Entries from Marzo 2017 ↓
Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal il piccolo del 14/11/13
Roma sblocca i fondi per gli addetti del Cie
GRADISCA Una piccola boccata d’ossigeno. Il ministero dell’Interno ha sbloccato 600mila euro per il pagamento di parte degli stipendi arretrati ai dipendenti del Cie e del Cara di Gradisca. L’apparente buona notizia per i lavoratori della Connecting People è arrivata ieri mattina, al termine del presidio di protesta con cui dipendenti e liberi professionisti in forza alla coop siciliana che gestisce i due centri immigrati isontini hanno urlato la propria disperazione davanti alla sede della Prefettura di Gorizia. Buona notizia soltanto in apparenza, si diceva: perchè le ombre sul futuro del Cie rimangono tante e perchè sindacati e lavoratori auspicavano una soluzione definitiva al loro problema, e temono si tratti solo dell’ennesima “toppa”. In piazza Vittoria erano presenti circa una quarantina dei 70 dipendenti impiegati al Cie e al Cara: fra loro anche molti cittadini stranieri. Non ricevono gli stipendi da ormai 4 mesi e in alcuni casi – come quelli del personale sanitario – addirittura da sei. Senza contare che, con la chiusura del Cie a tempo indeterminato, molti oltre al danno dei ritardi temono di subire la beffa del licenziamento o del mancato rinnovo del contratto. I manifestanti, che hanno ricevuto la solidarietà degli stessi ospiti richiedenti asilo, erano sostenuti nel presidio dalle segreteria della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil. E, assieme a loro, hanno presentato un documento che invoca un cambio nella modalità dei pagamenti dei salari: non più dal ministero alla Prefettura e da questa alla cooperativa, ma direttamente dal ministero ai dipendenti. La fattibilità della richiesta sarà valutata dal punto di vista legale e amministrativo, ma per il subentro dello Stato nei pagamenti ci vorranno altri mesi.Intanto a non resta che accontentarsi, per ora, delle mensilità arretrate. Da ieri sono certe, anche se non tutte. I 600mila euro, secondo le stime dei sindacati, consentiranno ai dipendenti di ricevere finalmente i salari di luglio, agosto e settembre. E gli altri arretrati? Forse potrebbero arrivare entro Natale. Una soluzione che, chiaramente, lascia l’amaro in bocca ai dipendenti della coop. « Non ci riteniamo soddisfatti dal confronto – hanno affermato i sindacati – perchè il nostro obiettivo era quello di ottenere non solo gli arretrati, ma anche risposte chiare sul futuro dei lavoratori». Risposte, questa volta sul futuro del Cie attualmente “svuotato” in attesa dell’avvio dei lavori, le chiederanno anche i partecipanti alla mobilitazione indetta per sabato da associazioni antirazziste, movimenti e partiti. A manifestare per la chiusura definitiva del centro saranno, tra gli altri, don Luigi Ciotti del gruppo Abele, il segretario del Prc Paolo Ferrero, gli scrittori Massimo Carlotto e Pino Roveredo. Ieri intanto il deputato della Lega, Massimiliano Fedriga, ha “duellato” con il ministro Kyenge sulla questione-Cie nel question time della Camera. «Chiudendo il centro – ha affermato il leghista in aula -, lo Stato si è arreso ai delinquenti. Per questo domenica saremo davanti al Cie a manifestare per la legalità e il rispetto delle regole».
Marzo 18th, 2017 — General, Repressione diffusa
Superate 3000 visite a questa pagina | Rassegna stampa post manifestazione
Circa un centinaio di persone ha partecipato al corteo di sabato 23 novembre, sotto una pioggia incessante, che ovviamente ha limitato notevolmente la mobilitazione.
Si è trattato di un corteo prevalentemente anarchico/libertario, nel quale, almeno per un giorno, si sono viste unirsi rappresentanze di tutte le componenti del movimento.
Per quanto piccolo, il movimento anarchico della Regione, è però, oggi come oggi, anche l’unico movimento realmente attivo, presente su tutto il territorio;
potrebbe valorizzare energie significative e porsi come riferimento per molte diversificate situazioni sociali, se riuscisse a superare le contraddizioni interne che lo indeboliscono.

