Entries from Marzo 2017 ↓

FUKUSHIMA/ Mission impossible

Fukushima. Reattore 1 inondato da acqua radioattiva. Perdita olio in mare

Incubo Cancro. Si Calcolano 420mila Casi Nei Prossimi 50 Anni

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Fincantieri: verso il blocco dei tagli

Fincantieri: gli operai a Roma, l’Azienda ritira il piano

Fincantieri, l'azienda ritira il piano L'ad Bono: «Io, attaccato da tutti»

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NO NUKE ad Udine report e foto

Superate le 300 visite a questa pagina
udine_attivi
Nucleare news

Report Happening No Nuke. Superate le 300 visite

Oltre 150 persone hanno pertecipato all’Happening No Nuke  in Piazza XX settembre ad Udine nelle tre ore di svolgimento dell’iniziativa nella quale si sono intervallati gruppi musicali ed interventi politici al microfono sui temi del nucleare dlla TAV e dell’Acqua. Anche se penalizzato da una grossa iniziativa  musicale con band giovanili nella vicina Piazza Matteotti organizzata dall’AFDS, l’Happening No nuke può dirsi ben riuscito. Anzi ancora una volta lo spirito autogestionario ed indipendente da ogni  organizzazione precostituita, dimostra le maggiori capacità di proposta politica e sa presentarsi in piazza con contenuti e strategie concrete, senza tentennamenti e complessi di inferiorità.

L’iniziativa si è conclusa con lo slogan basilare che sancisce l’indipendenza da qualsiasi autorità: Nè Dio, Nè Stato. Nè Servi, Nè Padroni, applaudito dai presenti.

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NUCLEARE/ Berlusconi pensa ai minireattori.

Repubblica 6 giugno

Nucleare, i Verdi: “Governo vuole mini reattori”

IL CASO

L’allarme dei Verdi in un dossier
“Ci proveranno con i mini-reattori”
Se il quorum fallisse, il governo attuerebbe un piano alternativo a quello basato su centrali tradizionali. Per gli ideatori, oltre a costare di meno, si adatterebbe meglio al territorio italiano. Ecco le mosse del governo in vista del dopo-referendum

di CORRADO ZUNINO

ROMA – Ne sono convinti i Verdi: il governo italiano non ha intenzione di mollare sul nucleare. Il partito ambientalista ha prodotto un dossier per dimostrare come negli ultimi 75 giorni – dall’annuncio di una moratoria sul nucleare ad oggi, vigilia della decisione della Corte costituzionale sul referendum sull’atomo – i ministri di Silvio Berlusconi abbiano continuato a lavorare con due missioni successive: riuscire a fermare la consultazione popolare e riproporre, quindi, una versione meno aggressiva di sviluppo nucleare. Un vero e proprio Piano B, quello che viene etichettato come “opzione americana”.

Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, presentando il dossier, dice: “Gli ardori atomici dell’esecutivo non si sono placati. C’è un fatto indicativo: nelle stesse ore in cui è stata annunciata la moratoria, il 24 marzo, il Consiglio dei ministri ha approvato un secondo decreto sulla localizzazione delle centrali con le correzioni necessarie dopo la prima bocciatura della Consulta”. Ci sono diversi elementi, sostiene il dossier, che portano a credere che l’accordo nucleare del 24 febbraio 2009 tra Berlusconi e Sarkozy, benedetto a Villa Madama dall’Enel e dalla francese Edf, oggi non sia più cemento armato, che l’attività di lobbying di alcuni ministri sia tornata forte e che nel grande business del nucleare italiano (30 miliardi di euro) possa rientrare il gruppo Westinghouse-Ansaldo.

Il documento di scenario prodotto nel 2009 dal Politecnico di Milano e dall’Enea per conto del ministero

per lo Sviluppo economico prendeva in considerazione due ipotesi di “nucleare classico” (l’Epr dei francesi di Areva, poi vincitori, e l’Ap1000 degli americani di Westinghouse), più una terza possibilità di nucleare sperimentale: i reattori modulari sviluppati da Iris, consorzio a guida ancora Westinghouse. Tra gli estensori di quello scenario c’era il professor Marco Enrico Ricotti, successivamente diventato membro dell’Agenzia per la sicurezza nucleare. “Iris”, nucleare minore, avrebbe diversi vantaggi: è più economico, si adatta all’orografia del nostro paese, necessita di reti di trasmissione elettrica di medie dimensioni e di una quantità limitata di acqua per il raffreddamento. Nel mondo, da qui al 2020, sono previsti venti reattori Iris su dieci siti.

