Entries from Marzo 2017 ↓

VALSUSA: attaccata la Baita Clarea, grave un NOTAV, blocchi ovunque

PRESIDI SOLIDALI A Trieste | Udine | Pordenone

Questa mattina intorno alle 8 la polizia in assetto antisommossa è uscita dalle reti ed ha circondato la Baita Clarea, intimando ai No Tav di andarsene. Intendono prendere la Baita e occupare l’intera zona per avviare i lavori del tunnel  geognostico.
Il compagno Luca Abbà è salito su un traliccio dell’alta tensione, per rallentare l’azione della polizia ma viene inseguito da un carabiniere. Luca  lo invita ripetutamente a desistere, perchè mette a rischio la sua incolumità. Poco prima era in diretta a Radio Blackout. Il carabinere ignora l’avvertimento e continua ad arrampicarsi. Luca sale più in alto, cade da una decina di metri dopo essere stato folgorato.

Luca Abbà nella foto da No Tav.info

Luca Abbà

 

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DUMBLES / Resoconto

Avevamo scritto questo resoconto prima di quanto successo in Val Susa, di quello che in questo momento impegna le nostre forze e la nostra sensibilità.Lo pubblichiamo ugualmente un po’ come cronaca o promemoria o come invito ad ulteriori riflessioni intorno a temi che ci riguardano tutt*.

Giovedì sera siamo andate ad una iniziativa organizzata dalle Donne in nero di Udine su “il nodo della sessualità nella relazione fra uomini e donne. Una questione politica”.

A dire il vero, non condividevamo molto i presupposti della presentazione che individuavano nel berlusconismo, e sembra, solo in quello: “un esempio di degrado della cosa pubblica e l’espressione di una sessualità maschile in evidente crisi. Non solo di prestazione, visto il ricorso crescente alle protesi tecnologiche e farmacologiche, ma soprattutto in crisi di desiderio, ed incapace di dare senso alle relazioni con le donne. Una sessualità maschile tutta fondata sulla virilità, che tentava di ripristinare, con arroganza, i classici ruoli di generi che quarant’anni di femminismo aveva destabilizzato in Italia
Non condividevamo poi l’idea che la sua demolizione, sia avvenuta, a loro dire, in larga misura per il contributo delle donne…
Ma non è su quello che non condividiamo che ci vogliamo soffermare, ma sul relatore: Stefano Ciccone fondatore dell’associazione Maschile Plurale.
Per noi, forzate spesso dalla realtà, a declinare la differenza sessuale in termini di stalking, di stupro, violenza, femminicidio, insomma in tutte le gradazioni dell’aggressività maschile e della complicità sociale e mediatica che a questa afferiscono,  poterla vedere dalla  prospettiva offerta da Ciccone, dal genere maschile che tenta di decostruire il dominio che sessualmente e socialmente sarebbe chiamato ad esercitare, -e non solo in termini ideologici, come sono bravi a far tutti-, è stato come prendere una boccata d’ossigeno.
L’argomento è vasto, lo si può prendere da molti versi; prendiamolo da quello simbolico che poi è anche quello della lingua, con un esempio fatto dallo stesso Ciccone: quando negli anni ’70 il femminismo irruppe nelle piazze con le sue istanze, il gesto che simboleggiava con forza l’entrata nel contesto politico del femminile, del corpo negato del quale riappropriarsi,  era l’unione fra le due mani del pollice e dell’indice, il simbolo di una vagina. E che simboli ha l’uomo se vuole enunciarsi al di fuori degli schemi della dominanza? Il dito medio, il “vai a farti fottere”, il segno di penetrazione e di potere; fuori dal dominio non ha nulla, non simboli, non voce, non lingua perché il suo percorso quasi obbligato è la lingua che ha la presunzione di essere neutra universale, in realtà, maschile dominante.
“Maschile plurale” quindi, per chiamare il genere, perché il genere universale semplicemente non esiste, e come si può anche solo pensare la differenza sessuale, se essa non esiste in quanto entità riconosciuta per se stessa nemmeno nel comune parlare?
Luce Irigaray scriveva: “La differenza sessuale rappresenta uno dei problemi o il problema che la nostra epoca ha da pensare” (*) e lo scriveva 27 anni fa… abbiamo pensato? E che abbiamo concluso? Stando al parlato, poco. .…; la lingua non si inventa, vive nei suoi e nelle sue parlanti e la parola è una materializzazione, un’azione vera e propria…
Poiché è la nostra visione del mondo non si modifica l’una senza l’altro, ma dall’uno o dall’altra si dovrà pur incominciare.
La donna ridotta a “gnocca” esaltata da anni e anni di berlusconismo, è ancora tra noi e il “salga a bordo cazzo” è la voce del comando rinforzato dalla sua unità di misura e fino al governo del MontiRobot, il figurino Martone parla di giovani “sfigati“, che anche la s-figa è unità di misura per uomo…e via avanti.
Per questo non possiamo ascrivere a Berlusconi ciò che non è solo di Berlusconi;  lui ha sniffato più di altr* i profumi, o miasmi, della sociocultura patriarcale e li ha resi evidenti esaltandoli, tutto qui; il bello è che sono piaciuti a molt* perché come sappiamo il papi è stato molto votato.
Senonchè,  prima di lui e dopo di lui questi rimangono sottotraccia, ancora lì ad indicare che un’etica della differenza sessuale è di là da venire… che dei soggetti di genere maschile ci si mettano a riflettere seriamente è una gran cosa; cosa che difficilmente avviene in quei movimenti che per definizione antiautoritari si ritengono già con le carte in regola.
E questo è un altro aspetto ancora, sul quale varrà veramente la pena approfondire.
Come, per rimanere a giovedì, va detto che l’altra relatrice era Paola Melchiori attivista del movimento femminista, fondatrice della Libera Università delle Donne di Milano e presidente del Wise Women International Feminist University Network che, pur essendo una “femminista storica”, per noi non ha detto nulla di interessante; ancor meno i deprimentissimi interventi del pubblico in forma di “donne di partito” o simpatizzanti,  che riportando tutto a quote rosa, rappresentanza et similia hanno fatto sì che la preziosa riflessione di Ciccone, (peraltro contrario a questi pannicelli istituzionali ed anche critico verso le snoq [Se Non Ora Quando?]), sia stata, come dire, gettata alle ortiche.

