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Nucleare/ Svizzera, spento reattore in centrale nucleare

da La Repubblica del 24 marzo 2012

 

Problemi alla centrale nucleare spento uno dei due reattori

Uno dei due blocchi del più vecchio impianto atomico del mondo, a Beznau, è stato temporaneamente chiuso per un problema alla pompa principale. Lo ha annunciato la società che gestisce l’impianto, la Axpo, assicurando che non c’è alcun pericolo e che l’altro impianto funziona regolarmente

GINEVRA – Uno dei due reattori della centrale nucleare svizzera di Beznau, il più vecchio impianto atomico del mondo, è stato temporaneamente chiuso a causa di un problema tecnico. Il fermo del reattore numero due di Beznau è stato deciso per evitare problemi a una pompa di raffreddamento dei circuiti. La sua riaccensione è prevista tra alcuni giorni.

Il problema riguardava la sigillatura della pompa che non era più a tenuta stagna. Di conseguenza il personale ha deciso per precauzione di spegnere manualmente il reattore, ha affermato la società proprietaria della centrale, l’Axpo, in un comunicato. Prima di ripararla si deve aspettare che il sistema si raffreddi e ci vorranno alcuni giorni. Il reattore numero 1 continua a funzionare normalmente, ha precisato Axpo.

Il Blocco 1 di Beznau, vicino al confine con la Germania, entrò in funzione nel 1969. La centrale è diventata quella operativa più antica del mondo dopo la chiusura, il 29 febbraio scorso, dell’impianto di Oldbury, in Gran Bretagna.

Il 29 maggio del 2011 il governo elvetico ha deciso di rinunciare gradualmente all’energia nucleare, e le centrali esistenti dovranno essere disattivate via via alla fine del loro ciclo, che si conclude nel 2034.

CIE DI GRADISCA: spesi cento milioni ma è ingestibile

Dal Piccolo del 25/03/12

Cie di Gradisca: spesi cento milioni ma è ingestibile

di Luigi Murciano

GRADISCA Il Cie/Cara di Gradisca dal 2006 ad oggi è già costato alla collettività almeno un centinaio di milioni di euro fra costruzione, gestioni, ristrutturazioni, spese per i rimpatri. Ma in questo momento, più che una struttura all’avanguardia, pare una barca alla deriva. Stritolata da un paradosso sulla gestione: poco chiara secondo la Procura della Repubblica di Gorizia, che sta indagando la Prefettura e l’ente gestore Connecting People di Trapani per la presunta non conformità delle fatture per le forniture emesse dalla coop siciliana (e controfirmate dall’ente governativo) rispetto al reale numero degli ospiti. Gestione almeno formalmente ineccepibile, invece, secondo il Tar di Trieste, che ha accolto il ricorso di Connecting People contro la stessa Prefettura per l’avvenuta aggiudicazione dell’appalto da 15 milioni di euro al colosso francese Gepsa, ritenuta non legittima. Insomma, l’ennesimo controsenso all’italiana: per la giustizia amministrativa Connecting People può continuare a gestire i due centri; quella penale invece presto potrebbe doversi esprimere su eventuali illeciti commessi nel triennio 2008-2011 dal consorzio trapanese e, di riflesso, sulla mancata vigilanza della Prefettura. Questo alla base degli avvisi di garanzia diramati dai pm Bossi e Leghissa nei confronti dei due dirigenti della Prefettura: Gloria Allegretto, viceprefetto vicario, e Telesio Colafati, responsabile dell’area economico-finanziaria. L’ipotesi di reato per i funzionari sarebbe quella di falso ideologico, mentre per il legale rappresentante di Connecting People, Giuseppe Scozzari, l’ipotesi formulata va dal falso in pubbliche forniture sino alla truffa ai danni dello Stato. Un secondo filone d’inchiesta vede inoltre inquisiti tre medici per omissioni e ritardi sui sospetti casi di scabbia. In tutto questo bailamme Connecting People continua a gestire “in prorogatio” un Cie ben al di sotto del pieno regime: le presenze raramente superano la cinquantina di immigrati nonostante una ristrutturazione preossochè ultimata. Sulla carta, il Cie può ospitare 248 persone. Nella pratica – altro paradosso – non vi sono più le condizioni per riempirlo.

NOTAV:No Tav. Meno catene per Tobia, Mambo, Jacopo. Intervista a Tobia.

