UDINE/ Foto presidio anticarcerario

Una trentina di persone, fra cui parenti dei detenuti, hanno partecipato al vivace presidio di sabato 14 settembre ad Udine, presso il carcere di Via Spalato, nell’ambito della campagna nazionale di mobilitazione anticarceraria

Stampa dal MV online (come al solito dimezzano i numeri) 

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Reportage del Corsera sul CIE di Gradisca

15 settembre 2013

IL REPORTAGE

«Noi, uomini-impronta digitale»					Viaggio nel Cie di Gradisca: «Noi, uomini-impronta digitale»

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TRA GLI IMMIGRATI DEL CENTRO D’IDENTIFICAZIONE DI GRADISCA DOPO LE RIVOLTE DELL’ESTATE

«Noi, uomini-impronta digitale»

Rinchiusi fino a un anno e mezzo perché per lo Stato non hanno un nome

 Gli immigrati del Cie di Gradisca
aGli immigrati del Cie di Gradisca    Gli immigrati del Cie di Gradisca    Gli immigrati del Cie di Gradisca    Gli immigrati del Cie di Gradisca    Gli immigrati del Cie di Gradisca

Da due mesi Tawfik è rinchiuso nel Cie di Gradisca, dove in agosto è stato un protagonista della rivolta che ha portato all’occupazione dei tetti, ingenti danneggiamenti, intervento massiccio delle forze dell’ordine con manganelli e lacrimogeni, dodici evasioni (sebbene tecnicamente non possano definirsi tali, giacché gli «ospiti» non sono detenuti) e un aspirante fuggiasco in coma dopo un volo da qualche metro d’altezza. È stata quella faccia da Corona a condurre la trattativa con la deputata di Sel Serena Pellegrino, per far cessare la protesta. I ribelli hanno ottenuto la riconsegna dei telefonini sottratti all’ingresso, nonostante non fossero vietati da alcuna norma, e la promessa di riapertura della mensa e del campo di calcio. Ma adesso Tawfik chiede altro: «Io voglio uscire e tornare in Marocco dalla mia famiglia», dice alla delegazione della commissione Diritti umani del Senato, guidata da Luigi Manconi, impegnata a verificare le condizioni di vita nei sette Cie attualmente in funzione, dove complessivamente sono custodite 550 persone. Il problema è che il Marocco sembra non volerne sapere di riprendersi questo ex galeotto, né risponde alle richieste delle autorità italiane. «Se mi fanno uscire vado io a parlare col console», insiste Tawfik, e si può immaginare che il console non sia ansioso di incontrarlo. Così il simil-Corona resta uno degli uomini-impronta chiusi qui dentro, riconosciuti e riconoscibili solo dalle impronte digitali, al pari degli altri 43 che vivono da prigionieri senza esserlo. Si tratta di condannati trasferiti direttamente dalla cella a pena esaurita, in attesa dell’identificazione e del rimpatrio (volontario o forzoso che sia) dovuto alla pericolosità sociale o altri motivi; oppure clandestini arrivati dalla strada, dopo un controllo di polizia che ha svelato impronte e precedenti penali, di solito droga o reati contro il patrimonio: l’unico dato certo, finché non si accertano nome e provenienza. 

«Io sono stato fermato a Brescia senza documenti – racconta Jallo, dalla pelle color nero Senegal – dopo sei anni che stavo in Italia». Dice di avere una sorella e un fratello che vivono regolarmente a Parma e Brescia, ma chissà. E chissà se è vera la storia riferita da Morad Samud, tunisino che s’è visto negare la richiesta di asilo. Sostiene di essere approdato a Pantelleria, unico superstite di un equipaggio di quattro: «Gli altri tre sono annegati, nel mio Paese mi accusano di essere lo scafista di quel viaggio e dunque non posso rientrare». 
Abdel Aziz Nazik è un sedicente algerino di quarant’anni che vive in Italia da diciotto, clandestino. Dal Cie di Torino è stato trasferito qui, oltre un anno fa. Ufficialmente è un senza patria: «L’Algeria ha risposto che non gli risulto, e così Marocco e Tunisia». Conseguenza, non si sa dove rispedirlo. Tra qualche mese – scaduto l’anno e mezzo che la legge prevede come limite massimo al trattenimento per gli uomini-impronta – tornerà libero con l’ordine di lasciare il Paese. Che verosimilmente non rispetterà, in attesa del fermo successivo. Un presunto connazionale di Nazik aspetta da diciassette mesi, per lui le porte si apriranno prima. A meno che non riaccada quel che è successo quando il Marocco ha accettato di riprendersi un «trattenuto» il giorno prima che scoccasse il diciottesimo mese. 
La scarsa o nulla collaborazione delle autorità consolari – soprattutto dei Paesi del Maghreb, da cui proviene la maggioranza dei trattenuti – è uno dei principali ostacoli segnalati all’unisono da questore, prefetto e responsabili del Cie. Un altro è la mancata imposizione dell’identificazione delle persone in carcere. Nelle nostre prigioni gli uomini-impronta trascorrono la detenzione con nome e nazionalità virtuali, e solo quando escono comincia la trafila burocratica dell’identificazione. Di qui i trattenimenti che, secondo le statistiche di Gradisca, nel 60 per cento dei casi durano meno di sei mesi. Gli altri, quasi tutti di provenienza maghrebina, restano in media fino a un anno, qualcuno di più. Vivono in quella che, a vederla, è una galera a tutti gli effetti: camerate da otto letti e gabinetti in condizioni igieniche appena accettabili (ma dipende dagli standard di ognuno), protette da cancelli che adesso sono chiusi solo di notte mentre fino a poco tempo fa restavano serrati anche di giorno, con turni di apertura di 45 minuti ogni dodici ore, prestabiliti per ogni stanza. Ora invece, da mattina a sera, hanno libera circolazione nelle cosiddette «vasche», cortili recintati da sbarre e chiusi sopra le teste da reti metalliche, come per i mafiosi rinchiusi al «41 bis». Gabbie. 

Tutti sostengono che nelle carceri vere si sta meglio, «lì il cibo è buono, qui fa schifo». Il tunisino Aymen Zini rimpiange la playstation del penitenziario svizzero dove era detenuto prima di essere mandato in Italia, perché qui gli avevano preso le prime impronte digitali. Mohamed Zeroki, algerino quasi cinquantenne, ha portato il suo materasso fuori dalla camera coi graffiti inneggianti Allah e contro gli «sbirri», dorme lì per via dell’asma. È stato condannato per «tentato furto», afferma esibendo il provvedimento dei giudici di Bologna che hanno annullato l’ordine di espulsione perché nel suo Paese «è praticata la tortura, come indicato da affidabili organizzazioni internazionali». Scontata la pena è approdato qui: «Dicono che per restare devo trovare un lavoro, ma se mi tengono qui come lo cerco?». 
Siccome al momento la mensa è inagibile, come il campo sportivo, i pasti vengono distribuiti nelle camerate, dove vecchi televisori trasmettono immagini e parole inutili. Non c’è niente da fare, si aspetta solo che passi il tempo, in attesa di nulla. Un limbo blindato. In infermeria la dottoressa di turno spiega che quasi tutti gli «ospiti» chiedono psicofarmaci pesanti, che lei cerca di somministrare con parsimonia, e ogni tanto le portano qualcuno che s’è tagliato o ha ingoiato chissà che. «Atti di autolesionismo tipici dei luoghi di trattenimento coatto – dice il senatore Manconi, da sempre attento ai diritti dei reclusi -. In queste condizioni il Cie di Gradisca va chiuso». Il 20 agosto la deputata Pellegrino ha presentato un’interpellanza per chiedere ai ministri dell’Interno e dell’Integrazione «se non si intenda provvedere a una revisione della legge sull’immigrazione», nonché «verificare con regolarità che nel Cie di Gradisca vengano rispettati i livelli minimi di dignità umana e di rispetto della persona imposti dalla legge». 

