Entries from Marzo 2017 ↓

ABOLIRE L’ESERCITO!

E’ ora di dire basta alla casta militarista

 Tutti gli sprechi con le stellette L'esercito spende 27 miliardi all'anno

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OCCUPYTRIESTE: universitari contro la Sodexo complice dei CIE

Mentre vi ricordiamo il corteo di oggi con ritrovo alle ore 16 da p.Oberdan sotto il volantino che in questi giorni gli universitari di Occupytrieste stanno distribuendo in università.

La Sodexo ingrassa sui prigionieri delle carcerci e dei CIE! BOICOTTALA!

La mensa in cui state mangiando è gestita da una multinazionale francese di nome Sodexo, autodefinitasi “leader mondiale nel settore della Ristorazione collettiva e del Facilities management”. Sodexo è un’azienda molto potente, presente in 80 paesi del mondo e con un giro d’affari di 13,6 miliardi di euro annui.

Come molte delle multinazionali più note, Sodexo cerca di coprire le nefandezze che porta avanti nel nome del profitto con dichiarazioni vuote e ipocrite sui propri presunti principi etici e sul proprio impegno sociale.

Così come McDonald’s sostiene fantomatiche Fondazioni per i Bambini mentre nello stesso tempo distrugge il pianeta e la salute di quegli stessi bambini; così come Benetton porta avanti progetti di sostegno all’Africa, campagne antirazziste e per la pace mentre nello stesso tempo è tra le prime responsabili dell’esproprio dei terreni dei popoli nativi della Patagonia e dell’Argentina e della distruzione del loro habitat; così la Sodexo dice di sostenere programmi contro la fame nel mondo e allo stesso tempo vende il suo cibo scadente all’interno dei CIE, sostenendo di fatto le carceri in cui vengono rinchiusi i migranti arrivati in Italia proprio per scappare dalla fame e dalla guerra dei loro paesi d’origine.

Sodexo nella scelta dei propri clienti non si è mai fatta scrupoli etici, tutto è lecito se porta a un arricchimento economico: così oltre a fornire il cibo a scuole, ospedali, cliniche, aziende, Sodexo in tutto il mondo è il principale fornitore di cibo in carceri, agenzie governative, basi militari. Non è la prima volta che le nefandezze della Sodexo vengono a galla: nel mondo infatti ci sono già stati diversi boicottaggi nei confronti di questa multinazionale, legati alla sua collaborazione con l’esercito americano, ai suoi affari all’interno delle carceri e dei centri di detenzione per immigrati, alla violazione costante dei diritti dei suoi stessi lavoratori.

In Italia in particolare è Sodexo ad avere l’appalto per fornire il cibo ai CIE di Milano in via Corelli e al CIE di Ponte Galeria (Roma), dove i migranti detenuti denunciano di ricevere cibo scaduto, andato a male, contenente addirittura vermi e scarafaggi… un modo proficuo di svendere anche quello che finisce nella spazzatura dopo che i bravi lavoratori sono tornati nelle fabbriche e negli uffici. L’ennesima dimostrazione che per i dirigenti della Sodexo i migranti rinchiusi sono solo numeri, scarti di esseri umani, e che essere complici delle carceri e dei lager è perfettamente accettabile se può servire ad ingrassare i loro già straripanti portafogli.

Nei CIE non c’è solo cibo scadente o avariato, carenza di acqua, pessime condizioni igieniche, assenza di cure mediche. I migranti sono continuamente umiliati e pestati dalla polizia: sono tantissimi ormai i casi di autolesionismo, tentativi di suicidio, rivolte ed evasioni. Minacce e torture sono compiute anche dal personale degli enti gestori, quali la Croce Rossa, con la complicità o la copertura della polizia. Si tratta in ogni caso di una vera prigionia forzata, che può durare mesi, nei confronti di persone che hanno l’unica colpa di essere prive di un pezzo di carta… ma sappiamo benissimo che la reclusione degli immigrati senza permesso di soggiorno è un’abile mossa di propaganda del governo, che ha basato tutta la sua campagna sui temi della sicurezza e della criminalizzazione del diverso.

