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Marzo 17th, 2017 — General, Val Susa
Comunicato Stampa
dalla Valle che Resiste e Non Si Arrende, 14 luglio 2011
UNA DELEGAZIONE ISTITUZIONALE FA VISITA AL “FORTINO” DE LA MADDALENA
LA DELEGAZIONE HA CONSTATATO
CHE IL CANTIERE DELLA GALLERIA DI SERVIZIO
DE LA MADDALENA NON E’ STATO APERTO
IL GOVERNO RITIRI LE TRUPPE DI OCCUPAZIONE
E L’UNIONE EUROPEA IL FINANZIAMENTO
AL PROGETTO PRIORITARIO TEN-T N. 6 LYON – TORINO
Questa mattina una delegazione composta da Gianni Vattimo, Parlamentare Europeo delegato in questa occasione da altri cinque Eurodeputati, dal Vice Presidente e da un assessore della Comunità Montana Valle Susa e Sangone, dal Vice Sindaco di Giaglione, da una Consigliera di maggioranza di Chiomonte e da altri amministratori della Valle Susa è entrato nel “fortino” de La Maddalena di Chiomonte e vi è rimasto per circa 1,5 ore.
Non sono stati autorizzati a partecipare alla delegazione cittadini in rappresentanza del Movimento No TAV.
I giornalisti de La Stampa, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Luna Nuova e Sky News non sono stati ammessi dal Questore di Torino, responsabile delle operazioni presso il “fortino” de La Maddalena di Chiomonte. Il Movimento No TAV stigmatizza questo comportamento lesivo della libertà di stampa e di informazione: la richiesta nominativa dei partecipanti era stata presentata dal deputato Gianni Vattimo secondo le regole del caso.
Ricordando anche il costo di circa 187 milioni di € all’anno – il Movimento No TAV ha richiesto l’immediato ritiro del dispositivo di sicurezza militare che fa la guardia ad un cantiere inesistente, stigmatizzando il prossimo invio di truppe alpine che formalizzerebbero ulteriormente la militarizzazione dei questo territorio.
Il Movimento No TAV rammenta che questo fortino è posto a circa mezzo chilometro dall’area del futuro cantiere della galleria di servizio al tunnel di base di 57 km della nuova linea ferroviaria Torino – Lione (Progetto prioritario TEN-T n. 6).
Gli attivisti No TAV presenti all’esterno del fortino hanno dichiarato che quando uno Stato usa la forza contro i suoi cittadini – che si oppongono da 22 anni contro quest’opera inutile e devastante – significa la sconfitta dello Stato perché ha perso la capacità di dialogare e di disegnare il futuro insieme ai suoi cittadini.
Lo sgombero forzato dei cittadini all’alba del 27 giugno che presidiavano La Maddalena da 45 giorni su un terreno regolarmente concesso dal comune di Chiomonte per il quale era stato pagato il plateatico e la gigantesca manifestazione del 3 luglio tra Exilles e Chiomonte fortemente contrastata dalle forse dell’ordine con il lancio di migliaia di lacrimogeni, hanno imposto una visita istituzionale innanzitutto per verificare se, come affermato dai media, è stato attivato il cantiere della galleria “La Maddalena” che era l’obiettivo governativo per evitare l’annunciata cancellazione del finanziamento europeo.
Il risultato dell’ispezione è stato chiaro: il cantiere non esiste, né è prossima la sua realizzazione.
Il Movimento No TAV invita i media a fare chiarezza su questo punto e ad evitare la locuzione “cantiere”. Gli unici lavori realizzati riguardano una recinzione di carattere, prettamente militare, di aree esterne ai terreni destinati al futuribile cantiere. Una mappa che dettaglia questo verità è disponibile sui siti No TAV.
La visita è stata articolata in quanto ha constatato – planimetrie alla mano – che non solo non è stato realizzato il “cantiere della galleria de La Maddalena” (come affermato dai fans dell’opera e dal Governo) ma ha esaminato le caratteristiche della caserma in termini tecnici e operativi, ha valutato l’impegno quantitativo e qualitativo degli appartenenti alle varie forze impiegate (Carabinieri, Polizia di Stato Guardia di Finanza, Forestale).
Sono state inoltre fatte con l’ing. Maurizio Bufalini di LTF sas accurate valutazioni circa l’uso degli edifici e dei terreni requisiti manu militari, delle strade di acceso e dei gravi inconvenienti alla viabilità dell’autostrada che ha sacrificato per molti chilometri una delle due corsie creando enormi code soprattutto nei rientri domenicali con grave danno al turismo dell’alta Valle Susa.
