Entries from Marzo 2017 ↓
Udine 10-11 febbraio/ Antifascismo: ricordare cosa?
Marzo 17th, 2017 — Storia ed attualità
SLOVENIA/lotte: aggiornamenti al 12.02
Marzo 17th, 2017 — Internazionale
Alla manifestazione di Lubiana che si è svolta venerdì 8 febbraio hanno partecipato più di 20.000 persone (alcuni media parlano di almeno 25.000), in protesta contro il governo e i politici. Il corteo ha attraversato le strade principali della città per finire in fronte al parlamento. Durante le persorso sono state effettuate diverse azioni simboliche – palloncini pieni di colore lanciati sull’entrata della Banca Centrale Slovena e contro la centrale della polizia e del Ministero degli Interni. Poi, di fronte al parlamento, i manifestanti hanno acceso una barricata di ferro e hanno provato a far cadere la barricata della polizia – anche se era un’azione simbolica la polizia ha reagito con gli spray al peperoncino, ma dopo quel momento non ha ci provato più.
Dopo la manifestazione, intorno alle otto di sera, quando in piazza cerano ancora forse solo un centinaio di persone, la polizia ha fermato sei persone in piazza con l’accusa di far parte del gruppo che ha attaccato la barricata. Tutti sono stati rilasciati, ma con una multa di 800 € ognuno e con una possibile imputazione penale. La polizia nuovamente vuole trovare uno o più capri espiatori.
Lo stesso giorno ma alle undici di mattina si è svolta una manifestazione (denominata Miting) pro governo, dove fra gli oratori erano presenti il Ministro degli interni, il Ministro della difesa (armata ), ecc. Anche il Primo Ministro ha svolto un’accanita orazione attraverso il mega schermo. Le persone con le bandiere Slovene erano al massimo 5000, mentre la polizia ha parlato ufficialmente di 9000 persone, un numero incredibile. Per la prima volta nella storia i numeri comunicati dalla polizia erano più alti di quelli riportati dai media (alcuni parlavano di 3.000 persone).
Prima della manifestazione di venerdì la polizia ha riportato che da novembre si sono svolte 127 manifestazioni e che la polizia ha speso per la “sicurezza” dei cittadini 4,6 milioni di euro.
alcune foto della manifestazione su:
http://tinyurl.com/fotoslo
Ljubljana, in 25000 a manifestare contro il governo e i politici
“Il CIE di gradisca viola i diritti umani”
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Dal Piccolo 01/02/13
«Il Cie di Gradisca viola i diritti umani»
GRADISCA Medici per i diritti umani (Mdu) boccia senza appello il Cie di Gradisca: «Assolutamente inadeguato a garantire i fondamentali diritti della persona e non compatibile con il trattenimento di pazienti in grave stato di sofferenza psichica». La denuncia dell’onlus romana Mdu arriva in seguito alla storia scoperta da alcuni attivisti dell’associazione e celata dal muro del centro immigrati di Gradisca:quella di M., giovane migrante rinchiuso in un Cie nonostante una grave forma di depressione e più volte autore di atti di autolesionismo e scioperi della fame al fine di “urlare” la propria situazione. Medici per i diritti umani ne chiede l’immediato rilascio «in modo tale da evitare ulteriori e imprevedibili aggravamenti e da poter assicurare ad M. le adeguate cure specialistiche». L’uomo da una settimana rifiuta cibo, acqua e farmaci. È in stato di detenzione amministrativa da quasi quattordici mesi, e ha fatto la spola fra i Cie di Gradisca e Trapani. M. ha già compiuto un grave atto di autolesionismo e dal suo ultimo ingresso all’ex Polonio, a maggio del 2012, ha perso 10 chili di peso. La sua agonia, iniziata dopo lo sbarco a Lampedusa nell’ottobre del 2010, è segnata da continui ricoveri e perizie mediche e psichiatriche che ne certificano l’assoluta incompatibilità con la vita all’interno dei Cie. Nonostante il parere degli esperti, però, il giovane resta rinchiuso a Gradisca dove, dal 22 gennaio scorso, rifiuta il cibo. Di qui la durissima condanna della onlus. «Il provvedimento di detenzione amministrativa in un Cie, che secondo la normativa europea e la legge italiana dovrebbe essere finalizzato esclusivamente ad effettuare il rimpatrio del cittadino straniero – sostiene Mdu- appare essere stato protratto in questo caso oltre ogni ragionevolezza. M, se siamo in un Paese civile, va rilasciato». (l.m.)
