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Marzo 17th, 2017 — Bassa friulana, General
Messaggero Veneto GIOVEDÌ, 16 FEBBRAIO 2012 Pagina 44 – Provincia
Fondi per la bonifica, indagato il commissario
Inchiesta della Procura e perquisizione dei Cc del Noe negli uffici di Udine Ipotesi di truffa. La difesa: risultati importanti grazie all’attività svolta dal 2009
di Luana de Francisco
UDINE Cosa ne è stato e come sono stati utilizzati i finanziamenti statali assegnati ogni anno, a partire dal 2002, al Commissario delegato per l’emergenza socio-economico ambientale della Laguna di Marano e Grado? Quelli, per intendersi, destinati a sostenere la realizzazione degli interventi necessari a fronteggiare e risolvere il fenomeno di degrado ambientale che, dieci anni fa, spinse la Regione Friuli Vg a chiedere al Governo il riconoscimento dello stato di emergenza, in materia di tutela delle acque e di bonifica dei sedimenti. È il quesito attorno al quale, in buona sostanza, ruota l’inchiesta avviata qualche mese fa dalla Procura di Udine e che, la mattina di lunedì 6, ha portato i carabinieri del Noe a effettuare una perquisizione negli uffici della struttura commissariale, in via Morpurgo, a Udine. Nel mirino ci sarebbero, in particolare, i fondi stanziati a favore della bonifica dell’area dello stabilimento “Caffaro” e dei terreni e le falde limitrofi. Del sito, cioè, risultato contaminato dalle attività industriali condotte, negli anni, dal polo chimico di Torviscosa. Il blitz, concluso con il sequestro di diversi documenti, ha coinciso anche con la notifica, all’attuale commissario delegato, Gianni Menchini, 62 anni, residente a Pagnacco, di un avviso di garanzia, per l’ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Nell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Viviana Del Tedesco e sulla quale, per il momento, vige il riserbo più stretto, sarebbero coinvolte anche altre persone. L’obiettivo, a quanto si è appreso, sarebbe quello di verificare cosa, fino a oggi, sia stato realmente fatto, rispetto a ciò che ci si era prefissati, nel momento in cui, il 3 maggio 2002, il presidente del Consiglio decretò lo stato di emergenza per la situazione di inquinamento di tipo ambientale e antropico della laguna friulana. Sulla scena dal 2009, dopo sei anni di gestione commissariale “politica” – Paolo Ciani, dal 2002 al 2006, e Gianfranco Moretton, dal 2007 al 2008 -, l’ingegner Menchini si è visto prorogare l’incarico più volte, fino all’ultimo rinnovo, in scadenza il prossimo aprile. Era stato lui, prima di assumere la delega commissariale, a eseguire per conto del ministero la perimetrazione del sito inquinato. Domani, su sua stessa richiesta, il professionista comparirà davanti al pm. «Abbiamo concordato l’interrogatorio e, quindi, ci presenteremo spontaneamente – spiega il difensore di Menchini, avvocato Rino Battocletti -, proprio perchè intendiamo chiarire tutto quel che il mio cliente ha fatto dal giorno della sua nomina. Per spiegare, cioè, gli importanti risultati ottenuti su temi complessi, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello amministrativo, con particolare riferimento per il risanamento ambientale della Caffaro, per la sicurezza della navigazione e per garantire l’accesso a Porto Nogaro e ai canali della laguna di Grado e Marano. Il mio cliente – continua il legale – ha sempre operato in stratte collaborazione con l’avvocatura distrettuale dello Stato di Trieste, il ministero dell’Ambiente e i comitati tecnici di supporto, sbloccando una situazione da molti anni, di fatto, ferma». Tra i «risultati concreti» ricordati dal difensore, l’imminente avvio ai lavori per la realizzazione della banchina di Marano, il dragaggio del Coron e l’adeguamento delle vasche del Fearul. «Confidiamo – ha concluso l’avvocato Battocletti – in uno stralcio a breve della sua posizione di tecnico, che ha svolto il proprio compito in regime di assoluta indipendenza e trasparenza».