Aziende come Sodexo sono uno degli ingranaggi fondamentali che portano i CIE a funzionare, senza la complicità dei fornitori i centri di detenzione che noi preferiamo chiamare lager non potrebbero restare in piedi. Riserviamo solo disprezzo e disgusto verso questi sfruttatori… boicottiamo le loro mense e protestiamo per la loro complicità all’interno dei CIE!

 

 

LEZIONE DI TAV/ Articolo del Messaggero Veneto

Bella la contrapposizione con Riccardi (nella foto )

 

 

Messaggero Veneto VENERDÌ, 11 NOVEMBRE 2011 Pagina 39 – Provincia

“Lezione di Tav” con l’esperto: «Un’opera inutile»

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SAN GIORGIO DI NOGARO E’ sata veramente una “lezione di Tav” quella di martedì sera a Villa Dora di San Giorgio di Nogaro, dove l’ingegner Claudio Cancelli, del Politecnico di Torino, ne ha avute per tutti: a partire dalla denuncia di corruzione che caratterizza le grandi opere come la Tav, citando l’indagine fatta dal magistrato Fernando Imposimato, dove si evince la commistione tra politica, finanza e imprese, con guadagni pari all’80-90 % dell’opera stessa. Cancelli, affermando che la Tav «è un’opera inutile», ha ribadito come non sia possibile «utilizzare» l’alta velocità e l’alta capacità, sulla stessa linea: «Si tratta di un falso»! Ha parlato delle “concessionarie” di diritto privato a capitale pubblico “sostenute” dal Tesoro, dei costi degli appalti e subappalti citando i dati da Necci del 1991 (costo dell’opera 14 miliardi di euro) ai costi attuali (90 miliardi di euro di cui solo il 10% va alle imprese). Ha sottolineato all’attonito e numeroso pubblico (presenti “indignados” e No Tav da tutta la regione e dal Veneto) che la legge Obiettivo in realtà non dà nessuna possibilità agli enti locali di dire la loro sulle grandi opere che attraversano i loro territori. «La Tav- ha concluso- è un’opera distruttiva e completamente inutile. Gli amministratori iscritti al Pd che rifiutano di aderire al progetto vengono minacciati di espulsione dal partito!». A fare gli onori di casa Giancarlo Pastorutti, il quale, che ricordando come sia il Governo italiano sia l’Unione europea pensano che per rilanciare l’economia ci vogliano grandi opere, dimenticando però le tre E: ecosostenibilità («i fatti di questi giorni evidenziano la fragilità del nostro territorio»), economicità (50 milioni di euro a km per costruirla), etica «che manca». Paolo De Toni, del comitato, ha ricordato che «l’Università di Udine ha detto che il Corridoio 5 ovest-est non ha traffici e quindi non serve. Il Corridoio Adriatico- Baltico li potrebbe avere, ma con alle spalle una piattaforma portuale che movimenti almeno un milione di Teu (container): allo stato attuale, Trieste ne movimenta 300 mila, così anche questo è inutile». (f.a.)

La fine di Berluskoni ed i nuovi scenari

Troppa enfasi, mentre viene approvata la famigerata “legge di stabilità” che, fra le altre cose, introduce il regime militare in Valsusa e per le grandi opere inutili.

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OCCUPYTRIESTE/ Rassegna stampa. Balle e repressione

Il Piccolo13 novembre

La polizia accusa gli indignati: «Lattine contro di noi»

di Corrado Barbacini

Dopo gli scontri di venerdì a Trieste fra polizia e dimostranti (due i giovani feriti) davanti all’ex Banco di Napoli, le forze dell’ordine lanciano la denuncia. Quattro agenti contusi

l giorno dopo l’assalto al palazzo dell’ex Banco di Napoli in corso Italia, si scatena la polemica non solo sui feriti (anche quattro agenti oltre ai due manifestanti) ma soprattutto sulle versioni dei fatti. Veleni da una parte, veleni dall’altra.