15 settembre 2013 | 9:59

NO OGM: Fidenato e i suoi vanno avanti

Dal Messaggero Veneto del 16/09/13

«Semine di mais Ogm in tutto il Nord»

Una semina di mais Ogm di massa, che coinvolga almeno duemila agricoltori nel Nord d’Italia. E’ l’obiettivo che si è prefissato per la prossima primavera Giorgio Fidenato, protagonista della prima semina transgenica italiana a Vivaro. Che il coltivatore non avesse intenzione di fermare la propria attività, nonché battaglia, è cosa nota, ma ieri, nel corso dell’iniziativa “Pannocchia Ogm brustolada” andata in scena a Vivaro, ha annunciato la volontà di coinvolgere nella semina di aprile il maggior numero di agricoltori, «così che non sia più soltanto Fidenato il protagonista di questi tipi di coltivazione». Neanche il divieto di semina di Ogm per 18 mesi, imposto dal decreto interministeriale del 12 luglio, ferma l’agricoltore, che ha ribadito di essere pronto a «impugnarlo, per smontarlo e ottenerne la sospensiva dal Tar del Lazio. L’obiettivo è avere un quadro legislativo chiaro entro due mesi, per far arrivare poi i semi e partire con una semina di massa in tutto il Nord d’Italia – ha detto Fidenato -. Coltivare Ogm è legale: illegale semmai è il decreto interministeriale, tant’è che la Francia lo ha bocciato. E’ lo Stato italiano, in questo caso, fuori legge». Anche ieri l’agricoltore di Vivaro non ha esitato a sferrare un duro attacco al Governo nazionale e in particolare «ai ministri, che quando sottoscrivono decreti che sono autentiche sciocchezze, come quello in questione, dovrebbero rispondere personalmente di quanto fatto e non far cadere la responsabilità sullo Stato. Basta con decreti fatti tanto per fare – ha rimarcato – e con provvedimenti volgari, per usare un eufemismo». L’agricoltore, nel party di ieri, ha anche sfatato «il falso mito della pericolosità del mais Ogm» e, assieme ad altri presenti, ha addentato e gustato sino all’ultimo chicco le pannocchie biotech seminate nel suo campo il 15 giugno, dopo averle cotte sulle braci. «Chi conosce le pannocchie può garantire che quelle “brustolate” oggi erano perfette – ha detto -. Buone e dolci. E’ ora di finirla con la storia che l’Ogm fa male e ammazza tutto». Toccata e fuga al party per il sindaco di Vivaro Mauro Candido, che ha precisato di avere preso parte all’iniziativa «perché invitato e non in qualità di sostenitore o meno di queste colture. Ho partecipato come avrei fatto per qualsiasi altro evento – ha specificato – e per verificare che tutto fosse regolare sul fronte dell’ordine pubblico (sul posto c’erano carabinieri e polizia, ndr). Il consiglio comunale di Vivaro ha voluto mantenere una linea neutra sul caso». Giulia Sacchi

 

 

Adesioni anche da fuori Fvg «Prevalgono i pregiudizi»

«Gli Ogm non fanno male, anzi. Smettiamola con questi falsi miti: è anni che mangiamo prodotti biotech importati. Sono sicuri e controllatissimi. Inutile temerli». A dare manforte a Giorgio Fidenato, alla festa di ieri a Vivaro, c’era anche Duilio Campagnolo, presidente di Futuragra, l’associazione di agricoltori favorevoli all’introduzione degli Ogm, che ha rimarcato come questi prodotti siano migliori rispetto a quelli biologici. «Siamo qui per dare una dimostrazione concreta del fatto che le pannocchie Ogm si possono tranquillamente mangiare e non hanno effetti collaterali – ha aggiunto Campagnolo -. Inoltre, vogliamo far capire una volta per tutte i benefici del mais Ogm, che vanno dalla salute alimentare al rispetto ambientale, ai vantaggi economici, in termini di maggiore produttività e quindi reddito». Numerosi i sostenitori delle colture Ogm che hanno preso parte all’iniziativa organizzata da Fidenato, tra cui diversi giovani arrivati a Vivaro anche da fuori regione. Uno di questi è il milanese Federico Baglioni, 24 anni, promotore e referente di Italia per la scienza, un gruppo nato quest’anno, in cui studenti e appassionati di scienza, a livello nazionale e non soltanto, si confrontano sul tema Ogm, sfruttando i social network. «Le pannocchie Ogm vengono considerate come mostri, quando in realtà sono normali piante – ha dichiarato Baglioni -. Sul biotech ci sono solamente pregiudizi, che non consentono di avere una visione chiara sul tema. Non c’è né un’informazione corretta, né una cultura adeguata su queste coltivazioni e se la situazione attuale non subirà una svolta l’Italia perderà un’importante opportunità di crescita e sviluppo. L’Europa continuerà ad avanzare, mentre noi rimarremo un passo indietro. La scienza deve recuperare un ruolo da protagonista anche qui». (g.s.)

 

 

Messaggero Veneto del 13/09

Ogm a Vivaro Completati i prelievi di mais

Si sono conclusi i prelievi scientifici e ambientali condotti dal professor Tommaso Maggiore, già ordinario di agronomia generale presso l’Università degli Studi di Milano, e dal biologo Leandro Taboga realizzati nel campo di mais Ogm di Vivaro di Silvano Dalla Libera, vicepresidente di Futuragra. I risultati, ha reso noto la stessa associazione, saranno presentati in occasione della trebbiatura. «Attendiamo con impazienza il giudizio della scienza – ha dichiarato Dalla Libera –. I prelievi ci daranno risposte sulle soglie di coesistenza, sull’impatto delle tossine e sulla commistione tra i vari tipi di mais». «I dati forniti durante il seminario di ottobre saranno in grado di porre rimedio all’assenza della ricerca pubblica in Italia, alla quale da oltre 10 anni viene impedito di operare – ha continuato Dalla Libera –. La funzione del campo di Vivaro è fornire riscontri certi ai coltivatori e ai consumatori, nella speranza che anche la politica metta da parte la sua linea oscurantista e prenda atto dei benefici che possono portare gli organismi geneticamente modificati all’economia, alla salute e all’ambiente. La nostra è quindi una battaglia a favore della ricerca scientifica, a cui chiediamo di partecipare attraverso la campagna di raccolta fondi «Una spiga per la ricerca»: con una donazione di 10 euro tutti i cittadini potranno adottare simbolicamente una spiga e sostenere i nostri sforzi». Anche il Corpo Forestale dello Stato ha realizzato ieri una serie di prelievi a campione sul campo di mais di Vivaro, ottenendo la piena collaborazione di Silvano Dalla Libera. «La stessa Forestale si è complimentata con noi per la razionalità dell’impostazione del campo sperimentale – ha concluso Dalla Libera –. Siamo certi che i loro rilevamenti non potranno che confermare la nostra tesi che portiamo avanti da così tanto tempo».

