonio, di trovare certe risposte: ad esempio il sindacato si domanda «come mai i lavori di ripristino della sicurezza interna, interrotti per le vacanze estive non siano mai ripresi» e «come mai non si provveda alla sostituzione delle telecamere di vigilanza collocate nei posti critici, divelte dalle persone trattenute spesso dipinte come angioletti, oppure non funzionanti?». Sempre secondo il sindacato, «le difficoltà per i pagamenti delle obbligazioni contratte dallo Stato si ripercuotono sulla sicurezza del Cie. È necessario migliorare, qualificando gli addetti, la gestione degli ospiti da parte degli operatori dell’ente gestore e ripristinare immediatamente le situazioni critiche, che sono tante». «Andrebbero poi – prosegue Obit – trovate delle soluzioni, peraltro già richieste al Dipartimento del Viminale dalla Segreteria Generale del Sindacato Autonomo di Polizia, al problema dei rimpatri che oggi avvengono nella quasi totalità da Milano, individuando diverse soluzioni, vista la vicinanza con l’aeroporto di Ronchi dei Legionari e al fatto che la sede della struttura sia stata individuata in provincia di Gorizia. È questa la risposta che gli operatori delle forze dell’ordine – conclude il segretario provinciale del Sap – si attendono dalla politica». (l.m.)

 

Dal piccolo del 16/01/13

La Lega “promuove” il Cie di Gradisca

 

TRIESTE Né una prigione “camuffata” da centro di accoglienza né, tantomeno, un campo di concentramento che priva gli ospiti dei diritti fondamentali. Al contrario, secondo gli esponenti del Carroccio Massimiliano Fedriga e Federico Razzini, il Cie di Gradisca è una struttura che «assolve appieno il compito di contrastare efficacemente la criminalità e l’immigrazione clandestina». Un giudizio, quello espresso dal deputato e dal consigliere regionale della Lega, arrivato al termine di un sopralluogo nel centro effettuato insieme al consigliere comunale Alessandro Ballaben ha compiuto sopralluogo alla struttura di Gradisca d’Isonzo. Esprimendo «gratitudine» ai dipendenti della cooperativa che gestisce gli ospiti della struttura e alle forze dell’ordine, Fedriga e Razzini hanno rimarcato come «ad ogni visita al Cie degli esponenti del centrosinistra, tra cui la candidata alla presidenza della Regione Debora Serracchiani, la struttura venga associata ai più lugubri ricordi delle pagine nere del Novecento. Definire “lager” il centro di Gradisca non solo non riflette la verità dei fatti ma è addirittura offensivo nei confronti degli operatori e delle forze dell’ordine che vengono deliberatamente paragonati ad aguzzini. Condurre campagne elettorali cavalcando polemiche sterili e svilendo il prezioso lavoro svolto da professionisti seri – hanno concluso i due rappresentanti del Carroccio è il modo migliore per non guardare in faccia la realtà». Parole che hanno immediatamente innescato la forte reazione dell’opposizione in Consiglio regionale. «Se c’è qualcuno che cavalca la propaganda elettorale è proprio la Lega – ribatte Franco Codega -. Esponenti del Pd regionale, tra cui il sottoscritto, sono andati più volte a visitare il Cie di Gradisca in tempi ben lontani da campagne elettorali. La Lega svolge ora la sua visita e rispolvera tutta la sua retorica anti immigrazione. Non si sono accorti che ormai il problema immigrazione è l’ultimo dei problemi che gli italiani hanno. Quanto al Cie – conclude Codega – nessuno ha mai definito “aguzzini” gli operatori di questa struttura. Il punto è che le condizioni degli ospiti stranieri sono pessime. Vivono in una specie di gabbia di acciaio, non possono usare il cellulare e sono privi di qualsiasi sostegno sociale o culturale».