No Tav. Meno catene per Tobia, Mambo, Jacopo. Intervista a Tobia

In questa settimana si sono allentate le catene per alcuni dei No Tav
arrestati il 26 gennaio per la resistenza allo sgombero della Maddalena.
A Jacopo, che si trova ai domiciliari, è stato permesso di comunicare con
l’esterno, Mambo e Gabriele sono passati dalla galera alla prigione
casalinga.
Tobia, reduce da una settimana di ricovero in ospedale dopo la fine dello
sciopero della fame, sta meglio. Il giudice gli ha ulteriormente ridotto
le misure restrittive: da venerdì ha l’obbligo di dimora a Torino con
coprifuoco serale e notturno. Sabato mattina è passato al presidio contro
la crisi in corso Vercelli, lunedì è tornato a lavorare.
Sono ancora in carcere sette No Tav: Juan, Maurizio, Marcelo, Niccolò,
Luca, Giorgio, Alessio.
Sabato pomeriggio i compagni di Giorgio, rinchiuso in semi-isolamento a
Saluzzo, hanno organizzato un presidio al carcere. Di fronte alle altre
carceri i presidi solidali si erano svolti contemporaneamente l’11
febbraio.

Anarres intervistato Tobia sul suo 27 giugno. Qui puoi ascoltare il
racconto di Tobia:
http://anarresinfo.noblogs.org/2012/03/26/no-tav-verso-l11-aprile-una-primavera-resistente/

NOTAV: video sulle violenze delle “forze dell’ordine” il 3 luglio

Ecco il video da vedere e diffondere. (basta cliccare)

 

 

RIGASSIFICATORE: “Vecchi i dati sulla sicurezza”

Dal Piccolo del 29/03/12

«Rigassificatore, vecchi i dati sulla sicurezza»

«Il progetto definitivo del rigassificatore riproduce il Rapporto di sicurezza vecchio, coi serbatoi disegnati ora a destra e ora a sinistra, gli estensori (anonimi) affermano che “progettare impianti di gas naturale (Gnl) in modo da assicurare livelli di rischio generalmente accettati per la vita e la proprietà all’interno e all’esterno del perimetri degli stessi (…) è obiettivo oneroso” e che “lo studio non si prefigge di quantificare i rischi connessi al terminale, né di esaminare in dettaglio i rischi provenienti da fonti esterne». Lo denuncia la ventina di docenti e ricercatori dell’Università di Trieste, dell’Ogs e del Cnr coordinati dalla Uil-Vigili del fuoco che sul progetto definitivo di Gas Natural aveva chiesto un’audizione al Consiglio comunale. Prevista per il 2 aprile, al momento non si farà. «Secondo i capigruppo – spiega Iztok Furlanic, presidente del Consiglio – la lettera con cui il Tavolo tecnico rigassificatore motivava la richiesta di audizione conteneva argomentazioni già più volte trattate in aula, hanno dunque deciso di invitare il “Ttrt” dapprima in commissione, affinché siano illustrate eventuali novità anche in riferimento alle ipotesi di riutilizzo dell’area». Constatato che il Consiglio comunale ha già espresso col voto quattro “no” al rigassificatore, i capigruppo hanno deciso di vederci meglio. Ora incombe l’approvazione del bilancio e non si sa quando la commissione potrà essere messa in agenda. Intanto i professori scoprono che il progetto “definitivo” contiene analisi sulla sicurezza ancora imprecise. Il rapporto, dicono, rimanda appena al «progetto esecutivo l’analisi dei rischi provenienti da fonti esterne». Contestate le distanze dei serbatoi dal confine dello stabilimento: «Si citano fonti Usa che indicano 61 metri, qui la distanza tra serbatoi e recinzione sarebbe di 62. Ma ci si dimentica – scrivono i professori – che la legge Usa in caso di impianti con serbatoi di gas infiammabile di capacità superiore ai 38 metri cubi consiglia una distanza di 1600 metri dalla recinzione dello stabilimento: e a Zaule ne avremmo 280 mila, di metri cubi». Infine, confermano gli esperti che il rigassificatore bloccherebbe «le attività della Siot, del canale navigabile, del Molo VII per 200 giorni all’anno, perché le gasiere devono avere attorno 450 metri di spazio di manovra». Aggiungono i docenti: «Ovviamente il nuovo terminal traghetti Aquilinia-Noghere nascerebbe morto». Allarme anche per il cloro versato in mare e «le centinaia di tonnellate di cloroderivati», per l’abbassamento della temperatura, calcolato, si dice, con misurazioni troppo brevi (18 e 72 ore), mentre «i primi consulenti di Gas Natural (Alatec) avevano prefigurato correttamente il raffreddamento progessivo della baia e il superamento dei limiti di legge, ma sono stati subito sostituiti». (g. z.)