 

TRIESTE: foto e report del concerto di Alessio Lega

Bellissima serata ieri sera! Alessio Lega, Leonardo Spinedi e Giancarlo Lombardi sono stati bravissimi coinvolgendo tutta la piazza. Il concerto è stato dedicato a Edvino Ugolini, compagno recentemente scomparso. Sono stati anche ricordati i prossimi appuntamenti di lotta di questa settimana contro il rigassificatore e contro la TAV.
Quasi un centinaio di persone è passata a vedere il concerto ed ha affollato il banchetto coi libri, cd (l’ultimo cd di Alessio Lega andato esaurito!) e cibo. Ottime anche le offerte che hanno permesso di coprire le spese dell’iniziativa ed avere un piccolo avanzo che andrà a sostenere le attività e la sede del Germinal. Piazzetta Puecher si è rivelata un’ottima location per le iniziative e i contatti presi in quartiere ci aprono delle possibilità per nuovi spazi per iniziative estive il prossimo anno.
Peccato per chi non c’era che si è perso una gran serata ma tranquilli il prossimo anno Alessio sarà di nuovo con noi! Ci si vede nelle piazze nei prossimi giorni e alle prossime iniziative…ricordo che la nostra sede di via del Bosco 52/A è aperta ogni giovedì dalle 18 alle 20. Il nostro blog è germinalts.noblogs.org

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RIGASSIFICATORI: foto e articoli sul presidio di lunedì

DA NOTARE CHE IL PICCOLO CENSURA LA PRESENZA DEI NOTAV BEN PRESENTI CON BANDIERE,STRISCIONE E VOLANTINAGGIO PER IL PRESIDIO DI MERCOLEDI’ SOTTO IL COMUNE. SARA’ UN CASO?

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Dal Piccolo del 17/09/13

E in piazza arriva la protesta “eterogenea”

di Pierpaolo Pitich TRIESTE Sono da poco passate le 17, quando la vice presidente della Commissione europea Viviane Reding esce dal Centro Congressi della Stazione Marittima, al termine del “Dialogo con i cittadini”: ad attenderla circa duecento manifestanti che, quando si accorgono che sta lasciando l’edificio dalla porta opposta a quella prevista, scortata dal servizio d’ordine, accennano ad una contestazione, spostandosi in blocco con tanto di cori e striscioni. Reding sfreccia via in automobile, protetta dal cordone di sicurezza, mentre gli agenti in tenuta anti sommossa evitano che ci sia il minimo contatto. È stato l’unico momento di tensione nel pomeriggio di protesta organizzato nel piazzale della Stazione Marittima contro il rigassificatore. I primi striscioni compaiono già poco prima delle 14: l’area è completamente transennata ed occupata dai mezzi blindati di polizia e carabinieri, mentre all’esterno il clima rimane sostanzialmente tranquillo. In realtà sembra di assistere a due presidi distinti: da una parte le associazioni ambientaliste, con i loro interventi al microfono e con gli striscioni “Trieste dice no ai rigassificatori” e “Giù le mani dal golfo di Trieste”. Dall’altra i rappresentanti del Movimento Trieste Libera con le immancabili magliette e bandiere e con gli striscioni che inneggiano al Tlt, ma anche con un eloquente “Rigassificatore game over”. Stesso obiettivo dunque, ma motivazioni di fondo diverse. «Stiamo portando avanti una battaglia che dura da anni e dove l’aspetto più importante è quello della sicurezza – spiegano Dario Predonzan del Wwf ed Ettore Calandra di Legambiente -. L’unica strada da percorrere è quella di annullare definitivamente la Valutazione di impatto ambientale viziata da errori e ripartire da zero». Una questione che invece non si pone nemmeno per gli esponenti di Trieste Libera. «Non ha nessun senso parlare di rigassificatore, in quanto le leggi italiane non hanno alcun valore all’interno del Porto di Trieste – dice Roberto Giurastante -. Il convegno di oggi è solo una campagna elettorale dell’Ue che cerca di convincere i cittadini ad andare al voto il prossimo anno». Nel piazzale sventolano anche le bandiere di Rifondazione comunista, Sel, Comunisti Italiani e Movimento 5 Stelle. «Il rigassificatore porterebbe alla fine del Porto di Trieste, ma c’è qualcuno che non vuol rispettare la volontà popolare» il commento del consigliere comunale Marino Andolina, mentre per Stojan Spetic, segretario regionale dei Comunisti Italiani: «Siamo di fronte ad una Europa che limita la democrazia e finge di ascoltare i cittadini». Secondo Giulio Lauri di Sel è l’«attuale governo che adesso deve far valere la posizione già espressa dai cittadini e dalle istituzioni locali», mentre per il grillino Paolo Menis è «fondamentale la partecipazione dei cittadini, troppo spesso messa sotto i piedi e ignorata anche a livello europeo»

 

 

Rigassificatore, l’Ue cede la palla a Roma

La vicepresidente della Commissione Reding arriva a Trieste e assicura: «Aspettiamo la valutazione ambientale italiana»

di Giovanni Tomasin

 

TRIESTE. La Commissione europea rimette all’Italia la decisione sull’opportunità o meno di realizzare un rigassificatore a Zaule. Dopo che nei mesi scorsi Bruxelles aveva definito «strategico» un impianto nell’Alto Adriatico, senza però specificare la locazione, ieri a Trieste la vicepresidente della Commissione Viviane Reding ha aggiustato il tiro. «Prima di arrivare qui ho parlato con i colleghi della Commissione: mi hanno detto che si attende la conclusione della nuova valutazione di impatto ambientale italiana prima di pronunciarsi nel merito».

Reding è sbarcata nel capoluogo regionale per l’ultimo incontro di un tour che ha portato i rappresentanti dell’Unione a incontrare i cittadini europei: accompagnata dal ministro agli Affari europei Enzo Moavero Milanesi, alla presenza della governatrice Debora Serracchiani, Reding ha risposto alle domande di ottocento italiani, sloveni e croati. Diverse le osservazioni fatte dai triestini in merito al rigassificatore, mentre fuori dalla Stazione marittima circa duecento persone protestavano contro il progetto. Moavero ha posto l’accento su come il governo italiano abbia «appositamente sospeso per sei mesi la procedura di Via per confrontarsi con il territorio e le istituzioni locali», aggiungendo poi che «la Commissione europea discuterà di questo argomento nelle prossime settimane e, come ha detto Reding, di certo starà a sentire il parere dell’Italia». Su quale sia questo parere, però, il ministro ha preferito non sbilanciarsi.

