
Onda Resistente
Marzo 17th, 2017 — General, Val Susa
Marzo 17th, 2017 — Gas, General
da Il Piccolo
E i Verdi chiedono al governo sloveno di impedire che la Barcolana, sponsorizzata da Gas Natural, sconfini
di Franco Babich
CAPODISTRIA
«Il rigassificatore off-shore a Trieste non s’ha da fare». I sindaci di Capodistria e Pirano hanno reagito duramente alla notizia del via libera definitivo dell’Italia al progetto del terminal nel golfo e a quello del gasdotto Trieste–Grado–Villesse. In attesa che Lubiana decida le contromosse ufficiali – il ministro dell’Ambiente Roko Zarnic non ha escluso la possibilità di citare l’Italia a giudizio di fronte alla Corte europea – i primi cittadini delle due città costiere hanno fatto capire molto chiaramente che continueranno con la loro battaglia per impedire la costruzione del rigassificatore.
«Il Comune di Capodistria è stato molto chiaro: non ci devono essere rigassificatori né nel golfo di Capodistria né in quello di Trieste. Non abbiamo nessuna intenzione di cedere e faremo anche in futuro tutto quello che sarà possibile per bloccare la costruzione dei terminal, sia in mare sia sulla terraferma» ha dichiarato il sindaco di Capodistria Boris Popovic, secondo cui il parere positivo ai rigassificatori è la conferma che le cose vengono decise da Roma senza tener conto del parere delle autorità locali e della contrarietà espressa dalla stessa regione Friuli-Venezia Giulia. «Il turismo è la nostra principale risorsa, per cui non possiamo in alcun modo accettare la costruzione di una bomba ecologica davanti alla nostra costa», si legge invece nel comunicato sottoscritto dal sindaco di Pirano Peter Bossman.
Marzo 17th, 2017 — General, Studenti
![]() |
Dal MV del 28 luglio 2011
UDINE. Raid dimostrativo del Movimento studentesco udinese contro l’installazione di 93 telecamere nel Centro studi. Nella notte fra martedì e mercoledì, i giovani hanno esposto striscioni davanti alla sede della Provincia, all’ex deposito Saf, ai licei Copernico e Marinelli chiedendo che i 900 mila euro stanziati dall’amministrazione provinciale per gli occhi elettronici siano invece destinati al restauro delle sedi scolastiche definite “fatiscenti”.
In calce alla nota il Movimento sposta l’attenzione sulla mancanza di spazi sociali e assicura di essere pronto «a occupare e liberare una nuova area dopo il sequestro, nel 2009, del Centro sociale di via Scalo nuovo».
|
Marzo 17th, 2017 — General, Val Susa
Venerdì 22 luglio. Al presidio della centrale, dopo il ponte sulla Dora, è
il giorno dell’accerchiamento. Zaini, limoni, bottigliette di acqua e
malox, maschere antigas di tutte le fogge spuntano da ogni parte. Da una
settimana la polizia asserragliata dietro i due sbarramenti che chiudono
l’accesso alla strada dell’Avanà, spara lacrimogeni ai No Tav che cingono
d’assedio il fortino messo su dallo Stato alla Maddalena occupata.
Basta un battitura più intensa, un pezzo di rete tagliata per scatenare la
rappresaglia con idranti e gas nocivi. Ma i No Tav hanno la testa dura. Il
tam tam di movimento diffonde le notizie sulle maschere che costano meno,
su quelle che durano di più, sui posti dove comperarle. Quelle per il
verderame, mi dice una compagna, dovrebbero tenere 8 ore ma con i gas CS
dopo solo 20 minuti il filtro è da cambiare.
I più incoscienti e temerari usano mascherine da ospedale o fazzoletti
bagnati.
Alcuni passano da Giaglione, altri si incamminano sul sentiero No Tav, che
collega la “centrale” con la zona della Baita, girando intorno al piazzale
occupato. Il sentiero con tanto di segnavia “No Tav” è stato aperto,
pulito e segnato nei giorni precedenti.
Un breve scroscio di pioggia apre la serata che torna presto limpida. In
ogni angolo partono ritmiche le battiture: c’è gente sulla strada che
scende alla centrale come su quella che porta al bivio per la Ramats. Sul
sentiero “No Tav” lampeggiano centinaia di luci: un serpentone che
picchietta la montagna di lievi brillii. Alla centrale, lungo la strada e
nel fortino/pollaio in cima ci sono fari potentissimi, che illuminano a
giorno il filo spinato, i container, parte delle vigne.