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo del 16/02/12
Gradisca, entro marzo il Cie a pieno regime
di Luigi Murciano GRADISCA Si decide fra una settimana il destino del Cie e del Cara di Gradisca. E con esso, quello dei suoi dipendenti. Clima teso tra i lavoratori del doppio centro immigrati della cittadina isontina in vista del pronunciamento definitivo del Tar, annunciato per il 22 febbraio, in merito al ricorso sull’assegnazione dell’appalto tra il colosso francese Gepsa e l’attuale ente gestore, il consorzio siciliano Connecting People. Il gigante transalpino, come si ricorderà, aveva vinto in prima istanza la gara d’appalto per la gestione delle due strutture sino al 2014, salvo però vedersi congelare l’aggiudicazione definitiva per alcuni elementi di irregolarità emersi nelle credenziali delle imprese italiane a esso collegate (le romane Cofely Italia e Sinergasia e la siciliana Acquarinto). Il Consiglio di Stato aveva poi bocciato il ricorso della società francese, confermando la decisione presa dal Tar nel primo grado di giudizio. Fra una settimana arriverà però il pronunciamento nel merito della vicenda. Giova ricordare che sia il colosso francese dell’edilizia carceraria Gepsa, sia Connecting People sono di fatto nella stessa situazione: entrambe erano state ammesse alla procedura di aggiudicazione con riserva. Rimane dunque alla finestra (e in gioco) anche il soggetto terzo classificato nella procedura di gara, la goriziana Minerva, anch’essa pronta – secondo indiscrezioni – a entrare nella partita legale. Sul piatto vi sono 15 milioni di euro per una gestione di tre anni. La Fisascat-Cisl segue con attenzione la vicenda: «Non importa chi si aggiudicherà il contratto – fa sapere il sindacato – non siamo interessati al prevalere di uno piuttosto che dell’altro: la Cisl è già pronta a garantire i posti di lavoro per tutti i dipendenti sia nel caso di cambio che di proseguimento dell’appalto». A llerta, infine, sul problema stipendi, che nei mesi scorsi aveva sollevato più di un’apprensione tra i dipendenti della cooperativa operante nel centro di Gradisca: «Abbiamo già sollevato la questione al datore di lavoro – segnala la Cisl – e abbiamo chiesto che non si ripetano più i ritardi sui versamenti, che hanno contribuito a minare la serenità dei lavoratori». Le prossime settimane saranno determinanti al Cie anche per la conclusione dei lavori di ristrutturazione e il paventato, progressivo ritorno a pieno regime con i suoi 248 posti disponibili. Attualmente gli ospiti del centro di identificazione sono appena una quarantina, a fronte dei 44 posti della zona verde e degli altri 68 della rossa, recentemente ripristinate. Con i 136 posti ancora mancanti e oggetto di intervento nella zona blu, in primavera il Cie sarà riportato alla sua piena efficienza, perlomeno potenziale.
Marzo 17th, 2017 — General, Tracciati Veneto
Dal Piccolo del 16/02/12
TRIESTE L’alternativa al tracciato costiero della Tav in Veneto è sempre più concreta. A giugno, quando sarà pronto lo studio di fattibilità chiesto e ottenuto dal commissario Bortolo Mainardi, l’ipotesi dell’alta velocità direzione spiagge potrebbe andare definitivamente in archivio. Con tutte le sue criticità: dai costi alla contrarietà degli enti locali. Il secondo studio Proprio Mainardi, recuperati i 400mila euro necessari (per il primo studio di un tracciato che nessuno vuole sono serviti 14 milioni), ha concordato con i tecnici di Rfi e Italferr il percorso di un secondo studio centrato sul quadruplicamento dell’attuale linea ferroviaria. Si punterebbe in sostanza a fare perno sull’esistente, la Mestre-Portogruaro, linea da modernizzare e ampliare ma in grado di superare la questione economica (l’alta velocità a servizio delle spiagge avrebbe un costo di 44 milioni di euro al chilometro, contro i 15-18 della media europea) e l’opposizione dei sindaci. L’incontro con i sindaci L’altro giorno, spiegando ai 14 diretti interessati (13 dei quali si sono opposti al tracciato lagunare) in una riunione che ha visto anche presenti l’assessore ai Trasporti del Veneto Renato Chisso (“sponsor” della Tav sulla costa), la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto e il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, Mainardi ha visto qualche faccia più distesa. L’alternativa è al momento solo «eventuale», sottolinea il commissario, ma convince di certo più di una prima ipotesi strabocciata. La sfida «Ci saranno perplessità legate soprattutto all’inquinamento acustico – commenta –, ma si tratta di guardare al domani, di avere il coraggio della sfida, con i sindaci che possono diventare protagonisti della partita. Abbiamo ferrovie vecchie 150 anni e treni che vanno da Mestre a Trieste a 75 all’ora, si deve fare il possibile per trovare una soluzione condivisa». I comitati no-Tav? «Faccio il mio lavoro. Mi limito solo a osservare il paradosso che in Veneto protestano gli stessi che in Val di Susa dicono no al nuovo tracciato chiedendo il potenziamento dell’esistente». Quanto al fatto che ci sono voluti 15 anni per iniziare a pensionare la Tav balneare, Mainardi preferisce non commentare: «Sono qui da soli sei mesi, questioni politiche e polemiche non appartengono al mio ruolo». Il nodo Marco Polo Rimane aperto il nodo aeroporto. Al Marco Polo il collegamento con l’alta velocità sarà garantito dal bivio di Dese, con un raccordo ferroviario già pensato per il Sistema ferroviario metropolitano regionale del Veneto, ma nello studio di fattibilità in cantiere si prevede che le merci non passino per la stazione di Mestre e l’aeroporto. Venezia insiste sin d’ora con il sindaco Orsoni: non arrivare al Marco Polo sarebbe una sconfitta. Critiche, pure nei confronti del commissario, riprese dal presidente della Save Enrico Marchi che chiede lo stesso trattamento di Francoforte, Parigi, Lione: una direttiva dell’Ue dispone che i loro scali vengano raggiunti dall’alta velocità..