Continue reading →
Marzo 18th, 2017 — General, Storia ed attualità
-
A S. Giorgio di N. si fa la battaglia su?Il nome di una via. Io sostengo invece le battaglie dei lavoratori di Evraz, Artenius ecc #lavoro
Marzo 18th, 2017 — General, Scioperi
Marzo 18th, 2017 — General, Studenti Trieste
Vivace ma purtroppo poco partecipato il corteo di stamattina degli studenti medi indetto da Uds e Coordinamento studenti medi. Tensione con la polizia all’inizio di viale XX settembre quando un cordone di digos e antisommossa ha impedito la deviazione del corteo che voleva affiggere una targa antifascista.
In seguito c’è stato un lancio di uova di vernice sul palazzo del consiglio regionale in piazza Oberdan e un altro momento di tensione con spintoni sotto la sede della lega nord.
INFO-ACTION REPORTER



Striscione spuntato sotto la sede della lega:

Marzo 18th, 2017 — General, Loro
dal Messaggero Veneto del 16 novembre 2013
«La Tav lungo la rete esistente, così si riducono anche i costi»
Il commissario straordinario Mainardi illustra il progetto per la linea ferroviaria ad alta velocità. Investimento di 7,4 miliardi. «La politica sia cosciente delle decisioni strategiche per il territorio»
UDINE. Ha detto no alla linea costiera «perché non trova la condivisione della popolazione» e ha sempre invitato le amministrazioni e i governi di turno a guardare in modo pragmatico l’obiettivo dell’alta velocità ferroviaria, a guardare prima al potenziamento, possibile, della linea esistente.
Perché il progetto Rfi del 2010, da Mestre a Ronchi, è quello di una linea ad alta capacità e perché «si ipotizza una velocità massima di 250 chilometri l’ora, quando oggi, sulla linea esistente, si potrebbero raggiungere i 200 chilometri orari. Di cosa parliamo?».
Bortolo Mainardi, commissario straordinario della linea Av/Ac da Mestre a Ronchi, torna su un tema a lui caro, quello di uno sviluppo infrastrutturale integrato al paesaggio, condiviso dalle comunità e sostenibile economicamente. Lo fa con la schiettezza che lo contraddistingue ma «da professionista – ci tiene a precisare –. A me spetta l’analisi e la proposta, le scelte sono compito della politica».
Commissario pochi giorni fa a Trieste, il Ministero delle Infrastrutture ha confermato la priorità della Tav a Nordest ma ha anche detto che non basta più, che servono nel frattempo interventi che migliorino la linea esistente come l’eliminazione dei passaggi a livello. Le stanno dando retta?
«Naturalmente non posso che apprezzare questa linea, ma non credo che il Ministero si muova in questa direzione perché l’ho detto io. Sta nella logica del buon senso, anche perché in pochi anni il mondo è cambiato e quindi tutte le priorità, anche quelle dei grandi investimenti, vanno riviste sotto una nuova luce. Io parto da un assunto: tutte le opere devono essere compatibili con l’ambiente, devono trovare il consenso della comunità su cui ricadono e devono essere sostenibili finanziariamente».
Requisiti che però non sembrano esserci in Italia. Ce la possiamo ancora permettere un’opera come quella pensata nel 2010?
«Tra le criticità che ho riscontrato c’è sicuramente quella delle risorse e va affrontata in un quadro complessivo. L’investimento per la tratta di cui parliamo è stimato in 7,4 miliardi».
Perché la Tav non è l’unica opera su cui puntare?
«Nel senso che la logica dei corridoi è ben più complessa e che il Friuli Venezia Giulia, per esempio, deve guardare con molto interesse anche il corridoio Adriatico Baltico. E poi gli investimenti ferroviari vanno messi in relazione con quelli autostradali».
Anche il consenso di cui lei parla non è così radicato, basti pensare al movimento dei No Tav …
«Quando parlo di consenso intendo che le rimostranze delle popolazioni devono essere tenute in debita considerazione, purché sia il rigore scientifico dell’analisi a generare una contrarietà. Non è accettabile invece una posizione ideologica. Nel caso del Veneto e del Friuli partiamo da una sostanziale condivisione sulla necessità di avere una linea ferroviaria moderna e competitiva ed è per questo che non vanno illusi i territorio con progetti dai costi faraonici».
I governatori Zaia e Serracchiani hanno chiesto al Ministero di studiare “una terza via” alternativa al tracciato 2010 della Mestre-Ronchi. È soddisfatto?
«Credo che lo siano prima di tutto i territori e quello conta. La politica ha i suoi tempi, l’importante è che ci sia coscienza nelle decisioni, che si diano risposte concrete ai problemi e non promesse astratte».
Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General