Quelli di “Occupy” parlano di assalti violenti da parte delle forze dell’ordine per «impedire al corteo di entrare in un palazzo utile a nessun altro, assediando i venti ragazzi che erano già entrati». Replicano dalla Questura sostenendo che «bisognava impedirlo, perché l’occupazione di una proprietà altrui è un reato».

La ricostruzione della manifestazione coincide fino a quando, seguendo un percorso non previsto e non comunicato alla Digos, un gruppetto di una ventina di persone è andato a prendere possesso dei locali abbandonati dell’ex Banco di Napoli di corso Italia. Lo conferma Luca Tornatore, uno dei leader del movimento: «Non è che andiamo a dire alla polizia che occupiamo un posto. Ognuno fa il suo mestiere. L’itinerario del corteo è stato cambiato rispetto a quello comunicato. Ma il nostro piano era quello di entrare nella banca. Il dialogo è impossibile. Sono volate due lattine vuote e gli agenti sono partiti con i manganelli…».

Il questore Giuseppe Padulano preferisce inviare una nota: «Nel momento in cui la pressione dei 200 manifestanti si è fatta eccessiva e preceduta da un fitto lancio di barattoli di birra, è partita solo un’azione di alleggerimento volta esclusivamente a proteggere gli agenti sul posto che altrimenti sarebbero stati schiacciati contro il muro della banca». Ma a microfoni spenti Padulano parla di «equilibrio e senso di responsabilità» e ripete: «Nessun intervento sproporzionato». Ma gli Indignati non ci stanno: «La risposta è stata un muro di manganelli, caschi e scudi che non hanno esitato ad aggredire ragazzi a mani alzate».

La ricostruzione è ufficialmente in mano agli investigatori della Digos che stanno esaminando le immagini dei filmati e delle fotografie. Si parla di una ventina di denunciati per i reati di occupazione, manifestazione non autorizzata e interruzione di pubblico servizio. Il riferimento è agli autobus e ai taxi che sono rimasti bloccati nel tratto di corso Italia e poi progressivamente in tutta la città. Il corteo era partito regolarmente da piazza Oberdan attorno alle 16.30. Tutto previsto, sia annunciato sui social network che comunicato in Questura. Gli Occupy hanno seguito via Ghega e via Roma fino a corso Italia. E lì c’è stato il cambio di percorso. Apparentemente un fuori programma, in realtà era tutto previsto. Perché già ben prima delle 16.30 un gruppo di una ventina di ragazzi aveva preso possesso dei locali dell’ex Banco di Napoli. Erano entrati dopo aver segato catene, rotto lucchetti e staccato pannelli metallici che chiudevano le porte. Attorno all’edificio erano schierati una trentina di agenti in assetto antisommossa.

Il primo scontro è avvenuto proprio in quel momento e cioè quando il corteo è arrivato davanti alla banca. È volata qualche lattina. E questo mentre poliziotti, carabinieri e finanzieri cercavano di liberarsi dalla morsa.

Alle 18 il corteo ha puntato verso piazza Goldoni, ma dopo circa un’ora i manifestanti sono ritornati indietro. Gli agenti hanno alzato gli scudi e sono avanzati. Ed è stato a a questo punto che un manifestante è stato ferito alla testa. «Lo hanno colpito alle spalle», diranno poi gli organizzatori. Il giovane è stato trasportato da un’ambulanza del 118 a Cattinara. Lì una pattuglia dei carabinieri lo ha raggiunto e identificato sottoponendolo (inspiegabilmente) all’etilometro. Intanto in corso Italia si è avviata una trattativa per fare uscire gli occupanti dalla ex banca. Ma quando si è aperta la porta di servizio dell’edificio, altri manifestanti hanno tentato di entrare. Si è creato un parapiglia dove negli scontri sono rimasti feriti quattro poliziotti (calci e spintoni) mentre due funzionari della Questura sono stati colpiti da lattine, sebbene senza gravi conseguenze. Gli agenti hanno riportato lesioni guaribili in pochi giorni. La situazione si è stabilizzata solo attorno alle 20, quando chi era in banca è uscito. Tutti sono andati a occupare l’ex ufficio immigrati del Comune in via del Sale, in Cavana. Ora restano le polemiche.

