Entries from Marzo 2017 ↓
Marzo 17th, 2017 — General, Inceneritori
Messaggero del 20/05/11
Il sindaco nella bufera per la centrale a biomasse
Sedegliano, Giacomuzzi difende il suo lavoro e la regolarità dell’opera Nella rovente assemblea con 150 persone è stato contestato più volte
SEDEGLIANO Sala dell’oratorio gremita di gente, circa 150 persone, provenienti anche dai paesi limitrofi, l’altra sera per la conferenza informativa sulla futura centrale a biomasse orgganizzata dal Comitato contro la sua realizzazione. Un pubblico attento ha seguito con preoccupazione e interesse fino ad oltre mezzanotte i relatori i quali hanno snocciolato dati ricavati dai documenti del progetto. Il tema della ricaduta sulla salute dei cittadini del comune e dintorni dell’impianto è stato il fulcro delle esposizioni con dati e rappporti scientifici consolidati e concreti. La sede dell’oratorio ha fatto da “parafulmine” fino al termine degli interventi, quando si è innescato tra il pubblico un dibattito dai toni piuttosto accesi. Contestato il sindaco Dino Giacomuzzi quando è intervenuto come ” cittadino” per dare la sua versione ufficiale sulla questione: «tutto a posto, tutto a norma, tutto regolare, iter corretto, sindaco che si attiene ai giudizi di enti superiori che hanno dato l’ok all’impianto» ha detto. Per lui, nella bagarre più completa, è stato difficile rettificare le informazioni già esposte «corrette, ma non complete». Dopo la presentazione di Luciano Zorzenone , presidente Cordicom Fvg, Marco Molaro, referente del Comitato 1401 ha elencato le discariche, centrali a biogas, cave, depuratore di liquami, la vicina cava ex Parussini e «un deposito di amianto» che sono sorti o sorgeranno nella zona industriale di Pannellia. Oggetto di attenzione e approfondimento insieme alle conseguenze sulla salute pubblica e l’ambiente circostante delle emissioni dal camino, alto 60 metri , tra cui la diossina, sostanza bioaccumulabile, della centrale e il loro controllo continuo, che dovrebbe essere 3 volte all’anno. Maristella Cescutti
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
VALLE DI SUSA No Tav: bloccheremo il Giro
se partono i lavori della ferrovia
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
27 maggio
La Polizia carica gli indignados e sgombera la piazza a Barcellona
Gli indignados non mollano la Puerta del Sol

Marzo 17th, 2017 — General, Val Susa
Un’altra grande prova di forza del movimento NOTAV piemontese a pochi giorni del probabile tentativo di avvio dei lavori.
Per tutti gli aggiornamenti: www.notav.eu
Oggi 21 maggio circa 15.000 cittadini, preceduti da decine di trattori con le bandiere della Coldiretti e dallo striscione con gli amministratori della Valle di Susa, sono sfilati nella 2° marcia da Rivalta a Rivoli per dare all’Unione europea e al governo italiano l’ennesimo forte segnale di contrarietà al progetto della linea TAV Torino-Lyon. Sono sfilati dietro le decine di striscioni dei comitati della Valle di Susa, Val Sangone, Torino e cintura. Alla fine della marcia tutti gli interventi, dal presidente della Comunità Montana Sandro Plano ai rappresentanti del movimento NOTAV italiano e dei movimenti popolari che in varie parti d’Europa si oppongono alle grandi opere faraoniche, hanno insistito su:
· Inutilità degli investimenti per il TAV quando ce ne sono altri drammaticamente urgenti come quelli per la tutela della sanità dei cittadini e per trasporti “normali” per i pendolari che quotidianamente subiscono i disservizi del gestore monopolista Trenitalia
· Denuncia della mancanza di risorse anche per i primi 20 milioni di euro (sui 300 previsti!) più volte millantati da Governo e Regione Piemonte per i primi interventi sulla rete ferroviaria regionale
· Determinazione del movimento NOTAV a impedire con tutte le possibili iniziative non violente, che lo hanno sempre caratterizzato, sia in Valle di Susa che a Torino, l’apertura del cantiere per il tunnel esplorativo alla Maddalena di Chiomonte