“Il CIE di gradisca viola i diritti umani”

Dal Piccolo 01/02/13

«Il Cie di Gradisca viola i diritti umani»

GRADISCA Medici per i diritti umani (Mdu) boccia senza appello il Cie di Gradisca: «Assolutamente inadeguato a garantire i fondamentali diritti della persona e non compatibile con il trattenimento di pazienti in grave stato di sofferenza psichica». La denuncia dell’onlus romana Mdu arriva in seguito alla storia scoperta da alcuni attivisti dell’associazione e celata dal muro del centro immigrati di Gradisca:quella di M., giovane migrante rinchiuso in un Cie nonostante una grave forma di depressione e più volte autore di atti di autolesionismo e scioperi della fame al fine di “urlare” la propria situazione. Medici per i diritti umani ne chiede l’immediato rilascio «in modo tale da evitare ulteriori e imprevedibili aggravamenti e da poter assicurare ad M. le adeguate cure specialistiche». L’uomo da una settimana rifiuta cibo, acqua e farmaci. È in stato di detenzione amministrativa da quasi quattordici mesi, e ha fatto la spola fra i Cie di Gradisca e Trapani. M. ha già compiuto un grave atto di autolesionismo e dal suo ultimo ingresso all’ex Polonio, a maggio del 2012, ha perso 10 chili di peso. La sua agonia, iniziata dopo lo sbarco a Lampedusa nell’ottobre del 2010, è segnata da continui ricoveri e perizie mediche e psichiatriche che ne certificano l’assoluta incompatibilità con la vita all’interno dei Cie. Nonostante il parere degli esperti, però, il giovane resta rinchiuso a Gradisca dove, dal 22 gennaio scorso, rifiuta il cibo. Di qui la durissima condanna della onlus. «Il provvedimento di detenzione amministrativa in un Cie, che secondo la normativa europea e la legge italiana dovrebbe essere finalizzato esclusivamente ad effettuare il rimpatrio del cittadino straniero – sostiene Mdu- appare essere stato protratto in questo caso oltre ogni ragionevolezza. M, se siamo in un Paese civile, va rilasciato». (l.m.)

 

CIE DI GRADISCA: ancora rivolta ed evasioni (agg.21/02)

Da Il Piccolo online del 19/02/13

Gruppo di magrebini minaccia con le spranghe i vigilanti e scappa dal Cie di Gradisca

Altri ospiti hanno incendiato un cumulo di materassi nel tentativo di danneggiare tutta la struttura

Tentata fuga e rivolta al Cie di Gradisca. Ennesima conferma della situazione infernale che si vive nel centro immigrati di Gradisca.

Primo episodio. Secondo fonti della polizia una trentina di trattenuti servendosi delle chiavi, hanno tentato la fuga uscendo dall’ingresso principale e poi dividendosi in tutte le direzioni.

 

Per cinque magrebini il tentativo è riuscito dopo avere affrontato il personale di vigilanza armati di spranghe.

 

Secondo episodio. Un gruppo di immigrati ha dato fuoco ai materassi all’interno delle camere nel tentativo, non riuscito, di incendiare la struttura.

 

La situazione diventa ogni giorno più esplosiva e mette a repentaglio l’incolumità del personale che gestisce il centro-prigione. Anche le forze dell’ordine sono sotto pressione. Così il pronto soccorso dell’ospedale di Gorizia costantemente invaso da immigrati rinchiusi al Cie e che si producono in atti di autolesionismo nel tentativo di scappare.

 

Dal Messaggero Veneto 19 febbraio 2013

 

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Rivolta al Cie con le spranghe
cinque riescono a fuggire

In 35 hanno affrontato il personale di vigilanza Hanno dato fuoco a suppellettili e materassi

 

da ansa.it

Rivolta a Cie Gradisca,5 persone fuggono

Materassi dati alle fiamme ieri, nuovi episodi stamani

Una rivolta e’ scoppiata al Cie di Gradisca: 5 detenuti, armati di spranghe, sono riusciti a fuggire utilizzando le chiavi dei cancelli nella notte tra domenica e lunedi’. In 30 avevano tentato la fuga. Ne danno notizia le agenzie di stampa. Ieri sera materassi e altri arredi sono stati dati alle fiamme; nuovi episodi di violenza sono avvenuti questa mattina. Dopo quest’ultimo episodio, sono stati rimossi i materassi dalle camere. Lo rende noto il Sindacato autonomo di polizia che chiede un intervento della Questura.
Scrive Il Piccolo: “La situazione diventa ogni giorno più esplosiva e mette a repentaglio l’incolumità del personale che gestisce il centro-prigione. Anche le forze dell’ordine sono sotto pressione. Così il pronto soccorso dell’ospedale di Gorizia costantemente invaso da immigrati rinchiusi al Cie e che si producono in atti di autolesionismo nel tentativo di scappare.”