In apertura dell’incontro il sindaco di Trieste Roberto Cosolini ha colto l’occasione per ribadire la contrarietà delle istituzioni locali non tanto alle necessità strategiche di rifornimento energetico europee, quanto «a questo specifico progetto, che per la sua locazione ha sollevato criticità ben precise di carattere ambientale e in ambito di sicurezza».

Ma nel dibattito di ieri non si è parlato soltanto di rigassificatore. Prima dell’incontro con i cittadini, Reding ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Il dialogo transfrontaliero di Trieste riunisce cittadini di quattro paesi vicini e rappresenta un esempio importante di ciò che veramente significa un’Europa senza frontiere. Non dobbiamo mai dimenticare che il diritto alla libera circolazione di ogni cittadino europeo è un bene da tutelare e proteggere. Non è negoziabile. L’allarmismo populista intorno al turismo sociale non ha spazio in Europa. Dobbiamo restare fedeli ai principi che sono alla base dell’Unione europea e la libera circolazione è il nucleo di ciò che l’Ue è e rappresenta».

Il pubblico, attraverso un sistema di consultazione elettronica, ha espresso la sensazione di non essere ascoltato dalle istituzioni europee: «L’ascolto c’è in incontri come questo ma non solo – ha risposto Reding -. Le elezioni europee a cui ci stiamo avvicinando sono una tappa importantissima per il dialogo fra l’Unione e i suoi cittadini, ed è pertanto fondamentale che gli elettori scelgano i loro europarlamentari e li votino in maniera tale da veder rappresentate le loro istanze nel migliore dei modi».

Conversando con la stampa, Moavero ha parlato delle prospettive generate dai finanziamenti europei: «Penso che parlare di Europa matrigna in Italia sia particolarmente fuorviante. Siamo alla fine del periodo del bilancio europeo 2007-2013 e abbiamo ancora il 60% di fondi strutturali da spendere. Sono circa 16 miliardi. Con il cofinanziamento nazionale obbligatorio fanno circa 30 miliardi. Nel programma finanziario europeo 2014-2020 ci saranno oltre 29 miliardi per l’Italia che con il cofinanziamento nazionale fanno circa 58. Stiamo parlando quindi da adesso al 2020 di una somma pari a circa 85-90 miliardi di euro a disposizione della crescita economica e della creazione di posti di lavoro». A dar man forte, sottolineando l’importanza di far capire che «essere cittadini europei, soprattutto per le giovani generazioni, è il futuro», la governatrice ed ex europarlamentare Serracchiani.

 

ARTICOLO SUL SITO BORA.LA

TAV: oggi il nuovo voto in comune a trieste e presidio notav

Il piccolo censura anche oggi il presidio NOTAV . Ma noi ci saremo. 18.30 sotto il comune!

 

Dal Piccolo del 18/09/13

Tav, oggi voto in aula Ma Sel va contro il suo stesso assessore

Il partito sulla delibera del “non parere”: «Serve un no» Laureni: mancano elementi. Bandelli: risibile. Pd schierato

 

di Fabio Dorigo Né sì, né no. Ni. Sulla Tav locale il Comune di Trieste sceglie la terza via. Una delibera “indecisa” è quella che l’amministrazione comunale, per mano dell’assessore all’Ambiente Umberto Laureni, sottoporrà stasera all’esame del Consiglio comunale, al primo appuntamento dopo la pausa estiva. Ma si può votare una delibera che non delibera anche se solo simbolica (visto che non è vincolante né per la Regione né per il governo centrale)? L’amministrazione teorizza la non decisione come scelta politica. Ovvero delibera di “non esprimere parere” sull’Alta velocità ferroviaria Ronchi-Trieste arrivata al progetto preliminare con alcune, ma non tutte, prescrizioni accolte da Rfi-Italferr. Ma Sinistra ecologia e libertà ha già annunciato ieri in una conferenza stampa, preventivamente, che voterà contro la delibera che porta la firma dello stesso assessore Laureni, che sta in giunta in quota Sel. «Noi confermiamo il voto contrario dell’altro anno» dice il capogruppo di Sel Marino Sossi. Una posizione condivisa dalla Federazione di sinistra che ha già annunciato da tempo il parere negativo. «Serve anche un minimo di solidarietà territoriale. Visto che tutti i comuni interessati dalla Tav si sono espressi negativamente, non possiamo far finta di niente» aggiunge Sossi. Una delibera che non è né carne, nè pesce. Anzi, la delibera era nata con parere contrario (visto che le Ferrovie non aveva rispettato tutte le prescrizioni a cui Trieste aveva vincolato il parere favorevole un anno fa), che poi è stato modificato dall’assessore in un “non parere” nel tentativo di una mediazione impossibile. «Il Consiglio comunale non può non esprimersi. O sì, o no. Non siamo mica Don Abbondio» aggiunge Sossi piazzando una citazione scolastica dai “Promessi sposi”. «C’è il dubbio che non esprimendo un parere resti il parere favorevole dello scorso anno» spiega Sossi. Il parere favorevole era stato ottenuto nell’agosto 2012 con il concorso determinante del centrodestra. Per questo Sel chiede alla maggioranza un voto contrario. «Dopo aver ingoiato un rospo dietro l’altro, dalla Tares al Park Audace, ora è giusto che sulla Tav siano gli altri ad allinearsi a Sel. Mi sembra poi che il Pd sia al governo in molti comuni che hanno votato contro» spiega Sossi. Un appello che per ora cade nel vuoto. «Noi siamo per la delibera della giunta che sceglie di “non esprimere parere”» chiude subito Giovanni Maria Coloni, capogruppo del Pd. Ma come la mettiamo con l’assessore Laureni in quota Sel? «A lui piacciano le mediazioni» allarga le braccia Sossi. «La delibera è in contrasto con il parere favorevole di un anno fa, ma propone una pausa di riflessione. Mi spiace che il mio partito non colga questa differenza – spiega Laureni -. Mi rendo conto che la scelta di esprimere un parere che di fatto decide di non decidere è un controsenso. Ma non abbiamo in mano tutti gli elementi per decidere». Difficile fare pronostici sul voto di questa sera. Le maggioranze in Consiglio variano come il tempo. L’opposizione, a differenza di anno fa, sembra pronta a dire no a una delibera che non sceglie. Franco Bandelli (Un’Altra Trieste): «Fa ridere un Consiglio comunale che esprime un non parere». E Paolo Rovis (Pdl): «Così votiamo no». Un appello che arriva anche dal mondo ambientalista, con una nota del Wwf, dopo l’audizione di lunedì scorso e quella di ieri con Italferr: «Ci attendiamo che il Consiglio voti secondo logica e dignità, esprimendo un parere negativo». “Così è se vi pare” direbbe Pirandello. E non si riferiva ad alcuna delibera sulla Tav.

 

NO TAV/ Foto Trieste mercoledì 18 settembre

RASSEGNA STAMPA   |   I trucchi di Sonego e la necessità di una risposta politica

NEWS: nella notte la giunta comunale è stata battuta e l’oscena mozione di “non parere” è stata bocciata. Domani maggiori dettagli.