RIGASSIFICATORE: altri NO al progetto
Marzo 17th, 2017 — Mare
Dal Piccolo
12/02/13
Secco no al rigassificatore dalle sei società nautiche
MUGGIA Limitazioni sulla libera circolazione dei natanti, forte impatto ambientale e ricaduta negativa sulla qualità della vita dei cittadini. Con queste tre motivazioni le sei società nautiche di Muggia si sono riunite per esprimere unanimemente “parere assolutamente contrario” al progetto di realizzazione del rigassificatore di Zaule. I sodalizi che raccolgono ben oltre 1000 soci hanno dunque stilato un documento per accodarsi all’ampio partito del no all’impianto di rigassificazione. Il documento è stato firmato da Ladi Cociani (Circolo della Vela), Fabio Vascotto (Pullino), Roberto Sponza (Yacht Club Ps Rocco), Bruno Steffè (Marinaresca), Sergio Burlin (San Bartolomeo) e Gianni Macovez (Diportisti Muggia). Le società esprimono preoccupazioni legate in particolar modo agli aspetti ambientali tra cui si segnalano su tutti “i problemi legati alla circolazione delle acque marine utilizzate per il riscaldamento del gas liquefatto”. Inoltre “il prelievo e le modifiche sia chimiche che fisiche dell’acqua marina in un bacino ristretto dai limitati fondali e dalle modeste correnti, quale il Vallone di Muggia, si aggiungerebbero in forma massiccia agli inquinanti già esistenti: presenza di altri scarichi di acque industriali, civili, polveri di carbone e impianti di raffreddamento che utilizzano acqua di mare dalla Ferriera di Servola, scariche dei troppo pieni degli impianti di depurazione e trattamento acque reflue”. Le società poi hanno espresso preoccupazione poiché “l’impianto andrebbe a inserirsi tra altri impianti industriali a rischio di incidente rilevante e possibile effetto domino, con aree attigue di altissima densità abitativa”. Infine hanno evidenziato come “destinare la quasi totalità del Vallone di Muggia e più in generale del Golfo di Trieste a polo energetico farebbe decadere l’interesse da parte dei cittadini delle associazioni e anche degli imprenditori a investire sul settore sociale, turistico e dello sviluppo sostenibile del territorio, con una gravissima ricaduta sulla qualità della vita di tutta la cittadinanza”. (ri.to.)
05/02/13
Il sindaco Maricchio: no al rigassificatore
«Grado è contraria al rigassificatore». A seguito dell’interrogazione del pidiessino Giorgio Marin, il sindaco, Edoardo Maricchio (foto), ha confermato la contrarietà di questa amministrazione ad una qualsiasi ipotesi di realizzazione di rigassificatore sia nel golfo che a terra. È una delle notizie emerse in avvio della riunione consigliare di ieri, messe in luce dallo stesso Marin che ha voluto pure sapere quando verranno sistemate le lastre di marmo della passeggiata a mare divelte lo scorso anno da una forte mareggiata. La risposta è stata che il Comune attende l’arrivo, da parte della Protezione civile, del contributo di poco meno di 500mila euro, che servirà per questa operazione, ma anche per il ripascimento della spiaggia. Altro argomento di forte preoccupazione proposto da Marin è stato quello relativo alla chiusura delle piscine delle Terme marine che porta a notevoli danni agli utenti, ai pazienti dell’ex Ospizio Marino e ai lavoratori (ne ha parlato anche Tirelli, che ha evidenziato i danni all’immagine). Il primo cittadino ha spiegato che si è in attesa della perizia del professionista incaricato dalla Git per poi procedere immediatamente alla richiesta di nuova agibilità. «Ciò conferma – ha detto Maricchio – quanto sia necessario il Polo Termale». Della verifica della situazione dei cipressi in cimitero ne ha parlato, invece, Mauro Tognon di Liber@. Lo stesso, in considerazione del fatto che Dario Raugna si trova all’estero, ha annunciato che il ruolo di capogruppo di Liber@ passa a Fiorenzo Facchinetti.