NO TAV UDINE/ Foto presidio sabato 12 novembre

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Claudio Cancelli nell’ intervento finale come valsusino e militante No Tav

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OCCUPYTRIESTE/ La replica alle balle dei giornali e del questore

Rispetto alla manifestazione di venerdì scorso a Trieste riportiamo di seguito l’articolo che uscirà su Umanità Nova di questa settimana, il comunicato di Occupytrieste e l’articolo del piccolo di oggi (lunedì 14).
Trieste: occupazione e cariche

L’11 novembre anche a Trieste è stato raccolto l’appello di OccupyWallStreet “occupa tutto!”. In trecento, per la maggior parte studenti delle scuole superiori cittadine, si sono ritrovati nella centrale piazza Oberdan e sono partiti in corteo in direzione di un’ex banca, abbandonata da tempo, con l’intenzione di restituirla alla città come spazio collettivo e autogestito. Contemporaneamente, di fronte alla Banca d’Italia, situata in un’altra zona della città, alcuni sindacati di base e il coordinamento “No Debito” di Trieste hanno organizzato e svolto un presidio contro i provvedimenti del governo italiano e dell’Unione Europea. Quando il corteo degli studenti è arrivato di fronte alla banca vuota, la presenza di poliziotti, carabinieri e finanzieri in assetto antisommossa era notevole, così come quella delle guardie in borghese. L’ingresso principale della banca era presidiato, anche se una decina di indignati erano riusciti a penetrare all’interno della banca da una porta laterale. La situazione cominciava a diventare tesa, fra le provocazioni della polizia e l’incertezza sul da farsi. Infatti è stato subito chiaro che sarebbe stato impossibile entrare in massa nell’edificio, visto il numero di forze del disordine presenti. Il presidio di fronte al palazzo si andava leggermente ingrossando, mentre dalle finestre della banca, da coloro che si erano chiusi dentro, venivano esposti diversi cartelli contro il debito e per reclamare spazi di libertà. Dopo più di un’ora di attesa, i manifestanti all’esterno si sono mossi in corteo, verso la centralissima piazza Goldoni, tornando poi repentinamente indietro per aggirare il blocco poliziesco. La manovra però non è riuscita e da parte di alcuni poliziotti sono iniziati a volare i manganelli. Uno studente è stato ferito in modo serio e ha dovuto essere ricoverato (gli verranno messi alcuni punti di sutura alla testa ed il collare), altri hanno subito colpi e contusioni alla testa e alle braccia. Quando ormai sembrava chiaro che l’unica soluzione possibile era quella di uscire tutti dal palazzo, in altri quaranta si sono infilati  nella porta laterale, mentre fuori la polizia continuava a provocare e spintonare. Nemmeno questo ultimo tentativo è però andato a buon fine e coloro che erano all’interno sono dovuti uscire, senza venire identificati ma sotto l’obiettivo si alcune telecamere in mano agli genti della digos. Tutti i presenti sono poi ripartiti in corteo verso un’altra zona della città, dove era stato aperto un ufficio della Provincia in disuso e dove si è svolta un’assemblea. Il nuovo posto, situato nella cosiddetta “cittavecchia”, è stato pulito e adibito a sportello anticrisi e punto di riferimento per le prossime mobilitazioni, a partire dal 17 novembre, giornata internazionale degli studenti e per il diritto allo studio. Numerosi i compagni anarchici e libertari presenti alla manifestazione di venerdì e buona la distribuzione di Umanità Nova.