NOTAV: 11 aprile. Appello dal movimento No Tav

11 aprile. Appello dal movimento No Tav

Questo appello è rivolto a tutti gli uomini e donne che, in questi lunghi
mesi di occupazione militare, in questi mesi di lotta e resistenza NoTav,
si sono schierati al nostro fianco in ogni dove d’Italia.
Grazie a voi è stato chiaro a chi ha cuore e intelligenza che la lotta dei
No Tav di quest’angolo di Piemonte è la lotta di tutti coloro che si
battono contro lo sperpero di denaro pubblico a fini privatissimi, contro
la devastazione del territorio, contro la definitiva trasformazione in
merce delle nostre vite e delle nostre relazioni sociali.
Difendere la propria terra e la propria vita è difendere il futuro nostro
e di tutti. Il futuro dei giovani condannati alla precarietà a vita, degli
anziani cui è negata una vecchiaia dignitosa, di tutti quelli che pensano
che il bene comune non è il profitto di pochi ma una migliore qualità
della vita per ciascun uomo, donna, bambino e bambina. Qui e ovunque.
In ogni ospedale che chiude, in ogni scuola che va a pezzi, in ogni
piccola stazione abbandonata, in ogni famiglia che perde la casa, in ogni
fabbrica dove Monti regala ai padroni la libertà di licenziare chi lotta,
ci sono le nostre ragioni.

Dopo la terribile giornata del 27 febbraio, quando uno di noi ha rischiato
di morire per aver tentato di intralciare l’allargamento del fortino della
Maddalena, il moltiplicarsi dei cortei, dei blocchi di strade, autostrade,
porti e ferrovie, in decine e decine di grandi e piccole città italiane ci
ha dato forza nella nostra resistenza sull’autostrada.
In quell’occasione abbiamo capito che, nonostante le migliaia di uomini in
armi, il governo e tutti i partiti Si Tav erano in difficoltà. Si sono
aperte delle falle nella propaganda di criminalizzazione, si sono aperte
possibilità di lotta accessibili a tutti ovunque.

Il 27 febbraio non si sono limitati a mettere a repentaglio la vita di uno
dei noi, hanno occupato un altro pezzo di terra, l’hanno cintata con reti,
jersey, filo spinato.

Il prossimo mercoledì 11 aprile vogliono che l’occupazione diventi legale.
Quel giorno hanno convocato i proprietari per la procedura di occupazione
“temporanea” dei terreni. Potranno entrare nel fortino fortificato come
guerra solo uno alla volta: se qualcuno non si presenta procederanno
comunque. L’importante è dare una patina di legalità all’imposizione
violenta di una grande opera inutile. Da quel giorno le ditte potranno
cominciare davvero i lavori.

I No Tav anche questa volta ci saranno. Saremo lì e saremo ovunque sia
possibile inceppare la macchina dell’occupazione militare.

Facciamo appello perché quel giorno e per tutta la settimana, che
promoviamo come settimana di lotta popolare No Tav, ci diate appoggio.
Abbiamo bisogno che la rete di solidarietà spontanea che ci ha sostenuto
in febbraio, diventi ancora più fitta e più forte.
Non vi chiediamo di venire qui, anche se tutti sono come sempre benvenuti,
vi chiediamo di lottare nelle vostre città e paesi.
Vi chiediamo di diffondere la resistenza.

Movimento No Tav

TRIESTE: la protezione civile devasta la Val Rosandra

da bora.la

giovedì 29 marzo 2012

Val Rosandra, prima e dopo

Pubblichiamo la foto postata da Daniel Giraldi sull’evento facebook “Manifestiamo contro la distruzione della Val Rosandra“, che ritrae lo stesso tratto della Val Rosandra, a destra dopo l’intervento del 24 marzo della protezione civile impegnata nella pulizia degli alvei di alcuni fiumi della regione.