 

da bora.la

Scoppia la rivolta al Cie di Gradisca: il Sindacato autonomo di polizia chiede l’intervento della Questura

 

Dal Piccolo del 20/03/13

Rivolta al Cie di Gradisca, cinque “evasi”

di Luigi Murciano wGRADISCA Ancora giornate di passione al Cie di Gradisca. Puntuali come una bomba ad orologeria, nuove rivolte si sono consumate nelle ultime 48 ore nella struttura isontina di detenzione per immigrati irregolari. Una struttura ormai prossima all’anarchia. Il bilancio degli ennesimi tafferugli nella terra di nessuno? Cinque evasioni riuscite, una trentina di immigrati inferociti armati di spranghe, un poliziotto contuso (un agente delle Volanti: polso fratturato). E il ritorno del pericolo-incendi: i rivoltosi sono riusciti a dare fuoco ai materassi delle camerate. I tumulti si sono verificati domenica e lunedì, ma anche ieri la situazione all’interno dell’ex Polonio era a livello di guardia. Domenica sera, proprio come qualche settimana fa, una trentina di magrebini è riuscita ad impossessarsi di un mazzo di chiavi giungendo addirittura sino all’ingresso principale. Lì si sono dispersi in diverse direzioni e per cinque di essi il tentativo di scavalcare il muro di cinta è divenuto realtà. Molti stranieri erano armati di corpi contundenti reperiti liberamente all’interno del centro. Pronto l’intervento delle forze dell’ordine per riportare la calma: un agente ha riportato la frattura del polso. Secondo la Polizia, i più facinorosi avevano sparso la notizia che alcuni ospiti erano stati picchiati dagli agenti, fomentando la rivolta. Il giorno dopo, invece, il tentativo di dare alle fiamme i materassi, il cui utilizzo era stato permesso nuovamente da alcuni mesi dopo il divieto seguito ai gravi incendi del 2010 e 2011. Da ieri sono di nuovo tabù. Gli operatori della Connecting People, impotenti, si sentono lasciati al loro destino. Lasciano intuire di vivere in un vuoto decisionale. La vecchia gestione è scaduta, la nuova – si vocifera – diventerà operativa i primi di marzo dopo un’estenuante e forse non ancora conclusa telenovela giudiziaria. «Viviamo costantemente sotto minaccia degli ospiti, siamo abbandonati in prima linea». Ma anche i sindacati di polizia sono esasperati. Chiamano in causa le istituzioni. Il segretario del Sap Angelo Obit: «Sono emerse criticità che denunciamo da tempo. Ancora una volta nessuno ha preso provvedimenti, lasciando all’ispettore di turno la gatta da pelare. La gestione dell’ordine pubblico non può essere aggiunta come competenza ad un funzionario che si occupa principalmente di altro. Il Dipartimento per l’Immigrazione deve individuare un funzionario che possa vivere la struttura e intervenire immediatamente per evitare gravi scontri”. Stessa lunghezza d’onda per Giovanni Sammito (Siulp): “Quel che è carente, soprattutto, è il ruolo del Prefetto che vorremo più decisivo e determinato nei confronti del Dipartimento. Si accampano continui problemi economici per l’adeguamento dei sistemi di videosorveglianza e della riparazione dei cancelli interni. Anche i politici si interessino affinché vengano ristabilite condizioni di sicurezza. Oppure il Cie va chiuso prima che accada qualcosa di grave. E’uno stillicidio quotidiano – denuncia -. Mancano totalmente la prevenzione e le risorse umane per gestire una struttura simile. E voglia il cielo che non vada a regime raddoppiando gli ospiti. Se mancano operatori a causa del blocco delle assunzioni, siano aggregati da altri reparti come accade altrove. Basta con la sottrazione di uomini al controllo del territorio. Purtroppo sinora.gli sforzi del Questore non sono bastati»