Una relazione dettagliata con fotografie e video sarà presto pubblicata nei siti No TAV.
E stato inoltre annunciato che questa non è altro che la prima di una serie di visite tecniche che saranno richieste regolarmente per valutare in ogni momento le attività che si svolgono in quel luogo con particolare riguardo al sito archeologico e alle attività agricole di questo territorio.
“né qui né altrove”
Movimento NO TAV
Una garanzia per il futuro
www.notav.info – www.notav.eu – www.notav-valsangone.eu
www.notavtorino.org – www.ambientevalsusa.it – www.lavallecheresiste.blogspot.com
Marzo 17th, 2017 — General, Tracciati Veneto
da La Nuova Venezia
«Tav, la Ue non chiede una linea nuova»
«Basta l’adeguamento di quella esistente, come ha deciso la Slovenia»
di Giovanni Monforte
SAN DONA’. Dall’Unione Europea non c’è alcuna imposizione verso le linee ad Alta Velocità. Ovvero: Bruxelles lascia sostanzialmente carta bianca a Stati e Regioni di decidere se prevedere un adeguamento delle linee esistenti fino a portarle alla velocità di 200 km orari oppure costruirne di nuove con velocità pari o maggiore ai 250 km orari. Come dire che, nel caso della Venezia-Trieste, non vi sarebbe alcun veto europeo se, al posto della litoranea bassa, si pensasse ad ammodernare la linea attuale. E’ il messaggio lanciato da Sabine Wils, eurodeputata tedesca del gruppo Sinistra Unita- Verdi nordeuropei. La Wils, accompagnata da un funzionario europeo della commissione trasporti, ha partecipato nei giorni scorsi a un vertice promosso dai comitati No-Tav che si è tenuto a San Giorgio di Nogaro, nella bassa friulana. L’incontro è stato significativo perché, per la prima volta, ha messo a confronto in un’unica platea numerosi amministratori friulani e veneti. Tra i presenti in sala, anche il sindaco di San Stino Luigino Moro, il consigliere comunale di Quarto d’Altino Gianni Foffano e l’ex consigliere Marco Simionato. L’intervento della Wils ha chiarito che, anche per la Tav Venezia-Trieste, l’Unione Europa potrebbe accettare l’ammodernamento della linea attuale al posto della realizzazione della litoranea bassa. D’altra parte, è stato spiegato, nel Progetto prioritario numero 6 (quello in cui ricade anche la Venezia-Trieste) si parla non a caso di «asse ferroviario», non di linea ad alta velocità. E, al di là della frontiera, gli sloveni avrebbero già optato proprio per la soluzione dell’ammodernamento della linea esistente. Peraltro, la Wils ha sottolineato anche che la definizione Alta Capacità è «un’invenzione» tutta italiana. Infine, è emerso che l’Unione Europea finanzia i fondi per la costruzione di tratte interne appena per il 10% dell’ammontare e solo quando gli Stati interessati dimostrino la copertura finanziaria del rimanente 90%. Cifra che oggi per la Venezia-Trieste non c’è. Nel corso del dibattito si è alzato un coro di voci verso la richiesta di pensare alla sistemazione della linea attuale. «Se l’amministratore delegato delle Ferrovie Moretti dichiara che la Tav da Venezia a Trieste non serve a nulla – è il messaggio – tutti gli amministratori dei Comuni interessati non hanno più scuse per non respingere il progetto».
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
E’ in arrivo il crollo del capitalismo?
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
Nuntereggae più. Cumò vonde!
Attaccare ferocemente la casta al potere
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
Genova 20-21 luglio 2001


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Marzo 17th, 2017 — General, Gruppo Ecologia Sociale
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Teepee in tal parco/ Festa degli indiani 2011
Programma + piantina e info
Venerdi 22 luglio
Ore 21.00 Rito-performance tradizionale degli indiani d’america, attorno al fuoco, con il Gruppo di Canti del Cojote Danzante (Trieste)
Ore 22.00: Musica folk-psichedelico con i Salici (dall’isontino)
Sabato 23 luglio
Pomeriggio: introduzione al didgeridoo degli aborigeni australiani con Martin O’Loughlin che spiegerà la cultura da cui deriva lo strumento e le tecniche per creare suoni. (durata intervento 1 ora)
Sera: concerto-performance di musica aborigena con i Toma (vedi di seguito la presentazione del gruppo).