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Messaggero Veneto Venerdì 17 febbraio 2012
SAN GIORGIO Alta velocità: dalla Valsusa per illustrare il progetto
SAN GIORGIO DI NOGARO «Il Corridoio 5 può essere fermato! Friuli, Veneto e Valsusa uniti nella lotta contro la Tav». E’ il tema dell’ncontro-dibattito con Eleonora Ponte ed Alberto Fiorentini dei No Tav della Valsusa residenti nel Comune di Buttigliera Alta, dichiaratamente contrario alla realizzazione dell’opera, che si terrà domani, alle 20.30 presso la Sala Conferenze di Villa Dora a San Giorgio di Nogaro. La serata, è organizzata dal Coordinamento No Tav Bassa Friulana – Comitato No Tav Udine. «L’Alta Velocità – affermano i No Tav- riguarda solo il 6% dell’utenza ferroviaria. Un recentissimo studio del Politecnico di Milano mette in chiaro che quasi tutte le tratte dell’Alta Velocità, attualmente in funzione, hanno un bilancio economico in negativo per numero di passeggeri l’anno. Si salva solo la tratta Milano-Roma. Per quanto riguarda la tratta Venezia-Trieste (che passa attraverso la Bassa friulana) si può dire che questo è il vero anello debole della catena in quanto ci sono serie difficoltà già nel completamento del “progetto preliminare” ed i tempi di realizzazione si prospetterebbero comunque lunghissimi fino a vanificare ogni minimo residuale significato dell’opera stessa e dell’enorme investimento di denaro pubblico che essa comporta». Francesca Artico
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Oggi 20 anni dall’inizio di tangentopoli
Il 17 febbraio 1992 veniva arrestato Mario Chiesa (PSI) e si dava l’avvio all’inchiesta giudiziaria definita “Tangentopoli” che ha portato alla dissoluzione dei Partiti e della “Prima Repubblica”, ma da allora ad oggi nulla è cambiato anzi!
20 anni dopo tangentopoli, la corruzione è dilagante, lo dice la Corte dei Conti.
Infatti da Tangentopoli siamo passati a TAV-gentopoli cioè ad un sistema di corruzione che oramai viene definito sistema o modello TAV, che ha perfezionato e in certo senso legalizzato, la corruzione, da sempre presente nel sistema politico e delle imprese. Per esempio in Italia un km di TAV costa 5 volte di più che in Francia o in Spagna, da noi si arriva oramai mediamente a 50 milioni di euro a Km, ma nessuno è mai andato in galera per queste ruberie. Il gioco è privo di rischi e per tale ragione la partitocrazia vuole estendere sempre di più il sistema dell’Alta Velocità anche quando è palesemente antieconomica e privo dell’utenza minima necessaria per giustificare l’opera. In Italia l’unica linea di Alta Velocità che aveva un minimo di senso in termini di frequentazione era la Milano-Roma.
Il “modello Tav” è partito proprio 20 anni fa con la nascita della società “TAV SpA” creata da Lorenzo Necci. Il trucco è fondato principalmente sulla possibilità di incremento arbitrario dei costi di realizzazione effettuato “in corso d’opera”. In fin dei conti sono gli stessi appaltatori (che ora si chiamano General Contractors) a decidere il costo finale dell’opera da eseguire. Questo metodo si applica oramai non solo a tutte le “grandi opere”, ma, attraverso il trucco del “project financing”, a sempre più opere pubbliche anche se non di grandi dimensioni. Il tutto alla fine è interamente pagato con i soldi dei cittadini e sta determinando un incremento del debito pubblico per centinaia di miliardi di euro.
