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ENERGIA/ Altro che nucleare!

Commento.

Comunque, Gianni Silvestrini è forse anche troppo ottimista sull’abbandono delle voglie del ritorno del nucleare in italia.

 

Repubblica 4 aprile 2011


Il sole splende e il vento soffia mentre l’atomo riflette. Dagli ultimi dati sulla produzione elettrica in Spagna e Germania arrivano indicazioni molto confortanti sulla capacità delle rinnovabili di porsi come alternativa al nucleare. L’eolico spagnolo, ormai da tempo una solida realtà, il mese scorso ha battuto un nuovo record dal valore fortemente simbolico
QualEnergia 31 marzo 2011

Nel 2010 la Germania ha prodotto il 17% della sua elettricità con le rinnovabili. Oltre 100 TWh, più delle centrali a gas, quasi quanto il carbone e sempre più vicini al nucleare. Eolico e fotovoltaico sono riusciti a fornire alla rete anche il 30% della potenza. Record per il solare con 7.400 MW nel solo 2010. Circa 370mila gli addetti del settore.
QualEnergia
Il voto nel Lander tedesco di Baden-Wuerttemberg, con la dura sconfitta della Merkel, toglie ogni prospettiva al nucleare in Germania. Dopo l’emergenza giapponese, questo è un altro, forse definitivo, colpo al tentativo di rinascita nucleare italiano. Ora è tempo di pensare ad una vera e incisiva transizione energetica. Un commento di Gianni Silvestrini.

 

«È stato un voto sul futuro del nucleare. Abbiamo capito» è stato il commento a caldo del vicepremier tedesco Westerwelle dopo il risultato delle elezioni di domenica nel Baden-Wuerttemberg, la più ricca regione del Paese e roccaforte del partito della cancelliera Merkel, nelle quali un elettore su quattro ha votato per i verdi.

Cosa succederà in Italia? Moratoria, ha annunciato nei giorni scorsi il governo. In realtà, l’avventura nucleare si è ormai definitivamente chiusa, e il referendum non farà che rafforzare questo esito.

Il tentativo di rilancio, peraltro, era stato gestito in maniera dilettantesca, con ritardi clamorosi: si pensi all’Autorità per la sicurezza nucleare, che fino alla settimana scorsa si riuniva al bar e che non ha ancora un direttore. Ma era evidente la mancanza di consenso da parte delle istituzioni locali, oltre che nell’opinione pubblica. I costi poi erano molto più alti di quelli dichiarati e il mondo finanziario era assolutamente scettico rispetto alla reintroduzione della tecnologia.

Dicevamo, prima di Fukushima, che si trattava di un percorso inesorabilmente destinato ad affondare nelle sabbie mobili. Fortunatamente questo cammino si è ora interrotto e possiamo pensare con intelligenza alla transizione energetica che ci aspetta.

L’incidente giapponese comporterà infatti una decisa accelerazione delle politiche sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica a livello internazionale. Sarà molto interessante nelle prossime settimane valutare i cambiamenti che si verificheranno in Germania, già capofila mondiale della riscossa delle energie rinnovabili. Ricordiamo che lo scenario del governo prevedeva che fra vent’anni la metà dell’energia elettrica sarebbe stata verde e che entro il 2050 almeno l’80% della domanda elettrica sarebbe stata coperta dalle rinnovabili.

Cosa dobbiamo aspettarci adesso con la fuoriuscita anticipata dal nucleare?  Un’ulteriore corsa del fotovoltaico che gode di incentivi molto più bassi rispetto all’Italia e che punta a raggiungere una potenza di 70 GWp nel 2020, una forte crescita dei parchi eolici off-shore, il potenziamento della rete con una particolare accento sulle smart grids, e infine un’attenzione alle soluzioni per l’accumulo dell’energia. In pratica è probabile che verranno rivisti al rialzo sia gli obbiettivi al 2020 che quelli al 2050.

In Italia l’eliminazione della “distrazione” nucleare consentirà di gestire la crescita delle rinnovabili sia sul fronte della produzione elettrica che nel settore termico, modulando con intelligenza gli incentivi in modo da innalzare gli obbiettivi del 2020. Dovranno inoltre essere rilanciate le politiche dell’efficienza energetica definendo obbiettivi ambiziosi per i certificati bianchi che traguardino la fine del decennio. Per finire occorre rilanciare la proposta di innalzare dal 20 al 30% l’obbiettivo europeo di riduzione al 2020 delle emissioni climalteranti.