Questa la foto postata da Alessandro Severi

Qua la photogallery completa della protezione civile.

Le operazioni di pulizia hanno scatenato notevoli polemiche per l’eccessivo zelo con cui sono state condotte, colpendo anche alberi sani e di grandi dimensioni, proprio nel periodo riproduttivo di molte specie animali, ai margini di una Riserva Naturale.
Domenica 1 aprile si terrà una manifestazione di protesta che si sta organizzando proprio in queste ore sulla pagina facebook linkata sopra.

 

Lo scempio in Val Rosandra – il video

 

 

venerdì 30 marzo 2012

Nimis: in Val Rosandra un vero e proprio disastro ambientale

Pubblichiamo l’intervento di Pier Luigi Nimis, Professore Ordinario di Botanica dell’Università di Trieste, riguardo i danni fatti dalla Protezione Civile in Val Rosandra. Il commento è stato pubblicato su facebook, nella pagina della manifestazione di protesta di domenica.

L’intervento effettuato in Val Rosandra si configura come un vero e proprio disastro ambientale. Ricordo che la Valle, oltre ad essere parte di una Riserva Naturale Regionale, è inserita a nell’area SIC (Sito di Interesse Comunitario) ‘Carso Triestino e Goriziano’ e nella Zona di Protezione Speciale ‘Aree carsiche della Venezia Giulia’ ed è pertanto sotto tutela europea. L’intervento ha completamente distrutto un habitat prioritario: il bosco ripariale ad ontano nero (Alnus glutinosa),. Questo costituisce una valida difesa delle rive, tanto che la sua presenza viene considerata una caratteristica che aumenta notevolmente il valore dell’ Indice di Funzionalità Fluviale, adottato anche dall’ARPA regionale per monitorare lo stato dei corsi d’acqua della Regione. La completa scopertura del suolo derivante dal taglio drastico effettuato in Val Rosandra priverà questo tratto del torrente del suo presidio forestale, accelerando il disseccamento del suolo e l’erosione delle rive. L’impatto derivante dalla distruzione di un ambiente unico nel nostro territorio sulla biodiversità, sia animale che vegetale, sarà elevato: il drastico intervento ha già modificato il delicato habitat di molti animali acquatici ed è stato effettuato proprio durante il periodo di nidificazione degli uccelli. Al di là delle considerazioni ecologiche, l’intervento ha distrutto un sito esteticamente splendido, un’oasi d’ombra che gli escursionisti trovavano al ritorno alla fine della passeggiata per gli assolati ghiaioni. Gli ontani ricresceranno lentamente, ma al posto dello splendido boschetto a galleria all’imboccatura del sentiero principale della Val Rosandra per almeno 20 anni crescerà un cespuglieto impenetrabile. Lo scriteriato intervento, effettuato all’insaputa della Commissione Scientifica della Val Rosandra di cui faccio parte, prescindeva completamente dall’analisi delle funzionalità e dei servizi ecologici della vegetazione riparia, partendo dall’assunto grossolano che essa sia qualcosa di dannoso, da eliminare per mettere in sicurezza il torrente. Il risultato è stato un danno ecologico e paesaggistico difficilmente rimediabile in tempi brevi.
Pier Luigi Nimis
Professore Ordinario di Botanica
Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste

 


Da Il Piccolo

VENERDÌ, 30 MARZO 2012

 

Val Rosandra “violata”, strage di alberi

Sotto accusa l’intervento di pulizia dell’alveo compiuto dalla Protezione civile. Ingenti danni anche all’avifauna

 