(*) Luce Irigaray “Etica della differenza sessuale”, Feltrinelli 1985
(**) stesso pg. 110

NO TAV/ Valsusa aggiornamenti

VALSUSA Blocchi in autostrada
Passera boia !

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NOTAV: rassegna stampa del presidio di Trieste

Da Il Piccolo MARTEDÌ, 28 FEBBRAIO 2012

 

Domani pure i No Tav “aspettano” Moretti


E ieri sera intanto anche in piazza Unità si è svolto un presidio per l’attivista folgorato in Val di Susa

 

L’alta velocità ferroviaria? È fumo negli occhi, specie da queste parti, dato che «il vero problema di Trieste è che qui i treni proprio non arrivano…». Ieri sera – come altri 50 e più centri cittadini d’Italia – anche piazza Unità, sotto la Prefettura, in quanto simbolo dell’interfaccia locale dello Stato, è diventata teatro di un presidio No Tav (di un’ottantina di unità) di solidarietà nei confronti di Luca Abbà, l’attivista rimasto folgorato sul traliccio dell’alta tensione mentre protestava contro i primi espropri in Val di Susa. Con una differenza, una tipicità tutta triestina. Il sit-in si è trasformato infatti pure in una riunione preparatoria del movimento antagonista, identificabile qui nel nome di Occupy Trieste, in vista dell’annunciata venuta in città – prevista per domani – di Mauro Moretti, l’amministratore delegato delle Ferrovie, invitato da Roberto Cosolini per discutere per l’appunto di un possibile rilancio di Trieste nei “pensieri” del gruppo Fs. «Chiederemo a Moretti», «gli diremo», «gli faremo presente»: questo si sentiva, tra i manifestanti. Segno che loro, voglia o non voglia l’ad delle Ferrovie, punteranno a farsi sentire. Come? Con un nuovo presidio, è presumibile, ai piedi del Municipio, domani, fatto apposta per aspettare l’arrivo di Moretti. «Lui (Moretti, ndr) dovrebbe parlare alla stazione ferroviaria, davanti ai pendolari», osserva tra i suoi un esponente di punta dell’antagonismo sociale nostrano. «Dovrebbe spiegare – aggiunge, chiamando ancora in causa il supermanager delle Ferrovie – come mai hanno tolto le panchine dalla stazione, che è a sua volta un porto, dove le persone vanno e vengono. Con i ritardi che hanno i treni, poi, è singolare che chi è costretto ad aspettarli non possa nemmeno sedersi». Ritardi ma non solo. Nel mirino dei No Tav e/o Occupy Trieste (cui si sono affiancati ieri rappresentanti di Sel, Rifondazione, 5 stelle e Cgil) ci sono i tagli ai servizi considerati anti-economici: «Hanno preso in eredità una rete di binari che è di tutti, costruita con il lavoro delle generazioni precedenti. Si sono arrogati la parte commerciale con la Tav, si fanno pagare i servizi locali dalle regioni, e in più tagliano i treni che a loro modo di vedere sono poco frequentati». Il corteo si è spostato sul tardi verso il Municipio, mentre era in corso il Consiglio comunale, e ha fatto rotta quindi su piazza della Borsa. Non si sono segnalati particolari momenti di tensione con le forze dell’ordine presenti. (pi.ra.)

 

 

CIE DI GRADISCA: aggiornamento sull’inchiesta sulla connecting

Connecting People: al Cie raddoppiati i posti di lavoro

Dal Piccolo del 25/02/12

di Luigi Murciano GRADISCA Nessuna notizia di indagine, perlomeno allo stato attuale. Lo ribadiscono ufficialmente, i vertici di Connecting People, l’ente gestore di Cie e Cara di Gradisca finito al centro di un’indagine della Procura goriziana per presunte fatturazioni anomale nelle forniture di beni per l’assistenza agli immigrati. «Siamo all’oscuro di qualsivoglia iniziativa nei nostri confronti», dichiara Giuseppe Scozzari, presidente e legale rappresentante del consorzio trapanese. La Procura della Repubblica aveva disposto l’acquisizione di documenti relativi alle fatturazioni emesse dalla cooperativa siciliana alla Prefettura di Gorizia. Secondo le ipotesi tali fatture non sarebbero sempre state rispondenti alla reale presenza di ospiti nelle due strutture per migranti, ritoccando quindi verso l’alto il forfait che lo Stato come da contratto eroga all’ente gestore. Altro filone riguarderebbe la nuova gara d’appalto che vede Connecting People contestare al Tar l’avvenuta aggiudicazione a Gepsa, con un terzo ente (la coop goriziana Minerva che del Cie è stata il primo gestore) che potrebbe pure rientrare in gioco. Piuttosto, c’è amarezza per una fuga di notizie arrivata proprio 24 ore prima del dibattimento al Tar sul ricorso contro la Prefettura. «Se è vero che c’è un’indagine, noi siamo tranquilli. Non abbiamo niente da nascondere e riteniamo che i nostri lavoratori meritino di non vedere infangata l’immagine dell’impresa per cui lavorano, per quanto di buono ha realizzato anche col loro impegno». Secondo Connecting People, a distanza di cinque anni dall’insediamento nel territorio, sono oltre 70 i lavoratori a tempo pieno anche attraverso progetti finanziati dalla Ue. «Connecting People non solo ha migliorato in modo palese gli standard di gestione del Cie di Gradisca d’Isonzo, stabilizzando i 40 lavoratori che operavano con la Minerva – tiene a sottolineare Scozzari – ma ha quasi raddoppiato i posti di lavoro».