Carnevale NOTAV a Opicina
Marzo 17th, 2017 — Noi
Gli amici di Ceroglie-Cerovlje sono arrivati terzi con il loro splendido carro contro la tav.
Durante il loro passaggio, proprio vicino alla rotonda centrale di Opicina-Opčine un gruppetto di supporter ha sventolato al loro passaggio l’immancabile bandiera NOTAV che è stata vista da centinaia di persone. Il gesto pare sia stato molto apprezzato dallo spezzone di Ceroglie infatti molte delle maschere (erano tutti/e vestiti da talpa) ci hanno salutato e ringraziato.
Una piccola presenza ancora più significativa se si pensa che gli organizzatori della sfilata hanno vietato al carro di Ceroglie di mettere la scritta TAV sul lato del carro.
Ancora complimenti agli amici di Ceroglie…ora e sempre NOTAV!
INFO-ACTION REPORTER
Da Il Piccolo del 04/02/13
Il ritorno di Ceroglie in lotta contro la Tav
Correva l’anno 1979 e al Carnevale carsico si presentò per la prima e unica volta un carro allegorico proveniente da una delle frazioni più verdi e amene del Carso triestino: Ceroglie. Esattamente 34 anni dopo, la piccola località agricola sita nel Comune di Duino Aurisina ai piedi del Monte Ermada è pronta per tornare a far parlare di sé toccando uno degli argomenti d’attualità più scottanti: la Tav. “Mostro vai via, il Carso è roba mia!” il motto con cui il paese si presenterà sabato alla sfilata del 46° Carnevale carsico. Patrik Kocjancic, classe 1983, responsabile del carro allegorico, spiega il motivo per cui la frazione di Ceroglie tornerà a sfilare dopo oltre tre decenni di assenza. «La decisione è arrivata dopo che i giovani, ma non solo, hanno iniziato a ritrovarsi per alcune manifestazioni come l’innalzamento della bandiera sull’Ermada durante il Primo maggio e la festa dei cavalli di Medeazza. Pian piano il gruppo si è andato cementando e abbiamo pensato: beh, è ora di tornare a fare il Carnevale carsico!». E così in ottobre è stata organizzata una riunione in cui si è deciso di tornare in grande stile, proponendo un tema difficile come quello dell’Alta velocità. «Purtroppo la Tav dovrebbe passare proprio in mezzo al nostro paese – racconta Kocjancic – rovinando case, vigneti, alberi e creando stress a tutti, sia agli esseri umani che alle bestie. Abbiamo pensato di sfruttare questo tema dando vita a un carro ecologista». La struttura sembra davvero di grande impatto. Un enorme treno rabbioso con i denti uscirà da un lungo tunnel costruito all’interno di una montagna – l’Ermada appunto – dalla cui cima spunterà con un enorme salto una splendida talpa. Un ferroviere cercherà poi di fermare il treno, mentre un contadino sarà intento a gettare un sasso contro il mostro… Tra i ragazzi più giovani che stanno dando una mano ecco il musicista Cristian Leghissa: «Ci dedichiamo anche alla cura dei particolari. Il pubblico potrà ammirare tutti i colori e gli elementi naturali che contraddistinguono il Carso, come il sommacco, la pietra, e altre caratteristiche che non vogliamo ancora svelare». Kocjancic evidenzia come tutto il paese si stia ritrovando per dar vita a questo carro atteso da oltre 30 anni. «Ci sono persone fondamentali come il saldatore Adriano Leghissa, il pittore Friz, le donne che si occupano delle stoffe e delle coreografie, l’Allegra fattoria per le pizze e poi Luciano Gergolet che ci ha prestato la struttura del carro». Da Ceroglie si presenteranno in 125, tutti vestiti da talpa. Un’invasione pacifica di Opicina per dire un convinto no, con ironia e senso ambientalista, al mostro chiamato Tav. Riccardo Tosques