La potenza debole e arrogante degli occupanti frantuma la notte, nasconde
il cielo, come nel set di un film di guerra. La guerra dichiarata dallo
Stato italiano alle popolazioni ribelli di quest’angolo di nord ovest.
Dal lato Giaglione viene acceso un falò sotto i piloni dell’autostrada,
mentre il gruppo partito dalla centrale raggiunge la gabbia. Gli uomini in
divisa sparano: una pioggia di lacrimogeni si abbatte sui No Tav, volano
sassi e scoppia qualche bomba carta. La polizia decide per l’ennesima
volta di chiudere la A32 tra Susa e Oulx.
Dalla strada che scende a Chiomonte e dal paese il fragore delle battiture
sale sempre più forte. Tutti gli sguardi sono diretti verso l’altro
versante della montagna da cui si leva un fumo denso bianco, come un
calderone.
Chi è lì ma lontano dalla mischia guarda con partecipazione e affetto. “Ma
quelli chi sono?” Saranno i poliziotti?” “No, No! quelli non escono dal
pollaio!” “Tua figlia è là? L’hai sentita?” “No, meglio di no, chiamo
dopo”.
Sento un compagno: “come stai? Tutto bene?” “Sì, adesso va bene: ci
eravamo persi, ma poi ho ritrovato il sentiero. Per poco non ruzzolavo
giù: fortuna che un altro compagno mi ha pescato al volo. Ci hanno
ammazzati di gas”.
Un fuoco d’artificio spezza la notte.
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
VALSUSA: Assedio continuo
Marzo 17th, 2017 — Elettrodotti
Messaggero Veneto del 05/04/11
TOLMEZZO. L’elettrodotto Wurmlach-Somplago si farà. La giunta regionale infatti ieri ha votato all’unanimità il parere di compatibilità ambientale relativo alla linea elettrica proposta dalla cordata Fantoni-Pittini-Burgo e partecipata anche da Enel e da una società austriaca. La linea da 220 Kw con una capacità complessiva di 300 Mw potrà, dunque, essere realizzata ma alla condizione che 12,8 km della stessa vengano interrati.
Si tratta, come anticipato dal Messaggero Veneto venerdì, dei punti più delicati dal punto di vista ambientale. Insomma, Malga Pramosio e dintorni che per la giunta regionale (e per le direttive dell’Unione europea) dovranno essere oltrepassate grazie a una serie di cavi interrati. Dopo un lungo iter che ha visto la partecipazione di Comuni, realtà locali e ambientalisti, quindi la giunta Tondo ha prodotto una sintesi.
Una mediazione tra le esigenze degli industriali, che chiedono da anni di poter importare energia a un costo più competitivo per dare ossigeno alle loro imprese, e quelle del territorio e degli ambientalisti che non vogliono “subire” un’altra opera impattante nelle loro valli. Una mediazione alla quele anche la Lega Nord si era affidata dopo le polemiche dei giorni scorsi innescate dal consigliere regionale Enore Picco, che aveva accusato Tondo e la sua giunta di andare contro la gente.
«Tondo gode della nostra fiducia» ha detto ieri mattina il capogruppo Danilo Narduzzi ribadendo però che «il massimo per l’elettrodotto sarebbe stato il completo interramento». «Noi abbiamo guardato alle esigenze della regione – ha detto il vicepresidente e assessore all’ambiente, Luca Ciriani a bocce ferme – e abbiamo dato il via libera a un’infrastruttura di rilevante interesse strategica per la nostra economia».
E la soluzione mista interrato-aereo? «Non è una concessione ai comitati o ai Comuni – ha aggunto – è solo il rispetto della legge. La linea dovrà essere interrata per 12,8 km di cui 8,9 ad alta tensione, rappresenterà un importante aumento di costi per i proponenti, ma garantirà la difesa dell’ambiente».
Accanto al parziale interramento l’esecutivo ha indicato una lunga serie di prescrizioni tecniche e compensazioni a vantaggio del territorio come l’eliminazione di vecchi tralicci, l’obbligo di effettuare continui monitoraggi ambientali sul fronte dell’inquinamento elettromagnetico o di posizionare alcuni piloni in zone particolarmente sensibili facendo uso degli elicotteri.
Basterà per placare l’ira dei comitati e della gente della Carnia scesa in piazza nei mesi scorsi? Sembra proprio di no visto che Renato Garibaldi di “Carnia in movimento” annuncia battaglia con «nuove iniziative, molto più forti. La protesta ora si infiammerà davvero, pensiamo anche ad occupazioni. Non siamo più la Carnia di 20 anni fa, siamo cittadini e non sudditi. Lo dimostreremo. Non siamo sudditi né della politica, né dell’economia. Siamo delusi, arrabbiati. La bugia che ci fa arrabbiare di più è che l’opera sarebbe di rilevante interesse strategico per l’economia del FVG. Siamo all’apoteosi delle bugie dei politici e degli industriali. L’unica evidenza è la convenienza per le tasche dei proponenti».