Repubblica 16 nov
|
Mentre in Val Susa
si manifestava contro la TAV
a Gradisca si è colta l’occasione
della manifestazione
(circa 400 partecipanti, più della metà da fuori regione)
contro ogni ipotesi
di riapertura del CIE,
per portare in Piazza
anche le bandiere No Tav
|



Dal Piccolo del 17/11/13
«Mai più Cie», assalto con torce a Gradisca
di Luigi Murciano GRADISCA Brucia il tetto del Cie di Gradisca. Ma questa volta solo simbolicamente. Un fitto lancio di razzi e fumogeni oltre il “muro della vergogna” – come è stato definito – ha coreograficamente sancito ieri pomeriggio la conclusione della manifestazione antirazzista per la definitiva chiusura del Centro di identificazione ed espulsione per immigrati, decisa dal Viminale. «Il Cie non esiste più, questo lager non deve riaprire. Dei 13 centri italiani ne rimangono attivi solo 5, è il fallimento di una legge criminale come la Bossi-Fini» hanno gridato al microfono i militanti. E già oggi sarà la Lega Nord (attesi i big Calderoli e Salvini) a presidiare l’ex caserma Polonio per chiederne – al contrario – la pronta riapertura ed anzi un potenziamento. «È normale la “sincronia” tra la distruzione della struttura da parte degli “ospiti” del Cie di Gradisca e la parallela campagna mediatica del centrosinistra per la chiusura dei Cie? È normale l’attuale chiusura pur con un settore (la zona blu, ndr) ormai agibile? La verità è che lo Stato si è arreso ai violenti» suona la carica il senatore del Carroccio Mario Pittoni. La mobilitazione dei movimenti pacifisti e della galassia no-global di ieri si è svolta del tutto tranquillamente in una Gradisca blindata. L’iniziativa rientrava in una più ampia rete di manifestazioni in tutta Italia contro le grandi opere, in testa la Tav in Val di Susa. E sul numero di partecipanti è il solito balletto di cifre: un migliaio secondo uno dei leader dei centri sociali del Nordest Luca Tornatore. Poco meno di quattrocento secondo le forze dell’ordine. Di certo hanno raggiunto Gradisca in tanti, anche con pullmann provenienti da Vicenza, Padova e Venezia. Associazioni da sempre in prima linea contro i Cie, come Tenda per la Pace, gli ormai ex “disobbedienti”, associazioni umanitarie e studentesche, di assistenza ai migranti, movimenti anarchici, Legacoop, Rifondazione. Circa un centinaio gli uomini di polizia, carabinieri e guardia di finanza impiegati per l’ordine pubblico. «Sarà una manifestazione molto comunicativa» aveva promesso un altro leader della mobilitazione, l’ex consigliere regionale Alessandro Metz. Il primo coup de theatre poco dopo le 15, quando un militante si issa sulla gru di un cantiere del centro cittadino, a decine di metri d’altezza, e srotola un’enorme striscione con la scritta “No Cie”. Ha il volto mascherato e una tuta bianca, ad attenderlo alla fine del suo blitz ci sono altri compagni camuffati come lui in modo da non consentire l’identificazione. Il corteo percorre viale Trieste in direzione dell’ex caserma, l’asfalto è un’enorme lavagna su cui con la vernice vengono vergati gli slogan: “mai più Cie”, “no more lager”, “nessuno è clandestino”. «Se questo luogo aberrante ha chiuso – commenta Genni Fabrizio, di Tenda per la Pace – lo si deve ai migranti che hanno denunciato gli abusi e reso inagibile la struttura. Ora devono essere scarcerati, evadere da qui è legittima difesa». Sono le 16.35 quando il serpentone giunge infine dinnanzi al centro. Lo spiegamento di forze dell’ordine è imponente. I manifestanti collocano dei pannelli improvvisati sulla carreggiata: «Una mostra fotografica con tutte le nefandezze del Cie». Avrebbero voluto vergare la scritta “Mai più” sul cancello della struttura. “Tanto domani i leghisti lo cancellano”. Devono accontentarsi ancora del “muro della vergogna”, su cui la scritta “mai più” è riportata in tutte le lingue. Ma per francese e arabo, gli idiomi più parlati dai migranti, non sembra esserci spazio. Vogliono ultimare la scritta. «State difendendo l’indifendibile» gridano ai poliziotti. Dopo mezz’ora di trattativa gli agenti arretrano di cinque metri, la scritta è completata. L’ultimo atto è il lancio dei razzi contro il tetto del Cie: «Ce ne andiamo con la certezza che non esiste più». Oggi tocca alla Lega.
da Il Piccolo online 16 novembre 2013
“Mai più Cie”: in 400 sfilano a Gradisca
La manifestazione si è svolta senza incidenti. Lanciati alcuni petardi sul tetto del centro immigrati