Monfalcone: riprendono i processi per l’amianto ma le morti continuano
Marzo 17th, 2017 — Nocività
da Il Piccolo MARTEDÌ, 12 FEBBRAIO 2013 Pagina 27 – Gorizia-Monfalcone
In 10 anni oltre 1300 i malati di mesotelioma
Secondo una ricerca di Bianchi (Lega tumori) sono stati colpiti il 3,4% degli assunti tra il ’50 e il ’60
Il 3,4% di chi è entrato poco più che adolescente nel cantiere navale di Monfalcone tra il 1950 e il 1960 si è ammalato e morto di mesotelioma alla pleura, forma tumorale legata in modo inequivocabile all’esposizione all’amianto. I dati, frutto di una paziente ricerca d’archivio, sono stati resi noti dal professor Claudio Bianchi, presidente della Lega tumori della provincia di Gorizia che ne è l’autore, nel corso di un confronto promosso domenica pomeriggio da Sel e al quale ha preso parte l’ex deputata e capolista per il Senato in regione Grazia Francescato e la capolista per la Camera Serena Pellegrino. L’esito dell’indagine ha inoltre confermato, come sottolineato da Bianchi, come uno dei fattori imprescindibili di rischio sia quello della quantità di esposizione, anche sotto il profilo temporale. «Il 3,4% degli assunti, in totale 1.300 nel decennio, tra il ’50 e il ’60 con un età tra i i 14 e i 19 anni si è ammalato – ha spiegato il professor Bianchi -, contro il 2% degli assunti con un’età tra i 20 e i 29 anni e l’1,6% di quelli con un’età tra i 30 e i 39 anni». L’esito dello studio ha ribadito, però, anche come non tutti gli esposti alle stesse dosi di amianto e per lo stesso periodo abbiano sviluppato il mesotelioma. «E’ significativo il caso di una donna assunta nel 1942 come saldatrice elettrica e rimasta in cantiere fino al 1961 che ha avuto il mesotelioma a 90 anni», ha detto Bianchi, sottolineando come la ricerca dovrebbe indagare quali siano i meccanismi della resistenza allo scatenarsi della malattia per cercare di potenziarli. «L’organismo può reagire – ha aggiunto – e anche la suscettibilità è presumibile possa avere base genetica. In una quarantina di casi emersi tra consanguinei l’incidenza del mesotelioma sale al 12%». Nel corso dell’incontro l’ex sindacalista del cantiere navale ed esposto Luigino Francovig ha quindi non a caso rilanciato la proposta, forte, di creare una Fondazione che utilizzi i fondi eventualmente versati dalle aziende dove si è utilizzato l’amianto per la ricerca medica e sostenere gli esposti e le loro famiglie. «In ogni caso secondo me ci sono le condizioni – ha aggiunto Francovig – per chiedere per il nostro territorio il riconoscimento di disastro ambientale». Il consigliere comunale di Sel Giovanni Iacono ha da parte sua confermato la proposta della creazione, in ambito comunale, di un gruppo di lavoro sulla bonifica e lo smaltimento dell’amianto ancora esistente in città, oltre che il pieno sostegno all’attività del Tribunale di Gorizia sulle cause per accertare le responsabilità delle centinaia di morti d’amianto verificatesi nel territorio.