· Denuncia e condanna di ogni ipotesi di militarizzazione della Valle di Susa per garantire l’apertura e la continuità dei lavori nei cantieri per il TAV
Ci si è dati appuntamento all’assemblea di giovedì 26 maggio al Centro polivalente di Bussoleno per decidere con gli amministratori della valle le prossime iniziative di mobilitazione
NOTAV, una garanzia per il futuro
Movimento NO TAV Val Susa, Val Sangone, Torino e Cintura
A cura dell’ufficio stampa del movimento NOTAV
Rivoli, 21 maggio 2011
Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
Ancora mezze verità con ricami ottimistici da Fukushima
Corriere 24 maggio 2011
FUKUSHIMA
08:26 ESTERI Lo ha reso noto la Tepco. Finora era stata ammessa solo nel reattore 1 della centrale
MILANO – Anche le barre di combustibile nucleare dei reattori 2 e 3 della centrale di Fukushima si sono parzialmente fuse. Lo ha annunciato la Tepco, gestore dell’impianto nucleare. Finora la società giapponese aveva reso noto che solo il reattore 1 era stato interessato da fusioni parziali «della maggior parte del combustibile al fondo del recipiente di contenimento» a causa dei sistemi di raffreddamento fuori uso dopo lo tsunami che l’11 marzo aveva investito il sito nucleare. Lo scenario aveva sollevato timori, ora confermati, che anche i numeri 2 e 3 avessero subito la stessa sorte. Secondo la compagnia, tuttavia, è improbabile che questo faccia peggiorare la situazione perché le barre sono già state coperte dall’acqua per aumentare il raffreddamento. Ora i reattori «sono interessati da operazioni di raffreddamento e la loro condizione è stabile», ha aggiunto un portavoce della Tepco.
Redazione online
24 maggio 2011
Marzo 17th, 2017 — General, Val Susa
Questa notte i NOTAV sono riusciti a bloccare il primo tentativo di installare il cantiere a Chiomonte.
La situazione è al momento tranquilla ma può modificarsi in ogni momento.
Invitiamo tutt* a tenersi aggiornati e a esprimere solidarietà in ogni modo ai manifestanti che in Valsusa si stanno opponendo con determinazione e coraggio a quest’opera folle.
Leggi l’articolo-resoconto che uscirà su Umanità Nova
GIOVEDI’ PRESIDIO SOLIDALE A
TRIESTE ORE 18.00 IN P.UNITA‘
Qui le foto e il volantino del presidio
Per aggiornamenti costanti:
Notavaldisusa
Indymedia Piemonte
Qui le foto di Repubblica
Marzo 17th, 2017 — General, Val Susa
da La Repubblica
TORINO-LIONE
Valsusa, notte di tensione
Poi la rinuncia al blitz
Lanci di pietre e tentativi di mediazione a Chiomonte mentre gli operai tentavano di aprire il cantiere per la Tav. Poi la scelta di desistere di fronte alla rinuncia dei “no Tav” di liberare da tronchi, traversine e guard rail l’accesso. Oggi vertice in prefettura per decidere se usare la forza
di MARIACHIARA GIACOSA E PAOLO GRISERI

CHIOMONTE (TO) Prima notte di tensione in val di Susa. Ma dopo lanci di pietre e tentativi di mediazione, intorno alle 3 del mattino le forze dell’ordine rinunciano al blitz per aprire il cantiere della ferrovia ad alta velocità tra Torino e Lione. Ogni decisione è stata rinviata ad oggi quando la prefettura e il ministero dell’Interno dovranno decidere se tentare la prova di forza o lasciare che trascorrano i giorni per far scemare la tensione.
Barricate contro il cantiere
Alle 23 il primo tentativo di far arrivare i camion con il materiale per creare lo svincolo che collegherà l’autostrada A32 con il nuovo cantiere. Una colonna di auto di servizio di manutenzione dell’autostrada ha raggiunto il viadotto che sovrasta l’area dove dovrebbero partire i lavori per il tunnel esplorativo della Maddalena: 7,5 chilometri di galleria per sondare il terreno e la roccia dove passerà il supertreno. Ad attendere i mezzi, nell’unico punto in cui il viadotto incontra una strada sterrata sul fianco della montagna, circa 200 manifestanti No Tav che da giorni si preparavano all’appuntamento presidiando il territorio.