Messaggero Veneto online 16 novembre 2013
Il corteo è organizzato dalle associazioni che si battono contro le grandi opere e per la chiusura in tutta Italia di centri come questo
Servizio del TGRegionale 16 novembre 2013 ore 19.30 (minuto 5.30)
il Piccolo 16 novembre 2013
Dal corteo pacifista al presidio della Lega Alta tensione al Cie
Sabato e domenica manifestazioni contrapposte all’ex Polonio Polizia in allerta. Il sindaco di Gradisca: «Niente allarmi»

GRADISCA. Le lunghe giornate del Cie. Due manifestazioni di segno opposto in 48 ore sono destinate a riaccendere i riflettori della politica nazionale sulla discussa struttura per immigrati di Gradisca, recentemente sospesa a tempo indeterminato dal Viminale. La prima mobilitazione, in programma questo pomeriggio, è indetta da un vasto spettro di movimenti antirazziste, associazioni pacifiste, rete no global, partiti politici. Obiettivo: una chiusura che da temporanea diventi definitiva.
Neanche 24 ore dopo, sarà invece la Lega Nord a manifestare davanti all’ex Polonio. «Diamo una pennellata di legalità» lo slogan scelto per chiedere – al contrario – non solo la riapertura del centro di identificazione ed espulsione, ma un suo rafforzamento. E allo scopo il Carroccio schiera molti big: certa la presenza dell’ex ministro Roberto Calderoli e del candidato alla segreteria nazionale Matteo Salvini, così come del capogruppo al Senato Massimo Bitonci e del parlamentare Massimiliano Fedriga. In extremis potrebbero giungere a Gradisca addirittura qualcuno dei governatori regionali targati Carroccio: Roberto Maroni, Roberto Cota e Luca Zaia. In poche ore si incroceranno dunque a Gradisca due modi molto diversi, inconciliabili, di intendere il fenomeno-immigrazione. Anche per questo è massima l’attenzione delle forze dell’ordine.
La protesta dei No Cie
Il corteo, che si ritroverà nel piazzale dei giardini di Gradisca alle 14.30 per poi percorrere viale Trieste e raggiungere il Cie, si inserisce in una mobilitazione più ampia a livello nazionale (“No Grandi Opere”), che al Nord avrà due fronti di protesta: la battaglia no-Tav in Val di Susa e, per l’appunto, il Cie di Gradisca. All’appello hanno aderito nomi noti della cultura e della politica – tra cui don Luigi Ciotti, Paolo Ferrero di Rifonfazione, lo scrittore Massimo Carlotto -, e associazioni come Tenda per la Pace, Legacoop, LasciateCientrare e tanti altri. Realtà che chiedono la non riapertura dei centri “azzerati” come quello di Gradisca e la soppressione di quelli ancora aperti; ma anche «la scarcerazione degli immigrati che ne hanno provocato la chiusura».