Il “Modello TAV”
Brani tratti da “Il libro Nero dell’Alta Velocità” di Ivan Cicconi Edizioni Koinè 2011
Il debito occulto e la catastrofe prossima ventura
La diffusione del cosiddetto project-financing e delle società di diritto privato controllate o partecipate dalle Regioni e dagli Enti locali, con le quali le politiche keynesiane capovolte stanno proliferando a livello locale, è semplicemente incredibile.
Stiamo parlando non di qualche decina di miliardi di euro, bensì di centinaia di miliardi di debiti che si sono già accumulati e che emergeranno solo fra qualche anno nei bilanci correnti dello Stato e degli Enti locali che si sono avventurati in queste operazioni. Diffusione di nuovi istituti contrattuali atipici ed esplosioni di società di diritto privato controllate direttamente o indirettamente dal pubblico stanno scavando una voragine nei bilanci futuri, tutta ancora da misurare, ma che non tarderà a produrre i suoi effetti.
Il Libro Nero dell’Alta Velocità pag 169
La vera storia dell’Alta velocità è la chiave di lettura indispensabile per caratterizzare quello che è diventato un modello, il modello TAV, replicato negli Enti locali dai mariuoli post-moderni, non più affaccendati a celebrare il rito a rischio della tangente ma trasformati in sanguisughe delle Istituzioni. Lo scambio tangentizio prima celebrato da soggetti distinti e separati è diventato intreccio e compromissione, dove la corruzione diventa liquida con tavole imbandite per l’abbuffata dei partiti, tutti; delle imprese di diritto privato di proprietà pubblica, tutte; delle imprese private cooptate nel banchetto da boiardi e faccendieri o penetrate nell’affare in cambio di favori o piaceri ai tanti mariuoli che popolano i cosiddetti partiti della seconda repubblica
Dalla presentazione del libro
Il TAV – Corridoio 5 non serve a nulla e devasterà i nostri Paesi:
fermarlo è nell’interesse di tutti

Marzo 17th, 2017 — Gas, General
Da Il Piccolo del 17 febbraio 2012
Bucci: Ciriani vuole l’impianto perché lo fanno qui e non nella “sua” Pordenone
Tononi: governatore stupito? Disattento. Ma l’assessore Brandi: niente divergenze
di Maddalena Rebecca
Il governatore Renzo Tondo esprime stupore per l’esito del voto? «Si vede che era disattento, perché le nostre posizioni erano note già da tempo». Il suo vice Luca Ciriani va giù ancora più duro, parlando di scelta irresponsabile? «Dice così solo perché il rigassificatore è previsto a Trieste e non nella “sua” Pordenone».
Bastano queste due stoccate firmate Piero Tononi e Maurizio Bucci a rendere l’idea del clima di tensione, o quanto meno di forte imbarazzo, che si respira in queste ore in casa Pdl. Il deciso no al progetto di Gas Natural espresso lunedì sera in Consiglio comunale ha innescato una sorta di lotta intestina: vertici regionali da un lato, coordinamento provinciale dall’altro. E se si pensa che di quell’organismo fanno parte tra gli altri due assessori della squadra Tondo, Sandra Savino e Angela Brandi, appare fin troppo evidente la difficoltà nel ricomporre la frattura.
La consegna, tra i diretti interessati, pare tuttavia essere quella di ridimensionare il caso politico. «Le distanze sono legate solo alla diversa conoscenza del problema – commenta Piero Camber -. Ciriani ha la delega all’energia solo da un anno e mezzo, mentre noi eletti triestini seguiamo la partita dal 2006. In questi sei anni ci siamo resi conto di avere come interlocutori dei desaparecidos che non hanno dato alcuna certezza sulle ricadute economiche per la città dell’operazione gnl. La giunta Tondo invece – conclude Camber – non ha ancora ben capito con chi ha a che fare».
«Dal coordinamento provinciale – osserva Piero Tononi – non è uscita una contrarietà a priori al rigassificatore, bensì la convinzione di doverne approfondire diversi aspetti. Chiediamo le stesse garanzie che chiederebbe Ciriani se l’impianto, anziché a Trieste, venisse realizzato a Fiume Veneto. Spero che la giunta regionale riesca a far cadere le nostre perplessità, e auspico che presidente e vicepresidente non compiano l’errore di ignorare l’orientamento espresso dal territorio».
Orientamento che, fanno capire i triestini eletti in Regione nelle fila del Pdl, verrà difeso a spada tratta. «Quando è stata data scarsa attenzione alle istanze di Trieste, l’abbiamo sempre fatto notare, senza tirarci mai indietro – puntualizza Maurizio Bucci che, dopo aver votato no al rigassificatore, auspica ora un’identica linea dura sulla Ferriera – . Troppo facile dire che Trieste sbaglia se sei uno, come Ciriani, che abita a Pordenone e non rischia nulla. Quanto allo stupore di Tondo, faccio notare che tante volte siamo rimasti noi di stucco davanti alle sue decisioni. Come si dice, “una volta cori il can, una volta il levro”.