NUCLEARE/ Dossier di Greenpeace un anno dopo Fukushima

Da l’Espresso

Fukushima, un anno dopo – lo speciale
“Nucleare pericoloso e imprevedibile”

Fukushima, un anno dopo -   lo speciale   "Nucleare pericoloso e imprevedibile"

 

Uno studio di Greenpeace a 12 mesi dallo Tsunami dell’11 marzo 2011. Secondo i calcoli ufficiali, con 400 reattori in funzione un incidente con fusione del nocciolo, il peggiore degli scenari, dovrebbe capitare una volta ogni 250 anni. Ne sono avvenuti 3 in 32 anni: Three Mile Island nel 1979, Chernobyl nel 1986, Fukushima nel 2011

SAN CANZIAN/ Megacentro, la variante dopo le elezioni

La raccolta firme organizzata dal comitato contro il centro commerciale di questi giorni ha prodotto un primo risultato: il sindaco afferma che non ci sono più i tempi tecnici per approvare la variante entro la fine dell’attuale mandato, visto il notevole lavoro che dovrà essere fatto dall’ufficio tecnico che dovrà vagliare e produrre le risposte alle numerose osservazioni che arriveranno fra breve in comune.

Inoltre, da una più precisa lettura delle disposizioni relative al tempo a disposizione della cittadinanza per produrrre delle osservazioni, i 30 giorni effettivi significano 30 giorni lavorativi, quindi il termine ultimo è quello del 14 marzo 2012

Ci sono quindi ancora un po’ di giorni per far firmare a più persone possibili le osservazioni preparate dal comitato o produrne di proprie…
Per raccogliere i facsimili firmati (
Osservazioni multi firme oppure osservazioni mono firma integrabili) e per ulteriori informazioni sul progetto presentato:

comitatonocentrocommerciale@gmail.com

 

piccolo.go.28.02.2012

 

da Il Piccolo del 28 febbraio 2012

Megacentro, la variante dopo le elezioni

Il piano particolareggiato di Begliano in aula a fine estate una volta esaurito l’iter delle osservazioni


SAN CANZIAN D’ISONZO A concludere il percorso autorizzativo del polo commerciale di Begliano-Pieris sarà  l’amministrazione comunale che uscirà dalle elezioni di maggio. I tempi per andare a un’approvazione definitiva della variante 14 al Piano regolatore, relativa alla grande distribuzione, non ci sono più. A dirlo è il sindaco Silvia Caruso, che tiene a sottolineare come «da sempre l’adozione della variante ha significato l’inizio di un percorso, lungo e non preconfezionato: c’è tutto il tempo per effettuare delle modifiche». Anche dopo, lascia quindi intendere il sindaco, la fase delle osservazioni alla variante, che si chiuderà nei prossimi giorni e ha visto il fronte del “no” al polo commerciale sferrare una nuova offensiva. Il rinvio degli ulteriori passaggi autorizzativi (alla variante dovrà seguire la presentazione di un Piano attuativo comunale da parte dei privati) non è comunque dettato da opportunità politica, ma, appunto, da motivi strettamente tecnici. Le osservazioni alla variante, che potrebbero essere numerose, dovranno essere vagliate e ottenere una risposta dall’Ufficio tecnico per poi essere portate all’esame della Commissione urbanistica. Solo dopo la variante tornerà all’attezione del Consiglio comunale, corredata dalle risposte alle osservazioni. «Siamo a fine febbraio – afferma il sindaco – e quindi non ci sono davvero più i tempi. Al massimo faremo ancora un Consiglio per la variazione del bilancio necessaria a fronte delle decisioni del Governo e della Regione. Era chiaro da sempre che questa amministrazione avrebbe solo avviato il percorso. Per la precedente variante sono trascorsi otto mesi tra adozione e approvazione». L’adozione della variante a fine novembre non ha rappresentato perciò una forzatura, ma, questo sì, la volontà, come spiega il sindaco, di «mettere nero su bianco un indirizzo» per lo sviluppo del territorio. «Purtroppo qui i negozi chiudono anche senza che sia presente la grande distribuzione». aggiunge Caruso, rispondendo indirettamente al presidente dell’Associazione commercianti Paolo Bratina, critico nei confronti del progetto. La variante per il polo commerciale a questo punto potrebbe ritornare in aula solo a estate inoltrata o a inizio autunno, sempre che le elezioni non segnino una netta cesura rispetto all’attuale mandato. Se la variante sarà approvata, i privati potranno poi presentare il Piano attuativo comunale, che pure effettuerà un doppio passaggio in aula, per dettagliare meglio il progetto relativo a una superficie complessiva di 93mila metri quadri.

