PORDENONE: Chiediamo dimissioni Ciriani e scuse alla città (risposta degli anarchici)

Le dichiarazioni di Alessandro Ciriani dopo la manifestazione di Fiamma Tricolore sono vergognose. Come sempre dice bugie e offende chi, a ragione, ritiene i suoi peggiori nemici: gli anarchici.

Anche i giornali, in particolare il Messaggero Veneto, sono corresponsabili di questa campagna mediatica contro i migranti e le forze di sinistra che hanno organizzato il presidio multietnico in P.le Ellero, poi trasformatosi in corteo grazie ai numeri ben oltre le previsioni. Infatti sono stati, come riportato correttamente dal Gazzettino, oltre 300 le persone mobilitate contro i rigurgiti razzisti e fascisti di un manipolo di “alieni” che han raccattato al massimo 60 nostalgici da tutto il nordest, nonostante la sponsorizzazione del presidente della Provincia, del PDL locale a nome di Ribetti e dal solito Emilio Fede dei poveri dalla sua privatissima emittente televisiva.controfiamma

Ci sono moltissime foto dove si possono contare uno ad uno sia i fascisti e sia gli antifascisti, evidentemente il metodo Berlusconi non è stato archiviato.

Ristabiliamo la verità. Il presidio multietnico è stato indetto da una pluralità di forze e da molte individualità, riunite in un’assemblea autoconvocata martedì 6 novembre presso la sede dell’Ass.ne Immigrati. Va quindi rettificato che la manifestazione antifascista di sabato non era una “manifestazione di Rifondazione Comunista” in cui sono stati “richiamati immigrati, anarchici, sindacalisti della Fiom” come blatera Ciriani ma un’iniziativa unitaria dove Rifondazione, al pari dell’Ass.ne Immigrati, degli anarchici di Iniziativa Libertaria, del Collettivo Studentesco V. Arrigoni e di altre realtà, ha contribuito a costruire. Non c’erano né condottieri né referenti privilegiati di quello che sabato è stato un vero e proprio esempio di intelligenza e sensibilità da parte di una Pordenone che non si accontenta di “indignarsi” a parole ma sa metterci la faccia. Lo scopo di restituire ai migranti il diritto di parola, facendoli sentire parte di una comunità al pari di qualsiasi cittadino è riuscito e sono stati tanti, e molte erano donne, ad intervenire portando le loro storie, i loro stati d’animo e anche molti dati legati alla ricchezza, anche economica, che producono per tutti.

Ciriani dovrebbe dimettersi ma non solo perché ha dato legittimità alle violenze verbali dei suoi amici di gioventù, che hanno indetto la parata di sabato “contro i parassiti immigrati” o per non aver neppure tentato di stigmatizzare la presenza del partito neonazista di “alba Dorata” che in Grecia da la caccia ai migranti con metodi squadristi. Deve dimettersi per la gestione privatistica dell’ente che presiede da anni avendo dispensato poltrone e incarichi a gente del suo partito nel peggiore stile partitocratico e in linea con l’arroganza della “casta” dei politicanti oggi ormai completamente delegittimata. Basta pensare ai redattori (ex AN) del portale Pordenoneoggi.it, voluto dalla “sua” Provincia e dove vengono scritti articoli faziosi come l’ultimo su sabato 10 a firma di Alberto Parigi, talmente falso, da rimanere imbarazzati. O come l’incarico che da anni viene corrisposto a Elena Ceolin, anch’essa ex AN e presidente di Eureka (sempre emanazione culturale di partito), che organizza PNPENSA e che ha ricevuto migliaia di euro dalla regione per pagarsi la sede. Per aver organizzato, sponsorizzato e partecipato a convegni “contro l’immigrazione” invitando Prosperini (uomo di AN in Lombardia), condannato per corruzione a 3 anni e 3 mesi ed a 400.000 euro di risarcimento e ora indagato anche per traffico d’armi internazionale.