«L’inutile, costoso e disumano sistema-Cie sta collassando – si legge nell’appello dei movimenti -. Uno alla volta hanno chiuso Crotone, Bologna, Modena, Gradisca e ormai è chiuso anche Milano. Al governo chiediamo coraggio: prenda atto che i tempi bui della detenzione amministrativa e della violazione dei diritti umani sono finiti. E non devono tornare mai più».
Il presidio della Lega
«Chiudendo il Cie, lo Stato si è arreso ai violenti» è invece la tesi di partenza del Carroccio, che ieri ha presentato a Gorizia l’iniziativa in programma domenica. «È irresponsabile chi, come il ministro Kyenge, vuole rimettere in libertà persone in attesa di espulsione per avere commesso gravi reati. La sinistra – attaccano i padani – gioca sull’ambiguità confondendo i clandestini del Cie con i migranti del vicino centro d’accoglienza. La Bossi-Fini non va smantellata, casomai rafforzata per permettere allo Stato e alle forze dell’ordine, cui va la nostra solidarietà, di fare rispettare la legalità. Ma questo non basta. Ue e Onu non possono lasciare l’Italia da sola. Un ministro serio come Maroni – è stato affermato – aveva avviato accordi bilaterali con i Paesi d’origine e gli sbarchi si erano ridotti sensibilmente. Bisogna contrastare il fenomeno alla radice ed evitare stragi come quella di Lampedusa. Ma i delinquenti che hanno devastato il Cie sono un’altra cosa».
La posizione del sindaco
Il Comune formalmente non aderisce alla manifestazione odierna, pur sposandone i contenuti. «L’obiettivo è lo stesso: chiudere il Cie. Sono certo – spiega il sindaco Franco Tommasini – che il concetto sarà espresso in maniera assolutamente pacifica, come è sempre successo anche in passato».
16 novembre 2013
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
distribuito al concerto Il Cantore dell’immaginario – Omaggio a Leo Ferré
Casa Candussi-Pasiani, Biblioteca Comunale | piazza Garibaldi, Romans d’Isonzo (GO) 16 novembre 2013
A vent’anni dalla morte dell’artista e intellettuale francese Léo Ferré, l’associazione Liberatorio d’Arte “F. Zonch” vuole rendergli omaggio organizzando una serata nella quale Luigi Fulignot e Matteo Della Schiava interpreteranno alcuni suoi scritti, Alberto Blasizza ed ancora Matteo Della Schiava ne canteranno alcune canzoni nelle versioni italiane e a chiudere il cerchio il quartetto guidato dalla voce di Gabriella Gabrielli, Paolo Gregorig al saxofono, Gianpaolo Mrach alla fisarmonica e Giulio Scaramella al piano, proporrà alcuni brani di autori francesi vicini a Ferré come sensibilità artistica.