Amianto, “vedove” in pullman all’udienza
La città di Monfalcone sarà presente, assieme alle istituzioni, nel tribunale di Gorizia alla lettura della prima sentenza del processo penale che vede imputati i vertici di Fincantieri per la morte di 89 operai. «Verranno organizzate delle corriere per agevolare le persone con difficoltà di spostamento», hanno annunciato Enrico Bullian e Chiara Paternoster, rispettivamente esperto di sicurezza e responsabile legale dell’associazione “Famigliari e esposti amianto”. L’annuncio è stato dato durante l’incontro, organizzato dall’associazione per il Teatro di Monfalcone, con l’attrice Laura Curino, autrice e protagonista dell’intenso, documentato e poetico spettacolo “Malapolvere”, racconto della tragedia amianto a Casale Monferrato sede della multinazionale Eternit, andato in scena al comunale.«La sentenza attesa in aprile, ha ricordato Chiara Paternoster, non sarà il consumarsi di un gesto di vendetta, ma un atto di ripristino di giustizia e legalità». Il picco della malattia sarà nel 2015-20 e rimane comunque gravissima la questione dello smaltimento. «Ogni anno, ha aggiunto Enrico Bullian, in Italia vengono smaltite 380mila tonnellate di amianto della presunta presenza di 32milioni di tonnellate stimate dal ministero della Salute. Serviranno 85 anni per la totale bonifica». Nel suo lavoro Laura Curino ha spiegato come la battaglia vittoriosa della gente di Casale contro la fabbrica sia stata possibile grazie alla coesione fra popolazione e istituzioni. «Questo spettacolo – ha aggiunto – informa e racconta, spiegando che non è naturale pagare con la vita il lavoro in fabbrica. I casalesi si sono uniti con determinazione pacata per ribellarsi al destino di vittime del benessere consumistico». Di ricatto morale ha parlato Chiara Paternoster. «Non accettiamo che venga detto che se la Fincantieri o l’Ilva di Taranto falliscono è colpa degli operai». Quattro località della provincia di Gorizia sono in cima alla graduatoria dei comuni italiani con il più alto tasso di incidenza di mesotelioma asbesto-correlato. Fra i primi dieci luoghi avvelenati dalla polvere di amianto vi sono Monfalcone, San Canzian d’Isonzo, Ronchi dei Legionari e Staranzano oltre a Trieste. Il dato è stato pubblicato nell’ultimo Quaderno del ministero della Salute. Nei 4 comini dell’Isontino vi è un’incidenza dal 18 al 23 percento di malati di tumore a un tasso grezzo di popolazione su100mila abitanti. Monfalcone e Casale, due città dai destini simili, dove la fabbrica per anni ha dato benessere al costo della vita.
L’incredibile avventura degli elicotteri di Finmeccanica
Marzo 17th, 2017 — Ultime
12 febbraio 2013 da Repubblica / Huffington Post
FILOSOFIA FINMECCANICA
L’ad Giuseppe Orsi, arrestato, nelle intercettazioni rivela come la pratica delle tangenti “sia un fattore naturale della pratica aziendale”. Chi è il pm Fusco che il capo di FinMec voleva far fuori
Verona/ Assedio squadrista alla iniziativa con Alessandra Kersevan
Marzo 17th, 2017 — Contro il negazionismo
dal sito 10 febbraio
Verona 12/2/2013: assedio squadrista alla iniziativa FOIBE TRA MITO E REALTA’
SI VEDANO PIU’ SOTTO – IN CALCE ALL’ANNUNCIO – LE CRONACHE
DI UNA GIORNATA DI RESISTENZA STORICA
TRA LA CENSURA DEGLI ORGANI ACCADEMICI E L’ASSEDIO DEI MILITANTI NAZIFASCISTI
Verona, martedì 12 febbraio 2013
ore 16:00 aula 1.5 Polo Zanotto – Veronetta
INCONTRO CON LA STORICA ALESSANDRA KERSEVAN
Non è semplice affrontare la questione delle Foibe: stereotipi consolidati (1) ed interessi politici contingenti invadono il terreno della ricerca storica. Negli ultimi anni in Italia si è sollevato un acceso dibattito pubblico attorno alla costruzione di una verità ufficiale che ha dato il via ad un walzer di commemorazioni, monumenti, lapidi, intitolazioni di strade. Grazie al contributo di Alessandra Kersevan, attraverso un esercizio di rigorosa contestualizzazione storica (2), ci proponiamo di individuare e discutere quelli che appaiono elementi di mistificazione, falsificazione e propaganda (3).