«Un vero disastro ambientale». «Un intervento scellerato effettuato da persone incompetenti». «Un luogo meraviglioso distrutto per sempre». Sono questi solo alcuni dei commenti e delle invettive esternati da tante persone in merito all’intervento di pulizia dell’alveo del torrente Rosandra effettuato l’ultimo fine settimana dai volontari della Protezione Civile nell’ambito dell’operazione “Alvei puliti”. In Val Rosandra erano convenuti oltre 200 volontari giunti da ben 15 comuni della regione. Un intervento salutato con particolare soddisfazione dall’Amministrazione Comunale di San Dorligo, non altrettanto da decine e decine di escursionisti e cittadini che sono rimasti a bocca aperta di fronte alla radicale manutenzione prodotta. «Siamo stati tra i primi a effettuare un sopralluogo in seguito alle segnalazioni inviateci – spiegano Dario Gasparo, biologo, già professore di economia e gestione ambientale nell’ateneo triestino e Paolo Parmegiani, agronomo. Ciò che abbiamo visto va al di là della peggiore delle ipotesi che ci eravamo fatti. Con particolare riguardo per il tratto del torrente che dal Rifugio Premuda sale per oltre un centinaio di metri addentrandosi nella valle sono stati effettuati dei tagli radicali lungo tutto il letto del fiume e nelle golene (zone di terreno adiacenti il letto di magra di un torrente). Praticamente è stata cancellata la foresta a “galleria” di Salice e Pioppo bianco che, assieme agli Ontani, caratterizzava questa parte del Rosandra. Ci vorranno ben più di trent’anni per ripristinare questo sito». Secondo i due tecnici sono stati abbattuti degli alberi vecchi di almeno quarant’anni, e le modalità di taglio non sarebbero state del tutto ortodosse, con la riduzione della foresta a galleria ripariale che garantiva ombreggiamento e ossigenazione alle specie che vi vivevano. Appare dunque compromessa – secondo Gasparo – la nidificazione di diverse specie di uccelli, tra questi il picchio rosso maggiore, il picchio verde, la ballerina gialla e bianca, il merlo acquaiolo. Problemi pure per i siti riproduttivi degli anfibi, in primis la Rana ridibunta, il cui spazio sarebbe stato completamente distrutto dai camion incaricati di asportare ramaglie e tronchi, passaggio che parrebbe pure responsabile della frantumazione di alcuni gradini in arenaria concretizzati con soldi europei tre anni orsono. «E’ gravissimo ancora – sostengono i due tecnici – che si sia scelto di intervenire nel pieno della stagione riproduttiva dell’avifauna e degli anfibi. Va sottolineato che ci troviamo in una Riserva Comunale e Regionale dove insistono i vincoli comunitari di “Natura 2000”, ovvero le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e i Siti di importanza comunitaria (SIC) creati proprio per proteggere la nidificazione degli uccelli”. «Difficile capire tanta urgenza di intervento in un habitat così importante – aggiunge Parmegiani – quando in zona carsica chi intende recuperare antiche attività agricole in zone di vincolo deve sottostare a estenuanti e lunghe procedure per le debite autorizzazioni». Dal Municipio esprime la sua preoccupazione pure Roberto Cosolini che, per capire meglio la situazione, ha mandato ieri in avanscoperta il direttore dei Civici Musei Scientifici Nicola Bressi. La Direzione della Protezione Civile tace, così come il suo assessore regionale Luca Ciriani che era intervenuto di persona in Val Rosandra. Maurizio Lozei

 

Il popolo del web: «Che scempio!»

Su facebook e youtube impazzano video e foto di confronto “prima e dopo”

 

SAN DORLIGO DELLA VALLE Decine e decine tra segnalazioni, commenti, video e foto della valle “prima e dopo”. Da you tube a facebook, passando per le e-mail e il sito del Piccolo, il popolo degli internauti si scatena. E gli interventi sono durissimi: «È incredibile che qualcuno si sia permesso di distruggere un bene comune come la Val Rosandra, ma chi ha dato i permessi, devono andare in galera», scrive un lettore. «Spero vivamente che diate voce a chi si è scandalizzato di fronte allo scempio», rincara la dose un altro. «Ciriani iera presente, Ciriani devi dimeterse», sentenzia un terzo dal profilo facebook del Piccolo. Ma piovono anche interventi istituzionali. «Non ho difficoltà – tuona il grillino Paolo Menis, consigliere comunale di Trieste – a definire scellerato l’intervento. Tagliare alberi in questa stagione è un’operazione criminale. L’eliminazione degli esemplari più grossi di pioppo bianco e ontano, oltre a comportare un danno ecologico innegabile, rendono anche meno sicuro il corso d’acqua che allo stato attuale si presta ad essere spazzato da una eventuale piena senza nessun trattenimento delle acque e dei fanghi. L’assessore Ciriani deve chiedere scusa, rifondere i danni e togliere il disturbo». Rossano Bibalo, capogruppo Idv-Verdi proprio a San Dorligo, ha depositato a sua volta un’interpellanza, in cui chiede al sindaco Premolin, fra le altre cose, «se all’ufficio di gestione della Riserva risulta che tale operazione poteva essere fatta anche senza alcuna Via» e «quale stato di emergenza e di pericolo pubblico, scientificamente ed oggettivamente provato, giustificava simile intervento». Anche Italia Nostra – scrive la presidente Giulia Giacomich – «si associa alla protesta contro il barbaro abbattimento di alberi e alla devastazione della vegetazione ripariale in Val Rosandra». «Siamo rimasti a dir poco basiti», aggiunge Giorgio Cecco per FareAmbiente, da dove valutano «positivamente in linea generale tale operazione a livello regionale, per l’obiettivo di ridurre il rischio idreologico, ma abbiamo forti perplessità sull’intervento specifico nella provincia triestina».(pi.ra.)