CARNIA/ Da Amaro in Cadore: primo ok all’autostrada

da il Messagero Veneto del 28 febbraio 2012

 

Da Amaro in Cadore: primo ok all’autostrada

QUELLI DEL NO

«Una strada inutile e dai costi esorbitanti»

«Il progetto approvato prevede un nastro d’asfalto largo 25 metri da Pian di Vedoia, in comune di Ponte nelle Alpi, che prosegue lungo il corso del Piave fino a Longarone e poi sino a Macchietto, alle porte di Pieve di Cadore, una ventina di chilometri più a nord». Il comitato Per altre strade (Pas) di Cadore e Carnia critica l’opera aggiungendo che, con la scusa di bypassare Longarone, renderebbe a pagamento gli ultimi tre chilometri dell’attuale autostrada A27. Un’opera che diverrebbe soprattutto un testa di ponte verso l’Europa richiesto dall’imprenditoria della pianura veneta che però potrebbe trovare difficoltà a sfondare verso nord per la reticenza e l’opposizione all’opera che viene dal Trentino e da Dobbiaco. I lavori inoltre, considerata l’estensione ridotta della valle del Piave, renderebbero impercorribile la vallata per tutta la durata, diversi lustri, dei lavori. L’alternativa sarebbe quella già paventata di un tunnel sulla Mauria per raccordarsi con la A23 ad Amaro dopo aver percorso l’alta Valle del Tagliamento. Impresa improponibile, per Altre strade, sia per i costi esorbitanti dell’opera rispetto ai flussi di traffico previsti. In una nota emessa il comitato Pas puntualizza «l’atteggiamento sprezzante di queste decisioni che gli abitanti delle terre alte non dimenticheranno quando, archiviato il governo tecnico verranno chiamati ad esprimere nelle urne le loro scelte». «Non abbiamo notizie ufficiali – affermano gli industriali carnici con Federico Golino – se confermato il progetto, non diciamo “No” per preconcetto. In una situazione critica, di recessione italiana, questa potrebbe essere una grande opportunità da valutare con lungimiranza». (g.g.)

 

 

Il governo dà il via libera alla Valutazione d’Impatto ambientale per l’opera
Il Veneto ottiene da Monti il primo passo per collegare l’A23 con l’A27

TOLMEZZO Ok del governo al Via (Valutazione di impatto ambientale) per il prolungamento dell’autostrada A27 dell’Alemagna che si collegherà infine con la friulana A23 lungo la val Tagliamento, che da Tolmezzo porta al passo della Mauria. La notizia viene data da esponenti della Lega Nord della vicina regione Veneto che avevano sollecitato, nei giorni scorsi, il governo Monti con una interrogazione a risposta immediata per ottenere una celere approvazione del progetto preliminare del primo tronco del prolungamento della A27. La zona interessata in questa fase è quella che da Longarone collegherà la autostrada A27 con il Cadore. Si tratta di un’opera importantissima sollecitata da anni da politici ed industriali del Veneto e del Cadore con l’intento di trovare una via più spedita delle attuali arterie di comunicazione per raggiungere l’Europa e i Paesi dell’Est europeo in particolare. Gli esponenti leghisti – Gianpaolo Dozzo, Guido Dussin e Franco Gidoni – hanno rilasciato una dichiarazione nella quale considerano la realizzazione del prolungamento dell’autostrada sino al Cadore un fatto di grandissima rilevanza per tutto il Veneto e del bellunese in particolare, verso l’Europa. L’opera permetterà un collegamento diretto verso l’Austria attraverso le strade convenzionali e normali, già in essere, come pure un collegamento autostradale verso il Norico grazie a un collegamento con la A23 che da Udine collega con Tarvisio e l’Austria, transitando per Amaro dove le due infrastrutture dovrebbero collegarsi. Una bretella, questa, ancora da definire sul piano progettuale, non così su quello della possibilità e dell’opportunità, che diventa funzionale anche per le industrie del Cadore che assieme a quelle venete si sono dichiarate già da tempo interessate a intervenire anche direttamente con finanziamenti attraverso il cosiddetto project financing. Dopo l’approvazione data dalla commissione valutazione impatto ambientale del ministero dell’Ambiente che si è detta favorevole all’infrastruttura, i rappresentanti della Lega Nord veneta si augurano che il ministero delle infrastrutture proceda nel più breve tempo possibile alla conclusione dell’istruttoria in modo che il Cipe possa approvare il progetto, dando così la possibilità alla Regione Veneto di indire la gara europea per la concessione dell’infrastruttura, i cui oneri, grazie al project financing, saranno a totale carico dei privati e non dei cittadini. Il prolungamento dell’autostrada A27 viene visto come un supporto indispensabile per «l’industria bellunese e veneta; una soluzione improcrastinabile per porre fine alle lunghe code che si formano sulla strada statale 51 sita nel Veneto, in certi periodi dell’anno, a causa dell’attuale troncatura dell’autostrada».

Gino Grillo

Moretti fugge da Trieste!

E’ stata una bella mattina di lotta quest’oggi a Trieste.

Nonostante l’ora e il giorno lavorativo un centinaio di persone nel corso della mattinata ha preso parte all’iniziativa.
Dopo aver volantinato e fatto numerosi interventi al microfono davanti al comune, quando si è capito che l’incontro era stato spostato di nascosto al museo revoltella, ci si è diretti verso il museo passando per via diaz.
Ad attenderci decine di poliziotti e caramba in antisommossa oltre ai numerosi digossini.
E’ iniziato un lungo assedio attorno al palazzo del museo e alle uscite per beccare Moretti.
Alla fine dopo oltre un’ora di tira e molla e corse da un uscita all’altra Moretti è uscito velocissimo per salire su un’auto della digos che è sfrecciata via a tutta velocità (e molto pericolosamente) ma alcuni notav sono riusciti a comunque a sventolargli le bandiere NOTAV davanti all’auto e a urlargli vergogna….è scappato come un topo in fuga!
I numerosissimi giornalisti presenti erano furibondi per la lunga e inutile attesa.
 
 
Leggi la rassegna stampa.
 