Quali sono i dati più realistici relativi al numero degli infoibati? Perchè dalle diverse ricerche emergono numeri tanto discordanti? E’ possibile parlare di “pulizia etnica” nei confronti della popolazione italiana? Che ruolo hanno giocato le politiche del fascismo in quei territori? Quali sono le effettive responsabilità dei partigiani comunisti di Tito? Queste alcune delle domande su cui ci confronteremo.
Siete tutte e tutti invitati a partecipare.
Alessandra Kersevan è una storica, insegnante ed editrice italiana, specializzata in storia e cultura del Friuli-Venezia Giulia e del confine orientale tra le due guerre. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo “Un campo di concentramento fascista: Gonars 1942-1932” (Kappa Vu 2010) e “Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943″ (Nutrimenti 2008).
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(1) Il sempreverde mito degli “italiani brava gente” poggiante su un sistematico lavoro di rimozione, viene qui utilizzato in chiave vittimistica, operando una decontestualizzazione dei fatti in funzione di un costante tentativo di rivalutazione del fascismo. Interessanti in questo senso le recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi secondo cui “Il fatto delle leggi razziali è stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene”.
(2) A tal proposito suggeriamo la visione di “Fascist Legacy – L’eredità del fascismo”, documentario incentrato sui crimini di guerra commessi dagli italiani durante l’invasione dell’Etiopia e del Regno di Jugoslavia. La sezione che esamina l’occupazione della Jugoslavia cita oltre 200 campi di prigionia italiani sparsi nei Balcani, in cui morirono 250.000 internati (600.000 secondo il governo jugoslavo), e si sofferma sulle testimonianze relative al campo di concentramento di Arbe (Rab in lingua serbo-croata) e le atrocità commesse nel villaggio croato di Podhum, presso Fiume: http://youtu.be/2IlB7IP4hys
“So che a casa vostra siete dei buoni padri di famiglia, ma qui voi non sarete mai abbastanza ladri, assassini e stupratori” Benito Mussolini ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia, 1943.
(3) Riscrivere la memoria: foibe, media e revisionismo storico:
http://www.casoesse.org/2012/02/10/riscrivere-la-memoria-foibemedia-e-revisionismo-storico/
Un esempio: i carnefici italiani trasformati in vittime dalla Rai
http://www.linkiesta.it/blogs/c-era-volta/i-carnefici-italiani-trasformati-vittime-dalla-rai
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In collaborazione con Pagina/13
Foglio di scrittura studentesco
www.pagina3dici.blogspot.com
CRONACHE DI UNA NUOVA GIORNATA DI RESISTENZA STORICA
I primi resoconti da Verona:
Collettivi e Casapound, tensione all’Ateneo (L’Arena)
http://www.tgverona.it/index.cfm/hurl/contenuto=347352/attualita/seminario_foibe_tensione_all_universita.html
http://ilreferendum.it/2013/02/12/alluniversita-di-verona-lancio-di-lacrimogeni-in-occasione-di-un-incontro-sulle-foibe/
http://beforetheyfall.blogspot.it/2013/02/incontro-sulle-foibe-squadrismo.html
http://beforetheyfall.blogspot.it/2013/02/casapound-ci-prova-invertire-la-realta.html
Vergogna all’Università di Verona.