Bel presidio mercoledì 18 settembre in attesa delle decisioni del Consiglio Comunale sulla TAV
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TAV: rassegna stampa sulla sconfitta della giunta a Trieste

VERGOGNOSA CENSURA DEL PICCOLO DEL PRESIDIO NOTAV SOTTO IL COMUNE!!!

 

Dal Piccolo

Comune, giunta bocciata sulla tav

VENERDÌ, 20 SETTEMBRE 2013

di Fabio Dorigo Rischiare la crisi su un “non parere”. A Trieste succede. La maggioranza di centrosinistra del Comune finisce sotto per la prima volta dopo oltre due anni su una delibera sulla Tac/Tav che non delibera nulla. Da non credere. Tutto accade a notte fonda in Consiglio comunale con la votazione sul documento equilibrista messo a punto dall’assessore Umberto Laureni: 19 contrari e 17 favorevoli. Maggioranza bocciata proprio a inizio anno scolastico e a ridosso del report di metà mandato. Un corto circuito politico che è riuscito a saldare gli opposti: i No Tav con i pro Tav. A promuovere il “non parere” della giunta il Pd in blocco (il partito del sindaco), i Cittadini e Trieste cambia. L’ala sinistra, con Sel e Federazione di sinistra in prima fila, hanno votato assieme all’opposizione (Forza Italia, Pdl, Un’Altra Trieste, Movimento 5 Stelle, Lista Dipiazza, Lista civica indipendente). Con loro anche Paolo Bassi, ex Idv ora nel gruppo misto. E la sospensione del giudizio sull’Alta velocità ferroviaria diventa una “sospensione” della maggioranza. “Epochè” alla greca. La maggioranza che decide di non decidere. Con il sindaco Roberto Cosolini che in aula, nel cuore della notte, preannuncia “conseguenze politiche”. Fortuna vuole che la Tav (facile immaginarne il motivo) non sta nel programma di coalizione. «Non possiamo fare finta che non sia successo nulla. La sconfitta della giunta c’è stata. Abbiamo subito una battuta di arresto» ammette a malincuore il primo cittadino annunciando un chiarimento («Meglio di verifica che sa di vecchia politica»). Anche perché ormai non si contano le volte che Sel o la Federazione della sinistra si smarcano dalle scelte della giunta. Un anno fa, sempre sulla Tav, venne in soccorso parte dell’opposizione, a far passare il parere favorevole condizionato a una serie di prescrizioni (che Italferr ha accolto solo in parte). «Adesso basta. C’è bisogno di un chiarimento. Dirò le cose che intendo fare nei prossimi due anni e chiederò responsabilità da parte della maggioranza. Voglio sapere chi ci sta. Chi non vuole starci è libero di non starci più. C’è un patto, ma non un obbligo. Nessun appello alla disciplina anche se ogni tanto un po’ di disciplina ci vorrebbe» chiarisce Cosolini che non vuole essere cotto a fuoco lento. E intanto difende la delibera bocciata («Non è vero che non diceva nulla. Anzi ha un precedente illustre: la giunta Illy approvò due libere senza parere sul rigassificatore») e il suo assessore Laureni («Gode della mia stima incondizionata»). «La realtà è che nessuno può cantare vittoria. Il voto contrario ha visto prevalere i sostenitori del no aprioristico e ideologico e quelli del sì senza condizioni della Tav. Un pasticcio» sottolinea Cosolini. Che alla Tav è favorevole. «La mia delibera era un tentativo di mediazione. Si sa: io sono contrario alla Tav e il sindaco è favorevole» ammette con onestà l’assessore Laureni. «Mi dispiace che il mio partito non abbia capito la novità della delibera: è il primo mezzo passo indietro del Comune dopo sei pareri favorevoli espressi in passato». E così la Regione si troverà senza il parere del Comune di Trieste (nella migliore delle ipotesi avrebbe avuto una delibera con un “non parere”). E anche vero che la prima bozza della delibera dell’assessore Laureni esprimeva un parere contrario. «È un buon momento per il movimento No Tav, ma un brutto momento per il centrosinistra al governo della città» sintetizza Marino Andolina, capogruppo della Federazione della sinistra. Marino Sossi, capogruppo di Sel, non presente in aula al momento del voto per problemi di salute, esulta: «Finalmente viene così rispettato il voto contrario dei comuni minori e dei consigli circoscrizionali. Quello che non capisco è il Pd che a Duino e Sgonico vota in un modo e a Trieste all’opposto. Non ha una linea neppure a livello provinciale. Noi, invece, dobbiamo chiarire la posizione ambigua tenuta dal nostro assessore». Il Pd difende la sua “non scelta” comunale. «Il voto contrario in Consiglio – spiegano il capogruppo Giovanni Maria Coloni e Mario Ravalico – è stato il frutto dell’estemporanea saldatura fra posizione opposte. Si potrebbe dire che stavolta è prevalso il partito del “no se pol”: spiace che anche una parte della maggioranza abbia preso questa posizione e non si potrà non trarne motivi di seria riflessione per il futuro». Conseguenze politiche? «Se qualcuno vuole conseguenze politiche da questo voto, se ne assume tutta la responsabilità – dice il saggio presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic -. La Tav non era inserita nel programma amministrativo proprio perché si sapeva che non era possibile trovare accordi». Un “non parere” già scritto prima della delibera

 

 

 

«È GIUNTA L’ORA DELLE LARGHE INTESE?»

 

La provocazione di Ferrara e de Gioia. M5S: «I cittadini vogliono risposte chiare»

Il “non parere” sulla Tav unisce il “sì” e il “no” all’Alta velocità ferroviaria. Un compromesso che, secondo alcuni, potrebbe addirittura preludere a un cambio di maggioranza. Le grandi intese che stanno tramontando a Roma potrebbero risorgere a Trieste. «Ora dall’abile stratega Cosolini ci aspettiamo un’ulteriore mossa. Quella, cioè, di riportare immediatamente la delibera in Consiglio comunale con il suo parere, quello favorevole. Senza inutili compromessi con Sel e Federazione della Sinistra e con un risultato certo. Maggioranza garantita con i voti di Pdl e Pd. Che si stia preparando la grande coalizione anche a Trieste per evitare i ricatti politici della sinistra?» si interrogano Maurizio Ferrara e Roberto de Gioia, gli ex leghisti che hanno fondato la Lista Civica Indipendente. Fantapolitica? Illazioni? Chissà. Michele Lobianco, consigliere di Fli, parla di «intense sfumature pirandelliane e di un impossibile compromesso che il sindaco ha ricercato con la “sinistra estrema”,creando di fatto un vero “papocchio” sonoramente bocciato. Ora non c’è né delibera né parere e né maggioranza». Tutto sbagliato, tutto da rifare. L’opposizione che l’altra notte ha votato compatta (non capita spesso) assieme alla sinistra non ha una linea comune sulla Tav. Il Movimento 5 Stelle è, per esempio contrario. «Sulla Tav a Trieste tutti i cittadini che si oppongono a questa opera assurda e inutile hanno ottenuto ieri una piccola vittoria» dichiarano i consiglieri comunali Paolo Menis e Stefano Patuanelli. «Per fortuna il Consiglio comunale ha bocciato la “non” delibera – aggiungono i due portavoce del M5S -, un documento che il centrosinistra ha presentato senza prendere posizione univoca sulla Tav. I cittadini chiedono risposte chiare e la politica non può rispondere con non pareri».