Messaggero Veneto del 20/02/13

Rivolta al Cie, in 5 riescono a fuggire. Ferito un agente

 

GRADISCA Ancora giornate di passione al Cie di Gradisca. Puntuali come una bomba ad orologeria, nuove rivolte si sono consumate nelle ultime 48 ore nella struttura isontina di detenzione per immigrati irregolari. Una struttura ormai prossima all’anarchia. Il bilancio degli ennesimi tafferugli nella terra di nessuno? Cinque evasioni riuscite, una trentina di immigrati inferociti armati di spranghe, un poliziotto contuso (un agente delle Volanti: polso fratturato). E il ritorno del pericolo-incendi: i rivoltosi sono riusciti a dare fuoco ai materassi delle camerate. I tumulti si sono verificati domenica e lunedì, ma anche ieri la situazione all’interno dell’ex Polonio era a livello di guardia. Domenica sera, proprio come qualche settimana fa, una trentina di magrebini è riuscita ad impossessarsi di un mazzo di chiavi giungendo addirittura sino all’ingresso principale. Lì si sono dispersi in diverse direzioni e per cinque di essi il tentativo di scavalcare il muro di cinta è divenuto realtà. Molti stranieri erano armati di corpi contundenti reperiti all’interno del centro. Pronto l’intervento delle forze dell’ordine per riportare la calma: un agente ha riportato la frattura del polso. Secondo la Polizia, i più facinorosi avevano sparso la notizia che alcuni ospiti erano stati picchiati dagli agenti, fomentando la rivolta. Il giorno dopo, invece, il tentativo di dare alle fiamme i materassi, il cui utilizzo era stato permesso nuovamente da alcuni mesi dopo il divieto seguito ai gravi incendi del 2010 e 2011. Da ieri sono di nuovo tabù. I sindacati di polizia sono esasperati. Il segretario del Sap, Angelo Obit: «Sono emerse criticità che denunciamo da tempo. Ancora una volta nessuno ha preso provvedimenti, lasciando all’ispettore di turno la gatta da pelare. La gestione dell’ordine pubblico non può essere aggiunta come competenza ad un funzionario che si occupa principalmente di altro. (l.m.)

 

Messaggero Veneto del 21/02/13

Cie, situazione sotto controllo

GRADISCA Le modalità che hanno permesso agli immigrati detenuti nel Cie di impossessarsi del mazzo di chiavi e dunque di uscire dall’area di pertinenza e, per cinque di essi, di fuggire dal Centro. È su questo elemento che sono concentrate le indagini della Squadra mobile di Gorizia dopo gli episodi avvenuti negli ultimi giorni al Cie di Gradisca, dove si sono verificati tafferugli anche dopo la fuga. La situazione nella struttura, intanto, è tornata sotto controllo e ieri non si sono registrati episodi di intemperanza. Sempre ieri quattro immigrati erano stati condotti in ospedale in seguito ad atti di autolesionismo, probabilmente attuati per protestare contro la decisione dell’organo di gestione del centro di privare gli ospiti dei materassi, bruciati da un gruppo di clandestini lunedì notte. Gli “ospiti” vivono una reclusione un po’ ibrida: non sono rinchiusi a chiave nelle stanze, ma non possono neppure spostarsi oltre le cosiddette vasche di contenimento delle stesse. Il provvedimento è stato preso per contrastare il pericoloso viavai degli immigrati nei corridoi e in alcune zone a rischio come il magazzino e l’infermeria. Secondo le forze dell’ordine, erano stati proprio questi assembramenti impropri a permettere agli ospiti di organizzare la rivolta, riuscendo a sottrarre un mazzo di chiavi e a procurarsi spranghe e corpi contundenti con i quali, nelle ultime 48 ore, erano stati minacciati agenti e operatori. Spesso, secondo fonti interne, è altrettanto facile procurarsi farmaci che gli immigrati sminuzzano e si fumano per sballarsi.