 

IL SINDACO

 

Premolin: la giunta valuterà quali azioni intraprendere

 

SAN DORLIGO DELLA VALLE «Stiamo cercando di capire cosa sia successo nell’intervento di pulizia. Discuteremo in giunta anche per valutare eventuali azioni nei confronti di chi ha effettuato le operazioni in val Rosandra». Le parole evidentemente imbarazzate sono del sindaco di San Dorligo Fulvia Premolin. Che aggiunge: «Dopo l’intervento ho parlato con i responsabili della Protezione civile. Mi hanno assicurato che hanno agito nel migliore dei modi puntando soprattutto agli aspetti della sicurezza. Non posso mettere in dubbio le loro parole. E non posso certo valutare se un intervento sia stato eseguito nel migliore dei modi perché non sono un tecnico. Ritengo che sia necessario effettuare al più presto un sopralluogo in tutto l’alveo del torrente Rosandra chiedendo il parere di un esperto che possa fornire una valutazione oggettiva di cosa e perché sia stato fatto. Poi valuteremo poi il da farsi». L’operazione «Alvei puliti» era stata organizzata direttamente dalla sede regionale di Palmanova. «Sabato hanno operato 105 persone, mentre domenica sono state 98. In gran parte provenivano dal Friuli, dalla Bassa, alcuni da Trieste o pochissimi da San Dorligo», spiega il vicesindaco Antonio Ghersinich che era sul posto. Racconta: «Nei giorni precedenti è intervenuta una ditta di Paluzza su ordine della Protezione civile. Nelle giornate di giovedì e venerdì hanno tagliato gli alberi. C’erano molti pioppi. E devo dire che diversi abitanti della zona hanno domandato che anche alcuni degli alberi posti sulle loro proprietà fossero tagliati perché pericolosi». Ghersinich spiega poi: «C’era un piano organizzativo. È stato mutuato dalla prova generale effettuata a Palmanova. Sapevano come fare, così hanno detto».

 

VENERDÌ, 30 MARZO 2012

Domenica protesta sul ponte di legno a mezzogiorno

 

Verdi, rossi, bianchi, azzurri, neri, no-golbal, anarchici e qualunquisti. Ci sarà un po’ di tutto – perché l’ambientalismo è super-trasversale – alla manifestazione di protesta indetta per domenica proprio in Val Rosandra. Un appuntamento nato come incontro pubblico promosso dal Comitato per la difesa della Val Rosandra, che ha fissato il ritrovo a mezzogiorno sul ponte di legno del torrente Rosandra, attorno al quale tuttavia è presumibile si formerà un capannello dalle dimensioni importanti, considerato il tam-tam sul web. Alla manifestazione hanno aderito sia i grillini del MoVimento 5 stelle sia Italia Nostra. (pi.ra.)


dal blog Menti critiche

 

Tra protezione poco civile e le dimissioni dovute del Vice Presidente della Regione FVG Ciriani.

Quello che è accaduto in Val Rosandra è a dir poco incredibile.
Parliamo di un sito noto per le esplorazioni speleologiche, situtato nei pressi di Trieste, che tra pareti a strapiombo, rupi e vegetazione selvaggia, rappresenta un ritrovo dove l’uomo può trovar riparo dalle inquietudini quotidiane.
Almeno fino a qualche mese addietro.
Perchè l’inquietudine di una società che offre sempre più depressione caspica ora è giunta anche in Val Rosandra.
Nel weekend del 24 e 25 marzo 2012 ha avuto luogo la prima fase dell’intervento regionale di prevenzione “Alvei puliti 2012” organizzato dalla Protezione civile della Regione. Alle attività, suddivise in 12 diversi scenari d’intervento, hanno preso parte oltre 2000 volontari dei Gruppi comunali e delle Associazioni di Protezione civile del Friuli Venezia Giulia.
Operazione ben riuscita in molti casi.