E deve smetterla di dare lezioni di moralità a noi perché Ciriani è lo stesso che ha tirato calci, in piazza Risorgimento, ad un esponente di un circolo libertario tanto da essere definito “teppista da stadio” da un suo collega di partito (tutto documentato sui giornali), per aver istigato il pubblico di un concerto al grido di “chi non salta un Albanese eh, eh!” come componente del gruppo (Mad Joke), per aver definito “Baracca del Popolo” uno dei simboli della lotta antifascista in città e soprattutto da presidente di una Provincia che per quella lotta di liberazione si fregia di una medaglia. Se questo è il riferimento istituzionale che dovrebbe garantire democrazia e libertà d’espressione nessuno può toglierci il diritto d’impedirgli di parlare in nostro nome e di chiederne le dimissioni: fazioso, “nepotista” e bugiardo.

Non poteva essere diversamente per uno che, per sua dichiarazione, ha come padre ideale Giorgio Almirante. Quel fascista firmatario nel 1938 del Manifesto della razza, dal 1938 al 1942 redattore della rivista “La difesa della razza” e uno dei primi fondatori della RSI, quell’infame storia di occupazione nazista dell’Italia settentrionale fatta di stragi, persecuzioni e internamenti di ebrei, rom, sloveni, croati e dissidenti politici che la resistenza ha contribuito a porre fine.

Chi ha memoria storica sa perché Ciriani sabato scorso stava con Salmè, i camerati e contro di noi.

Iniziativa Libertaria

 

Dal Messaggero Veneto del 13/11/12

«I cortei andavano vietati» Ascom valuta azioni legali

di Stefano Polzot Negozi vuoti, eventi disertati. Il maltempo non c’entra perché si parla di sabato scorso: è stato l’effetto in centro città della doppia manifestazione di Fiamma tricolore e delle realtà antifasciste che ha prodotto uno spiegamento di forze dell’ordine senza precedenti. Così la città blindata è stata anche un capoluogo vuoto dal punto di vista dello shopping. Un dato di fatto che Confcommercio denuncia con una lettera aperta al prefetto, Pierfrancesco Galante, al questore, Sergio Cianchi, al presidente della Provincia, Alessandro Ciriani, e al sindaco, Claudio Pedrotti. Un documento con il quale si censura la scelta di aver fatto svolgere le manifestazioni in centro e si valuta la possibilità di azioni legali per i danni economici subiti dalle attività economiche. A firmare la missiva il direttore dell’Ascom provinciale, Massimo Giordano, e il presidente mandamentale, Aldo Biscontin. «Gli operatori commerciali – scrivono – sono profondamente indignati dal comportamento adottato dalle autorità locali che hanno permesso di blindare la città per dare spazio a cortei di opposte fazioni in nome di una politica alla quale oggi nessuno crede». Così i clienti sono fuggiti e l’Estate di San Martino in piazza XX Settembre, nell’ambito di Pordenone wine love, è stata disertata. «Autorizzare questa sfilata di protesta il sabato pomeriggio nel centro storico – continuano – peraltro con una scarsa partecipazione di manifestanti, neanche pordenonesi, vuol dire colpire ancora di più Pordenone in un momento di forte crisi economica». L’alternativa, secondo l’Ascom, era autorizzare i cortei in altri spazi come piazzette Calderari e del Portello o piazza del Popolo, o in orari diversi. «L’associazione – dichiarano – sta valutando possibili azioni a difesa delle imprese nelle sedi più opportune». A corteo finito, anche le polemiche politiche non si fermano. Iniziativa libertaria, che ha promosso il corteo antifascista, chiede le dimissioni del presidente della Provincia, Alessandro Ciriani, per aver dato legittimità al presidio della Fiamma. «Deve lasciare – continua il gruppo – per aver dispensato poltrone e incarichi a gente del suo partito da Alberto Parigi con Pordenoneoggi a Elena Ceolin di Pnpensa». Francesco Ribetti (Pdl) replica ai rilievi di Michele Negro (Rc) su Ciriani: assurdo, in sostanza, chiederne le dimissioni solo perché ha sostenuto la libertà di tutti di esprimere il proprio pensiero.