«E gli elicotteri per posizionare i piloni nelle zone sensibili? È fantascienza, fantapolitica – sbotta Garibaldi – Non ci aspettavamo nulla di diverso, dopo le anticipazioni. La Giunta regionale contraddice se stessa parlando di elettrodotto in parte aereo e in parte interrato. Ammette che si può fare interrato. Doveva imporlo tutto interrato! Se no è come dire che la speculazione di un imprenditore vale più delle migliaia di persone scese in piazza per dire no ad ogni ipotesi di elettrodotto aereo. È incredibile che Tondo abbia messo l’interesse di un imprenditore davanti ai suoi cittadini. Noi con quelle migliaia di persone abbiamo in testa un progetto di valorizzazione del nostro territorio, che è il nostro futuro, l’imprenditore solo la valorizzazione del suo portafoglio».
Intanto l’iter per l’elettrodotto non si è concluso. Dopo il via regionale ci vorranno infatti quello del Ministero e dell’Unione Europea.
Messaggero Veneto del 06/04/11
I sindaci della Carnia sono divisi sull’elettrodotto
Posizioni diversificate sulle ipotesi aerea e interrata della Wurmlach-Somplago. Si temono gravi ripercussioni sull’ambiente e restano dubbi sull’utilità della linea
di Gino Grillo
CERCIVENTO. Il sindaco di Cercivento Dario De Alti, uno fra i più contrari all’elettrodotto Wurmlach-Somplago, non ha dubbi: l’elettrodotto, per non determinare impatti ambientali sul territorio montano, deve essere solamente interrato.
La decisione della Regione di accogliere in parte le scelte delle popolazioni della valle del Bût che si sono schierate contro il passaggio aereo dei cavi dell’alta tensione, licenziando in giunta un provvedimento che salvaguardia, con una soluzione che vede interrare i cavi per 12.8 chilometri nella zona a confine con l’Austria verso Malga Pramosio, è vista come un segno distensivo, di buona volontà e potrebbe far ritornare al tavolo delle trattative i primi cittadini di Cercivento e di Paluzza «con pari dignità fra Regione e amministrazioni comunali», ha affermato il sindaco Elia Vezzi, che a suo tempo aveva dichiarato di non voler più sedersi al tavolo delle trattative in quanto il “no” del suo Comune era definitivo.
Rimangono dubbi sull’effettiva necessità di un elettrodotto. «Manca un piano energetico complessivo regionale», afferma Vezzi, e sulle ricadute che questo avrà sull’occupazione e sul minor costo energetico per le industrie del posto che, stanti le sentenze della Comunità europea in fatto di energia, non andrebbe a determinare oneri più bassi per la cordata Fantoni-Pittini-Burgo. Meglio, comunque, una linea interamente interrata, «ma se i Comuni di Cavazzo Carnico e Tolmezzo proseguono nelle loro intenzioni a favore della soluzione aerea, lo facciano pure: saranno loro a dover rispondere successivamente ai loro cittadini».
Dario Iuri, primo cittadino di Cavazzo Carnico, ribadisce: «Ufficialmente non ne sappiamo nulla, ma la scelta operata dalla Regione, per quanto appreso dalla stampa, mi pare strana». Iuri conferma le scelte effettuate a suo tempo con il collega tolmezzino Dario Zearo, favorevoli anche al passaggio aereo delle linee elettriche, «ma – afferma – non si accettano elemosine, occorre rivedere le compensazioni». Zearo, infine, si barrica dietro un “no comment”: «Non ho nulla da riferire in merito».
Ribadisce il suo no il sindaco di Zuglio, Elio Moser: «Siamo contrari sia all’elettrodotto aereo che a quello interrato, del quale non si conosce ancora la portata delle propagazioni dei campi magnetici». Una valle troppo stretta, quella del Comune a ridosso di Tolmezzo, già oberata da molte servitù. «Qualora dovessero però passare con l’elettrodotto, protesteremo, ma senza scendere in piazza».
Franceschino Barazzutti di Movimento Mont attacca il presidente della Regione Renzo Tondo. «All’ex carnico Tondo – afferma Barazzutti, sottolineandone la grande distanza dai suoi cittadini – non è bastata una manifestazione imponente a Paluzza, con oltre 2 mila persone scese in piazza per dire “o elettrodotto interrato o niente”. Non gli sono bastate neppure le 4 mila persone a Tolmezzo. Da quanto Tondo è presidente della Regione non ne ha fatta una giusta. Il sospetto è che siccome è stato votato poco in Carnia, faccia qualche ripicca.