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#Occupytrieste intende rispondere non solo all’articolo pubblicato sul Il Piccolo in data 13 novembre 2011 e firmato da Corrado Barbacini, ma anche al comunicato del Questore Padulano pubblicato nello stesso numero del quotidiano.
È compito di tutti, dei giornalisti, delle istituzioni e anche nostro di manifestanti ricercare la verità e renderla fedelmente agli occhi dell’opinione pubblica.
Noi crediamo che né l’articolo di cronaca né la lettera del sig. Questore la rispecchi. Crediamo anzi che la distorgano completamente, che diano un’immagine falsa dei fatti. Ribadiamo che non c’è stato nessun fitto lancio di lattine. Due o tre lattine sono state lanciate contro la polizia dopo che la cosiddetta “carica di alleggerimento” ha ferito il ragazzo. Sfidiamo la Questura ad esibire i video di questo “fitto lancio”. Inoltre facciamo notare che poche lattine, vuote o piene che siano, contro poliziotti in antisommossa non ci sembra un motivo valido per attaccare in maniera così violenta ragazzi, molti di loro minorenni, con le mani alzate e nude.
Inoltre sul quotidiano è stata ribadita la presenza di leaders all’interno del movimento che avrebbero guidato il tanto millantato “assalto” alla ex sede del Banco di Napoli. Non capiamo veramente cosa ci sia di difficile da comprendere nell’espressione, da noi ribadita più e più volte, “comunità e condivisione di intenti”. Lo ripetiamo ancora, a scanso di ulteriori fraintendimenti: nel nostro movimento non ci sono leader, le decisioni e le pratiche sono condivise da tutti.
Per quanto riguarda il percorso del corteo, questo è stato cambiato durante il suo svolgimento in accordo con i vigili urbani e solo dopo che ci era arrivata la comunicazione dell’occupazione della banca già in atto e che le persone all’interno erano assediate dalla polizia. Il fatto di non non aver annunciato che saremmo entrati in quella banca abbandonata ci pare del tutto ovvio.
Per quanto riguarda il ferimento di agenti di polizia, ci sembra difficile credere che agenti addestrati, corazzati con divise antisommossa dotate di caschi, scudi e protezioni varie siano stati feriti o anche solo contusi da ragazzi disarmati, a mani alzate o da lattine semivuote. In caso questo fosse vero, la differenza tra le prognosi di questi agenti – alcuni giorni – e quella del nostro compagno ferito – 15 giorni – è di per sé sufficiente a far comprendere la sproporzione nella “violenza” messa in campo dalle due parti. Se veramente agenti sono stati feriti, riteniamo che sia più probabile si siano fatti male fra di loro nella foga che hanno impiegato per tentare di respingerci. Foga testimoniata anche dal fatto che gli stessi dirigenti della Digos presenti in piazza hanno cercato di frapporsi fra noi e gli agenti nel tentativo di bloccare la carica, che quindi è stata scatenata da un’iniziativa personale di alcuni agenti.
Tentativi di dialogo sono stati fatti eccome, siamo arrivati a trattare addirittura una nostra occupazione del luogo solo temporanea per fare un’assemblea. La risposta che ci è arrivata è sempre stata un categorico “no”. Alla luce di ciò possiamo dire che il dialogo è stato impossibile, e non a priori.
In conclusione denunciamo l’eccessiva violenza nella risposta delle forze dell’ordine nei confronti di un’approccio da parte nostra come sempre non violento. Ribadiamo la legittimità dei nostri intenti, siamo costernati e arrabbiati nel vedere quanta foga, violenza, intransigenza e ottusità si sia utilizzata per difendere uno spazio vuoto e abbandonato, inutile per la città e privo di senso. Noi l’avremmo reso più bello, più colmo di significato, più utile per la costruzione di una città più degna, aperto a questa città, al dialogo, al confronto e alla partecipazione collettiva nella costruzione di un’uscita tutti insieme dalla crisi. Questo non è stato reso possibile, ce lo avete impedito. Sappiate che ormai è difficile se non impossibile fermarci. Abbiamo dalla nostra una forza di gran lunga superiore ai manganelli: abbiamo ragione.
Sapete chi, non sapete dove, non sapete come. Ma sapete quando: sempre.