Tokyo si sveglia

Tokyo, manifestazione anti-nucleare

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CIE / Inchiesta de La Repubblica

dal sito de La Repubblica

Guantanamo, Italia

Una giornalista è riuscita a entrare nella grande “gabbia” del Centro di identificazione ed espulsione di Palazzo San Gervasio dove il ministro Maroni ha vietato l’ingresso della stampa. Un video girato dagli immigrati dietro la rete di acciaio a maglie strette: i tentativi di fuga, gli scontri con la polizia. I documenti



IL REPORTAGE 1

Da rivoluzionari a prigionieri


LA REAZIONE 2

Basilicata, il governatore
“Subito indagine sul Cie”


IL VIDEO ESCLUSIVO 3

Chiusi come in un ‘pollaio’
E la chiamano accoglienza


LA TESTIMONIANZA 4

In ‘gabbia’ all’oscuro del proprio destino
“Nessuno ci dice quando saremo rimpatriati”


IL COMMENTO 5

Se fanno paura le scarpe da tennis


LA SITUAZIONE 6

I Cie, se per identificare c’è bisogno di un carcere


I DOCUMENTI 7

Sì alla richiesta

Ma forse è un errore


LA FOTOGALLERIA 8

Tutti sul barcone

il viaggio della speranza


LA FOTOGALLERIA 9

Era un’area di accoglienza
ora sembra un lager

PORDENONE: Proteste e spintoni anche senza il ministro Gelmini

LEGGI IL VOLANTINO DISTRIBUITO

 

Messaggero Veneto del 11/06/11

Proteste e spintoni anche senza il ministro Gelmini

 

«La Gelmini non c’è: il ministro dell’istruzione ha avuto paura delle contestazioni e questo è triste, vuol dire che non sa spiegare la sua riforma agli studenti». I ragazzi del Collettivo studentesco di Pordenone c’erano, invece, ieri in Comina nel “no-Gelmini Day”, anche senza il ministro. Pronti a manifestare a suon di rap e reggae del dj Tubet, contro i tagli alla scuola in occasione del taglio del nastro al nuovo polo tecnologico. «Siamo “indignados” – ha continuato Giulio Vianello, portavoce degli studenti, affiancato da precari, nonni, sindacalisti Flc-Cgil, Comitato genitori, insegnanti del Kennedy e del Flora -. Facciamo sentire la nostra voce alle autorità che non difendono la scuola statale: Tondo, Molinaro, Ciriani, Beltrame ascoltateci». «La nostra protesta arriverà alle orecchie della Gelmini – hanno detto Adriano Zonta, leader sindacale Flc-Cgil, e Natalino Giacomini, segretario regionale -. Vorremmo che le risorse investite nel polo tecnologico fossero uguali per la scuola statale. Faremo una petizione da spedire al presidente Napolitano». Cento “indignados” hanno allungato il serpentone umano, con bandiere e striscioni. Tra il popolo del “no-Gelmini Day” anche un nonno di 73 anni, pronto a protestare per i due nipoti che frequentano la primaria De Amicis. «Avevano promesso la scuola dell’informatica, inglese e impresa – ha detto Rodolfo Bertolo -. Invece per i miei nipoti ci sono meno ore: fanno più religione di inglese». Microfoni aperti nei titoli di coda. Gli anarchici di Iniziativa libertaria si sono aggregati e hanno alzato i toni contro il governo, la Gelmini e pure la riforma Berlinguer. L’attacco all’ex-ministro di sinistra non è piaciuto ai sindacalisti Flc-Cgil: sono volati parole, un paio di spintoni e poi il diverbio è rientrato. Chiara Benotti

REFERENDUM: raggiunto il quorum

La fine di un Regime? Forse no, ma almeno ridiamoci un po’ su

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PORDENONE: ENTEROGELMINI LA RICETTA DEL DOTT. TREMONTI…CI FA CAGARE!