 

 da triesteallnews.it

 

 

Bocciata a Trieste la delibera sulla Tav, MoVimento 5 Stelle: «Una vittoria per tutti i cittadini»

  • POLITICA Hanno votato contro, oltre all’intera opposizione, anche Federazione della Sinistra, Sel e Paolo Bassi del gruppo misto
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  • 19.9.2013 | 17.55 – «Sulla Tav a Trieste tutti i cittadini che si oppongono a questa opera assurda e inutile hanno ottenuto ieri una piccola vittoria». Questo il commento dei consiglieri comunali M5S Paolo Menis e Stefano Patuanelli (nella foto) sulla bocciatura della delibera comunale che non esprimeva alcun parere sul tracciato Venezia – Trieste.

    Hanno votato contro la delibera, oltre all’intera opposizione, anche Federazione della Sinistra, Sel e Paolo Bassi del gruppo misto. «Per fortuna il Consiglio comunale ha bocciato la “non” delibera – proseguono i due portavoce del M5S -, un documento che il centrosinistra ha presentato senza prendere posizione univoca sulla Tav. Almeno per lo spazio di una serata è prevalso il buon senso nel Municipio triestino. I cittadini chiedono risposte chiare e la politica non può rispondere con non pareri».

    «Non ci illudiamo che il voto di ieri possa cambiare da solo le sorti della guerra al progetto Tav/Tac – aggiungono Menis e Patuanelli -. Le battaglie continuano e il M5S boccerà sempre progetti di devastazione ambientale e che per di più non stanno in piedi dal punto di vista economico». La proposta del M5S sul trasporto ferroviario è chiara. «Il trasporto su ferro è fondamentale. Piuttosto che impantanarsi in progetti irrealizzabili si proceda a potenziare le linee ferroviarie esistenti e a eliminare i colli bottiglia del sistema regionale quali la tratta Udine – Cervignano e il bivio San Polo a Monfalcone».

    Infine Menis e Patuanelli ringraziano coloro che in questi anni hanno fornito analisi, dati e considerazioni su questo aberrante progetto. «Ringraziamo il Wwf con Dario Predonzan, Legambiente con Andrea Wehrenfennig, il comitato No Tav, gli attivisti di tutti i partiti e movimenti che si battono in difesa del nostro territorio. Senza il loro supporto la battaglia di ieri in consiglio comunale sarebbe stata persa».

 

Dal Primorski del 19/09/13

Trst: drevi mnenje o hitri železnici

Tržaški občinski svet bo na današnji seji izdal mnenje glede proge Ronke-Trst

Pred županstvom bo tudi demonstracija Odbora No TAV iz Trsta in s Krasa (KROMA)

Tržaški občinski svet bo na današnji seji izdal mnenje glede preliminarnega projekta za gradnjo visokohitrostne železnice med Trstom in Benetkami in specifično glede odseka med Ronkami in Trstom. O tem so se že izrekle vse pristojne javne uprave v deželi Furlaniji-Julijski krajini, ki so vse oddale negativen glas. Edini, ki tega še ni storil, je tržaški občinski svet.
Sicer se ne bo mestna skupščina izrekla proti hitri železnici, so povedali člani naravovarstvene organizacije WWF in pokrajinske stranke SEL, ki so včeraj opozorili, da ne bo občinski svet dejansko izrekel mnenja. Na ponedeljkovi avdiciji v pristojni občinski komisiji je namreč Dario Predonzan v imenu WWF obsodil predlog o sklepu tržaškega občinskega odbora, češ da ne predvideva v bistvu nobenega mnenja, niti pozitivnega niti negativnega. Skupščina bi morala v bistvu oceniti, ali je družba RFI-Italferr upoštevala pripombe in pogoje, ki jih je postavila tržaška občina lani (ko je tudi izdala pozitivno mnenje). Občinski odbor zdaj ugotavlja, da družba RFI-Italferr ni upoštevala vseh pogojev, kljub temu pa ne namerava izreči negativnega mnenja, je poudaril Predonzan.
Naravovarstvena organizacija WWF in stranka SEL zato pričakujeta, da bodo tržaški občinski svetniki glasovali »na osnovi logike in dostojanstva« in da bodo torej zavrnili projekt družbe RFI-Italferr.
Odbor NO TAV iz Trsta in s Krasa pa je najavil, da bo med razpravo v občinskem svetu (začetek seje je predviden ob 19. uri) priredil demonstracijo pred županstvom in zahteval, da občinski svet zavrne prošnjo družbe RFI-Italferr. Kdor podpira ta projekt, pravi Odbor No TAV iz Trsta in s Krasa, je pajdaš pri pravi goljufiji na račun skupnosti in okolja.

TAV: avanti con il tracciato del 2010?

I trucchi di Sonego (manca solo la pistola sul tavolo) e la necessità di una risposta politica
Martina Millia è al servizio di Sonego ed insiste da un paio di mesi che il tracciato è quello del 2010, ma RFI ha richiesto che venga approvato il progetto preliminare solo per la Ronchi dei Legionari-Trieste dando per morte le altre tratte così come previste dal progetto 2010.
Ora dopo la debacle del PD a Trieste si può dire che è morta anche la tratta Ronchi-Trieste.
Ecco allora che ritorna la cortina fumogena di Sonego che serve per far credere che esiste ancora un progetto completo ed in particolare per avere i pareri favorevoli delle Regioni FVG e Veneto ed infatti quella stupidella della serracchiani è già schierata sul progetto 2010 e secondo la pennivendola del messaggero anche Zaia è d’accordo, ma in Veneto non è stata attivata alcuna procedura sulle recenti integrazioni di Italferr-RFI.
Come farà il Ministero dell’Ambiente a dare un parere positivo a questo condizioni? 
Per quanto riguarda gli interbìventi a Roma, non dobbiamo sperare molto da quell’altro impiastro della Pellegrino di SEL che pensa solo alla sua carriera.
Dovrebbero attivarsi i Grillini, ma mi pare che non diano alcun segno di vita su questo problema, sel fronte romano.
La questione è veramente abominevole e richiede una risposta politica, magari con una manifestazione fvg + veneto a Trieste
 
commento di Paolo De Toni 20 settembre 2013
 
Messaggero Veneto del 20/09/13
 
tracciato-2010
 
Il tracciato Tav non si cambia
 

VENERDÌ, 20 SETTEMBRE 2013 pag 14 regione

 

Il Ministero apre alla linea ad alta capacità studiata da Italferr, il percorso è quello del 2010

 