Marzo 18th, 2017 — General, Loro
dal Messaggero Veneto del 17 novembre 2013
Pressing a Roma per la Tav, sindaci contro la linea costiera
Il commissario Mainardi annuncia un incontro al ministero per evitare l’attuazione del progetto 2010. «È contestato da Regioni e Comuni, non è economicamente sostenibile e funzionale per il Nordest»
UDINE. Il tracciato costiero della Tav non è stato ancora scongiurato. Dopo le delibere delle due Regioni (Veneto e Fvg) che chiedono al ministero delle Infrastrutture di studiare un’alternativa, seguirà un pressing congiunto su Roma per far sì che «lo studio di fattibilità condiviso con i sindaci diventi il punto da cui ripartire con la progettazione. Se passa questa volontà il preliminare potrà essere ultimato in 6/8 mesi». Lo ha detto ieri il commissario dell’Av/Ac (alta velocità/alta capacità) Bortolo Mainardi ospite dei Lions club del distretto 108 Ta2 a Concordia Saggittaria. E sul tavolo del commissario anche un’altra richiesta: quella di inserire la linea Casarsa-Portograro, da elettrificare, nella progettazione dei corridoi europei.
La resistenza
Pungolato dal direttore del Messaggero Veneto, Omar Monestier, Mainardi ha spiegato che nel giro di qualche settimana ci sarà un incontro tecnico al ministero con i due presidenti di Regione – Debora Serracchiani e Luca Zaia – per cercare di far passare la richiesta, che parte dai territori, di un’alternativa. Fino ad allora il “pericolo” che si proceda con la realizzazione della Tav sulla costa (dopo Mestre toccherebbe Campalto, Camposile, La salute di Livenza, Portogruaro o San Michele per poi rientrare in affiancamento all’autostrada nel tratto friulano) non sarà scampato.
Le criticità
Secondo il commissario il progetto non può essere quello del 2010 perché è contestato in blocco dalle amministrazioni locali, perché non risponde alla logica che l’opera potrà avere a Nordest – di alta capacità e quindi di trasporto merci, non di trasporto persone – e perché non è economicamente sostenibile: «Parliamo di un costo di 44 milioni a chilometro, molto più alto di quello di altre tratte». E poi, come ha ammesso il commissario incalzato da Monestier, le tratte italiane precedenti non sono garantite (per ragioni di fondi e anche di accordi sui progetti) per non parlare di quel che c’è dopo Trieste: il vuoto. E i tempi? «I cantieri dovrebbero partire il prossimo anno per concludersi nel 2023 e sapete a che punto siamo».
La nuova idea
Da qui Mainardi è arrivato ad ipotizzare – ed è questa la via tracciata dallo studio di fattibilità – di lavorare sulla linea esistente e «preparare già la progettazione di un quadruplicamento da realizzare quando ci sarà la saturazione della linea esistente». Una saturazione che non avverrà nel medio termine perché già oggi intervenendo sulla rete esistente «possiamo, risolvendo alcuni nodi come quello di Latisana, arrivare a 200 chilometri orari». La politica in due fasi consentirebbe di risparmiare tempo e denaro: «Anche perché sono le ferrovie che rendono grandi i porti – ha proseguito il commissario – e Trieste e Venezia non possono reggere a lungo la concorrenza degli altri senza un supporto ferroviario». In quest’ottica il commissario invita a mantenere così l’impegno nel corridoio est-ovest e allo stesso tempo spinge la politica a puntare «sul corridoio Adriatico Baltico che si collega con l’Eurasian Bridge, la vera porta per i mercati asiatici».
Le altre linee
In questo contesto i sindaci di San Vito (Antonio Di Bisceglie) e Portogruaro (Antonio Bertoncello) hanno ribadito l’importanza di elettrificare la Casarsa-Portogruaro, linea sempre meno strategica per Rfi, e di farla rientrare nello sviluppo dei corridoi. Il sindaco di Pordenone, Claudio Pedrotti, ha invitato a ragionare sul potenziamento della logistica per rilanciare il manifatturiero valorizzando l’Interporto di Pordenone «assieme a Portogruaro. Possiamo farcela, però, se abbiamo anche un porto che funziona». Se ne parlerà il 29 novembre in un incontro aperto, a Portogruaro, con Debora Serracchiani e Renato Chisso.
Autority
Secondo Mainardi è urgente una regia, quella che lui chiama Autority per le infrastrutture almeno di livello regionale o interregionale perché, «se quattro concessionarie autostradali del Nordest incamerano 1 miliardo dai pedaggi di cui 410 milioni dal traffico pesante», bisogna capire se sono sostenibili investimenti “contemporanei” su opere quali la terza corsia e la Pedemontana veneta da un lato e sull’alta capacità dall’altro. Alla politica la risposta.
Marzo 18th, 2017 — Eco-catastrofi, General
CLIMATE/ I SARDEGNA LA PIOGGIA DI SEI MESI IN 24 ORE



Martedì 19 Novembre 2013 10:09
Mutamenti climatici + dissesto idrogeologico = catastrofe permanente
Corriere 19 novembre 2013
MALTEMPO
CLIMATE/ TOCCA AGLI USA