 
Qui il testo del volantino distribuito dal Gruppo Anarchico Germinal

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Rassegna stampa sulla fuga di Moretti

Vedi il servizio andato in onda su Antenna3

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Il Piccolo GIOVEDÌ, 01 MARZO 2012

 

Tra slogan e inseguimenti la protesta dei No Tav

Un gruppo di attivisti ha manifestato tra stazione, Rive e Revoltella sotto il controllo dalle forze dell’ordine. Il capo delle Fs è riuscito a eludere l’assedio dei contestatori

 

Sotto assedio al Revoltella e costretto a una ritirata precipitosa. La tanto attesa visita di Mauro Moretti a Trieste ha avuto un epilogo tragicomico: qualche decina di attivisti No Tav ha messo sotto scacco le forze dell’ordine costringendole a un lungo girotondo tutt’attorno al museo in cui si trovava l’amministratore delegato di Trenitalia. Un rimpiattino durato oltre un’ora che si è concluso soltanto quando Moretti è riuscito, con una fuga rocambolesca, a salire sulla sua auto e a riprendere la via di casa. La mattinata di contestazioni è iniziata alla stazione centrale, dove un manipolo di No Tav ha fatto una prima puntata: «Siamo andati lì con un gruppetto di studenti – ha raccontato il ricercatore e attivista Luca Tornatore – ma nel giro di pochi minuti si è materializzato un cordone di poliziotti e carabinieri. Proprio non riescono a fare a meno della militarizzazione». Poco prima delle 11 la protesta si è spostata in piazza Unità, perché ufficialmente Moretti avrebbe dovuto incontrare il sindaco Roberto Cosolini e l’assessore regionale ai trasporti Riccardo Riccardi in municipio. I manifestanti erano un gruppo variopinto e decisamente poco minaccioso: una cinquantina di persone, soprattutto studenti, con le bandiere bianche e rosse e gli striscioni. «Siamo qui per protestare contro un progetto al quale serve soltanto la servitù di passaggio sul nostro territorio – ha affermato Giancarlo Pastorutti dei comitati della Bassa friulana – ma che viene fatto con i nostri soldi e a svantaggio della linea già esistente e sottoutilizzata». Concetto ribadito al megafono da un altro manifestante: «Noi non vogliamo l’isolamento ferroviario di Trieste, sosteniamo anzi che c’è un collegamento chiaro fra la truffa della Tav e il depotenziamento drastico delle linee locali». Verso mezzogiorno si è sparsa la notizia che Moretti e le autorità locali si sarebbero incontrati al Revoltella e non in municipio, e i No Tav si sono incamminati verso il museo. Lì è iniziato il prolungato gioco di schieramenti tra manifestanti e forze dell’ordine per presidiare la porta dell’edificio da cui sarebbe uscito l’amministratore delegato di Trenitalia: i No Tav si spostavano sul retro dell’edificio, la polizia li seguiva; la polizia tornava davanti, i No Tav la seguivano. E così via per un’ora di rimpiattino. Nel frattempo, dentro al Revoltella, Moretti e le autorità si affacciavano ora da un lato ora dall’altro alla ricerca di una finestra di fuga. Il gioco si è concluso quando Moretti, con uno scatto da centometrista, è riuscito a infilarsi in un’auto opportunamente piazzata neo paraggi. Dopo un vano inseguimento appiedato i No Tav sono sfilati lungo le rive per chiudere la manifestazione in piazza: «Abbiamo dimostrato che un uomo che comanda, pronto a militarizzare la Val Susa, non ha nemmeno il coraggio di incontrare dei ragazzi», ha chiosato Tornatore. Giovanni Tomasin

 

 

Un cordone di sicurezza di 35 persone con la consegna del silenzio

polizia e carabinieri in massima allerta

 

Missione compiuta. Quando c’è da tener coperto un personaggio che conta, le forze dell’ordine badano al sodo. Circa 35 persone, tra carabinieri (presenti col blindato), polizia in divisa e in borghese – e tutte con la consegna del massimo silenzio per evitare di svelare dove si sarebbe svolto l’attesissimo vertice – sono state impiegate ieri tra le 10 e le 14 con la regia della Digos per un unico obiettivo. Che era quello di evitare proprio ogni possibile e minimo contatto tra i manifestanti e Moretti. E l’obiettivo – fanno presente dalla Questura – è stato «pienamente raggiunto». Contatto, in effetti, così si lascia intendere, avrebbe potuto voler dire, forse, rischio di aggressione da parte di chi eventualmente poteva non aver capito lo spirito pacifico della protesta. Le ore che avevano preceduto l’arrivo dell’amministratore delegato delle Ferrovie, d’altronde, non erano state delle migliori, e si erano caricate di tensione anche per quanto sta succedendo in Piemonte, a cominciare dall’attivista folgorato in Val di Susa lunedì. Per questo c’era «molta, estrema attenzione». Appositamente, in mattinata, non era stata fatta trapelare in nessun modo la sede dell’incontro. Solo dopo che Moretti era giunto all’interno del Revoltella Cosolini, di concerto con le stesse forze dell’ordine, ha avvisato la stampa, e di conseguenza la collettività. L’uscita dell’ad di Fs, verso le 14, salito su un’anonima utilitaria, è andato in scena in un momento di relativa lontananza dei manifestanti dalla porta principale del Revoltella. (pi.ra.)