UDINE Il tempo dei ripensamenti è finito. Il progetto dell’alta velocità-alta capacità da Venezia a Trieste, redatto nel 2010 da Italferr, va avanti nonostante i mal di pancia dei Comuni e di una parte della cittadinanza. Ieri pomeriggio a Roma al Ministero dell’Ambiente, i gruppi istruttori della Commissione di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas si sono riuniti per dare il via alla procedure di valutazione sulle quattro tratte interessate (Mestre-aeroporto Marco Polo, aeroporto-Portogruaro; Portogruaro-Ronchi; Ronchi-Trieste). Convocati, oltre ai rappresentanti di Rfi, Italferr, Ispra e Ministero dei beni e delle attività culturali, anche le due Regioni. Un primo vertice che fa da spartiacque al lavoro fatto nell’ultimo anno sul territorio del Friuli Venezia Giulia e più in generale al lavoro fatto nelle due Regioni dall’avvio della procedura commissariale. La commissione infatti – che ha chiesto un integrazione alle ferrovie sulla documentazione relativa alle tratte – ha iniziato un percorso irreversibile che è quello che porterà, nel giro di tre-quattro mesi alla conclusione della valutazione di impatto ambientale sul progetto 2010. Debora Serracchiani aveva anticipato la sua intenzione di andare avanti su quel tracciato nell’incontro del 12 agosto con i sindaci della bassa friulana. Questo nonostante 18 primi cittadini su 21 avessero chiesto al commissario straordinario Bortolo Mainardi uno studio di fattibilità per valutare alternative. Ma anche in Veneto la Regione, con Luca Zaia, ha deciso di procedere con il tracciato balneare. Il progetto del 2010 prevede per la prima tratta – 10 chilometri tra Mestre e l’aeroporto – un investimento da 772 milioni di euro. Dal Marco Polo a Portogruaro, 61,5 chilometri, il costo previsto è invece pari a 2,683 milioni di euro. In Friuli Venezia Giulia il valore ipotizzato per l’investimento sfiora i quattro miliardi: 2,246 per la Portogruaro-Ronchi e 1,745 per la tratta Ronchi dei Legionari – Trieste. Il progetto prevede la realizzazione di un’opera classificabile, specialmente in Friuli Venezia Giulia dove una buona parte sarà realizzata in affiancamento all’autostrada ma dove ci sarà comunque un impatto sui territori della Bassa friulana, come alta capacità ferroviaria perché gli studi sulla conformazione del terreno hanno escluso la possibilità di superare i 250 chilometri orari. Ci saranno anche tratti in cui la velocità sarà inferiore ai 200 chilometri orari. Quanto alle distanze, in 43 minuti sarà possibile percorrere la distanza che separa l’aeroporto di Venezia da Ronchi. Definire i tempi dell’opera è invece prematuro perché l’istruttoria è ancora molto lunga (siamo solo alla progettazione preliminare) e perché le risorse per la realizzazione – al finanziamento europeo del corridoio si dovrà aggiungere il cofinanziamento italiano – sono per lo più ancora sulla carta. Ma proprio perché ogni passaggio è complesso e macchinoso, la procedura di Via diventa il tempo entro il quale sono ammessi ravvedimenti sulla progettazione. Ravvedimenti non più pensabili per la linea a Nordest. Il commissario Mainardi, che nel suo ruolo si è speso per cercare di mediare tra gli interessi delle parti, non si lascia tentare dalle polemiche e preferisce rimanere al suo posto. «Continuo a svolgere il ruolo che mi compete monitorando l’iter procedurale del progetto» si limita a dire. Quanto alla bontà della scelta: «Non è tra i miei compiti la scelta dei tracciati dei corridoi di alta velocità e alta capacità, io debbo solo segnalare criticità ed eventualmente iniziative per superarle». Segnalazioni che la politica evidentemente ha valutato diversamente. Martina Milia

TAV/ rassegna stampa bassa friulana (con aggiornamenti)

MV 24 settembre

INFRASTRUTTURE

Sulla Tav si rompe il fronte dei sindaci della Bassa

Alcuni amministratori attaccano i colleghi sulla scelta del potenziamento del tracciato

SAN GIORGIO DI NOGARO «È venuto il momento di prendere le distanze dall’attuale tavolo dei sindaci e di aprire un secondo tavolo con la partecipazione delle amministrazioni di Latisana, Precenicco, Muzzana e San Giorgio di Nogaro: ne parlerò con i sindaci e con tutti coloro che sono d’accordo di procedere, in linea con il pensiero del presidente della Regione e di Roma, con il tracciato 2010». Si rompe il fronte dei sindaci sul tracciato della Tav: il sindaco di Palazzolo dello Stella, Mauro Bordin, attacca i colleghi sul potenziamento e il quadruplicamento della linea storica. «Abbiamo appreso con enorme piacere che il tempo dei ripensamenti è finito – dice – e che il progetto dell’Av/Ac Venezia-Trieste redatto nel 2010 da Italferr, va avanti in quanto a Roma al Ministero dell’Ambiente, i gruppi istruttori della Commissione di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas si sono riuniti per dare il via alla procedure di valutazione sulle quattro tratte interessate (Mestre-aeroporto Marco Polo, aeroporto-Portogruaro; Portogruaro-Ronchi; Ronchi-Trieste). Si tratta di una decisione razionale visto che il tracciato 2010 venne condiviso e sottoscritto anche dai rappresentati dei Comuni che oggi invocano ipotesi alternative, decisione che conferma la linea illustrata dal presidente della Regione in occasione dell’ultimo incontro. Il mio Comune, da sempre stato favorevole a un tracciato in affiancamento all’autostrada, non si è mai opposto a un progetto che dovrebbe rappresentare una base di sviluppo per l’Italia e per il Nord-Est. Tuttavia abbiamo richiesto un passaggio intelligente, capace di limitare gli effetti negativi sulla nostra Comunità». «Riteniamo – continua – che un tracciato deve partire da un attento esame della situazione attuale, frutto di un’urbanizzazione che si è sviluppata nel corso dei decenni. Si deve prendere atto che Latisana, Precenicco, Palazzolo, Muzzana e San Giorgio di Nogaro si sono sviluppate lungo e in affiancamento all’attuale tracciato ferroviario: un potenziamento e un quadruplicamento della linea storica sarebbe devastante per il territorio di tali Comuni. Si tratta di un’ipotesi non percorribile che non può essere presa in considerazione. Per tale ragione il passaggio in affiancamento all’autostrada è la soluzione ideale». «Abbiamo dato la nostra disponibilità a partecipare al tavolo dei sindaci in quanto ritenevamo fosse giusto risolvere, con opportuni accorgimenti tecnici, i problemi di altre realtà, nell’ottica solidaristica che deve contraddistinguere i rapporti tra chi, come noi sindaci, è chiamato a difendere le proprie comunità e il proprio territorio. Purtroppo – conclude Bordin – tale tavolo si sta trasformato in uno strumento utile a forzare la mano al fine di ottenere una revisione totale del tracciato. Non vedo lo spirito di collaborazione e reciproca attenzione. 

 

 

MV 22 settembre

 

Tav, i sindaci preparano la protesta

 

di Francesca Artico

Tiussi: «Vogliamo soluzioni condivise e un tracciato alternativo a quello del 2010, che fa acqua da tutte le parti»

 

UDINE. «Sulla Tav vogliamo soluzioni condivise». A ribadirlo è Cristiano Tiussi (nel riquadro a destra), sindaco di Bagnaria Arsa, che interviene in qualità di presidente delegato dall’assemblea permanente dei sindaci dei 19 comuni coinvolti dal tracciato della Tav in Fvg.