Marzo 17th, 2017 — No OGM
Messaggero Veneto del 05/04/11
|
|
Messaggero veneto del 06/04/11
Ogm, dopo il sequestro controlli a tappeto in Fvg
PORDENONE Controlli a tappeto dell’Ersa, in collaborazione con gli enti preposti e le forze dell’ordine, sui terreni agricoli del Fvg per impedire la semina di mais Ogm. L’ha annunciato il direttore dell’Ersa, Mirko Bellini. Giorgio Fidenato, intanto, ha ultimato ieri la lettera che invierà alla Commissione europea per comunicare quanto accadutogli sabato scorso, ovvero il sequestro preventivo disposto dai magistrati di Pordenone per la sua azienda e, di conseguenza, per le sementi Ogm che aveva acquistato dagli Stati Uniti e dalla Germania per le coltivazioni dei suoi sei ettari di terreno tra Vivaro e Fanna. Un sequestro che blocca una seconda primavera Ogm nel Friuli occidentale, ma non altrove. Perché, come si evince dal sito del Movimento libertario che fa riferimento agli Agricoltori federati dell’imprenditore di Arba, un socio aveva già ottenuto le contestate sementi (di cui, ricordiamo, è vietata la semina, ma non la detenzione e la vendita) a quanto pare finite nel Bresciano. E questo le avrebbe già distrubuite ad alcuni agricoltori che le avrebbero piantate in diversi appezzamenti. Scrive con il nickname Maumen: «Sequestrate, sequestrate, scrivete, scrivete, venite a cercare i 64 ettari seminati fra mercoledì e venerdì scorso». Da Giorgio Fidenato un secco «no comment» sul post, riferisce solo che l’autore è un socio di Agricoltori federati.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Messaggero Veneto del 06/04/11
Cie e Cara gestiti dai francesi Ogni immigrato ospitato costerà 34 euro al giorno
GRADISCA Gestione francese per il Cie e il Cara di Gradisca. E’ di ieri, infatti, la notizia che la Prefettura di Gorizia ha affidato in via provvisoria i servizi interni alle due strutture per immigrati di via Udine al consorzio temporaneo d’ impresa guidato dalla transalpina Gepsa (con sede a Parigi) in associazione con Cofely Italia e le coop italiane Acuarinto di Agrigento e Synergasia di Roma. Riammessa dopo l”iniziale esclusione per carenza documentale al pari del gestore attuale Connecting People, la cordata di imprese si è aggiudicata l’appalto con un leggero ribasso: 14 milioni 882mila euro l’offerta, di poco inferiore ai 15 milioni fissati come base d’asta. Gepsa ha preceduto in graduatoria l’attuale gestore , il consorzio cooperativistico trapanese Connecting People, la cooperativa goriziana Minerva (primo gestore del centro dal marzo 2006 al febbraio 2008) e la cooperativa Ghirlandina di Modena. Nel frattempo la Prefettura ultimerà le necessarie verifiche sulle autocertificazioni presentate dagli altri sei soggetti in gara. Un ulteriore passaggio che dovrebbe richiedere non più di una decina di giorni, tanto da rendere plausibile l’avvio della nuova gestione già dalla data del 1° maggio. Il metodo di valutazione per la stesura della graduatoria si basa su due criteri portanti: la valutazione tecnica, nella quale l’attuale ente gestore Connecting People aveva ottenuto il punteggio massimo, e la valutazione economica che vedeva proprio la cordata franco-italiana guidata da Gepsa al primo posto. In base all’offerta economica presentata, Gepsa ha indicato in poco più di 34 euro il costo giornaliero per ogni immigrato ospitato nelle due strutture. Il gestore uscente Connecting People, per contro, aveva presentato un “preventivo” da 40 euro pro die e pro capite, di poco inferiore ai costi di gestione attuali (42) per Cie e Cara. Minerva e Ghirlandina, rispettivamente al terzo e quarto posto con un’offerta di circa 18 milioni di euro, hanno presentato una proposta economica da poco più di 42 euro giornalieri ad ospite. (m.c.)
Messaggero Veneto del 05/04/11
Rivolta al Cie condanne per otto tunisini
GORIZIA Sono stati processati ieri gli otto immigrati tunisini arrestati il 20 marzo al termine di una rivolta al Cie di Gradisca. Sette erano finiti in carcere per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, mentre l’ altro era stato arrestato per aver sottratto con la forza a uno degli operatori le chiavi delle porte interne della struttura. I sette hanno patteggiato una pena di 6 mesi e hanno potuto lasciare il carcere mentre l’ottavo tunisino arrestato è stato condannato con il rito abbreviato a 2 anni di reclusione.