 

Moretti: le Ferrovie pronte a investire qui

Tra gli impegni presi con gli enti locali sul Porto l’adeguamento della galleria verso Aquilinia e i 6 chilometri di binari per Capodistria. Domani tecnici a Roma

 

di Gabriella Ziani È passato dal ruolo di interlocutore più atteso a quello di più assediato, ma ieri l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti ha lasciato a Trieste notizie e impegni di spesa, soprattutto per riattivare i “binari morti” del porto. Moretti ha detto sì alla riapertura della galleria retrostante lo Scalo Legnami e all’adeguamento di quella che corre sulla linea verso Aquilinia. Operazione che consentirà ai camion di “by-passare” l’area di Campo Marzio. Che cosa vuol dire? Meno camion in città. Meno tempo di transito. E primo segno del via libera al trasferimento del traffico di container verso il futuro polo ro-ro in area ex Aquila (progetto Teseco). Si delinea così anche la linea di sviluppo decisa in sintonia da Autorità portuale e Comune: i traghetti per la Turchia sono destinati a lasciare Riva Traiana. I binari restano. C’è un altro progetto. È entrata ieri in agenda, via rotaia, anche la collaborazione con lo scalo di Capodistria. Sei chilometri in area muggesana, ora mancanti, potrebbero cambiare strategie economiche e “geopolitiche”. Altri risultati del “summit” blindatissimo: l’operatività in area portuale si allarga alle 24 ore senza sosta notturna. Sì anche all’eliminazione della “doppia manovra”, e relativo doppio costo per gli operatori portuali, fra treni delle Ferrovie e “interni”. Solo sfiorato il nodo tecnico della collaborazione, oggi negata, tra la linea Fs e le ferrovie straniere che agiscono all’interno dello scalo. Di tutto questo, con progetti parzialmente alla mano, riparlano già domani a Roma tecnici dell’Autorità portuale e delle Ferrovie. Una sveltezza concreta che pare assai strana rispetto agli andazzi soliti. E i pendolari? E “Trieste binario morto”, e i collegamenti che svaporano ogni giorno? Moretti è arrivato ieri in semi-clandestinità. La protesta no-Tav lo aspettava anche qui. Cambiato il luogo dell’incontro, non più in Municipio, ma in un posto “segreto”. Anzi, proprio introvabile: bastava vedere l’enorme schieramento davanti al Museo Revoltella, tra polizia, carabinieri, vigili urbani, camionette, macchine, reparti mobili, Digos, questura. Asserragliati nella biblioteca del museo il sindaco Cosolini, arrivato alle 11 con l’assessore Fabio Omero, la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, arrivata alle 12,10 con l’assessore Vittorio Zollia, l’assessore regionale ai Trasporti Riccardo Riccardi, arrivato senza farsi vedere, la presidente dell’Autorità portuale Marina Monassi, entrata invisibilmente, il segretario generale della Camera di commercio, Stefano Patriarca. Alle 13.30, dopo una discreta caccia all’uscita meno insidiata da proteste e giornalisti, Moretti è fuoriuscito lestissimo dall’ingresso principale del Revoltella, prelevato da una macchina pronta alla fuga. «Moretti, di cosa hai paura?» gridavano i giovani da sotto. «In seguito alle gentili richieste del sindaco e dell’Autorità portuale – ha riferito all’uscita Marina Monassi – con Moretti ci eravamo già visti, e adesso abbiamo già risposte. C’è un cronoprogramma d’interventi, e alcune migliorie partono subito. Oltre ad aver chiesto la linea per Capodistria, che ci serve per far fronte comune nei traffici, ho anche detto che sarebbe bellissimo – ha aggiunto Monassi – istituire l’Autorità portuale unica per Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro, basta un decreto del ministro e c’è il “superporto”, in questo modo anche i porti regionali potrebbero avere finanziamenti statali e si faciliterebbe la creazione di una più forte linea di collegamenti comune». «Eravamo pronti a presentare le richieste, e abbiamo già trovato le risposte» dice sorpreso il sindaco Cosolini. Soddisfatto per il risultati di porto e retroporto. E i cittadini furibondi, così orfani di treni? «Moretti ha invitato a scegliere, come in altre regioni, una unica città-destinazione di riferimento, su cui ampliare il servizio, fatti sempre salvi i risultati di mercato… Spetterebbe poi alla Regione organizzare i collegamenti locali». Fatta la scoperta, questa partita dunque si deve pre-giocare in casa. Stazione leader Trieste? Oppure Udine? Riccardi, che con le Ferrovie non è stato tenero fin qui, ha ripetuto ieri nette richieste e lamentele: «Moretti ha promesso di aprire un fascicolo Friuli Venezia Giulia – spiega a fine “meeting” -, noi abbiamo un’offerta inferiore alla domanda, soppressioni e ritardi, l’impegno comune è di rinnovare il parco rotabile, ma Moretti dice: se mettiamo i servizi, chi li paga? Scontiamo – conclude l’assessore comunque lieto per gli esiti in chiave portuale – indecisioni locali vecchie di anni». Insomma sui treni per la gente non s’è fatta chiarezza, ed erano comunque l’argomento B.

Da Il Piccolo on line Galleria fotografica

No-tav, manifestanti davanti al luogo dell’incontro Cosolini-Moretti

Il gruppo di manifestanti ha scandito slogan di protesta davanti alla sede del Museo Revoltella

TRIESTE. Un piccolo gruppo di simpatizzanti No Tav si è riunito nella centrale piazza Unità d’Italia, davanti alla sede del Comune, per manifestare contro la politica delle Fs e, in particolare, contro l’ad Mauro Moretti, in città per incontrare autorità e istituzioni locali tra cui il sindaco, Roberto Cosolini.

Il gruppo – alcune decine di persone – ha dapprima manifestato nei pressi della stazione ferroviaria, poi si è spostato in centro. I No Tav scandiscono slogan contro la realizzazione della Tav ribadendo la vicinanza ai manifestanti della Val di Susa e al leader del movimento Luca Abbà, ancora in gravi condizioni dopo l’incidente di due giorni fa.

L’incontro tra le autorità e Moretti è stato spostato al Museo Revoltella, una struttura del Comune di Trieste, a poche centinaia di metri da piazza dell’Unità d’Italia Quando i manifestanti hanno scoperto la nuova sede dell’incontro, l’hanno raggiunta e hanno manifestato scandendo slogan di protesta davanti al museo. Sul posto carabinieri e polizia in tenuta antisommossa.