Tutte le vie di accesso infatti sono state bloccate in serata con barricate fatte da tronchi d’albero, tubi, vecchie traversine ferroviarie e guard rail. Un vero percorso a ostacoli impossibile da superare senza un intervento molto deciso. L’unico accesso al cantiere rimaneva, a questo punto, quello del viadotto autostradale bloccato dai manifestanti. Intorno all’una il comandate dei carabinieri di Susa ha chiesto l’intervento del presidente della Comunità Montana , Sandro Plano. Plano si è presentato con due sindaci che partecipavano in quel momento a una riunione della speciale unità di crisi istituita a Bussoleno dagli amministratori della valle.
“Se siete davvero un movimento nonviolento – avrebbe detto il comandante a Plano – sgomberate la strada e consentite agli operai delle ditte incaricate di svolgere il loro lavoro. In quel caso non interverremo”. Ricevuta l’ambasciata, il leader del movimento No Tav, Alberto Perino, ha risposto negativamente: “Non sposteremo le barricate”. Intorno alle due di notte l’autostrada è stata bloccata e i camion hanno cominciato a scaricare il materiale sul viadotto in attesa dell’intervento delle forze dell’ordine.
E’ stato quello il momento di maggiore tensione: dal gruppo dei manifestanti qualcuno ha cominciato a lanciare pietre verso il personale che scaricava i camion. Mezz’ora dopo la decisione della questura di ritirare gli uomini. Sull’autostrada sono rimaste le pietre tanto da costringere la Sitaf a bloccare per ore l’accesso alla corsia che da Bardonecchia scende verso Torino. Oggi un vertice deciderà la strategia di polizia e carabinieri per le prossime ore.
altre info su:
notav.eu
indymedia.piemonte
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
10.000 in Piazza a Genova
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Marzo 17th, 2017 — General, Guerre
Da Il Manifesto del 18/05/11
Negli Emirati un esercito segreto per il Medio Oriente e il Nordafrica
La formazione militare, sostenuta dagli Usa, è promossa da Erick Prince, fondatore della Blackwater, la società di contractors usata dal Pentagono in Iraq e Afghanistan, ora ridenominata Xe Services
Nella Zayed Military City, un campo di addestramento in una zona desertica degli Emirati arabi uniti, sta nascendo un esercito segreto che verrà impiegato non solo all’interno, ma anche in altri paesi del Medio Oriente e Nordafrica. Lo sta costruendo Erick Prince, un ex commando dei Navy Seals che nel 1997 fondò la Blackwater, la maggiore compagnia militare privata usata dal Pentagono in Iraq, Afghanistan e altre guerre. La compagnia, che nel 2009 è stata ridenominata Xe Services (per sfuggire alle azioni legali per le stragi di civili in Iraq), dispone negli Stati uniti di un mega-campo di addestramento in cui ha formato oltre 50mila specialisti della guerra e della repressione. E ne sta aprendo altri.
Ad Abu Dhabi Erick Prince ha stipulato, senza apparire di persona ma attraverso la joint-venture Reflex Responses, un primo contratto da 529 milioni di dollari (l’originale, datato 13 luglio 2010, è stato reso pubblico ora dal New York Times). Su questa base è iniziato in diversi paesi (Sudafrica, Colombia e altri) il reclutamento di mercenari per costituire un primo battaglione di 800 uomini. Vengono addestrati negli Emirati da specialisti statunitensi, britannici, francesi e tedeschi, provenienti da forze speciali e servizi segreti. Sono pagati 200-300mila dollari l’anno, le reclute ricevono 150 dollari al giorno. Una volta provata l’efficienza del battaglione in una «azione reale», Abu Dhabi finanzierà con miliardi di dollari la costituzione di una intera brigata di diverse migliaia di mercenari. Si prevede di costituire negli Emirati un campo di addestramento come quello in funzione negli Stati uniti. Principale sostenitore del progetto è il principe ereditario di Abu Dhabi, Sheik Mohamed bin Zayed al-Nahyan, formatosi nell’accademia militare britannica Sandhurst e uomo di fiducia del Pentagono, fautore di un’azione armata contro l’Iran. Il principe e l’amico Erick Prince sono però solo esecutori del piano, che è stato sicuramente deciso nelle alte sfere di Washington. Quale sia il suo reale scopo lo rivelano i documenti citati dal New York Times: l’esercito che nasce negli Emirati condurrà «speciali missioni operative per reprimere rivolte interne, tipo quelle che stanno scuotendo il mondo arabo quest’anno».