Marzo 17th, 2017 — Repressione diffusa
Dal Piccolo del 07/04/11
Attentati anarchici
c’è una pista triestina
Perquisite due case
Sequestrati computer e documenti definiti «interessanti»
La maxi operazione anti-terrorismo è partita da Bologna
Bologna e Trieste,ma anche
Modena, Roma, Padova, Trento,
Reggio Calabria, Ancona, Torino,
Lecce, Napoli, , Genova, Teramo,
Forlì, Ravenna e Milano. In queste
città è scattato ieri il blitz che ha
coinvolto circa 300 uomini della
Polizia. Investigatori chiamati a
ricostruire la rete di contatti tra gli
esponenti dell’ala insurrezionalista
del movimento. Contatti che il
nucleo bolognese teneva anche
attraverso la rivista clandestina
“Invece” trovata anche a Trieste.
Un blitz con trecento uomini della polizia
Ha toccato anche Trieste la maxi operazione anti-terrorismo avviata
dalla procura di Bologna che, all’alba di ieri, ha fatto scattare
in sedici città del Paese dodici misure cautelari e una sessantina
di perquisizioni a carico di esponenti dell’ala insurrezionalista
del movimento anarchico italiano, accusati di associazione
a delinquere con finalità eversive. Nel nostro territorio a
ricevere la “visita” di Digos e polizia sono stati due uomini di 30
e 35 anni, sorpresi all’interno di altrettante abitazioni in centro
storico. Abitazioni nelle quali sono stati sequestrati computer e
grandi quantità di documenti, manifesti e volantini di propaganda.
Materiali definiti dagli investigatori “estremamente interessanti”
tanto che, nelle prossime ore, potrebbero portare
all’iscrizione dei loro nomi nella già lunga lista degli indagati.
Per il momento infatti a carico dei due triestini – già noti alla
Digos come attivi protagonisti dell’anarchismo cittadino – non
è stata mossa alcuna accusa. A chiamarli in causa nell’operazione
è stata essenzialmente la conoscenza diretta e l’assidua frequentazione
con il nucleo bolognese del movimento. Quello a cui, secondo la procura del capoluogo
emiliano, sarebbero riconducibili diversi atti dimostrativi
e raid messi a segno negli ultimi anni. Tra questi anche l’attacco
incendiario nella sede dell’Eni eseguito a Bologna il 28 marzo
scorso.
Proprio con gli attivisti emiliani e con i frequentatori del circolo
bolognese “Fuoriluogo”, posto ora sotto sequestro penale, i
due triestini avrebbero avuto rapporti stretti e frequenti. Al
punto che gli investigatori non escludono nemmeno un loro
coinvolgimento attivo negli atti a sfondo terroristico. Chi invece,
secondo la procura di Bologna, a quegli episodi ha contribuito attivamente,
seppur a vario titolo, sono i cinque arrestati: Stefania
Carolei e Annamaria Pistolesi, bolognesi di 55 e 36 anni, Martino
Trevisan e Robert Ferro, 25enni e originari dell’Alto Adige
e il romeno Roman Nicusor di 31 anni. Un ruolo importante
l’ avrebbero avuto poi altri sette anarchici: Sirio Manfrini (26 anni,
di Rovereto), Roberto Nadalini (modenese 32enne), Maddalena
Calore (24 anni, Padova), Francesco Magnani (24 anni,
Ferrara, fermato proprio per l’attentato all’Eni) colpiti da obbligo
di dimora nel Comune di appartenenza, e Stella Paola Molina
(25 anni, trentina), Giuseppe Valerio Caprioli (27 anni, potentino),
Simone Ballerini (21 anni, di Bologna), raggiunti da divieto
d’accesso nel territorio di Bologna. Secondo gli inquirenti il gruppo
aveva dato vita a un sodalizio interessato ad aggredire
“antagonisti” politici e sociali, individuati nelle forze di polizia,
in centri di potere economico (banche e aziende), partiti e in
simboli di azioni governative avversate,come i Centri per l’identificazione ed
espulsione.
Marzo 17th, 2017 — Anarcosindacalismo
Oggi telefonicamente dal ministero della funzione pubblica il sindacato USI-AIT viene informato della revoca del proprio sciopero generale del 15 per il settore pubblico da parte di una USI-AIT con sede a Roma… questa la risposta del sindacato USI-AIT legittima.