#occupytrieste

http://www.facebook.com/occupytrieste

 

Dal Piccolo LUNEDÌ, 14 NOVEMBRE 2011

«Forse gli agenti si sono feriti da soli…»

Ancora polemiche sugli scontri: Occupy contesta la ricostruzione della polizia

Non si placano le polemiche sugli scontri di venerdì tra forze dell’ordine e dimostranti davanti all’ex Banco di Napoli in corso Italia. A replicare ai poliziotti e contestare la ricostruzione ufficiale sono gli stessi manifestanti che in una nota sfidano «la questura a esibire i video» perché «non c’è stato nessun fitto lancio di lattine». E poi ancora: «Il percorso del corteo, è stato cambiato alla partenza in accordo con i vigili urbani, quando è arrivata la comunicazione dell’occupazione già in atto e dell’assedio della polizia agli occupanti. Il fatto di non aver annunciato che saremmo entrati in quell’edificio ci pare del tutto ovvio. Inoltre, ci sembra difficile che agenti con caschi, scudi e protezioni siano stati feriti o contusi da ragazzi disarmati, a mani alzate o da lattine semivuote. La differenza tra le prognosi di questi agenti – alcuni giorni – e quella del nostro compagno ferito – 15 giorni – è sufficiente a comprendere la sproporzione nella “violenza” esercitata delle due parti. Forse gli agenti si sono feriti vicendevolmente nella foga che per respingerci. Infine, tentativi di dialogo ci sono stati: abbiamo trattato un’occupazione solo temporanea a scopo assemblea. L’unica risposta è sempre stata un categorico “no”. A posteriori, quindi, e non a priori diciamo che il dialogo è stato impossibile». E intanto Alberto Polacco, capogruppo del Pdl della quarta circoscrizione annuncia di aver presentato un’interrogazione urgente su quanto verificato in corso Italia e in via del Sale. Scrive Polacco: «Ho richiesto di avere delucidazione circa il genere di provvedimenti l’amministrazione comunale intenda prendere riguardo l’immobile occupato in via del Sale. Infatti si sono verificate urla e schiamazzi per tutto il corso della serata con disturbo della quiete pubblica in un’area in cui la presenza di suonatori ambulanti per tutto il corso della giornata già mette a dura prova la vita di residenti e commercianti». Il segretario provinciale del Sap Lorenzo Tamaro sottolinea di «non aver mosso alcuna critica al sindaco Cosolini» e rileva che «il sindaco non è e non deve essere la figura preposta alla gestione dell’ordine pubblico». Chi invece se la prende col sindaco è il segretario provinciale della Destra Felice Sorrentino e parla di una «caduta di stile del primo cittadino». Dal fronte Lega Nord Perpaolo Roberti del consiglio direttivo rincara la dose. «Quello che è successo nelle vie del centro è inaccettabile: non si può prendere a pretesto una crisi di sistema per dare vita a comportamenti violenti o comunque aldilà di ogni limite di legalità».(c.b.)

TRIESTE: travolti dall’alta velocità, foto e report

Guarda foto e report dell’iniziativa

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«Uniti contro la crisi»

Neanche a farlo apposta

uniti

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30 anni zapatisti a Pordenone!

il Circolo Libertario E. Zapata compie 30 anni di attività in città e vuole festeggiarli con i tanti amici, simpatizzanti e compagni incontrati lungo la strada e conoscerne di nuovi.
Una biblioteca di quartiere con oltre 2000 volumi, centinaia di incontri, conferenze, dibattiti, mostre, concerti e sperimentazioni in completa autogestione e rigorosamente autofinanziati sono la nostra ricchezz30annizapinfoactiona, il miglior investimento per il futuro.
Siamo convinti, oggi più che mai, che una cultura libertaria sia il miglior antidoto alle prevaricazioni, allo sfruttamento e alle ingiustizie. Seminare dubbi lungo le carreggiate del pensiero unico, raccontare le diversità dentro l’omologazione globale, immaginare un’altra società: libera, ecologica e solidale.

30 ANNI ZAPATISTI A PORDENONE (1° evento)
Sala “T. Degan”, Biblioteca Civica P.zza XX Settembre Pordenone
Sabato 19 novembre 2011 ore 18.00
presentazione attività + aperitivo
ore 19.30 ballate di china
ERICA BOSCHIERO e PAOLO COSSI

spettacolo tra musica e disegno dal vivo

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