L’esercito di mercenari sarà dunque usato per reprimere le lotte popolari nelle monarchie del Golfo, con interventi tipo quello effettuato in marzo dalle truppe di Emirati, Qatar e Arabia saudita nel Bahrain dove hanno schiacciato nel sangue la richiesta popolare di democrazia. «Speciali missioni operative» saranno effettuate dall’esercito segreto in paesi come Egitto e Tunisia, per spezzare i movimenti popolari e far sì che il potere resti nelle mani di governi garanti degli interessi degli Stati uniti e delle maggiori potenze europee. E anche in Libia, dove il piano Usa/Nato prevede sicuramente l’invio di truppe europee e arabe per l’ «aiuto umanitario ai civili». Qualsiasi sia lo scenario – o una Libia «balcanizzata» divisa in due territori contrapposti, a Tripoli e Bengasi, o una situazione di tipo iracheno/afghano dopo il rovesciamento del governo di Tripoli – si prospetta l’uso dell’esercito segreto di mercenari: per proteggere impianti petroliferi di fatto in mano alle compagnie europee ed Usa, per eliminare avversari, per mantenere il paese debole e diviso. Sono le «soluzioni innovative» che, nell’autopresentazione, la Xe Services (già Blackwater) si vanta di fornire al governo statunitense.
Marzo 17th, 2017 — General, Scioperi
Da Il Piccolo del 25/05/11
Scattata la denuncia per i 30 dipendenti della Cooperativa
Segnalazione della Digos alla Procura per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio
di Corrado Barbacini
Varchi bloccati, informativa-segnalazione in procura e al di fuori del porto, soprattutto sulle Rive, il caos assoluto con centinaia di Tir fermi in un disordine pazzesco.
Questa è la situazione al terzo giorno di sciopero. Ieri mattina dagli uffici della Digos è stata inviata una denuncia per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio. Nel mirino della polizia sono finiti i lavoratori della cooperativa Primavera, si parla di una trentina di persone, che da venerdì impediscono l’ingresso dei mezzi nello scalo.
Lo sciopero potrebbe dunque avere anche serie conseguenze giudiziarie. Infatti nei prossimi giorni gli investigatori della Digos identificheranno chi materialmente aveva bloccato gli ingressi. «Atti inevitabili», hanno spiegato informalmente ieri in questura proprio mentre era in corso la riunione in prefettura per bloccare la situazione di paralisi.
«È diventata una questione di ordine pubblico e anche di igiene», ha commentato preoccupato un doganiere in servizio al varco di Riva Traiana. Fuori, sul piazzale davanti alla sua postazione da tre giorni stazionano non meno di duecento Tir. Altri bisonti sono bloccati lungo Passeggio Sant’Andrea dalle pattuglie della Municipale. E ancora Tir, pronti all’imbarco, sono stati fatti fermare, dai vigili urbani e dalla polizia marittima, sul Molo Settimo e altri ancora inviati all’autoporto di Fernetti. Un migliaio di mezzi in appena 48 ore. Ma ieri attorno a mezzogiorno la polizia stradale ha indirizzato i bisonti ultimi arrivati verso al parcheggio della Grandi motori, a San Dorligo davanti allo stabilimento.
«È da tre giorni che siamo qui in attesa di essere imbarcati – dice un camionista turco parlando in tedesco – e i disagi sono veramente tanti». Spiega che l’unica toilette disponibile è quella all’interno dell’area Samer. E allora come fate? Risposta: «Ci arrangiamo come possiamo in questa situazione. Non c’è altra possibilità. Per esempio a volte andiamo a fare i nostri bisogni anche dietro ai camion, ma è chiaro che tutto questo è uno schifo». Un altro sempre in tedesco conferma: «Non ci possiamo nemmeno lavare. Di docce non se ne parla. Non ho mai visto una situazione del genere. Non capisco perché abbiano scelto Trieste come scalo. Ci sono tanti altri porti».
Così i camionisti passano il tempo bivaccando in una sorta di villaggio. Abbassano il pannello metallico che scende a metà del rimorchio e lo usano come tavolo. Sopra ci mettono il fornello e le pentola con l’acqua per far bollire il tè turco. Qualche sedia da campeggio attorno.