Il lavoro fatto dalla protezione civile deve essere riconosciuto come importante per la salvaguardia della natura e dell’ambiente.
Però a volte basta poco per annientare sia quella credibilità che deve caratterizzare la Protezione Civile, che l’intero lavoro svolto, da numerosi volontari, in una terra complessa come quella del Friuli Venezia Giulia,. Basta poco per gettare nel pozzo del dimenticatoio l’intero operato posto in essere da uomini e donne, da volontari.
In Val Rosandra durante la pulizia degli Alvei è stata praticamente annientata la foresta a “galleria” di Salice e Pioppo bianco che con gli Ontani,rendeva unica la Valle. Quanti anni serviranno per ripristinare il tutto? Chi dice trenta, chi quaranta, chi non tornerà più come prima.

Eppure il tutto è stato pubblicizzato a dovere sul sito della Protezione Civile del FVG. Vi è per esempio una galleria fotografica dove si possono vedere i lavori fatti sui tratti del Torrente Rosandra nel territorio comunale di San Dorligo della Valle.
E si precisa anche che   Nelle due giornate di sabato 24 e di domenica 25 il Vicepresidente della Giunta Regionale ed Assessore alla Protezione civile, dott. Luca Ciriani, e il Direttore centrale, dott. Guglielmo Berlasso, hanno effettuato il sopralluogo di tutte le dodici aree di intervento. L’Assessore ha così potuto incontrare i volontari ed i tecnici della Protezione civile regionale ed ha espresso loro il ringraziamento per l’incredibile spirito di partecipazione e di dedizione che hanno dimostrato anche in questa occasione.
Cosa confermata anche dal comunicato stampa apparso  sul sito della Regione Ciriani infatti si è recato prima sul torrente Rosandra, a San Dorligo della Valle in provincia di Trieste, per poi raggiungere l’Isonzo in prossimità del ponte tra Sagrado e Gradisca.

Ed  allora visto che il sig. Ciriani è Assessore alla Protezione Civile, visto che ha visitato i luoghi del delitto, con tanto di sopralluogo durante i lavori, il minimo gesto che ci si deve attendere è la produzione formale ed immediata delle dimissioni.

Certo non saranno le dimissioni a risolvere il problema Val Rosandra, ma intanto l’assunzione diretta della responsabilità politica e non solo di quanto accaduto in Valle è atto necessario, sia per non compromettere l’immagine della Protezione Civile che da questa vicenda rischia di uscirne, per ovvi motivi, altamente lesa, che per rispetto di tutta quella cittadinanza che ha delegato indirettamente o meno a certi uomini il coordinamento di operazioni volte alla salvaguardia dell’ambiente, del bene comune e collettivo.

Ancora una volta l’essere umano, con la sua mano, ha devastato e violentato la propria naturale madre, la natura.

Marco Barone

 

ENERGIA/ Boom delle rinnovabili, centrali tradizionali in difficoltà

Cucù l’energia (non rinnovabile)  non serve più, ma costa sempre più cara …

Boom delle rinnovabili, Enel avverte "A rischio gli impianti convenzionali"

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La Stampa 1° aprile 2012

lastampapiccolo
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TRIESTE: ancora sullo scempio della Val Rosandra

da bora.la

domenica 1 aprile 2012

La manifestazione in Val Rosandra: le foto

Pubblichiamo alcune foto spediteci dai nostri lettori della manifestazione in Val Rosandra

 

Val Rosandra, la replica alle dichiarazioni della Protezione Civile

Pubblichiamo il video di Dario Gasparo in risposta alle dichiarazione della Protezione Civile del 30 marzo 2012.

Questo il testo di Dario Gasparo che accompagna il video. Il disegno è di Valerio Marini.