Unica voce fuori dal coro, quella di Bruno Marini. «Ciriani ha fatto affermazioni troppo forti, ma confesso di essere rimasto perplesso davanti al no al rigassificatore espresso in aula. So che la linea è uscita da una riunione del coordinamento provinciale, cui “colpevolmente” non ho partecipato, ma credo sarebbe stata preferibile un’astensione. In ogni caso – conclude -, quando inizierà il confronto in Regione, l’ultima parola dovrà spettare a consiglieri e assessori di Trieste».
Un auspicio che troverà soddisfazione da parte della giunta? Da Sandra Savino e Federica Seganti, entrambe ufficialmente troppo prese da impegni istituzionali per riuscire ad intervenire sull’argomento, nessuna risposta. L’unica triestina dell’esecutivo regionale a non sfuggire la domanda è Angela Brandi, peraltro dichiaratamente favorevole al rigassificatore. «Le istanze di Trieste saranno presto analizzate nelle sedi opportune. Non esiste comunque alcuna divergenza tra i due livelli del partito. Del resto il fatto di pretendere garanzie per il territorio che dovrà ospitare l’impianto mi pare legittimo. Se poi gli esponenti triestini avranno o meno l’ultima parola nel confronto interno al Pdl – conclude Brandi – beh, questo bisogna chiederlo a Tondo e Ciriani».
Non solo gli eletti nell’assemblea di piazza Oberdan. Ad alzare la testa e a rivendicare autonomia rispetto alle indicazioni dell’accoppiata Tondo-Ciriani, sono anche “semplici” consiglieri comunali. È il caso di Paolo Rovis che, all’indomani dell’attacco frontale di Luca Ciriani, pubblica sul suo blog un intervento dal titolo più che eloquente:
“Rigassificatore: Trieste non ha l’anello al naso”. «Il no del Pdl al progetto di Gas Natural è motivato e naturale – sostiene Rovis -. Per 7 anni abbiamo chiesto invano un’analisi costi/benefici dell’operazione. E visto che a Trieste non abbiamo l’anello al naso né la sveglia al collo, abbiamo votato contro. Un voto coerente anche da un punto di vista politico visto che contro il rigassificatore si era espresso già in campagna elettorale anche Roberto Antonione, indicato dallo stesso Tondo come “ candidato sindaco ideale”.
Ancora più dura la replica di Un’Altra Trieste: «I toni di Ciriani sono inaccettabili – commenta Franco Bandelli -. Anziché offendere, il vicepresidente farebbe bene a prendere atto che a Trieste non vogliamo il rigassificatore. Gli consigliamo pertanto di trovarsi un’altra battaglia da sposare».
Da Il Piccolo del 16 febbraio 2012
Un “no” indigesto. La Regione non manda giù il boccone politicamente trasversale servitole, quasi all’unanimità, dal Consiglio comunale con il parere negativo al progetto del rigassificatore di Zaule. Un boccone molto pesante, condito da 37 voti allineati fra maggioranza (compatta) di centrosinistra e opposizione con il centrodestra e i “grillini”, due sole astensioni (Carlo Grilli della Lista Dipiazza e Michele Lobianco del Fli) e altrettanti non votanti perché usciti prima dall’aula (l’ex primo cittadino Roberto Dipiazza e l’ex Pdl Roberto Antonione). Nessun contrario alla delibera che certifica la posizione del Comune di Trieste. Due giorni dopo, i vertici regionali rompono il muro di silenzio dietro cui si erano trincerati martedì e fanno sapere di non aver apprezzato affatto.
Se il governatore Renzo Tondo non va oltre un «mi stupisce» registrato e diffuso dai microfoni Rai del Tg regionale, il suo vice Luca Ciriani tuona. Una bufera di considerazioni. La premessa lo annuncia: sul voto il numero due della Regione ha una posizione dichiaratamente «critica». Poi gli interventi a gamba tesa sul Consiglio comunale triestino: «Ritengo che l’amministrazione di Trieste abbia preferito inseguire un facile e immediato consenso popolare rispetto alla possibilità di approfondire, porre condizioni, discutere sulle potenzialità dirette e indirette di un impianto di questo tipo». Duro Ciriani, che accantona la diplomazia e bolla il Comune come, a suo dire, colpevole di «una forte mancanza di senso di responsabilità nei confronti della città. Negare è sempre semplice, soprattutto quando porta con sè facile consenso. Ma la via più facile non è sempre la migliore».