Domenica 24 luglio
Interventi politici.
Venerdì, sabato e domenica
Si tratta di un film-documentario sulla violenza delle scuole residenziali canadesi per nativi e lo sterminio degli indiani d’america.
Selezione di pezzi del film curata da Dumbles
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Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Foto (prima della pioggia) segue il Report. Rassegna stampa

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Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Mentre sul Carso sono state fermate 13 persone di origine afghana di cui 6 bambini e giornalisti, associazioni e parlamentari protestano per reclamare il diritto agli operatori dell’informazione di entrare per far conoscere le condizioni di vita in queste strutture i lavoratori del CIE-CARA di Gradisca sono di nuovo senza stipendio.
da bora.la
Cie e Cara di Gradisca: lavoratori senza stipendio
“Situazione insostenibile al Cie e Cara di Gradisca, con i lavoratori ancora una volta senza stipendio, come già accaduto nei mesi scorsi”.
La denuncia arriva dalla Fisascat Cisl isontina: “Non è possibile – tuona la segretaria, Elisa Minai – che ogni volta i dipendenti debbano subire questa incertezza. I pagamenti sono in ritardo e i lavoratori non sanno quando vedranno i loro soldi”.
E a nulla – si legge in una nota della categoria – è valsa la richiesta mossa alla ditta di comunicare una data possibile.
“Questa condizioni sono inaccettabili – rincara Miani – soprattutto considerando che i dipendenti lavorano per un appalto pubblico e una delle regole per le ditte che vincono questo tipo di gare è proprio la garanzia del credito”.
Ma a peggiorare la già incerta situazione si aggiunge anche, come una “spada di Damocle”, la questione del cambio di appalto, ancora da definire. “Ad oggi – spiega la segretaria della Fisascat – ci è dato solo sapere che l’attuale gestore ha la proroga fino alla fine del mese”. “Siamo di fronte – aggiunge – a molte difficoltà e se intanto la ditta non provvederà a saldare il dovuto, come Fisascat penseremo ad azioni di lotta”. Per Miani, l’obiettivo non è di certo lo sciopero, ma garantire le condizioni di lavoro ai dipendenti. “Non possiamo più accettare delle non risposte” – conclude la sindacalista. “Ovviamente terremo anche conto della particolare situazione interna al Cie e al Cara, che devono garantire il servizio agli ospiti, ma ci batteremo perchè vengano garantiti anche i diritti dei lavoratori”.
da Il Piccolo
22 luglio 2011 — pagina 25
GRADISCA I lavoratori del Cie e del Cara sono ancora senza stipendio. A denunciare per l’ennesima volta la “situazione insostenibile” che si è creata nella struttura di via Udine è la Cisl Fvg. «Lavoratori ancora una volta senza stipendio, come già accaduto nei mesi scorsi – scrive la Fisascat Cisl isontina in una nota. «Non è possibile – tuona la segretaria, Elisa Miani – che ogni volta i dipendenti debbano subire questa incertezza. I pagamenti sono in ritardo e i lavoratori non sanno quando vedranno i loro soldi». «A nulla – si legge nella nota della categoria – è valsa la richiesta mossa alla ditta di comunicare una data possibile. «Questa condizioni sono inaccettabili – rincara Miani – soprattutto considerando che i dipendenti lavorano per un appalto pubblico e una delle regole per le ditte che vincono questo tipo di gare è proprio la garanzia del credito». Secondo il sindacato, a peggiorare la già incerta situazione dei lavoratori si aggiunge anche, come una “spada di Damocle”, la questione del cambio di appalto, ancora da definire. «Ad oggi – spiega la segretaria della Fisascat – ci è dato solo sapere che l’attuale gestore ha la proroga fino alla fine del mese. Siamo di fronte a molte difficoltà e se intanto la ditta non provvederà a saldare il dovuto, come Fisascat penseremo ad azioni di lotta». Per Elisa Miani, l’obiettivo non è di certo lo sciopero, ma garantire le condizioni di lavoro ai dipendenti. «Non possiamo più accettare delle non risposte – conclude la sindacalista -. Ovviamente terremo anche conto della particolare situazione interna al Cie e al Cara, che devono garantire il servizio agli ospiti, ma ci batteremo perché vengano garantiti anche i diritti dei lavoratori».