 

CIE DI GRADISCA: tentata evasione

Da Il Piccolo del 24/02/13

A Cattinara per evitare il Cie poi mette ko la scorta: in cella

 Marocchino ospite dell’ex Cpt di Gradisca ingoia un accendino. Finisce all’ospedale di Trieste dove lo curano e lo dimettono. Poi tenta una fuga disperata, che fallisce

di Piero Rauber

 

Dal Cie di Gradisca al Coroneo di Trieste, passando prima per l’ospedale di Cattinara, dove era stato accompagnato d’urgenza dopo aver ingoiato un accendino. Sono le tappe della nottata folle, disperata, vissuta tra venerdì e ieri da E.A., marocchino di 47 anni, arrestato ieri alle prime luci dell’alba, per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, dalla Squadra volante della Questura, in concorso con i due baschi verdi della Guardia di finanza di Gorizia, in servizio presso l’ex Cpt isontino, che lo stavano scortando nella sua “trasferta” per ragioni di salute.

 

E.A., infatti, era “ospite” del Cie di Gradisca, conscio evidentemente che il suo destino era quello di vedersi rispedito in Patria, la stessa da cui aveva voluto andarsene ad ogni costo. Ma lui, alla luce di quanto poi ha fatto, quel destino ha tentato di cambiarlo. Ancora ad ogni costo. Ha buttato giù, come detto, un accendino. L’inghiottire di tutto, in particolare pezzi di vetro – ricordano le forze dell’ordine – sono gesti decisamente ricorrenti, soprattutto negli ultimi tempi, tra i clandestini che aspettano solo la propria espulsione da dentro il Cie. Gesti autolesionistici che covano, come obiettivo finale, la possibilità di ritrovarsi fuori dall’ex Cpt, ancorché in un letto d’ospedale, per poi inventarsi un improbabile modo per cercare la libertà.

 

Il magrebino, come molti altri compagni di Cie prima di lui, si è fatto così portare al Pronto soccorso di Cattinara, per essere sottoposto anzitutto a gastroscopia. Ma lì, dopo i primi accertamenti del caso, si è capito che per risolvere il problema sarebbe bastato un lassativo. Così è stato. Nel giro di qualche ora l’hanno dunque giudicato dimissibile. È stato allora che E.A. ha realizzato che, di lì a poco, sarebbe finito nuovamente dentro l’ex Cpt isontino.

 

A quel punto, ancora sulla soglia dell’ospedale di Cattinara, benché già sedato dopo le prime avvisaglie di nervosismo, ha tentato una fuga praticamente impossibile, iniziando a distribuire calci e pugni a casaccio ai due baschi verdi che l’avevano in custodia per la cosiddetta “scorta sanitaria”, e ferendo alla mano uno dei due con una specie di mini-arma da taglio che teneva nascosta con sé, costruita artigianalmente partendo da quella che, in origine, pareva poter essere una limetta per le unghie.

 

La costituzione robusta dello straniero, mischiata al suo stato di agitazione, ha suggerito ai due militari delle Fiamme gialle di chiamare il 113 per rinforzi. Risultato: il magrebino si è visto sì cambiare il suo destino. Ma non era quello che anelava. Non è tornato al Cie di Gradisca. È finito dietro le sbarre di una cella del carcere del Coroneo, dopo un passaggio per le foto e le formalità di rito in Questura. È stato infatti arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, ed è ora a disposizione del sostituto procuratore della Repubblica Antonio Miggiani.

 

Nessun poliziotto intervenuto in seconda battuta s’è fatto male, mentre i due baschi verdi hanno riportato ferite lievi, superficiali. I sanitari del Pronto soccorso di Cattinara, a loro volta, non sono stati nemmeno sfiorati dalla violenza disperata del marocchino. Ciò però non cancella un disagio che, di questi tempi, si sente respirare proprio tra le mura del Pronto soccorso di Cattinara.

 

Quello di E.A. – come si accennava – non è il primo caso di un “ospite” del Cie di Gradisca che ingoia un qualcosa di indigeribile e potenzialmente dannoso per i suoi organi interni, e che finisce in una struttura sanitaria. Che può essere l’ospedale di Gorizia ma anche, nei casi che richiedono ad esempio gastroscopie notturne, quello triestino di Cattinara, dove ultimamente si sono registrati almeno un paio di accessi alla settimana di questo tipo, alcuni dei quali hanno richiesto addirittura veri e propri interventi in sala operatoria sotto anestesia per la rimozione dei corpi estranei.