Una lezione di Storia tra l’ostruzionismo dell’ateneo e l’irruzione di Casa Pound. Che fine ha fatto la cultura?
Si veda anche alla pagina Facebook del Collettivo di Verona
Sulla vicenda dell’aggressione squadrista all’Università di Verona – 12 febbraio 2013
In questi anni ho fatto centinaia di conferenze sulle vicende del confine orientale; qualche volta mi è capitato sia che le istituzioni che mi avevano invitato cedessero a ricatti e pressioni di esponenti della destra e della Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD) e ritirassero all’ultimo momento la loro adesione, sia che gruppi di fascisti intervenissero cercando di impedire la conferenza.
Ma mai era ancora successa la concomitanza così evidente fra le urgenze repressive dell’istituzione, e l’azione diretta degli squadristi di Casa Pound e degli altri gruppi neonazifascisti. Questa è secondo me la particolarità di questa vicenda dell’Università di Verona, che fa venire in mente altri momenti storici, come quello dell’avvento del fascismo.
Non voglio fare facili paralleli, so bene che le condizioni sociali, economiche, politiche attuali sono particolari, ma ritengo che certi meccanismi di adeguamento del ceto intellettuale alle imposizioni del potere siano simili e si stiano ripetendo nella storia d’Italia. L’accanimento con cui il rettore e l’apparato universitario hanno imposto che questa conferenza non si dovesse fare, dimostra che coloro che hanno in mano il cosiddetto Giorno del ricordo hanno una grande paura della verità che viene dalla ricerca storiografica.
Essi stanno cercando, attraverso la ritualità di questa giornata, diventata un atto di fede collettivo supportato dal servilismo di buona parte dei mass media, di imporre il ribaltamento nell’opinione pubblica dei criteri interpretativi della Resistenza italiana e jugoslava, la confusione dei ruoli di partigiani e fascisti, di vincitori e vinti, di carnefici e vittime. È sicuramente una grande operazione massmediatica, che ha potuto avere un certo successo anche perché sostenuta da una parte del ceto dirigente post-comunista desideroso di prendere le distanze dal suo passato, per adeguarsi alle nuove esigenze del pensiero unico liberista mondiale.
A tutto questo si deve reagire con quella che io chiamo una guerriglia culturale, una moltiplicazione delle occasioni di conoscenza e di riflessione e per questo ritengo molto importante il fatto che il collettivo studentesco organizzatore abbia voluto che la conferenza avvenisse, nonostante la negazione degli spazi, nonostante il taglio della luce, nonostante le minacce degli squadristi, e dimostrando molto coraggio a sfidare l’istituzione universitaria artefice di una simile operazione anticulturale.
Da parte mia e del gruppo di Resistenza storica, posso dire che continueremo a portare in giro per l’Italia le nostre conferenze e i risultati delle nostre ricerche. Sono anche più che disponibile a tornare a Verona, a concludere con voi la conferenza lasciata a metà a causa dell’imposizione del rettore e della violenza fascista.
Un grazie per il vostro impegno antifascista.
Alessandra Kersevan
Udine, 13 febbraio 2013
Mozione approvata il 13 febbraio 2013 dal Dipartimento “Tempo Spazio Immagine e Società” sui fatti del 12 febbraio:“Il Consiglio di Dipartimento del Dipartimento “Tempo Spazio Immagine e Società” (TeSIS), riunito il 13 febbraio 2013 ha approvato a maggioranza (con 34 voti favorevoli 2 contrari e 4 astenuti) la seguente mozione:
In merito a quanto accaduto nella giornata del 12 febbraio c.m., il CdD del Dipartimento TeSIS ribadisce la propria convinzione che l’Università debba essere una sede di confronto e di dibattito aperto, senza preclusioni e senza censure. Di conseguenza condanna con forza l’aggressione di matrice squadrista messa in atto da elementi esterni all’Università contro un seminario promosso da alcuni collettivi studenteschi. Per quanto provocatorie le idee debbono essere sempre oggetto di confronto, anche acceso, ma non motivo di aggressione e sopraffazione.