 

Ecco, il mininucleare – fuorigioco in Italia sul piano politico-industriale fino alla scorsa primavera – torna alla ribalta otto giorni dopo la tragedia di Fukushima. Umberto Veronesi, capo dell’Agenzia per la sicurezza (la stessa del professor Ricotti), il 19 marzo afferma: “Molti si domandano se il modello delle centrali nucleari di grossa taglia, come sono oggi tutte quelle del mondo, sia da continuare a realizzare, oppure se non è opportuno considerare l’adozione di reattori più piccoli e modulari: una rete di minireattori. Alcuni di questi sono già in produzione e dovremo studiarne a fondo le caratteristiche e la fattibilità”. Serve un passo indietro per capire. L’ex ministro Claudio Scajola, che attraverso il suo potente direttore Sergio Garibba aveva garantito la corsia preferenziale al gruppo francese Areva portandolo all’accordo di Villa Madama, cercò di frenare presto la forte disapprovazione di Ansaldo, sconfitta. E nel settembre 2009 firmò una dichiarazione di collaborazione commerciale con il ministro dell’Energia americano “per favorire sui mercati internazionali Westinghouse e Ansaldo e garantire spazio all’Ap1000 nel programma italiano”. Suggellò l’accordo bis Francesco Mazzuca, commissario della Sogin (smantellamento delle vecchie centrali), già presidente di Ansaldo nucleare.

Secondo i Verdi, seguendo questo filo ci si rende conto che gli americani non sono mai usciti di scena. Da una parte, l’8 marzo scorso, tre giorni prima di Fukushima, Westinghouse annuncia un accordo con Endesa (società controllata da Enel) per uno scambio di informazioni in materia di Ap1000 (“gli interessi Usa in Italia riescono a influenzare rapporti già consolidati come quelli tra Enel e Areva”, dice il dossier). Dall’altra, il ministro degli Esteri Franco Frattini “vuole fortemente” l’appuntamento “Global Energy” (il 29 marzo a Washington) con i vertici di Ansaldo nucleare e Westinghouse. Chiudono i Verdi: “Con l’uscita di scena di Scajola e del potente Garibba l’asse politico del nucleare si è spostato verso gli Usa”. Il sottosegretario Letta e il ministro Frattini – sostengono sempre i Verdi – appoggerebbero il Piano B che consentirebbe l’introduzione in Italia di un nucleare meno invadente: i mini-reattori Iris.

(06 giugno 2011)

 

 

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i francesi vogliono uscire dal nucleare

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Meno sette giorni al referendum. Nella capitale mondiale del nucleare, prevalgono gli antinucleari: il 77 per cento dei francesi si dichiara favorevole a una uscita progressiva dall’energia atomica. Lo testimonia un sondaggio pubblicato sul Journal du Dimanche e condotto dalla Ifop, dopo l’annuncio tedesco del piano di chiusura delle centrali nucleari. Il 62% degli intervistati vuole l’abbandono progressivo “in 25-30 anni” del programma nucleare nazionale, il 15% è favorevole a una uscita immediata, mentre il 22% si è pronunciato a favore della costruzione di nuove centrali e l’1 per cento non si pronuncia. In Francia il 74 per cento dell’elettricità viene dalle centrali nucleari.

 

 

NOTAV: report e foto dalla Val Susa in lotta/1

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Andare a vedere e portare solidarietà alla Libera Repubblica della Maddalena è un’esperienza che rimane nel cuore. Non è “solo” un presidio di resistenza alla TAV, ma è molto di più. E’ un pezzo di territorio liberato e sottratto alle logiche dello stato e del profitto. E’un esperimento di autogestione e condivisione dal basso. (continua …)

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NOTAV: report e foto dalla Val Susa in lotta/2

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LUCIANO GIORGI attivo ambientalista colpito da grave malattia

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Luciano Giorgi, monfalconese, è conosciuto da tutti in Regione,  in particolare ha dato importanti contributi al decollo della lotta No Tav nella Bassa Friulana fin dalla prima iniziativa che si è svolta a San Giorgio di Nogaro nel gennaio 2006 con la conferenza di Luca Mercalli.  Al di là delle differenti impostazioni politiche Giorgi è sempre stato unitario, attivo e presente in tutti i presidi No Tav, compreso quello del blocco della trivella il 1 settembre dello scorso anno a Castions delle Mura, che ha segnato un duro colpo per i Tavisti ed RFI.