Volantino distribuito al sit in antiGelmini di venerdì 10/06/2011 all’ianugurazione del polo tecnologico di PordenoneVEDI RASSEGNA STAMPA

Incolpare la Gelmini, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca di tutte le colpe della “riforma” in atto nella scuola pubblica sarebbe come complimentarsi con babbo natale per i regali sotto l’albero.

E’ tutto molto più comprensibile se le restituiamo il ruolo

pratico di segretaria e responsabile del personale del ministro dell’economia Giulio Tremonti.

La Gelmini ha difatto tagliato tutto: soldi, personale, materie scolastiche, strutture e sedi!

A partire dalle scuole elementari fino all’Università col motto “meritocrazia” ci si è avviati alla “soluzione finale” di un progetto di annichilimento, precarizzazione e declassamento della scuola pubblica italiana; istituzione statale che va riconosciuto non era comunque un fiore all’occhiello viste le non poche carenze e limiti cronici ereditati da decenni di quel “tirare a campare” che ha caratterizzato la filosofia democristiana della “prima” e “seconda” repubblica. Continue reading →

NUCLEARE/ E adesso all’attacco di Renzo Tondo il “nuclearista convinto”

Come si vede avevamo ragione di pensare che appena possibile avrebbero tentato di piazzare una centrale in Friuli o meglio nella bassa friulana.

Adesso bisogna andare all’attacco  di Tondo e del progetto di partecipazione italiana all’ipotesi del raddoppio di Krsko.

Non solo, ma è in gioco anche il problema dell’elettrodotto. Senza nucleare e senza raddoppio di Krsko non ha più senso neanche l’elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest

a cura del Gruppo Ecologia Sociale

 

 

 

MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011 Pagina 8 – Attualità

Tondo: «Strumentalizzazione» E riapre il dossier Krsko

Il presidente Fvg ripete la necessità di partecipare all’allargamento della centrale nucleare slovena Gottardo: «Segnale chiaro, ma il problema del fabbisogno energetico dovrà essere risolto»

UDINE Ripete d’essere un nuclearista convinto e guarda ancora alla centrale di Krsko. Poi il governatore Renzo Tondo bolla il referendum come una «mistificazione colossale» e spiega perché va rivista la legge per indire la consultazione. Tondo non è andato a votare, come aveva anticipato e allora esplicita le sue ragioni. «Questi referendum erano e sono una mistificazione colossale. L’unico motivo era il tentativo di dare una spallata al governo di Silvio Berlusconi su leggi che la stessa sinistra (come per citarne una quella sull’acqua) aveva approvato e che sono state mal comunicate. Detto questo raccogliamo una protesta popolare contro il governo di cui dobbiamo farci carico. La mistificazione – insiste Tondo – sta tutta nella non corretta informazione sui temi dell’acqua pubblica. Il quesito su questo tema è qualche cosa che grida vendetta perché è stata comunicata dai promotori come la privatizzazione di un bene generale, ma non era così». Tondo ha quindi citato l’ex ministro Franco Bassanini, il sindaco di Firenze Matteo Renzi e l’ex ministro e ora segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «La legge sulle privatizzazioni dei servizi era stata promossa addirittura dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando era ministro dell’Interno. È la dimostrazione – prosegue il presidente  Fvg – di come la Sinistra abbia voluto strumentalizzare, riuscendoci, questi referendum». Poi il nucleare. Il governatore ribadisce d’essere un nuclearista convinto, lui che ha sempre scacciato il rischio di una centrale in Friuli Venezia Giulia, ma ripetuto la necessità di partecipare all’allargamento di quella di Krsko. «Sulla struttura in Slovenia ora bisognerà capire cosa intende fare Lubiana. Ma è evidente che con il risultato di questa consultazione in Italia le centrali non si faranno e di nucleare non si parlerà più per almeno un decennio. La Slovenia deciderà cosa fare. E comunque – aggiunge Tondo – sarebbe opportuno farsi promotori di un’azione politica che possa mettere in sicurezza quella centrale. Io lo farei volentieri, anzi se così sarà parteciperemo, ma a questo punto bisognerà capire le intenzioni della Slovenia». Per il governatore, infine, la norma va cambiata. «Noi prevediamo 500 mila firme per promuovere un referendum, ma questo poteva valere nel ’48 – spiega il presidente Fvg – quando è stata fatta la Costituzione, quando non c’erano radio, televisione, internet, insomma gli strumenti di comunicazione di oggi. In ogni caso, lo ripeto – conclude Tondo – non c’è dubbio che questa sia stata una forte spallata al governo e questo è il significato politico di questo referendum». E di strumentalizzazione parla anche il coordinatore regionale del Pdl, Isidoro Gottardo. «Gli italiani si sono espressi contro il nucleare e perché l’acqua sia un bene pubblico e hanno voluto lanciare alla politica un segnale chiaro del proprio disagio. Ma che l’acqua fosse un bene pubblico nessuno lo ha mai messo in discussione ed è stato falso farlo credere – commenta Gottardo – tuttavia è chiaro che referendum o no il problema di introdurre liberalizzazione nei servizi acqua, trasporti e rifiuti è un fatto che rimane e che l’Italia, chiunque la governi, dovrà risolvere eliminando sprechi e rendite parassitarie che le gestioni pubbliche, fatte le dovute eccezioni, consentono». Gottardo riconosce poi un segnale chiaro: il no al nucleare. «E’ indubbio, ma il fabbisogno energetico dovrà comunque essere risolto perché per quanto si spinga sulle energie rinnovabili queste non risolveranno del tutto il problema dell’Italia che continuerà, purtroppo, ad avere attorno a sè le centrali nucleari comprando da queste l’energia che ci serve. La sicurezza di queste è un problema che non riguarda solo chi le ha, ma anche chi ne può subire le conseguenze. I referendum, il cui responso deve essere ineccepibile, devono restare uno strumento per i cittadini e non per la politica che li strumentalizza per altri fini», conclude Gottardo.