Ciriani, che assieme a Tondo aveva recentemente invitato i colleghi di partito del Pdl a valutare l’ipotesi rigassificatore alla luce dell’evoluzione del contesto economico-occupazionale, ribadisce la necessità di una riflessione su «quali siano le prospettive per il futuro nel settore industriale, quale l’indotto, quali i piani concreti di sviluppo. Non bisogna svendere il territorio, ma nemmeno cristallizzarlo, soprattutto quando si parla di aree degradate, inquinate e inutilizzate, già esistenti in un contesto industriale». Com’è quella dell’ex Esso su cui il colosso spagnolo dell’energia, Gas Natural, vorrebbe realizzare l’insediamento.
Proprio Gas Natural non si scompone di fronte al nuovo “no” del Comune, il terzo dopo quelli datati 2006 e 2007. «Gas Natural Rigassificazione Italia prende atto del parere espresso dal Consiglio comunale – esordisce la nota diffusa dalla società -. L’Azienda sottolinea però che il progetto definitivo, depositato nel settembre 2011, è un progetto nuovo, capace di dare risposte concrete ai dubbi emersi in precedenza». Collegandosi probabilmente alle accuse di “assenza” piovutele addosso da consiglieri comunali di maggioranza e d’opposizione, e dal sindaco Roberto Cosolini, Gas Natural si dichiara poi aperta al dialogo, confermandosi nel contempo lontana da tentennamenti sulla strada imboccata. Alla società iberica non sarà mai sfuggito che il parere del Comune, nonostante sia politicamente pesante, è sì obbligatorio ma ha valore solo consultivo. Non vincolante. «L’azienda – recita il comunicato – ribadisce la propria disponibilità nel fornire a tutti gli enti interessati ogni ulteriore chiarimento ritenuto necessario o opportuno e conferma la propria fiducia nei confronti di tutte le istituzioni coinvolte rimanendo aperta a ogni tipo di confronto diretto, nella piena convinzione che questo progetto genererà valore per il territorio locale e aumenterà la sicurezza nell’approvvigionamento di gas dell’intero Paese».
Sul piano politico, che la Regione oggi non possa più far leva sull’allineamento dei pianeti in piazza Unità è evidente, ma le parole di Tondo-Ciriani e il voto del Pdl in Comune mettono in luce anche la diversità di vedute all’interno del principale partito del centrodestra. Cosa che lascia il coordinatore regionale Isidoro Gottardo «del tutto indifferente», considerato che «è chi governa ad avere la responsabilità delle scelte. E il sindaco ha la sua visione». Il capogruppo Pdl in Consiglio comunale Everest Bertoli intanto conferma una volta di più la «contrarietà alla proposta così come oggi prospettata. La società proponente non ha fornito i chiarimenti e le garanzie richieste per sicurezza, ambiente e impatto sul nostro territorio». L’unico iscritto al Pdl che in Comune pare viaggiare sulla stessa linea di Tondo e Ciriani è Roberto Dipiazza, l’ex sindaco, il quale però in Municipio è eletto con la lista civica che porta il suo nome. E non si riconosce nel Pdl triestino.
Ribadito, con emendamento di Ravalico (Pd), il contenuto già inserito nelle direttive al nuovo Prg
Sarà altresì esclusa la costruzione sul territorio comunale di infrastrutture di trasporto, come le linee ferroviarie Av/Ac, qualora comportino impatti non sostenibili sull’ecosistema carsico e sui fenomeni carsici ipogei ed epigei». Questo passaggio compare in uno degli emendamenti, fatti propri dalla giunta e quindi divenuti parte integrante del documento, alla delibera sul parere negativo al progetto del rigassificatore di Zaule, approvata dal Consiglio comunale. «Richiama, riportandolo pari pari – chiarisce il firmatario dell’emendamento Mario Ravalico del Pd -, il testo presentato da Marino Andolina (Fds, ndr) e approvato all’interno delle direttive del nuovo Piano regolatore». Ripete e quindi rafforza il concetto. Una sorta di “mezzo altolà”, non uno stop netto.
L’emendamento di Ravalico non è sfuggito in aula, nella notte fra lunedì e martedì, al pidiellino Paolo Rovis: «Mi è sembrato inopportuno – afferma il consigliere d’opposizione -. Non c’entra nulla con il rigassificatore. È inutile specificare poi la questione del “non sostenibile” perché tutti i progetti passano per le valutazioni ambientali. Noi siamo favorevoli alla realizzazione della Tav, con le giuste cautele ovviamente».