Per quanto riguarda i locali di “Spazio Zero”, di pertinenza del Dipartimento TeSIS, si ritiene che quanto è accaduto non possa essere usato come pretesto per negare agli studenti responsabili delle attività culturali in oggetto la disponibilità di un luogo – aperto a tutti – di riunione e di confronto.”
UDINE/ La Questura vuole impedire il corteo studentesco del 15 febbraio
Marzo 17th, 2017 — Studenti
Incredibile manovra repressiva della Questura!
C’è la campagna elettorale? Niente cortei!
CORTEO ANNULLATO.
Anche se in extremis (alle ore 19.00 di glovedì) la Questura lo aveva autorizzato con prescrizioni, era oramai troppo tardi per recuperare la situazione
UDINE/ Articolo del MV sul divieto della Questura
Marzo 17th, 2017 — Studenti
La par condicio blocca il corteo degli studenti. A meno di due giorni dalla manifestazione nazionale contro l’austerity, in programma domani, è scontro aperto fra il Movimento studentesco e il questore Antonio Tozzi. «Il 15 febbraio è stata indetta una giornata di mobilitazioni studentesche a livello nazionale contro le politiche di austerità, le riforme scolastiche e la non risolvibilità del problema con le prossime elezioni, cui il Movimento Studentesco di Udine ha deciso di aderire – spiegano i ragazzi dal coordinamento –. Il 31 gennaio, entro i termini e nei modi previsti dalla legge, è stata data comunicazione a Comune, questura e vigili urbani circa lo svolgimento della manifestazione. Fino a qualche giorno fa non c’è stato nessun problema: la Digos ha dato l’ok al corteo e i vigili urbani hanno rilasciato tutti i permessi necessari». Ma ieri pomeriggio è arrivato il fulmine a ciel sereno: «Un nostro compagno è stato convocato in questura e gli è stato comunicato verbalmente che il corteo non si potrà svolgere a causa della campagna elettorale, stando a una legge interpretata dal questore Tozzi – continuano i ragazzi –. Subito è stato contestato il fatto che non siamo un partito politico, non facciamo campagna elettorale per nessuno e che non siamo a conoscenza dell’esistenza di una legge che vieti i cortei in queste situazioni. Quindi è evidente che se si terrà il corteo saremmo passibili di denunce». Una chiara «violazione del diritto a manifestare», secondo i ragazzi del Movimento studentesco che si spingono anche più in là parlando di «intimidazioni». «Sembra solamente una minaccia per spaventare gli studenti e bloccare qualsiasi movimento di dissenso», aggiungono. La protesta di domani intende «sottolineare il rifiuto delle politiche di austerity, e in generale delle politiche perpetuate nel corso di questi anni sia dalla destra sia dalla sinistra a partire dalle riforme scolastiche – spiegano i giovani –. Manovre che in primis colpiscono noi studenti, i professori e il personale Ata, per continuare con le riforme del lavoro, del welfare, della sanità e in generale dei beni pubblici che ricadono sulle nostre famiglie e su tutte le persone che ci stanno a fianco. L’altro motivo per cui è stata indetta la manifestazione è la convinzione che queste elezioni non cambieranno nulla, lo dimostrano i fatti di Udine. Con questo teatrino repressivo è stata data ancora più forza alle nostre convinzioni. Per questo venerdì saremo in piazza, e oltre alle rivendicazioni che portiamo avanti da tempo avremo un nuovo motivo per manifestare e gridare ancora più forte». Michela Zanutto