Intervento della protezione civile in Val Rosandra. Replica alle argomentazioni dell’assessore regionale che con nota del 30 marzo giustifica il pesante intervento nella Riserva Naturale Regionale considerandolo dovuto, corretto e ben realizzato.
In 12 minuti di vuol dimostrare che:
1) Interventi di manutenzione non sono stati realizzati solo 50 anni fa, come sostenuto dall’assessore, ma nel 1994, 18 anni fa
2) Secondo la stessa dichiarazione della nota della P.C. l’intervento richiesto dal comune non doveva interessare la zona al di sopra di Bagnoli superiore
3) Sono stati abbattuti numerosi pioppi neri e ontani (e probabilmente anche Robinie) sui quali vi erano dei nidi che l’avifauna stava utilizzando in questa stagione; è evidente la presenza di nidi di picchio nelle stesse immagini pubblicate dalla P.C., mentre la nota della P.C. sostiene che sono state seguite le direttive della Regione secondo le quali nessun albero con nidi doveva essere abbattuto. Il picchio utilizza spesso i nidi scavati da altri consimili, perciò è probabile che quei nidi abbattuti con l’albero siano stati usati più volte, anche da specie diverse di uccelli. Per realizzarli serve molto impegno da parte dei picchi: ad esempio il picchio rosso maggiore, dipendentemente dalla durezza del legno, impiega da 5 giorni a due settimane. Anche gli alberi morti che sono stati abbattuti sono fondamentali per la rete trofica animale e per molte specie di picchio, tanto che da molti anni si prescrive di lasciarli in piedi.
4) L’assessore regionale ha affermato che la popolazione residente è soddisfatta del lavoro svolto dalla P.C. mentre basta parlare con alcuni abitanti di Bagnoli Superiore Gornji Konec per accorgersi del contrario. Nel video viene citato l’articolo pubblicato dal quotidiano locale sloveno Primorski Dnevnik a firma Stojan Glavina che riporta una serie di pertinenti considerazioni critiche
5) Secondo il vertice della P.C. l’intervento non richiedeva alcuna autorizzazione perché il bosco ripariale non è da considerarsi bosco. Si dimostra che proprio in quel tratto si è all’interno della Riserva Regionale (ed esiste un comitato scientifico che andava interpellato) e soprattutto all’interno di una SIC e una ZPS e pertanto la valutazione di incidenza andava effettuata perché quello era un habiat Natura 2000, tanto più che non vi erano motivi di urgenza e di imperante interesse pubblico. Anche se ci fossero stati andavano seguite le indicazioni della direttiva Habitat e del DPR 357/97 che prevedono misure di compensazione e il coinvolgimento della comunità europea, che ora rischia di doverci multare
6) Nella seconda metà del video si riportano i risultati di uno studio del 2007 dell’ARPA. Lo studio è stato effettuato lungo il torrente Rosandra proprio per valutarne l’efficienza dal punto di vista biologico ed ecologico. L’indice di funzionalità più elevato, come sottolinea il prof. Nimis, ordinario di botanica presso l’Ateneo triestino, era proprio stato registrato nel tratto manomesso.

Un’ultima considerazione: ho moltissimi amici nella protezione civile e so con quale spirito di sacrificio e dedizione lavorino. Conosco anche molti amministratori del Comune di Dolina ed ho per loro grande stima, avendo potuto apprezzarne l’impegno per la salvaguardia della Riserva in varie occasioni, ma soprattutto quando si è trattato di difenderla dal rischio TAV. Trovo pertanto ingiusto prendersela con chi è il primo ad aver subito il danno e credo che le responsabilità vadano cercate in chi, invece, ha ordinato e poi coordinato i lavori.

 

sabato 31 marzo 2012

Protezione Civile sugli interventi in Val Rosandra: “Lavori necessari.”

Gli interventi effettuati in Val Rosandra rientrano nel quadro dei lavori ”urgenti di prevenzione per il ripristino dell’efficienza idraulica dei corsi d’acqua regionali a tutela della pubblica incolumita’ mediante l’asportazione della vegetazione arborea ed arbustiva infestante gli alvei”. Lo precisa una nota della Protezione Civile della Regione. Nella nota si sottolinea che ”il regime del torrente Rosandra e’ caratterizzato da episodi di piena decennale che nel corso superiore del torrente mettono a rischio le abitazioni rivierasche e la viabilita’ comunale, mentre nel corso inferiore determinano dannose esondazioni nella zona industriale del comune di San Dorligo della Valle – Dolina”. Per questo, secondo la Protezione civile, ”e’ emersa l’esigenza di salvaguardare l’incolumita’ delle popolazioni rivierasche e l’integrita’ delle relative infrastrutture pubbliche e private contermini al torrente Rosandra”