«Non è un no alla Tav. Fermo restando che non credo la vedremo nel periodo di vigenza del nuovo Piano regolatore», si affretta a specificare il sindaco Roberto Cosolini. Che approfondisce: «Il potenziamento delle strutture ferroviarie resta per noi una priorità. Quel passaggio rinnova un principio: la valutazione dell’impatto ambientale di un’opera va fatta sempre seriamente».
Pare che all’epoca, la prima versione dell’emendamento Andolina alle direttive del nuovo Prg facesse riferimento a «impatti rilevanti sull’ecosistema carsico» invece del definitivo «impatti non sostenibili». La concertazione politica ha poi aggiustato il tiro.
L’assessore regionale a Infrastrutture e trasporti Riccardo Riccardi prende atto di quanto accaduto in Consiglio comunale e rimane prudente: «Mi riservo di leggere il documento». Per poi ripassare i contorni della vicenda Tav: «La rete dell’Alta velocità fa parte dell’elenco delle opere strategiche del governo. L’intesa sulla localizzazione è di competenza della Regione mentre i Comuni solamente partecipano alla fase istruttoria». Sulla definizione del tracciato, conferma Riccardi, «stiamo ancora lavorando», segnatamente «per renderlo meno impattante». L’assessore assicura poi che ci sarà «dialogo con i Comuni. Sull’ultima ipotesi del tracciato c’era stata la condivisione dell’allora sindaco Dipiazza». I tempi (politici) sono cambiati. In Regione c’è sempre il centrodestra al timone, in Comune guida dalla fine del maggio scorso il centrosinistra. E allora: «Sarà mia cura – promette Riccardi – approfondire il tema con Cosolini». (m.u.)
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
CRISI/ Un milione di posti di lavoro persi

Marzo 17th, 2017 — General, Sbattezzo
dal Messaggero Veneto del 19 febbraio 2012
I risultati di una ricerca commissionata dai vescovi del Nord Est. Ogni cento bambini, ben 12 non vengono battezzati
UDINE. “Il credo dei friulani”. Era il titolo di un libro, pubblicato nel 1990, di monsignor Lucio Soravito De Franceschi (oggi vescovo di Adria-Rovigo) sulla religiosità nei paesi e nelle città della Piccola patria. Oggi, a 22 anni di distanza, una corposa e dettagliata ricerca dell’Osservatorio socio-religioso (Osret) ripropone lo stesso tema con risultati piuttosto sorprendenti, che faranno sicuramente riflettere. Due friulani su cinque non credono in Dio o quantomeno dubitano fortemente della sua esistenza.
Dodici bambini su 100 non vengono battezzati, mentre ai tempi della rilevazione di monsignor Soravito, i non battezzati erano appena 4 su 100. E il matrimonio? Ci crede solo un friulano su due, l’importante per la coppia, secondo il sondaggio, è stare insieme.
L’indagine, commissionata dai vescovi del Nord Est in preparazione al secondo convegno di Aquileia che si svolgerà in aprile, è stata presentata ieri in provincia di Venezia. La ricerca ha preso in considerazione una fascia della popolazione autoctona residente di età compresa fra i 18 e i 74 anni.
La scelta di concentrarsi sulla popolazione autoctona, deriva da due motivazioni: la prima di merito, e cioè l’interesse per descrivere i cambiamenti rispetto al passato nella religiosità delle popolazioni locali in una fase che probabilmente sarà di svolta; la seconda di tipo metodologico, derivante dalla sostanziale impossibilità di utilizzare elenchi diversi da quelli elettorali per definire il campione su cui condurre l’indagine. Stante la numerosità della popolazione così definita, oltre 7 milioni tra Veneto, Friuli Vg e Trentino Alto Adige, si è optato per un’indagine campionaria basata su 2.500 interviste.
Per quanto riguarda l’identità religiosa, i cattolici senza riserve sono il 19%, i cattolici con riserva rappresentano il 34,9%, i cosiddetti cattolici a modo mio sono il 29,9%, chi dice di non appartenere ad alcuna religione è il 12,9% del campione. La frequenza alla messa aumenta con l’innalzarsi dell’età. Il 48,1% dei credenti tra i 60 e i 74 anni va in chiesa ogni settimana, percentuale che scende al 27,3% per chi ha dai 45 ai 59 anni, cala ancora al 23,1% nella fascia d’età tra i 30 e i 44 anni, precipita al 13,4% per i giovani dai 18 ai 29 anni.