Un altro autista commenta: «Ora possiamo solo aspettare e sperare che questa situazione finisca al più presto. Ma qui è un caldo insopportabile. Non so fino a quando riusciremo a resistere».
Porto bloccato, gli armatori turchi sospendono la linea
La decisione è a tempo indeterminato, le navi sono dirottate su altri scali. Intanto lo sciopero dei lavoratori è stato prolungato
di Riccardo Coretti
Traghetti turchi della Samer sospesi a Trieste a tempo indeterminato, sciopero prolungato fino alle 8 di domattina e armatori internazionali già attivi col passaparola per dirottare le navi su altri scali.
Queste le pesanti novità della giornata di ieri per il porto di Trieste, ancora bloccato in tutte le sue attività principali dalla protesta dei lavoratori, in disaccordo con i terminalisti e non soddisfatti di quanto proposto dal documento firmato lunedì sera in Prefettura. Non è bastato dunque l’impegno di organizzazioni sindacali, Autorità portuale e prefetto che, assieme ai rappresentanti dei terminalisti, hanno tentato di far coincidere le richieste dei lavoratori con quanto previsto dalla “legge sui porti”. Un soggetto unico (Agenzia) che raccolga chi è impegnato oggi nei lavori più pesanti e garantisca tariffe fissate per legge e indennità per le giornate di “mancato avviamento al lavoro”. La creazione di questo soggetto deve però essere vagliata dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti, e proprio per questo l’Authority si è impegnata a contattare la Direzione ministeriale competente, fissando al 14 giugno un nuovo incontro con i rappresentanti dei lavoratori.
Il Molo VII pieno di contenitori e desolatamente vuoto di uomini era ieri l’immagine più emblematica, assieme al caos di Tir nei pressi del terminal ro-ro con la Turchia, di quanto sta accadendo in uno dei più importanti scali italiani. Anche grazie all’opera della Protezione civile e all’impiego di tutti gli uomini a disposizione dell’Authority, la situazione è rimasta sotto controllo con la distribuzione – proseguita anche la notte scorsa – di oltre un migliaio di “pacchi pranzo” (compresi quelli adeguati per le persone di religione musulmana) e centinaia di bottigliette d’acqua. Una quindicina di wc chimici sono stati installati nelle aree prive di servizi e occupate da centinaia di Tir.
Nel frattempo proprio gli armatori turchi, presenti lunedì a Trieste per una serie già programmata di incontri, hanno deciso di sospendere la linea con Trieste a tempo indeterminato. Ad annunciarlo lo stesso Enrico Samer, a capo della società che gestisce il traffico ro-ro. «Ieri mattina stavamo per iniziare a operare ma la cooperativa con la quale abbiamo il contratto non si è presentata nonostante l’accesso al Porto fosse libero. Una nave è stata spostata a Capodistria, ne abbiamo altre 8 da lavorare ma la linea è stata spostata su Tolone, in Francia, mentre i titolari delle imprese di trasporto sono stati invitati ad utilizzare le vie terrestri per raggiungere la nostra città».
«Una mazzata, uno tsunami per il porto. La situazione è gravissima: Msc ha mandato una nave a Capodistria, una è all’ancora e se ne sta andando a Ravenna, un’altra nave ha cancellato Trieste». Non ha parole a sufficienza per esprimere la preoccupazione della categoria Edoardo Filipcic, presidente dell’Associazione agenti marittimi. «La rete internazionale degli armatori è informata di quanto sta accadendo e non stanno più prendendo prenotazioni a Trieste, deviando i traffici nei porti vicini dell’Adriatico o nel Nord Europa. Nel corso delle trattative sono stati sconfessati i sindacati – prosegue Filipcic – e la nostra categoria si chiede cosa stia succedendo e perché non intervengano le autorità. Non abbiamo una risposta sul perché stia proseguendo lo sciopero dopo l’offerta fatta ai lavoratori. Chi vuole lavorare dovrebbe poterlo fare, ormai è un problema di ordine pubblico. In questi tre giorni è stato distrutto il lavoro degli ultimi tre anni di sacrificio. Gli armatori non riporteranno le navi a Trieste».
Dialoghi e trattative per cercare una soluzione fra agenti marittimi e spedizionieri da un lato e Prefettura (e forze dell’ordine) dall’altro sono proseguiti sino a sera con un lungo doppio vertice al palazzo del governo, come riferiamo qui a fianco.