Più tardi l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, ha lasciato la sede dell’incontro con il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, e l’assessore regionale ai Trasporti, Riccardo Riccardi. Moretti è stato scortato dalle forze dell’ordine che hanno evitato contatti con i manifestanti e ha lasciato l’incontro salendo a bordo di un’automobile. Il manager delle Ferrovie non ha voluto dare alcuna risposta alle domande dei giornalisti. Il sindaco Cosolini e l’assessore Riccardi, invece, si sono detti “abbastanza soddisfatti” dall’esito della riunione.

Alcuni dei manifestanti No Tav che si trattenevano all’esterno del Museo Revoltella, si sono distesi davanti all’ auto blu con la quale era giunto Moretti, nel tentativo di bloccarlo al momento dell’uscita. Questi, però, per evitare di incontrare i manifestanti è uscito da un ingresso laterale e si è allontanato a bordo di una Fiat Punto di colore bianco che l’attendeva.
29 febbraio 2012

 

 

Dal Messaggero Veneto

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GIOVEDÌ, 01 MARZO 2012

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A Trieste assediano l’ad delle Ferrovie

di Beniamino Pagliaro

Ma la manifestazione si svolge pacificamente: solo slogan di solidarietà alla lotta della Val di Susa

 

TRIESTE Niente pietre e fumogeni: a Trieste i No Tav mettono in scena solo slogan e musica. L’effetto collaterale è però una lunga “partita” sullo stile di guardie e ladri, con la zona del Museo Revoltella circondata dalle forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa. Alla fine, la difficoltà maggiore è quella di far uscire dal palazzo l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti. Fino a quel punto il depistaggio era parzialmente funzionato: mentre i manifestanti No Tav arrivati da tutto il Friuli Venezia Giulia si riunivano sotto il municipio, in piazza Unità d’Italia, Moretti arrivava invece al Museo Revoltella, una struttura comunale a poche centinaia di metri di distanza. Appena si diffonde la notizia della nuova sede dell’incontro, il popolo No Tav si allerta e si muove: su per via Diaz, traffico bloccato, striscioni e bandiere a invadere le strade. Di Alta velocità, della fatidica Tav, in realtà, a Trieste non si parla proprio: sul tavolo della riunione tra Moretti, il sindaco Roberto Cosolini, l’assessore regionale Riccardo Riccardi e la presidente del porto Marina Monassi c’è una grande mappa dell’area triestina. Si guarda al porto e all’efficienza da raggiungere sulle rotaie già esistenti. Il tutto, paradossalmente, è ciò che la piazza di manifestanti chiede. Ma chi protesta a Trieste – e accusa Moretti e la Polizia di essere «assassini» – protesta soprattutto per la Val di Susa. Le distanze contano poco, le notizie dal Piemonte arrivano in pochi istanti. Moretti conosce la situazione ed evita qualsiasi dichiarazione: i giornalisti che lo inseguono alla fine dell’incontro devono accontentarsi di un tiepido sorriso. Alla fine, quella che i manifestanti chiamano «fuga» è l’unica soluzione e pure la più logisticamente difficile. Quando poliziotti e carabinieri si schierano davanti all’entrata principale del Museo, i manifestanti corrono sul retro sospettando un’uscita di nascosto di Moretti. Il giochetto si ripete per almeno tre volte: in effetti, a un certo punto una porta sul retro si apre, e spunta il sindaco Cosolini, ma i No Tav se ne accorgono, e bisogna ricominciare l’operazione. Polizia e carabinieri formano due cordoni a protezione dell’uscita principale, una Fiat Punto va a prelevare Moretti, anche perché l’auto di rappresentanza del manager era stata bloccata dai manifestanti, distesi a terra. La protesta finisce, e riparte la musica. Ma l’episodio fa discutere anche la politica. «Credo che a Trieste non servano certo i contestatori del “No Tav”, ma piuttosto i “Sì Tav”, sì treni, sì ferrovie, sì collegamenti, sì investimenti, sì innovazione», commenta il coordinatore nazionale di Futuro e libertà, Roberto Menia. Da sinistra arriva, invece, il sostegno alle proteste: «Il governo ascolti le comunità della Val di Susa – dice il segretario regionale di Rifondazione, Kristian Franzil -, ma anche degli atri territori attraversati da questa grande opera e i pendolari della nostra regione che sono i veri utilizzatori della rete ferroviaria». «Trenitalia investa i ricavi dell’Alta velocità sul rinnovo del materiale rotabile», propone invece l’europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani, incontrando il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, a Bruxelles. Beniamino Pagliaro

 

I sindaci della Bassa si riuniranno per la nomina dei consulenti di parte

 

Si riunirà la prossima settimana l’assemblea dei sindaci della Bassa friulana per la nomina dei consulenti di parte che porteranno le istanze del territorio ai redattori del progetto Tav. L’assessore ai Lavori pubblici di Bagnaria Arsa, Tiziano Felcher – Comune capofila dei centri coinvolti dall’Alta velocità (da Ronchis a Ruda) ai quali l’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi, ha assegnato 50 mila euro per la nomina appunto dei consulenti di parte – sottolinea che da marzo questi amministratori si incontreranno per le nomine e ribadisce pure l’indizione di un tavolo tecnico permanente dei sindaci della Bassa. «Oggi – dice – il nodo cruciale è la direttrice Nord-Sud, che coinvolge Palmanova, Cervignano, Bagnaria, Torviscosa, Gonars e San Giorgio di Nogaro, che va affrontata. Abbiamo avviato i contatti per verificare le nomine dei professionisti per le differenti competenze, con i quali affronteremo le problematiche inerenti alcune scelte strutturali fatte in passato che non ci vedono in linea». Il sindaco di Torviscosa, Roberto Fasan, ribadisce da parte sua che i Comuni stanno lavorando in modo concertata e presto si troveranno per fare proprio le nomine di cui si è detto. Pietro Dri, primo cittadino di Porpetto, evidenzia invece che i sindaci saranno attenti ai possibili danneggiati e si adopereranno affinché vengano risarciti e considerati. «Se quest’opera mai si farà», aggiungono. (f.a.)