Emergenza profughi. Ora che succede?

da La Repubblica

Chiudono i centri, 13mila rifugiati in strada
“Agli immigrati buonuscita di 500 euro”

Il Viminale dichiara la fine dell’emergenza umanitaria a partire dal 28 febbraio. La protesta delle associazioni. Le prefetture: non abbiamo i fondi per dare l’assegno ai richiedenti asilo venuti dalla Libia. La polemica: “Abbandoniamo queste persone senza garantirgli un futuro”

 

Chiudono i centri, 13mila rifugiati in strada (ansa)

PALERMO – Dopo una proroga di 60 giorni, il governo decreta la fine dell’emergenza umanitaria e congeda i tredicimila richiedenti asilo in fuga dalla Libia e dal Nordafrica sbarcati a Lampedusa un anno e mezzo fa ancora ospitati nelle strutture dedicate con una sorta di “buonuscita”: 500 euro a testa e via. Dal 28 febbraio, la Protezione civile “molla” la gestione di intere famiglie che da mesi attendono il riconoscimento dello status di rifugiato. E parte la mobilitazione del mondo delle associazioni che, con un tam tam sul web, danno il via, da oggi, a una grande mobilitazione a sostegno dei rifugiati. “Riappropriamoci di piazze, strade, spazi vuoti, università o scuole”, è l’appello sul sito di Melting pot che ha fatto alzare la guardia alle questure di tutta Italia.

Avviare i profughi all’uscita dal sostegno e, se possibile, anche dall’Italia è la direttiva che il Viminale ha comunicato ai prefetti e ai soggetti attuatori del programma di accoglienza partito un anno e mezzo fa quando in 28.000 diedero l’assalto a Lampedusa. Con una circolare inviata la scorsa settimana, il Dipartimento per l’immigrazione ha ordinato alle prefetture di approntare entro il 28 febbraio i titoli di viaggio per i profughi, cioè il documento che, in assenza di passaporto, può consentire la libera circolazione in Italia, e soprattutto quelle che vengono definite “misure per favorire percorsi di uscita”. E dunque rimpatri volontari e assistiti e una somma, 500 euro a testa, per organizzarsi il futuro. “Per la copertura finanziaria questo Dipartimento accrediterà le relative risorse”, si legge nella circolare del Viminale. Nelle prefetture sanno poco e niente. “Siamo in attesa di chiarimenti – dice Teresa Cucinotta, prefetto vicario di Palermo – tutte le strutture, alberghi, centri sociali, cooperative che fino ad ora hanno ospitato i profughi in regime di convenzione sanno da tempo che dal 28 non saranno più a nostro carico. La buonuscita dovremo distribuirla noi ma dovranno accreditarci delle somme”.

Cosa succederà dal 28 febbraio è un punto interrogativo. “Stiamo consegnando alla strada migliaia di persone senza futuro – dicono le associazioni – il colpevole ritardo con cui il governo ha disposto il rilascio dei permessi di soggiorno ha ingabbiato i rifugiati: senza permesso, senza carta d’identità, senza titolo di viaggio, senza quindi poter scegliere di restare, di lavorare, oppure di ripartire. Una vera fortuna in denaro si è persa tra le pieghe di convenzioni e burocrazie, finita in tasca di albergatori e cooperative a copertura dei loro affari”. Duro anche il commento del Consiglio italiano dei rifugiati: “Invece di spendere centinaia di milioni di euro solo per la fornitura di vitto e alloggio con gli stessi soldi avrebbero potuto finanziare un programma di integrazione lavorativo e alloggiativo”. Un miliardo e 300 milioni di euro, 46 euro a persona per ogni giorno di ospitalità che salgono ad 80 per i minori. Ora si torna alla gestione ordinaria.