ACQUA/ Oltre il referendum

E’ necessario dirlo, ora che l’enfasi referendaria (anche comprensibile) è finita, che i due referendum sull’acqua risolvono molto poco. Innanzitutto la questione dell’alternativa fra gestione pubblica e privata, intesa nei termini di  “affidamento in house” o  “andare a gara”  è come la classica scelta fra la padella e la brace. In secondo luogo limitarsi a mettere sotto accusa la remunerazione del capitale piuttosto che la questione degli investimenti in quanto tale, vuol dire graffiare, ma non mordere.

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ACQUA/ Il popolo delle fontane canta vittoria

Il piccolo del 14/06/11

 

Il Popolo delle fontane canta vittoria

 

CERVIGNANO Cantano vittoria i Comitati della Bassa friulana. Esultano gli ambientalisti del territorio. A fianco dello storico popolo della fontane e dei “No Tav”, anche il Comitato “Due sì per l’acqua bene comune”, che si è costituito di recente proprio in vista del referendum. Raccolta firme e volantinaggi (a piedi e in bici), conferenze e riunioni, tutto è servito a far andare la gente a votare. Così che «il popolo non è bue – sintetizza da Bagnaria Arsa il portavoce del Comitato No Tav, Giancarlo Pastorutti -. Indipendentemente dalla scarsa informazione del mezzo tv, la grande partecipazione alle urne è il segno della sensibilità della gente, che sa andare oltre ed è ancora capace di ragionare da sola. Se le persone pensano, vuol dire che ci sono ancora speranze di democrazia. Il senso di responsabilità connesso con il diritto e il dovere del voto, d’altronde, sono alla base di una società che vuole chiamarsi democratica». E «contentissimo» si è dichiarato anche Paolo De Toni, portavoce del Comitato difesa ambientale della Bassa friulana che, pur essendo di orientamento anarchico, ha ammesso di essere andato a votare. «Un risultato non buono ma ottimo – interviene Marco Iob del Comitato referendario due sì per l’acqua bene comune-. É ormai chiara la volontà delle persone di cambiare molte cose, a partire dalla gestione dei beni comuni, che non deve dipendere dalla logica del profitto, ma dal reale benessere dei cittadini». E se anche il referendum sul nucleare «ha confermato il voto del 1987», Iob aggiunge che ora è tempo di pensare a come trovare una soluzione ai problemi energetici. (el.pl.)

GRECIA di nuovo in fibrillazione

Grecia: sciopero generale e scontri

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