 

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Pubblichiamo un intervento dell’autore Marco Barone (http://baronemarco.blogspot.com) sulla manifestazione di oggi dei Comitati No Tav, in occasione della visita di oggi dell’amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti, a Trieste

Erano pochi, eran tanti? Poco importa. I giornali locali parlano di gruppetto, altri di simpatizzanti del movimento No Tav e così via dicendo.

In verità, si è arrivati anche a cento manifestanti,non simpatizzanti, ma aderenti al movimento No Tav, sostenitori delle ragioni della No Tav, che volevano portare e urlare in una Piazza dell’Unità Italia di Trieste, circondata dal sole di una primavera che già bussa alle porte della Città, la solidarietà per Luca, per la Valle che non si Arrende.

Ma nello stesso tempo chiedere all’amministratore delegato del Gruppo FS, Moretti, di spiegare il perché dell’isolamento

cittadino operato da Trenitalia, il perché la Stazione è stata svuotata dalle sedute, con finti lavori di manutenzione straordinaria, per l’operazione apparenza e pubblicità, perché i cartelli pubblicitari ed i monitor che minuto dopo minuto diffondono messaggi pubblicitari ad oltranza, non mancano mica.

Chiedere il perché i cittadini devono attendere i Treni in piedi, il perché del ritardo puntuale dei treni regionali, il perchè di continui ed ingiustificati aumenti per un servizio di mobilità che rende immobile il diritto costituzionale alla mobilità collettiva ed individuale, il perché della cancellazione dei treni che collegavano il Sud con il Nord Italia, il perché di una Tav che non ha senso, ancor di più in tal momento di crisi.

Quanto meno un senso per l’utenza comune non lo ha, lo ha certamente per la mafia,camorra e ‘ndrangheta, che è presente in regione da tempo, lo è certamente per i soliti notabili, per i soliti noti.

Ma ovviamente chiedere tale incontro, specialmente in tal tempo, ove la democrazia reale è stata sospesa, se non morta e defunta, era una mera illusione di cui il movimento No Tav era ben consapevole.

Moretti era atteso nella sede centrale del Comune di Trieste, ma per timore delle contestazioni l’incontro come programmato con le istituzioni locali, si svolgerà nel vicino Palazzo Revoltella. Neanche la stampa era stata avvisata di tale cambiamento di programma.

Ed allora parte l’assedio pacifico al Palazzo Revoltella. Il Palazzo, con un girotondo continuo è stato letteralmente assediato pacificamente, per un paio d’ore.

Una passeggiata antagonista con lentezza, che anticipa la manifestazione di Sabato, che si volgerà sempre a Trieste, a sostegno della Val di Susa, alternata a scatti ribelli, è il miglior modo di rappresentare il quadro della contestazione che oggi ha visto essere Trieste ancor più vicina a Luca ed a quella ricerca della democrazia reale che deve essere necessariamente conquistata.

Vedevi le Forze dell’Ordine seguire i manifestanti e nello stesso tempo bloccare le vie di fuga o di accesso a tal Palazzo. Il tutto si svolgeva in assoluta serenità.

Ciò a dimostrare che il movimento no TAV non è quel movimento terroristico come dipinto da buona parte del sistema.

Anzi chi incute terrore è quella repressione di tal Stato che reprime spesso il dissenso con il manganello, con i lacrimogeni CS nocivi per la salute , nocivi anche per le stesse forze dell’ordine, con la violenza.

Ed a tal proposito, sorge interrogativo libero e spontaneo. Perché le forze dell’ordine continuano ad ubbidire ad ordini di servizio illegittimi ed illegali? Per esempio, l’utilizzo del lacrimogeno CS, è pericoloso, sarebbe legittimo da parte delle forze dell’ordine, esecutrice della volontà dei funzionari, rifiutarsi di eseguire gli ordini come imposti, perché in quel preciso momento attuano comportamento definibile come illecito penale, che è il motivo che legittima la disobbedienza dall’ordine illegittimo ed illegale come imposto.

Questo è solo un mero esempio,ma potrebbero emergere altri esempi, come le manganellate gratuite, come il rincorrere sul traliccio Luca, cosa che non andava fatta cosa che ha, tra i vari dubbi che sorgono su tale triste vicenda,probabilmente determinato la sua devastante caduta.

Ma a Trieste è altra storia, almeno in tale giornata. Tra corse e urla, tra solidarietà attiva ed esternata per le strade della Città, ad un certo si percepiva una sensazione che prendeva sempre più forma e consistenza. Moretti non sarebbe uscito dal museo.

Forse anche lui sarebbe diventato un pezzo da Museo, sentivi dire da un manifestante. Sembrava di vivere una specie di inseguimento, il tutto per chiedere democrazia reale. Sì. oggi è stata inseguita quella democrazia che non esiste più.

Ma all’improvviso Moretti riuscirà a fuggire, senza rilasciare neanche dichiarazioni alla stampa.

Fugge velocemente in auto, con una bandiera No Tav che sfiorava quel mezzo di trasporto, sventolando a Moretti i colori dell’indignazione e della rabbia diffusa e condivisa per Luca.

Fotografia di Radu Aldea