CIE DI GRADISCA: una storia come tante

Dal Piccolo del 06/03/13

Liberato il magrebino malato del Cie

 

GRADISCA Si è conclusa positivamente la vicenda di M., il giovane migrante che era rinchiuso da 14 mesi al Centro di Identificazione ed Espulsione di Gradisca nonostante una grave patologia che era stata accertata da un sopralluogo dell’associazione Medu (Medici per i diritti umani). L’uomo, di etnia maghrebina, non ha “scontato” la proroga alla detenzione di ulteriori 20 giorni che era stata decisa dal giudice fra le polemiche, ed è stato destinato di un foglio di via dalla Prefettura goriziana che ne aveva portato alla luce la situazione. Della vicenda si era interessata anche l’associazione monfalconese Tenda per la Pace. «La vicenda di M. dimostra ancora una volta come nei Cie si verifichino chiare e sistematiche violazioni delle normative oltre che la negazione di diritti fondamentali – commenta l’associazione -. È stato inspiegabile l’accanimento nei confronti di una persona il cui stato psicofisico, per norma, non era nemmeno compatibile con la detenzione ed è stato aggravato dalla permanenza nel centro». Il giovane ospite è affetto da una grave sindrome depressiva legata proprio al suo trattenimento «e la sua detenzione – secondo il Medu – è stata protratta oltre ogni ragionevolezza, ledendo gravemente valori fondamentali come la salute e la dignità umana». La vicenda ha riportato alla luce la questione della trasparenza dei Cie italiani. «Sono situazioni come questa, e chissà quante altre, che la Prefettura di Gorizia e il Viminale vogliono nascondere impedendo l’ingresso al Cie di Gradisca». Nel dicembre 2012 la richiesta di ingresso all’ex Polonio della campagna LasciateCientrare era stata respinta dalla Prefettura a causa di lavori in corso per la messa in sicurezza del centro. «Eppure a metà gennaio – attacca Tenda per la Pace – era stato autorizzato l’ingresso di una delegazione della Lega Nord, che addirittura aveva definito il Cie un “centro d’eccellenza”. La verità l’avevano rivelata i sindacati di polizia, che appena pochi giorni dopo avevano lamentato che i lavori di ripristino della sicurezza in realtà non erano ripresi». (l.m.)

 

CIE DI GRADISCA: ancora porte chiuse anche ai giornalisti

Da Il Piccolo del 15/12/11

Stampa al Cie sì del Viminale ma il prefetto esclude Gradisca

 

GORIZIA I Cie e Cara vengono riaperti alla stampa, ma quello di Gradisca d’Isonzo rimane off-limits. Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha firmato martedì pomeriggio una direttiva sulla sospensione dello stop alle visite dei giornalisti ai Cie e ai Cara imposto lo scorso primo aprile dal suo predecessore, l’allora ministro Roberto Maroni. Il provvedimento era stato giustificato «in considerazione del massiccio afflusso di immigrati provenienti dal Nord Africa e al fine di non intralciare le attività loro rivolte». La decisione aveva sollevato diverse proteste e gli appelli, affinché venisse concesso ai media l’accesso all’interno delle strutture per immigrati, si erano ripetuti. Nei giorni scorsi la Federazione nazionale della stampa e l’Ordine dei giornalisti avevano inviato al neo-ministro una lettera per chiedere la revoca del provvedimento e martedì un’analoga richiesta è stata avanzata con un’interrogazione parlamentare da Livia Turco, responsabile Immigrazione del Pd, e da Gianclaudio Bressa, capogruppo Pd nella commissione Affari costituzionali. Il ministro Cancellieri ha quindi accolto le richieste e inviato la direttiva di sospensione ai prefetti. L’iniziativa, salutata con favore dal presidente Fnsi, Roberto Natale, non è stata però allargata a tutti i Cie e Cara. I cancelli dei centri di Gradisca d’Isonzo rimangono infatti chiusi. Fonti della prefettura di Gorizia hanno spiegato che il protrarsi degli interventi di ripristino delle condizioni di sicurezza dopo i danneggiamenti inflitti dagli ospiti alla struttura non consentono visite. Dal Viminale hanno confermato che la direttiva è a carattere generale, ma spetta ai prefetti valutare le singole situazioni. (s.b.)