Marzo 17th, 2017 — General, Nocività
Senza entrare nei dettagli della sentenza (alcuni dei quali a quanto riferito ci paiono sinceramente quasi offensivi non solo dei morti ma anche della nostra intelligenza seppur non siamo né medici né giuristi) lo sapevamo che i tribunali non avrebbero mai confermato quanto tutti sanno e cioè che la strage per amianto è stata perfettamente consapevole.
Le vite e la salute di migliaia di operai sono state comprate in cambio di un salario per massimizzare i profitti.
Tutti sappiamo che nonostante questa sentenza la strage continua nel silenzio, nell’indifferenza e nel cinismo.
Fuori i colpevoli!
da Il Piccolo
Amianto, confermata in Appello l’assoluzione di Fanfani
23 luglio 2011 — pagina 22
La Corte d’Appello di Trieste ha confermato la sentenza di assoluzione nei confronti dell’ex presidente degli stabilimenti navalmeccanici Italcantieri – oggi Fincantieri – di Monfalcone, Vittorio Fanfani, nel maxiprocesso sui decessi e le malattie legate all’esposizione all’amianto. Fanfani, 92 anni, fratello dell’ex leader Dc Amintore, aveva diretto l’azienda metalmeccanica per un decennio, dal 1974 al 1984. Assieme ad altri dirigenti era stato rinviato a giudizio nel 2009 dal Tribunale di Gorizia per l’ipotesi di reato di negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle norme per la tutela fisica dei lavoratori, facendo svolgere – si legge nell’ordinanza di rinvio a giudizio – mansioni di saldatore comportanti l’uso di amianto in ambienti saturi della pericolosa polvere. La sentenza di assoluzione si riferisce al procedimento avviato da un lavoratore dei cantieri navali ancora in vita, al quale sono state diagnosticate lesioni pleuriche asbestosiche tipiche, secondo l’accusa, dell’esposizione all’amianto. La difesa di Fanfani, sostenuta dall’avvocato triestino Giovanni Borgna, ha sostenuto che, qualora non compromettano l’apparato respiratorio, le placche pleuriche asbestosiche non costituirebbero malattia. Sia Vittorio Fanfani, sia Giorgio Tupini, sia Manlio Lippi, questi ultimi in passato direttori dello stabilimento di Monfalcone erano stati già assolti in primo grado in tribunale a Gorizia dall’accusa di lesioni legata all’impiego dell’amianto nei cantieri di Monfalcone, non essendo stato accertato con chiarezza se la malattia contratta da ex dipendenti fosse stata causata principalmente dall’esposizione all’amianto o da altre patologie. In un processo in particolare Tupini, Vittorio Fanfani e Lippi erano stati assolti dall’accusa di lesioni seppure con la formula dubitativa dal giudice monocratico di Gorizia Emanuela Bigattin. Ed era stato lo stesso pubblico ministero Luigi Leghissa a chiederne l’assoluzione dopo che il perito aveva sostenuto che la parte lesa registrava un’alterazione della funzionalità respiratoria che poteva derivare da cause diverse da quella dell’asbestosi.
da Il Gazzettino
Amianto, processo Fincantieri: confermata l’assoluzione dell’ex direttore Fanfani
TRIESTE – La Corte d’Appello di Trieste ha confermato la sentenza di assoluzione nei confronti dell’ex direttore degli stabilimenti navalmeccanici Italcantieri – oggi Fincantieri – di Monfalcone, Vittorio Fanfani, nel maxiprocesso sui decessi e le malattie legate all’esposizione all’amianto.
Fanfani, 92 anni, fratello dell’ex leader Dc Amintore, aveva diretto i cantieri monfalconesi per un decennio, dal 1974 al 1984. Assieme ad altri dirigenti era stato rinviato a giudizio nel 2009 dal Tribunale di Gorizia per l’ipotesi di reato di negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle norme per la tutela fisica dei lavoratori, facendo svolgere – si legge nell’ordinanza di rinvio a giudizio – mansioni di saldatore comportanti l’uso di amianto in ambienti saturi della pericolosa polvere.
La sentenza di assoluzione si riferisce al procedimento avviato da un lavoratore dei cantieri navali ancora in vita, al quale sono state diagnosticate lesioni pleuriche asbestosiche tipiche, secondo l’accusa, dell’esposizione all’amianto. La difesa di Fanfani, sostenuta dall’avvocato triestino Giovanni Borgna, ha sostenuto che, qualora non compromettano l’apparato respiratorio, le placche pleuriche asbestosiche non costituirebbero malattia.
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
“La Valsusa
paura
non
ne ha”