«Il commissario governativo per l’Alta velocità per la tratta Venezia-Ronchi dei Legionari – spiega a nome dei colleghi – da più di un anno sta portando avanti un approccio per fasi funzionali che valuti, prima della realizzazione di una nuova linea ad alta velocità, l’adeguamento dell’esistente ed eventualmente il suo potenziamento (quadruplicamento), se necessario».

I Comuni del Veneto hanno chiesto a maggioranza di cassare il tracciato “litoraneo” previsto nel progetto preliminare del 2010 e hanno ottenuto dal commissario un progetto di prefattibilità alternativo. «I Comuni del Friuli Venezia Giulia, da Ronchis a San Canzian d’Isonzo, hanno rivolto al commissario, a stragrande maggioranza, analoga richiesta – continua Tiussi – per un tracciato alternativo rispetto a quello del 2010, evidenziandone incongruenze, criticità e osservazioni sostanziali nello studio dell’ingegner Debernardi, depositato a febbraio in Regione e in commissione Via, senza avere alcun riscontro.

Apprendiamo, inoltre, che la Provincia di Gorizia ha recentemente dato un netto parere contrario alle integrazioni del progetto preliminare Av/Ac Ronchi dei Legionari – Trieste perchè non tengono conto di importanti richieste presentate da Provincia e Comuni isontini. Da parte sua, il consiglio comunale di Trieste non approva la delibera di giunta sulle stesse integrazioni. Ieri – aggiunge – la presidente della Regione Debora Serracchiani, con senso di responsabilità, ha chiesto di sospendere il procedimento di Via e di dare contestualmente mandato a Rfi di presentare entro un mese un’ipotesi alternativa e migliorativa del tracciato esistente».

«A questo punto – prosegue Tiussi –, siamo quasi tutti d’accordo che il progetto 2010 fa acqua da tutte le parti e che la priorità non è una nuova linea ad alta velocità dagli altissimi costi economici, ambientali e sociali, in ogni caso realizzabile solo fra qualche decennio, bensì l’adeguamento dell’esistente con l’eliminazione dei famosi “colli di bottiglia”.

Eppure, nonostante ciò, la Commissione nazionale di Via prosegue imperterrita nell’iter di valutazione di impatto ambientale sul progetto del 2010, che si concluderà entro 3-4 mesi. E preoccupa il fatto che, subito dopo, il progetto passerà all’esame del Cipe per la definitiva approvazione. Prima che il processo divenga irreversibile, mi sembra indifferibile la ripresa di un ampio confronto tra tutti gli attori istituzionali in campo, privilegiando prospettive di buon senso e a breve termine. In questo contesto – conclude –, i Comuni faranno responsabilmente la loro parte, come hanno fatto finora».

 

 

 

Mio commento sul MV online

Sarebbe anche ora che i Sindaci si sveglino, spero però che abbiano capito la portata del problema, ma siccome dubito che questo sia vero, faccio un promemoria:

Italferr in nome e per conto di RFI ha presentato le integrazioni SOLO sulla tratta Ronchi dei Legionari Trieste chiedendo al Ministero dell’Ambiente che venga approvato il progetto preliminare SOLO per questa tratta.

nella lettera accompagnatoria firmata da Michele Marzano per RFI si legge 

° lo studio trasportistico sopracitato ha confermato l’opportunità di realizzare i Progetti della linea AV/AC Venezia Trieste per sequenza di Lotti Funzionali, da avviare in coerenza con l’aumento della domanda di traffico;

° nell’ambito dei lotti funzionali sono altresì individuati gli specifici interventi prioritari; 

° il primo di detti interventi è lo sdoppiamenti di Bivio San Polo, che consente di predisporre le opere propedeutiche alla realizzazione della Linea AV/AC poco dopo la stazione di Ronchi – Aereoporto, eliminando il “collo di bottiglia” attualmente determinato dalla confluenza delle Linee Mestre-Trieste e Udine-Trieste in ingresso a Monfalcone;

° L’interlocuzione del Commissario Straordinario per l’asse ferroviario Venezia Trieste con il territorio, relativamente alle tratte venete e friulane da Venezia a Ronchi del Legionari ha registrato un quasi unanime dissenso dei comuni sul tracciato presentato nel 2010 e a tal riguardo il commissario ha predisposto tramite RFI uno studio di fattibilità alternativo in affiancamento alla linea ferroviaria esistente tra Mestre e Portogruaro. 

°Il tracciato della tratta AV/AC Ronchi dei legionari Trieste non è condizionato dal tracciato Mestre-Ronchi dei Legionari o da soluzioni ad esso alternative che possano eventualmente emergere dalle indicazioni del Commissario Straordinario, atteso che l’attestamento nella futura Stazione di Ronchi del Legionari è fissato univocamente; si ritiene che un ulteriore ritardo nell’iter approvativo del Progetto preliminare della tratta Ronchi del Legionari Trieste possa comportare il de finanziamento europeo dell’opera Per le motivazioni sopra elencate, si comunica di aver dato mandato alla Società Italferr SpA di inviare a codesta Commissione la sola Documentazione Integrativa predisposta per la tratta Ronchi dei Legionari Trieste al fine di poter permettere l’espressione del parere di compatibilità ambientale in forma autonoma rispetto alle altre tratte.
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Commento. Ora la maggior parte dei Comuni anche sulla Tratta Ronchi-Trieste ha dato parere negativo e a Trieste il PD ha subìto uno smacco notevole visto che la mozione del “non parere” è stata bocciata dal Consiglio Comunale. In realtà però nessuno ha rilevato formalmente che la richiesta di parere di compatibilità ambientale su una sola tratta formulata da RFI è IRRICEVIBILE, in quanto già il Ministero aveva richiesto un progetto UNITARIO sull’intero Asse Venezia-Trieste, cosa che si era concretizzata nel 2012 con una relazione di ricucitura di tutte e 4 le tratte, presentando formalmente un nuovo progetto al Ministero e sul quale tutti sono stati chiamati a presentare le osservazioni (questa volta diversamente dal 2011, sull’intero progettoI).

Quindi le azioni che devono fare oggi i Comuni sono
1. demistificare l’operato del Senatore Lodovico Sonego ( membro della 8a commissione lavori pubblici e comunicazioni) e smentire nettamente che esista ancora il progetto 2010;
2. rilevare con forza al livello Ministeriale che l’operazione in corso è ILLEGITTIMA;
3. ribadire che l’intervento a Bivio San Polo si può fare indipendentemente dall’Asse AV/AC e quindi impedire che quest’intervento diventi la scusa con cui approvare il progetto 2010.
4. Agire in maniera unitaria, chiara e trasparente in opposizione al progetto AV/AC a livello Regionale eliminando tutte le sacche di complicità di cui godono Sonego e il gruppo, oramai totalmente minoritario ma non per questo meno pericoloso, dei Tavisti in Veneto e Friuli VG:

Oramai è dimostrato che quest’opera è una truffa e i Sindaci devono prenderne atto in tutto e per tutto. Ogni titubanza sarà deleteria; viceversa basta una posizione lineare, chiara e forte per chiudere definitivamente questa terrificante vicenda.

 

De Toni Paolo