Lunedì 18 Novembre 2013 23:51
Corriere 19 novembre

CLIMATE/ E’ INIZIATA LA CATASTROFE CLIMATICA



Domenica 10 Novembre 2013 12:32
Il prima e il dopo
Repubblica 12 novembre

foto
CLIMATE/ INIZIA L’ERA DEI RIFUGIATI CLIMATICI



Venerdì 04 Ottobre 2013 06:24
IN NUOVA ZELANDA
corriere della sera 3 ottobre 2013
L’atollo Tarawa nell’arcipelago di Kiribati (Ap/Vogel)
Se il livello del mare dovesse salire di un metro entro la fine del secolo, come si evince dalle recenti stime dell’IPCC, lo stato di Kiribati, composto da 32 atolli nel mezzo dell’Oceano Pacifico, potrebbe sparire. Se questo dovesse accadere le conseguenze sarebbero disastrose per i circa 100mila abitanti di Kiribati che, già da qualche anno, costretti ad affrontare anche un costante impoverimento, hanno iniziato a emigrare verso altre nazioni in cerca di migliori prospettive di vita. La Nuova Zelanda è una delle mete preferite dagli emigranti di Kiribati, ed è proprio qui che un 37enne nato su una delle isole di questa piccola nazione del Pacifico, del quale si conoscono solamente le iniziali, A.F., sta combattendo una personale e inedita battaglia legale. Giunto in Nuova Zelanda sei anni fa insieme alla moglie per cercare di migliorare le proprie condizioni di vita e trovare un lavoro, A.F., ha chiesto due volte di poter ottenere lo status di rifugiato per poter continuare a rimanere con la sua famiglia, ha anche tre figli nati in Nuova Zelanda, in territorio neozelandese. Richieste, purtroppo per lui, bocciate entrambe le volte perché, secondo le autorità di Auckland, l’uomo non avrebbe i requisiti per richiedere lo status di rifugiato in quanto non è scappato dal proprio Paese in seguito a persecuzioni, violenze, carestie o guerre.
«RICHIESTA INAMMISSIBILE» – A.F., infatti, ha giustificato la richiesta spiegando di essere stato costretto a fuggire dal suo paese a causa dei cambiamenti climatici i cui effetti, in primis l’innalzamento del livello del mare, metterebbero a rischio la vita della sua famiglia non permettendogli di tornare a Kiribati e vivere una vita sicura. Per la Nuova Zelanda, come detto, la richiesta risulta inammissibile, anche, se non soprattutto, perché le condizioni dell’uomo, come ha spiegato Bruce Barson, membro del Tribunale per l’Immigrazione di Auckland, all’Associated Press, sarebbero le stesse di tutti i suoi connazionali. Ma nonostante i due tentativi falliti l’uomo non si è dato per vinto e, insieme al suo avvocato, Michael Kidd, esperto di diritti umani, ha deciso di ricorrere in appello alla Corte Suprema.
SAREBBE UN PRECEDENTE – Nonostante le possibilità di vittoria per A.F. in questo braccio di ferro legale sembrino ridotte ai minimi termini, il suo caso inevitabilmente creerà un precedente e potrebbe essere solamente il primo di una lunga lista visto il peggioramento delle condizioni di vita di molte popolazioni a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. Basti ricordare che, secondo gli esperti, l’innalzamento del livello del mare potrebbe causare danni incalcolabili non solo in piccole isole e atolli poco abitati dell’Oceano Pacifico, ma anche in città costiere densamente abitate come Calcutta, in India, e Dakha, in Bangladesh.
TRASFERIMENTO IN MASSA ALLE FIJI – Per il momento a Kiribati si studiano possibili soluzioni per evitare di farsi trovare impreparati di fronte all’innalzamento del livello mare, il presidente Anote Tong ha proposto un trasferimento di massa alle isole Fiji e sta lavorando con il Giappone a un progetto per la costruzione di una vera e propria isola galleggiante. Nel frattempo il primo richiedente asilo a causa dei cambiamenti climatici è pronto a giocarsi le sue ultime carte: l’appuntamento è per il 16 ottobre davanti alla Corte Suprema di Auckland.
CLIMATE/ GLOBAL WARMING AL 95% (DI SICUREZZA) È COLPA DELL’UOMO



Venerdì 27 Settembre 2013 18:46

27 settembre Corriere
Leggi tutto: CLIMATE/ Global Warming al 95% (di sicurezza) è colpa dell’uomo