Comitati No Tav della bassa friulana

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DOPO FUKUSHIMA/ Fuga dall’atomo?

L’atomo fa paura

 Europa, queste centrali fanno paura

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Rubbia: il nucleare costa troppo

Lo sapevamo già, ma se lo dice Carlo Rubbia ci va anche bene

“Il nucleare

costa

troppo”

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CIE DI GRADISCA: non ci sarà il ridimensionamento

Da Il Piccolo del 30/11/10

«Non ci sarà il ridimensionamento del Cie»

 

GRADISCA Nessun ridimensionamento del Cie. E tantomeno una chiusura. Non hanno regalato false illusioni ai gradiscani il prefetto Maria Augusta Marrosu e l’assessore regionale alla Sicurezza Federica Seganti, intervenute all’inaugurazione del nuovo impianto di illuminazione a beneficio della periferia cittadina, finanziato dal Viminale con 640mila euro. «Un segnale importante di vicinanza parte del Governo – ha affermato la Marrosu nel corso della cerimonia – che conosce e capisce il disagio dei gradiscani, dimostratisi peraltro maturi nel convivere con questa struttura. Ma purtroppo non ho buone notizie da dare loro: il Cie esiste ed esisterà ancora, contiamo allora sulla comprensione della popolazione». Sulla stessa linea anche l’assessore Seganti, che ha portato il saluto del governatore Renzo Tondo: «La sicurezza del territorio gradiscano è al centro della nostra attenzione – ha affermato – come dimostrano i recenti finanziamenti per il potenziamento dell’illuminazione anche in centro e per la nuova sede operativa della Polizia municipale». Secondo la Seganti «il Cie non è stato calato dall’alto sulla testa dei gradiscani. Non va dimenticato, infatti, che a suo tempo il Comune si era espresso favorevolmente sull’apertura del centro. Adesso si tratta di gestire in maniera seria la convivenza con questa struttura e di intervenire ove possibile. Ad ogni modo – ha concluso – la soppressione nel 2008 dell’ala di prima accoglienza (Cpa, ndr) ha già costituito un significativo miglioramento, trattandosi della struttura maggiormente impattante per il territorio». Alla cerimonia di accensione delle luci ha presenziato un fitto parterre di autorità: oltre alla Seganti e al prefetto Marrosu, fra gli altri i consiglieri regionali Brandolin e Brussa, la vicepresidente provinciale Demartin, il questore Piovesana. Al parroco don Maurizio Qualizza il compito di impartire la benedizione al nuovo impianto. Sono in tutto 314 i punti luce installati nelle borgate gradiscane, fra potenziamento dei lampioni esistenti e collocazioni ex novo. «Quello venuto dal ministero dell’Interno è un segnale importante di attenzione, anche se non basta a risolvere i problemi. Il Cie ha sconquassato la nostra cittadina, oscurando la sua vitalità culturale e ricreativa. Di certo– ha precisato il sindaco – quello odierno non è un risarcimento a Gradisca. Qualcuno ci ha accusati di avere mercanteggiato l’esistenza del Cie con il nuovo impianto di illuminazione, ma si tratta di sterili polemiche. Noi siamo contrari da sempre al Cie, per la sua filosofia e il suo impatto, ma dobbiamo essere realisti. Il centro non verrà chiuso, ma come amministratori dobbiamo fare tutto quanto nelle nostre possibilità per attutirne l’impatto sulla cittadinanza». Luigi Marciano

 

e intanto da dentro continuano a filtrare notizie drammatiche, questo è tratto da indymedia nordest

Gradisca d’Isonzo. Proprio mentre l’assessore regionale alla Polizia locale e alla Sicurezza, la leghista Federica Seganti, stava inaugurando i nuovi lampioni istallati con i soldi del ministero dell’Interno per far luce intorno al Cie di Gradisca, dentro al Centro un recluso si è tagliato le vene. Da cinque giorni era in sciopero della fame ignorato dal personale sanitario del Centro, e pure quando ha cominciato ad urlare pieno di sangue i soccorsi si sono fatti attendere: quando alla fine si sono accorti di lui, gli operatori di Connecting People l’hanno fatto portare via in tutta fretta. Ora è all’ospedale di Gorizia, in gravi condizioni. All’interno del Centro, anche altri reclusi stanno portando avanti uno sciopero della fame: ma non sappiamo quanti siano, e da quanti giorni non mangino.