Quante volte ci si confessa? Poche, pochissime: questa pratica, almeno una volta all’anno, coinvolge solo il 35% del campione intervistato (e il 41% dei cattolici del Nord Est). E veniamo a un altro elemento interessante: il giudizio che la gente dà della Chiesa cattolica. In tutte le classi d’età i giudizi chiaramente positivi sono espressi da una minoranza. Si va dal 15% dei giovani tra i 18 e i 29 anni al 47,5% delle persone mature e anziane. E il giudizio negativo sulla Chiesa da parte dei più giovani è addirittura del 61%. Un elemento che preoccupa e certo dovrà far riflettere preti e operatori religiosi.
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
Milano, Caselli in fuga per paura dei No Tav
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Marzo 17th, 2017 — General, Studenti
Dal Messaggero Veneto del 21/02/12
Scuole: più telecamere, ma gli studenti dicono ancora di no
La Provincia chiede a Trieste fondi per la videosorveglianza. Ragazzi contrari alla decisione, i presidi sono divisi
scuola sicurezza telecamere studenti
di Michela Zanutto
UDINE. Studenti contrari e dirigenti divisi sull’operazione anti vandali che la Provincia sta portando avanti nel Centro studi. Mentre l’assessore provinciale all’edilizia scolastica, Adriano Ioan, annuncia l’installazione di nuove telecamere davanti alle scuole friulane, l’intero progetto della videosorveglianza continua a fare discutere. Da un lato perché dopo 7 mesi di lavoro i 93 occhi elettronici non sono ancora entrati in funzione, dall’altro perché da più parti si sollevano dubbi sulla reale utilità delle telecamere contro gli atti vandalici.
A rinfocolare la polemica è stato lo stesso assessore Ioan: «Vogliamo proseguire nell’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle scuole», ha detto e per ottenere i fondi necessari Ioan ha già inviato una missiva all’assessore regionale Federica Seganti.
«L’installazione di apparecchi per la videosorveglianza negli istituti superiori – ha spiegato Ioan – ha l’obiettivo di aumentare la sicurezza degli studenti e del personale docente e non docente. A oggi, negli istituti scolastici interessati, l’installazione è sostanzialmente completata e sono iniziate le operazioni di collaudo. Quanto alla missiva che abbiamo fatto pervenire all’assessore Seganti – ha chiosato Ioan – abbiamo sottolineato come, quello per la videosorveglianza, sia una sorta di investimento iniziale che si traduce in un rilevante risparmio per l’ente in termini di spese di manutenzione derivanti da danneggiamenti».
Critici i ragazzi del Movimento studentesco che già in passato avevano manifestato in diverse occasioni la propria contrarietà al progetto, tacciato di essere «lesivo della privacy e inutile nella lotta ai vandalismi». «Siamo assolutamente contrari alle telecamere – hanno aggiunto dal Movimento studentesco –: è una spesa ingiustificata ancor più in tempi di crisi. Inoltre non capiamo come si possano combattere i vandalismi quando le telecamere rimarranno accese al massimo dalle 23 alle 7 inquadrando soltanto l’esterno delle scuole».
Infatti, per ragioni di privacy gli occhi elettronici potranno entrare in funzione soltanto al di fuori del normale svolgimento delle attività scolastiche e non potranno in alcun modo entrare nelle aule. «È un problema teorico prima che pratico – commenta il dirigente del liceo scientifico Marinelli, Tomaso Di Girolamo – perché i ragazzi friulani si sono sempre dimostrati rispettosi della proprietà altrui e in particolare di quella pubblica. Al momento il vandalismo a scuola è limitato a piccoli sfoghi personali: l’incisione di un nome su un banco piuttosto che su una porta, comunque fatti che avvengono sempre all’interno dell’edificio».
E ancora: «Le telecamere possono dimostrarsi utili per evitare intrusioni da parte di ladri o spacciatori, ma limitatamente alle pertinenze». Del medesimo avviso pure Antonio Colussi, dirigente dell’Itc Zanon: «Non vedo questa grande utilità – ha detto –. Certo, le telecamere possono servire come deterrente, ma lo è anche la pattuglia della Polizia che fa due giri in più la notte». Ester Iannis, dirigente dell’Isis Malignani, invece promuove l’iniziativa: «La nostra scuola ha una superficie molto estesa e il controllo degli accessi è un elemento di grande sicurezza per le attrezzature e i laboratori».
Il centro studi sarà dunque controllato 24 ore su 24 da 50 telecamere fisse e 11 mobili comandate a distanza. I nuovi impianti, collegati direttamente con la Questura, saranno installati tra viale Leonardo da Vinci, viale Cadore, via Galilei e vicolo Aspromonte. Nel “triangolo” compreso tra via Planis, via Renati e via Diaz ce ne saranno altri 25 fissi e 7 mobili.